Rassegna Stampa

Venerdì 1 agosto 2003

 

 

1.IMMIGRAZIONE(1) - Meeting Internazionale delle Migrazioni. Allargamento dell'Ue, Collovi (ex dirigente CE): ''Presto non si parlerà più di immigrazione ma di mobilità interna''. (Redattoresociale)

2. IMMIGRAZIONE(2) - Meeting Internazionale Migrazioni. Solo il 2% dei cittadini europei vive in un paese diverso dal proprio: ci si sposta per difficili situazioni economiche. (Redattoresociale)

3. IMMIGRATI: Don Benzi in Libia incontra Gheddafi. (Agi)

4. INDULTINO: in Senato trovata intesa, si vota alle 19  (Ansa)

5. IMMIGRAZIONE: Ulivo, basta retate e espulsioni senza preavviso. (aGI)

6. Razzismo in Europa: l'ultimo rapporto dell'Ecri rivela una situazione preoccupante. (Stranierinitalia)

7. I pregiudizi verso gli stranieri ostacolano il rapporto fra i genitori e le scuole. Un problema solo toscano? (Migranews.net)

8. Code e giri turistici davanti alle questure: i Verdi chiedono l’intervento della protezione civile. (Migranews.net)

9. IMMIGRAZIONE - ''Inumana'' l'espulsione di Van Huè, cittadino straniero d'origine vietnamita. Denuncia dell'Arci. (Redattoresociale)

10. IMMIGRAZIONE: Pisapia, si' fondamentale a legge antitratta B  (Ansa)

11. La Cia: "Mancano gli stagionali. A rischio la vendemmia e il raccolto di pomodori, frutta, olive e nocciole"  (Stranierinitalia)

12. Un progetto legislativo regionale per superare la Bossi-Fini. (Migranews.net)

13. L’Ulev in Argentina per promuovere iniziative di solidarietà. L’Unione Lavoratori Emigrati Veneti ha avviato alcuni progetti a favore delle fasce più deboli della popolazione delle province di Tucuman e Cordoba. (Inform)

14. Un intervento di Domenico Pisano (Azzurri nel Mondo West Usa) sul voto amministrativo agli stranieri. (Inform)

15. IMMIGRAZIONE - Un prontuario in 4 lingue per semplificare difficoltà burocratiche e organizzative degli stranieri. (Redattoresociale)

 

1.IMMIGRAZIONE(1) - Meeting Internazionale delle Migrazioni. Allargamento dell'Ue, Collovi (ex dirigente CE): ''Presto non si parlerà più di immigrazione ma di mobilità interna''. (Redattoresociale), LORETO, 1 agosto 2003. Sesto Meeting Internazionale delle Migrazioni. Iniziato lo scorso 28 luglio l’incontro organizzato dagli Scalabriniani ha oggi un ulteriore momento di approfondimento grazie ad un doppio appuntamento: più generale la mattina, più tecnico nel pomeriggio. Oggetto di entrambi i momenti una riflessione sul rapporto tra l’allargamento dell’Unione Europea e le possibili conseguenze sui contesti sociali e lavorativi. In mattinata confronto tra Giuseppe Callovi, ex dirigente della Comunità Europea e il giornalista polacco Jacek Palasinski, il ricercatore del Censis Jonathan Chaloff, il presidente della regione Marche (nonché vicepresidente per l’Italia delle regioni europee) Vito D’Ambrosio e Guglielmo Loy della segreteria nazionale UIL. Quanto ai problemi e alle prospettive della mobilità umana nell’Europa dei 25, tutti d’accordo: l’allargamento è fenomeno irrinunciabile; è, anzi, da seguire, da incentivare. Esso non porterà catastrofi, non genererà mobilitazioni bibliche, non provocherà sconvolgimenti. D’altra parta, invece, avrà o dovrebbe avere implicazioni storiche, politiche e culturali molto importanti. Ovviamente l’allargamento genera, almeno inizialmente, differenziazioni e pericolose disparità di trattamento. Le ha evidenziate Giuseppe Callovi, che ha affermato: “Siamo al quinto allargamento della Comunità Europea. Un’Europa sempre più grande che ci costringerà presto a parlare non di immigrazione ma sempre più di mobilità interna. Ci sono al momento delle novità. In passato, per esempio, meno problemi erano stati sollevati e non c’era stata questa severità nei confronti di stati che avevano chiesto l’adesione all’UE (Spagna, Grecia, Portogallo, ecc.). A ciò si sommano nuove paure, ma con l’ingresso dal maggio 2004 dei diversi paesi dell’est europeo pochi problemi dovrebbero sorgere per l’unione. Discorso leggermente diverso per Romania e Bulgaria, ma è intenzione dell’UE anche con loro di procedere ai negoziati entro il 2004 per una loro immissione entro il 2007”. Ciò che si profila, insomma, è una Europa a 25 stati con 451 milioni di persone. Un processo non frenabile, se è vero che il tentativo di “stabilizzazione” porterà presto l’Albania e i paesi dell’est Jugoslavia a divenire “parte integrante dell’Unione Europea”. Interessante il riferimento di Callovi alle origini illuministe dell’unione europea e alle ripercussioni politico culturali in atto. L’illuminismo ha creato lo stato-nazione, una sovrapposizione ferrea e tenace. Ora, con l’arrivo dell’Unione Europea, il concetto di stato-nazione viene superato. Gli stati dovranno condividere la sovranità concedendo pezzi del proprio potere. Ciò che resta forte, invece, è il concetto di nazione (dal trattato: “L’UE rispetta l’identità nazionale degli stati membri”). Dunque l’UE non è uno stato-nazione e l’identità è più un’attitudine morale che un senso di appartenenza. Ed è qui che entriamo nell’ambiguità”. Un’ambiguità che per Callosi genera disparità nel diritto di cittadinanza, in alcuni diritti fondamentali, in alcuni aspetti pratici di imminente “esplosione”.

 

