Rassegna Stampa

Martedì 5 Agosto 2003

 

1. DIRITTI – I temi del Ministero per le Pari Opportunità per il semestre europeo. Seminari e appuntamenti istituzionali (Redattore sociale)

2. MINORI - A Milano il 12% degli stranieri non accompagnati. Li accoglie Comunità Nuova, che denuncia: ''Il Comune fa di tutto per tagliarci i fondi'' (Redattore sociale)

3. PROSTITUZIONE - Bianchini (Lotta Emarginazione): ''Bene la legge, ma ora va proseguito il lavoro intorno alla vittima'' (Redattore Sociale)

4. PROSTITUZIONE – Quattro mesi fa in Francia istituito il reato di adescamento: 775 le infrazioni finora contestate. Ma la legge lascia dubbi (Redattore Sociale)

5. Ferrara: terminato l'iter della regolarizzazione. Rilasciati 2810 permessi di soggiorno (Stranieri in Italia)

6. IMMIGRAZIONE - Meeting Internazionale di Loreto: la Bossi-Fini una legge lontana dalla realtà. Padre Mioli (Cei): ''Contenuti che urtano contro la coscienza di esseri umani'' (Redattore sociale)

7. INPS: i contributi degli extracomunitari che lasciano l'Italia (Stranieri in Italia)

8. Don Benzi, collaboreremo con gheddafi nell'applicazione concordato su immigrazione. (agi)

9. AFRICA – Liberia: l'Unicef ammonisce sul pericolo di una catastrofe umanitaria. ''15mila bambini coinvolti in guerra'' (Redattore Sociale)

10. Convivenza e condivisione. Un incontro multirazziale a Roma. (migranews.net)

11. NATO: terrorismo e immigrazione a esame delegazione parlamentare. (agi)

12. EMILIA ROMAGNA: finanziati alloggi per immigrati. (agi)

13. RIMINI: gli immigrati gestiscono 195 imprese. (agi)

14. TORINO: immigrati residenti da 6 mesi potranno votare. (agi)

15. FIRENZE: donne immigrate al fianco degli anziani. (agi)

16. IMMIGRAZIONE - La situazione del 'sistema sociale umbro' e le sfide per le politiche di coesione sociale della Regione (Redattore Sociale)

17. MINORI – Nuovo rapporto Unicef sul traffico di bambini. Dalla dimensione mondiale al caso della Gran Bretagna (Redattore Sociale)

18. IMMIGRAZIONE – Meeting delle migrazioni. Niccoli (Univ. Ancona): ''Con l'allargamento probabile una maggiore concorrenza per le fasce deboli'' (Redattore Sociale)

19. IMMIGRAZIONE - Meeting Internazionale delle Migrazioni. Pezzotta (Cisl): ''Il neo della legge è considerare l'immigrato solo dal punto di vista economico'' (Redattore Sociale)

20. IMMIGRAZIONE - Meeting Internazionale delle Migrazioni. Gulia (Acli): ''L'Italia non ha una politica lungimirante e coraggiosa sul fenomeno migratorio'' (Redattore Sociale)

21. IMMIGRAZIONE – Soldini (Cgil): ''I lavoratori immigrati nel nostro Paese sono a credito. C'è ritardo politico e culturale'' (Redattore Sociale)

22. IMMIGRAZIONE – A padre Giulio Albanese, comboniano e fondatore di Misna, il premio del Meeting di Loreto (Redattore Sociale)

23. AFRICA - Sottosviluppo e povertà schiaccianti: nonostante una gestione più efficiente degli aiuti, l’Etiopia non riesce a risollevarsi dalla carestia (Redattore Sociale)

24. IMMIGRAZIONE: Piatti (DS), basta con espulsioni fuori legge interrogazione a Pisanu di 20 senatori dell'Ulivo (ANSA)

25. IMMIGRAZIONE - Progetto pilota di formazione per 15 badanti rumene che assisteranno disabili o anziani (Redattore Sociale)

26. COOPERAZIONE - La Provincia di Lodi inaugura un sito tematico: un bando da 51mila euro per le associazioni (Redattore Sociale)

 

 

1. DIRITTI – I temi del Ministero per le Pari Opportunità per il semestre europeo. Seminari e appuntamenti istituzionali (Redattore sociale) 5 agosto 2003 ROMA – "Il Governo italiano, assieme alla Commissione Europea, nell’ambito della strategia quadro elaborata dall’Unione Europea per la promozione delle Pari Opportunità, ha individuato i temi prioritari sui quali impegnarsi nel corso del semestre di presidenza”. Lo annuncia il ministro per le Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo, che sottolinea come “verrà completato il primo rapporto annuale sull’attuazione del principio di pari opportunità negli Stati dell’Unione; il documento verrà presentato al Consiglio europeo di dicembre”. Ed ancora: “Massima rilevanza verrà data alla questione della rappresentanza femminile in politica e nei processi decisionali. Saranno analizzati i dati raccolti dalla Grecia sulla rappresentanza femminile nei centri decisionali economici e sarà elaborato un set di indicatori per il monitoraggio e la valutazione comparativa della situazione nei diversi paesi”. Continua la Prestigiacomo: “Centrale nell’agenda politica del Semestre sarà la lotta contro la tratta degli esseri umani. Da anni impegnata in questa battaglia di civiltà contro un fenomeno drammatico e criminale, l’Italia si farà promotrice di una risoluzione congiunta del Consiglio Affari Sociali e del Consiglio Giustizia e Affari Interni per la realizzazione di iniziative per il reinserimento socio lavorativo delle vittime della tratta”. Per la Prestigiacomo, “significativo sarà poi l’impegno contro la pedofilia. Il Semestre diventerà l’occasione per uno scambio di esperienze e per delineare comuni strategie di contrasto contro questo turpe fenomeno, che ha assunto ormai connotati mondiali”. Sarà inoltre sostenuta e rafforzata la strategia internazionale contro tutte le forme di discriminazione. “A tal riguardo - conclude la Prestigiacomo – verrà attivamente sostenuta la campagna europea per la tutela delle diversità e la lotta alle discriminazioni, anche in relazione al processo di recepimento nei paesi dell’Unione delle due importanti direttive sull’uguaglianza razziale e sulla parità di trattamento nel settore dell’occupazione. Questi argomenti, considerati prioritari, assieme ad altri temi specifici in materia di pari opportunità, saranno al centro di incontri e seminari che affiancheranno gli impegni istituzionali del semestre”. Quanto agli appuntamenti, ecco quelli più importanti. Il 5 settembre a Roma la sessione del Gruppo di alto livello sulle Pari Opportunità: la Commissione Europea riunisce gli alti funzionari responsabili delle pari opportunità dei diversi governi nazionali; nell’occasione sarà fatto un bilancio ex post delle attività della presidenza uscente e per avviare le attività della presidenza entrante. Il 12 e 13 settembre, a Siracusa, spazio a “Le donne nei processi decisionali e politici”: sarà il momento principale della presidenza italiana che si concretizzerà in questo incontro che prevede la partecipazione dei rappresentanti del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, oltre a moltissimi ospiti. La conferenza sarà anche l’occasione per convocare una riunione dei Ministri per le Pari Opportunità e la riunione sarà allargata ai paesi candidati. A Messina, il 24 e 25 settembre, ecco “Il parco progetti delle Pari Opportunità”: il ministero organizza un seminario nazionale dedicato alla presentazione dei migliori progetti fin qui realizzati. L’attenzione sarà incentrata in particolare sui temi del miglioramento delle condizioni di vita delle donne, della presenza femminile nel mercato del lavoro, del mainstreaming di genere nell’attuazione dei Fondi strutturali, ecc… Altro seminario il 24 e 25 ottobre, stavolta a Torino. L’appuntamento (“Azioni in favore del reinserimento socio-lavorativo delle vittime della tratta”) si propone uno scambio di buone prassi relative alle azioni di contrasto al fenomeno della tratta e di supporto delle vittime per il reinserimento socio-lavorativo. L’intervento consentirà all’Italia di presentare gli interventi finanziati sia con fondi nazionali che con il Fondo sociale europeo e di acquisire informazioni sulle attività analoghe svolte dagli altri Stati membri. E siamo al mese di novembre. Nei giorni 7 e 8 a Noto “Seminario sulla sensibilizzazione e lo scambio di esperienze per la lotta alla pedofilia”: in questo caso l’Italia sfrutterà l’opportunità per diffondere in ambito comunitario la nuova strategia di contrasto ai fenomeni di pedofilia, con tanto di scambio di esperienze. Il 13 e 14 di novembre a Palermo seminario su “Valutazione di genere nella programmazione dei fondi strutturali e presentazione del progetto pilota ‘Rete per le pari opportunità’”. Ed ancora: il 25 e 26 novembre a Catania “Seminario sulla Rete dei centri antiviolenza tra le città del Programma Urban Italia”: sarà l’occasione per valutare i risultati raggiunti dalla Rete dei centri antiviolenza delle città Urban Italia, confinanziata con i fondi comunitari. Qualche giorno prima (il 21 novembre), a Roma, Conferenza della Rete delle commissioni pari opportunità dei Parlamenti dell’Unione Europea. L’appuntamento, in Senato, concerne appunto la Rete europea, istituita nel 1997 per facilitare lo scambio di informazioni e di ‘best practices’ in tema di pari opportunità. Ne fanno parte rappresentanti del Parlamento europeo, dei Parlamenti degli Stati membri nonché dei Paesi aderenti e di quelli candidati.Il 5 dicembre a Roma spazio a “Donne e lavoro”, ulteriore seminario che si pone l’obiettivo di fare il punto sullo stato delle riforme indicate dal Consiglio Europeo di Lisbona e per ribadire l’impegno per il raggiungimento degli obiettivi fissati proprio in quella sede (tasso di occupazione globale al 70%, tasso di occupazione femminile al 60%). Infine, tra gli eventi regionali, ecco a Venezia il primo Forum europeo delle Pari Opportunità (15-17 novembre), promosso dalla Regione Veneto.

