BOZZA NON CORRETTA

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Seduta del 19/2/2003


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Audizione del prefetto Anna Maria D'Ascenzo, capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2 del regolamento della Camera, del prefetto Anna Maria D'Ascenzo, capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Desidero ringraziare il prefetto per aver accettato l'invito del Comitato. È presente il prefetto Sabatino Marchione, direttore centrale per le politiche dell'immigrazione ed asilo del Ministero dell'interno.
Le nuove competenze attribuite al Comitato in materia di immigrazione rendono indispensabile acquisire elementi di conoscenza diretta riguardo allo stato di attuazione della nuova legge sull'immigrazione e le problematiche ad essa connessa. La presenza odierna del prefetto può essere, pertanto, l'occasione per un approfondimento di alcuni aspetti.
Chiedo pertanto al prefetto di fornirci informazioni sulla procedura di regolarizzazione dei lavoratori stranieri irregolari


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e di esaminare insieme le nuove competenze attribuite al tavolo permanente istituito presso il Viminale, per velocizzare e snellire le procedure riguardanti l'emersione dei lavoratori stranieri.
Vorremmo approfondire le diverse conseguenze del mancato perfezionamento delle pratiche di regolarizzazione: ricordo che si è sviluppata una polemica rispetto a vari casi, tipo quello in cui il lavoratore straniero non ha più un datore di lavoro perché nel frattempo è deceduto o quello, che considero come minimo sospetto, di stranieri che si licenziano ed interrompono il rapporto con il datore di lavoro.
Inoltre, domando al prefetto di soffermarsi anche sull'ordinanza che il Presidente Berlusconi ha anticipato in merito alla task force composta, probabilmente, da 1.250 lavoratori interinali per velocizzare l'espletamento di tutte le pratiche di regolarizzazione.
Da ultimo, vorremmo conoscere l'opinione del prefetto circa le domande poste, soprattutto a Milano dal fronte sindacale, sulla disponibilità del libretto sanitario.
Mi rendo conto di aver rivolto molte richieste, ma si tratta di argomenti assai importanti per questo Comitato.
Do quindi la parola al prefetto D'Ascenzo per la relazione introduttiva.

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Vorrei, innanzitutto, informare i membri del Comitato sullo stato della procedura: i dati definitivi in mio possesso giungono fino alla data del 17 febbraio 2003 (ho portato delle fotocopie che possono essere distribuite) e, a quella data, il centro servizi delle poste italiane, al quale sono affluite tutte le domande di regolarizzazione (703.879) ha trasmesso alle prefetture e agli uffici territoriali di Governo 172.066 istanze; ne rimangono


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pertanto 531.813. Posso inoltre consegnare i dati relativi agli ultimi giorni e che dimostrano l'accelerazione che abbiamo impresso alle pratiche. Pensiamo che circa 532 mila siano mandate con assoluta certezza a tutte le prefetture entro la fine di giugno o i primi quindici giorni di luglio.
Il ridotto numero di procedimenti conclusi finora è dipeso soprattutto dalle iniziali difficoltà incontrate, di cui si è parlato più volte: la più rilevante era relativa alla scansione informatica delle istanze. I moduli presentavano caselle piuttosto piccole, mentre i nomi stranieri sono difficili da leggere, per cui abbiamo dovuto affiancare al lettore ottico le persone che correggessero gli errori.
Ci sono stati problemi relativi alla messa a punto della procedura, che prevede che le Poste italiane effettuino una prima sommaria selezione delle domande, inviandole alle prefetture in scatole separate, in modo da ottenere una divisione tra quelle complete e quelle incomplete, immettendo contemporaneamente i relativi dati nel circuito informatico del Ministero dell'interno per gli accertamenti di polizia necessari per il rilascio dei prescritti nulla osta da parte delle questure. Questi dati, soprattutto per le difficoltà di interpretazione della grafia e dei nomi stranieri superiori al previsto, si sono rivelati in gran parte errati e, dunque, abbiamo dovuto correggere il tiro.
Superato il rodaggio, il sistema comincia a funzionare molto speditamente, grazie all'utilizzazione dello strumento informatico, che consente alle questure di abbreviare i tempi per gli accertamenti di polizia e alle prefetture di effettuare le convocazioni attraverso collegamenti telematici. Il sistema permette così di seguire in tempo reale gli spostamenti della pratica: si sa dov'è e la si può trovare grazie al codice a barre situato sulle buste e sul cedolino. Il sistema consente di