2. IMMIGRAZIONE(2) - Meeting Internazionale Migrazioni. Solo il 2% dei cittadini europei vive in un paese diverso dal proprio: ci si sposta per difficili situazioni economiche. (Redattoresociale), LORETO, 1 agosto 2003. A Jonathan Chaloff, ricercatore del Censis, il compito di illustrare i dati riguardanti il fenomeno migratorio, nel contesto del dibattito a Loreto su allargamento dell’Europa e migrazioni. Un fenomeno, quello migratorio, che appare contraddetto proprio dai numeri. Nell’Unione Europea ci si sposta poco, ed a spostarsi sono soprattutto alte figure professionali quali dirigenti, quadri, e giovani alla ricerca di esperienze lavorative. Solo il 2% dei cittadini europei vive in un paese diverso dal proprio. Un aspetto, questo, che preoccupa non poco le autorità per le conseguenti difficoltà di riequilibrare il rapporto occupazionale all’interno dell’Unione. Fatto, questo, che accade in verità anche all’interno dei confini italiani. Il 60% degli italiani, infatti, vive nel proprio paese di nascita; segno questo di un grande attaccamento e di una propensione a spostarsi solo se spinti da difficilissime situazioni socio-economiche. Quanto agli immigrati, dagli 8 paesi di recente ammissione all’UE (e che entreranno formalmente dal maggio del 2004) il ricercatore ha evidenziato che erano il 2,8 % nel 2000 e il 3,3% nel 2001, numeri molto ristretti, dunque, che non lasciano presagire mutamenti epocali. Si tratta di percentuali rimaste stabili negli ultimi anni. Più alta la percentuale di rumeni e bulgari (7%); più evidente lo spostamento dall’Europa dell’est per i lavoratori stagionali. Vista la conoscenza della lingua tedesca, infatti, forte è la loro presenza (soprattutto di polacchi) nei lavori agricoli o di ristorazione alberghiera in Trentino, nel riminese e nel Casertano. Infine c’è il lavoro domestico, quello di cura e assistenza, che sembra riguardare principalmente proprio i cittadini (o meglio cittadine) dell’est europeo. Difficile avere un numero reale, ma secondo dati Istat sarebbero 250 mila in Italia le “badanti”, più della metà extracomunitari. Una su 5 arriva dall’Europa dell’est. Poi c’è il sommerso. Al momento sono oltre 3500 le domande di regolarizzazione presentate alle questure, ma molte sono ancora e donne straniere che esercitano il lavoro di assistenza utilizzando i permessi trimestrali turistici. Donne che, per paura di essere scoperte, rimangono in casa. In questo ambito, secondo il ricercatore del Censis, non sembrano previsti grandi cambiamenti.

 

 

 

3. IMMIGRATI: Don Benzi in Libia incontra Gheddafi. (Agi), rimini, 1 AGOSTO 2003. Don Oreste Benzi, fondatore della Comunita' Papa Giovanni XXIII, e' stato ricevuto la scorsa notte dal colonnello Gheddafi, con il quale ha parlato, alla sola presenza dell'interprete, delle problematiche dei flussi migratori che da Asia e Africa convergono sull'Italia, per i quali la Libia e' un luogo nodale di transito. Gheddafi ha accettato la proposta di Don Benzi per una collaborazione tra il governo di Tripoli e la comunita' Papa Giovanni XXIII, che nel prossimo futuro dovrebbe operare in Libia con suo personale specializzato nell'intervento e nella gestione degli immigrati e dei profughi, in coordinamento con le autorita' locali. Gheddafi ha assicurato la sua completa disponibilita' alla richiesta di Don Benzi di intervenire presso il presidente nigeriano Obasanjo, affinche' prenda provvedimenti concreti in merito al problema delle donne nigeriane schiavizzate e avviate alla prostituzione, molte delle quali arrivano in Italia. "Ho trovato una persona attenta e sensibile alle problematiche che gli ho sottoposto - ha detto Don Benzi: - era sinceramente interessato e mi ha chiesto piu' di una volta delucidazioni e approfondimenti. Ha inoltre espresso parole di grande stima per il presidente della Commissione europea Romano Prodi". Don Benzi fa parte della delegazione di venti persone, tra personale medico e missionari, che la scorsa notte e' atterrata in Libia con un aereo messo a disposizione da Gheddafi per riportare a casa cinque bambini dello Zimbabwe operati al cuore all'Ospedale Sant'Orsola Malpighi di Bologna. Gheddafi ha mostrato grande entusiasmo per il piano di dialogo interreligioso che gli ha illustrato Don Benzi, dal titolo "Obbedienza a Dio per la pace", che prevede incontri tra capi religiosi cristiani, ebrei e musulmani in moschee, chiese e sinagoghe, e gli ha assicurato il suo appoggio per realizzarlo. Sabato Don Benzi tornera' in Libia per incontrare Mohammed Shariff, presidente della Islam Socold Society.

 

4. INDULTINO: in Senato trovata intesa, si vota alle 19  (Ansa), ROMA, 31 luglio 2003. L'intesa raggiunta, hanno spiegato Schifani e D'Onofrio, prevede di modificare il provvedimento di clemenza. Saranno approvati due emendamenti: con il primo si escluderanno del tutto i pedofili dai benefici della legge; con il secondo si chiarirà che le madri extracomunitarie detenute, una volta uscite dal carcere grazie all'indultino, dovranno essere espulse entro due mesi, come le altre extracomunitarie prive di permesso di soggiorno. "La Casa delle libertà - ha detto Schifani - si è ricompattata. In realtà ieri l'accordo è saltato per motivi tecnici. Ora è stata trovata una soluzione accettabile e condivisa da tutti. L'importante era eliminare il rischio che della legge potessero beneficiare anche i condannati per pedofilia. Con le modifiche che introdurremo questo rischio viene cancellato. E questo per Forza Italia era essenziale". "Con questo accordo - ha detto da parte sua D'Onofrio - si conclude in modo positivo una vicenda tormentata. La Camera potrà votare il provvedimento di clemenza in tempi rapidissimi, direttamente in commissione. Anche perché li, a differenza del Senato, per approvare una legge in commissione in sede legislativa non serve l'unanimità di tutti i gruppi. Dunque la Lega, anche volendo, non potrebbe far saltare l'approvazione definitiva a Montecitorio. Ma i leghisti ci hanno assicurato che non è comunque questa la loro intenzione perché, pur restando contrari al disegno di legge, sono anch' essi soddisfatti dell'accordo trovato per tenere in carcere i pedofili".

 

 

5. IMMIGRAZIONE: Ulivo, basta retate e espulsioni senza preavviso. (aGI), ROMA, 31 AGOSTO 2003. Stop alle retate notturne finalizzate all'espulsione di massa degli extracomunitari, eseguite senza preavviso e quindi fuori dalla legge Bossi-Fini, e per di piu' precipitosamente, di notte o alle prime luci dell'alba: e' quanto chiedono 20 senatori dell'Ulivo con un'interrogazione al ministro Giuseppe Pisanu, di cui e' primo firmatario il senatore della Quercia Gianni Piatti, in cui chiedono "se le questure abbiano ricevuto effettivamente indicazioni in tal senso dal ministero dell'Interno". L'interrogazione descrive quanto avviene, soprattutto in Lombardia, agli immigrati che vengono espulsi senza che sia lasciato loro il tempo di fare ricorso.

