Stenografico Aula in corso di seduta

 

Seduta n. 296 del 10/4/2003

 

 

Iniziative per l'accoglienza dei profughi di guerra - n. 2-00713)

 

PRESIDENTE. L'onorevole Montecchi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00713 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).

 

ELENA MONTECCHI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica per la mia interpellanza n. 2-00713.

 

PRESIDENTE. Il sottosegretario per l'interno, onorevole Alfredo Mantovano, ha facoltà di rispondere.

 

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, il Governo si è posto la questione sollevata dall'interpellanza urgente già in un'epoca antecedente l'inizio delle operazioni militari in Iraq, nella prospettiva di valutarne attentamente ogni aspetto, evitando il più possibile di incorrere in approcci emotivi. È stata fatta un'analisi mirata, volta a fornire una risposta efficace ed efficiente in termini sia di quantità, sia di qualità.

Secondo quanto comunica l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i profughi e i rifugiati, che svolge una costante attività di monitoraggio delle frontiere, allo stato non si segnalano rilevanti flussi di rifugiati nei paesi confinanti con l'Iraq, anche per lo stretto controllo che, fino a quando è stato in vita, il regime di Saddam Hussein ha esercitato su quanti erano diretti verso il confine. Il Governo sta valutando le

 

 

 

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iniziative da assumere in sede internazionale e comunitaria per il perseguimento dell'obiettivo, ritenuto prioritario, di prestare aiuto alle popolazioni nello stesso territorio iracheno, o in territori limitrofi, anche in conformità delle recenti posizioni comunitarie assunte nella riunione informale del Consiglio di giustizia e affari interni nei giorni 28 e 29 marzo scorsi a Veria, in Grecia.

 

 

 

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L'Alto Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati si è pubblicamente dichiarato pronto con campi già installati in Giordania, Iran, Turchia e Siria, e con altri da installare nelle zone più sicure dell'Iraq, e dispone di aiuti per trecentomila persone, e finora ha ricevuto contributi da parte dei paesi donatori per oltre 30 milioni di dollari. In occasione del Vertice di Veria, la Commissione europea ha comunicato di aver già stanziato in proposito 100 milioni di euro.

È evidente che se profughi iracheni arrivassero effettivamente in Europa e o in Italia, il nostro paese non mancherebbe di assumere analoghe iniziative di assistenza; ciò avverrebbe però in un quadro di suddivisione degli oneri tra i vari Stati partecipanti all'operazione umanitaria. Le valutazioni dell'Alto commissariato sono peraltro confermate in Italia dall'assenza di arrivi dalle aree colpite dalla crisi. Il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno segue costantemente tali situazioni.

Non va trascurato che la maggior parte degli stranieri giunti negli ultimi mesi in Italia, che avevano dichiarato di essere iracheni, è risultata in realtà appartenere ad altre nazionalità; in particolare, quelli giunti recente a Pantelleria e a Lampedusa sono risultati per lo più di nazionalità egiziana. La guerra in Iraq ha concorso a provocare il fenomeno dei clandestini, che pur essendo partiti per l'Europa prima dello scoppio del conflitto, una volta giunti in Italia, soprattutto per via di mare, si qualificano cittadini iracheni sperando così di ottenere il permesso come rifugiati.

Credo sia superfluo ricordare la distinzione che, in ossequio alle disposizioni di diritto internazionale e comunitario, la nostra legislazione opera tra coloro che rientrano irregolarmente in Italia. Il mero accesso irregolare qualifica una condizione di clandestinità alla quale segue l'espulsione. Dalla eventuale presentazione di richieste di asilo deriva, invece, l'applicazione della disciplina recata dalla Convenzione di Ginevra del 1951, ratificata dall'Italia, a cui hanno fatto seguito atti normativi interni, inclusa l'accelerazione delle procedure introdotte dalla legge n. 189 del 2002 che hanno previsto l'istituzione di commissioni territoriali, al posto dell'unica commissione centrale, le quali operano con l'assistenza

 

 

 

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di organizzazioni umanitarie; è altresì previsto un riesame, a seguito del rigetto, senza che il richiedente asilo sia espulso.

L'ipotesi di rilevanti esigenze umanitarie in occasione di conflitti è disciplinata dall'articolo 20 del testo unico sull'immigrazione che prevede l'adozione di uno specifico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che stabilisca misure di protezione temporanee. A seguito dello stato di emergenza dovuto al continuo flusso irregolare di stranieri sul territorio nazionale, dichiarato il 20 marzo 2002 e successivamente prorogato al 31 dicembre 2003 con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 dicembre 2002, è comunque già possibile l'adozione di misure straordinarie in materia di accoglienza di stranieri e, quindi, anche di eventuali profughi provenienti dalle aree interessate dal conflitto.

L'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione prevede peraltro il divieto di espulsione dei cittadini extracomunitari verso quei paesi nei quali possono essere oggetto di persecuzione; dunque, qualora si realizzasse un esodo dalle zone coinvolte nel conflitto, sarà possibile ricorrere alle misure straordinarie di protezione temporanee come quelle adottate in occasione della crisi del Kosovo. Tutto ciò rende non necessaria l'emanazione di un provvedimento normativo di urgenza.

Riassumendo, il Governo è impegnato per la propria parte a prestare assistenza alle popolazioni coinvolte nel conflitto anzitutto nello stesso territorio iracheno o in territori limitrofi che si rendano disponibili anche in conformità alle recenti posizioni comunitarie; a concorrere alle iniziative che venissero assunte, a livello internazionale, in seno all'Unione europea e ad impegnarsi per ritrovare l'unità di intenti e di vedute in seno all'Unione europea.