 

2. MINORI - A Milano il 12% degli stranieri non accompagnati. Li accoglie Comunità Nuova, che denuncia: ''Il Comune fa di tutto per tagliarci i fondi'' (Redattore sociale) 5 agosto 2003 MILANO - A Milano gli adolescenti clandestini sono un problema da ignorare. Si tratta dei ragazzi tra i 14 e i 21 anni stranieri, arrivati in Italia perché chiamati da organizzazioni criminali e messi subito a spacciare. Sono adolescenti esclusi dai circuiti scolastici, perciò non rientrano nei progetti di recupero, di cui possono usufruire solo se inseriti in comunità. Queste ultime, però, spesso si rivelano centri per tossicodipendenti in cui i ragazzi anziché essere assistiti rischiano di essere deviati ancora di più. Di loro, nel capoluogo lombardo, si occupa solo Comunità Nuova, l'associazione che dal 1973 combatte il disagio giovanile ed è presieduta da don Gino Rigoldi, parroco del carcere minorile Beccaria. Con Oudes, il progetto di intervento di strada unico a Milano, un gruppo di mediatori condive con i ragazzi la piazza, lo spaccio, la baracca, la pioggia. E cerca di "recuperarli"." L'obiettivo è far capire che è assurdo che la società produca esclusi. Per di più adolescenti", sbotta Massimo Conte, coordinatore del progetto attivato in convenzione con il Comune. Vuol dire che l'Amministrazione lo finanzia. "Ma proprio il Comune ci chiama gli illegali e fa di tutto per tagliarci i fondi", aggiunge Massimo. Con quasi il 12% di residenti su un totale nazionale di poco meno di 27mila ragazzi, Milano è la provincia che in Italia raccoglie più giovani stranieri. Da questa fetta però sono esclusi molti degli adolescenti seguiti da Oudes. "Alcuni cerchiamo di inserirli in comunità, gestite dal Comune, che li assistano davvero; - ha spiegato Massimo - altri finiscono al Beccaria, luogo che per assurdo è meglio della strada, visto che predispoe progetti individuali di recupero". Attivato nell'aprile 2001, Oudes (una parola araba che significa fiume) si rivolge agli adolescenti presenti nella zona sud di Milano, tra Famagosta e Corvetto, ma non ha una sede. "Noi raggiungiamo gli adolescenti in strada, li avviciniamo, cerchiamo di conquistarci la loro fiducia e li distraiamo dallo spaccio organizzando partite di calcetto o gite", ha raccontato Massimo. Questi giovani vengono tutti da Ouled Yussef, zona agricola di Beni Mella, luogo storico della catena migratoria marocchina. Arrivano in Italia con un mandato familiare forte: inviare i soldi alla famiglia, rimasta in patria, che deve ingrandire la tenuta agricola, o comprare casa, o magari costruire un pozzo. Sono quasi 150 gli adolescenti avvicinati in tre anni di attività, nell'arco del 2002, 15 sono stati inseriti con successo in comunità. Il rischio che si corre in comunità è che il ragazzo, dopo esserci entrato, scappi per tornare a delinquere. "Noi ci occupiamo di chi è invisibile a chi non vuole vedere. Sono quasi tutti clandestini e per questo il Comune non vorrebbe aiutarci con i finanziamenti, che però sfrutteremo fin quando sarà possibile", commenta Massimo. Che conclude: "Il progetto è fortemente politico. Vogliamo dire che è assurdo che la società produca esclusi. Per di più adolescenti".

 

3. PROSTITUZIONE - Bianchini (Lotta Emarginazione): ''Bene la legge, ma ora va proseguito il lavoro intorno alla vittima'' (Redattore Sociale) 5 agosto 2003- BOLOGNA – "Siamo contenti che finalmente sia uscita una legge che punisce i trafficanti di esseri umani, la aspettavamo, ma deve proseguire tutto il lavoro sociale che sta dietro, il lavoro intorno alla vittima, e bisogna ora capire come verrà applicata questa legge”. Tiziana Bianchini, della Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione del Cnca, commenta così la legge, approvata ieri in Commissione Giustizia della Camera, che introduce il reato di tratta e punisce i trafficanti di persone e la riduzione in schiavitù. “In particolare – ha sottolineato – dobbiamo capire il discorso sui beni requisiti ai trafficanti. Che fine faranno? Un conto è se vanno ad aggiungersi ai fondi destinati all’articolo 18, quelli per i percorsi di protezione sociale delle vittime, un conto è se li vanno a sostituire”. “Rispetto alle esperienze e ai racconti delle donne – ha aggiunto Tiziana Bianchini - la riduzione in schiavitù, le torture psicologiche e psicofisiche hanno raggiunto dei livelli molto elevati di violenza. E’ quindi importante che sia stata fatta una legge che punisca le organizzazioni di trafficanti. Questo non vuole dire che abbiamo un atteggiamento punitivo, la repressione da sola non basta e non risolve. E’ necessario quindi, forti di una legge, proseguire sempre più sugli interventi di tipo sociale dedicati alle vittime e sulle attività di sensibilizzazione di tutti i cittadini al fenomeno, che include non solo traffico di donne, ma anche di bambini, di organi, di persone costrette poi all’accattonaggio”.

 

4. PROSTITUZIONE – Quattro mesi fa in Francia istituito il reato di adescamento: 775 le infrazioni finora contestate. Ma la legge lascia dubbi (Redattore Sociale) 5 agosto 2003 - FA DISCUTERE in Francia la legge sull'adescamento: molti gli ostacoli nella sua applicazione. A poco più di quattro mesi dall'entrata in vigore in Francia della legge Sarkozy, dal nome del ministro dell'Interno, sulla sicurezza nazionale e che reprime l'adescamento, compreso quello "passivo", è chiara la difficoltà incontrata dalle forze dell'ordine nella sua applicazione. Oltralpe la legge è ritenuta ambigua dalla magistratura e la sua applicazione varia di città in città: se a Nizza il procuratore Eric de Montgolfier propone un approccio "preventivo" della legge, a Bordeaux sono già state pronunciate le prime condanne. L'analisi dei casi rende chiara la grande perplessità dei tribunali francesi nell'applicare questa legge che per la prima volta reprime in Francia il reato di adescamento. A Nantes la politica di prevenzione adottata prima del 18 marzo, data di approvazione della legge Sarkozy, sembra iniziare a dare i suoi frutti: ma un altro dato di fatto è che la legge contro l'adescamento ha fatto diminuire la presenza delle prostitute straniere nelle strade francesi. A quattro mesi dall'istituzione del reato di adescamento, dal 1 aprile al 30 giugno sono state 775 le infrazioni contestate per adescamento. La legge prevede pene massime di 2 mesi di reclusione e 3750 euro di ammenda per le persone prostitute. Ed è soprattutto la condizione delle prostitute immigrate a sollevare molti dubbi: sulle 252 persone portate in prigione a Parigi dall'inizio dell'applicazione della legge, 40 sono state deferite davanti al tribunale e 22 prostitute straniere sono state ricondotte alla frontiera: 38 invece hanno potuto beneficiare di una carta di soggiorno temporaneo.

 

5. Ferrara: terminato l'iter della regolarizzazione. Rilasciati 2810 permessi di soggiorno (Stranieri in Italia), 5 agosto 2003 - Ferrara - Sono state completate a Ferrara le verifiche delle domande di regolarizzazione. La Prefettura ha rilasciato complessivamente 2810 permessi di soggiorno: 2622 annuali, il resto provvisori, validi sei mesi.Cresce così anche la popolazione straniera regolare: 8776 cittadini, il 2,56% della popolazione residente.Sulle 3226 domande presentate alla Prefettura di Ferrara, ben 2159 sono state quelle di badanti e collaboratori familiari.Le altre 1067, invece, erano relative a contratti di lavoro subordinato. A fronte di questa messe di istanze, l'ufficio territoriale del governo ha definito 3156 posizioni, rilasciando 2810 permessi di lavoro, 2622 annuali, successivi alla stipula del contratto di lavoro; e 188 'provvisori' per inserimento lavorativo, conseguenti all'archiviazione del procedimento per dimissioni o licenziamento del lavoratore straniero. Le domande che non sono state accettate sono 235: tra le cause principali si è verificata la mancanza di documentazione utile a comprovare l'esistenza di un effettivo rapporto di lavoro, la mancata presenza delle parti convocate presso lo sportello polifunzionale che aveva il compito di sottoscrivere il contratto, od ancora l'esistenza di gravi precedenti penali, che - come previsto dalla Bossi-Fini - impedisce il rilascio del permesso di soggiorno.A regolarizzazione ultimata, c'è molta soddisfazione nella cittadina ferrarese. Il prefetto Giuseppe Ferorelli ha espresso un sentito ringraziamento a tutti gli uffici che in questi mesi hanno collaborato alla definizione di tutti gli atti, all'esame delle pratiche ed ai colloqui con i datori di lavoro ed i cittadini che hanno presentato la domanda.

