Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 329 del 25/6/2003
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(Interventi)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Luca. Ne ha facoltà.

ALBERTO DI LUCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare il ministro per la completa esposizione. Dopo le sue equilibrate parole, penso che nessuno possa rifiutare il suo invito ad un approccio più sereno.
Ho l'onore ed il piacere di esprimere l'apprezzamento che tutto il gruppo di Forza Italia le vuole testimoniare. Non è un apprezzamento di oggi e non è neanche come quegli apprezzamenti che sono piombati come meteore e che evidentemente hanno lasciato il dubbio di essere carichi di strumentalità.
Il suo operato, la sua priorità, è evidente, sono tesi a ridurre la criminalità. I risultati che noi ogni giorno, anche oggi, leggiamo sui quotidiani sono assolutamente confortanti e, a proposito di criminalità, vorrei subito chiarire un passaggio. È evidente che quando noi parliamo di immigrazione sappiamo molto bene che questo non significa criminalità. Sappiamo molto bene che gli immigrati, i clandestini, non hanno nel loro patrimonio genetico la criminalità, ma sappiamo altresì che un clandestino, una persona qualsiasi che non ha di che sopravvivere, evidentemente e, anche se ciò è sbagliato, comprensibilmente è pronto a fare qualsiasi cosa. Ecco perché molte volte essi finiscono nella rete della criminalità organizzata.
Proprio oggi sono apparsi alcuni dati che, è vero, risalgono al 2000, ma credo


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siano da esaminare comunque con grande attenzione. Praticamente, gli extracomunitari sarebbero responsabili nel 50 per cento del totale dei delitti che vengono commessi nel nostro paese e il 78,5 per cento degli extracomunitari che delinquono è costituito da clandestini.
A proposito di dati, quelli da lei citati sulle richieste d'asilo sono molto importanti e credo siano stati importanti anche i dati che lei ha fornito per ciò che riguarda lo scenario europeo, anche per sfatare certe voci che, negli ultimi giorni, stavano alimentandosi in maniera alquanto sospetta.
Sempre con riferimento ai dati, vede, signor ministro, noi siamo contenti di come sta funzionando la legge Bossi-Fini perché, esaminando i dati dei primi sei mesi di quest'anno e confrontandoli con quelli dei primi sei mesi dell'anno scorso, abbiamo visto che l'ingresso dei clandestini nel nostro paese è sceso del 45 per cento. Io ho ancora negli occhi, signor ministro, le immagini, che venivano trasmesse dalla televisione e pubblicate dai giornali, degli scafisti che dall'Albania arrivavano in Puglia. Ebbene, nei primi sei mesi di quest'anno, solamente 81 - dico 81 - clandestini sono entrati in Puglia. Certo, è vero, c'è un problema a Lampedusa; ma ricordiamo che il dato globale nazionale registra comunque un enorme passo in avanti: ripeto, un calo del 45 per cento.
Lei, ministro, senza giri di parole, ha ricordato che oggi il problema più importante per il sud del nostro paese, in particolare per la Sicilia e per Lampedusa, è rappresentato dal fronte che arriva dalla Libia. Sono personalmente molto soddisfatto che lei possa fare un viaggio a Tripoli, per tentare di arrivare ad un accordo importante. Però mi viene un piccolo, malizioso dubbio, e cioè che per fare un accordo serve che tutt'e due le parti siano disponibili. E allora, ogni tanto, mi viene da chiedermi se la Libia, in realtà, non stia usando la leva della clandestinità per ottenere la revoca dell'embargo. In sostanza, mi chiedo se questa lotta ai negrieri del XXI secolo rappresenti, per la Libia, il mezzo o il fine. Vediamo se l'incontro che lei avrà a Tripoli sarà foriero di buone novità.
Un solo ulteriore dettaglio che riguarda questo paese. Quando sento richiedere vedette veloci che vanno a 70 o 75 nodi o pezzi di ricambio per poter rimettere in funzione gli elicotteri Agusta, mi chiedo a cosa servano questi due mezzi ai fini del controllo delle imbarcazioni che devono lasciare un paese.
Comunque, tornando al tema dell'immigrazione, che la legge Bossi-Fini funzioni, come dicevo, è stato ampiamente dimostrato, non soltanto per il calo dei clandestini che entrano nel nostro paese, ma soprattutto per il numero di quelli riaccompagnati nel loro paese. È molto significativa l'esperienza che il suo ministero ha voluto fare con l'Egitto. Credo che avere personale italiano nel canale di Suez, in grado di intercettare navi provenienti, ad esempio, dallo Sri Lanka, sia positivo, non tanto perché in questo modo si evita di dover fronteggiare questo flusso nel momento in cui arriva in Europa - o in Italia -, ma soprattutto perché il riaccompagnamento di questi singalesi nel loro paese di origine ha un enorme ed efficacissimo effetto dissuasivo. In pratica, questo forse è uno dei pochi mezzi che si hanno per cercare di demolire l'immagine dei negrieri del XXI secolo.
C'è ancora qualcosa da fare. Anche autorevoli parti della Casa delle libertà chiedono di fare di più e, forse, qualcosa di più si può fare, ma credo più sul terreno della comunicazione che della sostanza. Ho sentito citare come un mirabile esempio l'operazione portata a termine due anni fa dalla marina militare australiana con un cargo che stava entrando nel nostro paese, ma non ho sentito nessuno dire che, due settimane fa, la nostra marina, insieme alla Guardia di finanza e alla capitaneria di porto, sotto la regia del Ministero dell'interno, è riuscita ad intercettare una nave in acque internazionali e a rimandarla nel paese da cui era partita, cioè la Libia.
La domanda banale è la seguente: ma perché non lo si fa sempre? La risposta è


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troppo seria per essere figlia di una domanda banale. Precedentemente, lei, signor ministro, ha dichiarato che prioritaria è la salvaguardia delle vite umane. Allora, un conto è intercettare una nave in perfetto stato di funzionamento e di navigabilità e che, quindi, può essere costretta anche a ritornare nel paese di origine, un altro è avere a che fare con «bagnarole», imbarcazioni che certamente non sono degne di essere chiamate tali.
Si può fare qualcosa in più? Forse sì. Nonostante il momento di grave difficoltà economica internazionale, bisognerebbe chiedere al ministro Tremonti di mettere mano al portafoglio per cercare di ampliare il numero di centri di permanenza temporanei.
Anche se ciò non è in linea con i programmi della Casa delle libertà, che certamente vuole ridurre - e lo sta facendo - il numero delle tasse, forse (se non altro per fornire una risposta a ciò che chiede l'Organizzazione mondiale della sanità), una tassa sulle sigarette potrebbe essere una soluzione.
Lei, signor ministro, ha anche citato un'operazione che, molto spesso, è stata presentata dai media (lo devo ammettere) in modo scorretto. Siamo riusciti a regolarizzare 702 mila persone. Qualcuno cerca di minimizzare questa grande operazione, chiamandola sanatoria. In realtà, siamo riusciti a compiere un'operazione che non chiamerei neanche regolarizzazione. Si tratta di un'operazione di emersione dal nero. Le 702 mila persone verranno finalmente regolarizzate.
Per quanto riguarda i tempi, per la prima volta, sono convocate davanti alle autorità due parti, il lavoratore e il datore di lavoro. Si afferma che ciò comporta tempi lunghi. Lei ha citato le precedenti sanatorie. Anch'io non voglio essere polemico, ma vorrei fornire alcuni dati: mediamente, le precedenti sanatorie hanno sanato 10 mila persone al mese. Se i tempi sono quelli che lei ci ha prospettato, ministro Pisanu, termineremo questa regolarizzazione (un'operazione ben più complessa di una sanatoria), in un quinto del tempo richiesto dalle precedenti sanatorie, ovviamente in proporzione al numero di persone.
Cogliamo l'occasione del semestre di Presidenza italiana, ministro, per tentare di europeizzare maggiormente questo fenomeno. Mi preoccupo un po' quando penso che, nella nostra legge finanziaria, per gestire il fenomeno dell'immigrazione, abbiamo stanziato 250 milioni di euro, mentre i bilanci dell'Unione europea parlano solamente di 12 milioni di euro, vale a dire un ventesimo di quello che stanzia l'Italia.
Credo, tuttavia, che il «buongiorno» sia stato veramente buono. Il vertice di Salonicco è stato certamente un ottimo auspicio. Ancora una volta, il Presidente Berlusconi ci ha ricordato che considera il fenomeno dell'immigrazione, con i suoi contenuti assolutamente positivi, per quanto riguarda i lavoratori irregolari, e con i suoi connotati problematici, per quanto riguarda la clandestinità, come un fenomeno da porre come priorità assoluta nel semestre di Presidenza italiana che sta per iniziare. Grazie ancora, ministro, e complimenti per il suo operato (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, ho ascoltato con grande attenzione, come tutti i colleghi, naturalmente, la sua relazione che - lo devo dire - fa piazza pulita della demagogia, di una demagogia di cui, in questi due anni, abbiamo avuto troppe manifestazioni, ancora in queste ultime settimane, di una demagogia che ha cercato di far credere che gli immigrati c'erano perché c'era un certo tipo di Governo e che gli immigrati, sia quelli legali sia quelli clandestini, sarebbero spariti cambiando il Governo, di una demagogia che ha fatto credere che non si fosse fatta una politica in questi anni, di una demagogia con cui si è avvelenato il dibattito politico. Soprattutto, il paese e la società italiana non sono stati abituati a fare i conti con quel fenomeno strutturale


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che lei ha indicato, che è l'immigrazione, un fenomeno che - bisogna dirlo una volta per tutte - c'è, ci sarà e ci sarà sempre di più, perché viviamo in un mondo nel quale il carattere multietnico, multiculturale, multireligioso delle società e, in primo luogo, di quelle opulente come le nostre, crescerà.
Intanto, questa è una cosa che va detta e io spero che si smetta una volta per tutte di continuare ad alimentare una campagna demagogica che, in queste due anni, è stata troppe volte perseguita.
E la pregherei, signor ministro, di passare l'informativa anche a qualche suo collega di Governo, per esempio al ministro Frattini, alla cui intelligenza fa velo, spesso, la faziosità, di cui ha dato prova nell'intervista rilasciata, qualche giorno fa, al Corriere della sera, dimentico che, dei ventisette accordi di riammissione oggi in vigore tra l'Italia ed i paesi tributari dei flussi migratori, ventiquattro sono stati siglati durante il periodo dei governi del centrosinistra.
Abbiamo chiesto questo dibattito niente affatto animati da volontà recriminatoria, ma perché convinti, come lei - l'ha detto in conclusione del suo intervento -, che si tratta di un grande tema che investe la civiltà ed il futuro di un paese. Ebbene, quello che ha detto, signor ministro, rivela una cosa molto semplice, che ci sono soltanto due politiche. Quella che chiede l'onorevole Bossi - le cannoniere, le frontiere chiuse, la segregazione - personalmente la trovo incivile; ma, quand'anche uno non la trovasse tale, voglio dire ai colleghi della Lega nord Padania che quella politica è velleitaria, non soltanto incivile: non si può fare! Quindi, è inutile continuare ad alimentare nella società italiana la velleità di fare cose che non sono praticabili da nessuno, perché nessuno è in grado di sparare una cannonata su una barca di immigrati e di profughi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)! Bisogna smetterla di dirlo!
C'è solo un'altra politica: quella che abbiamo fatto noi quando eravamo al Governo e che, adesso, cerca di fare lei, signor ministro, vale a dire una politica che tenga insieme i quattro fronti da lei ha indicati.
Il primo fronte può essere indicato con una formula semplice, ma che mi pare libera da dimostrazioni nella sua assertività: se non vogliamo che vengano tutti qui, bisognerà porsi il problema di farli vivere meglio lì! È molto semplice. Ciò significa che o si fanno politiche di cooperazione e di sostegno allo sviluppo nei confronti dei paesi che sono principalmente tributari del fenomeno migratorio o, altrimenti, non si spiega a nessun uomo ed a nessuna donna che sta male che va bene così: cercherà di andare da un'altra parte dove sta meglio!
Questa cosa può sembrare ovvia, ma non lo è perché, negli ultimi anni, si è fatta una politica di restrizione degli ingressi e di riduzione degli aiuti ai paesi in via di sviluppo. Le due cose non stanno insieme (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo). Non stanno insieme! Se si vogliono ridurre, contenere, ridimensionare i flussi, bisogna spendere di più per i paesi in via di sviluppo, creando lì condizioni di sviluppo che calmierino la tendenza a cercare altrove ragioni di dignità e di futuro. Glielo dico perché, tra qualche settimana, ci sarà il DPEF e, poi, la legge finanziaria: sarà bene pensare, sin da adesso, a quali fondi avrà il capitolo della cooperazione e degli aiuti ai paesi in via di sviluppo se vogliamo fare una politica su questo primo tema da lei giustamente evocato. Sottolineo che, qualche settimana fa, il ministro Tremonti ed il ministro Martino hanno saccheggiato i fondi per la cooperazione per pagare la spedizione militare in Iraq (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!

