CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ECONOMIA E DEL LAVORO

 

 

ORGANISMO NAZIONALE DI COORDINAMENTO

PER LE POLITICHE DI INTEGRAZIONE SOCIALE DEGLI STRANIERI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Indici di inserimento degli immigrati in Italia”

 

 

Secondo Rapporto Cnel-Caritas/Migrantes

 

 

 

 

 

Sintesi per la stampa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roma, 8 aprile 2003


 

Premessa

 

Come è distribuita la presenza degli stranieri in Italia e quale il grado di inserimento nelle diverse aree territoriali? A questo interrogativo intende rispondere la ricerca, alla seconda edizione, promossa dal Cnel e curata dall’équipe del “Dossier Statistico Immigrazione” della Caritas/Migrantes. Una lettura di 73 indici di inserimento degli immigrati, non solo a livello nazionale ma anche articolati per grandi aree geografiche, regioni e province, che consente di tracciare una radiografia dettagliata della realtà territoriale dell’immigrazione. In particolare, l’analisi fotografa l’inserimento lavorativo degli stranieri regione per regione e, sotto vari aspetti, anche per singole province. Attraverso 167 tabelle accompagnate dal commento si cerca quindi di fare luce su un fenomeno in continuo sviluppo - al quale il Cnel da anni dedica grande attenzione attraverso l’Organismo nazionale di coordinamento delle politiche di integrazione sociale degli stranieri - e di contribuire all’individuazione di efficaci modelli territoriali di insediamento, cui dovrebbero corrispondere specifiche misure volte a facilitare il processo.

 

 

 

 

Le principali tendenze

 

 

La presenza degli immigrati in Italia raddoppia ogni dieci anni e si radica sempre più in profondità, come confermano una serie di tendenze emerse dalla ricerca, con dati relativi al 1° gennaio 2001 e aggiornati, specialmente per quanto riguarda gli aspetti lavorativi, al 1° gennaio 2002:

 

 

Þ Aumentano i permessi di soggiorno stabile e l’anzianità di soggiorno: nel 90% dei casi il soggiorno è per lavoro o famiglia, dunque a carattere stabile. Più della metà degli immigrati (54%) soggiorna in Italia da almeno cinque anni, più di un quarto (26%) da 10 anni e il 10% da oltre 15.

 

Þ Aumenta l’incidenza delle donne e dei nuclei familiari: le donne sono quasi la metà degli immigrati e in una ventina di province (tra cui Roma, Firenze, Genova e Catania) sono la maggioranza; provengono soprattutto dall’America e dall’Unione europea, meno dal Nord Africa e da altri paesi a maggioranza islamica (Sub-continente indiano). Tra gli immigrati i coniugati hanno superato celibi e nubili, ma tra essi più di un terzo non ha i figli con sé, segno che in futuro cresceranno i ricongiungimenti familiari che già costituiscono la principale via di ingresso in Italia.

 

Þ Aumenta l’importanza finanziaria degli immigrati: cresce l’invio di risparmi in patria (749 milioni di euro nel 2001 solo attraverso le banche, senza tener conto dei canali informali), le iniziative imprenditoriali, l’affitto o l’acquisto di case da parte di immigrati

 

Þ Ancora contenute alcune dinamiche di integrazione: sono ancora poche le acquisizioni di cittadinanza (11-12.000 negli ultimi due anni, con un tasso di naturalizzazione pari a un terzo rispetto alla media europea) e non sono diffusi i matrimoni misti (16.500 nel 1999, con prevalenza di italiani che sposano straniere); si riscontra ancora un atteggiamento di diffidenza da parte degli italiani, una tendenza dei media ad alterare l’immagine degli immigrati, la diffusione di fenomeni di devianza.

