Rassegna Stampa

 

dal 6 all’11 agosto 2003

 

1. IMMIGRATI: Viminale, -40% clandestini sbarcati nel 2003 ''-97% in Puglia, -90% in Calabria, -13% in Sicilia'' (AdnKronos)

2. CLANDESTINI: iniziato trasferimento ultimi sbarcati a Lampedusa (AGI)

3. IMMIGRATI: Tremaglia, barbaro il paese che non da' accoglienza ''Inaccettabili parole di Bossi su cannonate, giustamente zittito'' (Adnkronos)

4. Enrico Pugliese "l'immigrazione, un fenomeno al plurale" (AGI)

5. TAVOLA ROTONDA: il nuovo dialogo parte dalla conoscenza (AGI)

6. "La fierezza e l'orgoglio delle donne Bantu" (AGI)

7. IMMIGRATI E MEDIA ITALIANI: troppa superficialità, solo cronaca nera (AGI)

8. IMMIGRATI: Roma-Benvenuti (AN), subito una consulta unitaria  (Adnkronos)

9. PROSTITUZIONE – A San Benedetto del Tronto un convegno nazionale per parlare di ''ipotesi per nuove politiche'' (Redattore Sociale)

10. PROSTITUZIONE – On the Road giudica positivamente la nuova legge contro la tratta: ''Superate antiche figure e obsolete disposizioni normative'' (Redattore Sociale)

11. Discusso dalla XII Assemblea dei Presidenti Agimi l'inserimento degli albanesi nella società italiana e nella comunità ecclesiale Mons. Petris: l'impegno socio-pastorale della Migrantes per la collettività albanese in Italia (Inform)

12. CHIESA (1) - Albanesi cattolici in Italia. Mons. Petris (direttore Migrantes):''Occorre ridimensionare la reciproca lontananza. (Redattore sociale)

13. CHIESA (2) – Gli adulti battezzati sono più stranieri che italiani: tra i gruppi etnici spicca quello degli albanesi. (Redattore Sociale)

14. IMMIGRATI: Veneto, 61.300 domande, finora 28.800 permessi. (agi)

15. Un corso per badanti. (Dicomunità)

16. IMMIGRAZIONE – Straniero muore a Napoli dopo il 'raid' dei carabinieri. Centinaia di firme per conoscere la verità (Redattore Sociale)

17. IMMIGRAZIONE – Un rapporto dell'Osservatorio sui Balcani rivela la forte relazione fra traffico di persone e immigrazione. (Redattore sociale)

18. PROSTITUZIONE – Centaro (Commissione antimafia): ''Tratta, legge pilota in Europa. Nel semestre italiano potrebbe essere esportata come modello normativo'' (Redattore Sociale)

19. INTEGRAZIONE: la giunta regionale del Friuli estende assegni di maternità agli immigrati (Stranieri in Italia)

20. REGIONI: guerra, Giunta Illy minaccia valori e società FVG battaglia politica della Lega su assegni maternità a immigrati. (Ansa)

21. Insegnare italiano ai bambini stranieri: intervista con Rosetta Maturi. (Migranews.net)

 

1. IMMIGRATI: Viminale, -40% clandestini sbarcati nel 2003 ''-97% in Puglia, -90% in Calabria, -13% in Sicilia'' (AdnKronos) Roma, 11 ago.- Crolla del -40% tra gennaio e agosto 2003 il numero degli immigrati clandestini sbarcati sulle coste italiane, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Secondo i dati diffusi dal Viminale, dal primo gennaio al 10 agosto di quest'anno, sono approdati sulle coste italiane ''8.881 clandestini (-40% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno). Di questi -prosegue il Viminale 81 sono gli extracomunitari sbarcati in Puglia (con una flessione del 97% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente) e 177 in Calabria (-90%). In Sicilia sono sbarcati 8.623 clandestini, il 13% circa in meno rispetto ai 9.940 dell'anno scorso.

 

2. CLANDESTINI: iniziato trasferimento ultimi sbarcati a Lampedusa (AGI) Agrigento, 11 ago. - Avviato questa mattina il trasferimento presso altre strutture dei migranti sbarcati nel fine settimana a Lampedusa, dove il centro di accoglienza e' saturo. Ottantotto persone, in maggioranza nordafricane ma provenienti anche dalla Liberia, sono state imbarcate su un'unita' della Marina Militari che si e' diretta a Porto Empedocle. Nel centro lampedusano restano 164 immigrati, quasi tutto eritrei ed etiopi, a parte i 20 somali e 5 cingalesi che sono approdati ieri sera, e restano finora gli ultimi arrivati. A Lampedusa, intanto, tutto e' pronto per l'inizio dei lavori di costruzione di un un nuovo centro di accoglienza, capace di alloggiare fino a 400 persone, piu' del doppio dei 190 posti offerti dall'attuale struttura, gestita dalla confraternita Misericordia. Il cantiere del nuovo centro, a Poggio Monaco, potrebbe essere aperto mercoledi' o al piou' tardi la prossima settimana. (AGI)

 

3. IMMIGRATI: Tremaglia, barbaro il paese che non da' accoglienza ''inaccettabili parole di Bossi su cannonate, giustamente zittito'' (Adnkronos), Roma, 10 ago. - ''L'accoglienza e' un fatto di umanita' e civilta' e un Paese che non da' accoglienza e' un Paese barbaro''. A pensarla cosi' e' il ministro per gli italiani all'Estero, Mirko Tremaglia, che in un'intervista a 'l'Unita'' in occasione dell' anniversario della tragedia di Marcinelle, definisce ''inaccettabili'' le parole sulle cannonate alle navi di clandestini espresse da Bossi che ''per fortuna e' stato giustamente zittito''.

 

4. Enrico Pugliese "l'immigrazione, un fenomeno al plurale" (AGI) - Loreto, 9 ago. - "L'immigrazione, un fenomeno al plurale".Il sociologo Enrico Pugliese interviene, cosi, ai lavori del Meeting parlando soprattutto di "geografia dell'immigrazione". Oltre alla globalizzazione, e' stata l'Africa l'altra grande protagonista di questa sesta edizione del Meeting di Loreto. La terza giornata portava appunto il titolo: "Africa chi-ama Europa". Geografia e storia delle problematiche del continente nero, con particolare attenzione alla complessa situazione demografica, politica, culturale economica e sociale. Enrico Pugliese, durante la tavola rotonda ha fatto chiarezza su alcuni punti fondamentali della questione emigrazione. "I flussi migratori -spiega nel suo intervento il Sociologo-, provengono principalmente da tre macro aree: quella Magrebina, l'area del Corno d'Africa e dal Senegal". La comunita' marocchina, infatti, rappresenta la maggior percentuale dell'immigrazione africana."Guardando la situazione dei migranti di Paesi quali la Somalia, Etiopia e in parte l'Eritrea, va rilevato la massiccia presenza di donne. Un'emigrazione, possiamo definire quella del Corno d'Africa, prevalentemente a carattere femminile". D'altra parte c'e' un profondo legame storico che lega l'Italia a questi Territori. Un legame "che - prosegue - affonda le radici nel triste ricordo, ormai lontano, del periodo coloniale del nostro Paese". "L'Europa -continua Pugliese nel suo intervento-, deve spogliarsi della sindrome malsana dell'invasione, ma e' ora che si assuma le sue responsabilita'". Altro aspetto da non sottovalutare, riguarda l'instabilita' politica dei Paesi africani, una delle principali cause della crescita dei flussi migratori. Difatti, oltre ai migranti spinti dal bisogno di un lavoro, esiste un numero consistente di rifugiati politici, costretti a fuggire dal loro Paese di origine, perche' perseguitati, per non parlare delle migliaia di profughi provocati dai tanti conflitti che insanguinano l'Africa. "L'immigrazione africana -conclude Enrico Pugliese- parla le tante voci dei popoli provenienti dai paesi di origine. Una pluralita' di culture , storie, tradizioni che giungono nel nostro paese. Un continente che necessita' di una particolare sensibilita', al centro di un paradosso che lo vede stretto in una morsa di emigrazione non solo verso altri continenti, ma, a causa di una grave instabilita', politica economica e sociale interna, vede crescere anche una forte mobilita' interna" . (AGI) Sev/Sep/Van

 

