Campeggio sul lavoro migrante e il controllo delle frontiere

Frassanito - Puglia 21-27 luglio 2003

 

Nel tempo della globalizzazione liberista e della guerra permanente si diffondono forme di apartheid all’interno delle società occidentali.

In tutta Europa si afferma un potente proibizionismo in tema di circolazione e diritti di cittadinanza dei migranti; un proibizionismo che sviluppa sempre nuovi strumenti di ricatto e reclusione.

La crescente fortificazione e militarizzazione dei confini nazionali, attuata altresì attraverso l'irrigidimento dei meccanismi di espulsione e di detenzione amministrativa o l'introduzione di nuove fattispecie di reato, alimenta un processo di progressiva "clandestinizzazione" dell'immigrazione e favorisce lo sfruttamento del lavoro migrante. Spingere il lavoro dei migranti nella clandestinità, significa drogare il mercato del lavoro e dotarsi del grimaldello utile a scardinare gli assetti dell’intero diritto del lavoro.

Dietro la retorica della "fermezza" contro l'immigrazione clandestina viene assicurata la presenza sul territorio nazionale di una quota di lavoratori in condizioni che ne permettono il pieno sfruttamento, e che impediscono ogni forma di tutela dei loro diritti civili e sociali. Come per operai, donne, studenti-lavoratori e precari italiani, le politiche neoliberiste di flessibilità disegnano per il migrante un destino di permanente clandestinizzazione e di invisibilità sociale. Solo in quanto braccia e menti al lavoro, delle quali ci si possa sbarazzare quando si è finito di servirsi, la contabilità confindustriale e governativa calcola quelli che noi ci ostiniamo invece a pensare come cittadini. La recente modifica della normativa italiana in materia di immigrazione - cosiddetta legge “Bossi-Fini” - introducendo l’istituto del “contratto di soggiorno” lega in maniera ancor più rigida i diritti dei migranti alla loro condizione occupazionale e consegna un enorme potere di ricatto ai soggetti portatori di interessi economici forti.

Condizionare il permesso di soggiorno al posto di lavoro trasforma gli individui in nulla più che "forza lavoro", vale a dire li riduce a merce economicamente fruibile e sempre "rimpiazzabile". Tutto ciò è ancor più vero per gli immigrati irregolari, il cui lavoro non trova di fatto alcuna forma di tutela giuridica dal momento che denunciare le proprie condizioni di sfruttamento significa spesso incorrere nel rischio dell’espulsione dal territorio nazionale.

Politiche di questo tipo trovano ormai un coordinamento di tipo europeo, integrandosi sul piano legislativo, informatico e militare.

Per i profughi e i rifugiati le porte tendono a chiudersi sempre più (ed in paesi come l’Italia non si sono mai aperte), proprio mentre enduring freedom promette ancora guerra e devastazioni a molti popoli del mondo.

 

A queste scelte xenofobe e criminalizzanti milioni di donne e di uomini pagano un durissimo prezzo di morte, di reclusione e di sfruttamento.

E’ ragionevole pensare che queste politiche non corrispondano soltanto alla necessità di controllo e divisione della forza lavoro su scala internazionale o a quella di indicare facili capri espiatori per società sempre più inquiete ed instabili.

In una prospettiva dominata dal paradigma della precarietà (lavorativa, esistenziale…) l’inferiorizzazione sociale dei migranti rappresenta un terreno di buia modernizzazione :

avvia la forzatura interna dei legami democratici dentro una complessiva ridefinizione dei modelli di sovranità e sperimenta dispositivi e strumenti per il passaggio dallo stato sociale allo stato penale.

Al tempo stesso la realtà dei flussi migratori, l’esercizio del “diritto di fuga” dai disastri della globalizzazione attuale, costituisce un fondamentale elemento di insubordinazione all’ordine liberista, una risorsa per l’emancipazione delle donne e degli uomini di questo pianeta dal dominio delle merci e del profitto.

“Un altro mondo è possibile”: la potente narrazione che ha rimesso in movimento la speranza dopo le giornate di Seattle, trova nei migranti un virus potenziale per la sua diffusione.

Nuove pratiche e nuovi saperi, in forme ora collettive ora atomizzate, vengono continuamente sperimentati in resistenza alle politiche proibizioniste e si diffondono grazie al nomadismo dei migranti.

In questo contesto la lotta contro l’apartheid interroga l’intera società ben oltre i limiti del solidarismo: non c’è conflitto sindacale, non c’è battaglia sociale e politica che sarà possibile condurre nei prossimi anni prescindendo da questo elemento.

Grazie al crescente protagonismo dei migranti (anche in paesi di recente immigrazione come l’Italia) tale consapevolezza si è fatta strada nel movimento dei movimenti garantendo risposte di massa alle mobilitazioni per la libertà di movimento dei migranti: da Genova a Roma allo sciopero del lavoro migrante di Vicenza e alle molte iniziative locali.

L’appuntamento del social forum europeo di Firenze in novembre 2002 ha rappresentato un passo (per quanto iniziale) verso la costruzione di un movimento per la libertà di circolazione e i diritti di cittadinanza che attraversi tutto il continente.

In questa direzione pensiamo debbano essere finalizzati sforzi e proposte.

