IMMIGRAZIONE - Aprirà presto a Torino la prima comunità protetta per
marocchini minori di 14 anni
13/01/2003 9.17.24
TORINO - Una comunità protetta per ragazzini al di sotto dei 14 anni di
nazionalità marocchina aprirà a Torino entro un mese circa. E‚ il risultato
di una delibera presentata in giunta dall‚assessore ai servizi sociali della
città Stefano Lepri. Si tratta di un luogo dal quale sarà difficile la fuga,
dotato quindi di sistemi di controllo e di contenimento adeguati, e nel
quale potranno essere ospitati fino a 8 ragazzini. Si occuperanno di loro 10
persone tra assistenti domiciliari, educatori e mediatori culturali.
Finiranno in questa „comunità protetta‰ i giovanissimi sorpresi a commettere
reati e che per la loro età godono della non imputabilità. Dalle normali
comunità-alloggio che a Torino in un anno hanno accolto circa 700 minori
stranieri infatti i ragazzi spesso se ne vanno dopo pochi giorni senza
lasciare traccia. Con questo nuovo progetto pilota invece potranno restare
sotto controllo il tempo necessario a rintracciarne l‚identità certa e la
famiglia di origine. In virtù di un accordo con il consolato marocchino sarà
così possibile dare il vie alle procedure di rimpatrio. „Grazie all‚
intervento della Prefettura ˆ ha spiegato l‚assessore Stefano Lepri ˆ presto
dovrà essere possibile arrivare a un accordo anche con il consolato rumeno e
così accogliere anche i ragazzi provenienti da quel paese‰. La decisione di
dare il via a questo progetto pilota nasce sotto la spinta di una situazione
diventata difficile in città. Già da alcuni mesi si sono fatti più evidenti
fenomeni di spaccio operato da ragazzini giovanissimi oltre che furti e
borseggi sui mezzi pubblici. Si sospetta anche che alcuni ragazzini siano
oggetto di sfruttamento sessuale. Inoltre proprio nella notte di capodanno
un giovane spacciatore marocchino ha dovuto subire una crudele punizione per
il suo tentativo di sottrarre dosi di droga ai suoi fornitori: un profondo
taglio gli ha provocato la parziale amputazione della mano destra. Un
contesto di questo tipo ha così accelerato la nascita del progetto della
comunità protetta. „Non possiamo tollerare in pieno centro a Torino ˆ ha
detto il vicesindaco Marco Calgaro ˆ una tratta di bambini sfruttati per
commettere reati‰. E‚ certo che uno degli obiettivi delle comunità protette
è proprio quelle di rompere il legame tra i ragazzi e i loro sfruttatori e
quindi, in qualche modo, di tutelare proprio i più giovani. E‚ però anche
vero che tale progetto lascia aperti ancora molti interrogativi tra quanti
in questi anni hanno lavorato per favorire l‚integrazione, la crescita, l‚
educazione e l‚inserimento sociale e lavorativo dei minori stranieri
presenti a Torino. Qualcuno sottolinea il rischio che questa comunità
protetta diventi una sorta di Centro di permanenza temporanea per
giovanissimi, altri si chiedono quali siano le garanzie di affidabilità che
si possono avere dalle famiglie di origine che i ragazzi hanno potuto
abbandonare in tenera età. (gm)
(Lancio del 09/01/2003 17.37.24)
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MINORI ˆ Nuova comunità per piccoli marocchini a Torino. Il Comune respinge
le critiche: ''Nuovi Cpt? Lo scandalo è non fare nulla''
13/01/2003 9.18.00
TORINO - A Torino sono partite le procedure per aprire una comunità protetta
per ragazzini marocchini minori di 14 anni colti a commettere reati. Un
luogo dal quale i ragazzi potranno uscire solo se accompagnati e nel quale
potranno rimanere fino a due mesi in attesa di un eventuale rimpatrio se le
condizioni della famiglia d‚origine lo permetterà. Laura Marzin dell‚Ufficio
Minori stranieri del Comune di Torino spiega il perché di questo progetto.