 

PRESIDENTE. L'onorevole Montecchi ha facoltà di replicare.

 

ELENA MONTECCHI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Mantovano per la risposta fornita alla mia interpellanza. Desidero comunque svolgere alcune osservazioni su alcune questioni.

Non le sfuggirà che nei giorni precedenti all'interno della maggioranza vi sono state consistenti polemiche, in particolare da parte dei ministri che fanno riferimento al partito della

 

 

 

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Lega, a proposito della questione umanitaria dei profughi. Ricordo questo non per amore di polemica, ma perché è molto importante conoscere anche concretamente - e al riguardo lei ha detto alcune cose - gli indirizzi del Governo nella sua collegialità.

Non vi è alcun dubbio che la guerra in Iraq ha prodotto in quell'area sommovimenti che comportano i fenomeni che lei ha ricordato in questa sede e che probabilmente determineranno - così come stimato dagli organismi sovranazionali - degli esodi in un più lungo periodo. Purtroppo, infatti, vi è ancora una situazione difficile dal punto di vista bellico in una zona molto delicata quale quella del Kurdistan iracheno. Non vi è alcun dubbio che se, da un lato, è opportuno concertare nelle sedi internazionali e in sede di Unione europea gli aiuti da prestare nei territori limitrofi al teatro di guerra o alla zona in cui la guerra si è appena conclusa, dall'altro lato, è altrettanto opportuno avere una visione della realtà in quei territori. Mi riferisco, in particolare, al tema della popolazione curda che certamente non può essere ospitata in territori come la Turchia o che incontrerebbe molte difficoltà ad essere ospitata in questi territori.

Inoltre, la nostra richiesta non era soltanto quella di avere notizie cui possiamo attingere leggendo attentamente i quotidiani a proposito della concertazione necessaria sul piano internazionale (in particolare - insisto - sul piano europeo), quanto piuttosto quella di capire se già vi siano tavoli di coordinamento degli interventi tra il Governo, gli enti locali e gli organismi umanitari nel nostro paese.

Onorevole Mantovano, chi le parla è stato alla Presidenza del Consiglio in un momento anche molto difficile. Ovviamente, le esperienze non sono trasmissibili, ma certamente emerge un dato. Se guardiamo alla storia delle emergenze, dovute alla presenza, per tante ragioni, nelle aree limitrofe al nostro territorio, di profughi o di clandestini, spesso si sono determinate, anche per quanto riguarda interventi al di fuori del nostro territorio, situazioni di grandissima difficoltà perché non si era riusciti a prevedere un'ipotesi di coordinamento nel rapporto con gli enti territoriali e con gli organismi umanitari.

 

 

 

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In merito a questo punto, mi permetto di insistere perché ciò è rilevantissimo anche per quanto riguarda il nostro ruolo internazionale.

Inoltre, sebbene comprenda che non sia una sua diretta competenza, lei non ha risposto ad un'altra nostra richiesta relativa alle istruzioni eventualmente impartite alle autorità consolari italiane nelle aree limitrofe per affrontare le possibili richieste di protezione umanitaria. Ho svolto una verifica e non vi sono stati alcuna disposizione ed alcun indirizzo da parte del Ministro dell'interno.

Vi è, ancora, un'altra questione. Lei ha dato informazioni rispetto alla possibilità di gestire, utilizzando le misure normative a disposizione, le richieste temporanee soggiorno e così via.

 

 

 

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Non si tratta di aprire la questione del diritto di asilo in senso generale, perché vi sono altre sedi per farlo. Peraltro, siamo un paese più di transito che di asilo per diverse ragioni: spesso, infatti, le comunità di riferimento si trovano in altri paesi (ad esempio, penso ai curdi che cercano di transitare verso la Germania). Onorevole sottosegretario, lei conosce molto bene il problema, dunque voglio essere sintetica.

Abbiamo avanzato richieste molto precise che riguardano la valutazione del Governo circa la possibilità di intervenire - non chiediamo se vi sia già una disposizione, ma se vi sia un indirizzo, un intento, un orientamento - su tale questione, pur nella dimensione temporanea del lavoro e dei ricongiungimenti familiari. Abbiamo inteso avanzare anche una richiesta particolare per quanto riguarda i cittadini di etnia curda che presentano una problematica molto complessa e specifica.

Dunque, non posso dichiararmi soddisfatta, onorevole sottosegretario, anche se la ringrazio per il garbo con il quale mi ha risposto. Infatti, avevamo chiesto gli indirizzi del Governo in proposito, il Parlamento ha il diritto di conoscerli. Lei si è - lo dico tra virgolette - rifugiato su un punto indubbiamente veritiero: le relazioni nell'ambito dell'Unione. Tuttavia, tali relazioni si costruiscono anche con il confronto tra gli indirizzi e gli orientamenti che ogni singolo paese intende adottare.

Conosciamo un indirizzo concreto: lo abbiamo appreso ieri leggendo un'intervista, ineccepibile come sempre, del prefetto Pansa a proposto del fatto che ci candidiamo a svolgere attività di vigilanza nelle acque del Mediterraneo orientale. La Spagna lo fa nel Mediterraneo occidentale, mentre la Grecia ha messo a punto un'azione di difesa delle proprie acque territoriali. Comprendo le esigenze, tuttavia la risposta del Governo alla complessità della questione umanitaria ed alla necessità di un quadro di sicurezza e di certezza non può essere sufficiente. È una risposta che ci fa molto sospettare rispetto agli indirizzi collegiali del Governo su tale problema.