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effettuare le convocazioni in giorni ed ore prestabiliti: questo ha consentito vantaggi incredibili e ci sono giunte lettere di singoli cittadini che ci hanno ringraziato per non aver dovuto girare tutta la città, andando da uno sportello all'altro, ma hanno trovato un unico sportello per la prefettura, la questura, l'INPS, la poste collegate telematicamente, l'ufficio del lavoro, l'agenzia delle entrate per il codice fiscale. Si è consentito così ad ogni cittadino di non perdere intere giornate.
Vorrei fare un breve confronto con la realtà precedente: l'attuale regolarizzazione è la più imponente procedura avviata nel nostro paese per gli extracomunitari, realizzata attraverso procedimenti normativi. Riguardo a ciò, sottolineo un aspetto a cui spesso non si pensa: ho 37 anni di servizio nella pubblica amministrazione e mi sono resa conto delle difficoltà che si incontrano per far colloquiare tra loro, soprattutto a livello informatico, i vari dipartimenti dello stesso Ministero dell'interno.
In questa realtà, abbiamo avviato un progetto trasversale che coinvolgeva ministeri diversi e le poste italiane: non speravo di raggiungere l'obiettivo in così poco tempo.
Grazie al Parlamento siamo potuti intervenire mentre la legge veniva disegnata ed abbiamo potuto realizzare questa procedura in pochissimo tempo. Le oltre 700 mila domande presentate rappresentano un numero di gran lunga superiore a quelle delle precedenti regolarizzazioni o sanatorie. Per ricordarvi: nel 1986 quelle della legge «Foschi» furono 120 mila; nel 1990 con la legge «Martelli» furono 230 mila; nel 1996 con la legge «Dini» furono 240 mila; nel 1998 con la «Turco-Napolitano» furono 250 mila. Nelle ultime due occasioni si sono impiegati più di due anni.
L'attuale regolarizzazione di dimensioni tre volte superiori avrebbe potuto far pensare che occorressero almeno sei anni,


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mentre noi siamo assolutamente convinti (ripeto quanto detto sia dal ministro Giovanardi sia dal ministro Pisanu), di finire molto presto. Ad esempio, pensiamo che le piccole prefetture, che hanno poche domande, possano concludere sicuramente prima dell'inizio dell'estate. Il problema principale potrà essere rappresentato dalle cinque prefetture più grandi (Roma, Milano, Napoli, Torino, Brescia), dove si accumula quasi la metà delle istanze presentate, tuttavia, il tavolo di lavoro istituito presso il Ministero dell'interno dal ministro Pisanu, presieduto dal sottosegretario Mantovano, ha già ricevuto la scorsa settimana queste cinque prefetture. In questa sede abbiamo potuto constatare che il lavoro poteva essere accelerato.
Il tavolo di lavoro si tiene tutte le settimane il giovedì alle 9,30 della mattina. Questa settimana riceveremo tutte le prefetture fino a Perugia, indicate nell'elenco che vi ho portato, perché sono quelle che devono smaltire più domande. Nella prossima settimana saranno invece chiamate le prefetture che hanno già ricevuto dagli uffici postali tutte le istanze. Nel prospetto che abbiamo stilato pensiamo di poter rispettare la scadenza indicata dai ministri Pisanu e Giovanardi, cioè la fine del 2003. Vorrei sottolineare come questo lavoro comporta l'arrivo presso gli sportelli polifunzionali di un milione e 400 mila persone.
Per quanto riguarda l'ordinanza di protezione civile voi sapete che nel mese di febbraio dello scorso anno fu dichiarato lo stato di emergenza per l'eccessivo numero di arrivi di immigrati in Italia, esso doveva terminare alla fine del 2002, tuttavia, nel dicembre 2002 lo abbiamo protratto fino a tutto il 2003, proprio a causa delle problematiche riguardanti l'emersione e la regolarizzazione del lavoro irregolare; ciò ci ha anche permesso di emanare un'ordinanza per l'assunzione