 

6. Razzismo in Europa: l'ultimo rapporto dell'Ecri rivela una situazione preoccupante. (Stranierinitalia), 31 luglio 2003. Razzismo, fenomeno d'antica memoria e triste quotidianità. Come reagisce l'Europa a questo fenomeno? Le ultime indagini risultano essere poco incoraggianti. La pubblicazione dei cinque nuovi Rapporti dell'Ecri, (l'organismo del Consiglio d'Europa specializzato in razzismo e xenofobia), ha evidenziato che la strada da percorrere è ancora molta, per poter risolvere anche in parte i fenomeni generati da questo problema. Sotto i riflettori dell'ultimo rapporto sono finiti cinque Stati europei: Armenia, Islanda, Lussemburgo, Slovenia e Spagna, il cui livello di razzismo, xenofobia, intolleranza e antisemitismo è stato attentamente esaminato dalla Commissione. Pur riconoscendo agli Stati in questione "sviluppi positivi" sul tema razzismo, l'Ecri non nasconde di avere "motivi di preoccupazione" per situazioni di discriminazione rilevate. A partire dall'Armenia, dove si registra la carenza di risorse dedicate alla promozione delle eredità linguistiche e culturali dei gruppi di minoranza. Le stesse minoranze hanno riportato episodi di discriminazione o disparità di trattamento rispetto alla popolazione di maggioranza. Gli ampi gruppi di rifugiati etnici armeni sono particolarmente vulnerabili allo svantaggio economico e sociale e risultano marginalizzati. Discrimazioni si registrano anche nei confronti di alcune minoranze religiose. Un'Islanda intollerante emerge dal secondo Rapporto dell'Ecri. Anche se esistono pochi dati statistici a riguardo, ci sono indicazioni di discriminazioni nei confronti di non cittadini e persone immigrate in svariati campi, dall'occupazione all'educazione. Manifestazioni di ostilità nei confronti di chi è differente rispetto alla maggioranza sono all'ordine del giorno, realtà aggravata da una legislazione carente e dalla mancanza di una visione politica e di strategie sul fenomeno del razzismo. I pregiudizi sugli immigrati e i richiedenti asilo non risparmiano neanche il Lussemburgo, dove sono stati segnalati casi di trattamento scorretto da parte dei funzionari pubblici. E la popolazione non è da meno: sono ancora diffusi i pregiudizi e gli stereotipi xenofobi, che portano a comportamenti discriminatori sul lavoro e nel settore abitativo. Ritardi nell'implementazione della legislazione frenano l'emancipazione dei gruppi di minoranza ex jugoslavi in Slovenia. A questo si deve aggiungere un certo atteggiamento di intolleranza e pregiudizio della popolazione slovena nei confronti di chi "è diverso". In alcune aree, i Rom devono affrontare difficoltà economiche e sociali enormi, che li rendono più vulnerabili alle discriminazioni. Persiste in Spagna la xenofobia nei confronti dei gruppi zingari/rom, alimentata dalla mancata implementazione della legislazione antirazzismo ma anche dalla tendenza dei media a creare un clima negativo intorno al fenomeno dell'immigrazione e degli immigrati. Sotto accusa in particolare le Isole Canarie, Ceuta e Melilla.

 

7. I pregiudizi verso gli stranieri ostacolano il rapporto fra i genitori e le scuole. Un problema solo toscano? (Migranews.net), 31 luglio 2003. Sono 5140 gli alunni stranieri iscritti per il 2002-2003 nelle scuole pubbliche della provincia di Firenze. La maggior parte di essi è di origine cinese (1312 bambini), seguiti da albanesi (1141), marocchini (420), filippini (196), rom (190), jugoslavi (188), rumeni (185), peruviani (166), egiziani (71) [Fonte: Centro Servizi Amministrativi di Firenze]. Prima degli anni ’90 a Firenze la presenza di alunni stranieri nelle scuole era molto rara e, prevalentemente, si trattava di bambini nati in Italia da matrimoni misti, con genitori provenienti da Paesi europei o non europei. Dopo gli anni ’90 questo fenomeno è cresciuto molto e in un modo completamente diverso. Nelle scuole sono presenti bambini venuti dall’estero e molti di essi non conoscono l’italiano. I bambini cinesi, arabi, marocchini, turchi, filippini, eccetera frequentano tutti i livelli, dalla materna in su. Per facilitare sia il lavoro degli insegnanti, sia la comprensione da parte degli alunni è iniziata nel’90 una serie di attività progettuali finanziate da Comunità Europea, Ministero della Pubblica istruzione, Ministero degli Affari esteri, Regione Toscana e da vari comuni, gestite dal Cospe (un’organizzazione non governativa con sede a Firenze - tel. 055 473556 - www.cospe.it <http://www.cospe.it>- e-mail cospe@cospe-fi.it ) assieme agli insegnanti. «Scopo del nostro intervento era, da un lato, accelerare i tempi di apprendimento della lingua italiana, anche come elemento per avanzare nel programma scolastico e, dall’altro, di sensibilizzare gli insegnanti e le scuole sulla necessità di mantenere e rinforzare la lingua madre degli alunni stranieri, costruendo un contesto comunicativo interculturale. Il primo anno abbiamo lavorato con circa 50 bambini appena arrivati dalla Cina, con i loro compagni di classe e anche fuori con laboratori linguistici. In classe gli operatori integravano ciò che spiegava l’insegnante, valorizzando le competenze e i saperi dei bambini d’origine straniera e conducendo laboratori bilingui per il rinforzo di cinese e italiano », dice Maria Omodeo responsabile dell’area progettuale per il Cospe. «Parallelamente conducevamo corsi d’aggiornamento con gli insegnanti, nei quali si descrivevano le caratteristiche delle lingue dei Paesi d’origine, gli aspetti sociali e culturali. I nostri operatori, inoltre, partecipavano alle programmazioni settimanali degli insegnanti e agli incontri con i genitori, soprattutto cinesi. Da sottolineare è che quasi tutti i genitori chiedevano un sostegno per non dovere utilizzare i propri figli come interpreti, situazione che creava due problemi: il primo è che il non capire la lingua faceva perdere al genitore autorevolezza davanti ai figli e il secondo che i bambini perdevano giorni di scuola per fare l’interprete». La responsabile del progetto esprime la sua preoccupazione per la crescente assenza dei genitori che si registra attualmente negli incontri organizzati dalle scuole. Mentre all’inizio venivano tutti, dato che l’atteggiamento verso gli stranieri nella nostra società muta in senso sempre più negativo, i genitori partecipano meno agli incontri perché hanno paura di trovare un clima ostile. «I corsi di aggiornamento li abbiamo sempre fatti - sottolinea Maria Omodeo - non solo con gli insegnanti ma con tutto il personale scolastico e anche con i custodi, perché spesso, magari anche senza accorgersene, il personale giudica male i bambini stranieri e loro si chiudono in se stessi, e così il lavoro fatto dai mediatori è vanificato. Oggi il nostro impegno è sempre più vasto sia come area geografica coperta, sia come gruppi linguistici coinvolti sia come numero di alunni, ma le metodologie utilizzate mantengono l’approccio a tutto campo originale. In particolare, per conto dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Firenze, gestiamo il Centro “Gandhi” assieme alla Cooperativa “Il Pozzo”, nel Quartiere 5 di Firenze. Vi seguiamo 400 ragazzi (il 71% dei quali cinesi e poi marocchini, albanesi, filippini, rom e latino-americani) con 15 operatori per la maggior parte italiani ma bilingui e alcuni mediatori di madre lingua straniera. Per il futuro stiamo cercando di diffondere sempre più tecnologie avanzate (a esempio i cd-rom e i programmi plurilingue on line, collaborando in modo sempre più stretto con le scuole».