5. TAVOLA ROTONDA: il nuovo dialogo parte dalla conoscenza (AGI) - Loreto (Ancona), 9 ago. - Ogni immigrato che arriva in un nuovo paese porta con se' il suo bagaglio di cultura, storia, tradizione e religione. Per affrontare in modo completo il fenomeno dell'immigrazione, dunque, e' fondamentale prendere in considerazione anche l'aspetto del dialogo interreligioso. Il Meeting Internazionale di Loreto ha dedicato a questo tema, nell'ultima giornata, una tavola rotonda dal titolo "Quale volto di Dio per una cultura del dialogo interreligioso". "Per il momento possiamo parlare di preliminari di dialogo interreligoso - ha detto Padre Beniamino Rossi, Superiore dei Misionari Scalabriniani d'Europa - perche' siamo solo all'inizio. C'e' un gap serio di matrice storica da colmare: fino a poco tempo fa, ogni religione cercava di esaltare se stessa, contrapporsi alle altre e dimostrare che erano sbagliate". Cosa che, seppure con modalita' differenti e tratti meno marcati, continua a verificarsi anche oggi, soprattutto nei confronti della religione musulmana, con la quale il dialogo e' stato sempre bloccato da guerre e paure reciproche. Senza contare i pregiudizi che continuano a bendarci gli occhi e a farci credere che "il fondamentalismo - ha continuato Padre Rossi - sia solo musulmano, quando invece molti movimenti cattolici e cristiani sono proprio un tentativo di integralismo" La societa' in cui viviamo oggi, poi, non aiuta per niente a sviluppare un'apertura che possa dare inizio ad un dialogo davvero costruttivo, perche' "interpella tutte le religioni e il problema e' come parlare di Dio in questo mondo che mette in crisi moltissime delle nostre sicurezze religiose. E' una sfida di fronte alla quale una delle reazioni piu' naturali e' la rassegnazione". Non sembrano, insomma, esserci le premesse necessarie per far pensare ad un'imminente apertura al confronto tra religioni - e religiosi - diversi, almeno fino a che "anziche' costringere a dialogare due "soggetti" completamente diversi, non li lasciamo raccontare la loro storia e scopriamo che hanno molti punti di contatto". Questa e' la teoria che ha esposto l'altro relatore della tavola rotonda, il Prof. David Meghnagi, dell'Universita' Roma3, secondo il quale potrebbe essere un approccio innovativo ad un problema di difficile risoluzione. "Raccontami la tua storia", potremmo chiamarla cosi' questo metodo, - ha continuato Meghnagi - e' il modo piu' facile per comprendere i problemi e le diversita' di altre realta', sia individuali che collettive". L'intervento di Meghnagi e' continuato poi con un'analisi dei processi storici e religiosi che nei secoli hanno interessato la comunita' ebraica, per finire, poi, con una considerazione anche sul mondo arabo. "I musulmani - ha detto - vivono l'angoscia di una grandezza che per secoli hanno avuto e che ora non riescono a recuperare; per questo hanno una percezione del presente come decadenza, rovina". Un concetto, questo, condiviso anche dal Prof. Adel Jabbar, iracheno, docente all'Universita' di Venezia, che ha voluto far conoscere alcuni aspetti del mondo musulmano dalla voce di chi, questo mondo appunto , lo conosce bene. "Un nuovo dialogo interreligioso - ha affermato - deve partire dalla conoscenza del profilo reale dei soggetti con cui si viene a contatto. I musulmani, oggi, sono letti in base a testi che risalgono a secoli fa e che alimentano la convinzione che abbiano certe caratteristiche immutabili". I musulmani con cui veniamo a contatto in Italia, ha continuato nel suo intervento, sono quelli immigrati alla ricerca di un'emancipazione sociale che non riescono a raggiungere nel proprio paese e che, molte volte, non ottengono neanche nella nuova patria. Anche se oggi parlare di paese di provenienza e di destinazione non e' piu' molto corretto. "Il concettosi migrazione - ha concluso Jabbar - e' molto cambiato, non c'e' piu' luogo di partenza e di arrivo, ma "spazi migratori" dove costruire "comunita' combinatorie"". E a conclusione dei lavori e' stata avanzata una proposta concreta per fare davvero un passo avanti in materia di dialogo interreligioso: creare una sorta di "Carta dei diritti" universale, in cui indicare le regole, i principi e i valori che stanno alla base di una cultura del rispetto e del confronto. Un "decalogo, pero', che sia sottoscritto non solo dagli uomini di cultura, ma soprattutto da quelli appartenenti al mondo religioso, di qualsiasi credo. (AGI) Sev

 

6. "La fierezza e l'orgoglio delle donne Bantu" (AGI)- Loreto, 9 ago. -Al continente nero e' stata dedicata un'intera giornata del meeting di Loreto. Eugenio Melandri dell'associazione "Chiama l'Africa" ha esordito usando la tribuna del Meeting per lanciare un appello alla moratoria delle armi leggere. I conflitti che insanguinano il continente devono cessare. La loro responsabilita' ricade sui signori della guerra e sulle multinazionali delle armi. Ma e' toccato a Catherine Ori' Iheme dell'Associazione Culturale Arancia Donne Subsahariane far sentire la voce della societa' africana. Catherine e' nigeriana, ha sposato un medico italiano, impegnato nella solidarieta' nazionale, e vive in Italia dal 1971, ma continua a tessere la tela della solidarieta' e dell'impegno a fianco delle donne africane. E' venuta al Meeting per raccontare la fierezza e l'orgoglio delle donne bantu e il loro ruolo nella societa' nigeriana e nell'Africa subsahariana. "Rispetto agli altri paesi africani le donne nigeriane e della zona subsahriana hanno un ruolo attivo fatto di una rete solidale che le rende sempre piu' protagoniste". In particolare nelle zone rurali l'attivita' di microcredito da a loro un ruolo preminente. Catherine ci racconta un' esperienza che puo' rendere l'idea della forza e della determinazione che anima la sua gente. Nella sua comunita' d'origine, Acha, da qualche tempo si organizzano le scuole per adulti. La sua mamma ottantenne, recentemente scomparsa, tra la sorpresa del paese, venuta a conoscenza dell'iniziativa, era stata la prima a dare l'esempio! Su una realta' di alcune migliaia di persone, ben duecento hanno iniziato a seguire i corsi. Questo progetto ha portato ad un gemellaggio con la scuola di una piccola localita' marchigiana, Montignano, da dove periodicamente viene inviato materiale didattico per i nuovi studenti di Acha. Catherine Hieme e' anche responsabile dell'Associazione Culturale "Arancia Donne Subsahariane", punto di riferimento per le nigeriane che vivono in Italia."Le arance - ci dice - sono per noi un simbolo di vita". (AGI)

 

7. Immigrati e media italiani: troppa superficialità, solo cronaca nera (AGI) Loreto, 9 ago. - Una tavola rotonda dedicata al rapporto tra mass media e immigrazione si e' tenuta al meeting di Loreto. Ogni relatore ha lanciato le proprie provocazioni, ma anche espresso proposte, idee e soprattutto disappunto per la maniera in cui l'immigrazione viene trattata dai maggiori organi di informazione. Ad aprire il dibattito il giornalista del TG1 Paolo Di Giannantonio: "sull'immigrazione si e' arrivati ad un tale livello di retorica che e' diventato estremamente difficile parlarne in maniera vera. La questione, invece, presenta numerosi problemi. Per esempio, ci domandiamo come viene vista la questione dai nostri concittadini che vivono nelle grande periferie urbane e si scontrano quotidianamente con gli aspetti peggiori del fenomeno? Chiunque governa in Italia ha bisogno di dire che ha trovato la soluzione al problema -continua il giornalista- perche' il tema dell'immigrazione porta voti ed e' divenuto talmente delicato che si preferisce non affrontarlo.". L'intervento si chiude con una provocazione: "con tutti i nuovi canali televisivi che nasceranno nel prossimo futuro, non potrebbe essercene uno sull'immigrazione che diventi un veicolo di informazione e di confronto?". Alla domanda risponde Padre Giulio Albanese, Direttore dell'agenzia MISNA: "non credo che serva un canale nuovo sugli immigrati, credo piuttosto che sia necessario cambiare le teste degli attuali Direttori di testata. Non sono soddisfatto del sistema informativo italiano, il nostro giornalismo e' molto provinciale, altro che globalizzato. Lo spazio riservato ai fatti esteri, per esempio, e' veramente esiguo, mentre quello dedicato alla cronaca nera e' enorme". Il ragionamento si fonda su una convinzione ben precisa: "la gente ha fame di informazione vera, la vita degli immigrati e le notizie dai loro Paesi interessano anche tantissimi nostri concittadini". Dall'esperienza giornalistica italiana si passa a quella straniera con l'intervento di Philip Kreisselmeier, corrispondente in Italia della Radio tedesca. Una denuncia sulle difficolta' incontrate dai giornalisti nel trattare ed approfondire il tema dell'immigrazione. "Nei miei servizi spesso riesco ad affrontare solo fatti di cronaca spettacolari. Mi vergogno nel dire che il piu' delle volte tutto viene trattato in maniera molto superficiale, comprese le tematiche migratorie". Presente anche Riccardo Bagnato di "Vita, non profit magazine". Quale mass media per un fenomeno di massa come l'immigrazione? Questa la domanda posta dal giornalista. "Ci sono molti organi di informazione che trattano la questione, ma il pericolo e' che siano rilegati in ambiti sempre piu' ristretti, fino ad essere ghettizzati". Parlando di una ricerca condotta dall'universita' di Verona, Bagnato ha affermato che: "risulta che l'immigrazione viene trattata quasi esclusivamente nei suoi aspetti di clandestinita' ed illegalita', mentre il 68% dei dispacci riguardano la cronaca nera". (AGI)

 

8. IMMIGRATI: Roma-Benvenuti (AN), subito una consulta unitaria - (Adnkronos) Roma, 8 ago. - ''Aprire subito un tavolo permanente tra Provincia, Comune di Roma e le varie etnie, per istituire una Consulta unitaria degli extracomunitari del territorio romano e dell'hinterland''. E' quanto propone il capogruppo di An alla Provincia di Roma, Piergiorgio Benvenuti.