 

Gli indici di inserimento a livello nazionale

 

 

Gli indici di inserimento degli immigrati considerati sono raggruppati in cinque ambiti tematici. Questi i dati più rilevanti emersi a livello nazionale:

 

 

Þ Consistenza. Gli immigrati soggiornanti in Italia al 1° gennaio 2001 sono 1.388.153 secondo i dati del ministero dell’Interno, mentre in base alla stima della Caritas ammontano a più di 1.600.000 effettivi. Rappresentano il 2,9% della popolazione italiana e, tra essi, il 46% è costituito da donne. Tra il 1999 e il 2000 l’incremento è stato dell’11%, 155.244 i nuovi permessi. Il saldo migratorio complessivo è di 181.324 unità. Al 1° gennaio 2002 il numero dei soggiornanti è rimasto pressoché invariato, mentre al 1° gennaio 2003 gli immigrati dovrebbero superare 1.500.000, senza contare i minori e i “regolarizzandi” (703.000 domande).

 

Þ Policentrismo etnico-culturale. Con 159.599 rappresentanti, pari all’11,5% degli immigrati, il Marocco è la comunità più numerosa. La stragrande maggioranza (89,1%) degli stranieri è costituita da extra-comunitari. La religione più diffusa è quella musulmana (36,8%), mentre i cattolici sono il 26,7%, gli altri cristiani il 21,5% e gli appartenenti a confessioni diverse il 15%.

 

Þ Stabilità. Oltre all’anzianità di soggiorno (vedi sopra), altri indici di stabilità sono: la percentuale di permessi per motivi familiari (26%), di coniugati (50%), di coniugati con prole (13,3%), di ultrasessantenni (5,3%), di minori (19%), il tasso di natalità (1,8%) e quello di scolarizzazione (53%).

 

Þ Inserimento sociale. Le iscrizioni in anagrafe degli immigrati consentono di ripartirli per ampiezza del comune di residenza: il 26,2% in comuni fino a 10.000 abitanti, il 34,4% in comuni tra i 10.000 e i 100.000, il 39,4% in comuni con oltre 100.000. Di questi, lo 0,8% (9.594) è stato naturalizzato. Tra i matrimoni il 6% è misto. Sul totale degli studenti l’1,8% è costituito da stranieri (147.406). Gli immigrati denunciati sono 91.743 (di cui il 77,8% maschi e il 21,7% regolari), gli arrestati 26.765, i detenuti 16.330, i respinti 42.221, gli effettivamente allontanati 66.057.

 

Þ Inserimento lavorativo. I permessi per lavoro dipendente sono 665.805, di cui il 31,8% a donne. Tra gli immigrati iscritti all’Inps, i lavoratori dipendenti sono 205.811, gli agricoli 61.280, le colf 114.182. I lavoratori autonomi immigrati sono poco più di 80.000, ma se si considerano i titolari di imprese nati all’estero il totale è 186.084. Gli stranieri disoccupati sono circa 95.000 (notevolmente scesi nell’anno successivo), pari al 10,7% della forza lavoro, mentre i nuovi posti di lavoro sono 100.248. Le assunzioni tra marzo 2000 e marzo 2001 sono state 512.580. Tra i lavoratori immigrati, il 65,8% ha tra i 18 e i 35 anni, il 33,1% più di 35 anni, l’1,1% è minorenne. Il 40,2% lavora in aziende con più di 50 dipendenti, il 31% in aziende con 11-50 dipendenti, il 28,8% in aziende fino a 10 dipendenti. Quanto ai settori, il 27% lavora nell’industria manifatturiera, il 18,9% in alberghi o ristoranti, il 12,7% nell’agrindustria, l’11,8% nelle costruzioni, il 10,5% in attività immobiliari o pulizie, il 6,4% nel commercio, il 5,1% nei trasporti. Queste tendenze sono state ampiamente confermate dai dati Inail sui movimenti occupazionali relativi a tutto il 2001, nel corso del quale un decimo delle assunzioni e il 20% dei nuovi posti di lavoro ha riguardato i lavoratori extra-comunitari.