8. Code e giri turistici davanti alle questure: i Verdi chiedono l’intervento della protezione civile. (Migranews.net), 31 luglio 2003. Ho letto su Migra l’articolo Guida ai luoghi caratteristici della tua città: la questura di Vicenza <http://www.migranews.net/articolo.asp?id=1185>» di Maria Rosaria Baldin Sandrigo. Penso che lo spettacolo delle code sia uguale davanti a quasi tutte le questure; certamente lo è nelle grandi città dove l’attesa è sicuramente più lunga. Apprendo dalle agenzie, ad esempio, che la situazione davanti alla sede decentrata della Questura in via Cagni a Milano ha indotto i Verdi a chiedere l'intervento della protezione civile per alleviare i disagi di intere famiglie di immigrati in attesa dei documenti. Infatti il 18 luglio il consigliere comunale dei Verdi a Milano Maurizio Baruffi ha scritto una lettera all’assessore comunale alla protezione civile Manca denunciando la gravità della situazione nella quale si trovano gli immigrati, a volte intere famiglie che attendono davanti alla questura per sbrigare le loro pratiche burocratiche. «Il caldo torrido - spiega Baruffi -, la mancanza di ripari e la presenza di numerosi bambini aggiungono problemi alla già difficile gestione burocratica della vicenda. Le croniche carenze di personale rendono impossibile, per i funzionari della Questura, espletare tutte le pratiche previste nell'arco della mattinata. Le persone sono così costrette a ritornare più volte, venendo anche da fuori Milano. Ho chiesto l'intervento della Protezione civile scrivendo una lettera all'assessore Manca, perché almeno venga offerta l'assistenza necessaria per evitare collassi e svenimenti per il gran caldo. Acqua, qualche sedia, un presidio di pronto soccorso, ripari dal sole. Il minimo necessario per non abbandonare al proprio destino persone che lavorano e vivono nella nostra città, che sono cittadini e che vengono ingiustamente penalizzati da una burocrazia inefficace». Il consigliere verde spera anche «che la giunta comunale solleciti un'azione immediata della Questura per incrementare il personale distaccato in via Cagni, così da consentire un rapido deflusso delle code e, soprattutto, per evitare che le persone si vedano costrette a ritornare più giorni per vedere soddisfatto il diritto di ottenere il documento». L’iniziativa del consigliere verde è senza dubbio apprezzabile anche se egli non è riuscito ad individuare la causa e quindi la soluzione del problema. Le cause principali delle code, a mio parere, stanno soprattutto nella normativa sull’immigrazione e non nel personale. La Bossi - Fini (legge 189 30 luglio 2002) così come la Napoletano - Turco (legge 40 marzo 1998) danno la competenza di rilascio dei permessi di soggiorno, carte di soggiorno, ricongiungimenti familiari ecc. alle questure invece che agli uffici comunali. Ho un grande rispetto per i lavoratori degli uffici immigrazione delle questure, ma il fatto che semplici pratiche burocratiche, come possono essere il rilascio ed il rinnovo delle carte d’identità per i cittadini italiani, siano di competenza delle forze dell’ordine in un contesto istituzionale che non riesce a uscire dalla cultura che vede l’immigrazione soprattutto come un problema di ordine pubblico, le trasforma automaticamente in complicate indagini ed accertamenti. Il trasferimento di queste competenze agli uffici civili è stato individuato da tutte le associazioni di volontariato laico e religioso, dal sindacato confederale e dalle associazioni degli immigrati, come un elemento fondamentale di un’efficace normativa sull’immigrazione ed è stata una delle priorità nelle piattaforme presentate dalle associazioni alle forze politiche alla vigilia del varo della legge Napoletano - Turco nel 1998, ma non è stata presa in considerazione dalla maggioranza di centro sinistra della quale facevano parte anche i Verdi. Inoltre, la normativa vigente sull’immigrazione (la legge Bossi - Fini) dispone il rilascio di un permesso di soggiorno della durata di sei mesi a chi è disoccupato e se non trova lavoro entro questo periodo è espulso dall’Italia (nella legge Napolitano - Turco il periodo era di 12 mesi). Ciò significa che quando l’immigrato è in possesso di permesso di soggiorno di qualunque durata e perde il lavoro dovrebbe andare in questura per farsi rilasciare un permesso di soggiorno per disoccupazione della durata di 6 mesi, quando egli trova lavoro, anche dopo una settimana, deve tornare in questura per trasformare il soggiorno da disoccupazione a lavoro e così via per infinite volte. La normativa (attuale e precedente) dispone inoltre che la durata del permesso di soggiorno sia quella prevista dal contratto di lavoro. Quando un datore di lavoro assume il lavoratore con un contratto di 3 mesi, allo stesso viene rilasciato un permesso di soggiorno di pari durata per rinnovare il quale deve ritornare in questura e fare la coda. E’ una normativa completamente irrazionale: pensate ai contratti di brevissima durata di poche settimane e giorni che sono ora possibili con le nuove norme sul mercato del lavoro. Immaginate quante volte dovrebbe andare in questura e quante code dovrebbe fare un lavoratore interinale se la legge dovesse essere applicata alla lettera? La carta di soggiorno con validità illimitata doveva rappresentare una soluzione ma le condizioni poste dalla stessa normativa e le interpretazioni restrittive delle circolari applicative hanno impedito il rilascio della carta di soggiorno ad un numero consistente di immigrati. Gli esperti del settore parlano di circa 150 mila carte di soggiorno non rilasciate nel 2000/2001 per effetto di una circolare del Ministero dell’Interno risalente al governo di centro sinistra. Rinnovo il mio apprezzamento ed il mio sincero ringraziamento all’assessore Baruffi per la sua importantissima iniziativa non potevo però non ricordare all’assessore che nella situazione attuale si può incrementare il personale finché si vuole ma il problema sarà sempre lo stesso, che per risolvere il problema delle code ed altri problemi più gravi ancora occorre una nuova legislazione sull’immigrazione, diversa dalla legge Bossi - Fini e dalla legge Napoletano - Turco votata dagli stessi Verdi e dal centro sinistra nel 1998, e occorre controllare le circolari interpretative che vengono rilasciate dai vari ministeri del governo di cui si fa parte.

