PROPOSTA PER UNA NUOVA CARTA DI INTENTI

 

Gli esponenti degli enti locali, dell'associazionismo, degli organismi

politici e sindacali riuniti ad Empoli il 5/12 u. s. propongono agli

amministratori locali ed alle realtà sociali della Toscana impegnate sul

terreno della solidarietà e della tutela dei diritti  una nuova "Carta

di intenti", relativa all'immigrazione, che integri ed aggiorni quella del 1993,

(rivista e corretta nel 1998). Segue il testo, su cui invitiamo i soggetti

interessati ad avanzare, in tempi stretti, osservazioni, rilievi, integrazioni,

in modo che a breve termine si possa giungere alla stesura definitiva

(osservazioni etc. vanno inviate, all'attenzione di Moreno Biagioni:

- per e-mail a: posta@anci-toscana.it

- per fax a: 0574-29758

- per posta a: ANCI Toscana - Consulta per l'Immigrazione

Via Roma, 99 - 59100 Prato).

 

Carta d'intenti (bozza)

Gli amministratori locali e gli esponenti delle realtà sociali della Toscana

impegnate sul terreno della solidarietà e della tutela dei diritti, di fronte alla

nuova normativa sull'immigrazione approvata dal Parlamento italiano,

affermano innanzitutto i seguenti punti:

 

-        I migranti comunque presenti sul territorio locale debbono essere

considerati in primo luogo come cittadini e di conseguenza devono essere

garantiti loro i diritti fondamentali della persona umana, i diritti di

cittadinanza e quelli di partecipazione pubblica in condizione di parita'

con i cittadini italiani.

-        Gli enti locali e le forze sociali attive in Toscana intendono

salvaguardare, promuovere ed estendere i diritti dei cittadini stranieri,

lavorando attivamente contro ogni forma di discriminazione, di minorita'

giuridica, di razzismo e di intolleranza nei loro confronti.

-        La legge 189/2002, di recente emanazione, costituisce, nel suo

complesso, un attacco ad alcuni diritti fondamentali della persona umana, e

una violazione del principio di parita' di trattamento.

-        Tale legge prevede tra l'altro alcune disposizioni che contrastano

con il dettato costituzionale, nonche' con lo spirito e con la lettera di

alcuni fondamentali strumenti giuridici internazionali di tutela dei

diritti umani.

-      Pure a livello europeo stanno prevalendo politiche nei confronti dei

migranti improntate alla chiusura e basate essenzialmente su misure di

ordine pubblico: perciò occorre sviluppare un’azione di denuncia, di

contrasto, di proposta di alternative possibili anche in tale ambito.

 

Ciò premesso e ritenendo che gli amministratori siano vincolati in primo

luogo al rispetto della Carta Costituzionale, dei diritti della persona e

dell'uguaglianza giuridica di tutti coloro che dimorano nel loro territorio, si

chiede al Parlamento nazionale:

- una modifica, radicale e sostanziale, dell'attuale normativa in

materia di immigrazione e di condizione del cittadino straniero;

- l'istituzione di strumenti normativi che consentano in modo

permanente, e a condizioni certe, l'emersione dall'irregolarita' di

tutti gli stranieri che lavorano, o che dimorano nel  territorio italiano

da almeno tre anni senza aver commesso reati gravi;

- il trasferimento agli enti locali delle competenze in materia di

rilasci e rinnovi dei titoli di soggiorno;

- il diritto di voto amministrativo per i cittadini stranieri;

- il varo di una legge per la tutela del diritto di asilo politico,

nel rispetto della Convenzione di Ginevra e del dettato costituzionale.

 

Ci si impegna altresi' a sostenere, nella propria attivita' amministrativa

e nel lavoro quotidiano di associazioni, enti di volontariato, strutture

sindacali e sportelli informativi, i diritti dei cittadini stranieri

previsti dalle norme fondamentali dell'ordinamento giuridico.

 

In particolare, gli amministratori e gli esponenti della societa' civile

che sottoscrivono questa Carta si impegnano:

-        a garantire a tutti i cittadini stranieri presenti a qualunque

titolo sul territorio locale i diritti fondamentali alla vita, alla

sicurezza, alla dignita' della persona;

-        a garantire a tutti il diritto all'assistenza sanitaria,

prevedendo in particolare che le prestazioni mediche non diano luogo a

nessuna forma, ne' diretta ne' indiretta, di controllo sulla regolarita'

del soggiorno (ciò vale anche per il diritto di tutti i minori stranieri

ad accedere alla scuola dell'obbligo);