LUCA VOLONTÈ. Non è vero!

PIERO FASSINO. Secondo: serve, come lei ha detto, una politica di contrasto all'origine. Certo, perché una politica di


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contrasto soltanto alle nostre frontiere rischia di essere, in buona parte, meno efficace! Serve una politica di contrasto all'origine, che si fa, però, con accordi bilaterali.
Le ricordo, signor ministro, che gli unici tre accordi bilaterali di lotta e contrasto all'origine, con Albania, Marocco e Tunisia, sono stati sottoscritti nell'epoca del centrosinistra.

FILIPPO ASCIERTO. Con l'Albania no!

PIERO FASSINO. Tutti e tre. Dopo, non ne sono stati sottoscritti più!
Questi accordi bilaterali di contrasto all'origine si fanno, però, se, parallelamente, si fa una politica di cooperazione: a questi paesi puoi chiedere di fare insieme la lotta se, intanto, dai loro.
Glielo dico forte di un'esperienza, perché voi citate molto l'Albania, ma quella politica l'abbiamo fatta noi; il sottoscritto, quando era sottosegretario agli esteri, andò a firmare accordi di cooperazione per 200 miliardi, che facevano parte di quel pacchetto che prevedeva anche il pattugliamento misto sulle coste albanesi e il nostro stazionamento della Guardia di finanza e dei carabinieri a Valona.

CESARE RIZZI. Anche in Bosnia!

PIERO FASSINO. Anche in Bosnia, se vuoi. Rizzi, tu non sai neanche dov'è la Bosnia, lascia stare (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Si ride)!

PRESIDENTE. Onorevoli, andiamo avanti, è inutile polemizzare.

PIERO FASSINO. Chiedo scusa al collega Rizzi; chiedo scusa, è stata una battuta infelice.

PRESIDENTE. Andiamo avanti, coraggio.

FEDERICO BRICOLO. Raccontaci della Serbia, Fassino! Raccontaci di Telekom Serbia!

PRESIDENTE. Collega, la prego. Se non si interrompe, si evita la controreplica e via dicendo.

PIERO FASSINO. Giusto.
Terza questione: la politica di integrazione di quelli legali. Lei giustamente ha detto: attenzione, noi ci occupiamo soprattutto della clandestinità e della illegalità; quella è una patologia che riguarda una quantità certo significativa e va affrontata, ma il grande tema è come ci occupiamo della immigrazione legale. Perfetto. Ma se vogliamo fare una politica che si occupi dell'immigrazione legale, bisogna fare una politica di integrazione, di accoglienza, di disponibilità, con una effettiva capacità di utilizzare questa risorsa che è l'immigrazione.
Ora, lei ha citato la legge Bossi Fini; l'unico appunto che le faccio è che lei, come tutti i suoi colleghi di Governo, continua a far credere che il problema dell'immigrazione cominci ad essere gestito da quando c'è questa legge. Le segnalo che la Bossi-Fini è una legge di correzione e di integrazione di una legge che si chiama Turco-Napolitano, sulla base della quale si sono fatte molte delle cose che lei ha detto, e forse ricordarlo non sarebbe male.
Ma, detto questo, la legge Bossi-Fini sta dando questi risultati; glielo segnalo perché è importante, non sono dati miei sono dati di Unioncamere, li conoscete anche voi. Mercato del lavoro: 83.000 ingressi negli ultimi due anni per ragioni di lavoro, 63.000 stagionali, 20.000 stabilizzati. E già questa è una patologia, perché il mercato del lavoro italiano ha molto più bisogno di ingressi degli stabilizzati che non degli stagionali; ha bisogno anche degli stagionali, ma il rapporto 60 a 20 è un rapporto distorto. Questo è un primo problema.
Secondo: a fronte di quei 20.000 che sono stabilizzati, nel 2001, dice Unioncamere, il sistema produttivo ha fatto richieste


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per farne venire in Italia 150.000, nel 2002 164.000, la previsione del triennio 2003-2005 è da 200-220 mila all'anno.
Prendo atto allora che il sottosegretario Mantovano qualche giorno fa in un'intervista ha detto che bisogna alzare la quota di ingressi; prendo atto, ma questo riguarda noi due; le mando poi un po' di sue dichiarazioni quando lo dicevamo noi qualche anno fa; ma questo non è così significativo. Ne prendo atto, perché governare obbliga a misurarsi con i problemi e liquida ogni forma di demagogia, ma se è così, bisogna cambiare radicalmente la parte della legge Bossi-Fini che regola le assunzioni e il mercato del lavoro, perché una legge che, come ho dimostrato con questi dati, rende di fatto molto più difficile assumere legalmente, diventa obiettivamente il terreno per la crescita di ogni forma di lavoro sommerso, illegale e irregolare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
E una politica di integrazione che lei ha evocato, e su cui io sono molto d'accordo, richiede anche che si mettano in campo i finanziamenti necessari. Le segnalo che, ancora una volta, il suo collega ministro dell'economia e delle finanze ha selvaggiamente ridotto tutte le risorse finanziarie devolute al sistema degli enti locali sul capitolo dell'immigrazione, che con questo Governo non è stato realizzato un solo centro di accoglienza e di raccolta per i clandestini che arrivano perché non vadano in giro (tutti quelli che voi utilizzate sono stati fatti dal famigerato precedente Governo di centrosinistra e dalla legge Turco-Napolitano). Oltre ai fondi per la cooperazione, oltre ai fondi per il contrasto all'origine, gli sottolineo questo, visto che noi avremo la legge finanziaria da discutere tra qualche mese. Prendo atto che Frattini ha dichiarato ieri in una intervista che noi possiamo finanziare la Libia mandandogli le camionette. Gli segnalo che questa settimana i sindacati di polizia hanno denunciato che non c'è la benzina per le camionette in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo). Quindi, sarà bene spiegare tutto questo a Tremonti!
In ogni caso, siccome io sono d'accordo, nella legge finanziaria bisognerà prevedere i capitoli necessari.
Infine, le voglio porre due ultime questioni. Primo: la legge sull'asilo. Noi soffriamo del fatto che l'Italia non ha una normativa sull'asilo adeguata e questo è un problema che i nostri partner europei ci rimproverano sempre più. Io penso che questa sia una priorità; pertanto, chiediamo che si pongano tra le priorità del Governo la predisposizione e la presentazione, in maniera rapida, di un provvedimento che ci consenta di affrontare questo problema.
Infine, in coerenza con quanto da lui poc'anzi detto, chiederei al ministro un intervento sollecito sul ministro della giustizia il quale, da mesi e mesi, sta bloccando, tra i tanti dossier europei in materia di spazio europeo di giustizia, anche il piano europeo contro il razzismo. Lei capirà benissimo che c'è un'evidente connessione, quanto meno sul piano culturale e sociale, tra l'iniziativa contro ogni forma di razzismo e di xenofobia e le politiche per l'integrazione.
In ogni caso, noi riteniamo che su una politica che si basi su quei quattro volet, che il ministro ha indicato e che io ho richiamato, si possa gestire seriamente il tema dell'immigrazione facendo, appunto, piazza pulita di ogni demagogia e di ogni semplificazione. Naturalmente, ma questo è un problema che riguarda lei, ho l'impressione che il ministro Pisanu, per adottare quella politica, si appoggerà più a noi che ai suoi colleghi della maggioranza di Governo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani - Molte congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor ministro, come vede, adesso, l'onorevole


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Fassino l'ha sollecitata ad appoggiarsi al sostegno politico dell'opposizione, quasi adombrando il rischio che lei non sia sostenuto da una maggioranza coesa. Io voglio rassicurarla che tutte le forze politiche del centrodestra sostengono l'iniziativa di questo Governo e l'iniziativa politica del suo ministero; sostengono, quindi, il messaggio e la cultura politica che informa l'azione, la filosofia e l'impianto culturale del Governo di centrodestra in materia di immigrazione.
Sarei, quindi, anche felice e lieto che con fermezza si respingessero queste strumentalizzazioni di solidarietà che vengono rivolte al ministro dell'interno. Signor ministro, non abbiamo bisogno della solidarietà della sinistra per attuare una politica di fermezza, una politica di forza, una politica anche di apertura a favore dell'immigrazione regolare (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
Signor ministro, le politiche di sicurezza e quelle di integrazione sono le sfide che i Governi di tutti i paesi europei devono sapere accettare e superare per garantire lo sviluppo economico e soprattutto l'armonia sociale delle nostre comunità. Però, è anche vero che, in Europa, un cittadino su tre considera gli immigrati ancora una minaccia per la sicurezza e l'ordine pubblico, per l'occupazione, per la cultura e l'identità nazionale. Ed è su questi temi, su questa apprensione, su questo stato d'animo, che è fallito il processo di azione politica della sinistra a livello europeo e anche a livello nazionale.
È un dato di fatto che il Governo laburista inglese, quello socialdemocratico tedesco e molte posizioni di molti altri paesi che si richiamano alla cultura dei liberal e della sinistra oggi vedono, nell'azione di Governo del centrodestra e nella legge Fini-Bossi, un punto di riferimento, un'azione che può contrastare seriamente l'immigrazione clandestina, e può anche valorizzare, come deve valorizzare, anche il processo e l'azione di penetrazione sul territorio dell'immigrazione regolare.
Pertanto, è veramente poco responsabile la querelle di chi cerca di porre il problema dell'accoglienza in contrasto con quello dell'intransigenza nella repressione delle forme di immigrazione illegale. L'esperienza dei paesi europei, che hanno conosciuto il fenomeno dell'immigrazione molto prima del nostro, dimostra che dietro alle istanze sociologiche e moraliste, che hanno animato l'accoglienza nei decenni passati e che sono tuttora presenti nelle facili e sterili posizioni del centrosinistra, si è fatta strada una generale incapacità di associare alle esigenze di garantire i diritti per i nuovi arrivati, il diritto-dovere di queste comunità all'inserimento nel tessuto sociale del paese che li ospita, il fondamentale diritto alla sicurezza per i nostri cittadini.
È vero, la maggior parte degli immigrati viene a cercare una condizione di vita dignitosa; un benessere per sé e per la propria famiglia. Il nostro Governo non solo non intende disconoscere questo diritto di ogni uomo, ma vuole anche tutelarlo attraverso il rigido controllo di quelle forze che lo possono minacciare.
Alle fruste polemiche sociologiche dell'opposizione rispondiamo che la nostra politica non opera una distinzione fra immigrato e cittadino italiano, bensì fra immigrato regolare e clandestino. E l'immigrato regolare, che lavora, che paga le tasse e che accetta le nostre regole, è innegabilmente una risorsa per il nostro paese.
Questo soggetto risponde ai bisogni reali della società italiana, che ricerca persone che lavorino in fabbrica, che si prendano cura degli anziani e che colmino l'insostenibile tasso di invecchiamento della popolazione.
Ma è verso l'immigrato irregolare che si rivolge la preoccupazione della maggioranza degli italiani, ed è verso l'immigrazione irregolare che questo Governo e questa maggioranza devono assumere posizioni di netta fermezza.
Il centrodestra, attraverso l'impianto normativo della legge Fini-Bossi, sta costruendo un binomio legalità-integrazione, vale a dire una politica dell'immigrazione capace di garantire l'inserimento nella nostra società degli immigrati che, a pieno


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titolo, vivono e lavorano nel nostro paese, ma è capace, al tempo stesso, di adoperarsi per tutelare la sicurezza dei nostri cittadini, anche attraverso una linea di fermezza nella repressione della clandestinità. L'ordine ed il rispetto delle regole sono indispensabili, dunque, per un effettivo Governo del fenomeno migratorio.
Abbiamo ereditato - e questa non è demagogia, come ha sostenuto l'onorevole Fassino - dai passati Governi del centrosinistra condizioni disastrose. È un dato di fatto, onorevole Fassino: mi dispiace, lei giustamente e legittimamente ritiene che così non sia, ma non avrebbe avuto senso dover realizzare la regolarizzazione di 702 mila persone (Commenti del deputato Fassino), a distanza di un anno e mezzo dall'ultima sanatoria del 1998 della legge Turco-Napolitano, se non avessimo dovuto prendere coscienza che, in un anno e mezzo, avete fatto entrare più di 700 mila irregolari e clandestini (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia)!
Questo è un dato di fatto al quale credo che lei, uomo intelligente e serio, non possa obiettare alcunché, come è un dato di fatto che, di fronte alle politiche di fermezza nei confronti dell'immigrazione clandestina che passano attraverso la realizzazione dei centri di permanenza temporanea, non c'è occasione in cui il suo partito, a Bologna, contrasti fortemente questa posizione (Applausi del deputato Raisi): si costruiscono i centri di permanenza temporanea per contrastare l'immigrazione clandestina, e voi, o i movimenti no global...