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di 1.250 unità di lavoratori interinali e di queste 900 unità sono destinate ad essere inserite tra gli organici del Ministero dell'interno e 350 sono dirette al Ministero del lavoro. Le 900 unità del Ministero dell'interno saranno distribuite tra le prefetture e le questure, mentre le 350 del Ministero del lavoro saranno collocate in tutti gli sportelli dove è presente anche tale Ministero.
Proprio questa mattina ho ricevuto un appunto redatto dal capo del dipartimento degli affari territoriali del Ministero dell'interno, il prefetto Sabato Malinconico, dove si dice che il lavoro di apertura delle buste è terminato e che è stata avviata una trattativa privata. Ve ne leggo un passo: «Nelle more della pubblicazione della citata ordinanza i rappresentanti di questo Ministero e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali hanno convenuto sulla necessità di ammettere alle procedure negoziali le sole società iscritte nell'apposito albo speciale, di cui alla legge 24 giugno 1997 n.196, dotate di strutture organizzative caratterizzate da capillare presenza sul territorio, tali da garantire i massimi livelli di operatività».
In sostanza, avevamo bisogno di strutture che avessero personale distribuito in tutta Italia, perché dovevamo coprire tutto il territorio, quindi nel redigere il capitolato della gara si è deciso di inserire questa importante condizione. Conseguentemente sono state individuate ed invitate alla gara cinque società con massima diffusione sul territorio. Specificamente si tratta di: Ali, Adecco, Manpower, Obiettivo lavoro e Worknet. Quest'ultima società non ha presentato alcuna offerta e la gara è stata vinta da Obiettivo lavoro. Pensiamo che entro i primi dieci giorni di marzo queste persone possano essere assunte, perché, come sapete, ci sono quindici giorni di tempo


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per presentare i documenti da parte della società vincitrice, dopodiché dobbiamo redigere il provvedimento che deve essere registrato dalla Corte dei conti.
Riguardo ai casi particolari che abbiamo dovuto affrontare, comincerei da quello della morte del datore di lavoro. Abbiamo diffuso una circolare interna alle prefetture comunicando che la prefettura può esaminare le istanze presentate dal lavoratore, corredate dal certificato di morte della persona badata, anche prima della convocazione presso lo sportello polifunzionale; ove la pratica della regolarizzazione alla quale si riferisce l'istanza non sia ancora pervenuta alla prefettura, questa può effettuare anche una specifica richiesta, perché informaticamente collegata, al centro servizi delle poste per avere la pratica. Esaminata l'istanza, accertata la sussistenza del requisito e, soprattutto, la morte della persona badata, la prefettura può procedere all'archiviazione della pratica, segnalando il nominativo dello straniero alla questura competente, che in questo caso rilascia il permesso di soggiorno semestrale per occupazione ai sensi dell'articolo 22 del comma 11 del testo unico come modificato dalla legge n. 189 del 2002, ossia il permesso di soggiorno che permette la ricerca di una altro datore di lavoro.
In caso di licenziamento o di dimissioni vi è maggiore attenzione, perché queste due realtà si potevano prestare a delle truffe, pertanto viene effettuata la convocazione del datore di lavoro e del lavoratore presso lo sportello polifunzionale secondo la normale procedura; a seguito della mancata presentazione del datore di lavoro ed accertata la fine del rapporto di lavoro l'istanza di regolarizzazione viene archiviata ed anche in questo caso, in base alla valutazione della prefettura, viene rilasciato un permesso di soggiorno sempre ai sensi dell'articolo 22.