-        a fornire a tutti i cittadini stranieri, regolari e non, i servizi

abitativi di emergenza (dormitori pubblici, centri di accoglienza,

strutture di soccorso ecc.), nel rispetto dei diritti fondamentali della

persona, e tenendo conto del disposto dell'art.12, comma 2, del decreto

legislativo 286/98 (non abrogato dalla legge Bossi-Fini);

-        ad attribuire la residenza, in quanto premessa per garanzie

insopprimibili, ai cittadini stranieri muniti di qualunque titolo di

soggiorno, anche accettando dimore improprie o l'indicazione di sedi

associative, come previsto dalla Costituzione, dal Codice Civile e dalla

normativa specifica in materia;

-        a costruire sedi di partecipazione politica e amministrativa dei

cittadini stranieri, prefigurando gia' nelle disposizioni statutarie e

regolamentari dei Comuni l'accesso al diritto di voto amministrativo;

-        a  dare piena attuazione alla normativa contro le discriminazioni,

costituendo osservatori, forme di consulenza e di sostegno legale,

promuovendo direttamente, ove se ne verifichi la necessita', istanze

di azione civile presso il  Tribunale come previsto dall'art. 44 del Testo

Unico;

-     a realizzare, in applicazione della relativa legge regionale,

progetti specifici volti al superamento dei cosiddetti campi nomadi in cui,

in molte situazioni, sono ancora "segregate" le popolazioni Rom e Sinti.

 

Gli amministratori locali e gli esponenti della societa' civile che

sottoscrivono questa Carta  ritengono di dubbia costituzionalità le

disposizioni relative all'espulsione dei cittadini stranieri dal territorio

nazionale, in particolare quelle che si riferiscono al loro trattenimento nei

cosiddetti centri di permanenza temporanea. Essi intendono farsi carico

direttamente, con forme di sostegno legale, della tutela dei diritti dei

cittadini stranieri. Essi promuoveranno forme stabili di dialogo con le

istituzioni competenti in materia di soggiorno ed espulsione, affinche'

l'applicazione delle norme vigenti avvenga nel pieno rispetto dei diritti

della persona.

 

I firmatari della Carta di intenti ritengono inoltre che le disposizioni

in materia di rinnovi dei permessi di soggiorno -che prevedono l'obbligo

di un contratto di lavoro e di un'abitazione giudicata idonea ai sensi

della legge regionale sull'edilizia pubblica- costituiscano un inutile

accanimento burocratico, che rischia di rendere clandestino chi gia' e'

regolare da molti anni. L'intero impianto normativo della legge 189, in

generale, rischia di produrre nuova clandestinita', in contrasto con la

volonta' espressa dalle forze sociali del nostro paese, e dai 700.000

irregolari presenti in Italia che hanno presentato istanza di

regolarizzazione. Questi ultimi hanno dimostrato che la prima esigenza

di un "clandestino" e' quella di ottenere un permesso di soggiorno, e che

l'irregolarita' e' una condizione imposta e costruita da leggi e

burocrazie, non una volonta' del cittadino straniero.

 

Gli amministratori locali e gli esponenti della societa'

civile che sottoscrivono la presente Carta, ritenendo che i principi

costituzionali debbano prevalere su qualsiasi altra norma, intendono

tutelare i diritti delle persone sanciti dalla Costituzione e

dall'ordinamento giuridico italiano, anche quando tali diritti siano

disattesi dalla normativa specifica in materia di immigrazione. In

particolare, gli amministratori ritengono che i cittadini regolarmente

soggiornanti a qualsiasi titolo debbano accedere ai servizi di assistenza

sociale, e che tutti coloro cui sia stata concessa la residenza debbano

poter accedere alle graduatorie di Edilizia Residenziale Pubblica

(case popolari).

 

I firmatari della Carta di intenti ritengono che una particolare

attenzione debba essere dedicata ai titolari di ricevuta attestante

l'avvio del procedimento di regolarizzazione ex art. 33 legge 189/2002 e

successive modificazioni e integrazioni. Per queste persone -circa 50.000

sul territorio regionale- non sono previsti tempi certi di risposta da

parte delle Amministrazioni competenti, ne' i diritti attribuiti agli

stranieri regolarmente soggiornanti. I firmatari della Carta

ritengono che queste persone, inespellibili per legge, siano a tutti gli

effetti regolari, e si impegnano a considerarle tali nella propria attivita'

amministrativa, politica o di volontariato.

 

Si sottolinea infine che tutti gli impegni qui assunti hanno maggiori

possibilità di essere portati avanti, e sicuramente con maggiore efficacia,

se la Regione li indirizza e li sostiene con apposite normative, programmi,

progetti, costituendo un punto di riferimento, un vero e proprio

"laboratorio della convivenza", a livello nazionale.

 

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