PIERO RUZZANTE Due in Emilia Romagna!

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. ... li distruggete!
Questa è la vera differenza! Vogliamo trasformare il fenomeno dell'immigrazione regolare in un processo fisiologico, che viene contrastato fermamente. Voi avete, in realtà, tollerato l'immigrazione clandestina ed i risultati oggi in parte sono ricaduti anche sulla responsabilità del Governo di centrodestra!
Queste, purtroppo, sono le amare verità; tuttavia, è indiscutibile che l'azione propulsiva del Governo e l'azione della maggioranza che sostiene questo Governo sono volte a tutelare i princìpi fondamentali che, giustamente, il ministro dell'interno ha voluto sottolineare. Le politiche di immigrazione non sono solamente le politiche della sicurezza e della repressione, ma anche la politica estera, le politiche di coordinamento a livello europeo, le politiche di accordi bilaterali e multilaterali.
In tal senso, questo Governo sta lavorando molto bene, ma ha ragione il ministro quando intende sottolineare - e giustamente sottolinea - che si tratta di una politica anche a favore della cooperazione e dello sviluppo, per rendere più compatibile il processo di crescita, per realizzare un'osmosi tra il nord e il sud del mondo, per creare condizioni di vivibilità che consentano ai poveri e ai diseredati del mondo di poter attingere alle risorse.
Ma allora, signor ministro, le chiedo anche che questo Governo abbia più coerenza nelle politiche a favore della cooperazione e dello sviluppo, poiché dobbiamo creare le condizioni affinché si superino anche i protezionismi ed i corporativismi nella politica del commercio internazionale. Bisogna avere il coraggio di affrontare in modo coerente queste linee a livello di politica non solo nazionale, ma anche internazionale.
A Cancun andremo a discutere (nella quinta conferenza ministeriale) dei grandi temi del commercio internazionale e delle aperture verso i mercati dell'Occidente anche delle economie povere: infatti, non basta sostenere semplicemente tali paesi con la cancellazione del debito, ma bisogna anche far crescere i livelli di democrazia ed il tasso di occupazione.
Allora, le vere politiche liberali consistono nell'aiutare questi paesi non con la carità, bensì con gli aiuti concreti, con il sostegno economico e con la collaborazione e la cooperazione di carattere economico. Queste sono politiche vere ed autenticamente sane che un Governo di


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centrodestra che vuole ammodernare questo sistema deve praticare, superando le politiche della finta solidarietà, le politiche dell'assistenza e le politiche delle parole e dei princìpi che non sono seguite dai fatti.
Signor ministro, a nome di Alleanza nazionale riconfermo il sostegno e la solidarietà a lei, al sottosegretario Mantovano ed a tutto il suo Ministero, perché state lavorando con grande attenzione e professionalità. Tuttavia, le chiedo, a nome di Alleanza nazionale e credo anche a nome della maggioranza, di attuare seriamente la legge Fini-Bossi. L'abbiamo approvata con convinzione, abbiamo dato attuazione ad una serie di iniziative previste da tale legge e dobbiamo avere il coraggio di attuarla definitivamente. Dobbiamo avere il coraggio di affermare che, per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, occorre senso di umanità, ma non appoggiarci semplicemente a concetti sterili di mera solidarietà.
Signor ministro, lei sa perfettamente che la legge Fini-Bossi stabilisce che ogni tipo di clandestino deve essere espulso e ritornare nel paese di provenienza o di origine. Allora, è duro doverlo dire e me ne assumo la responsabilità: devono essere accertate le generalità anche di questi extracomunitari recentemente sbarcati in Sicilia, a Lampedusa. Per dare un segnale di forza politica e contrattuale anche nei confronti di coloro che sfruttano l'immigrazione clandestina, bisogna avere il coraggio di respingere alla frontiera e di rimandare nel paese di origine o provenienza chiunque violi le leggi nazionali ed internazionali e chiunque entri in Italia senza un regolare permesso di soggiorno.
Signor ministro, devono essere attuati altre norme ed istituti previsti nella legge Fini-Bossi. Ha ragione: bisogna trovare le risorse economiche e finanziarie e, quindi, nel documento di programmazione economico-finanziaria e nella legge finanziaria deve esservi questo impegno forte e fermo. Bisogna informatizzare gli uffici di immigrazione e, quindi, creare la possibilità e la capacità di interloquire fra uffici periferici e centrali, in modo tale che anche i rilievi dattiloscopici e la loro comparazione possano essere svolti per via informatica. Abbiamo detto che, d'ora in poi, gli ingressi dovranno avvenire per chiamata nominativa, ma dobbiamo informatizzare gli uffici consolari con il cervellone centrale per fare incrociare la domanda con l'offerta.
Dobbiamo, quindi, creare le condizioni perché la legge Fini-Bossi possa essere realmente attuata ed applicata. Bisogna costruire centri di permanenza temporanea, laddove possibile, uno per regione, perché è inaccettabile ed impensabile che le nostre forze dell'ordine - a cui va, lo ripeto, l'applauso e la solidarietà di tutto il centrodestra, soprattutto di Alleanza nazionale - debbano essere costrette, a fronte di un extracomunitario che va espulso, a doverlo portare in giro per l'Italia in cerca di un centro di permanenza presso cui allocarlo per il tempo necessario a poter procedere all'espulsione fisica.
Dobbiamo razionalizzare e creare le condizioni perché la legge Fini-Bossi, che è un ottimo provvedimento, possa trovare adeguato compimento ed attuazione.
Signor Presidente, onorevoli ministri e colleghi, la nostra posizione è di grande responsabilità. Crediamo che l'immigrazione regolare sia una risorsa per il nostro Stato, se vi sarà la giusta possibilità di trovare una capacità di governo anche sul territorio. L'allocazione cui lei faceva riferimento, i due milioni e mezzo di extracomunitari presenti nel territorio, è pari a circa il 3,8 per cento della popolazione complessiva italiana. Tuttavia, signor ministro, non è un problema di numeri, ma di come viene allocata la presenza degli extracomunitari. Lei sa perfettamente che nel nord est ed ovest vi è una presenza di extracomunitari quasi saturata nel territorio e ciò evidentemente deve comportare una politica di maggior omogeneizzazione della presenza degli stessi.
Signor ministro, concludo rinnovandole, a nome di Alleanza nazionale, la nostra piena solidarietà e la nostra fiducia totale e completa. Lei sta lavorando molto bene e noi continueremo a sostenere questo


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Governo. Le chiediamo, però, oltre alle parole ed alle importanti affermazioni di principio che lei ha espresso, risposte e fatti concreti. Questo ci chiede l'Italia, questo ci chiede il paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, signor ministro, non ci costa alcun imbarazzo darle atto della serietà e dell'impegno con cui sta fronteggiando la drammatica emergenza umanitaria determinatasi nel nostro paese, in particolare nel canale di Sicilia.
Non avremmo saputo usare parole diverse da quelle scelte da lei in un'intervista di domenica scorsa e ribadite ancora oggi nella seconda parte del suo intervento. Qualche collega della Lega le rimprovera di ricorrere ad un linguaggio ulivista e credo che abbia ragione. Per essere precisi, per la verità, sarebbe più giusto definirlo un linguaggio responsabile, cioè da uomo di Governo: è un sinonimo.
Voi avete vinto le elezioni con il linguaggio e gli argomenti della Lega. Ricordiamo tutti i manifesti di Alleanza nazionale, ancora un anno fa, nelle strade d'Italia: «non più immigrati clandestini, un impegno mantenuto».

ENZO RAISI. L'abbiamo ribadito anche adesso, Castagnetti!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Ma, purtroppo, ci sono, gli immigrati clandestini! Sono il frutto, le dimostrerò, di quell'errata legge, che si fa una e trina, perché qualcuno la definisce Bossi-Fini; lei l'ha definita Fini-Bossi e, da questa parte, la definiscono Bossi. Penso che sia la stessa legge, no? O sono tre leggi (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)?
È in tale legge una delle responsabilità di ciò che sta accadendo. Quel linguaggio e quegli argomenti, vi siete accorti - almeno lei, signor ministro dell'interno -, sono il contrario di ciò che serve per governare. Anche nel gruppo parlamentare che lei presiedeva nella passata legislatura molti si sono lasciati catturare - non lei personalmente, le do atto - dalla demagogia un po' cinica che si è spinta ad accusare il Governo, ai tempi dei due finanzieri morti nelle acque di Castro, di complicità ed assassinio.
No, noi non restituiremo nulla del fango propagandistico di cui avete ricoperto per anni il nostro modo responsabile di governare un problema così difficile e drammatico, come lei ci ha detto. Ci accontentiamo di registrare il vostro ravvedimento - se tale è -, purtroppo successivo, come per le tasse, il Mezzoggiorno, eccetera, al grande inganno elettorale.
All'ultimo momento, il gruppo della Lega ha deciso di essere presente. È entrato, adesso, dopo il suo intervento, anche il presidente, onorevole Alessandro Cè. Non sarebbe stata la prima volta che i colleghi della Lega uscivano dall'aula, mentre parlava un ministro non amato. Hanno persino deciso di disertare un Consiglio dei ministri che, poi, si è dovuto sconvocare.
Hanno chiesto la sua sostituzione, signor ministro dell'interno. Il Vicepresidente del Senato ha chiesto la sua sostituzione.
L'unico che continua a fingere di non vedere è il Capo del Governo, che continua a non dire una parola, mettendo persino il Capo dello Stato nell'imbarazzante condizione di svolgere una qualche forma di supplenza per consentirle, signor ministro, di continuare il suo lavoro con serenità.
Il Presidente del Consiglio non si rende conto che la sua difficoltà ad affrontare e a dominare una situazione, ad affrontare una verifica che continua ad essere rinviata, lo rende oggettivamente meno credibile e più debole sul piano comunitario, dato che lo attende un semestre di Presidenza molto delicato, soprattutto su un tema come quello dell'immigrazione, che,