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GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Questo accade nel caso in cui non si presenti il datore di lavoro e quindi si applichi l'articolo 22, comma 11, così come modificato; se invece il prestatore d'opera, licenziato o che avesse presentato le proprie dimissioni, avesse nel frattempo trovato un nuovo datore di lavoro non avrebbe senso applicare l'articolo 22, ma dovrebbe essere applicato un altro articolo della legge cosiddetta Fini-Bossi.

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. In questo caso, esiste qualche complicazione in più: avevamo pensato che, ove fosse stato possibile, il lavoratore potesse presentarsi allo sportello polifunzionale con il nuovo datore di lavoro. Come sapete, però, a causa del processo di informatizzazione, il contratto di lavoro viene predisposto dal computer con tutti i nomi e, spesso, anche quelli del datore di lavoro sono stranieri: arrivare allo sportello senza il contratto firmato costringe a far tornare di nuovo datore di lavoro e lavoratore stesso. In quel caso, questo si può fare e stiamo studiando una procedura più veloce con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Il problema riguarda il contratto di lavoro, perché mentre per il badante e per la colf il contratto è unico, esistono tante tipologie di contratto per i lavoratori dipendenti, quindi è più facile risolverlo nella maniera che ho descritto.
Prestiamo una maggiore attenzione nel caso di licenziamento: qualcuno può aver inventato il nome di un datore di lavoro e poi dichiarare di essere stato licenziato. In tal caso, le pratiche devono essere esaminate con estrema attenzione per evitare le truffe e cercare di capire se è possibile rilasciare un permesso di soggiorno per attesa di occupazione.


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Un dato piuttosto interessante riguarda il fatto che si temeva che fossero presentate moltissime istanze «vuote», cioè con i moduli non redatti: finora ne sono state trovate 99 su 700 mila.
Vorrei rispondere alla domanda del presidente circa il libretto sanitario: gli stranieri in attesa di regolarizzazione non hanno, formalmente, diritto all'iscrizione al servizio sanitario nazionale, in quanto non sono in possesso del regolare permesso di soggiorno. La loro posizione, dunque, non rientra nella previsione del Testo unico: però, il Ministero della salute, che è stato interessato al riguardo dalle regioni, che si stanno adeguando, ha dato indicazioni affinché ai soggetti interessati dalle procedure di emersione sia consentita l'iscrizione temporanea al servizio sanitario fino alla definizione dell'iter di regolarizzazione, cioè fino a quando diventa definitiva. Anche gli stranieri clandestini presenti in Italia hanno una copertura sanitaria: chi ha un problema affrontabile dal pronto soccorso, ad esempio, viene sempre curato in ospedale e le relative spese sono sostenute dal Ministero dell'interno.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Scusi se la interrompo nuovamente, ma vorrei sottolineare che ritengo giusta tale procedura, poiché il diritto alla salute è costituzionalmente garantito; tuttavia si pone un problema più volte affrontato in vari dibattiti politici. Il medico curante o il pronto soccorso devono prestare le cure necessarie ma dovrebbero - purtroppo né il Testo unico né la nuova legge lo prevede - essere obbligati a denunciare la presenza sul territorio nazionale di un cittadino extracomunitario in condizione di clandestinità. Si tratta di una vacatio legis di una certa gravità, perché rischia di far naufragare la volontà degli operatori di arrestare il fenomeno dell'immigrazione clandestina.


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ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Non vorrei rispondere sull'aspetto politico, poiché mi considero un tecnico, ma sottolineare semplicemente la questione del rispetto del diritto alla salute: nel 2002 abbiamo speso quasi 13 miliardi per le cure di queste persone. Comunque, come ho spiegato, il problema è stato superato attraverso l'accordo stipulato tra il Ministero della salute e le regioni: chi ha il cedolino, e può dimostrare di aver dato avvio ad una procedura di emersione dalla clandestinità può sicuramente accedere ad una iscrizione temporanea, che viene poi regolarizzata.

PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto per la sua relazione e dispongo che i dati che ci ha consegnato siano pubblicati in allegato al resoconto della seduta odierna.
Si è sviluppata una certa polemica rispetto al cosiddetto rallentamento del lavoro ed il prefetto ci conferma un dato: per leggere le prime 100 mila domande di regolarizzazione sono occorsi quasi tre mesi, per i motivi che sono stati ricordati e che riguardano la difficoltà del lettore ottico ad interpretare caratteri difficili.
Vorrei che fosse confermato che d'ora in avanti si procederà con l'invio di una media di 100 mila schede al mese da Roma alle singole prefetture: se la matematica non è un'opinione, prima dell'estate certamente saranno arrivate a tutte le prefetture le circa 703 mila richieste. Prefetto, conferma questa mia ipotesi?

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Non solo la confermo, ma vorrei aggiungere una considerazione: dall'elenco che ho consegnato si evince che, oltre ad inviare le


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pratiche alle prime cinque prefetture, stiamo cercando di concludere l'invio di tutte le pratiche alle prefetture che ne hanno meno, in modo che possano finire più in fretta. Il contratto per i lavoratori interinali prevede che possono essere spostati dalle prefetture dove le regolarizzazioni siano concluse a quelle dove i tempi sono più lunghi: questo consente di spostare persone che già conoscono il lavoro. Il ministro Pisanu intende addirittura dislocare il personale dipendente interno dalle prefetture o dalle questure dove il lavoro è terminato a quelle vicine affinché il processo possa essere accelerato.
Do la mia disponibilità per un nuovo incontro con il Comitato per una verifica, magari tra due mesi, di questa situazione.

PRESIDENTE. Si tratta di un lavoro che viene affrontato per la prima volta nel nostro paese. Infatti, nelle sanatorie precedenti bastava dimostrare la presenza, ad una certa data, dello straniero in Italia. In effetti, oggi si tratta di una «emersione» di 703 mila lavoratori, più che di una regolarizzazione. Al di là delle considerazioni politiche, è indubbiamente necessaria un'analisi dei tempi necessari.

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Effettivamente ci siamo inventati questa procedura per semplificare il lavoro al cittadino grazie ad una amministrazione pubblica che gli facesse perdere il minor tempo possibile sia nel presentare le domande sia nell'andare a firmare il contratto di lavoro. Forse si tratta di un buon risultato raggiunto, di un esperimento che al Ministero dell'interno è servito per realizzare anche altre operazioni.


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CIRO ALFANO. Vorrei che il prefetto ci fornisse dei ragguagli riguardo al ricongiungimento familiare.

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Per quanto riguarda il ricongiungimento familiare, ancora non è stato emanato il regolamento; devo precisare, però, che la nostra competenza è residuale rispetto a quella del dipartimento di pubblica sicurezza.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. So di rivolgere le mie domande ad esponenti dell' amministrazione, come ci è stato già ricordato dal prefetto quando ha opportunamente detto che non intende fornire risposte di carattere politico. Mentre il presidente Di Luca è limitato dal suo ruolo istituzionale, io, come esponente di Alleanza nazionale, mi permetto di esprimere invece alcune valutazioni. Non posso che compiacermi, non solo della sua dettagliata relazione, ma anche della sua iniziativa tesa a razionalizzare il sistema, che sicuramente consente ai cittadini italiani che si sono avvalsi delle regolarizzazione-emersione, di evitare lunghe file di attesa, non solo per i datori di lavoro, ma anche per i cittadini extracomunitari. Sicuramente si tratta di un sistema corretto e sono assolutamente certo che potrà essere esteso anche ad altre eventuali esperienze future.
Il prefetto ci ha fornito una serie di dati importanti ed ha giustamente sottolineato come per l'ultima sanatoria siano occorsi circa 24 mesi per evadere tutte le pratiche; credo che non vi debba essere la preoccupazione di impiegare più tempo di quanto sia assolutamente necessario per fare uno screening sicuro, preciso e puntuale, domanda per domanda. Ciò che vorrei fosse evitato è che, per fornire delle risposte, sotto la pressione, se si vuole legittima, delle opposizioni, dei sindacati


