srm materiali materiali di lavoro e
rassegna stampa sull’immigrazione 2003
giugno
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Due date da ricordare
20 giugno 2003
Giornata internazionale dei Rifugiati
1 luglio 2003
Entrata in vigore della Convenzione ONU
per la protezione di tutti i lavoratori
migranti
e delle loro famiglie
Servizio Rifugiati e Migranti
Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia
Indirizzo:
Via Firenze, 38 - 00184 Roma
Tel.: 06 48905101 Fax: 06 48916959
E-mail: srm@fcei.it
Orario di apertura al pubblico:
Lunedì,
mercoledì, venerdì ore 10.00 - 12.30
20 giugno 2003
Giornata Internazionale dei Rifugiati
MESSAGGIO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE,
KOFI ANNAN, IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO
20 GIUGNO 2003
Il futuro di milioni di giovani rifugiati è messo
a repentaglio da guerra, odio, esilio,
sostiene Kofi Annan.
La vita da rifugiato, indipendentemente
dall’età, non è mai facile. Ma per molte ragioni, l’esilio è
particolarmente duro per i giovani. Oltre allo stress emozionale proprio
dell’età adolescenziale, i giovani rifugiati devono spesso
confrontarsi con i tormenti della guerra, la violenza, le perdite umane, gli
abusi sessuali e l’arruolamento forzato.
Questa terza Giornata Mondiale del Rifugiato
è dedicata ai milioni di giovani il cui futuro è stato messo a
repentaglio dalla guerra, dall’odio e dall’esilio. In un momento in
cui dovrebbero sognare le innumerevoli possibilità che la vita offre e
dovrebbero prepararsi a svolgere un mestiere nell’età adulta, sono
invece confinati dalla dura realtà della povertà e dello
sfollamento, e condannati a ciò che spesso appare una vita senza
speranza.
Molti giovani rifugiati sono anche privati della
protezione della famiglia, situazione che li rende particolarmente vulnerabili
a varie forme di abuso. In alcune
parti del mondo ragazzi anche dell’età di 15 anni sono soggetti
all’arruolamento forzato per combattere in conflitti altrui, le cui
ragioni sono per loro spesso
incomprensibili. Essi sono fra gli
oltre 300.000 giovani, di età compresa fra i 15 ed i 17 anni, che
combattono in alcune delle guerrre più violente del mondo. Anche se riescono a scampare alla morte
e alle lesioni, restano traumatizzati per la vita da questa brutale esperienza.
E mentre i ragazzi possono finire come carne da cannone, le giovani donne
rifugiate sono spesso le prime vittime degli abusi, specie in aree in cui la
posizione sociale delle donne e delle ragazze è debole.
Tutti noi vogliamo un futuro più luminoso per
i nostri bambini e lottiamo per garantire loro i mezzi per costruire una vita
felice e di successo. Purtroppo, i
giovani rifugiati non possono usufruire di queste opportunità. Ma
visitate una scuola in un qualsiasi campo profughi e vedrete la notevole
determinazione dei giovani rifugiati ad imparare e dare il meglio di sé
stessi. Di fronte ad enormi
svantaggi e ad un futuro incerto, i giovani rifugiati sanno che
l’istruzione è la via più sicura per riuscire.
I giovani rifugiati hanno bisogno del nostro aiuto.
Molto è già stato fatto dall’Ufficio dell’Alto
Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati e da altre agenzie ONU tramite
programmi educativi ed altri riguardanti i giovani, al fine di rendere le loro
vite più ricche, più sicure e più sensate. Ma mentre
l’assistenza umanitaria può aiutare ad alleviare la dura sorte dei
giovani rifugiati, non potrà mai sostituire gli sforzi seri e continui
per trovare soluzioni, in primo luogo, ai problemi che sono alla radice degli
spostamenti. Nella Giornata
Mondiale del Rifugiato riaffermiamo il nostro impegno per salvare le future
generazioni da una vita senza speranze.
SG/SM/8745
In vista della
celebrazione della Giornata mondiale del Rifugiato, prevista per il 20 giugno
2003, le organizzazioni a tutela dei rifugiati e dei richiedenti asilo, in
collaborazione con il Tavolo cittadino istituito presso l’Assessorato
alle Politiche Sociali del Comune di Roma, vogliono denunciare all'opinione
pubblica e al mondo dei media i disagi
e le difficoltà che i richiedenti asilo ed i rifugiati in Italia
devono affrontare quotidianamente. Gli stessi, in tale occasione, racconteranno, anche attraverso l’ausilio di
immagini, le loro esperienze di vita nel nostro Paese e le tante falle del
nostro sistema di accoglienza.
L’attuale momento storico propone una situazione certamente non
rosea: le presunte esigenze di sicurezza nazionale fanno ormai passare in
secondo piano il rispetto sostanziale dei diritti della persona e delle
Convenzioni internazionali; i consistenti tagli economici alle politiche di
welfare in genere ed in particolare alle misure di accoglienza e integrazione di
immigrati e richiedenti asilo dimostrano l’incapacità di risposta
da parte del Governo ai bisogni e alle urgenze quotidiane di quanti fuggono da
guerre e persecuzioni.