 

6. IMMIGRAZIONE - Meeting Internazionale di Loreto: la Bossi-Fini una legge lontana dalla realtà. Padre Mioli (Cei): ''Contenuti che urtano contro la coscienza di esseri umani'' (Redattore sociale), 4 agosto 2003 - LORETO (AN) – Una legge lontana dalla realtà, che negativizza la figura dell’immigrato e lo considera solo nella sua dimensione mercantile. Una legge che nasce sulla paura dello straniero e su questo cerca e trova consensi. E’ unanime, pur nelle diverse sfumature, il giudizio che è emerso stamane al quinto giorno di lavori del Sesto Meeting Internazionale delle Migrazioni in corso a Loreto, durante l'incontro dedicato alla Bossi-Fini un anno dopo. Un giudizio che nel tempo non è cambiato, anzi si è confermato. “La Legge Bossi-Fini un anno dopo? – ha commentato Padre Bruno Mioli, direttore dell’Ufficio Immigrati della Cei – Non ci sono commenti da fare perché è tale e quale a come era prima”. Padre Mioli ha parlato di “contenuti che urtano contro la nostra coscienza di esseri umani” prima ancora che di cristiani, rispondendo a chi sostiene che il carattere ecclesiale di Migrantes non permette intromissioni in faccende politiche. Mioli ha sottolineato con forza alcune pregiudiziali che riguardano la legge, a partire dall’assenza di un confronto con le parti sociali alla sua stesura. Un punto questo ribadito più e più volte nella mattinata dai rappresentati seduti al tavolo, una questione determinante per le associazioni. “Il Governo per primo – ha detto Mioli - deve dare segnali di legalità se no non può pretendere di avere forza morale per insistere su dei principi assolutamente incondivisibili”. Secondo Fabrizo Ventura di “Nessun Luogo è lontano” difficile tracciare un bilancio perché essenzialmente la Bossi-Fini non si propone di predisporre norme per regolare la presenza degli stranieri in Italia, ma “di lanciare proclami”. Non un riordino quindi ma modifiche alla Turco-Napolitano in senso restrittivo e ponendo vincoli sia per quanto riguardo la regolarizzazione che i flussi migratori. “E questo – ha detto – è in contraddizione con il favorire l’integrazione dell’immigrato". Secondo Ventura inoltre questa legge, che criminalizza lo straniero, riapre le porte alla clandestinità perché toglie la speranza di un’accoglienza regolare; paradossale infine che mentre tutte le forze politiche concordano sul carattere strutturale dell’immigrazione, questa legge tratti il fenomeno come emergenza. (Carla Chiaramoni)

 

7. INPS: i contributi degli extracomunitari che lasciano l'Italia (stranieri in Italia) – 4 agosto 2003 -Con la circolare n. 122 dell ’8 luglio 2003, l’INPS ricorda che per effetto della legge n. 189/2002 i lavoratori extracomunitari che hanno lasciato il nostro Paese possono godere degli stessi al compimento dei 65 anni di età, anche in deroga al requisito contributivo minimo previsto per il pensionamento.Non c’è più la possibilità di chiedere la liquidazione dei contributi versati in loro favore. In caso di convenzione tra l’Italia ed il paese di origine del lavoratore interessato va applicata la stessa.Con la stessa circolare l’Istituto ricorda come in caso di instaurazione del rapporto di lavoro tra un datore di lavoro ed un extracomunitario che abbia interrotto il precedente rapporto, prima della regolarizzazione, l’obbligo della contribuzione è pienamente valido per il fatto che esso sorge sulla base della sola sussistenza del rapporto di lavoro.

 

8 Don Benzi, collaboreremo con gheddafi nell'applicazione concordato su immigrazione. (agi), bologna, 4 agosto 2003. "Chiedero' a Romano Prodi che ogni nuovo paese che entra nell'Unione Europea si unisca in gemellaggio con una paese africano per fare arrivare a questi popoli quello di cui hanno veramente bisogno, ovvero sapere e tecnologia". La proposta e' stata lanciata oggi da Don Oreste Benzi, fondatore dell'Associazione Papa Giovanni XXIII, appena tornato dal viaggio in Libia dove ha incontrato, in forma privata, il colonnelllo Muhammar Gheddafi per trovare soluzioni al problema dei flussi migratori che dall'Africa e dall'Asia arrivano in Italia, usando come luogo nodale di transito proprio lo stato libico."Basta con l'assistenza a queste popolazioni - ha aggiunto Don Benzi, che oggi ha raccontato la sua esperienza in una conferenza stampa in Regione a Bologna - che oggi stanno vivendo uno sfruttamento peggiore di quello del colonialismo. Molte dittature sono finite, puo' nascere una nuova epoca che punti a non inglobare questi popoli, ma a renderli finalmente liberi". Alla domanda su quando avanzera' la proposta al Presidente della Commissione Europea, Don Benzi ha risposto. "Presto, gli faro' la proposta appena lo vedro'". Il sacerdote rimininese, che da anni si batte per liberare dalla schiavitu' le prostitute sfruttate che arrivano in particolare dalla Nigeria e dall'est europeo, ha poi ringraziato Prodi per l'impegno profuso affinche' l'incontro con Gheddafi - definito dal sacerdote una delle personalita' principali per risolvere ancora oggi i problemi del continente africano - si concretizzasse. Don Benzi ha poi raccontato nei particolari il suo incontro privato con il colonnello Gheddafi, che ha espresso a sua volta parole di grande stima nei confronti di Romano Prodi. L'incontro e' avvenuto - secondo l'usanza dei capi africani - sotto un albero, quello scelto da Gheddafi nel campo militare di Bengasi per i colloqui importanti. "Ci siamo incontrati attorno all'una di notte - ha raccontato Don Benzi - Gheddafi, che ha messo a disposizione per la missione il suo aereo presidenziale, ha voluto salutare uno per uno i componenti del nostro gruppo, dai bambini ai medici, ai volontari. Poi ci si siamo trattenuti da soli per circa una mezz'ora: abbiamo parlato di tanti argomenti su cui si e' dimostrato molto attento e sensibile, ma anche molto interessato alle proposte della nostra Associazione". Gheddafi, ha raccontato Don Oreste Benzi, ha accettato la proposta di una collaborazione dei volontari del Giovanni XXIII nell'applicazione del nuovo concordato sull'immigrazione, siglato con la Libia dal ministro dell'Interno Pisanu. "Noi siamo pronti gia' da ora, anche se i campi di accoglienza dei profughi in Libia non sono ancora stati allestiti - ha spiegato Don Benzi - Abbiamo gia' una ventina di volontari disponibili, ma il numero potrebbe aumentare secondo le esigenze. L'opera di questi ragazzi, tutti giovani, potrebbe essere preziosa nelle operazioni di smistamento per capire chi effettivamente, tra gli immigrati, ha i requisiti per ottenere asilo politico, o permesso di soggiorno per motivi di lavoro o umanitari". Il Colonnello libico ha poi assicurato al sacerdote riminese la sua completa disponibilita' ad intervenire presso il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo affinche' prenda provvedimenti concreti riguardo alle giovani donne nigeriane schiavizzate e avviate alla prostituzione, che in gran parte approdano in terra italiana. "La dichiarazione d'intenti e' impegnativa e gia' operativa - ha detto Don Benzi - Se riuscisse, per me sarebbe un segno di portata mondiale, perche' la maggior parte delle ragazze sfruttate proviene dalla Nigeria, e perche' potrebbe essere il primo di una serie di altri accordi". Don Benzi ha poi aggiunto dicendo che rincontrera' presto Gheddafi: " Mi e' sembrata - ha concluso - una persona che che vuole fare sul serio, che vuole entrare nelle relazioni europee e che ha trovato il suo interlocutore in Prodi". Al viaggio in Libia con Don Benzi hanno partecipato una ventina di persone, tra personale medico, in gran parte del Sant'Orsola di Bologna, e missionari. La delegazione ha anche riportato a casa cinque bambini dello Zimbawe operati gratuitamente al cuore in Emilia Romagna, riportando in Italia altri tre bimbi bisognosi di cure. Gheddafi ha assicurato inoltre finanziamenti per un ospedale in Africa in grado di effettuare gli interventi sul posto con personale volontario italiano.

 

9. AFRICA – Liberia: l'Unicef ammonisce sul pericolo di una catastrofe umanitaria. ''15mila bambini coinvolti in guerra'' (Redattore Sociale), 4 agosto 2003 - MONROVIA – "Monrovia, la capitale della Liberia, è sull’orlo di una catastrofe umanitaria". Ad affermarlo è l’Unicef, che ammonisce circa il pericolo di una catastrofe umanitaria.“Dalla ripresa degli scontri, lo scorso 19 luglio – precisa l’organizzazione -, la città è sottoposta a continui bombardamenti e durissimi combattimenti si svolgono lungo le vie di accesso alla città e nella zona del porto: la popolazione civile, priva di scorte d’acqua e di cibo a sufficienza (il prezzo del riso è aumentato di 20 volte), nonostante i combattimenti si aggira per le strade in cerca di qualcosa da mangiare o per raccogliere acqua piovana da bere. Per i civili di Monrovia, se i combattimenti non cesseranno, si prospetta la morte per fame, mentre lo stato nutrizionale dei bambini è su livelli critici, con tassi di malnutrizione infantile stimati intorno al 15%”. Ed ancora: “Dalla ripresa degli scontri, sono oltre 250.000 le persone sfollate nella capitale (altre 130.000 sono sfollate nel resto del paese): di queste 80.000 sono bambini sotto i 5 anni, 20.000 sono donne in gravidanza o nel periodo dell’allattamento. Morbillo, diarrea, infezioni respiratorie acute e malaria sono tra le cause principali di mortalità infantile, cui si aggiunge il colera, che prima della ripresa degli scontri, a fine luglio, aveva già prodotto 12 mori e 1.630 casi nella sola Monrovia”.L’Unicef si è attivato immediatamente dopo la prima offensiva dei ribelli su Monrovia, vaccinando - tra giugno e luglio - 128.000 bambini e 230.000 donne della capitale contro tetano neo natale e morbillo, inviando 2,3 tonnellate di aiuti di emergenza e generi medicinali di base per oltre 50.000 persone, portando acqua e aiuti a oltre 150.000 sfollati. Dopo la rottura del cessate il fuoco e il precipitare della situazione a Monrovia, l’Unicef ha anche predisposto un Piano di emergenza per il periodo agosto-dicembre 2003, mirato a portare soccorso a 350.000 sfollati di 30 campi della capitale. L’attuazione del Piano - che prevede una serie di interventi integrati nei settori dell’assistenza sanitaria e nutrizionale, dell’accesso ad acqua e servizi igienici, dell’istruzione in condizioni di emergenza e della protezione dei bambini più vulnerabili – è condizionata dall’apertura di accessi umanitari sicuri e da un miglioramento delle condizioni di sicurezza nella capitale, che permetta agli aiuti di pervenire in città e allo staff locale dell’Unicef – che vive le stesse difficoltà della popolazione civile – di intervenire efficacemente. L’Unicef, infine, condanna fermamente “le violenze indiscriminate commesse a danno dei civili: tutte le parti coinvolte nel conflitto liberiano non rispettano i diritti fondamentali della popolazione e, a Monrovia, rapine, violenze sessuali e saccheggi sono diventati la norma”; richiama inoltre le parti in lotta “a interrompere l’arruolamento forzato di bambini: si stima siano oltre 15.000 i bambini e adolescenti coinvolti direttamente negli scontri e, in alcuni casi, le milizie sono formate per addirittura il 70% da minori”. L’organizzazione invita anche le parti in lotta al rispetto del diritto internazionale e dei fondamentali diritti umani e si appella alla comunità internazionale “affinché questa si mobiliti per alleviare le sofferenze di tutti i bambini liberiani”.

