UNIONE ITALIANA DEL LAVORO                                                     SEDE NAZIONALE                           SEDE EUROPEA

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Data:      21 febbraio 2003                                                 

Prot.:      343/GC/II                                                                            A tutte le Strutture UIL

Servizio: Politiche Territoriali                                                       Al CAF UIL

Oggetto: immigrazione: mobilitazione territoriale                   All’ITAL UIL

 

Circ. 10 /2003                                                                                    LORO SEDI    

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Amici e compagni,

 

Questa comunicazione vuole essere un primo tentativo di bilancio – sia pur parziale – del grado di realizzazione della campagna di mobilitazione indetta da Cgil-Cisl-Uil il 28 gennaio u.s. per avere risposte sulle procedure di regolarizzazione dei circa 703 mila extracomunitari che - assieme ai loro datori di lavoro - hanno aderito alla sanatoria a novembre scorso.

 

         La mobilitazione si è realizzata in tantissime città italiane, davanti alle prefetture o agli uffici provinciali del lavoro, coinvolgendo lavoratori immigrati ed italiani, allo scopo di avviare un dialogo con le autorità locali sui punti controversi che, in assenza del Regolamento di attuazione della legge Bossi-Fini, sono lasciati alla discrezionalità del funzionario di turno: in particolare i casi di morte del datore di lavoro, di licenziamento o dimissioni, avvenute tra il momento di adesione alla sanatoria ed il momento di convocazione in prefettura (nel qual caso è previsto un permesso di soggiorno “in attesa di lavoro” della durata non inferiore ai sei mesi.

 

         Da parte delle OO.SS. si è affrontato il problema con le istituzioni locali con buon senso e spirito di responsabilità, offrendo un’attiva collaborazione a livello locale, con la messa a disposizione di “sportelli” di informazione ed orientamento degli immigrati stessi: un approccio che in alcune località (Venezia e Piacenza, ma non solo) si è concretizzato con protocolli d’intesa ‘ad hoc’ firmati con le istituzioni locali.

 

         Per quanto riguarda la mobilitazione, essa si è dispiegata in forme e modalità diverse, con sit-in davanti a prefetture, manifestazioni, ma anche con conferenze-stampa e richieste di incontro con il Prefetto, a seconda delle situazioni, dello stato di avanzamento dell’esame delle pratiche, e della disponibilità degli interlocutori locali.

 

         A Napoli Cgil-Cisl-Uil hanno indetto il 13 febbraio u.s. un sit-in in Piazza Plebiscito, denunciando una situazione di estrema precarietà da parte della gestione delle pratiche da parte delle autorità cittadine: 36.572 domande presentate, meno di 500 contratti soggiorno rilasciati allo stato attuale. Stessa situazione a livello regionale dove lo smaltimento, ad un ritmo di poche decine al giorno, delle quasi 68 mila pratiche di regolarizzazione presentate, potrebbe necessitare un arco di tempo dai 2 ai 3 anni.

Durante la manifestazione una delegazione è stata ricevuta a Palazzo di Governo dove è avvenuto un utile confronto sui problemi più urgenti: la carenza di personale nel disbrigo delle pratiche; il diritto alla salute per gli immigrati in fase di regolarizzazione, l’impossibilità per loro di muoversi dall’Italia o di cambiare lavoro.

 

         A Milano, nel corso di manifestazioni e sit-in il sindacato ha ottenuto l’attivazione di un tavolo in prefettura per il monitoraggio sull’andamento della regolarizzazione, denunciando una pratica di gestione “al contagocce” delle pratiche (1300 contratti realizzati su 87.000 domande). Interessante un’indagine di campo realizzata dalla UIL di Milano sul perdurare del lavoro nero, particolarmente in alcuni settori produttivi, malgrado la recente sanatoria. Secondo l’indagine, un lavoratore extracomunitario su cinque continua a lavorare in nero, con punte che in alcuni settori (edilizia, commercio, trasporti) arrivano fino al 50%.