9. IMMIGRAZIONE - ''Inumana'' l'espulsione di Van Huè, cittadino straniero d'origine vietnamita. Denuncia dell'Arci. (Redattoresociale), FIRENZE, 31 luglio 2003. L’Arci Toscana, stamane in una conferenza stampa, ha denunciato “l’inumana” espulsione di Duong Van Huè, cittadino straniero di origine vietnamita allontanato in poche ore dall’Italia. Filippo Miraglia, Responsabile Nazionale Immigrazione Arci, ha spiegato che “la situazione degli immigrati tende a diventare ogni giorno più drammatica. La gestione del Governo Berlusconi, con l’applicazione della Bossi-Fini, ha di fatto creato in Italia una sorta di “umanità di serie B”, per la quale non valgono né i principi costituzionali, né il diritto, ma si applica soltanto la demagogia del governo. Questa vicenda colpisce perché Dong Van Huè ha lasciato in Italia la moglie e un figlio molto piccolo, ma sono moltissimi i casi drammatici ed incredibili dei quali veniamo a conoscenza ogni giorno attraverso il nostro lavoro”. Franco Agnoletti, Assessore Comune di San Casciano, ha sottolineato che “l’amministrazione di S. Casciano non è stata avvertita in alcun modo del provvedimento di espulsione se non a cose fatte. Il Consiglio Comunale ha comunque votato all’unanimità un documento di solidarietà col quale si richiedono chiarimenti e ci si impegna a sostenere il patrocinio legale per il riconoscimento dello stato di profugo”. Giulio Baruffaldi, datore di lavoro del ragazzo vietnamita, si dichiara: “indignato per i metodi utilizzati, che gli hanno fatto perdere il migliore dei suoi operai, con il quale aveva stabilito un reciproco rapporto di stima. Il provvedimento di notifica del respingimento della domanda di regolarizzazione e il conseguente provvedimento di espulsione gli sono stati notificati solo 2 giorni dopo l’allontanamento del lavoratore. Per questo ha deciso di impegnarsi in una campagna di raccolta firme a sostegno di Duong Van Huè, con l’idea di inviarla al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi”. Una vicenda che fa dire a Vincenzo Striano, Presidente Arci Toscana, che “la Legge Bossi-Fini sta dimostrando di avere non solo una matrice xenofoba, razzista e anticostituzionale, ma anche di essere totalmente inapplicabile. Questa legge, infatti, produce oltre che disgregazione sociale e confusione di iter legislativi, anche costi economici altissimi. Si sta precipitando verso una situazione di totale discrezionalità, che è la forma peggiore di autoritarismo”.

 

10. IMMIGRAZIONE: Pisapia, si' fondamentale a legge antitratta B  (Ansa), ROMA, 30 luglio 2003. La legge contro il traffico di essere umani, che è stata approvata oggi definitivamente in commissione Giustizia alla Camera "ha un'importanza fondamentale": Giuliano Pisapia (Prc), sottolinea il dato politico che ha portato al voto. "L'approvazione all'unanimità - afferma - dimostra che quando vi è la reale volontà politica si possono trovare momenti di unità nell'interesse della giustizia e, più in generale, dell'intera collettività ". Il provvedimento prevede "misure particolarmente efficaci per la repressione di chi si rende responsabile di reati efferati quali la riduzione in schiavitù o in servitù e il traffico di persone. COntemporaneamente prevede anche norme in tema di assistenza e protezione per le vittime: uomini, donne e bambini rapiti e sfruttati solo perché fuggono dalla guerra, dalla fame e dalla povertà ".

 

11. La Cia: "Mancano gli stagionali. A rischio la vendemmia e il raccolto di pomodori, frutta, olive e nocciole"  (Stranierinitalia), ROMA, 30 luglio 2003. "Abbiamo bisogno di altri 4mila stagionali extracomunitari". È durata appena un mese la tregua tra agricoltori e governo. Giusto il tempo per rendersi conto che gli ingressi di lavoratori stagionali previsti dall' ultimo decreto flussi <http://www.stranieriinitalia.it/news/flussi24giu2003.htm> (8500, di cui meno della metà destinati all'agricoltura) non possono soddisfare il fabbisogno di manodopera dei nostri campi. La prima associazione di categoria a farsi sentire è la Confederazione italiana agricoltori (Cia), ma c'è da scommettere che a breve anche Coldiretti e Confagricoltura busseranno all'affollatissima porta del ministro Maroni reclamando quote aggiuntive. Con il sud assetato dalla siccità, ed il nord che, dopo mesi di emergenza idrica, è sferzato da grandinate e alluvioni, la nostra agricoltura difficilmente potrebbe superare anche una calamità da decreto flussi. "Le coltivazioni che si sono salvate dalle avversità atmosferiche - denuncia la Cia - rischiano di andare perdute perché mancano i lavoratori extracomunitari per la raccolta". Solo ieri parlavamo dell' allarme vendemmia <http://www.stranieriinitalia.it/news/vino29lug2003.htm>, oggi la Cia sottolinea che rischiano di marcire sotto il sole di agosto anche pomodori, frutta, olive e nocciole. Se non riuscite a partecipare alle preoccupazioni dei coltivatori, pensate a quelle del vostro portafoglio quando andrete dal fruttivendolo… È prevedibile che anche questa volta il Ministero del Lavoro emanerà un decreto aggiuntivo, aggiungendo un altro round all'ormai classico "tira e molla" sugli stagionali tra governo e associazioni degli agricoltori . È un giochetto che va avanti da anni, e a cui gli agricoltori partecipano malvolentieri, auspicando una gestione più seria e lungimirante dei flussi d'ingresso. La Cia chiede "che venga predisposto al più presto il documento triennale di programmazione, a tutt'oggi assente, allo scopo di conoscere in maniera chiara la linea che il governo intende seguire sulla materia, mentre sul fronte tecnico sollecita un confronto serio sul meccanismo dei flussi, che per il lavoro stagionale si è rivelato farraginoso e inapplicabile". La parola d'ordine, quindi, è "programmazione", a medio e lungo termine. L'esatto opposto dell'attuale politica dei flussi, che non sembra guardare al di là del naso, alla francese, delle emergenze.

 