10. Convivenza e condivisione. Un incontro multirazziale a Roma. (www.migranews.net), 4 agosto 2003. Si è appena concluso a Roma il corso di orientamento di base degli immigrati in Italia. Cinque moduli (linguistico, giuridico, psico-sociale, socio-culturale e orientamento al lavoro). Una classe eterogenea: età variabile dai 16 ai 50 anni, dieci nazionalità, titoli di studio tra licenza media e laurea, permanenza in Italia da qualche mese a dieci anni. Il corso, organizzato dall’Oim (Organizzazione internazionale migrazioni) e gestito dalla cooperativa “La ragnatela”, era rivolto sia ai nuovi immigrati in cerca di lavoro che a quelli disoccupati da lungo tempo. Sono state tre settimane di apprendimento, nonostante l’afa pomeridiana, ma anche l’occasione di un interessante osservatorio. Come ad ogni incontro multirazziale, bastava aprire gli occhi ed ascoltare.  Tra le ore di lezione, tante domande e altrettanti sfoghi e voglia di raccontarsi, c’erano naturalmente le pause con discussioni, rinfreschi …e sigarette. E gli immigrati hanno anche festeggiato due compleanni e organizzato un pomeriggio al mare. Mi direte : “E con questo?” E con questo, si sono ritrovati in conclusione di corso in una pizzeria del quartiere romano di Testaccio (uno di loro ci aveva abitato), trascinandosi dietro docenti e mediatrici culturali. Tutto questo con l’allegria e la naturalezza di chi, di condivisione, se ne intende. Scusate se è poco! Tutto era iniziato con l’incognita, la curiosità e gli inevitabili attriti socio-culturali, e con la buona pace delle mediatrici culturali (tutor del corso). Nel tentativo di tessere relazioni, ognuno ha provato a raccontarsi finendo per svelare il suo bel paese. E così il sudamericano ha parlato della sua patria molto cattolica. L’immigrato dei Balcani ha raccontato l’agghiacciante e secolare tradizione della vendetta. Altri hanno trasformato l'incontro in un vero e proprio muro del pianto assalendo i docenti con domande e osservazioni da indirizzare a altri bersagli. Una immigrata dell'Est, infastidita, ha fatto notare che l'Italia non ha chiesto a nessuno di venire qui. Due rifugiati inviperiti si sono messi ad elencare misfatti e ingiustizie dell'Occidente, che ai loro occhi valevano più degli inviti. Hanno raccontato delle persecuzioni, guerre e fughe degne di altri secoli remoti. Ne hanno parlato con la frenesia di chi vive il proprio dramma nella solitudine e vuole, alla prima occasione, scongiurarlo per sempre. Qualche immigrato si è spaventato ed io sono rimasta perplessa davanti a tanta rabbia, nonostante la presenza a Roma di tanti centri di ascolto… Infine, come per rallegrare tutti, è intervenuto un africano figlio di un poligamo. Ha parlato con dovizia di dettagli degli intrighi, ma soprattutto dei turni notturni delle tante mogli del padre. Risultato: una trentina di figli, compreso l’oratore. Qualche docente si è indignata, la stragrande maggioranza degli allievi si sono divertiti, qualcun’altro è rimasto indifferente o, meglio ancora, indecifrabile. E poi, piano piano, tutti (o quasi) si sono dati una regolata, la vivacità ha lasciato il posto a una serie di dinamiche psico-umane interessanti. Stranieri erano arrivati, fratelli immigrati sono partiti, dimostrando così che è possibile convivere nella diversità, che basta solo provarci. Che bisogna prima spogliarsi dei propri pregiudizi, responsabili anche delle nuove torri di Babele (l'incomprensione), che ogni immigrato deve scalare quotidianamente in Italia. Non è di poco conto che gli immigrati del corso si sentano (tutti) come gli stracci della società di accoglienza, persino quando hanno ottenuto la cittadinanza. Informazioni: cooperativa “La ragnatela” (06 5840676, csr@laragnatela.org)

 

11. NATO: terrorismo e immigrazione a esame delegazione parlamentare. (agi), roma, 2 agosto 2003. La lotta al terrorismo interno e internazionale e alla criminalita' organizzata, le azioni di contrasto all'immigrazione clandestina, la prevenzione del riciclaggio di capitali sporchi: ha preso il via discutendo questi grandi problemi la missione in Italia dell'Assemblea parlamentare della Nato. Quest'anno l'Assemblea ha deciso di dedicare il suo "Tour annuale" all'Italia. Il programma si e' concluso sabato 2 agosto. La delegazione - presieduta dall'on. Doug Bereuter (USA) - era composta da 50 parlamentari, provenienti da 26 Paesi. Il primo incontro si e' svolto presso l'Istituto Superiore della Polizia ed e' stato dedicato alle questioni del terrorismo, della grande criminalita' e dell'immigrazione clandestina. Nel corso della discussione con i responsabili dell'Arma dei Carabinieri, della Polizia, della Guardia di Finanza e della Protezione civile e' emerso il riconoscimento del ruolo che l'Italia sta svolgendo nel dialogo con gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, anche con riferimento ai problemi dell'intelligence. Di particolare interesse l'incontro con il Governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio e il direttore generale, Vincenzo Desario. La discussione ha riguardato soprattutto la prevenzione del riciclaggio, la politica monetaria, i problemi indotti dall'allargamento dell'UE. La delegazione dell'Assemblea parlamentare della Nato ha poi incontrato i vertici nazionale dell'Industria della difesa. "Il viaggio si preannuncia fruttuoso": e' stato questo il commento del presidente Doug Bereuter al termine della prima giornata di lavoro. "Siamo orgogliosi di ospitare nel nostro Paese questa sessione di lavoro dell'Assemblea parlamentare della Nato - ha detto il sen. Lorenzo Forcieri, presidente della delegazione italiana - e siamo sicuri di riuscire a offrire un panorama esauriente del 'sistema Italia'".

 

12. EMILIA ROMAGNA: finanziati alloggi per immigrati. (agi), faenza, 2 agosto 2003. Due milioni e 600 mila euro sono in arrivo dalla Regione Emilia Romagna per finanziare alloggi per immigrati. Sono stati ammessi al finanziamento otto interventi, tre dei quali a Ravenna. Il maggiore, presentato dal Comune, riguarda la realizzazione di alloggi con servizi per anziani in via S.Mama; il contributo supera gli 833 mila euro. Poi ci sono quasi 372 mila euro per alloggi sociali destinati a immigrati (progetto della parrocchia di S.Vitale) e 232 mila euro per strutture residenziali progettate dall'Opera diocesana Giovanni XXIII a Piangipane. A Faenza saranno finanziati due interventi: con 452 mila euro un gruppo appartamento per disabili della Cooperativa sociale 'In Cammino' e con 169 mila euro la sistemazione del Centro socioriabilitativo diurno per disabili in via Galli.

 

13. RIMINI: gli immigrati gestiscono 195 imprese. (agi), rimini, 2 agosto 2003. A Rimini le imprese gestite da immigrati sono 195, con 215 fra imprenditori titolari e soci, che si avvalgono di 156 dipendenti.Questi sono i risultati di un'indagine sull'imprenditorialita' etnica realizzata dalla Sezione Contrattualistica della CNA, fra le imprese associate. Al primo posto figurano gli albanesi, con 49 ditte e 54 imprenditori fra titolari e soci; seguono i tunisini 27 ditte( 28 fra titolari e soci), i cinesi 25 ditte ( 36 fra titolari e soci), i macedoni 22 ditte ( 25 fra titolari e soci), i marocchini 14 ditte individuali , i rumeni 13 ditte individuali. A seguire altre provenienze geografiche : polacchi, jugoslavi, senegalesi ecc. I mestieri piu' presenti sono : edilizia 75 ditte, opere specializzate edili 41, produzione di legno e arredamento 22 , trasporto merci 15 , produzione alimentare 12, meccanica 9, produzione tessile-abbigliamento 6, servizi 5.

 

14. TORINO: immigrati residenti da 6 mesi potranno votare. (agi), torino, 2 agosto 2003. A Torino gli immigrati residenti da sei mesi potranno votare ai referendum consultivi e abrogativi indetti dal consiglio comunale. I cittadini stranieri interessati dalla nuova norma sono tra i 20 e i 30 mila. La proposta e' stata approvata fra le polemiche: la delibera e' passata con 31 voti favorevol (i partiti di maggioranza piu' Rifondazione Comunista) e 12 contrari (Forza Italia, An e Lega). Per il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, "la delibera passata in Consiglio e' un segno importante di un percorso che deve arrivare a riconoscere, a livello nazionale, e ovviamente a stranieri residenti in Italia da molto piu' di sei mesi, magari possessori di permesso di soggiorno da cinque anni, il diritto al voto amministrativo".