 

 

L’analisi territoriale

 

 

Se si considera il grado di inserimento degli immigrati nel tessuto sociale e produttivo del paese, l’Italia si presenta ancora divisa in due realtà marcatamente distinte tra loro, il Nord e il Sud, mentre il Centro da antica zona di insediamento stabile si sta caratterizzando sempre più come territorio di passaggio dal primo ingresso nelle regioni meridionali verso il più promettente Settentrione. Ecco in sintesi i dati relativi al 1° gennaio 2001:

 

 

Þ NORD. Con oltre la metà (54,8%) degli stranieri presenti in Italia, è l’area a più intenso insediamento immigratorio: i suoi 925.000 soggiornanti (secondo la stima della Caritas) sono ripartiti per il 56,9% nel Nord-Ovest (526.698) e per il 43,1% nel Nord-Est (398.278). La grande capacità di attrazione del Nord è confermata dall’incidenza dei nuovi permessi rilasciati nel 2000 (11%) e dal saldo migratorio abbondantemente positivo (+156.287, pari a 6/7 del totale nazionale). Il Settentrione ha creato il 70% di tutti i nuovi posti di lavoro occupati da stranieri in Italia (quasi 70.000, la metà dei quali nel Nord-Est) e ospita sul proprio territorio il 59,3% dei soggiornanti per lavoro dipendente (394.600) e il 57,1% dei lavoratori autonomi immigrati (47.500), a fronte di appena il 38,9% dei disoccupati non italiani (37.000, pari al 7,5% nel Nord-Ovest e 7,9% nel Nord-Est). Qui, più che in altre aree, gli stranieri investono in loco i loro risparmi: è inferiore infatti la quota di rimesse all’estero. Il tasso di policentrismo etnico è più limitato rispetto alla scala nazionale: alla prima comunità, il Marocco, appartiene un soggiornante ogni 7 e 9 soggiornanti su 10 sono extra-comunitari. Inferiore alla media nazionale è l’incidenza delle donne (44%), mentre più numerosi sono i minori (170.000, pari al 61,1% di tutti quelli presenti in Italia). L’88,7% degli immigrati nel Settentrione ha ottenuto la residenza (821.000). Sempre al Nord, hanno luogo la maggior parte di denunce, arresti e detenzioni a carico di stranieri. In particolare, nel Nord-Est si registra, rispetto al Nord-Ovest: una più alta incidenza di ricongiungimenti familiari tra i soggiornanti, di coniugati, di giovani, di alunni non italiani, oltre a un più elevato tasso di natalità tra stranieri e una maggiore propensione ai matrimoni misti. Al contrario, il Nord-Ovest si caratterizza piuttosto per una più elevata percentuale di permessi per lavoro dipendente, di lavoratori stranieri autonomi, di associazionismo straniero, oltre a una minore incidenza della disoccupazione.

 

 

Þ CENTRO. Con oltre 513.000 soggiornanti (secondo la stima della Caritas), pari al 30,4% di quelli che si trova in Italia, e un’incidenza sulla popolazione residente superiore alla media nazionale (4,6% contro il 2,9%), è la seconda area del paese per numero di presenze straniere dopo il Nord-Ovest (nel Lazio in particolare si trovano 6 su 10 degli immigrati presenti nel Centro). La presenza femminile (49,1%) è quasi pari a quella maschile. In linea con la media nazionale il numero di nuovi permessi, poco meno di 48.000 nel 2000, e positivo il saldo migratorio (+79.225). Analogamente al Nord, non appare elevato il tasso di policentrismo etnico-culturale. La comunità più rappresentata è quella degli albanesi (10%), i cattolici sfiorano un terzo del totale (32,1%). Inferiore alla media nazionale è la quota di extra-comunitari (87,1%) e di residenti (81,4%). Questi ed altri indici confermano il carattere sempre più di passaggio dell’immigrazione in questa area del paese, come la ridotta incidenza di coniugati (43,9%), di permessi per motivi familiari (21%), del tasso di natalità e dei minori (un quarto di quelli presenti in Italia). Si riscontrano tuttavia segnali di un buon livello di integrazione, come l’incidenza dei matrimoni misti (9,4%), di studenti stranieri (2,6%). Ma il mercato del lavoro locale non è in grado di assorbire l’offerta di manodopera straniera: i nuovi posti di lavoro per immigrati sono solo il 21,5% e il tasso di disoccupazione arriva all’11,4%, anche se nell’area si concentra il 28,7% dei soggiornanti per lavoro dipendente e il 27,3% dei lavoratori autonomi immigrati presenti nel paese. Per questo la maggior parte dei risparmi sono spediti all’estero. Meno allarmanti i dati sui provvedimenti giudiziari a carico degli immigrati.