 

 

PROPOSTA CAMPEGGIO

 

La proposta che presentiamo è quella di un campeggio in Puglia dal 21 al 27 luglio 2003 sui temi correlati del controllo delle frontiere, del lavoro migrante e dei diritti di cittadinanza. L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle proposte e delle campagne di mobilitazione anti-razzista lanciate dal Forum sociale europeo tenutosi a Firenze nel novembre 2002 e può essere un’occasione per riannodare e rilanciare i fili di quel dialogo.

La scelta della Puglia come sede dell’iniziativa è determinata dalla sua caratterizzazione come frontiera esterna della “fortezza Europa” (con conseguente militrarizzazione del territorio e massiccia presenza di CPT) e allo stesso tempo regione dove è diffuso, soprattutto in agricoltura, l’utilizzo di lavoratori migranti in condizioni di totale sfruttamento e clandestinità.

Il campeggio si propone in prima istanza a tutte le reti e gli attivisti che si battono su questi temi sia in Italia che all’estero. E’ la prima esperienza di tal genere in Italia, mentre è gia diffusa in molte parti d’Europa. La località che abbiamo individuato è in un area dove sono presenti alcuni CPT e che è fortemente caratterizzata (in estate) dalla presenza di lavoratori migranti in agricoltura.

Ricordiamo che negli scorsi anni le “quote d’ingresso” per lavoratori migranti nel meridione italiano sono state pressoché nulle, a significare la scelta consapevole, da parte del governo, di valorizzare i cicli di raccolta e trasformazione agricola speculando sulla clandestinità e sul lavoro nero.

Il calendario dettagliato del campeggio, prevede l’integrazione di una serie di workshops con iniziative e azioni. L’intento infatti è socializzare i saperi del movimento antirazzista, le conoscenze necessarie alla tutela legale o sanitaria di un migrante o di un rifugiato, ma anche i saperi concreti sperimentati da chi in Italia e in Europa cerca di opporsi in ogni modo alle espulsioni, alla reclusione nei CPT, alla ghettizzazione giuridica e sociale.

Nelle giornate del campeggio organizzeremo manifestazioni ed azioni contro i CPT e la militarizzazione del territorio e daremo avvio ad un progetto di inchiesta sociale sul lavoro migrante che vuole proporsi in tutta Europa.

Concorderemo altresì con i lavoratori immigrati i termini “praticabili” per iniziative dirette sulle condizioni di lavoro.

Uno scopo delle azioni sarà denunciare i circuiti di cooperazione sul terreno delle espulsioni, individuando obiettivi chiave come l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM).

Questo campeggio non si rivolge però soltanto alle realtà esplicitamente organizzate sul terreno della lotta antirazzista. Una sua finalità dichiarata è promuovere consapevolezza e protagonismo contro l’apartheid e l’attacco ai diritti del lavoro in tutte le componenti, individuali o organizzate, del movimento dei movimenti.

E’ necessario superare un contesto in cui, oltre gli appuntamenti di massa, la lotta quotidiana contro il razzismo ed al fianco dei migranti è delegata ad un circuito “specializzato” di attivisti, generoso quanto inadeguato.

La crescita dell’autorganizzazione degli immigrati è un punto di riferimento irrinunciabile, e su essa stiamo costruendo un momento di confronto che attraversi tutto il campeggio.

Ma al tempo stesso le politiche di apartheid non possono essere combattute se tutto il movimento non prende consapevolezza del loro ruolo strategico dentro il programma neoliberista, se non si rompe l’isolamento che spesso avvolge le lotte quotidiane dei migranti, condotte nell’indifferenza quando non nell’ostilità dichiarata dei mass media.

In tal senso la costruzione del campeggio è nata e vuole svilupparsi come un progetto massimamente cooperativo:

- con quanti lavorano sul terreno della comunicazione, per organizzare workshops ed iniziative che rompano il muro comunicativo che circonda i migranti, che decostruiscano l’ipocrisia e la retorica dell’informazione di massa su questi temi;

- con le realtà organizzate del mondo del lavoro, per sostanziare il progetto di inchiesta e per confrontarsi sugli strumenti con cui affrontare il ricatto politico-legislativo che vuole tenere il lavoro migrante sottomesso e desindacalizzato.

 

Proponiamo di tenere durante il campeggio un’assemblea europea che riprenda i progetti discussi a Firenze, e per organizzarla facciamo appello al protagonismo di tutte le reti antirazziste europee.

 

Programma:

 

-       21 luglio, accoglienza

-       22 luglio, assemblea del Comitato Immigrati in Italia

-       23 luglio, azioni contro le frontiere

-       24 luglio, azioni dirette per la tutela del lavoro migrante e contro le industrie di trasformazione

-       25 luglio, assemblea del movimento antirazzista euromeditterraneo

-       26 luglio, manifestazione contro i CPT

-       27 luglio, assemblea del movimento antirazzista italiano

 

workshops sui seguenti temi:

-       Controllo delle frontiere e saperi contro i meccanismi di controllo. Il workshops prevede la condivisione di esperienze maturate nel contesto europeo e il lancio di una campagna contro l’IOM

-       Lavoro migrante. Il workshop è prevede la partecipazione dello European Civic Forum.

-       Politiche europee e Convenzione europea.

-       Comunicazione . Il workshop intende altresì affrontare la correlazione tra libertà di movimento e libertà di informazione.

 

Web site: www.migranti.net

Info: noracism@virgilio.it