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o delle associazioni di volontariato, operando con urgenza ed evadendo i tempi tecnici necessari, si giungesse ad esaminare queste domande a campione, saltando l'accertamento analitico, posizione per posizione. È vero che le domande vuote, cioè senza alcun dato, sono appena un centinaio, ma non si può comunque escludere che molte domande abbiano dati assolutamente privi di fondamento che, attraverso una verifica accelerata per campioni, potrebbero essere licenziate con sufficienza. Sotto questo punto di vista spero che anche il Ministero possa diramare circolari di assoluto rigore. Credo che il regolamento di attuazione rappresenti un aspetto importante. Sappiamo che il regolamento doveva essere emanato entro sei mesi dalla promulgazione della legge, e quindi mi sembra, che vi sia un notevole ritardo al riguardo. Il regolamento di attuazione è molto importante, perché se vogliamo portare a regime la legge n. 189 del 2002 ne abbiamo bisogno, per applicarlo poi in modo rigoroso ed analitico, soprattutto per quanto riguarda le politiche di integrazione, che rappresentano un elemento fondamentale per creare un processo di vera osmosi fra autoctoni e cittadini extracomunitari.
In sede di Comitato Schengen ci stiamo occupando anche delle impronte digitali. Come il prefetto sicuramente saprà, è stato avviato il sistema di rilevazione Eurodac; vorrei sapere se esso effettivamente funzioni, e se, quindi, siamo in grado di poter avere lo scambio informatico delle impronte raccolte nei vari paesi aderenti a Schengen, perché da alcune fonti mi risulta che in Italia si vada ancora avanti con il vecchio sistema della registrazione ad inchiostro delle impronte, mancando il sistema informatico che potrebbe consentire l'accelerazione di queste pratiche fondamentali, elemento cardine per il contrasto della immigrazione clandestina.


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Vorrei sapere poi se le espulsioni coattive funzionino effettivamente e se i tempi siano rigorosi così come previsto dalla normativa. Inoltre, qual è la situazione attuale dei centri di permanenza temporanea? C'è la volontà, da parte del Ministero, di aumentare il numero dei centri di permanenza ed assistenza temporanea?
Sappiamo che uno degli aspetti più problematici è rappresentato dalla locazione degli extracomunitari in fase di espulsione; se non abbiamo centri di permanenza ed assistenza temporanea, non dico regionalizzati, ma quasi, dove poter far affluire queste persone in fase di espulsione, si rischia di non riuscire ad applicare realmente la legge n.189.
Un altro problema tecnico della regolarizzazione è rappresentato dalla contribuzione Inps da parte dei datori di lavoro e dei prestatori di opera. Ora, mi pare di aver compreso che, dal momento della presentazione della domanda, decorra il pagamento delle contribuzioni, che verranno poi esatte quando sarà definito tutto il percorso della domanda; spero che non vengano applicate delle sanzioni penali a carico del datore di lavoro, perché ciò non è previsto. Per quanto riguarda invece l'esazione dei contributi da parte del prestatore d'opera, come ci si comporterà in mancanza del pagamento? Nei confronti di un cittadino italiano è sempre molto facile esigere i pagamenti anche con azioni coercitive; nei confronti, invece, dei prestatori d'opera stranieri, che sappiamo che in genere non pagano i contributi, come intendono muoversi il Ministero e, più in generale, il Governo per esigere il pagamento?
Vorrei sapere, inoltre, se il Ministero intenda monitorare i centri di raccolta di denaro che gli stranieri utilizzano per espatriare un miliardo di euro circa ogni anno, soldi di cui non sappiamo se siano tutti di provenienza legale. Il prefetto ci può tranquillizzare assicurandoci che in questo modo non escono


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soldi illegali diretti a finanziare fenomeni di criminalità più o meno estesi, se non addirittura il terrorismo internazionale?

PRESIDENTE. Come vede, prefetto, oggi i senatori sono assenti perché a Palazzo Madama sono in corso importanti votazioni sull'Iraq ed anche noi deputati stiamo per raggiungere l'Assemblea di Montecitorio; tuttavia, l'onorevole Landi di Chiavenna si è preso l'onere di fare tutte le domande possibili sul tema, anche se alcune forse esulano dalla competenza specifica del suo dipartimento.