„Ci si pensava da tempo, da quando abbiamo capito che coi i ragazzini
giovanissimi non riuscivamo a fare niente. Abbiamo un servizio di pronta
accoglienza aperto dalle 8 alle 20 e una reperibilità telefonica che copre
le 24 ore 365 giorni all‚anno. Ci arriva la segnalazione dalla polizia,
vediamo i bambini, ma il contatto dura poco: o se ne vanno subito, o stanno
qualche ora, al massimo una notte, nella comunità in cui li abbiamo inviati.
Abbiamo pensato che così non poteva più andare avanti e che qualcosa
bisognasse fare‰.
Chi sono questi ragazzini, da dove vengono, chi li porta?
„Si tratta per lo più di romeni e maghrebini. I primi sono maggiormente
dediti ai furti e ai borseggi dalle parti delle due stazioni principali di
Torino, Porta Nuova e Porta Susa. Alcuni di loro fanno uso si sostanze
stupefacenti, in particolare colla, ma ci è stato segnalato anche qualche
caso di vera e propria tossicodipendenza da eroina. I maghrebini più che
altro spacciano ed è diffusa la pratica di sniffare colla, mentre è più
difficile che usino droga per via endovena. Dietro loro ci sono sicuramente
adulti che gestiscono gli spostamenti, li ammaestrano e insegnano loro come
fare. I soldi che restano nelle tasche di questi ragazzini per la maggior
parte vengono spediti alle famiglie di origine, tanto che loro definiscono
sempre Œlavoro‚ quello che stanno facendo. Anzi la permanenza presso i
nostri uffici viene vista come tempo sottratto al Œlavoro‚, tanto più che
sanno benissimo di non essere punibili‰.
La decisione di creare questo tipo di comunità ha provocato alcune critiche.
Si è parlato di cpt per minori, di comunità chiuse, rimpatri forzati∑
„Nessuno può affermare che il nostro ufficio sia insensibile ai diritti dei
minori stranieri. Tutti i nostri interventi sono stati improntati alla
tutela dei ragazzi, sempre. Anche in questo caso è così. Trovo più
scandaloso non fare nulla, restare impotenti di fronte a ragazzini così
palesemente sfruttati da adulti, che il fatto di tenere la porta di casa
chiusa a chiave per qualche settimana. Inoltre si è troppo enfatizzato il
tema del rimpatrio. Io credo che solo in pochi casi questo potrà essere
effettuato davvero, e in ogni caso seguendo tutte le procedure previste
dalla legge la decisione finale spetta sempre al comitato per i minori
stranieri. Il tempo trascorso in comunità significa invece dare un segnale
ai ragazzini stessi e agli adulti che li gestiscono. Rappresenta inoltre l‚
opportunità per conoscere meglio questi ragazzi, identificarli, ma sempre
nel loro interesse, per non rischiare, come avviene oggi, di perderne le
tracce una volta transitati dall‚ufficio, magari con false generalità.
Inoltre in questo tempo attraverso gli educatori e il supporto psicologico
non è detto che non possano instaurarsi rapporti di fiducia, in modo che i
ragazzini che non vengono rimpatriati possano intraprendere percorsi
educativi nelle comunità Œnormali‚, al sicuro da quegli adulti che di fatto
li costringono ad attività illecite‰.