 

9. PROSTITUZIONE – A San Benedetto del Tronto un convegno nazionale per parlare di ''ipotesi per nuove politiche'' (Redattore Sociale), 8 agosto 2003 SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP) – “Oltre le Terre di Mezzo. Ipotesi per nuove politiche sulla prostituzione” è il titolo del convegno nazionale in programma lunedì 22 e martedì 23 settembre a San Benedetto del Tronto (Hotel Calabresi). Obiettivo del convegno, organizzato dall’associazione On the Road e dall’assessorato alle Politiche Sociali della Regione Marche, è mettere a confronto punti di vista diversi per un'analisi differenziata dei vari nodi che rendono problematica la questione della prostituzione. Il tutto al fine di una analisi critica di possibili opzioni ed ipotesi di leggi e politiche in materia di prostituzione. Etica e pragmatica, politiche sociali e urbanistica, diritti e responsabilità di molteplici soggetti (le persone che volontariamente, o in misura più o meno condizionata, o in maniera forzata si prostituiscono, la cittadinanza delle comunità locali, i clienti, e le agenzie istituzionali e civili dei territori): tutto ciò sarà oggetto di discussione nel corso di una ‘due giorni’ caratterizzata dalla presenza du numerose personalità, anche politiche. Tra i presenti del lunedì, il filosofo Massimo Cacciari, protagonista con “Considerazioni attuali/inattuali sulla prostituzione” (ore 10.30) e Bruno Brattoli, Capo dipartimento Pari Opportunità e presidente della Commissione Interministeriale art.18. Interessanti i quattro gruppi di lavoro. Al primo (“Norme sensate… sulla prostituzione”) parteciperanno, tra gli altri, Carla Corso del Comitato diritti civili delle prostitute, don Perego della Caritas Italiana e i parlamentari Luana Zanella (Verdi), Giancarlo Pittelli (Fi), Nuccio Carrara o Giulio Conti (An). Al secondo gruppo (“Le politiche sulla prostituzione tra etica, diritti/responsabilità e pragmatica”) parteciperanno tra gli altri Pia Covre del Comitato per i diritti delle prostitute, nonché i parlamentari Maria Burani Procaccini (Fi), Elettra Deiana (Rc), Patrizia Toia (Margherita); al terzo gruppo (“Strategie di welfare comunitario e impatto spaziale della prostituzione sulla città: ipotesi di lavoro”) parteciperanno Rosi Bindi (Margherita), Teodoro Buontempo (An), Franco Grillini (Ds) e Carolina Lussana (Lega). Infine, al quarto gruppo di lavoro (“L’intervento sociale come promozione e tutela dei diritti, tra prostituzione scelta, condizionata, forzata”), ecco la presenza di Tiziana Zannini, coordinatrice Segreteria Tecnica Commissione Interministeriale per la tratta, Mauro Valeri del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nonché membro Commissione Interministeriale art.18 e i parlamentari Luca Volonté (UDC), Maura Cossutta (Comunisti italiani) e Maria Elisabetta Alberti Casellati (Fi). Il giorno successivo (martedì 23 settembre), alle 10.15, tavola rotonda su “Disegniamo i nuovi scenari sulla prostituzione (tra etica, regolazione sociale, tutela della comunità, convivenza… e libertà). Parteciperanno: Marcello Secchiaroli (assessore Politiche Sociali Regione Marche), Gianluca Borghi (assessore Politiche Sociali Regione Emilia-Romagna), Lucio Babolin (presidente Cnca), Carla Corso (Comitato Diritti Civili delle Prostitute). Successivamente (ore 12), confronto tra Stefania Prestigiacomo (Ministro per le Pari Opportunità), Livia Turco (parlamentare DS), Maria Grazia Sestini (sottosegretario Ministero del Welfare), Anna Finocchiaro (parlamentare DS), Piero Luigi Vigna (Procuratore Nazionale Antimafia). Le conclusioni del convegno saranno di don Luigi Ciotti del Gruppo Abele.

 

10. PROSTITUZIONE – On the Road giudica positivamente la nuova legge contro la tratta: ''Superate antiche figure e obsolete disposizioni normative'' (Redattore Sociale) 8 agosto 2003 ROMA – Da Marco Bufo e Salvatore Facile, responsabili dell'associazione On the Road, prime considerazioni sulla nuova legge sulla tratta, recentemente approvata. “Il Parlamento – affermano i due in una nota - ha definitivamente approvato la nuova normativa tesa a combattere il crescente fenomeno del traffico internazionale di persone, strumentale alle varie forme di sfruttamento sempre più consistenti nei paesi appartenenti alle c.d. aeree ricche del mondo. Sono state, anzitutto, modificate le obsolete disposizioni del codice penale, con la integrale sostituzione degli articoli 600-602 e dunque con la riformulazione dei reati di “Riduzione in schiavitù” e di “Tratta di persone”. Sicuramente apprezzabile è l’opera del legislatore relativamente alla scelta di descrivere il reato in senso ampio, non limitato alla tratta di donne a scopo prostituzionale. Tale scelta appare rispettosa delle indicazioni date dalla Convenzione ONU sul trafficking, firmata a Palermo nel 2000. L'intento, perseguito anche dalle Nazioni Unite, è quello di superare la radicata abitudine di immedesimare il traffico di esseri umani con lo sfruttamento internazionale della prostituzione; però è anche vero che il legislatore ha prestato attenzione a quest’ultimo fenomeno, stabilendo una pena molto più grave in questi casi”. E continuano: “Nella nuova formulazione dei reati, sono state utilizzate espressioni linguistiche molto ampie: così, nel descrivere lo stato di “assoggettamento”, su cui si basa tutta la nuova legge, si è fatto riferimento ad una “inferiorità fisica e psichica” e ad una “situazione di necessità”. A ciò si aggiunga come nella nuova figura di reato sia stata prevista esplicitamente la punizione di colui il quale riesce ad assoggettare una persona promettendo o consegnando del denaro. In definitiva, la nuova legge prevede la punibilità di tutti quei casi in cui la vittima si trova in una situazione di soggezione psicologica determinata da un forte stato di bisogno economico o da una marcata assimetria culturale (che attribuisce alla controparte un rilevante potere di soggezione) e non più, esclusivamente, le antiche figure di riduzione in schiavitù e di tratta delle donne. Allo stesso modo, la nuova normativa appare condivisibile per la ampia nozione di traffico, non più affidata alla ambigua formula della “tratta”, ma specificata nelle variegate forme della commercializzazione degli esseri umani al fine del loro “sfruttamento”. In particolare, quest’ultimo concetto, nonostante la sua apparente vaghezza, assume un significato pregnante in quanto evocato dopo la menzione delle prestazioni di tipo lavorativo, sessuale e di accattonaggio. Così, potrà essere punito anche lo sfruttamento di altro tipo che non è lavorativo, né sessuale e nemmeno accattonaggio. Inoltre, opportunamente, la nuova normativa punisce non solo il trafficking internazionale, ma anche quello che si svolge all’interno del territorio nazionale e che può avere come vittime anche persone italiane. Altrettanto apprezzabili sono le numerose norme che creano un parallelismo tra i reati di trafficking e quelli di stampo mafioso: si ampliano i poteri investigativi della polizia giudiziaria, si allungano i tempi massimi per le indagini preliminari e si danno maggiori poteri di confisca dei beni degli imputati. Molto interessante è anche l’estensione della legge sulla protezione dei collaboratori di giustizia, che consente di proteggere sia gli indagati che favoriscono le indagini delle forze dell’ordine sia le vittime (e i loro familiari) in pericolo di vita”. “Da un punto di vista economico – continuano -, è stato creato un Fondo apposito per le vittime, nel quale si riversano i finanziamenti destinati all’attuazione dell’articolo 18 del T.U. sull’immigrazione e i proventi delle confische a carico degli imputati. Tuttavia non vi è stato l’incremento specifico del fondo destinato all’art. 18, così come da tempo e con forza auspicato dagli enti no profit e pubblici impegnati nel settore. Questo fatto, per quanto un incremento potrà essere generato dalle confische, appare inspiegabile e come una contraddizione in termini della legge, considerando che la maggior parte delle vittime dei reati in oggetto sono persone (in particolare donne) immigrate. Il legislatore, d’altra parte, ha istituito un nuovo ed autonomo programma di primo sostegno delle vittime; però i finanziamenti sono stati dimezzati rispetto all’ipotesi prevista nella prima versione legislativa e, in più, il programma potrà partire solo dopo l’emanazione di un regolamento del Governo: a tal proposito, si auspica, da una parte, che ciò avvenga in tempi rapidi e, dall’altra, che si presti attenzione alle modalità di erogazione dei fondi, in modo da non trascurare la fondamentale esperienza maturata in questo campo da associazioni no-profit e da enti istituzionali operanti nei progetti ex art.18. Un’ultima annotazione, il legislatore, così come richiesto dagli operatori, ha introdotto alcune forme di cooperazione internazionale nonché una specifica formazione professionale. Tuttavia, non sono stati né definiti i modi e i tempi di una tale cooperazione, né stanziati appositi fondi, rischiando in tal modo di vanificare una intelligente iniziativa di cui tutti avvertono l’urgenza”.