 

 

Þ SUD E ISOLE. Il Meridione ospita in media un soggiornante straniero ogni 7 in Italia: circa 248.300 unità (secondo la stima della Caritas), pari al 14,7% del totale nazionale, di cui il 30% nelle Isole. E’ l’unica area del paese dove il saldo migratorio è negativo (-54.188), nonostante l’incidenza dell’11,2% dei nuovi permessi di soggiorno: l’area rappresenta piuttosto un territorio di primo approdo, che fatica ad offrire opportunità per un inserimento stabile degli immigrati nel contesto socio-lavorativo. I soggiornanti per lavoro dipendente sono appena il 12% di tutti quelli presenti in Italia, il 15,6% i lavoratori autonomi, mentre i disoccupati sono un terzo del totale nazionale (32%). I nuovi posti di lavoro creati per gli immigrati nel Mezzogiorno sono solo l’8,9%. Tali condizioni fanno sì che le rimesse siano scarse, anche se relativamente più consistenti nelle Isole. Ridotto anche il tasso di policentrismo etnico-culturale. La comunità più rappresentata è quella albanese (18,5%), mentre gli extra-comunitari sono complessivamente il 96,4% degli stranieri presenti (91,7% nelle Isole). Superiore alla media nazionale, tuttavia, è la percentuale di ricongiungimenti familiari (30%). Più soddisfacente il radicamento territoriale appare nelle Isole, dove sono più numerosi i soggiorni di più lunga durata e gli stranieri coniugati. Inferiore alla media nazionale appare invece la percentuale di donne (45,2% nel Sud, 44,2% nelle Isole), di ultrasessantenni (4,3% al Sud, 2,9% nelle Isole), di minori (16% al Sud, 17,9% nelle Isole), oltre al tasso di natalità, di naturalizzazione, di matrimoni misti, di alunni stranieri. Nel Sud continentale, poi, sono più numerosi rispetto alle Isole i provvedimenti giudiziari contro stranieri; inoltre, nel Meridione 3 allontanati su 4 sono respinti all’ingresso.

 

 

 

 

 

Conclusioni

 

 

L’Italia sta scontando un certo ritardo nella presa di coscienza del suo passaggio da paese di emigrazione a paese di immigrazione, con difficoltà nel portare avanti adeguate politiche di integrazione. E’ necessario recuperare questi ritardi e comprendere che l’Italia sarà strutturalmente interessata da questo fenomeno. Bisogna, pertanto, ridiscutere la funzionalità dei modelli di integrazione del passato e, alla luce di una situazione profondamente cambiata, andare alla ricerca di una soluzione che non consiste né nell’atomizzare la società né nell’omologare per forza i diversi. Questo impegno naturalmente si realizza a livello territoriale e proprio per questo il Cnel ha ritenuto opportuno mettere a disposizione strumenti di lettura del fenomeno nei vari contesti. Questo nuovo tipo di società richiede un impegno interculturale in grado di favorire un terreno di sereno approccio e scambio con il diverso in generale. E’ necessario dunque convincersi che l’immigrazione non è una piaga ma solo un nuovo fenomeno sociale, dal quale derivano dei problemi ma anche dei rilevanti benefici economici e culturali per l’intera popolazione.

 

 


 

ITALIA. Indici di inserimento territoriale degli immigrati (2000-2001)

 

Popolazione immigrata soggiornante

2000

2001

 

v.a.

%

v.a.

%

- registrata negli schedari del Ministero dell’Interno

1.388.153

100,0

1.360.049

100,0

- stima presenza complessiva, minori inclusi

1.686.000

100,0

1.600.000

100,0

- incidenza% su residenti (57.844.017 all’1.1.2001)

-

2,9

-

2,8

Variazione annuale

+ 136.159

+ 10,9

- 28.104

- 2,0

Provenienza continentale

 

 

 

 

Unione Europea

159.799

10,9

147.495

10,8

Altri paesi europei

404.768

29,2

416.390

30,5

Africa

385.630

27,8

366.598

26,9

Asia

277.644

20,0

259.783

19,1

America

164.942

11,9

158.206

11,6

Oceania/Apolidi

3.370

0,3

3.285

0,3

Nazionalità ignota

-

-

10.873

0,8

Motivi del soggiorno

 

 

 

 

Lavoro

839.982

60,5

800.80

58,9

Famiglia (inclusi adozioni e affidamenti)

366.132

26,4

293.865

28,9

Inserimento non lavorativo (religiosi, residenza elettiva, studio)

136.098

9,8

124.053

9,1

Asilo politico e richiesta asilo

10.435

0,8

5.115

0,4

Altri motivi

21.345

1,5

36.336

2,7

Ripartizione territoriale

 

 

 

 

Nord Ovest: Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta

433.497

31,0

444.876

32,7

Nord Est: Veneto, Friuli V.Giulia., Trentino Alto Adige, Emilia R.