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Per quanto riguarda la prima domanda, faccio presente che le poste italiane hanno già svolto un primo screening, che le divide per categorie. Abbiamo, pertanto, istanze correttamente compilate e istanze, invece, definite complesse ed anomale.
Esse prendono due strade diverse: quelle pronte vengono subito spedite e l'informazione che viene inviata informaticamente attraverso i collegamenti con le questure ed il CEN di Napoli permette di capire immediatamente se il nulla osta è stato concesso o meno.
Una parte della prefettura lavora sui casi ordinari, che procedono speditamente, mentre le istanze complesse vengono accantonate e vagliate con moltissima attenzione. Quando il nulla osta della questura non è completo o ci sono dei dubbi, la pratica viene messa da parte ed esaminata con cura. È interesse di tutti cercare di risolvere le situazioni risolvibili, senza naturalmente accettare domande di terroristi o di persone che non è il caso che restino sul nostro territorio. Probabilmente, alla fine dell'anno non otterremo 703 mila regolarizzazioni, poiché alcune non verranno concesse e altre dovranno essere ulteriormente esaminate.


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Ai sensi dell'articolo 34 della legge Bossi-Fini erano previsti diversi regolamenti: un regolamento generale, uno per le procedure informatiche, uno sulle nuove norme dell'asilo ed uno sul comitato per il coordinamento e il monitoraggio delle disposizioni del Testo unico sull'immigrazione. Sono tutti in fase avanzata e moltissimi di essi sono quasi giunti alla conclusione, anche se il termine di sei mesi scade il 26 febbraio. Sarà, infine, necessario ottenere il parere del Consiglio di Stato. Funzionari del mio dipartimento seguono i lavori del tavolo istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e coordinato dalla Presidenza stessa.
Si stanno prendendo le impronte digitali a tutte le persone che oggi entrano nel nostro paese, clandestini o meno, e a tutti coloro che possiedono o meno un permesso di soggiorno. Per quanto riguarda l'emersione del lavoro irregolare, le prefetture, dove riescono a farlo, già prendono le impronte: è indifferente che ciò sia fatto con il tampone o attraverso il computer. Quest'anno di tempo impiegato nell'emersione del lavoro irregolare è stato speso anche per fornire gli apparati per le impronte digitali meccanizzate, per i quali è stato necessario bandire gare.
Le espulsioni coattive non sono di nostra competenza, ma posso dire che stanno procedendo. Ho portato con me dei dati, che posso far avere al Comitato, che riguardano gli stranieri allontanati, non rimpatriati per il 2000, il 2001, il 2002.
I centri di permanenza temporanea esistenti sono 14 e quelli di identificazione sono 8: stiamo realizzando altri 9 centri di permanenza temporanea e 5 centri di identificazione. I miei funzionari hanno girato per tutto il territorio nazionale, anche se siamo pochi - sottolineo sempre che il mio dipartimento è formato da 365 persone soltanto - e ci stiamo attivando. Il problema più rilevante è quello di far accettare


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i centri al territorio, ai cittadini, agli enti locali e alle regioni. Dovunque ci troviamo di fronte a problemi di natura politica più che tecnica, poiché da questo punto di vista siamo pronti ed organizzati. Abbiamo allestito un comitato interno al Ministero per cercare di accelerare i tempi ed avviato alcune iniziative, anche attraverso ordinanza della protezione civile. Rammento ai componenti del Comitato quella sorta di spada di Damocle costituita dalla possibilità che giungano in Italia gli sfollati qualora scoppiasse la guerra: non possiamo preoccuparcene all'ultimo momento e, dunque, ci stiamo attrezzando. In relazione a tutto ciò sono necessarie alcune considerazioni politiche.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor prefetto, le chiedo se e dove state realizzando i centri di permanenza temporanea e quali sono i tempi di avvio.