 

15. FIRENZE: donne immigrate al fianco degli anziani. (agi), firenze, 2 agosto 2003. Saranno 30 donne immigrate a prendersi cura degli anziani.Si e', infatti, concluso nei giorni scorsi, presso la Sede della Scuola Superiore di Tecnologie Industriali, la prima delle iniziative di formazione dal titolo "Assistente Familiare nel quotidiano della persona anziana", rivolto a donne immigrate e organizzato dalla Ssti e da Item Consulting, in convenzione con la Provincia di Firenze e in collaborazione con il Comune di Firenze, Asl Firenze, Federsanita' Anci, Fimmg Toscana, Adatta. La figura di Assistente Familiare e' stata introdotta recentemente tra i nuovi profili professionali dalla Regione Toscana e riguarda coloro che svolgono lavoro di cura e di assistenza nelle attivita' della via quotidiana in favore di persone anziane o disabili in condizione di fragilita' o di limitata autonomia. Tutti i soggetti pubblici coinvolti guardano con particolare interesse a questa iniziativa, in quanto tale figura assume un ruolo determinante nelle politiche per la domiciliarita'. In particolare, l'azione di qualificazione e integrazione degli assistenti familiari nella rete dei servizi e' uno degli aspetti centrali, insieme all'accreditamento dei servizi. "Il corso ha assunto - si legge in un comunicato della provincia -particolare importanza sia nei confronti delle donne immigrate, configurandosi come uno strumento di sostegno alla loro integrazione nella societa' italiana e toscana in particolare, sia nei confronti di coloro - gli anziani fragili o non autosufficienti e le loro famiglie - che si avvalgono o possono avvalersi del loro lavoro di cura."

 

16. IMMIGRAZIONE - La situazione del 'sistema sociale umbro' e le sfide per le politiche di coesione sociale della Regione (Redattore Sociale) 1 agosto 2003 PERUGIA - Anche se l'Umbria è segnata da sempre da flussi 'storici' di stranieri che la raggiungono e vi si stabiliscono per motivi di studio grazie alla presenza dell'Università per Stranieri, "le più recenti trasformazioni che vedono prevalere i flussi di lavoratori provenienti da paesi extracomunitari rappresentano una delle novità di maggior rilievo nell'assetto sociale". Lo ha affermato Alessandro Vestrelli, responsabile della sezione immigrazione, protezione umanitaria, diritto d'asilo e relazioni internazionali della Regione Umbria, intervenuto al convegno organizzato da Ordess Afrika su "Interculturalità e identità africana". Sulla base dei più recenti dati a disposizione relativi agli stranieri soggiornanti, evidenzia Vestrelli, la regione si colloca tra quelle che hanno registrato un aumento al di sopra della media. Ammontano a a 13.852 le domande presentate nel 2002 per la regolarizzazione, 10.387 in provinica di Perugia e 3465 in provincia di Terni. "Sommando tutti i dati possiamo stimare in circa 44.800 il numero di immigrati regolari presenti in Umbria nel 2003, pari al 5,3 della popolazione residente, percentuale superiore alla media italiana e quasi coincidente con quella europea". Riguardo le provenienze, a fine 2001 14.801 stranieri provenivano dall'Europa (55,2 per cento del totale), di cui 11658 dall'Europa centro orientale; 6.265 dall'Africa di cui 4.775 (17,8 per cento) dall'Africa settentrionale, 885 (3,3 per cento) dall'Africa occidentale, 208 (0,8 per cento) dall'Africa orientale e 397 (1,5 per cento) dall'Africa centromeridionale; 2.898 dall'Asia; 2271 provengono dall'America centromeridionale (8,5 per cento); 474 dall'America settentrionale (1,8 per cento); 74 provengono dall'Oceania (0,3 per cento). E quali sono i tratti salienti oggi dell'immigrazione in Umbria? Recenti studi condotti dall'Agenzia Umbria Ricerche (in particolare gli argomenti sono contenuti nella pubblicazione 'Convivenza interetnica e politiche pubbliche locali. Il caso dell'Umbria in chiave comparata') evidenziano l'inserimento nel mercato del lavoro con maggiori caratteri di stabilità; la crescita dei ricongiungimenti familiari; l'inizio di una significativa presenza di minori nelle scuole, dalle materne alle medie superiori; l'elevatissima concentrazione di immigrati nella fascia di età compresa tra 19 e 40 anni."Questi significativi processi di stabilizzazione sono destinati a modificare l'impatto dell'immigrazione sulla società d'accoglienza" dice Vestrelli. Non basta più l'agire del passato: "Si deve puntare a sviluppare una politica di integrazione più organica e rispondente agli specifici progetti migratori dei nuovi cittadini. Il calo della natalità e l'invecchiamento della società umbra - prosegue Vestrelli - riducono progressivamente la forza lavoro che sostiene i costi del sistema sanitario e del sistema pensionistico. Molte piccole e medie imprese, che costituiscono la struttura portante dell'economia regionale, senza il contributo dei lavoratori stranieri dovrebbero chiudere o ridurre drasticamente la produzione, mentre aumenta la domanda di attività di assistenza agli anziani, cura ed aiuto domestico, di lavoratori socialmente utili. Per tutte queste ragioni, gli immigrati costituiscono una compoennte essdernziale dell'economia umbra, della sa crescita. Un'economia più dinamica e una società più vitale, grazie allo scambio culturale, relazionale, affettivo che con essi si instaura. Le sfide che ci attendono richiederanno sempre più il sostegno dei lavoratori stranieri" prosegue Vestrelli. "Gli immigrati hanno, in questa regione, una ruolo sociale ed economico: non più cittadini ombra, possono contribuire alla creazione di nuova ricchezza".Come affronta, l'istituzione regionale, tutto questo? "Come base perché si abbia una società integrata è necessario assicurare l'accettazione di un nucleo minimo di valori condivisi. L'esperienza umbra è stata caratterizzata da scelte notevolmente anticipatorie della recente normativa nazionale: basti ricordare quelle risalenti agli anni '88-'89 di equiparare i cittadini non comunitari agli italiani nei campi dell'edilizia residenziale pubblica e della tutela sociale-sanitaria.Con l'approvazione nel 1990 della legge regionale 'Interventi a favore degli immigrati extracomunitari" sono state delineate le strategie per il futuro della società regionale, ponendo al centro i diritti, la partecipazione, la tematica inteculturale e delineando iun ampio ventaglio di azioni postive tese a rendere effettivo il riconsocimento dei diritti medesimi. Una novità di rilievo è stata l'approvazione della legge 3/97: 'Riorganizzazione della rete di protezione sociale regionale e riordino delle funzioni socio-assistenziali' di impianto molto innovativo e la seguente adozione del Piano sociale regionale 2000-2002", che ha portato a un processo di riorganizzazione dei servi sociali nelle varie aree". Rimarcando come al centro della legge Turco -Napolitano (40/98) era la persona mentre la Bossi -Fini (189/2002) punta tutto sul lavoratore-ospite con la valigia sempre pronta, la cui permanenza è affidata alle regole del mercato, Vestrelli ha poi sottolineato l'operatività di strumenti innovativi di concertazione quali il Tavolo Unico di coordinamento sull'immigrazione, di cui oltre alla Regione fanno parte rappresentanti del Ministero del Lavoro, istituzioni locali, organizzazioni produttive e sindacati. "E' indubbio che il clima di collaborazione instauratosi nella nostra regione fra i doversi attori sociali abbia contribuito ad alleviare i numerosi problemi che contraddistinguono la difficile congiuntura che stiamo vivendo. Senso di appartenenza ad una unica comunità regionale, coesione tra vecchi e nuovi cittadini, rispetto delle differenze e pari opportunità, nella uguaglianza di diritti e doveri: sono questi gli elementi fondamentli di una corretta strategia di inclusione. Ceratività culturale e sviluppo delle civiltà sono prodotti dell'incontro tra i popoli, non della separazione tra le genti".Insomma le istituzioni, e come pare anche la comunità regionale tutta, sembrano determinate a cogliere le opportunità offerte dal pluralismo culturale. Chissà che chi si oppone ad una giusta integrazione riesca a capire che "chi non ha diritti è estraneo nella terra dei doveri".

 

17. MINORI – Nuovo rapporto Unicef sul traffico di bambini. Dalla dimensione mondiale al caso della Gran Bretagna (Redattore Sociale) 1 agosto 2003 ROMA - E’ stato lanciato ieri a Roma il rapporto Unicef “Stop the Traffic!” sul fenomeno dello sfruttamento minorile, in particolar modo il traffico dei bambini. Dalla dimensione mondiale il rapporto si sofferma al caso specifico della Gran Bretagna ed i paesi “fornitori” di bambini, dove essi vengono sfruttati nell’industria del sesso, come lavoratori domestici e manodopera a basso costo. Partendo dalla definizione del fenomeno criminale mondiale, il rapporto Unicef ne svela poi le modalità attraverso cui esso si dipana, la rete capillare di intermediari attraverso cui il bambino viene “commercializzato” e, avvalendosi di dati statistici, i fattori di base che contribuiscono ad agevolarlo.Il commercio e lo sfruttamento dei bambini è un fenomeno che frutta oltre 1.2 milioni di dollari, e l’Unicef già da tempo e attraverso diverse strategie integrate, mira ad affrontare il problema. Innanzitutto attraverso la creazione, in stretta collaborazione con i governi nazionali, di una “piattaforma legale” che individui il traffico come reato, ma anche attraverso la lotta alle cause che sono alla base del fenomeno: la povertà e l’esclusione di milioni di bambini dalla scuola. Molta importanza viene data dall’organizzazione, inoltre, alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica del mondo industrializzato sul traffico ed al recupero ed inserimento dei bimbi caduti vittima del traffico. Il rapporto è visualizzabile, nella sua versione in inglese, al sito dell’UNICEF: www.unicef.it/pdf/Uktraffikingreportfinal.pdf.