 

La collaborazione tra sindacato ed istituzioni locali ha prodotto primi importanti risultati, con la disponibilità arrivata il 19 febbraio u.s. dal Prefetto di risolvere positivamente le situazioni in cui, per cessazione dell’azienda, morte del datore di lavoro, dimissioni ecc., il lavoratore immigrato si presenti con un nuovo datore di lavoro. Sulla stessa linea di quanto avvenuto nei giorni scorsi a Bergamo.

 

Stessa disponibilità è arrivata sempre ieri da parte della prefettura di Bologna, Trieste e Trento dove – comunque – è stata sottolineata da parte sindacale le difficoltà che incontra spesso un immigrato nel comunicare alle autorità l’avvenuto cambiamento della sua situazione personale; questo in quanto la prefettura convoca solo i datori di lavoro che si limitano a informare sulla conclusione del precedente rapporto di lavoro. Il risultato è che la procedura viene chiusa, lasciando l’immigrato senza protezione. La proposta delle OO.SS. è che le prefetture convochino sempre le due parti congiuntamente.

 

Tra le altre manifestazioni ed incontri da segnalare, quella a Torino del 13 febbraio dove si è svolto un presidio davanti alla Prefettura;a Modena il 10 febbraio, durante un incontro con rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil, il prefetto ha comunicato che solo 56 contratti erano stati perfezionati, su 10.650 domande, a causa di difficoltà logistico-funzionali. A Reggio Emilia, il 14 febbraio scorso, è stato effettuato un presidio unitario davanti alla prefettura, con la presenza di oltre cento lavoratori stranieri. Durante l’incontro, il Prefetto si è impegnato a dare sollecita risposta ai problemi posti, in particolare i rapporti di lavoro intercorsi dopo la data dell’11 novembre.

 

A Varese, l’8 febbraio scorso, le OO.SS. hanno organizzato una conferenza-stampa davanti all’ufficio immigrazione della questura facendo rilevare “i tempi biblici dell’esame delle domande” (150 a quella data su 8116) e chiedendo un confronto con il Prefetto; a Firenze è stata denunciata una situazione di estrema difficoltà da parte degli uffici preposti, che hanno concluso meno di 500 contratti su 17.200 domande.

Naturalmente, questo è un quadro molto parziale e saremo grati alle strutture se ci vorranno informare tempestivamente sulle iniziative promosse ed, eventualmente, sugli esiti.

 

         I risultati raggiunti a Bergamo, Milano, Bologna, Trento, Trieste ed in altre città, nonché l’interessante sperimentazione avviata nel Veneto, sono la conferma che la mobilitazione sta dando risultati concreti ed visibili.

 

 

 

E’ importante dunque continuare su questo percorso, avviando il confronto con prefetture e Uffici del lavoro in tutte le città italiane, effettuando la pressione necessaria perché arrivino dai prefetti scelte e risposte adeguate; nondimeno, mostrando anche la disponibilità a studiare con le istituzioni soluzioni capaci di dare risposta a chi (lavoratori stranieri e datori di lavoro) ha scelto la strada della regolarizzazione e del rispetto della legge, dei contratti e dei diritti fondamentali della persona.

 

         A livello nazionale, la UIL insieme a Cgil e Cisl, è impegnata a ridurre per quanto possibile gli aspetti negativi contenuti nel Regolamento di Attuazione della Legge (che dovrebbe essere varato ad inizio Marzo), con specifiche proposte in parte accettate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Rimane il nodo di un mancato confronto con il Ministero del Lavoro su temi importanti, ora espressamente richiesto dai tre Segretari Generali Cgil-Cisl-Uil. Resta l’impegno ad una mobilitazione nazionale a Roma, nel caso il Ministero del Welfare non mostrasse la disponibilità e la serietà che il tema comporta.

 

Pubblichiamo in allegato, copia delle disposizioni emesse dalle autorità di Bergamo, Milano, Trento e Bologna. Nei prossimi giorni pubblicheremo sul sito www.uil.it/immigrazione, la documentazione in materia in nostro possesso, ed ulteriori contributi in arrivo dalle strutture territoriali, per cui siete pregati di contribuire con quanto avete a disposizione localmente.

 

         Fraterni saluti.

 

                                                                                                 

                                                                  Il Segretario Confederale

                                                            (Guglielmo Loy)