L’opinione pubblica non è informata sul fatto che oggi
tutte le misure di accoglienza per richiedenti asilo o di accompagnamento per i
rifugiati siano di fatto bloccate.
Sia per quanto
riguarda il numero dei rifugiati che di domande di asilo, l’Italia
presenta cifre molto basse rispetto
ad altri Paesi dell’Unione Europea in termini sia assoluti che
relativi. I rifugiati riconosciuti e residenti in Italia sono circa 14.000 (0,022 per cento della popolazione totale).
Nel 2002 in Italia sono stati riconosciuti rifugiati 1.270 richiedenti asilo
– una persona ogni 45.000 abitanti - ovvero lo 0,02 per cento, a fronte
di una media europea cinque volte più elevata (0,1%). Non essendoci
ancora cifre ufficiali, caso unico in Europa, si stima che, sempre nel 2002,
circa 17.000 stranieri hanno presentato domanda di asilo alle varie Questure,
pari al solo 4,4% delle domande presentate complessivamente nei paesi
dell’Unione Europea. Più della metà di questi richiedenti
sono passati per il Centro “S. Anna” di Crotone ed ospitati per
circa un mese, tempo necessario per l’identificazione ed il rilascio del
permesso di soggiorno, in roulottes e container, avendo a disposizione uno
spazio medio di 3mq a persona privi di mensa e riscaldamento, con le docce
all’aperto, circondati da filo spinato.
Molte disposizioni
introdotte dalla legge Bossi-Fini colpiscono in realtà i richiedenti
asilo, restringendone pesantemente la possibilità di accedere alla
protezione come previsto dalla Convenzione di Ginevra suscitando gravi
perplessità: il trattenimento nei centri di identificazione della quasi
totalità dei richiedenti asilo politico, l’introduzione di una
procedura semplificata per la definizione dell’istanza di riconoscimento
dello status di rifugiato, la composizione delle commissioni territoriali. Il
diritto di asilo subisce così una consistente erosione dei suoi
contenuti essenziali.
Attualmente, la
legge ancora in vigore (Martelli) prevede un sussidio in denaro per i
richiedenti asilo indigenti di 17 euro al giorno, per un massimo di 45 giorni (la
Bossi/Fini abolisce tale sussidio). Inoltre a causa delle difficoltà burocratiche ed al forzato
spostamento delle persone dai Centri di prima accoglienza verso altre Province,
Roma in testa, solo pochi riescono ad ottenere davvero tale pagamento, e spesso
dopo molti mesi di file e suppliche nei vari uffici.
Le associazioni che
aderiscono all’iniziativa: Consiglio Italiano per i Rifugiati, Centro
Astalli, Casa dei Diritti Sociali, Caritas, Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia……..
Il diritto d’asilo e lo status di rifugiato
Il
diritto di asilo è sancito tra i diritti umani fondamentali nella
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, che
all’art.14 stabilisce il diritto di ognuno di “cercare e di
godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni”.
Tale diritto è garantito dall’ordinamento italiano quale
principio fondamentale della Repubblica: l’art.10 comma 3 della
Costituzione prevede che “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo
paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla
Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica,
secondo le condizioni stabilite dalla legge”. La giurisprudenza della Corte di
Cassazione ha riconosciuto espressamente a tale disposizione valore vincolante
e non di semplice dichiarazione di principi: ciò implica che essa sia
applicabile anche in mancanza di ulteriori norme di dettaglio. Tale
giurisprudenza individua nel giudice ordinario l’organo competente a
valutare l’esistenza dei presupposti per il riconoscimento.
Il sistema di protezione adottato in Italia in favore
di coloro che giungono in Italia in fuga da persecuzioni si basa soprattutto
sul diritto internazionale dei rifugiati ed in particolare sulla Convenzione di
Ginevra del 28 luglio 1951 relativa allo status di rifugiato. L’Italia ha
ratificato la Convenzione il 24 luglio 1954: tale atto normativo fa dunque
parte a tutti gli effetti del nostro ordinamento giuridico interno. La
Convenzione individua una definizione generale e internazionalmente riconosciuta
del rifugiato e dell’insieme dei diritti conseguenti al riconoscimento
del suo status. Secondo l’art.1 della Convenzione di Ginevra il rifugiato
è colui che “avendo un fondato timore di persecuzione per
motivo do razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato
gruppo sociale o di opinioni politiche, si trova fuori dal Paese di cui
è cittadino e non può o, a causa di tale timore, non vuole
avvalersi della protezione di tale Paese”. Tale Convenzione enuncia inoltre il principio di non-refoulement,
contenuto nell’art.33,
che stabilisce il diritto a non venire respinto verso un paese dove la propria
vita o la propria libertà sarebbero minacciate. La Convenzione di
Ginevra sancisce inoltre i fondamentali diritti del rifugiato in materia di
istruzione, salute, assistenza sociale, lavoro.