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finalmente riconoscete, con due anni di ritardo, essere di dimensione europea. Ma riconoscere la scala europea impone, signor ministro, comportamenti conseguenti.
Occorre tornare al Consiglio europeo di Tampere, quello in cui l'Italia ottenne il coinvolgimento di Europa. Occorre dimenticare il Consiglio europeo di Siviglia in cui voi avevate sostenuto esattamente le posizioni opposte a quelle che lei in quest'aula ci ha detto. Occorre, in sede di nuova Costituzione europea, sostenere uno spazio maggiore alla sovranità europea. Se vogliamo che l'Europa intervenga, essa deve avere prerogative e poteri. Occorre potenziare Europol con competenze, poteri, uomini e risorse. Occorre adeguarsi alle indicazioni europee in materia di politica di accoglienza e non solo di respingimento. Occorre riconoscere all'Unione europea una maggiore dotazione di risorse, poiché sino a quando il bilancio comunitario si regge su poco più dell'1,5 per cento del PIL ogni nostra evocazione di un maggiore ruolo dell'Europa rischia di restare una mera esortazione.
Solo in questi giorni stiamo autorizzando la ratifica in Parlamento della Convenzione di Palermo (e siamo l'ultimo paese a farlo).
Il tema della clandestinità impone responsabilità, visto che finalmente sembrate intenzionati a scegliere la via che lei, signor ministro, ci ha qui proposto e che noi apprezziamo. Occorre scegliere di ripensare la Bossi-Fini. Voglio essere sincero: sarebbe giusto che voi ritiraste la Bossi-Fini (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
Siete stati accusati dalla Lega di non aver emanato i regolamenti attuativi. Ebbene, quel regolamento attuativo specifico, che dovrebbe regolarizzare il permesso di soggiorno, condizionato alla preesistenza di un contratto di lavoro - quella condizione particolare che è alla base dell'aumento della clandestinità, in quanto in Italia si entra clandestinamente perché vi è una domanda e non si può entrare regolarmente (Applausi dei deputati Fassino e Turco): ecco dove la Bossi-Fini, o la Fini-Bossi, chiamatela come volete, è alla base di un fenomeno come quello che registriamo oggi! -, non riuscirete a farlo, come vi ha dimostrato pochi giorni fa, su Il Sole 24 Ore, un insigne economista, a meno di introdurre filtri e ragnatele burocratiche così paralizzanti da terrorizzare tutto il sistema produttivo, che vi chiede - lo ha detto lei, signor ministro - 200 mila posti in più ogni anno. Perché, infatti, mentre continua la lunga e sterile campagna elettorale della Lega, il paese paga il prezzo di uno sviluppo costretto a rallentare ulteriormente e non di rado ad emigrare a sua volta per poter produrre.
Lei, ministro, ha detto che siamo di fronte ad un fenomeno epocale: lei ha ragione, è vero! È previsto che solo la popolazione dell'Africa possa aumentare di 500 milioni di unità nei prossimi dieci anni. Come bloccare i flussi migratori di chi sale verso nord per cercare lavoro, cioè vita, come ha detto lei? Con i carabinieri? Certo, ma non solo. Soprattutto, e prima di tutto, con lo sviluppo, a casa loro, come aveva detto di voler fare l'Europa quando ha deciso di realizzare lo spazio euromediterraneo. A metà degli anni novanta, infatti, l'Europa, con la Conferenza europea di Barcellona, aveva capito che era questo l'intervento che si doveva effettuare, così come lo aveva ribadito persino il G8 di Genova.
Che cosa ha da dire, a tale riguardo, il Governo italiano, che decide di tagliare persino le poche lire destinate alla cooperazione internazionale? Volete discutere seriamente di questi temi, di questo fenomeno epocale? Diteci dove e quando: noi ci saremo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole ministro Pisanu, onorevoli colleghi,


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spero anzitutto che il ministro ci voglia onorare di ritenere il nostro gruppo e la nostra forza politica corresponsabili, sinceramente, della sua seria azione di Governo. Oggi, da tutto il centrosinistra, si è passati dalle accuse nei confronti della Bossi-Fini, come legge xenofoba, a ciò che è la verità, cioè un'integrazione importante delle leggi precedenti in materia.
Non vorremmo offuscare le precise e vere parole che lei, onorevole ministro, ci ha offerto, ma tuttavia ci permetta alcune osservazioni. Un punto di metodo: si sono chieste dimissioni, si è detto che non si veniva in aula, che è inutile questo dibattito parlamentare. Bene, noi riteniamo che il rapporto fra Governo e Parlamento ed il confronto tra le forze politiche in Parlamento e tra il Governo e il Parlamento, all'interno della sede parlamentare, non sia solo una ricchezza in sé, ma sia un fondamentale carattere della democrazia parlamentare di questo paese ed è anche la responsabilità di rappresentanti del popolo, come siamo noi, che ci deve indurre ad apprezzare sempre la disponibilità delle altre forze politiche a confrontarsi, nonché a riconoscere la sua precisa responsabilità a venire in Parlamento ogni qualvolta ne venga fatta richiesta.
Non è dando fuoco alle polveri né dando sfogo agli strilli che si governano - lei lo ha affermato in altri termini - fenomeni storici come questo, non lo si fa con ultimatum, ma con senso dello Stato e responsabilità.
Nel merito la legge è stata approvata dopo un proficuo iter parlamentare: si era partiti dall'idea del carcere per tutti i clandestini e si è giunti alla straordinaria emersione di 700 mila lavoratori in nero e di qualche migliaia di imprese; dunque, più diritti, ma anche più contributi per le casse dello Stato. Il merito non è mai stato quello delle bombe su donne, anziani e bambini; infatti, mai nella civiltà italiana si è bombardato chi scappava dalle persecuzioni, dalle deflagrazioni esplosive del proprio paese. Il merito è rappresentato anche da una legge che mette insieme repressioni per i mercanti di uomini e solidarietà per i disperati. Principi che poggiano su due pilastri fondamentali di questa norma: rimane in Italia chi lavora per sé, nelle famiglie e nelle imprese; viene in Italia, oltre alla famiglia di ogni lavoratore, chi ha aiutato nel suo paese a crearsi una professionalità di cui le imprese italiane hanno bisogno (per Unioncamere servono 200 mila nuovi immigrati all'anno).
Ricordo inoltre a me stesso che, senza un nuovo decreto flussi, nei prossimi anni saremo più poveri e, oggi, meno ricchi e forse anche meno istintivi. Ogni anno imprese, regioni, volontariato verificano necessità e opportunità di impiego extracomunitario, mettendo in campo tutto ciò di cui si necessita per la vera integrazione: scuole di lingua, conoscenza delle leggi, rispetto degli usi e dei costumi per chi viene nel nostro paese.
Ci sono impegni importanti che dipendono anche dal Parlamento: la nuova legge contro la tratta, condivisa da tutte le forze parlamentari e inspiegabilmente ferma; rendere efficace il recepimento della direttiva dell'Unione europea, già recepita dal Governo, sul diritto d'asilo e il protocollo di Palermo; approvare norme che diano più soldi per contrastare i negrieri e sostenere l'integrazione dell'immigrazione come opportunità.
Qui è stata citata la cooperazione internazionale - lo dico anche al Presidente della Camera - e due ministri sono venuti in quest'aula ad affermare che la cooperazione internazionale non avrebbe subito alcun congelamento dei fondi; sarebbe improprio verificare, in seguito, che quanto affermato in Parlamento poi non viene realizzato.
Onorevoli colleghi, ci sono poveracci morti in mare, il Mediterraneo continua a macchiarsi di sangue, i corpi di donne, bambini, anziani e padri di famiglia tornano a galleggiare; chiediamo rispetto per i morti e anche per i vivi. Altro che sbraitare e giocare a nascondino con l'Assemblea!
Il dramma - come affermato a Salonicco da Berlusconi e Prodi - merita una risposta europea. Occorrono accordi più saldi con i paesi della costa sud del


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Mediterraneo, più accordi bilaterali ed europei; quanto siano lontane le steppe russe dalla costa sud del Mediterraneo tutti lo sappiamo!
Al nostro popolo è capitato per secoli di emigrare, dai banchieri e dai commercianti lombardi a Londra nel Medioevo alle navi della speranza a New York, a Buenos Aires, a San Paolo, a Toronto, e nessuno li ha mai accolti a cannonate, anzi. Nel nostro DNA ci sono i mercanti arabi, cittadini onorari di Venezia e di Pisa nel Medioevo.
Quando non hai un lavoro e nessuno te lo insegna, quando non puoi dare il cibo ai tuoi figli, a tua moglie, quando nel tuo paese vedi uomini bruciati a cataste o figli di schiavi che pressano le frontiere della Libia partendo dal Sudan, quando accade tutto ciò, che resta da fare? Davanti alla disperata autoconservazione di sé e dei propri cari, anche il mare tempestoso, anche i negrieri, tutto costituisce l'ultima speranza. E tutto farà il nostro Governo e, in particolare, il nostro ministro dell'interno, tranne urla o «strilli» di cannone.
Tutti noi abbiamo a cuore la sicurezza dei cittadini e delle frontiere, ma non esiste alcun rapporto tra ciò e il rombo sentito in questi giorni. L'immigrazione clandestina va governata e risolta a partire dalle sue cause originarie, per lo sviluppo di quei paesi come opportunità per l'Italia e per l'intera Europa.
Per il metodo e per il merito siamo orgogliosi della nostra responsabilità di rappresentare in questa sede il popolo italiano. Siamo orgogliosi di ciò che lei, signor ministro, fa nel suo straordinario impegno quotidiano, nel rispetto delle leggi e della civiltà del nostro paese.
Molta ricchezza e pochi figli? Vorremmo ci fossero più figli - e ciò vale per le pensioni e per l'immigrazione - e tutte le opportunità di benessere per noi e per gli stessi immigrati nel nostro paese e in tutta l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, signor ministro dell'interno, onorevoli deputati, avremmo disertato volentieri questo dibattito, questo rituale inutile e ripetitivo, orchestrato solo per emarginare la Lega, per fare un regalo alla sinistra, voluto dal Presidente della Camera, dal ministro Pisanu e da chi la pensa allo stesso modo all'interno della maggioranza sul tema dell'immigrazione, per rendere tangibile la solidarietà consociativa di Fassino e compagni. La solidarietà verso il ministro dell'interno proviene da quella stessa opposizione che votò compattamente contro la legge Bossi-Fini, che ancora oggi definisce indegna. È una solidarietà che sottintende chiaramente la volontà di cogestire la politica dell'immigrazione con una parte della maggioranza.
Abbiamo deciso di partecipare al dibattito, perché siamo stanchi dell'ipocrisia degli esponenti politici che lo hanno voluto, per dire loro, direttamente, che il loro gioco deve finire e per svelare il loro vero fine. I dati che lei ha fornito, ministro Pisanu, sono lontani mille miglia dalla verità. Al massimo possano rispecchiare il numero di quanti hanno chiesto lo status di rifugiato politico o l'asilo nel nostro paese. È certamente difficile conoscere il numero dei clandestini, perché questi non vanno certamente ad autodenunciarsi alla polizia. Ma, i cittadini avvertono che il numero degli immigrati aumenta velocemente ed esponenzialmente.

ELETTRA DEIANA. Incombe!

ALESSANDRO CÈ. Lo avvertono nelle grandi città, come lo avvertono nei piccoli paesi, dove il numero degli immigrati residenti è aumentato di tre, cinque volte negli ultimi due o tre anni, sfiorando ormai il 5, 10 per cento della popolazione, stravolgendo equilibri sociali consolidati. D'altronde, basta parlare con la gente e circolare per le nostre strade - quello che lei, signor ministro, non fa a sufficienza - per constatare il continuo aumento di criminalità e di prostituzione di extracomunitari che vivono di espedienti. Quindi, dopo le sanatorie della sinistra, per le


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quali chi c'era, c'era e veniva sanato, il numero di immigrati è continuamente aumentato, attraverso l'arrivo in massa di clandestini. In questo senso, nulla è cambiato. Ci spiace che se ne vada, signor ministro.

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Per esigenze non delegabili!

ALESSANDRO CÈ. Per il rispetto che ha nei confronti del Parlamento, forse!

PRESIDENTE. Onorevole collega...

ALESSANDRO CÈ. In questo senso, nulla è cambiato.

PRESIDENTE. Onorevole collega, qui c'è il sottosegretario per l'interno, il ministro per i rapporti con il Parlamento, due sottosegretari. Non ho i poteri...