 

18. IMMIGRAZIONE – Meeting delle migrazioni. Niccoli (Univ. Ancona): ''Con l'allargamento probabile una maggiore concorrenza per le fasce deboli'' (Redattore Sociale) 1 agosto 2003 LORETO – Al Meeting internazionale delle migrazioni di Loreto economisti e sindacalisti a confronto ieri pomeriggio sul tema “Il mercato del lavoro di fronte all’allargamento”. Alberto Niccoli, docente dell’Università di Ancona, parte da una disamina dei dieci Paesi che entreranno ufficialmente nell’Ue nel maggio 2004 per provare a disegnare, poi, i futuri scenari. “I dieci Paesi complessivamente raggiungono i 75 milioni di abitanti, di cui circa 40 milioni sono polacchi. Dunque, l’allargamento Ue appare significativo per ciò che concerne il numero di stati (si pensi che l’Unione ha ora 15 Paesi: con l’arrivo dei 10 l’Ue si apmplia addirittura di due terzi) ma non di abitanti. Oltre a ciò, va considerato che alcuni Paesi sono molto piccoli (Cirpo e malta), altri piccoli (Estonia, Lettonia), altri non hanno una tradizione migratoria”.Ed ancora: “In generale, pur con le dovute differenziazioni, si tratta di Paesi con un grado di sviluppo molto più basso rispetto agli altri Paesi Ue: utilizzando come criterio di giudizio la capacità di acquisto, possiamo dire che i dieci nuovi membri hanno un reddito pro capite pari al 45% di quello medio dell’Ue. Di più: su 75 milioni di nuovi europei, circa 67 milioni hanno un reddito pro capite del 70% più basso della media Ue. Sono Paesi, inoltre, che hanno un’economia di tipo agricolo (il 20% degli abitanti vi si dedica, a fronte di una media europea del 4%). Con il loro ingresso, l’Unione Europea si augura che si sviluppi un processo di sviluppo molto più alto della media Ue, come già avvenuto per Spagna, Portogallo, Grecia, ecc...”. Quali gli scenari possibili? “Difficile dirlo – precisa Niccoli –. Certamente ci sarà concorrenza, anche se questi Paesi hanno grossi disavanzi della bilancia commerciale (in pratica, importano molto più di quanto esportano), hanno livelli di inflazione elevati, hanno una situazione del mercato del lavoro particolarmente drammatica con tassi di disoccupazione molto più alti della media Ue e anche dell’Italia”.Aspetti che potrebbero far presagire importanti spostamenti migratori verso i Paesi storici dell’Ue? “Non direi – afferma Niccoli – Oggi come oggi i flussi migratori da questi Paesi non sono forti e, secondo me, non lo saranno anche in futuro. E questo perché quasi tutti i dieci Paesi hanno tassi di natalità molto bassi, simili a moltissimi Paesi Ue. Non così Romania, Bulgaria e Turchia, destinate ad entrare in un secondo momento. Ecco, in quel caso le cose cambiano ed è facile prevedere spinte migratorie importanti. Oltre ad un fortissimo tasso di natalità, per esempio, la Turchia ha 60 milioni di persone. Con una percentuale migratoria dell’1 o del 2% all’anno, ecco che troveremo 600mila, 700mila o anche un milione di turchi disposti a muoversi. Ma l’Ue si sta ‘difendendo’. E’ stato infatti stabilito un periodo di sette anni nel corso del quale i Paesi europei possono impedire o porre limiti all’ingresso di cittadini dei dieci nuovi stati”. E sul piano sociale? “Con una più facile circolazione dei lavoratori da questi nuovi Paesi, che è un processo inarrestabile, è facile prevedere una concorrenza dal basso per quelle persone che non abbiano una forte professionalità. Insomma, problemi potrebbero esserci per quella fascia di italiani che può poco. Da qui l’atteggiamento negativo, diffidente e a volte xenofobo delle fasce più basse degli italiani in questo momento. Mentre le fasce sociali più alte legano il loro sentimento di diffidenza verso gli stranieri alle questioni della sicurezza, della criminalità. Inoltre, sempre con riferimento alla concorrenza, non c’è dubbio che i nuovi lavoratori introdurranno ulteriore flessibilità. Ma impedire l’ingresso non si può, è antistorico. Ciò che serve è, invece, la creazione di condizioni compatibili, di progetti di integrazione e, ovviamente, di risorse da destinare a tali scopi”.

 

19. IMMIGRAZIONE - Meeting Internazionale delle Migrazioni. Pezzotta (Cisl): ''Il neo della legge è considerare l'immigrato solo dal punto di vista economico'' (Redattore Sociale) 1 agosto 2003 - LORETO (AN) – Un intervento politico quello del Segretario nazionale della Cisl, Savino Pezzotta, che dal Meeting Internazionale delle Migrazioni a Loreto, dove è intervenuto per il secondo anno consecutivo, ha lanciato un messaggio forte: la Bossi-Fini è da cambiare. “Il neo più grande è nell’orientamento filosofico della legge, in quanto considera l’immigrato solo dal punto di visto economico, dotato di una valigia e di un biglietto di ritorno quando non serve più”, ha detto, specificando che “la legge ha molti aspetti negativi che andrebbero cambiati”. Pezzotta auspica che il Governo possa rimettere mano alla normativa, tenendo presente anche il contributo che può venire dalle parti sociali. Le critiche più forti vanno all’impianto della legge che condanna l’immigrato alla condizione di straniero, di estraneo. Il Segretario della Cisl ha parlato di una legge “sbagliata” perché “ideologica”: “sembra nascere dal timore di chi è straniero e quindi crea consensi e rende difficile una gestione nuova”. E se l’immigrazione non si può fermare, né con le leggi né con le cannonate, una strada può trovarsi nella cooperazione, nell’investire in risorse laddove il problema dell’immigrazione attraverso guerre, fame, malattie e povertà si crea.. Secondo Pezzotta occorre una politica italiana e dell’Europa che guarda ai paesi in via di sviluppo, in particolare all’Africa. “E’ giunto il momento di trovare una soluzione alla questione africana che è sempre più una questione europea”, una convinzione che fa dire al Segretario della Cisl no ad una “Europa fortezza” e si al dovere di pensare a come determinare condizioni di pace e di sviluppo per il continente africano, dove ha detto c’è “un patrimonio umano da salvare”. Critico anche rispetto al Dpef che “non chiarisce nulla per quanto riguarda l’aspetto dell’immigrazione e dice pochissimo sulla cooperazione internazionale”. Pezzotta al termine del dibattito ha incontrato la stampa ed è tornato su alcuni dei temi già affrontati per ribadire che così come è concepita la legge impedisce l’accoglienza. “Se i tempi sono contingentati, se l’unica modalità per essere presenti in una realtà è solo quella del lavoro non è possibile creare quelle relazioni indispensabili per inserirsi ne tessuto civico. – ha detto - Così si facilitano allarmi nella nostra gente e si non si da un’opportunità a queste persone”. Su questo fronte ha dato anche qualche cifra ricordando che 400mila clandestini sono stati esclusi dalla regolarizzazione perché si è passati unicamente attraverso i datori di lavoro, a volte senza scrupoli.

 

20. IMMIGRAZIONE - Meeting Internazionale delle Migrazioni. Gulia (Acli): ''L'Italia non ha una politica lungimirante e coraggiosa sul fenomeno migratorio'' (Redattore Sociale) 1 agosto 2003 LORETO (AN) – "L’Italia non ha una politica lungimirante e coraggiosa sul fenomeno migratorio”. Lo ha dichiarato stamane, nel corso del dibattito sull’applicazione della Bossi-Fini al Meeting Internazionale delle Migrazioni di Loreto, Giuseppe Gulia del Patronato Acli. “Quest’anno di sperimentazione della Bossi-Fini ha svuotato completamente quello che è contenuto nel Testo Unico sull’immigrazione” ha spiegato Gulia che ha insistito molto sul fatto che la legge è nata senza opportunità di confronto, senza dialogo con le parti sociali. E proprio da questa considerazione è venuta la richiesta che prima che il regolamento sia varato possa riunirsi la Commissione nazionale per recepire le proposte che vengono dall’associazionismo, dal Cnel e dai sindacati, così da dare alla Bossi-Fini “un carattere più consono alla realtà”. Secondo Gulia nell’animo degli immigrati c’è la sensazione di non essere desiderati se non perché soddisfano un bisogno della collettività ed i numeri della regolarizzazione dimostrano che il mercato chiede manodopera. Eppure rispetto alla richieste del mercato, ha detto, “il decreto flussi è ridicolo” Sulla questione del decreto flussi è tornato anche Franco Valenti del Comune di Brescia secondo cui la pretesa di selezione i flussi migratori va a cozzare contro la mentalità degli imprenditori che "non fanno assunzioni virtuali”, ma vogliono vedere le persone in faccia e come lavorano. Dunque, proprio quello che doveva essere un impianto innovativo nella legge, ha commentato, si rivela una “forzatura ideologica che non risponde alla realtà”. Contraddittorio poi secondo Valenti pretendere che l’immigrato abbia una situazione lavorativa stabile e sicura quando la situazione economica generale induce alla precarietà. “L’immigrato può inserirsi solo in alcune nicchie – ha aggiunto – ed è escluso dal 40% del lavoro in Italia. Ad esempio non può adire al lavoro pubblico”. Lo scatto di qualità può avvenire sole se si abbattono le differenze, un cambiamento culturale. Aprendo il proprio intervento aveva ribadito come norme sull'immigrazione sanciscono differenze tra chi è cittadino e chi non lo è e questo è tornato a dire con più forza nel corso del discorso, sottolineando il rischio che una visione dell'altro che mette barriere crea sacche d’odio nelle generazione future. “Siamo tutti d’accordo che la dignità delle persone non è negoziabile, ma poi si creano steccati che generano atteggiamenti di discriminazione”, ha concluso.