Resta il problema di questo vero e proprio „traffico di minori‰∑
„La sosta forzata in comunità potrà anche permettere ai ragazzi di aprirsi,
spiegare chi li ha portati in Italia. Oggi vivono in una sorta di dipendenza
dalla vita di strada e dagli adulti che li Œgestiscono‚. Esiste solo la
necessità di rubare, spacciare per fare un po‚ di soldi. In questo senso
anche i loro spostamenti sono funzionali al Œmercato‚: lo spaccio estivo
sulla costiera romagnola, i turisti di Natale a Parigi∑ Di fronte a tutto
questo la comunità protetta è un progetto sperimentale, un tentativo di
vedere se le cose possono andare un po‚ meglio, se non funzionerà siamo
dispostissimi a cambiare.‰ (gm)
(Lancio del 10/01/2003 10.09.13)
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MINORI - Nuova comunità per piccoli marocchini. Pastore (Asgi): ''Su quali
basi giuridiche si pongono dei ragazzini in un regime così simile alla
detenzione?''
13/01/2003 9.31.32
TORINO - La prossima apertura a Torino di una comunità „protetta‰ per
ragazzini marocchini sotto i 14 anni sorpresi a commettere reati, solleva
alcuni dubbi e interrogativi tra quanti da tempo si occupano delle questioni
legate al tema immigrazione. In particolare sono due gli aspetti oggetto di
discussione: la possibilità di rimpatrio dei ragazzi una volta individuata
la famiglia di origine e la privazione della libertà fino a 60 giorni per i
giovanissimi marocchini ospitati nella struttura.
Ne parliamo con l‚avvocato Massimo Pastore dell‚Asgi (Associazioni studi
giuridici sull‚immigrazione): „Lo delibera è appena stata approvata in
giunta e non è ancora stata depositata, perciò non ne conosco i termini
precisi. Mi pare però che alcune ambiguità e problemi aperti ci siano. Prima
di tutto infatti mi chiedo su quali basi giuridiche si pongano dei ragazzini
in un regime così simile alla detenzione, in secondo luogo mi chiedo che
cosa facciano in questa comunità i ragazzi e come assolvano l‚obbligo
scolastico che vale per tutti‰.
Dal comune si parla di diverse attività e laboratori, inoltre si garantisce
che ogni decisione sarà inevitabilmente presa in accordo con il giudice e il
Comitato per i minori stranieri.
„Di sicuro il Comitato non darà risposte in due mesi, inoltre il periodo di
60 giorni ha un‚affinità da brividi con quello dei centri di permanenza
temporanea per adulti‰.
L‚ufficio minori stranieri inoltre sottolinea che i casi di rimpatrio
saranno limitati, mentre la permanenza in comunità deve essere vista come un
‚occasione temporanea e parziale per tutelare il minore e per rompere il
rapporto di sudditanza con chi lo sta sfruttando∑
„Allora perché solo per i bambini marocchini, mi chiedo. In realtà è perché
con il consolato del Marocco c‚è un accordo per il rimpatrio, mentre ad
esempio con quello rumeno non ancora. Ma se l‚obiettivo principale non è
rispedirli indietro, come dice l‚ufficio minori stranieri, il periodo di
Œstacco‚ potrebbe essere adottato con tutti, che esistano o no accordi con
gli Stati. E poi quali garanzie si possono ottenere dalla famiglia di
origine in soli 60 giorni? Se il bambino è fuggito da casa e i genitori
disperati lo stanno cercando, di solito si tratta di casi che vengono alla
luce e sono scoperti in tempi abbastanza brevi. Se invece questa
segnalazione da parte delle famiglie non è avvenuta, come nella maggior
parte dei casi, allora significa che in patria la situazione per il bambino
non è così favorevole∑.‰
Sarebbe però un peccato che diversi punti di vista sulle comunità protette
rovinino un rapporto di collaborazione sui minori stranieri che a Torino
funziona da anni.
„Debbo però dire, e l‚ASGI lo ha detto pubblicamente più volte, che la
situazione non è più quella di due o tre anni fa. La legge Turco-Napolitano
prima e la Bossi-Fini ora hanno reso sempre più difficile anche qui a Torino
l‚interazione e il lavoro di rete tra soggetti pubblici e del privato
sociale che dovrebbero lavorare insieme nell‚interesse superiore dei minori
stranieri‰.(gm)