ALESSANDRO CÈ. È una vergogna, Presidente! È una vergogna! Siamo qui a fare un dibattito importante sull'immigrazione. L'avete voluto voi. Il ministro dell'interno, chiaramente, esce perché non gli vanno bene le parole della Lega. Ma che ministro è (Commenti dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista)?

FAUSTO BERTINOTTI. Chiedi le dimissioni!

PRESIDENTE. Onorevole Cè, lei risponde esattamente delle parole che sta dicendo. Sono talmente eloquenti le sue parole, che non ritengo opportuno replicare. Si documentano da sole.

ALESSANDRO CÈ. Cosa vuol dire: si documentano da sole? Presidente, ci spieghi meglio. Le forze politiche hanno tutto il diritto di esprimere fino in fondo le loro convinzioni, Presidente della Camera (Commenti del deputato Boato)!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego! Lasciate continuare l'onorevole Cè. Onorevole Boato, la richiamo all'ordine! Non mi complichi la situazione! L'onorevole Cè sta parlando e ha diritto di non essere interrotto.

ALESSANDRO CÈ. Le chiedo di scorporare il tempo che abbiamo perso, Presidente!

PRESIDENTE. Sì, onorevole Cè, come sempre.

ELETTRA DEIANA. Cè, facci sognare!

ALESSANDRO CÈ. In questo senso nulla, è cambiato. La legge Bossi-Fini, che prevede che si abbia un contratto di lavoro per entrare regolarmente nel nostro paese, non è stata minimamente applicata. Si comprende - è evidente - che esistono macchine organizzative, come la Caritas, in piena azione (Commenti di deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo). Si avverte che sono coinvolte diffusamente le parrocchie, trasformate spesso in agenzie di collocamento per badanti e lavoro in nero (Una voce: «È una vergogna»!). Vergognati tu!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di non interrompere l'onorevole Cè! L'onorevole Cè ha diritto di parlare, come tutti gli altri in questa Camera, per cui vi prego: chi dissente e vuole uscire, esca.
Quello che interessa alla Presidenza è assicurare a tutti di poter parlare. Per cui, vi prego.

ALESSANDRO CÈ. Si è approvata la legge Bossi-Fini perché non era più accettabile passivamente la logica illuministica per la quale l'occidente rappresenta e si concreta in una serie di valori che prescindono dalla terra, dagli uomini che la abitano, dalla loro storia e dalla loro identità. Al massimo, le idee illuministiche - la democrazia sociale, eccetera - rappresentano il pensiero occidentale e non l'occidente, che è fatto da uomini in carne ed ossa, che hanno coltivato e difeso la loro terra per secoli, che hanno una loro storia, che hanno le loro tradizioni e intendono mantenerle integre.


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Ai cittadini non interessa che l'occidente diventi il mondo, attraverso l'introduzione del pensiero unico, cioè delle «regolette» illuministiche che, se imparate a memoria, ti garantiscono la patente di occidentale anche se provieni dal centroafrica o dall'estremo oriente.
Il cittadino - il cittadino! - è interessato a che accanto alle «regolette» illuministiche dell'occidente ci sia il rispetto per lui, per le sue cose, per le sue tradizioni! Chiede, in altre parole, universalismo, cioè unione nelle diversità, e non il colonialismo globale del pensiero unico (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Evidentemente, qui in aula, anche fra i partiti alleati, ci sono versanti differenti e differenti sensibilità. C'è chi sta con il popolo e c'è chi sta con il palazzo illuminista, cioè con il colonialismo ammantato di buonismo. Noi stiamo con il popolo. La Lega sta con il popolo!
Questa vicenda dell'immigrazione è paradigmatica della storia politica. Il popolo elegge i partiti per difendere i propri interessi e viene sistematicamente tradito perché lor signori - e per lor signori intendo dire alcuni all'interno della maggioranza, compreso il ministro Pisanu - si appellano alle «regolette» illuministiche.
È una partita a cui partecipa anche la Chiesa, purtroppo: non a caso, Presidente Casini, si fa questo dibattito. La Chiesa che, con il Concilio Vaticano II ha cambiato radicalmente giudizio sulla modernità (Commenti), considerandola improvvisamente cristiana ...

PRESIDENTE. Colleghi ...

ALESSANDRO CÈ. ... dopo che per 200 anni era stata considerata anticristiana. La Chiesa che abbandona la sua stessa tradizione (Commenti del deputato Boato) ...

PRESIDENTE. Onorevole Boato, io voglio assicurare la possibilità a tutti soprattutto di attaccare il Presidente della Camera, quando lo ritengono.
Per cui la prego di stare zitto e di far parlare l'onorevole Cè.

MARCO BOATO. Lo stiamo ascoltando!

PRESIDENTE. Questa è la democrazia, per chi sa che cos'è la democrazia!
Onorevole Cè, continui.

ALESSANDRO CÈ. La Chiesa abbandona la sua stessa tradizione finendo per perdere l'occidente, il baluardo europeo; la Chiesa dimentica l'universalismo per passare al dio unico della globalizzazione, al sincretismo illuminista.
Questi sono i veri motivi dell'odierno dibattito: riaffermare la supremazia dell'ideologia illuminista sulla tradizione, sui diritti dei popoli.
Lei, signor ministro, non pretenderà certo che noi crediamo alle «favolette» che è venuto a raccontarci. Ricordi che il popolo è contro il palazzo illuminista, è contro le vostre scelte e noi faremo di tutto per rappresentarlo degnamente.
Caro Presidente Casini, caro ministro, c'è una legge da rispettare, altro che chiacchiere inutili, altro che trovare alibi per i falsi caritatevoli che si riempiono le tasche di quattrini con l'immigrazione! Vi è il Protocollo di Palermo, che considera il trasporto di clandestini alla stregua dello schiavismo - Protocollo di Palermo che non è ancora stato ratificato - e lei, invece, signor ministro, cosa fa? Propone alle forze di polizia di preparare il caffelatte ai capibastone e agli scafisti che trasportano i clandestini? Ogni giorno, i cittadini vedono in televisione lo spettacolo desolante di un paese che non sa difendere i propri confini e la legalità (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)! Questo è un segno tangibile del fallimento della sua azione di Governo.
Mi auguro che il Presidente Berlusconi, in virtù del coordinamento previsto dalla legge Bossi-Fini, nomini un commissario straordinario perché purtroppo, lei, signor ministro, non è assolutamente all'altezza della situazione.
Le auguro miglior fortuna...

PIETRO TIDEI. Allora esci dalla maggioranza!


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ALESSANDRO CÈ. Stai zitto!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego, l'onorevole Cè sta terminando il suo intervento.

ROLANDO NANNICINI. Parla, parla!

ALESSANDRO CÈ. Noi parliamo perché abbiamo qualcosa da dire, non siamo servi come voi! Come dicevo, le auguro miglior fortuna, ma per il bene dei cittadini, signor ministro, cambi mestiere (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

MAURA COSSUTTA. Adesso Berlusconi che dice? Vogliamo il Governo in aula!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei solo ricordare che il Parlamento non è un ingombro.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare.

RENZO INNOCENTI. Presidente, hanno chiesto le dimissioni del ministro!

PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, dopo deve parlare l'onorevole Bertinotti. Vi è un ordine degli interventi che è stato determinato e al quale non intendo derogare, perché, se durante lo svolgimento di informative urgenti si stabilisse questo principio, colui che - come l'onorevole Bertinotti - ha diritto ad intervenire verrebbe penalizzato rispetto agli altri.
Al termine dell'informativa urgente permetterò all'onorevole Castagnetti - che ha chiesto di parlare - di intervenire, così come lo permetterò all'onorevole Spini.

VALDO SPINI. Le chiedo di interrompere il dibattito per permettere al Consiglio dei ministri di prendere atto dell'accaduto!

DONATO BRUNO. Ma dai...

PRESIDENTE. Onorevole Spini, per favore. Vorrei solo ricordare ai colleghi che il Parlamento non è un ingombro, ma la sede della sovranità popolare. Quindi, questo non è un rituale inutile e ripetitivo: è un fatto positivo che ognuno porti il proprio contributo, soprattutto se polemico.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bertinotti. Ne ha facoltà.

FAUSTO BERTINOTTI. Signor Presidente, naturalmente l'intervento appena svolto credo abbia un peso rilevante poiché svolto in quest'aula durante un dibattito così impegnativo sul tema dell'immigrazione.
Non sta a me, che sono un militante delle opposizioni, suggerire alla maggioranza e al Governo il comportamento da tenere. È certo che, se vi fosse una deontologia parlamentare, ci troveremmo di fronte ad una palese crisi di questa maggioranza, di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

ALFREDO BIONDI. È la verità!

FAUSTO BERTINOTTI. Come il ministro ha detto, il tema è assolutamente rilevante poiché la questione riguarda il profilo programmatico di un Governo. Se si tratta di un fenomeno epocale - credo che, riguardo a ciò, lei, signor ministro, abbia ragione -, quest'ultimo richiede l'impegno politico prioritario di un Governo, ma i dissensi che in quest'aula si sono prodotti, manifestati nella coalizione sono assolutamente radicali (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, sta parlando l'onorevole Bertinotti.

FAUSTO BERTINOTTI. Dico che sono assolutamente radicali, sebbene, signor ministro, non abbia intenzione di farmi ricattare dalla radicalità regressiva del discorso dell'onorevole Cè per aggiungermi all'area molto vasta di consenso che il suo intervento ha avuto in quest'aula. Infatti,


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la sua ipotesi - diversa da quella illustrata recentemente dall'onorevole Cè - non mi convince.
Sono rimasto molto colpito da una sequenza di due dibattiti intervenuti - ieri ed oggi - nelle due principali istituzioni del paese: la Camera e il Senato; entrambi hanno riguardato, precisamente, questa maggioranza e le sue componenti, la sua consistenza e la sua linea.
Ieri, il Senato ha, sostanzialmente, affossato ciò che si chiama «indultino», in grazia di un comportamento della maggioranza totalmente dimentico del dramma della popolazione carceraria.
Oggi, vi è un dibattito alla Camera, sostanzialmente provocato dalla dichiarazione di un ministro autorevole che invitava a cannoneggiare navi - se così si possono chiamare - che portano degli immigrati in Italia.
Mi veniva in mente che questa maggioranza e il suo Governo hanno chiesto nella Convenzione europea un riferimento esplicito al cristianesimo, a cui alcuni di noi sono contrari in ragione della laicità di questa istituzione.
Vorrei davvero capire come facciate a conciliare il riferimento voluto all'antropologia cristiana, che fa dell'altro da sé, del debole, del dolore del mondo la ragione principale della sua esistenza, e queste politiche. Dico queste politiche perché, signor ministro, lo vorrei dire per rispetto che porto alla sua persona, non mi convince per niente nemmeno la sua politica che considero come una versione civile di una politica che nega nel fondo la cittadinanza piena agli immigrati e che nasconde - è obbligata a farlo - quel tanto - ed è tanto - di oppressione e di inumanità che vive nella condizione quotidiana ed ordinaria degli immigrati.
Basta recarsi in un centro di accoglienza temporanea o uscire da quest'aula ed incontrare i 34 cittadini turchi di etnia curda, costretti allo sciopero della fame perché si vedono rifiutare uno status di rifugiati e, quindi, il riconoscimento della domanda di asilo politico per rendersene conto.
Certo, la sua posizione rispetto a quella testé illustrata è una manifestazione di civiltà; nella sua maggioranza albergano xenofobia, razzismo, caccia all'immigrato, un'identità dell'altro negata, violata.
Voglio riconoscere all'intervento dell'onorevole Cè una sua coerenza e debbo dire, purtroppo, una sua dignità culturale, perché non sempre la cultura ha a che fare con la civiltà ed il progresso sociale. Si è trattato di un discorso vandeano, costruito su segmenti di culture e politiche neoreazionarie, pericolosissimo perché interviene su paure che esistono nelle popolazioni, a loro volta deprivate della possibilità di progettare il futuro.
Signor ministro, i suoi numeri sono corretti, mentre quelli che vengono spacciati dall'onorevole Cè sono falsi. Tuttavia, quei numeri falsi spingono a costruire fantasmi (orde di immigrati bussano alle porte delle valli prealpine per depredarle di ciò di cui sono già depredati) e, di fronte alla crisi che bussa alle porte, quell'elemento risulta ancor più inquietante. Lei è, invece, una persona di questo mondo che riconosce il fenomeno e fa, persino, un'operazione meritoria, intendiamoci, di ridimensionamento statistico secondo verità di questo fenomeno (vi sarebbe il 3,8 o 3,7 per cento di immigrati in Italia contro l'8,5 per cento ed oltre della Germania).
Lei compie un'operazione di razionalizzazione dentro questo mercato, dentro questo sviluppo; è come se lei volesse ordinare la domanda e l'offerta di immigrazione ridotta essa stessa ad uno statuto di merci, ma, in tal modo, non può vedere le persone, il dolore, la sofferenza e la deprivazione. In tal modo, non si riesce a partire dalla persona, dall'immigrato per ragionare sul modello di sviluppo, ma lo si riduce, invece, ad entità di compatibilità.
Vi è una spia di ciò che sto per dire: è la collocazione nel mercato del lavoro dell'immigrato e la sua condizione spesso di clandestino. Lei lo sa bene, signor ministro, è una condizione non scelta, ma subita o accettata per sopravvivenza.
Lei dice che il nostro paese è quello meno aggredito dall'immigrazione clandestina