 

21. IMMIGRAZIONE – Soldini (Cgil): ''I lavoratori immigrati nel nostro Paese sono a credito. C'è ritardo politico e culturale'' (Redattore Sociale) 1 agosto 2003 LORETO – “Se sul piano quantitativo l’allargamento dell’Ue non comporterà stravolgimenti, problemi potrebbero sorgere sul piano qualitativo, dell’impatto sul mercato del lavoro”. Ad affermarlo è stato Piero Soldini, responsabile nazionale Ufficio immigrazione della Cgil, presente a Loreto al Meeting internazionale delle migrazioni. Per qualcuno, un’Europa che fatica a tutelare i diritti e risolvere i problemi del lavoro con 15 Paesi, andrà ancora più in difficoltà quando, di Paesi aderenti, ne avrà addirittura 25! Soldini non nega tali difficoltà: “In Europa vi è una standardizzazione degli elementi giuridici e di diritto legati al lavoro, situazione che è disincronica rispetto ai nuovi Paesi aderenti. Lì, per giunta, vi sono problemi seri a cui si dovrà porre rimedio. Mi riferisco, per esempio, alla questione dello sfruttamento del lavoro minorile: in questo caso vi sarà un problema di controlli, di contrasto. Si tratta di Paesi che sono, oltretutto, sotto ogni tipo di standard. E non c’è dubbio che, come Italia, rischiamo di porci nei loro confronti in maniera già inadeguata”. Soldini precisa la portata delle sue osservazioni: “Il nostro Paese sta affrontando il problema della modernizzazione del mondo del lavoro in maniera sbagliata, puntando principalmente su una iper flessibilità dei contratti e sulla privatizzazione del collocamento. Tra l’altro, ciò si inserisce in un contesto italiano fatto del 30% di economia sommersa. Dunque, i problemi saranno nostri più che dell’Europa! C’è uno studio del Ministero delle Finanze sull’evasione delle imprese: nel 2002 è stato registrato il 98% di imprese irregolari. Con questo quadro generale, l’approccio al fenomeno migratorio diventa tragi-comico e la sua gestione appare in controtendenza”. A che si riferisce? “Per esempio al fatto che la legge Bossi-Fini è nata ed è stata elaborata pensando al lavoratore-tipo. Un lavoratore-tipo che non esiste o è marginale! Si pensi alla possibilità di ottenere il permesso di soggiorno, o di ottenere i ricongiungimenti familiari solo se si ha certi tipi di contratto. Dunque, ragioni inverse rispetto all’esistente. E questo perché bisogna tenere gli immigrati fuori dal governo del mercato del lavoro, tenendolo nella precarietà e nella clandestinità. Dati? Nel 2002, su 9 assunzioni solo uno è risultato straniero. In alcuni ambiti è superiore. Nell’edilizia, per esempio, il 12% degli addetti è straniero; tra gli ambulanti la percentuale sale al 30%. Non tocchiamo poi i dati degli stagionali in agricoltura o nei servizi! E, nonostante ciò, dei lavoratori immigrati non si vuole tener conto. C’è un ritardo culturale e politico tragico, spalmabile trasversalmente e non dovuto solo alla scarsa formazione o preparazione dei sindacati. Si pensi ad un fatto: la legge Bossi-Fini è l’unico provvedimento contro cui non c’è stata una mobilitazione generale e congiunta, Insomma, mi pare ci sia un difetto di consapevolezza”.Infine un’ultima considerazione: “Dal punto di vista dei conti sociali, gli immigrati nel nostro Paese sono a credito. Il loro lavoro incide per circa il 3,5% sul prodotto interno lordo e l’Inps incassa 4 milioni di euro dal loro lavoro. Numeri significativi”.

 

22. IMMIGRAZIONE – A padre Giulio Albanese, comboniano e fondatore di Misna, il premio del Meeting di Loreto (Redattore Sociale) 1 agosto 2003 - LORETO (AN) – E’ andato a padre Giulio Albanese, missionario comboniano, il premio del meeting internazionale di Loreto sulle migrazioni per essersi distinto “nell’opera di promozione dei valori e della cultura di pace convivenza fra i popoli”. Padre Albanese, che ha 44 anni, è il fondatore della Misna (Missionary Service News Agency) di cui è attualmente direttore responsabile. Questo premio valorizza il suo impegno ad aver portato sulla scena internazionale l’informazione di “guerre dimenticate” dando voce alle chiese del sud del mondo e a realtà politico-economiche e sociali lontane. Il premio consiste in una scultura su travertino che raffigura il volto di una giovane Maria. Tra i meriti che si è guadagnato l’onorificenza attribuita dal presidente Ciampi nel giugno scorso di grande ufficiale “per il suo impegno di religioso a servizio delle missioni”.

 

23. AFRICA - Sottosviluppo e povertà schiaccianti: nonostante una gestione più efficiente degli aiuti, l’Etiopia non riesce a risollevarsi dalla carestia (Redattore Sociale) 1 agosto 2003 - In esclusiva da AfricaNews VENTI anni fa, attraverso il concerto “Live Aid”, furono raccolti 60 milioni di dollari americani per combattere la devastante carestia che colpì l’Etiopia. Il mondo giurò di non lasciar mai più che ciò accadesse. Ma nel giugno scorso, Bob Geldof, la pop-star che è si tramutata in attivista sociale, è ritornato nel paese impoverito e sull’orlo di un altro disastro, mentre milioni di persone ancora una volta affrontano la morte per fame, e mentre l’attenzione dei grandi media è rivolta in altre direzioni. La situazione attuale è in parte da imputare ai due anni di siccità che ha interessato alcune delle più produttive regioni agricole del paese. Attualmente più di 12 milioni di persone stanno facendo fronte alla morte per fame – una su cinque della popolazione del paese che è di 65,5 milioni. Il costo degli aiuti alimentari per questa emergenza è stimato in 800 milioni di dollari americani. Sia il governo che la comunità internazionale sono consapevoli che mentre gli aiuti possono avere fallito nell’evitare la fame, essi hanno dato lezioni importanti per prevenire tragedie future. In questi due decenni, essi dicono, cambiamenti radicali sono stati fatti nell’affrontare le crisi in Etiopia – lezioni che ora evidenziano che l’aiuto alimentare continuo non è la risposta. Fin dalla terribile carestia del 1984, l’Etiopia ha continuato ad affrontare scarsità di cibo soprattutto nel 1992 e 1994 e con la siccità del 2000 quando circa 50.000 persone morirono. Paradossalmente, anche durante eccezionali raccolti abbondanti, circa 5 milioni di persone all’anno hanno dovuto affrontare la fame e dipendere da elemosine. Molti sono semplicemente così poveri da non poter comprare cibo. Infatti l’Etiopia produce più cibo che la maggior parte di paesi europei, ma con il suo reddito medio pro-capite di appena un dollaro al giorno e la depressione finanziaria del suo governo, importare altri alimenti è fuor di discussione. Inoltre, istituzioni chiave stanno ora svolgendo un ruolo nell’alleviare la situazione – qualcosa che non c’era 20 anni fa. Tra le organizzazioni e i sistemi cruciali che sono emersi, c’è la riserva alimentare e l’agenzia di sostegno del governo – l’agenzia per la prevenzione dei disastri e il pronto intervento (DPPC) - che è migliorata. Simon Mechale, a capo della DPPC, sostiene che in termini di popolazione coinvolta e di dimensioni, la siccità attuale non ha precedenti nella storia dell’Etiopia. “Quello che stiamo affrontando non è un problema straordinario – ha sottolineato – E’ l’effetto cumulativo di un problema che qui è cresciuto continuamente negli anni”. “Si tratta di un problema di sviluppo, di povertà e mancanza di potere di acquisto – ha detto - A meno che questi non siano risolti, il problema rimarrà sempre. La richiesta di sviluppo non ha avuto una risposta e la povertà non è stata sradicata”. La tempestiva risposta e consapevolezza della comunità internazionale e del governo significano che sempre meno gente morirà, finché i donatori risponderanno. Eppure finora il governo non sa quante persone potrebbero essere morte per la carestia attuale. Ma fonti accreditate nell’ambito degli aiuti umanitari ne stimano almeno 30.000. “In termini di evitare morti di massa abbiamo anche avuto successo” – continua Mechale - La comunità dei donatori ha fornito in tempo tutto ciò che poteva”. La riserva di cibo - che ora può conservare fino a 400.000 mt - svolge un ruolo vitale. Nel passato, quando la carestia raggiungeva il suo culmine, i donatori offrivano cibo che spesso impiegava molti mesi prima di arrivare in Etiopia. Ma seguendo lo schema della riserva, i donatori possono offrire cibo e poi prenderlo direttamente dalla riserva così che l’aiuto può essere immediato.  Un sistema di allarme tempestivo, a livello locale, che si alimenta di risorse nazionali, permette al governo di avere una immagine aggiornata dello stato della nazione. Un allarme fu lanciato per l’attuale carestia a metà maggio del 2002 – molto prima che esplodesse la morte per fame. Le agenzie umanitarie inoltre riconoscono l’impegno dell’attuale governo contrariamente al precedente regime militare marxista – il Derg – con a capo Mengistu Haile Mariam. Il governo, i donatori, le organizzazioni non governative lavorano insieme per l’approvvigionamento di cibo per l’Etiopia. Valutazioni continue e pluriennali stanno cominciando a sostituire l’annuale appello governativo per il cibo, fornendo un approccio al problema più stabile e a lungo termine. I donatori hanno dato il benvenuto all’“apertura e trasparenza”, che hanno avuto un ruolo vitale nell’affrontare l’emergenza attuale. Sotto il comando del Derg, che è stato destituito nel 1991, gli ufficiali nascosero la dimensione della crisi e limitarono il transito alle organizzazioni di aiuti. Quando nel 1984 il paese era nel mezzo di una guerra civile durata 17 anni, gli aiuti umanitari contro la fame erano usati come arma politica con effetti devastanti. Il governo di Mengistu mancava sia dell’incentivo sia della volontà di far fronte alla crisi, con risultati catastrofici. Il miglioramento delle relazioni tra la comunità internazionale e il Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope (EPRDF) al governo ha determinato il miglioramento dei flussi degli aiuti. Ma Paul Turnbull, capo dell’Unità di emergenza del Programma mondiale per l’alimentazione delle Nazioni Unite, che era in Etiopia durante la carestia del 1984, dice che maggiori investimenti sono ancora necessari per l’Etiopia. Egli afferma che tradizionalmente la misura dell’aiuto non ha mai incontrato la dimensione della crisi e finché sarà così, l’Etiopia continuerà a combattere. “Le risorse rese disponibili sia dal governo che dalle agenzie internazionali non erano commisurate alla dimensione del problema” – ha spiegato Turnbull - L’Etiopia sarà sempre vulnerabile alla siccità ma il punto è come far sì che la gente sia meno dipendente dalle cose colpite dalla siccità”. E il prolungato costo di questo disastro ha afflitto l’Etiopia da sempre – un problema che perfino il capo della DPPC riconosce che non si è mai stati in grado di sconfiggere. Di conseguenza, fin dalle carestie degli anni ’70 e ’80, coloro che hanno bisogno di assistenza d’emergenza sono andati aumentando fino a livelli allarmanti. Ma nonostante gli enormi progressi fatti, fino a quando questo e gli altri principali ostacoli non saranno affrontati, l’Etiopia continuerà a soffrire le enormi conseguenza della siccità. Significativamente, la popolazione nel 1984 era di 45 milioni – il tasso di crescita della popolazione attualmente supera la crescita economica o agricola. Berahanu Nega, dell’Associazione Economica Etiope, suggerisce che una crescita non parallela significa che la dimensione del patrimonio fondiario è stata ridotta della metà in 20 anni. Egli chiede: “Per quanto tempo si può mantenere l’85 per cento della popolazione in agricoltura, che richiede una tremenda quantità di terra?” E come Clive Robinson, dell’organizzazione di volontariato del Regno Unito Cristian Aid, anch’egli sottolinea: “Il problema dell’Etiopia è a lungo termine, di povertà cronica, di esaurimento delle risorse e di declino dei diritti acquisiti”.