 

11. Discusso dalla XII Assemblea dei Presidenti Agimi l'inserimento degli albanesi nella società italiana e nella comunità ecclesiale Mons. Petris: l'impegno socio-pastorale della Migrantes per la collettività albanese in Italia (Inform) - 8 agosto 2003 RAVENNA - Si è svolta a Ravenna la XII Assemblea dei Presidenti Agimi-Italia. Una struttura associativa senza scopo di lucro, volta al rilancio ed al consolidamento dei rapporti tra l'Italia e l'Albania attraverso l'attivazione di fattivi progetti culturali, spirituali ed materiali , che è nata Otranto, ai tempi dei grandi sbarchi di massa degli albanesi, nel lontano 1991. Nel maggio di quell'anno venne infatti formulato lo statuto del "Centro Albanese di Terra d'Otranto" che prese il significativo nome di "Agimi". Un termine albanese che il italiano significa "alba". Oggi numerose sezioni dell'associazione sono presenti in Italia, a San Marino e in Albania.

L'incontro, dal titolo " Con e per gli albanesi per un inserimento attivo nella società e nella Chiesa", è stato in primo luogo caratterizzato dall'intervento del Presidente Agimi, Mons. Giuseppe Colavero che, dopo aver ricordato l'importante riconoscimento giuridico ottenuto dalla sezione Agimi in Albania e la recente nascita di un nuovo centro a Faenza, ha sottolineato la necessità di superare il temine integrazione, una parola che troppe volte nel mondo dell'immigrazione diviene sinonimo di assimilazione culturale, e di sostituirlo con il termine inserimento. Una parola che invece aprirebbe la strada alla seconda fase dell'immigrazione e cioè alla positiva contaminazione tra culture, civiltà e religioni diverse. Una realtà inarrestabile e di portata mondiale, quella migratoria, che, per Mons.. Colavero, rappresenta un fattore di arricchimento multiculturale e va affrontata nel segno del rispetto reciproco. " Le migrazioni dei popoli - ha continuato il Presidente Agimi ricordando il difficile percorso dell'associazione che è passata dall'esperienza del maxicentro di accoglienza a forme di integrazioni territoriali e familiari - sono innanzitutto un problema culturale. Non le si può impedire con la forza, la violenza, il pregiudizio, l'emarginazione e il razzismo, ma le si può valorizzare con l'accoglienza, il dialogo e la speranza…. Noi dobbiamo metterci in cammino e migrare in senso politico, culturale, sociale e religioso, se non vogliamo rimanere esclusi dalla storia e lontani da Dio che cammina con il suo popolo". Da segnalare inoltre anche il dettagliato intervento del rappresentante della Caritas Franco Bentivogli che ha illustrato alcuni dati sulla complessa realtà della collettività albanese in Italia. Italia del 10,2%. La maggioranza degli albanesi ha ottenuto il permesso di soggiorno sia per motivi occupazionali, il 59,6% sono lavoratori dipendenti, sia per ricongiungimento familiare (30%) e l'affidamento dei minori non accompagnati. Una cospicua forza lavoro, molto spesso sposata e con famiglia a carico, che viene prevalentemente utilizzata, oltre che nel contesto agroalimentare, nei settori dell'edilizia, della meccanica, delle pulizie e dei lavori stagionali. Da segnalare inoltre il cospicuo numero di albanesi, pari al 16% dei detenuti stranieri, che sono trattenuti nelle carceri italiane. Un significativo tasso di devianza e criminalità, a cui però fa riscontro un positivo radicamento degli albanesi regolari nella società italiana, che ha sicuramente favorito la penetrazione di stereotipi negativi in vari strati della società italiana.

Un problema di immagine, quello della comunità albanese, che è stato ribadito anche dal Direttore Generale della Fondazione Migrantes, Mons. Luigi Petris che, nel corso dell'incontro, ha presentato una dettagliata relazione dal titolo "Impegno socio- pastorale della Migrantes per gli albanesi in Italia". Dopo aver ricordato i nuovi dati della regolarizzazione che potrebbero portare la comunità albanese a superare nel 2003 le 200.000 unità, il Direttore Generale della Migrantes ha infatti sottolineato come a tutt'oggi limitate frange di devianza rischiano di estendere giudizi negativi e categorici a tutta la collettività. Petris, nell'evidenziare come la Fondazione sia fattivamente impegnata ad aiutare i migranti a conservare, sviluppare, riscoprire, difendere e valorizzare la dimensione spirituale e religiosa della loro vita, ha poi ribadito sia l'importanza del dialogo ecumenico ed interreligioso tra i migranti, sia la necessità di portare l'annuncio di Cristo anche tra gli stranieri presenti in Italia. Un dovere, l'evangelizzazione verso i migranti che, oltre un secolo fa, spinse centinaia di sacerdoti a seguire i 4 milioni di italiani che lasciarono il nostro Paese per tentare la sorte in Brasile. Per essi, così come avvenne negli anni del secondo dopoguerra per i nostri connazionali che giunsero in Svizzera ed in Germania, la Migrantes cercò di adottare specifiche pastorali, corrispondenti alle particolari esigenze di culto, fede, lingua e cultura delle varie collettività. Opportunità di fede che ora vengono offerti, attraverso specifici centri, anche alle comunità straniere che vivono e lavorano nel nostro Paese. Secondo il Direttore della Migrantes, al fine di promuovere una solida pastorale in favore degli albanesi, sarebbe inoltre auspicabile un ridimensionamento della diffidenza che al momento divide gli italiani da questo gruppo etnico e uno sforzo comune volto a favorire il superamento delle condizioni di precarietà della comunità. Dopo aver sottolineato il crescente numero di evangelizzatori albanesi che portano la parola di Dio tra la loro gente, Petris ha ricordato come, nel corso degli anni, sia maturata nella Migrantes l'idea di creare uno specifico Coordinatore nazionale per la pastorale degli albanesi che si trovavano sul territorio italiano. Un'azione pastorale organica che nel settembre del 2001 fu affidata, su indicazione del Presidente della Cei, a Don Pasquale Ferraro.

Mons. Petris ha infine illustrato un decalogo orientativo per la pastorale in favore dei migranti albanesi. Un'azione che, oltre a prendere il via fin dalle prime battute dell'esperienza migratoria, dovrà tenere conto del contesto repressivo in cui, soprattutto per quanto concerne l'esperienza religiosa, hanno vissuto gli albanesi delle ultime generazioni. Giovani che, nonostante il difficile passato, hanno comunque evidenziato un crescente interesse per la religione. Un risveglio che avrà una positiva ripercussione sull'educazione civica e l'integrazione sociale della collettività. Secondo Petris bisognerà inoltre lavorare, al fine di combattere le prevenzioni e le prese di posizioni involutive, sia per superare gli atteggiamenti di chiusura della comunità italiana, sia per favorire una netta presa di distanza tra le frange criminali e la comunità albanese che vive nella legalità. In questo contesto sarà infine auspicabile anche una concreta azione che sostenga l'associazionismo albanese e consenta agli immigrati capitalizzare nel Paese d'origine l'esperienza lavorativa, umana e religiosa acquisita in Italia.