12. Un progetto legislativo regionale per superare la Bossi-Fini. (Migranews.net), 30 luglio 2003. Parità di diritti e doveri, facilità di accesso ai servizi esistenti in regione, lotta alla discriminazione sono i punti forti del nuovo disegno di legge in materia di immigrazione promosso della Regione Emilia Romagna. Un progetto legislativo che superi la legge Bossi-Fini (legge 189 30 luglio 2002) e sia più vicino all'Europa. Gianluca Borghi - Assessore alle politiche sociali della Regione Emilia Romagna risponde a qualche domanda. Assessore Borghi, la Regione Emilia Romagna si propone in una linea più aperta nel nuovo disegno di legge in materia di immigrazione. Come si collocherà questa legge nel contesto stabilito dalla Bossi-Fini (legge 189 30 luglio 2002), che prende le mosse da un’ottica decisamente diversa? L’obiettivo del nostro progetto di legge è proprio quello di spostare il “focus” dell’attenzione. Da quante carrette di clandestini attraversano il canale di Sicilia alla questione fondamentale dell’integrazione sociale dei duecentomila immigrati che già risiedono in Emilia Romagna (e sono 2.200.000 in tutt’Italia). La legge Bossi-Fini ha in parte modificato la legge Turco-Napolitano (legge 40 marzo 1998), ponendo al centro la questione degli ingressi e delle espulsioni, limitando i ricongiungimenti familiari e cercando di circoscrivere un fenomeno epocale come quello dell’immigrazione semplicemente ad un problema di ordine pubblico. Ma la legge Bossi-Fini non ha intaccato le competenze delle Regioni e degli Enti locali in materia di integrazione sociale, quasi che questo fosse un tema secondario. Proprio perché noi siamo convinti (e i dati lo dimostrano) che l’immigrazione è un fenomeno strutturale e non transitorio il progetto di legge della Regione Emilia romagna rimette al centro il tema dell’integrazione sociale e punta le sue carte su di esso: se gli immigrati in Emilia romagna e in Italia si integreranno positivamente nel tessuto sociale, la sfida dell’immigrazione sarà vinta nel senso che essa diverrà una risorsa positiva più che un problema; ma se la sfida dell’integrazione andrà perduta è illusorio pensare che basti una legge nazionale per frenare l’immigrazione clandestina. 2) L'afflusso dell'immigrazione clandestina non è una conseguenza del fallimento delle politiche migratorie adottate del governo che non hanno saputo dare risposta all'immigrazione regolare attraverso ad esempio l'allargamento delle quote per l'ingresso in Italia? Ribadisco il concetto: una legge nazionale sull’immigrazione non basta a frenare l’immigrazione irregolare: occorre che si mettano in campo su più versanti delle politiche capaci di frenare quanto più possibile questo afflusso. Da un lato, e qui vengo precisamente alla sua domanda, occorre garantire una porta legale e trasparente di afflusso per i cittadini stranieri: in questi anni questa opportunità è stata debole ed inadeguata, con la Bossi-Fini e la gestione dei flussi del governo Berlusconi stiamo toccando il fondo di una politica incomprensibilmente restrittiva. Come lei sa, la Bossi Fini ha abolito l’ingresso per ricerca di lavoro (sponsor), ha tagliato sulle possibilità per i ricongiungimenti familiari, e sui flussi il governo si spinge ad aprire quasi esclusivamente per i soli lavoratori stagionali, come dire, ritorna in versione tecnica l’idea di una immigrazione “usa e getta”. Ma esiste anche un altro lato della questione: l’immigrazione irregolare si combatte se si combatte tenacemente il mondo del lavoro sommerso, che in Italia ancora rappresenta una forte quota di mercato, e se si coinvolgono nella definizione dei flussi anche le Regioni e gli Enti locali, ovvero quei soggetti preposti alla accoglienza, che conoscono i territori, i bisogni emergenti e le dinamiche migratorie che li caratterizzano.Su questo la nostra proposta di legge regionale interviene in maniera innovativa prevedendo un percorso concertato con le parti sociali ed istituzionali E’ del tutto evidente che affrontare questi temi in maniera sistematica con una legge ad hoc per gli immigrati rappresenti una scelta politica, in linea con un'idea di integrazione rispettosa, in controtendenza da un punto di vista politico rispetto alla legge Bossi-Fini Che la Regione Emilia Romagna si ponga politicamente contro la Bossi-Fini non è una novità: ricordo che già in fase istruttoria del testo legislativo nazionale, portammo in sede di conferenza Stato-Regioni numerose valutazioni critiche alla Bossi-Fini, valutazioni sulla quali la metà delle Regioni si trovò d’accordo bocciando il testo governativo. Detto ciò, in un quadro normativo nazionale dato, con la proposta di legge regionale noi intendiamo valorizzare al meglio le competenze che le Regioni hanno in materia di integrazione sociale. Il disegno di legge prevede dei consiglieri aggiunti. Quante possibilità avranno realmente di influenzare le decisioni delle consulte? Nel corso degli ultimi anni si sono sviluppati in Emilia Romagna diversi percorsi di rappresentanza di cittadini stranieri immigrati. Le prime esperienze furono quelle dei cosiddetti “consiglieri comunali aggiunti” a partire dal comune di Nonantola. Nella seconda metà degli anni ’90 mentre il fenomeno dell’immigrazione cresceva e si diversificava come paesi di provenienza, si è diffuso maggiormente il modello delle consulte che permette una rappresentanza pluralista (di rappresentanti provenienti dai diversi paesi). Le esperienze più recenti sono state quelle della Provincia di Rimini nel maggio nel 2002 e del Comune di Ravenna nel maggio del 2003. In queste ultime elezioni l’affluenza alle urne dei cittadini immigrati è stata pari a circa il 25% degli aventi diritto e va segnalato che alcuni di essi (soprattutto donne) hanno votato per la prima volta nella loro vita, in quanto nei paesi di origine non vigono procedure democratiche. Le consulte quindi (a partire da quella regionale) dovranno essere interpellate su tutti gli atti pubblici riguardanti la popolazione immigrata ed in questo modo i rappresentanti stranieri disporranno anche di informazioni, dalle quali altrimenti sarebbero tagliati fuori. Nella legge si parla molto della rappresentanza degli immigrati nella giunta regionale, ma nel documento non è contenuta la proposta di dare il voto agli immigrati? Le Regioni non hanno la possibilità giuridica di introdurre il voto per i cittadini stranieri. Il confronto a livello giuridico è tutt’ora in corso, e se ci saranno pronunciamenti innovativi in merito li prenderemo in seria considerazione perché questo tema lo consideriamo fondamentale per garantire pari dignità tra cittadini italiani e stranieri, ma sulla base delle istruttorie avviate dai nostri uffici legislativi, occorre introdurre modifiche nella legislazione nazionale; non a caso sono diverse le proposte di legge nazionale già depositate in Parlamento, tra le quali anche quella dei Democratici di sinistra. Lei non pensa che questa legge potrebbe creare un conflitto con il Governo, che potrebbe a sua volta portare ad un conflitto istituzionale? L’obiettivo della legge è quello di affrontare concretamente il fenomeno dell’immigrazione che insieme a quello degli anziani è ormai uno dei due principali fenomeni sociali in Emilia Romagna. Il nostro obiettivo non è quello di creare conflitti con il governo, ma naturalmente ci aspettiamo lo stesso atteggiamento da parte loro. Non è un mistero che l’attuazione della legge Bossi-Fini stia incontrando numerose difficoltà ed è paradossale che le Regioni e gli Enti locali non siano stati nemmeno consultati sui regolamenti attuativi. Di sicuro occorre evitare una scissione tra le politiche degli ingressi decise a livello nazionale e le politiche di integrazione sociale gestite a livello locale. Le due cose devono andare insieme, ma è anche vero che dopo il vertice di Salonicco la legge Bossi-Fini dovrà essere modificata perlomeno riportando a 5 anni il tempo utile per ottenere la carta di soggiorno. Sono previsti programmi di formazione direttamente nei paesi di origine, in che modo saranno gestiti? Nella legge prevediamo esplicitamente dei progetti sperimentali di accoglienza e integrazione comprendenti gli aspetti dell’alloggio, della formazione professionale e del lavoro. Includiamo la possibilità di programmi di formazione direttamente nei paesi di origine ma ci sono delle difficoltà amministrative nel senso che le risorse emiliano-romagnole del Fondo sociale europeo non possono essere utilizzate all’estero. D’altra parte occorre spezzare la spirale per la quale attualmente il vero canale privilegiato di ingresso degli immigrati è semplicemente quello del lavoro nero. Riguardo alle politiche abitative, Lei non pensa che la creazione di zone specifiche per gli immigrati costituirebbe un ostacolo alla loro integrazione e di conseguenza alla loro ghettizzazione? Abbiamo ben presente il rischio dei ghetti ed infatti noi rovesciamo l’ordine di priorità delle leggi nazionali mettendo al primo posto la possibilità di creare agenzie per l’affitto che favoriscono l’incontro tra domanda e offerta di abitazioni già esistenti, al secondo posto la creazione di alloggi sociali (ovviamente non solo per stranieri ma per lavoratori in mobilità geografica) e solo all’ultimo posto i centri di accoglienza. Già da oggi la maggioranza degli stranieri che arrivano in Emilia Romagna non sono più persone sole, ma vivono all’interno di un nucleo familiare e questo può favorire le politiche di integrazione abitativa. Crede che la legge potrebbe portare delle soluzioni ai problemi come quello della criminalità? Il problema della criminalità diffusa tra gli immigrati indubbiamente esiste (come sempre nella storia delle migrazioni; avete letto “L’orda” di Giannantonio Stella?) Anche se talvolta gli episodi di criminalità vengono amplificati dai mezzi di informazione.Negli ultimi quattro anni la Regione Emilia Romagna ha varato altrettante delibere per l’integrazione sociale, con al centro i corsi di lingua italiana, i mediatori culturali, l’aiuto ai bambini stranieri nelle scuole. Abbiamo sempre detto che ogni euro speso per progetti di questo tipo rappresenta potenzialmente un euro risparmiato ai nostri colleghi delle politiche per la sicurezza, nel senso che se le politiche di integrazione vanno a buon fine contribuiscono anche a prevenire i fenomeni di criminalità, che sono figli dell’emarginazione e dell’esclusione sociale. La legge affida alla Regione molti compiti soprattutto quello di impedire episodi di discriminazione razziale. Pensa che applicando su larga scala politiche come quelle previste in questa legge risolverà il problema dell’immigrazione in Italia? In Italia siamo molto indietro in merito alle politiche di contrasto alle discriminazioni (di razza, di sesso, di religione, di genere e di età). L’Unione europea ha emanato alcune direttive che obbligano tutti gli stati membri ad adeguare le proprie normative. Noi, con la proposta di legge, intendiamo costruire con le istituzioni locali e le parti sociali una vera e propria strategia regionale, dotarci di un piano regionale di interventi e sostenere nei territori quelle esperienze che coraggiosamente decideranno di investire su queste tematiche. Non vogliamo essere presuntuosi. La storia di paesi che hanno vissuto il fenomeno migratorio da molto più tempo come la Francia, la Germania e l’Inghilterra dimostrano che i problemi sono molto difficili e che quelli posti dalle seconde generazioni di immigrati sono addirittura crescenti. In questo senso noi ci riferiamo volentieri al contesto europeo prima ancora che a quello nazionale. Qualche settimana fa il settimanale inglese The Economist dedicava un ampio servizio al fatto che molti paesi europei cercano di frenare l’immigrazione, sulla spinta dei loro movimenti xenofobi, ma che la maggioranza di questi paesi tende a mettere in secondo piano le politiche di integrazione. Il fatto che il nostro progetto di legge regionale voglia rimettere al centro il tema dell’integrazione rappresenta il nostro modesto contributo a questo dibattito. Speriamo che anche il Governo italiano sappia tenerne conto.