327.801

23,9

328.488

24,1

Centro: Toscana, Umbria, Marche, Lazio

422.483

29,8

396.834

29,2

Sud: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria

143.121

18,8

133.263

9,7

Isole: Sicilia, Sardegna

61.251

4,5

59.169

4,3

Caratteristiche popolazione immigrata

 

 

 

 

Incidenza percentuale maschi

754.424

54,2

726.809

53,3

Incidenza percentuale femmine

583.729

45,8

635.821

46,7

Coniugati (con e senza prole con sé)

676.296

48,7

678.342

49,9

Celibi

644.887

46,4

584.013

42,9

Vedovi

16.287

1,2

14.000

1,0

Divorziati e separati

21.243

1,6

21.289

1,7

Stato civile non registrato

29.052

2,1

62.405

4,5

Nuovi ingressi 2000

 

 

 

 

Totale permessi

155.244

100,0

232.813

100,0

Lavoro

59.394

38,3

92.386

39,7

Famiglia

56.914

34,72

60.027

25,8

Inserimento non lavorativo (religiosi, residenza elettiva, studio)

21.816

14,1

27.920

12,0

Asilo

5.589

3,6

10.341

4,4

Altri motivi

17.691

11,4

42.139

18,1

 

Fonte: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati del Ministero dell’Interno e Istat

 

 

 

 

 

 

 

 

ITALIA. Immigrati soggiornanti: motivi di soggiorno (2000/2001)

 

2000

%

2001

%

LAVORO

850.718

61,3

800.680

58,8

Lavoratori aut.

86.920

6,3

89.498

6,6

Lavoratori dip.

665.805

48,0

650.787

47,8

Lav. senza occup.

97.993

7,0

60.395

4,4

- attesa occupazione

64.116

4,6

36.246

2,7

- iscrizione collocamento

15.174

1,1

7.727

0,6

- perfezionamento pratica

1.202

0,1

1.277

0,1

- ricerca lavoro

9.066

0,6

8.152

0,6

- inserimento lavorativo

2.683

0,2

3.478

0,2

- motivi straordinari

5.752

0,4

3.515

0,2

MOTIVI FAMIL.

354.850

25,6

393.865

28,9

ALTRI MOTIVI

182.585

13,1

168.085

12,3

- religiosi

55.098

3,9

48.898

3,6

- residenza elettiva

45.259

3,2

44.635

3,2

- studio

25.741

2,6

30.790

2,3

- richiesta asilo

6.318

0,5

5.115

0,4

- altri motivi

50.169

3,6

38.647

2,8

TOTALE

1.388.153

100,0

1.362.630

100,0

FONTE: Elaborazioni Caritas - Dossier Statistico Immigrazione 2002 su dati del Ministero dell’Interno

 

 

 

ITALIA. Lavoratori soggiornanti e istanze di regolarizzazione per lavoro (2002)

Aree territoriali

Istanze regolarizzazione

Lavoratori immigr. provenienti dai paesi a

forte pressione migratoria sogg. al 31.12.2001

Incid. Domande regolar. su 100 lav. soggiornanti

Nord Ovest

233.943

242.016

96,7

Nord Est

132.291

177.874

74,4

Centro

203.852

191.451

106,5

Sud

111.216

64.223

173,2

Isole

20.854

30.765

67,8

ITALIA

702.156

706.329

99,4

FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione/Caritas-Migrantes su dati del Ministero dell’Interno

 

 

 

 

La presente sintesi e la versione integrale del rapporto

(cui si rimanda per l’analisi articolata regione per regione)

sono consultabili sul sito www.cnel.it.