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Stiamo predisponendo i centri soprattutto in quella che chiamiamo frontiera verde, o frontiera terrestre, dove quasi non esistono. Sono in via di realizzazione centri a Gradisca di Isonzo, a Bari, a Trapani e a Crotone, dove abbiamo un centro di permanenza, oltre che di prima accoglienza.
Stiamo esaminando siti anche altrove: non mi permetto di riferire l'elenco per evitare di diffondere timore tra i cittadini. Stiamo cercando di capire se esistono edifici che possono essere adattati allo scopo, in modo da procedere più velocemente. Dobbiamo spendere molti miliardi nel corso di quest'anno e, dunque, dobbiamo affrettarci il più possibile anche riguardo ai cosiddetti centri di identificazione, che prima chiamavamo di prima accoglienza.


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Abbiamo avuto più confronti con l'INPS, addivenendo a questo risultato: il datore di lavoro può pagare subito i contributi - è sufficiente che invii una comunicazione all'INPS denunciando il lavoratore - per non pagarli tutti assieme; in caso contrario, allo sportello polifunzionale per il contratto ed il permesso di soggiorno è presente anche un funzionario dell'INPS, che può calcolare il conto complessivo. Il controllo è compito dell'INPS, poiché si tratta di lavoratori emersi dal lavoro nero. Come noto, l'emersione di questi lavoratori è stato un compito difficile perché non c'era al riguardo un grandissimo interesse da parte del lavoratore e del datore di lavoro: la situazione, comunque, è migliorata.
Il contributo deve essere pagato a partire dalla data dell'11 settembre 2002 e non dal momento in cui si firma il contratto, perché la legge prevede che il datore di lavoro, che aveva un lavoratore straniero irregolare nei tre mesi precedenti, paga per tale periodo una quota forfetaria e a partire dall'11 settembre comincia a pagare regolarmente i normali contributi. Le altre domande rivoltemi sono specificamente di competenza del dipartimento della PS, pertanto non posso rispondere al riguardo, anche perché rischierei di fornire risposte inesatte.

PRESIDENTE. Se ho colto bene lo spirito della domanda dell'onorevole Landi di Chiavenna sulle impronte digitali, essa conteneva un proposito che andava anche oltre i confini nazionali. Probabilmente egli si riferiva alla raccolta di consensi fatta dal commissario Vittorino per partire con un nuovo sistema europeo di raccolta visti, il cosiddetto VIS. Al riguardo si sta realizzando uno studio di fattibilità che dovrebbe essere concluso per la fine di marzo e presentato in ambito europeo,


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dove si decideranno eventualmente la sua ufficializzazione e il suo avvio. Pertanto, tutti i dati raccolti in Italia dovranno entrare in questo nuovo sistema informativo.
Ringraziamo il prefetto per la sua immediata disponibilità, per la completezza delle informazioni reseci e per il doveroso chiarimento che questo importante tema necessita, anche perché spesso si leggono sui giornali o si sentono in televisione interpretazioni politiche piuttosto che dati oggettivi.

CIRO ALFANO. Anch'io vorrei ringraziare il prefetto per l'impeccabile relazione ed esternare il mio apprezzamento per la grande professionalità, l'attaccamento e la serietà con cui il Ministero svolge questa notevole mole di lavoro. Credo sarebbe il caso, ove lo ritenga anche il prefetto di fissare un ulteriore incontro di aggiornamento prima dell'estate, in modo da fornire al Comitato dati aggiuntivi sugli sviluppi della situazione, perché esso possa eventualmente assistere il Ministero, anche attraverso iniziative parlamentari, in modo da dare forza alla sua azione, svolta con grande professionalità.

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Ringrazio molto il Comitato per gli apprezzamenti. Da parte nostra c'è la massima disponibilità ad ulteriori incontri, perché a noi fa piacere mostrare che lavoriamo e come lavoriamo.

PRESIDENTE. Bene, possiamo chiudere concludere la seduta con quello che consideriamo un impegno assunto dal prefetto. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,55.

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