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ed è vero, ma è un paese che aggredisce l'immigrazione e la clandestinità. Non siamo in grado di governare il processo e allora cerchiamo di impedirlo. Non siamo in grado di riconoscere una cittadinanza piena all'immigrato e, allora, lo cacciamo nel ghetto o nella clandestinità e neppure siamo in grado di garantire norme civili sull'asilo per uomini e donne che provengono da paesi devastati dalla guerra e dalla morte.
Lei ha compiuto una ricognizione sociale della condizione dell'immigrato: colf e badanti al 50 per cento e, per quanto riguarda i servizi, l'industria e l'agricoltura, la percentuale è tra il 10 al 15 per cento. Si tratta, tuttavia, di una condizione di lavori poveri, in servizi poveri, in una industria ed agricoltura poveri.
È una condizione obbligata? No, è la manifestazione di un fenomeno sociale e per questo politico. È un modello sociale, questo nostro, che genera lavoro povero e che, all'estremo di questo lavoro povero, non è più in grado di garantire nemmeno la copertura e deve attingere altrove le possibilità di coprire quella parte del mercato del lavoro. È un esito obbligato? No, il lavoro potrebbe essere organizzato diversamente o potrebbe soltanto essere organizzata diversamente la distribuzione del reddito da lavoro. Non necessariamente un lavoro povero deve essere pagato in maniera miserabile; potrebbe essere pagato anche in modo da compensare la povertà di questo lavoro fino a quando non viene cambiata.
In realtà, noi siamo costretti in questa condizione dalla globalizzazione che produce crisi, che genera la mobilità assoluta di merci e capitali, ma non consente quella degli uomini. La clandestinità, lei dice, è una patologia, ma non è la patologia dell'immigrato; è la patologia di un sistema socioeconomico e dell'impianto legislativo. Voi non siete in grado di usare l'immigrazione per dare cittadinanza ed invece siete costretti ad usare l'immigrazione per far funzionare questa economia in crisi. Per farla funzionare, mantenendo questo modello, dovete obbligatoriamente, così come non potete estendere le previsioni dell'articolo 18 a tutti i lavoratori e le lavoratrici, costruire regimi separati per l'immigrato, in una catena a rovescio che ricatta tutti gli altri generando precarietà.
Allora, se questo discorso vuole andare nella direzione realmente opposta rispetto a quella espressa dall'onorevole Cè, non è sufficiente galleggiare sull'esistente. Occorre chiudere i centri di accoglienza temporanea dando un segnale di cittadinanza agli emigrati. Occorre, e mi avvio a conclusione, usare le risorse destinate al fondo comune per gli immigrati, non per il suo contrario, come anche adesso l'Europa tende a fare, attraverso il rimpatrio forzato. Si tratta di rivedere radicalmente l'impostazione della legge n. 89 e si tratta di favorire la regolarizzazione di tutti i soggetti che la chiedono.
Non sarebbe certo sufficiente, ma sarebbe un segnale di attenzione, mentre il problema di fondo da affrontare è il seguente: signor ministro, esistono figure sociali che sempre testimoniano di una condizione più generale, proprio perchè estreme.
L'immigrato oggi testimonia la crisi irreversibile di questo modello di sviluppo. Se l'Europa non saprà pensare al Mediterraneo, se l'Italia non saprà ragionare a partire da questa condizione estrema per cambiare il suo modello di sviluppo, le sue politiche saranno, sì, diverse da quelle alquanto belluine che ci vengono proposte, ma continueranno a marcare una condizione intollerabile di ingiustizia sociale. (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Diliberto. Ne ha facoltà.

OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è di tutta evidenza che si è aperto pochi minuti fa un problema politico di grande rilevanza. Una forza politica della maggioranza, importante, ha di fatto chiesto le dimissioni del ministro dell'interno, il secondo ministro dell'interno di questo Governo, dopo che già si era «perduto» il ministro degli esteri per strada.


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Io credo, mi rivolgo anche al Presidente della Camera, che su questo sia necessario un dibattito politico alla presenza del Presidente del Consiglio, quanto prima. Non credo infatti che si possa passare sotto silenzio, come se nulla fosse accaduto, ciò che invece è accaduto in quest'aula. Lo stesso ministro dell'interno, che è persona di grande esperienza, non può che rendersi conto che il problema esiste ed è un problema politico rilevante.
Vedete, la destra, nella passata legislatura ha «cavalcato» il problema dell'immigrazione attraverso una campagna propagandistica, sostenendo che i governi di centrosinistra erano incapaci nell'affrontare questo problema. Avendo avocato questo tema, come apprendisti stregoni, oggi ci troviamo a discutere dell'incapacità nell'affrontare questo problema da parte di coloro che dovrebbero istituzionalmente risolverlo.
Badate, affrontiamo questo tema dopo due anni di Governo della destra, che si ritrova, su questo tema - non a caso - con la maggioranza a pezzi, con un partito come la Lega nord che non attacca soltanto le istituzioni, i partiti o il ministro dell'interno; abbiamo sentito, pochi minuti fa, l'attacco contro le parrocchie, contro la Chiesa cattolica. È difficile pensarvi ancora insieme! Tant'è vero che L'Osservatore Romano di ieri ha invitato il Governo ad una politica di accoglienza che è esattamente il contrario di quanto l'onorevole Cè ha qui sostenuto. La stessa Confindustria vi chiede più immigrati, indispensabili per l'economia italiana.
Tutto questo per dire che la legge Bossi-Fini, che è una vergogna per la civiltà giuridica del nostro paese, all'insegna del principio che le donne e gli uomini non sono eguali davanti alla legge, non è soltanto una legge in palese violazione della Costituzione, è una legge che offende inutilmente la Costituzione e la civiltà giuridica, perché è tanto ingiusta quanto inefficace nel contrasto all'immigrazione clandestina!
Se - e non mi rivolgo ovviamente a lei, signor ministro - voi della destra non aveste fatto diventare questo tema, serissimo e tragico, oggetto di propaganda e di scontro politico - e, per molti versi, ideologico -, oggi potremmo ragionare senza ipocrisie, cercando soluzioni, dicendoci alcune verità, sul tema dell'immigrazione, che nessuno dice; alcune verità che anche dentro al centrosinistra si fa fatica a sentire, perché anche dentro al centrosinistra vi è chi, sbagliando, vi ha inseguito sul vostro terreno, della demonizzazione del fenomeno migratorio. E la prima di queste verità - in parte lei lo ha riconosciuto - è che il fenomeno dell'immigrazione si può forse parzialmente governare -, in primo luogo, attraverso accordi con i paesi di provenienza - ma non si può eliminare! È il portato delle distorsioni dello sviluppo mondiale, delle sue indicibili diseguaglianze e ingiustizie, è il prodotto dei guasti coloniali ed imperiali dei decenni e, per molti versi, dei secoli che abbiamo alle spalle!
Dunque, le generazioni di tutta Europa vivranno ineluttabilmente, piaccia o non piaccia, in società multietniche, multiculturali e multireligiose. Ed una classe dirigente seria non cerca di esorcizzare quello che è un dato della realtà, ma cerca di fare i conti con esso, cerca di limitare gli inevitabili problemi che questa nuova realtà già produce e continuerà a produrre sempre di più.
Cavalcare la paura delle diversità, che alimenta il razzismo, la xenofobia, l'irrazionalità, è semplicemente una pratica criminale, non soltanto sul piano morale, ma anche su quello squisitamente politico. Occorre affermare, invece, esattamente il contrario, cioè - anche questa è una verità che nessuno dice - che proprio la sicurezza degli italiani sarà tanto più garantita quanto più gli immigrati saranno inseriti nella nostra società e avranno diritti. Chiunque sia non ipocrita o non totalmente ignorante sa bene che è l'inclusione a garantire la sicurezza e non l'esclusione.
Diritti, dunque, non carità! Diritti sociali, istruzione, ma anche il diritto di voto per chi stabilmente vive insieme a noi, lavora per noi, contribuisce allo sviluppo del paese. Il futuro di queste nostre società


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sviluppate, occidentali, ricche ed egoiste sta nelle scelte che faremo oggi, in questo tornante.
Si parla tanto di Europa: giusto, ma noi non possiamo dimenticare che siamo certamente sud d'Europa, ma anche centro del Mediterraneo, inseriti in un contesto di relazioni tra aree economiche e culturali diversissime tra loro, ma inscindibilmente legate. Possiamo, quindi, essere cerniera tra l'Europa e la riva sud del Mediterraneo e, a seconda di come guarderemo a tali differenze, il Mediterraneo stesso potrà essere mare di pace, di scambi, di prosperità o mare di saccheggi, di guerre, di odi, di pulizie etniche. A seconda della prospettiva con cui vorremo - e sapremo - governare le diversità, lo stesso Mediterraneo può essere una opportunità o una minaccia. È così da due millenni!
La partita, dunque, si gioca sulla prospettiva strategica, culturale, quella di fondo. La posta in gioco è in quale tipo di società vivremo.
Chi pensa alla militarizzazione delle coste e delle città ha un'idea dello sviluppo del nostro paese come quella di un fortino assediato che cerca di difendere i propri privilegi e le proprie comodità, un'idea, non soltanto ingiusta e barbarica, ma anche perdente - lo ripeto - perdente.
È la stessa idea di chi pensa che le controversie internazionali si risolvano soltanto con l'esercizio della forza, della guerra. Parafrasando una celebre espressione, quest'idea del fortino assediato è, insieme, un crimine ed un errore. Sul paradigma esclusione-inclusione, si giocherà una terribile e difficilissima partita che coinvolge, volente e nolente, tutti quanti. Vi è chi ha consapevolezza della posta in gioco, chi cinicamente cerca soltanto...

PRESIDENTE. Onorevole Diliberto...

OLIVIERO DILIBERTO. ...un modesto lucro politico - sto per concludere, Presidente - e chi, invece, non ha capito - ahimè - proprio nulla di quello che sta succedendo nel mondo.
Da questo punto di vista, signor ministro, nonostante i suoi sforzi, questo Governo, a pezzi, inadeguato, con questa maggioranza, ha già perso la partita (non poteva che perderla) e, lo dico per gli interessi del nostro paese, purtroppo l'ha persa senza onore (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Intini. Ne ha facoltà.