 

12. CHIESA (1) - Albanesi cattolici in Italia. Mons. Petris (direttore Migrantes):''Occorre ridimensionare la reciproca lontananza. (Redattore sociale), ROMA, 7 agosto 2003. Negli ultimi anni gli albanesi cattolici hanno 52 nuovi punti di riferimento dove si incontrano per pregare e socializzare. Tuttavia la loro immagine “in larghi strati della società civile ed anche ecclesiale è notevolmente deteriorata: occorre rimuovere o almeno ridimensionare questa reciproca lontananza”: è l'analisi di mons. Luigi Petris, direttore della Fondazione Cei Migrantes, intervenuto nei giorni scorsi a Ravenna alla XII Assemblea dei presidenti dell’associazione italo-albanese Agimi-Italia. Avanza la previsione che alla fine del 2003, quando saranno state portate a termine le regolarizzazioni, l’Albania potrebbe sfiorare o addirittura superare le 200mila presenze nel nostro paese; quindi gli albanesi potrebbero diventare la comunità etnica più numerosa nella penisola. “Non va nemmeno dimenticato – ha rilevato Petris - che l’impatto di questi immigrati con la popolazione italiana non è stato e continua a non essere del tutto morbido e sereno. Anzi si è creato un clima piuttosto persistente di sospetto e di aperto rifiuto”. I motivi di questa situazione tesa? “Il persistente stillicidio di approdi irregolari e soprattutto gli esodi di massa dopo la caduta del regime dittatoriale e a seguito - nel 1996-97 - a un periodo di completa anarchia, hanno contribuito a suscitare forti interrogativi e allarmi in larghi strati della società italiana e a porsi, quasi si fosse di fronte a un’invasione incontrollabile, nelle difensive”. Ma il direttore della Migrantes ha aggiunto: “L’immaginario collettivo, di fronte a questi eventi, generalizza, ingigantisce, eccita gli animi a suo piacimento, soprattutto quando correnti ideologiche e politiche ritengono di avere tutto il vantaggio nel gonfiare ed esasperare i dati obiettivi”. In questo quadro la Migrantes, “come in genere tutte le forze ecclesiali, si sono schierate contro questo andazzo ingeneroso e ingiusto, capace di portare allo scontro sociale anche violento più che alla soluzione dei problemi”, ha precisato Petris, aggiungendo: “Da parte di queste forze ecclesiali non ci si è accontentati di risposte verbali: si è cercato di mettere in luce gli aspetti positivi degli immigrati albanesi, di far riflettere sulle conseguenze per i singoli e per tutta la società albanese di mezzo secolo di efferato marxismo, di venire in aiuto ai loro bisogni più urgenti di prima accoglienza, di trovare luoghi e occasioni di socializzazione sia tra di loro che con l’elemento italiano, di premere sulle istituzioni perché si aprissero vie di regolarizzare per loro soggiorno e lavoro”. Infine mons. Petris stigmatizza quelle comunità cattoliche che non promuovono l’integrazione con gli albanesi: un atteggiamento che “rischia di figurare come la punta dell’iceberg di una presa di posizione involutiva, insieme difensiva e aggressiva di stampo xenofobo, che è la negazione stessa di valori fondamentali sia del Vangelo sia della nostra tradizione civile. Nell’operare per una pacifica convivenza fra italiani e stranieri c’è tutto da guadagnare; in direzione contraria c’è tutto da perdere”.

 

13. CHIESA (2) – Gli adulti battezzati sono più stranieri che italiani: tra i gruppi etnici spicca quello degli albanesi. (Redattore Sociale), ROMA, 7 agosto 2003. Fra gli adulti che chiedono il sacramento del battesimo in Italia, gli stranieri sono più numerosi degli italiani e tra i gruppi etnici spicca - già da diversi anni e su tutto il territorio nazionale - quello degli albanesi. Infatti “le piccole comunità pastorali albanesi sono costituite in gran parte da neo battezzati. E per l’evangelizzazione degli albanesi in Italia si può contare sempre di più su evangelizzatori albanesi”. Lo riferisce mons. Luigi Petris, direttore della Fondazione Cei Migrantes, intervenuto nei giorni scorsi a Ravenna alla XII Assemblea dei presidenti dell’associazione italo-albanese Agimi-Italia. Se negli anni scorsi molti sacerdoti, religiose, laici, associazioni (Caritas, Azione Cattolica, Comunità di S. Egidio e altre, sia nazionali che diocesane, Agimi compresa) si sono stabilmente trasferiti o si sono resi periodicamente presenti in Albania, avviando opere socio-assistenziali, educative e culturali, allo stesso tempo hanno impostato “un’intensa opera strettamente pastorale e di evangelizzazione – ricorda mons. Petris -. Tutto questo avviene in stretto rapporto tra Chiesa albanese e italiana”.Inoltre il direttore della Migrantes auspica che sia favorito “sotto tutti i punti di vista l’associazionismo tra gli albanesi o l’associazionismo misto tra albanesi e italiani; se non si può negare una certa loro tendenza individualistica, ci sono segni incoraggianti, sono cioè già in atto esperienze associative che meritano di essere segnalate e moltiplicate”. Infine Petris si augura che “gli albanesi non voltino le spalle al loro Paese di origine” anche dal punto di vista ecclesiale: “Penso a coloro che qui in Italia hanno fatto un lungo cammino di fede e di impegno anche apostolico. Un giorno tornati al loro Paese possono dare un efficace contributo alle forze pastorali che là sono già attive e dalle quali ci si attende una rinascita anche cristiana dell’Albania”.Per quanto riguarda le altre comunità etniche cattoliche presenti in Italia, tra le più numerose quella latino-americana, che a Roma ha a disposizione 17 centri pastorali con una chiesa per celebrare, aule per il catechismo, sale e campi da gioco per socializzare tra loro nelle forme più varie. Sempre nella capitale i filippini hanno a disposizione 38 centri pastorali; gli sri-lankesi annoverano su tutto il territorio italiano 27 punti d’incontro, mentre gli ucraini ne hanno 72.

 

14. IMMIGRATI: Veneto, 61.300 domande, finora 28.800 permessi. (agi), VENEZIA, 7 agosto 2003. "Dagli sportelli polifunzionali delle sette province del Veneto sono pervenute 61.332 domande. Le persone convocate sono 42.744, i permessi finora rilasciati 28.790". Questi i dati sulla regolarizzazione dei lavoratori immigrati forniti oggi dall'assessore regionale ai flussi migratori Raffaele Zanon nel corso di un incontro con Cisl, Cgil e Uil sui problemi legati all'applicazione della legge Bossi-Fini e su tutte le attivita' in materia di immigrazione volte al buon governo del fenomeno nel territorio regionale e all'ordinata e civile convivenza tra gli stranieri regolari e i cittadini italiani. Zanon ha sottolineato che "il governo nazionale, tramite gli uffici territoriali, sta mantenendo fede all'impegno che prevedeva la chiusura delle procedure di regolarizzazione entro il prossimo autunno. Cio' consentira' anche di affrontare piu' compiutamente tutte le questioni relative ai flussi migratori sulla base finalmente di dati certi: sia per quanto riguarda i contratti stipulati, sia sulla collocazione di tipo assistenziale dei lavoratori, sia su tutte le questioni che afferiscono al fenomeno migratorio". "Abbiamo trattato anche della ripresa delle attivita' istituzionali in autunno, con la programmazione del lavoro del tavolo unico di coordinamento per l'immigrazione, voluto dalla Regione. Si e' stabilito di affrontare - spiega l'assessore - le questioni piu' nodali con sessioni specifiche su alcuni temi che riteniamo strategici: innanzitutto con la fotografia reale della applicazione della legge in base alla regolarizzazione, e tenendo conto del nuovo rapporto che le istituzioni dovranno avere anche in con gli uffici delle prefetture; in secondo luogo sono stati individuati i "temi cardine", che sono quelli legati all'attivita' produttiva della nostra regione e quindi alla quantificazione dei fabbisogni e alle problematiche connesse al mercato del lavoro veneto. Altra questione e' rappresentata dall'immigrazione collegata all'assistenza, al welfare e quindi a quel tipo particolare di immigrazione rappresentato dalle badanti, che si inserisce all'interno dei nuclei familiari: un argomento questo che va visto in un'ottica tutta particolare. Ci sono poi tutte le questioni legate alle politiche di integrazione da attuarsi nel territorio"."L'incontro e' stato un confronto da cui e' emerso chiaramente - conclude Zanon - che la Regione Veneto e' in condizione di approntare un sistema per governare i flussi, per costruire un proprio modello di integrazione che verra' sviluppato attraverso l'attivita' legislativa che il governo regionale si accinge a varare entro l'autunno in materia di immigrazione, con la nuova legge per l'emigrazione che non sara' soltanto un'applicazione della Bossi Fini ed un aggiornamento della normativa gia' esistente, ma vorra' rappresentare un punto qualificante per consentire al sistema delle autonomie venete di governare uno dei fenomeni che riguardano questa Regione, il suo mercato di lavoro, il suo sistema di welfare e caratterizzano anche i nuovi approcci anche dal punto di vista culturale della questione immigrazione".