 

13. L’Ulev in Argentina per promuovere iniziative di solidarietà. L’Unione Lavoratori Emigrati Veneti ha avviato alcuni progetti a favore delle fasce più deboli della popolazione delle province di Tucuman e Cordoba. (Inform), VENEZIA, 30 agosto 2003. Lo scorso giugno una delegazione composta da Loris Andrioli (presidente dell’Ulev), Danilo Lovadina (amministratore delegato del Caaf Nordest) e Luciano Caon (Segretario della Cgil Veneto) si è recata in Argentina per effettuare una verifica degli interventi di solidarietà da promuovere nel mese di agosto 2003 nel Paese sudamericano. Il viaggio, organizzato con la preziosa collaborazione dell’INCA Argentina e di alcuni emigranti veneti, che sono riferimenti dell’Ulev, ha portato la delegazione in tre località che saranno sede degli interventi: a San Miguel e a Concepciòn, nella provincia di Tucuman, e a Cordoba. San Miguel di Tucuman conta 660 mila degli oltre 1 milione e 340 mila abitanti (ben il 40% ha un’età inferiore ai 14 anni) di questa provincia settentrionale, la più piccola e forse la più povera delle province Argentine. In questa città è necessario intervenire con urgenza a favore dell’ospedale per bambini "Ninos Jesus", in quanto, nonostante varie promesse, alla struttura sanitaria, nella quale sono ricoverati oggi circa 220 bambini, molti dei quali per denutrizione, sono giunti scarsissimi aiuti. L’ospedale, che versa in difficili condizioni igienico-sanitarie, abbisogna praticamente di tutto, dai medicinali alle attrezzature. Ma il direttore, dr. Lorenzo Marcos, ha spiegato che la prima e prioritaria necessità è il latte, anche vitaminizzato per i casi più gravi di denutrizione, specificando che una fornitura per un fabbisogno di sei mesi costa circa 12.000 euro. Marcos ha precisato che la cosa migliore, dal punto di vista operativo, è acquistare in Argentina i prodotti che servono: nel Paese, infatti, alimenti e farmaci non mancano, manca invece il danaro per comprarli. L’aiuto, quindi, si potrebbe concretizzare con il pagamento diretto della fornitura ad una azienda argentina produttrice del latte. Due sono invece gli interventi previsti per l’ospedale di Concepciòn, cittadina della provincia di Tucuman, 75 km a sud della capitale San Miguel: il primo, il più costoso, riguarda l’acquisto di un veicolo; il secondo è relativo alla formazione del personale e alla fornitura di attrezzature sanitarie. Date le caratteristiche del territorio, gli operatori del nosocomio hanno bisogno di dotarsi di un fuoristrada per poter raggiungere gli abitanti di quest’area. Si tratta di contadini, in prevalenza anziani, addetti alla coltivazione della canna da zucchero, emigrati dai vicini paesi andini, che spesso vivono in solitudine e in assoluta povertà: la paga è di 5 pesos al giorno, nemmeno due euro! Molti risiedono in zone difficilmente accessibili per l’inadeguatezza delle strade (ma sarebbe più giusto chiamarli sentieri) e per le continue piogge che rendono ancor più ardui i collegamenti. Il costo del mezzo si aggira sui 50.000 euro, mentre il progetto formativo, della durata di sei mesi, ammonta a circa 11.000 euro. L’ultimo intervento, infine, denominato "Formazione per l’accompagnamento geriatrico", coinvolge la Facoltà di Psicologia dell’Università di Cordoba, l’ateneo più antico d’Argentina, fondato nel 1613, uno dei primi in America. Il progetto è rivolto a persone disoccupate dai 35 ai 50 anni, con bassa scolarizzazione, che percepiscono un sussidio statale e che potrebbero, dopo aver seguito un corso di formazione - il cui costo è di 11 mila euro -, assistere a domicilio delle persone anziane. Il corso da finanziare si articola in tre moduli di 200 ore ciascuno, nell’arco di sei mesi. Inoltre, dato che l’Inca e il Sindacato Pensionati Italiani stanno sviluppando una "adozione a distanza" di 83 anziani, ospiti di due centri di ricovero della provincia di Cordoba, potrebbe essere prevista l’integrazione tra le due iniziative. "La realizzazione di tutti i progetti - ha sottolineato Loris Andrioli - sarà resa possibile grazie alla collaborazione del Presidente e dei funzionari dell’INCA Argentina, in particolare di quelli che operano a Cordoba e a Tucuman. Ma anche all’aiuto di Renzo Facchin, coordinatore delle Associazioni Italo Argentine di Cordoba e Leda Toldo, presidente dell’Associazione Veneta di Tucuman".