 

24. IMMIGRAZIONE: Piatti (DS), basta con espulsioni fuori legge interrogazione a Pisanu di 20 senatori dell'Ulivo (ANSA) - MILANO, 31 LUG - Uno stop alle retate notturne finalizzate all'espulsione di massa degli extracomunitari, "eseguite senza preavviso e quindi fuori della legge Bossi-Fini, e per di più precipitosamente, di notte o alle prime luci dell'alba". E' quanto chiedono 20 senatori dell'Ulivo con un'interrogazione parlamentare al ministro dell'interno Giuseppe Pisanu, di cui è primo firmatario il senatore della Quercia Gianni Piatti. I senatori chiedono anche "se le questure abbiano ricevuto effettivamente indicazioni in tal senso dal ministero dell'Interno". L'interrogazione - spiega l'ufficio stampa del gruppo Ds-l'Ulivo al Senato - descrive quanto avviene, soprattutto in Lombardia, agli immigrati che vengono espulsi senza che sia lasciato loro il tempo di fare ricorso."In alcune province del nord, soprattutto di Lodi e Milano, ma anche in quelle del centro e del sud - si legge nel documento - le organizzazioni sindacali e le associazioni di volontariato denunciano interventi di polizia che avvengono in modo sistematico e fanno presupporre indicazioni e direttive di vera e propria pianificazione tese ad espellere tutti gli immigrati a cui, in prima istanza, è stato negato il permesso di soggiorno. I sindacati milanesi hanno denunciato l'esistenza di una circolare ministeriale nella quale si sollecitano le questure a predisporre piani di rimpatrio per colmare lo scarto tra i nullaosta negati e le effettive espulsioni, senza dare agli immigrati il tempo di fare ricorso e senza informare anche i datori di lavoro, sottoscrittori delle domande di legalizzazione". Lo straniero a cui è stato negato il permesso di soggiorno - sostengono i parlamentari dell'Ulivo - ha 15 giorni per lasciare l'Italia in modo volontario e può fare ricorso, mentre se viene rimpatriato in modo coatto non potrà tornare prima dei 10 anni.(ANSA).

 

25. IMMIGRAZIONE - Progetto pilota di formazione per 15 badanti rumene che assisteranno disabili o anziani (Redattore Sociale) 31 luglio 2003 -PIOVE DI SACCO (PD). - E’ stato presentato oggi a nella sede dell’Ulss di Piove di Sacco (Pd), un progetto pilota della Regione Veneto - Assessorato ai flussi migratori e alla sicurezza che, con la collaborazione dell’azienda sanitaria locale, mira alla formazione di quindici donne immigrate provenienti dalla Romania, che assisteranno a domicilio altrettante persone disabili o anziani non autosufficienti. Alle famiglie che accoglieranno queste assistenti familiari con un regolare contratto di lavoro l’Ulss concederà un contributo economico di 188 euro mensili per la durata di sei mesi.. Il progetto fa parte del programma 2001 di iniziative e di interventi in materia di immigrazione e che è stato finanziato con oltre 103 mila euro In questi giorni, tramite la diffusione di un avviso pubblico, si stanno selezionando le famiglie ospitanti. Le famiglie interessate possono ritirare le domande entro il 18 agosto 2003 nei distretti sociosanitari dei comuni di residenza. Le domande saranno valutate dall’Ulss 14 secondo i criteri di composizione del nucleo familiare, della situazione abitativa, della condizione economica, della fruizione di altri servizi socioassistenziali. La formazione di queste persone che hanno età compresa tra i 30 e i 50 anni ed arriveranno in settembre è stata fatta in parte dalle suore Orsoline di Constanza in Romania; si concluderà poi in loco per gli aspetti relativi alle norme igienico-sanitarie, alle attività domestiche, alle tecniche per l’uso di ausili, e per sostenere in modo adeguato la persona disabile o l’anziano nei suoi bisogni assistenziali. L’attività di formazione è gestita in collaborazione con la società convenzionata “Triveneto Network”. L’Ulss 14 provvederà anche a definire con l’ufficio provinciale del lavoro e la questura gli iter i tempi per le procedure di regolarizzazione secondo quanto previsto dalla legge Bossi-Fini. Il progetto ha ricordato l’Assessore regionale Zanon “si avvia in fase sperimentale nel territorio dell’Ulss 14 ma che potrà essere assunto in futuro su tutto il territorio regionale costituendo un modello d’intervento innovativo. Le famiglie - ha continuato - potranno contare su persone già formate, referenziate e in qualche modo ‘garantite’ dall’Ulss locale, e saranno inoltre liberate dagli aspetti più fastidiosi dell’iter burocratico di regolarizzazione e assunzione”. “Anche questo particolare tipo di immigrazione - ha detto - va governato, va selezionato e preparato perché le nostre famiglie chiedono assistenza ma qualificata, chiedono sicurezza e affidabilità delle persone straniere che si portano a casa”. La Regione Veneto e la Regione Lombardia saranno le prime Regioni, a poter realizzare azioni formative in loco (Tunisia, Romania, America Latina) con diritto a poter inserire le persone formate nelle quote d’immigrazione previste dal Ministero

 

26. COOPERAZIONE - La Provincia di Lodi inaugura un sito tematico: un bando da 51mila euro per le associazioni (Redattore Sociale) 31 luglio 2003 MILANO - "La dimensione dei rapporti internazionali è importante anche nelle strategie della Provincia di Lodi, e non solo a livello regionale o nazionale".Con queste parole il presidente della Provincia Lorenzo Guerini ha presentato la nuova sezione dedicata alla cooperazione internazionale realizzata all'interno del sito web della provincia, all'interno della quale è stato pubblicato un bando di concorso da 51mila euro destinato a finanziare le iniziative di solidarietà delle associazioni lodigiane. Guerini descrive il volontariato lodigiano come una realtà composta da "uomini e donne molto volenterosi, ma spesso privi dei mezzi indispensabili per poter concretizzare progetti ed aiuti".Per questa ragione Guerini rivendica come una "scelta precisa e irrinunciabile della sua amministrazione" il contributo economico alle associazione lodigiane "che operano nell'ambito della Cooperazione Internazionale, dello sviluppo e della pace nel mondo". Già a partire dal 1996 la Provincia di Lodi aveva istituito un capitolo di spesa per il finanziamento di progetti di cooperazione internazionale allo sviluppo promossi ed attuati dai diversi soggetti del territorio, e i 51mila euro di quest'ultimo bando, che scade il 30 settembre prossimo, verranno ripartiti tra i soggetti richiedenti per un massimo di 8.000 euro ciascuno.Sul nuovo sito della provincia, oltre al testo integrale del bando di finanziamento, è presente un elenco delle associazioni lodigiane che operano nel settore della cooperazione internazionale, una serie di riferimenti legislativi per il settore del volontariato, e i dati relativi all'attività della Provincia su queste tematiche, relativi al periodo 1996/2002. La Provincia di Lodi, inoltre, ha aderito al "Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace", che il prossimo ottobre ha organizzato a Perugia l'"assemblea dell'Onu dei popoli" e la tradizionale marcia della pace Perugia-Assisi, che si svolge con cadenza biennale.

 

La rassegna stampa può essere consultata anche sul sito www.immagineimmigratitalia.it - (Sito Web realizzato nell'ambito del Progetto "Immagine degli immigrati in Italia tra media, Società civile e mondo del Lavoro")