UGO INTINI. Signor Presidente, signor ministro, l'immigrazione clandestina è un problema che non è stato risolto in alcun paese al mondo, perché nessuna isola ricca può restare non assaltata in un mare di povertà. Ad esempio, gli Stati Uniti, vale a dire il paese più severo e più efficiente nella repressione armata, subiscono l'ingresso dal Messico di un milione di immigrati clandestini all'anno.
Le organizzazioni criminali che dirigono il traffico - le chiamano coyote incorporated - hanno un fatturato di un miliardo di dollari all'anno. Tutto questo, nonostante che i disgraziati, arrestati e rimandati indietro, siano stati, ad esempio nel 1999, 400 mila.
Dunque, il problema è irrisolto dappertutto. I danni, possono essere ridotti, non eliminati. Tuttavia, in nessun paese maturo le forze politiche responsabili strumentalizzano il problema apertamente. Anzi, chi lo usa in modo cinico e irrazionale, è spesso isolato dalla comunità politica. Chirac, ad esempio, a suo tempo, ha preferito perdere le elezioni, piuttosto che allearsi con i razzisti di Le Pen, i quali parlano esattamente come i leghisti.
La maggioranza subisce, oggi, una piccola vendetta della storia: il Polo ha strumentalizzato, a suo tempo, la tragedia degli immigrati contro l'incolpevole Governo di centrosinistra. Adesso, la Lega strumentalizza la stessa tragedia contro l'altrettanto incolpevole Governo di centrodestra.
Per la verità, era grave ieri che l'opposizione cavalcasse demagogicamente un argomento come questo; è grave, ma anche paradossale, che la strumentalizzazione


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demagogica sia compiuta, oggi, non dall'opposizione, ma da una parte della stessa maggioranza. È grave ma non stupisce.
Il ministro Pisanu, infatti, agisce da cattolico. I leghisti parlano da razzisti e se la prendono anche con la Chiesa.
Il ministro Pisanu è cresciuto alla scuola democristiana della tolleranza e della moderazione politica. Bossi a quella dell'intolleranza e dell'estremismo politico. Non stupisce lo scontro nel Governo. Stupisce, però, il fatto che, ancora una volta, all'interno della maggioranza, si tenti di conciliare l'inconciliabile, perché nel Polo c'è uno scontro di civiltà. Non c'è bisogno di andare distanti per trovare il Clash of Civilisation di cui si parla tanto oggi nel mondo.
La distanza tra Lega e postdemocristiani del Polo è più grande di quella esistente tra l'opposizione e la maggioranza. Lo abbiamo sentito nel dibattito di oggi. Non si capisce, dopo questo dibattito, come Pisanu e Bossi possano stare nello stesso Governo.
Veniamo alla sostanza. Ci sono due modi per affrontare l'immigrazione clandestina: o la forza militare o la prevenzione all'origine. Ovviamente, l'unica strada efficace e consigliabile è la prevenzione, già perseguita, prima che dal ministro Pisanu, dai ministri Napolitano e Bianco, in applicazione della legge Turco-Napolitano. Ma qui si apre il capitolo delle contraddizioni nell'azione del Governo.
Per la prevenzione, occorrono accordi con i paesi di partenza, per lo più nordafricani. Tuttavia, le villanie antiarabe da parte della Lega, ma anche la politica squilibrata del Governo in Medio Oriente, non creano l'atmosfera migliore per gli accordi di cooperazione. Tali accordi devono bloccare l'immigrazione cattiva - ovvero illegale - e consentire, invece, al suo posto, l'immigrazione buona, quella dei lavoratori che la nostra economia, urgentemente ed insistentemente, richiede. Lo scambio è immigrazione buona al posto di quella cattiva, ma la demagogia della Lega ostacola anche l'immigrazione buona.
C'è, infine, la contraddizione più grave: il Governo sostiene che, dopo i trattati di Schengen, l'immigrazione è un problema non nazionale, ma europeo, che si risolve solo con un coordinamento europeo. È giusto, ma non si può volere il coordinamento europeo e, poi, ostacolare, come fa il ministro leghista Castelli, la costituzione dello spazio giuridico europeo, ovvero dell'orizzonte istituzionale che consente il funzionamento del coordinamento stesso. Anche qui, una piccola vendetta, non della storia, ma della logica, colpisce il Governo!
In Italia, signor Presidente, l'immigrazione è un problema molto meno rilevante, quanto ai numeri, che negli altri paesi europei (l'ha detto bene Pisanu), ma la nostra caratteristica nazionale è unica: da noi, i problemi diventano gravi anche quando non lo sono per l'inadeguatezza delle nostre forze politiche, le quali, spesso, non sono il medico, ma la malattia e, altrettanto spesso, non educano, come auspicava il ministro, ma diseducano l'opinione pubblica. Si tratta di un'inadeguatezza soprattutto delle forze politiche sedicenti nuove, come la Lega, le vincitrici della presunta rivoluzione antipartitocratica.
A un vecchio esponente della partitocrazia democristiana, al ministro dell'interno Pisanu, esprimiamo, dunque, il nostro appoggio, anche per il discorso che ha fatto, di grande livello. La sua condotta trova solidarietà nell'opposizione, tra i suoi simili; trova ostilità nella maggioranza, tra i suoi, culturalmente e geneticamente, dissimili, ovvero tra i deputati della Lega. Chiediamo, perciò, che da questo dibattito alla Camera si traggano le conseguenze. Il Presidente del Consiglio deve prendere atto di quanto è accaduto: la Lega ha tolto la fiducia al ministro dell'interno; l'ha fatto in modo brutale e senza appello, chiedendogli di cambiare mestiere! Nessuno può far finta di non avere visto e sentito: la crisi si è aperta (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole ministro dell'interno, onorevoli colleghi, vorrei dire subito che la nostra posizione sulla vicenda della sgradevole polemica intentata dalla Lega nei confronti del ministro dell'interno del Governo di cui quella stessa formazione politica fa parte è di consenso al ministro Pisanu per la dignità con la quale ha svolto la sua delicata funzione, di solidarietà per aver sostenuto senza cedimenti di stile la rumorosa raffica di attacchi, di riconoscimento per aver posto il suo impegno in una linea di continuità con la politica che i Governi di centrosinistra avevano sostenuto, soprattutto per l'impianto premiale nei confronti dei paesi extracomunitari che si adoperano attivamente nell'azione di contrasto al traffico dei clandestini.
Ci permettiamo di riconoscere nell'ispirazione di fondo del ministro Pisanu la lezione nobile della scuola cattolico-democratica che pure il giovane onorevole Pisanu ebbe a frequentare negli ambiti culturali della DC di Benigno Zaccagnini, una lezione intrisa dei principi della solidarietà umana coniugati con il più alto senso dello Stato. Ci piace pensare, ce lo vorrà concedere il ministro, che oggi quei principi e quelle lezioni continuano a produrre qualche frutto - sia pure, dal nostro punto di vista, in partibus infidelium - anche nell'ambito del Governo Berlusconi. Analogo frutto - ahimè - non riesce a maturare in campo leghista!
L'informativa del ministro ci fornisce l'occasione di proporre qualche riflessione anche a beneficio del manipolo degli irriducibili propugnatori delle maniere forti contro gli immigrati, posto che, naturalmente, tutti noi accettiamo l'idea della necessità di contrastare il lucroso traffico di vite umane che viene compiuto dalle più ignobili derive della delinquenza organizzata nello specchio del Mediterraneo.
Una cosa però è combattere, con tutte le forze di cui possiamo disporre, i nuovi schiavisti che speculano sulla fame dei disperati e sul miraggio di poter stringere tra le dita almeno uno spicchio di quella felicità degli occidentali, fatta innanzitutto di liberazione dal bisogno, una cosa assai diversa è invece accanirsi contro i clandestini, alla mercé di tutti, merce senza anima e senza nome in fuga da una disperazione così nera da far preferire di scommettere sulle possibilità di sopravvivenza ad un frequente annegamento durante le traversate.
E se le ragioni umanitarie o di mera civiltà non bastassero agli strenui difensori dell'integrità dell'etnia europea andrebbe raccontata qualche utile parabola statistica. Se il tasso di fertilità dei paesi del Mediterraneo meridionale, quelli extraeuropei, resterà così alto come oggi, nel prossimo tempo, entro 30, 40 anni, ci saranno decine e decine di milioni di persone in più in quell'area (vengono calcolate addirittura in 150 milioni). Dove crede che andranno a parare l'onorevole Cè i nuovi mediterranei extracomunitari? In Italia naturalmente, in Grecia, forse in Spagna, i paesi che fanno da ponte per raggiungere il mito del benessere europeo. Come fronteggiare questa situazione?
Innanzitutto, concorrendo a creare le condizioni affinché quei paesi poveri non restino più poveri, ma riescano a trovare, con le loro forze ed il nostro aiuto, le vie dello sviluppo: riduzione ed annullamento del debito, certo, ma anche investimenti, insediamenti industriali, sistemi sociosanitari, formazione scolastica e lavorativa, crescita delle classi dirigenti all'interno di sistemi culturali compatibili con le regole della democrazia. Insomma, crescita, con il nostro aiuto, ma anche in forza di una propulsione autonoma.
In secondo luogo, occorre operare d'intesa con i partner europei ed i sistemi di sicurezza dei paesi da cui proviene l'immigrazione per arginare ed estinguere il fenomeno. È La strada tracciata dai governi del centrosinistra, che riuscirono attraverso intese specifiche con i governi tunisino ed albanese a frenare la pericolosa emorragia di clandestini che per anni e a più riprese si era verificata sulle nostre coste. Al percorso collaborativo e solidale


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tra governi europei e governi dei paesi da cui proviene il flusso migratorio non c'è altra possibilità, non c'è alternativa.

PRESIDENTE. Onorevole, la invito a concludere.

PINO PISICCHIO. Ho finito, Presidente, Solo attraverso una intelligente intesa operativa sarà possibile tramutare la difficoltà dell'immigrazione clandestina in una controllata operazione di accoglienza per quote di lavoratori e di famiglie trasferite in Europa con il consenso e l'intesa delle autorità del paese di provenienza e delle nostre autorità (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-UDEUR-Popolari per l'Europa, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato, al quale ricordo che ha cinque minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor ministro dell'interno, colleghe e colleghi, il fenomeno dell'immigrazione non è collegato ai cambi di Governo e di maggioranza, ma agli squilibri strutturali, economici, sociali, demografici e politici che riguardano l'intero pianeta ed in particolare i rapporti tra nord e sud e tra ovest ed est.
Lei, signor ministro, ha indicato quattro obiettivi condivisibili: aumentare gli aiuti allo sviluppo, garantire flussi regolari di immigrazione e altre forme di sostegno in cambio di accordi bilaterali, gestione integrata europea di tutti i confini di Schengen, lotta contro la criminalità organizzata che sfrutta l'immigrazione clandestina. È giusto richiamare una scelta politica matura che attinga alla coscienza civile dell'Europa, raccogliendo, come lei ha detto, la lezione e l'eredità di Alcide De Gasperi e di Altiero Spinelli. È giusto ricordare ed ammonire che bisogna uscire da scelte politiche partigiane e saper assumere la consapevolezza di una grande questione nazionale, europea e planetaria.
Lei, signor ministro, non l'ha detto e non lo può neppure dire, ma è risultato evidente a tutti il baratro culturale e politico e, se mi permette, anche etico, rispetto alle vergognose polemiche dei giorni scorsi che sono poco fa riecheggiate, anche in quest'aula, da parte di alcuni esponenti della maggioranza, soprattutto, ma non solo, della Lega nord Padania; al riguardo, basti pensare anche all'intervento svolto dal rappresentante di Alleanza nazionale.
Nel modo in cui il nostro paese affronta il problema dell'immigrazione ci sono anche aspetti che non sono degni di uno Stato di diritto e di un paese civile; mi sono permesso di consegnarle la drammatica memoria del deputato regionale siciliano Calogero Miccichè sulle terribili ed inaccettabili condizioni del centro di permanenza temporanea di Agrigento che la prego, se vorrà, di voler leggere con attenzione per poter intervenire tempestivamente.
Il vero limite della legge Bossi-Fini consiste nell'aver talmente irrigidito i requisiti per l'immigrazione regolare ottenendo, di fatto, il risultato di avere incentivato l'immigrazione clandestina; fenomeno, comunque, già esistente.
Un altro grave limite esistente nel nostro ordinamento giuridico consiste nello scandalo di non avere - unici in Europa - una legge organica sul diritto di asilo; argomento quest'ultimo che il Parlamento deve riuscire ad affrontare per poter giungere all'approvazione di un tempestivo provvedimento.
Signor ministro, anche sulla questione della libertà religiosa e sul rapporto con l'Islam lei, nel corso di questi mesi, ha espresso posizioni ragionevoli ed equilibrate sia quando ha auspicato l'integrazione di un Islam democratico non fondamentalista e compatibile con il pluralismo e la laicità dello Stato di diritto, sia quando ha giustamente denunciato con forza fenomeni di integralismo e di intolleranza. Ma anche il provvedimento sulla libertà religiosa, a prima firma Berlusconi e sottoscritto da mezzo Governo compresi i due ministri della Lega nord Padania, è