 

15. Un corso per badanti. (Dicomunità), 7 agosto 2003. Dal badare al prendersi cura dell’anziano e del disabile". È questo il “titolo” del corso di formazione per badanti promosso dalla cooperativa sociale "Il Contrasto" di Piove di Sacco. L’iniziativa è rivolta alle persone di nazionalità italiana e straniera che prestano - o intendono prestare - assistenza domiciliare alle persone disabili e/o anziane non autosufficienti. L’iniziativa, che si svolgerà a ottobre, nasce sulla base dei presupposti enunciati dalla legge regionale n. 162/98 e dalla DgrV. numero 3960 del 2001, dove vengono stanziati appositi fondi tramite le Aulss, con l’obiettivo di sostenere le famiglie che assistono a domicilio persone con disabilità o non autosufficienti. Il corso di formazione, di complessive 40 ore di aula, denominato "Dal badare al prendersi cura dell’anziano e del disabile", è rivolto a un numero massimo di 20 persone e si pone diversi obiettivi. Innanzitutto garantire alle persone disabili e/o anziane non autosufficienti la possibilità di accedere a servizi di cura domestici di qualità; incentivare la permanenza nella propria casa delle persone non autosufficienti o parzialmente tali. E poi sostenere le immigrate e gli immigrati impegnati in attività di cura nei confronti di disabili e anziani non autosufficienti; favorire l’occupazione lavorativa, qualificazione professionale, nonché l’integrazione anche dei cittadini extracomunitari in un quadro di legalità e coesione sociale. Altro intento è di realizzare un registro degli assistenti familiari formati, a cui le famiglie possono accedere per ricevere assistenza e avere la garanzia di servizi di qualità. E ancora garantire un’assistenza idonea a domiciliazione in attesa di un eventuale ricovero in struttura sanitaria o di un posto o servizio diurno in struttura socio-assistenziale; mantenere e/o recuperare il benessere psicofisico dell’utente; evitare e ridurre i rischi di isolamento ed emarginazione; supplire alle carenze di autonomia e relazionali attraverso interventi sia propri che coordinati e integrati con quelli di altri servizi; attivare un lavoro di rete con i servizi socio-sanitari; fornire risposte mirate anche a casi particolarmente gravi dovuti a patologie che comportano un inevitabile e progressivo declino psicofisico, tra le quali l’Alzheimer e il Parkinson. NOZIONI TECNICHE E FORMAZIONE RELAZIONALE. Le conoscenze e le competenze che il corso si propone di far acquisire ai partecipanti sono: la capacità di identificare i bisogni e le problematiche fisiche, psicologiche, assistenziali e curative delle persone disabili e/o anziane non autosufficienti; abilità comunicative, relazionali e sociali che consentano un adeguato rapporto interpersonale con l’utente e con il nucleo familiare; abilità finalizzate al miglioramento del contesto abitativo, indipendenza e sicurezza domestica; abilità legate alla cura e igiene della persona e dell’ambiente. Si cercherà di trasmettere contenuti di gerontologia, geriatria, e problematiche dell’handicap; principi di educazione alimentare e nozioni di igiene personale e dell’ambiente; elementi di primo soccorso; conoscenza della rete dei servizi socio-sanitari; aspetti di etica e di legislazione legati al ruolo di collaboratore familiare; conoscenza base della lingua italiana, degli aspetti di comunicazione interpersonale e informazione sulla cultura e regole di convivenza civile e del lavoro per le persone extracomunitarie. Per informazioni: cooperativa sociale "Il Contrasto", via Castello 31, Piove di Sacco (Padova); tel. 049-9705942, fax 049-9705465

 

16. IMMIGRAZIONE – Straniero muore a Napoli dopo il 'raid' dei carabinieri. Centinaia di firme per conoscere la verità (Redattore Sociale) 8 agosto 2003 -NAPOLI - Sono centinaia le firme raccolte dal “Comitato Cinque Giugno”, per conoscere la verità sulla morte di Mohammed Khaira Cisse, ucciso nella sua abitazione durante l'intervento dei carabinieri il cinque giugno scorso. ”Il Comitato, costituito da associazioni e singoli cittadini – affermano i promotori -, è nato come esigenza di attenzione civile ad una morte quantomeno sospetta. Infatti Mohamed, ospite ad Arzano dai suoi familiari, in possesso di un regolare permesso di soggiorno, soffriva di anoressia e di depressione. Da qualche settimana rifiutava il cibo e i suoi familiari, da oltre dieci anni in Italia, hanno telefonato al 118. Gli è stato detto di chiamare le forze di polizia e così è stato fatto. L'esito dell'intervento dei carabinieri è stato mortale”. La versione ufficiale parla di un tentativo, da parte di Mohamed, di aggressione contro gli agenti finito in tragedia. La sorella racconta di un uomo inerme che giaceva sul proprio letto, sfiancato da settimane di digiuno, e, temendo che morisse ha chiesto aiuto. La morte di Mohammed - dichiara Giulia Casella, una delle portavoci del Comitato - presenta molti lati oscuri. Ad esempio non riusciamo a capire per quale motivo siano intervenuti i carabinieri e non il personale medico, quale motivo vi fosse per un intervento armi in pugno, che pericolo potesse rappresentare una persona ammalata e anoressica. L'intervento delle forze dell'ordine è apparso sproporzionato e fuori misura. Che bisogno c'era di intervenire intimidendo i familiari e minacciare di riportarli in Africa? Noi - ha proseguito la portavoce - siamo rimasti sgomenti di fronte ad una morte che ci sembra tanto più assurda perché era evitabile. Per quanto addolorati però non desideriamo arrivare a conclusioni prima di disporre di tutti gli elementi necessari per chiarire la dinamica dei fatti. Dagli elementi che abbiamo raccolto e dalla testimonianza della sorella emerge, a nostro avviso, una versione che è opposta a quella ufficiale fornita dall'Arma dei Carabinieri. E' opportuno quindi che la magistratura svolga un approfondito lavoro di indagine. Siamo fiduciosi che un'attenta e imparziale attività di indagine permetterà di stabilire la verità e fare giustizia sulla morte di Mohammed. Siamo contenti che al nostro appello siano arrivate centinaia di adesioni dal mondo politico a quello sociale. Siamo molto grati, tra gli altri, dell'apporto di Mons. Nogaro che ha promesso di sostenerci in ogni modo”.

 

17. IMMIGRAZIONE – Un rapporto dell'Osservatorio sui Balcani rivela la forte relazione fra traffico di persone e immigrazione. (Redattore sociale), MILANO, 6 agosto 2003. Balcani e traffico di esseri umani: un dossier pubblicato dal sito on line dell'osservatorio dei Balcani. La questione del mercato di esseri umani da e nei Balcani, conseguenza di politiche migratorie restrittive e della catastrofe economica in cui versano i Paesi della regione balcanica è arrivata al centro della attenzione dei media internazionali insieme alla consapevolezza che si stanno diffondendo in Europa nuove forme di schiavismo. Questo schiavismo della modernità, legato alla necessità di migrare e alle condizioni di illegalità in cui le migrazioni avvengono, è stato finora letto e rappresentato dai principali media e osservatori del fenomeno attraverso la lente delle storie individuali delle vittime e/o della riprovazione verso i criminali che alimentano il traffico. Nel dossier viene denunciata la criminalità organizzata e i saldi agganci nel mondo della politica e dell'economia dei Balcani, una situazione definita come a "configurare un vero e proprio Stato nello Stato".Il recente omicidio del premier serbo Zoran Djindjic rappresenta la testimonianza più drammatica di questo processo. Contestualmente, e parallelamente a questa tendenza, gli Stati sembrano sempre più spogliarsi delle loro funzioni tradizionali, in particolare nel settore della tutela dei diritti sociali, lasciando scoperte aree sempre più vaste della popolazione. In alcune aree della regione poi (Kosovo, Bosnia Erzegovina), gli Stati sono sostituiti da forme di semi protettorato, o protettorati di fatto, che non hanno il controllo di un territorio che non conoscono. Il contesto entro cui si realizza il trafficking è quindi complesso, e non può essere spiegato con la semplice azione di uno o più mafiosi cattivi o con la disperazione di una o più povere ragazze di campagna.