 

14. Un intervento di Domenico Pisano (Azzurri nel Mondo West Usa) sul voto amministrativo agli stranieri. (Inform), LOS ANGELES, 30 agosto 2003. Apprendo che il Comune di Torino ed altri tre Comuni governati dal centro-sinistra stanno deliberando norme che concedono il diritto di voto per gli immigrati residenti, iniziando a permettere tale voto per i referendum consultivi ed abrogativi, a condizione che tali immigrati risiedano nel Comune da "almeno sei mesi". Mi congratulo con i vari Giulio Calvisi, responsabili Immigrazione dei Democratici di Sinistra per la loro grande sensibilita’ democratica e scevra da sentimenti razzisti, cosi’ da permettere ai vari comunitari, ma sopratutto extra comunitari, di influire sulle decisioni cittadine dopo ben sei mesi di residenza: tale e’ infatti il periodo massimo in cui tali immigrati si possano fare una minima idea del funzionamento di un’amministrazione comunale italiana, notoriamente assai semplice, regolata da poche ma chiarissime Leggi e, sopratutto espresse in una lingua che non e’ la loro e che, data la loro nota poliglotticita’, certamente avranno perfettamente imparato in questi lunghissimi sei mesi! Lasciatemi a questo punto fare una considerazione di merito, frutto di esperienza personale e delle esperienze di tanti Italiani come me, che da decenni risiedono all’estero: sapete mediamente quanti anni, anni, non mesi, ci vogliono per una benche’ minima comprensione del funzionamento amministrativo e politico di un Paese, o, meglio, di una Citta’ appartenente ad un Paese dove non siete nati? Migrandovi piu’ o meno giovani, lavorando con piu’ o meno fortuna, dibattendosi in un ambito burocratico e sociale che non e’ il vostro, cosi’ da avere un minimo di elementare conoscenza delle regole, usi e costumi, elementi tutti idonei e necessari a potere esprimere un’opinione ed una scelta? Ci vogliono tanti anni, che, non potendo variarli da soggetto a soggetto in base alla loro cultura, intelligenza, buon senso, capacita’ di integrazione e conoscenza della lingua, si possono indicare come minimo in cinque anni, ad essere ottimisti (meglio se il doppio). Giulio Calvisi, responsabile Immigrazione dei DS, che, fra l’altro non precisa che tali immigrati devono almeno essere "non clandestini" e comunque senza precedenti penali (ma gli do credito di questa ovvia condizione) attribuisce al diritto di voto o meno per tali immigrati l’immenso potere di cosi’ contribuire alla convivenza, all’integrazione ed alla salvaguardia dei loro diritti, senza parlare pero’ dei loro doveri, oltre che (udite, udite!) il potere di aumentare "il senso di sicurezza di tutti". Qui i casi sono due: o Calvisi non si rende conto della gratuita’ delle sue affermazioni, smentite storicamente in tutto il mondo dalla storia delle immigrazioni, o non e’mai vissuto all’estero da emigrante; emigrante le cui preoccupazioni sono molte ed i problemi numerosi, ma dove il diritto di partecipazione alla vita pubblica locale non si manifesta come elemento necessario ed utile se non dopo molti, ma molti anni di residenza e mai, salvo che per i politici, o, meglio, per gli agitatori di professione, costituisce una necessita’ di vita e tanto meno un elemento di integrazione! L’integrazione e’ tutt’altra cosa, che nessun voto puo’ cambiare in qualsiasi senso. In un punto Calvisi ha pienamente ragione, a mia opinione: la destra, o meglio, il centro destra, o, meglio ancora, la maggioranza degli Italiani non capisce queste "frenesie" della sinistra; per noi gli stranieri non rappresentano un gruppo di voti da addizionare ai partiti della coalizione che ha vinto le ultime elezioni (speranza invece dei DS che non sapendo piu’ a che santo votarsi per diventare maggioranza, speculano su stranieri facilmente indottrinabili dalla fantastica capacita’ di sfruttamento politico propria del loro partito). Ma i diritti civili non sono propri di qualsiasi individuo, Italiano o Straniero che sia, senza essere forzatamente anticipati da voti carpiti sfruttando l’ignoranza dei votanti? La risposta e’ si per tutti salvo per chi, discendendo da fedi comuniste, normalmente calpesta tali diritti, per cui, propagandiscamente (ma che brutta parola!), sente il bisogno di affermarli politicamente. (Domenico Pisano coordinatore Azzurri nel Mondo West Usa)

 

15. IMMIGRAZIONE - Un prontuario in 4 lingue per semplificare difficoltà burocratiche e organizzative degli stranieri. (Redattoresociale), ROMA, 30 luglio 2003. Disponibile in 4 versioni (dall'italiano all'inglese, francese, spagnolo e cinese), “Vivo in Italia” è un prontuario di regole ad uso degli immigrati edito da MultiEthnic Assistence spa, società di servizi che si propone di semplificare le difficoltà burocratiche e organizzative di fronte alle quali si trovano molti stranieri presenti anche da anni nel nostro paese; offre consulenze legali, fiscali e amministrative ed è presente a Roma, Brescia, Torino, Como, Cuneo, Ravenna, Varese e Bologna, prossimamente anche a Bari. Informazione multietnica, rubriche utili, notizie da e per le comunità di stranieri, allo scopo “umano e sociale di favorire un’integrazione”: nel vademecum sono riassunte alcune regole “per sapere cosa attendersi dall’autorità pubblica e a chi rivolgersi, quali sono i propri diritti e quali i propri doveri”, cosa in Italia costituisce reato, quali siano le procedure per regolarizzare la propria posizione”.Inoltre la società di servizi si occupa anche del settore immobiliare, assicurativo, di viaggi (anche di ricongiungimenti familiari) e di prestazioni dentistiche. Per informazioni, il sito della Spa è www.multiethnicassistence.com.