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stato tenuto per un anno in Commissione affari costituzionali, per poi essere gravemente snaturato con emendamenti peggiorativi e, proprio ieri in quest'aula, bloccato nell'esame parlamentare e rinviato in Commissione sotto il ricatto della Lega nord Padania e di qualche altro fondamentalista della maggioranza.
Signor ministro, non invidio il suo ruolo; costretto a governare con una parte della maggioranza che la insulta e la disprezza, che l'accusa di ipocrisia e di falsità come ha fatto poc'anzi, nel corso del suo intervento, nei suoi confronti e nei confronti del Presidente della Camera, onorevole Casini, delle forze dell'opposizione e anche della Caritas e delle organizzazioni di volontariato, il capogruppo della Lega nord Padania, onorevole Cè.
In ogni caso, noi Verdi, noi forze politiche dell'Ulivo, abbiamo più a cuore i problemi da affrontare che non le strumentali polemiche politiche della Lega nord Padania e di altri contro l'opposizione ed usate come minaccia e ricatto permanente all'interno della stessa maggioranza e, persino, nei confronti della Chiesa cattolica.
Signor ministro, questa situazione - me lo consenta, lei lo capisce da solo - è penosa e desolante; ma alla irresponsabilità di altri, noi Verdi, noi Ulivo, noi opposizione, preferiamo affermare la cultura di Governo e l'etica della responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Craxi. Ne ha facoltà.

BOBO CRAXI. Signor Presidente, signor ministro, siamo un drappello di parlamentari che non la disprezza e non la insulta, anzi, al contrario, l'apprezza per la sua pacatezza, lungimiranza e intelligenza, frutto della sua esperienza maturata in tanti anni di militanza politica e di una cultura democratica sulle cui fondamenta si regge la Repubblica italiana.
Il dibattito finora svoltosi non ha fatto altro che riprodurre in sede parlamentare le divisioni e le differenze vistose sulla questione dell'immigrazione. L'abbiamo visto sui giornali ed era inevitabile che ciò accadesse anche in questa sede. A differenza del ministro Giovanardi, non penso che l'intervento svolto dall'onorevole Cè sia ascrivibile soltanto ad un caso umano, ma ritengo che abbia prodotto un caso di carattere politico di cui dobbiamo prendere atto.
Il ministro Pisanu ha fatto tanta chiarezza dinanzi a tanta confusione e demagogia, svolgendo una relazione puntuale ed un'analisi convincente. C'è una questione legata all'aumento degli sbarchi di clandestini; e c'è anche una questione, come ricordava prima il collega Boato, legata al recepimento delle nuove norme in materia di immigrazione e di diritto d'asilo; e c'è il vistoso problema politico causato da chi ritiene che dinanzi a questo fenomeno, che investe quella parte di Europa che si affaccia sul Mediterraneo, l'Italia, non si capisce per quale ragione, dovrebbe sviluppare una propria politica esclusiva di aggressione e dissuasiva generando un'inutile confusione; in definitiva, rendendo questa materia ingovernabile.
Al contrario, penso che una buona politica dell'immigrazione possa essere sviluppata rendendo efficiente e compatibile con il mercato del lavoro l'accesso degli stranieri nel nostro come negli altri paesi d'Europea.
Si tratta di rinvigorire, con maggiore efficacia, la politica dei trattati bilaterali: vi sono, infatti, trattati di cooperazione economica che languono spesso in attesa di ratifica da parte del nostro Parlamento. Si tratta, inoltre, di organizzare, nell'ambito della politica delle quote, anche dei veri e propri uffici per l'immigrazione presso le nostre ambasciate nei paesi rivieraschi, gli stessi che i nostri nonni hanno conosciuto quando migravano oltreoceano, in cerca di lavoro.
C'è tutto un capitolo a parte che riguarda il dramma dei rifugiati e degli scampati ai numerosi conflitti che si sono accesi, in questi anni, in tutto il continente africano, e mi dispiace di non avere il tempo per svilupparlo. Il nostro è forse


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l'unico paese di frontiera dell'Europa a non avere alcuna legislazione in materia di asilo; di conseguenza, non riesce a soddisfare le richieste e respinge alle proprie frontiere i rifugiati, che si rivolgono ai paesi europei che, invece, hanno recepito le normative in materia di asilo.
Sul piano politico, e concludo, penso questo: noi abbiamo sottoscritto un accordo elettorale che certo non prevedeva di risolvere il problema dell'immigrazione né con le cannonate, né tantomeno inviando la polizia nei paesi rivieraschi. Anzi, su questo terreno (parlo per esperienza) vi sono paesi arabi, come la Tunisia ed il Marocco, che sul piano della tolleranza e della repressione dei fenomeni delle nuove mafie, dedite al contrabbando di vite umane, sono molto più evoluti e concreti di altri paesi, e sicuramente molto più tolleranti del capogruppo della Lega nord Padania.
Una discussione parlamentare serve sempre: per cambiare quello che non va, per fare quello che è ancora non c'è, per una buona amministrazione dell'immigrazione.

PRESIDENTE. Onorevole Craxi, la invito a concludere.

BOBO CRAXI. Ho concluso, signor Presidente.
Il ministro dell'interno è uno degli uomini più esperti e moderati dell'attuale vita politica italiana. Lo ripeto, è un tratto distintivo di chi si è formato sotto la guida dei democratici che hanno costruito la Repubblica, ed è per questo che gode della nostra fiducia e del nostro incoraggiamento, della fiducia di molti socialisti, ma penso anche di tanti italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa, al quale ricordo che ha a disposizione un minuto di tempo. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, le ho chiesto la cortesia di intervenire per un minuto per commentare lo svolgimento di questo dibattito: lo farò in modo molto sintetico.
Sul problema dell'immigrazione, in realtà, in un Parlamento democratico si è d'accordo comunque all'80, all'85 o 90 per cento: sappiamo cosa dovrebbe essere fatto per contrastare l'immigrazione nei paesi di origine, sappiamo quello che può essere fatto in base alle leggi e sappiamo cosa può esser fatto in base alle esigenze del nostro mercato del lavoro.
La discussione riguarda, da molti anni, il problema di quella parte dell'immigrazione rappresentata dall'immigrazione clandestina e la maggiore o minore necessità di contrastarla. Non ho tempo di toccare il punto, signor ministro, ma credo che su questo aspetto lei avrebbe dovuto assicurare con maggiore fermezza la sua maggioranza o il Parlamento - quanto meno, la sua maggioranza - sulla ferma volontà del Governo italiano di contrastare l'immigrazione clandestina, naturalmente senza ricorrere ai cannoni o ad atti contro l'umanità che non appartengono alla nostra civiltà e alla nostra conoscenza. Ma forse una parola di più, signor ministro - lo dico con franchezza e con il sostegno che le do sul generale complesso delle politiche degli interni -, una maggiore cautela su questo punto ed una rassicurazione sarebbero state politicamente utili.
Seconda considerazione e concludo, signor Presidente. Le parole sono pietre, e quelle scambiate tra il capogruppo di un partito di maggioranza ed il ministro dell'interno sono tali che, a mio avviso, impongono al Presidente del Consiglio di affrontare un chiarimento politico, reso inevitabile dalle parole di un ministro e dalle parole di un capogruppo. Naturalmente, siamo alla vigilia del semestre italiano di Presidenza dell'Unione europea, e quindi la situazione è molto difficile, ma sconsiglio il Presidente del Consiglio dei ministri dal sottovalutare quanto è avvenuto oggi.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo


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sulla politica in materia di immigrazione.
Vorrei anche esprimere personalmente la mia stima personale, per la considerazione e per il rispetto che sempre ha nei confronti del Parlamento, al ministro dell'interno Giuseppe Pisanu (Applausi). Vi ringrazio per questo applauso, che evidentemente non è rivolto a me.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Castagnetti, darò la parola a lei per un minuto ed anche all'onorevole Violante che me ne ha fatto richiesta.

ELIO VITO. Ma c'è il question time!

PRESIDENTE. Il question time è stato rinviato alle ore 15,30. Tuttavia, se lo desidera, consentirò anche a lei di intervenire.

ELIO VITO. Ma su cosa?

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori. Prego, onorevole Castagnetti.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, perché i lavori di oggi hanno avuto un andamento abbastanza importante.
Signor Presidente, signori ministri, i discorsi che si sono svolti in aula non sono interviste. Essi si sono svolti in questa sede e sono d'accordo con tutti i colleghi che lo hanno rilevato: caro ministro Giovanardi, non siamo di fronte ad un caso umano, bensì di fronte ad un caso politico. Chi ha pronunciato quelle parole è il presidente di un gruppo della maggioranza; egli ha letto un testo scritto in cui si chiedono le dimissioni del ministro dell'interno e si denuncia il fallimento delle politiche del Governo in vari settori.
È venuto al pettine un nodo che è lì da 700 giorni, colleghi della maggioranza; è venuto al pettine il nodo della incompatibilità fra alcune forze politiche della maggioranza. Si è documentato che la maggioranza non c'è; non c'è sul tema dell'immigrazione alla vigilia dell'inizio della Presidenza europea e noi attendiamo che domani il Presidente del Consiglio ci dica quali conseguenze necessariamente intenda trarre. Infatti, non è possibile che il nostro Governo assuma la Presidenza dell'Unione europea con la palla al piede di una crisi non risolta (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Castagnetti. Prego, onorevole Violante, ha facoltà di intervenire.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, questa maggioranza non riesce a convertire in legge un decreto-legge del Governo, ha rinviato una legge sulla libertà religiosa, non riesce a presentare il documento di programmazione economico-finanziaria, non riesce a svolgere la verifica ed oggi il presidente del gruppo della Lega ha chiesto le dimissioni del ministro dell'interno.
Signor Presidente, a nostro avviso, l'ordine del giorno di domani è cambiato. Il Presidente del Consiglio non può venire in aula soltanto per parlare del semestre europeo, bensì deve parlare delle condizioni della sua maggioranza; egli deve dire se è una maggioranza in grado di sostenere il suo impegno nel semestre europeo e se difende il ministro dell'interno o la posizione del presidente del gruppo della Lega (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani).

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, vorrei rassicurare l'opposizione. Innanzitutto, trovo un po' anomalo che, dopo un'informativa del Governo ed il relativo dibattito,


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si apra un commento al dibattito stesso. Si è svolta un'informativa, ogni gruppo (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)...

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, onorevole Vito. Il rischio vero era che questo dibattito si svolgesse tra un'ora per cui ho ritenuto che condensarlo adesso fosse meglio per i nostri lavori.

ELIO VITO. Signor Presidente, si svolgono dibattiti sulle informative e sulle comunicazioni del Governo; non si fanno i dibattiti per commentare i dibattiti. Tuttavia, questa opposizione ci ha abituato a tante cose (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia non interrompete!

ELIO VITO. Domani il Presidente del Consiglio con il consueto rispetto e con la consueta disponibilità nei confronti del Parlamento ha già detto che riferirà sia al Senato sia alla Camera alla vigilia del semestre di Presidenza dell'Unione europea e crediamo che la Conferenza dei presidenti di gruppo si debba attenere a questo ordine del giorno.
Per il resto, riteniamo non si possa che confermare che dal dibattito odierno e dalle dichiarazioni del ministro Pisanu è emerso uno stato estremamente positivo di attuazione della legge Bossi-Fini approvata da questa maggioranza (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo) e credo che il Parlamento e le forze politiche si debbano attenere a questo.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15,30 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

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