 

18. PROSTITUZIONE – Centaro (Commissione antimafia): ''Tratta, legge pilota in Europa. Nel semestre italiano potrebbe essere esportata come modello normativo'' (Redattore Sociale) 6 agosto 2003 ROMA – Una legge “pilota” in Europa quella appena approvata in Italia contro il traffico e la riduzione in schiavitù degli esseri umani che, anche grazie al semestre di presidenza italiano, potrebbe essere esportata come modello normativo negli altri paesi membri. E’ quanto auspica il Senatore Roberto Centaro Presidente della Commissione parlamentare sul fenomeno mafioso. “Era necessario un ammodernamento della legge che tenesse conto delle cosiddette schiavitù del 2000 a tutti gli effetti, un ammodernamento delle definizioni normative”. La legge applica pene molto alte per quello che viene finalmente riconosciuto come reato: la tratta delle persone, la riduzione in schiavitù di un essere umano, la possibilità che venga ceduto come merce vendibile o sfruttato anche per il prelievo forzoso di organi. Delitti ancora più odiosi – se possibile – quando sono rivolti a minori. “Le pene sono effettivamente severe perché tengono conto della riprovazione dei reati commessi. – sottolinea Centaro – Altra cosa è il percorso delle vittime, le possibilità di recupero e aiuto che si possono dare. L’aver adottato le misure tipiche della lotta alla mafia, compresa l’introduzione dei collaboratori di giustizia, fa sì che ci siano strumenti molto efficaci. Questa non è una legge che criminalizza le vittime”. Particolarmente significativo dunque, secondo il Senatore, che l’azione di contrasto utilizzi gli strumenti propri della lotta alla criminalità organizzata e passi attraverso l’attività delle procure antimafia; in questo modo la legge determina un ampliamento delle competenza della Direzione nazionale antimafia, soprattutto sul piano investigativo. “Al Senato è stato introdotta la competenza della Direzione nazionale antimafia per le attività di coordinamento poiché questi delitti vengono svolti da organizzazioni criminali. Necessitava quindi un organismo con più concentrazione sul territorio”. Le indagini su questi reati specifici saranno affidate all’Antimafia ed alle sue articolazioni territoriali proprio per favorire il coordinamento delle ricerche anche sul piano internazionale, tenuto conto della natura del fenomeno che certamente non rimane circoscritto entro i confini nazionali.

 

19. INTEGRAZIONE: la giunta regionale del Friuli estende assegni di maternità agli immigrati (Stranieri in Italia), 6 agosto 2003. Buone notizie per gli immigrati in Friuli. La Giunta Regionale del Friuli-Venezia Giulia, guidata da Riccardo Illy, ha deciso di azzerare le differenze, introdotte dalla precedente Giunta Regionale, fra i bambini nati in regione e ha deciso di riconoscere un assegno di maternità a tutti coloro che diventano genitori in Friuli-Venezia Giulia, siano essi sposati o conviventi, italiani, comunitari o anche extracomunitari con regolare permesso di soggiorno. Il provvedimento è stato approvato ieri, a maggioranza, in Consiglio Regionale, con il voto compatto della maggioranza di Centrosinistra e con il voto contrario di An e Lega Nord; non hanno partecipato alla votazione i consiglieri di Forza Italia, per i quali non c' è al momento una stima dei costi del provvedimento.

 

20. REGIONI: guerra, Giunta Illy minaccia valori e societa' fvg battaglia politica della Lega su assegni maternità a immigrati. (Ansa), TRIESTE, 6 agosto 2003. Con la decisione di estendere l' assegno di natalità anche agli immigrati "la Giunta Regionale di Riccardo Illy minaccia i valori e il tessuto sociale del Friuli-Venezia Giulia": lo ha affermato oggi Alessandra Guerra (Lega Nord), candidata alla Presidenza della Regione Friuli-Venezia Giulia per la Casa delle Libertà nelle elezioni dello scorso giugno. "Il Friuli-Venezia Giulia - ha spiegato Guerra, commentando la decisione presa ieri dal Consiglio Regionale, a maggioranza, con il voto contrario di Lega e An - è la prima regione italiana che dà un contributo di natalità agli extracomunitari", per cui "ci troveremo con extracomunitari di altre regioni che vengono a far figli in Friuli-Venezia Giulia perché con il primo figlio prendono 1.500 euro, con il secondo 3.000 e con il terzo 6.000". "Il primo atto dell' 'era Illy' - ha sostenuto Guerra - è stato l' aumento degli stipendi e il riconoscimento della pensione agli assessori; il secondo atto è l' istituzione di un sostegno alla natalità degli extracomunitari. Se andiamo avanti così - ha affermato Guerra - il Friuli-Venezia Giulia diventerà la regione campione di distruzione non solo di un tessuto sociale, ma anche di una serie di valori che da sempre contraddistinguono le abitudini della nostra gente". "Noi - ha spiegato Guerra - non abbiamo nulla contro i provvedimenti a favore degli extracomunitari, però un conto è il sostegno alla natalità e alla costituzione delle famiglie dei residenti in Friuli-Venezia Giulia, che è la regione a più bassa natalità d' Europa, tutt' altro conto sono provvedimenti di carattere assistenziale che vadano incontro agli extracomunitari con permesso di soggiorno. Senza dire che in culture, società e civiltà diverse è diverso anche il senso della famiglia per cui sono necessari provvedimenti di carattere diverso". Per quanto riguarda l' estensione dell' assegno, Guerra ha spiegato che "non ci sono i fondi neanche per i residenti ed è stato abbassato il livello reddito di coloro che possono accedere al beneficio per cui - ha spiegato - finirà che le famiglie italiane saranno escluse a vantaggio di quelle extracomunitarie, che hanno sicuramente redditi inferiori e che faranno man bassa dei benefici. La norma - ha aggiunto Guerra - é stata inoltre introdotta con un blitz nell' ambito della discussione sulle variazioni di bilancio, senza considerare che si tratta di un provvedimento con un valore etico altissimo, che necessita di un' ampia discussione. La Lega darà battaglia politica - ha concluso Guerra - perché non si possono far passare leggi di principio, con le quali si delinea il futuro della società, nelle quali si rovesciano i termini: prima vengono tutti gli altri e poi i residenti".

 

21. Insegnare italiano ai bambini stranieri: intervista con Rosetta Maturi. (migranews.net), 6 agosto 2003. La prima cosa che si nota di Rosetta Maturi è una cascata immensa di capelli neri ricci. Non si può non notarli e ammirarli. Subito dopo però quello che mi colpisce in questa giovane è la determinazione con cui manda avanti i suoi sogni e i suoi progetti. Rosetta è una giovane insegnante di italiano L2, ossia italiano come seconda lingua. Ha fatto la trafila nelle scuole di lingua per stranieri adulti e ora insegna ai bambini stranieri.Come mai sei diventata insegnante di italiano L2 ? La mia vocazione è sempre stata quella di insegnare, e ho studiato filosofia con indirizzo pedagogico. Poi purtroppo hanno soppresso il concorso per ottenere una cattedra a scuola. Ora infatti si fa una scuola post universitaria per diventare insegnante e questo non ti garantisce comunque il posto. Quindi ho ripiegato sull’insegnamento dell’italiano. Ho cominciato ad insegnare in una delle tante scuole per stranieri di Roma. Piano piano ho cominciato ad appassionarmi a questo lavoro. Non era più un ripiego, stava diventando la mia ragione di vita. I miei studenti erano pieni di curiosità sull’Italia: politica, cultura, sport…volevano sapere tutto! Poi hai scoperto i bambini. Com’è successo? Sono la più grande di 5 fratelli e si può dire che la mia vita è strettamente legata all’infanzia. Nell’ambito lavorativo ho scoperto il mondo dei bambini stranieri grazie al volontariato. Ho collaborato con l’associazione “Armadillo” e qui ho cominciato a fare lezione ai più piccoli. Ho scoperto che questo era un campo che mi affascinava. I bambini sono una gioia per il cuore e anche uno stimolo per la crescita professionale. Infatti, insegnando ai bambini dell’associazione, mi sono resa conto che in questo campo è necessario (vitale oserei dire) aggiornarsi continuamente. Poi dopo ho trovato nella mia strada il progetto “Cultura degli altri” Ci puoi parlare di questo progetto? E’ un progetto che stiamo portando avanti grazie all’appoggio della cooperativa “Apriti Sesamo” e del Comune di Roma. La nostra zona di interesse è il V municipio, ossia Tiburtina e dintorni. Nel progetto sono incluse molte cose, tra cui laboratori interculturali, all’interno dei quali una gran parte del lavoro è dedicato ai laboratori di italiano per bambini stranieri. Il progetto per ora ha riguardato solo asili e scuole elementari, ma ci stiamo attivando per allargarlo anche alle scuole medie. Com’è lavorare con i bambini stranieri? Bellissimo! I bambini ti mettono a parte della loro ricchezza culturale e tu insegnante sei stimolato ogni giorno di più a fare meglio. Quali problematiche hai riscontrato? Molti di questi bambini soffrono lo stress del cambiamento culturale. Non hanno una lingua che permetta loro una reale comunicazione con gli altri bambini (e con l’insegnante) e questo li frustra un po’. Inoltre molti bambini vivono questa situazione sovraccaricati anche delle aspettative dei genitori. Per esempio una coppia straniera con un livello culturale alto, ma che qui non ha potuto trovare un lavoro adeguato, riverserà tutte le aspettative culturali e di rivalsa sul figlio. Questo aumenterà lo stress del bambino che oltre a non possedere gli strumenti di comunicazione linguistica si sentirà anche in colpa per non essere riuscito ad accontentare i genitori. Questo spesso porta i bambini a bloccarsi e a non progredire nell’apprendimento della lingua italiana. Sta a noi insegnanti valutare la situazione e agire nel modo migliore.Quindi il tuo compito è anche quello di indagare nella psiche del ragazzo/a in questione? Certo, ogni insegnante è anche un buon psicologo. Inoltre il laboratorio coinvolge sia i bambini, ma non tralasciamo i genitori e gli insegnanti di ruolo dei bambini. Usate un unico metodo di insegnamento? C’è una differenza sostanziale tra asilo e scuola elementare. Negli asili applico un modello creato da Taschner, che rifacendosi al teatro primitivo, ha creato un format sia narrativo che musicale, dove i bambini interpretano tutti i ruoli di una piccola “commedia”. I bambini in questo modo si divertono e apprendono. Il principio base di questo format è quello della ripetizione. Ogni bambino ripeterà e ascolterà le parti più di una volta. Questo permettel’acquisizione di: 1) vocabolario 2) pronuncia migliore 3) parti intere di lingua corretta. Inoltre la gestualità, tipica del teatro primitivo, permette ai bambini di associare la parola al gesto. Il bambino comincia a capire veramente ciò che la maestra dice. Questo metodo funziona con i tuoi alunni? Si, molto bene. Inoltre si instaura tra noi un rapporto di reciproco affetto. Infatti questo modello è stato pensato per maestre che hanno una loro classe, perché i bambini oltre che di nozioni hanno bisogno di affetto. Se non scatta la fiducia, anche l’apprendimento diventerà arduo. Inoltre i bambini vivono lo studio come gioco, e questo metodo tiene in conto la dimensione ludica. Si crea - prima di iniziare la lezione - una atmosfera magica: io uso di solito un travestimento, che può essere una maglietta bianca o un fazzoletto, e i bambini si sentono catapultati in un’altra dimensione. Hai riscontrato dei dislivelli di apprendimento nelle tue classi? Purtroppo sì. Questo a dir la verità è inevitabile. Io ho gruppi formati da bambini provenienti da varie classi: posso avere un bambino della prima elementare insieme ad uno di quarta, per intenderci. A volte succede che il livello linguistico non sia uguale. Posso avere alunni con una conoscenza buona dell’italiano e altri con seri problemi. Sta a me insegnante bilanciare e stare attenta a seguire la classe. Devo supportarli e cercare di non creare disagi in nessuno dei ragazzi. Ma facciamo anche degli errori. Ossia? A volte accade che gli insegnanti ci segnalino un bambino per il solo fatto che è straniero. Ma spesso questi bambini non hanno nessun problema di lingua italiana, perché o sono nati qui o sono figli di coppie mist:, in questi casi faccio presente la situazione all’insegnante. Comunque prima di immettere un bambino nelle mie classi faccio delle schede linguistiche e anagrafiche. Poi incrocio queste mie valutazioni con due parametri: 1) il giudizio dell’insegnante 2) il giudizio dei genitori (o di chi ne fa le veci). Serve anche il giudizio dei genitori, perché l’insegnante vede il bambino solo in contesto scolastico e il lessico che userà sarà limitato alle esigenze della scuola. Invece il genitore, pur non possedendo la padronanza della lingua italiana, si rende conto delle effettive lacune del figlio. Se ci sono non le nasconderà, anzi lancerà una sorta di s.o.s. per il bene del figlio/a. E hai notato dei risultati positivi del tuo lavoro? Certo. Quest’anno poi mi è successa una cosa molto bella. I bambini dei miei corsi non sono migliorati solo a livello linguistico, ma anche a livello sociale. Hanno incominciato ad interagire meglio con gli altri bambini. Le maestre che avevano segnalato solo alcuni bambini, perché fortemente bisognosi, sono decise per il prossimo anno a segnalare anche bambini che avevano un livello medio, perché potrebbe servire anche a chi apparentemente avevano valutato più sicuro. Sarò comunque io a valutare se il bambino ha un reale bisogno di me o no. Abbiamo parlato diffusamente del metodo che usi all’asilo. Invece alle elementari che fai? Per le elementari quest’anno ho realizzato tre tipi di laboratori: 1) laboratorio giornalistico-linguistico 2) laboratorio teatrale 3) Laboratorio ludico. Per il laboratorio giornalistico ho bisogno di una classe con un livello medio. Il lavoro consiste nella realizzazione di un giornalino scolastico. Si scrive un pezzo e poi si fa correggere agli altri bambini. In classe, di norma, ci sono bambini di diversa etnia. Ognuno di essi avrà una conoscenza diversa dell’italiano e sarà in grado di correggere gli errori degli altri che saranno diversi dai suoi. L’unico rischio che posso correre come insegnante è quello di frustrare le aspettative di qualche bambino, infatti ci sono alcuni miei alunni che sono perfezionisti e prendono a male il fatto di essere corretti dai compagni. In questi casi prendo in disparte il bambino e ci parlo. Comunque il concetto base di questo metodo è il gruppo. Non è Karim o Aisha o Ji yue che scrivono, è il gruppo a farlo. Ed è sempre il gruppo che aiuta a non sbagliare. I bambini poi sono stimolati dalla pubblicazione. Prima di scrivere sul computer (e stampare) si farà in modo di avere un testo quasi perfetto, per non vedere apparire sullo schermo i famigerati segni rossi di word che segnalano gli errori . Evitare i segni rossi diventa anche un gioco. Quindi la correzione non è unica, ma a fasi: individuale, di coppia, di gruppo. Ogni articolo è corredato da un disegno. Invece il metodo teatrale dovrebbe essere simile a quello dell’asilo? Una specie. Per questo metodo mi sono basata sul metodo di Suor Caterina Cangià, insegnante universitaria alla Salesiana. Si sceglie una storia, io ho scelto quest’anno il cartone animato “Kirikù e la strega Karabà”, e l’ho fatto vedere ai ragazzi con il contagocce. Per esempio si fa vedere una scena e poi su questa facciamo vari esercizi. Questo metodo mi permette anche di recuperare alcune peculiarità dei bambini. Per esempio quest’anno ho avuto in classe un bambino eritreo che disegnava benissimo, quindi d’obbligo lui si occupava delle scenografie. Una bambina indiana invece faceva la costumista. Per una volta i bambini si sentono loro i bravi e non quelli che non sanno l’italiano. Questo è importantissimo per l’autostima del bambino. Alla luce della tua esperienza, In Italia l’insegnamento ai bambini stranieri deve ancora progredire? Si. Ma ci sono spiragli di luce che mi fanno ben sperare. Il governo taglia la spesa per l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati, ma le cooperative e le associazioni si danno un gran da fare per aumentare le piccole isole di mediazione culturale. Purtroppo siamo ancora orientati verso una politica dell’emergenza e la scuola viene penalizzata, specie nell’acquisizione dei fondi. Io comunque sono ottimista. Il futuro sono questi bambini, l’Italia volente o nolente diventerà una società multiculturale, questo è un fenomeno che non si potrà ignorare a lungo.

 

 

 

 

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