Tra gli strumenti di diritto internazionale
rilevanti per la protezione dei rifugiati va annoverata inoltre la Convenzione
di Dublino del 1990, la quale contiene le norme per l’individuazione
dello Stato competente per l’esame delle domande di asilo presentate in
un paese dell’Unione Europea. In conseguenza dell’applicazione di
tale strumento, l’esame di una domanda di asilo è di competenza di
un solo Stato dell’Unione Europea, di solito lo Stato in cui è
avvenuto l’ingresso, indipendentemente da dove la richiesta è
stata presentata, a meno che non ci si trovi in una delle circostanze stabilite
dalla Convenzione.
A tutt’oggi
l’Italia risulta priva di una normativa organica in materia di
riconoscimento dello status di rifugiato. La procedura di asilo è
disciplinata dall’art.1 della L. 39/1990 (c.d. Legge Martelli), articolo
non abrogato né modificato dal Testo Unico 286/98 (c.d. Legge
Turco-Napolitano). In tale norma isolata (le restanti disposizioni della L.
Martelli sono state abrogate) si prevede che la procedura si asilo, attivata
innanzi alla Questura o alla Polizia di Frontiera, venga definita con una
decisione adottata da un organo interministeriale, la Commissione Centrale per
il Riconoscimento dello Status di Rifugiato, integrata da un membro consultivo
dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR). La
L. 189/2002 (c.d. Legge Bossi-Fini) ha operato delle modifiche alla procedura
di asilo intervenendo sull’art.1 della stessa Legge Martelli, senza
tuttavia disciplinare organicamente la materia. Tale innovazione legislativa,
oltre a modificare la competenza a decidere sulle domande di asilo, ora
attribuita a delle Commissioni Territoriali, ha introdotto delle forti
restrizioni, prevedendo in particolare una procedura accelerata per i
richiedenti asilo giunti irregolarmente sul territorio ed escludendo
l’effetto sospensivo del ricorso al giudice ordinario contro il diniego
dello status di rifugiato. Tali disposizioni non vengono ancora applicate in
quanto manca un Regolamento di attuazione della nuova normativa.
Nel Mondo sono
22 milioni le persone che
rientrano nella competenza dell’UNHCR (Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Rifugiati),
l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata, in base al suo mandato, di
condurre e coordinare in tutto il mondo le attività di protezione e
assistenza in favore dei rifugiati. Di questi 12 milioni sono rifugiati in senso stretto.
Per quanto riguarda la collocazione geografica, l’Asia è
il continente che ospita il maggior numero di rifugiati (48.3%), seguita
dall’Africa (27.5%), Europa (18.3%) Nord America (5%), Oceania (0.6%),
America Latina (0.3%). Nello specifico in Europa, se ne stimano circa 2,7
milioni e 1,7 milioni vivono nei paesi dell'UE (906.000 nella sola Germania).
In Italia secondo
i dati diffusi sempre dall’UNHCR
i RIFUGIATI nel 2001 sono circa 23.000. Di questi, 13.000 sono riconosciuti sulla
base della Convenzione di Ginevra del 1951, mentre oltre 10.000 godono di protezione
umanitaria.
Secondo queste stime l'Italia conta una popolazione di rifugiati pari a
0,4 persone ogni 1.000 abitanti, ovvero un rifugiato ogni 2.500 residenti (ci
sono 20 rifugiati su 1000 abitanti in Svezia; 10 su 1000 in Austria, Danimarca,
Germania, Paesi Bassi; 5 ogni 1000 nei paesi dell'Europa meridionale).
Per il Ministero
dell’Interno nel 2002 sono stati circa 8.000 i RICHIEDENTI ASILO che hanno presentato la domanda di riconoscimento mentre secondo le stime del CIR sarebbero più
del doppio (17.000). Questo ultimo dato è calcolato sulla base delle
stime presentate dalla Commissione Centrale, con le seguenti integrazioni: un
ulteriore 25% di domande e persone (minori e familiari) non ancora inserite nei
sistemi informatici della Commissione stessa; una stima delle domande
presentate presso le varie Questure negli ultimi mesi dal 2002 e non ancora
inviate alla Commissione Centrale; i richiedenti asilo sbarcati sulle coste
meridionali; i c.d. “casi Dublino” rinviati in Italia da un altro
paese membro dell’Unione Europea.
Sempre secondo i dati della Commissione Centrale per il Riconoscimento
dello Status dei Rifugiati le decisioni prese nel 2002 sono state 16.970 (si
considerano anche le domande presentate nel 2001 e finora inevase), tra queste
1.270 sono stati i riconoscimenti, 730 i dinieghi con raccomandazione di
rilasciare un permesso di soggiorno per motivi umanitari e 14.970 i dinieghi
(per la maggior parte dei casi senza colloquio con il richiedente per
irreperibilità della persona).
L’accoglienza dei richiedenti asilo
politico e dei rifugiati in Italia
Fino a pochi anni fa,
l'Italia non poteva considerarsi un paese di asilo, essendo i profughi
generalmente diretti verso altre destinazioni europee, più strutturate e
con maggiori prospettive di inserimento e di sviluppo. La Convenzione di Dublino del 1990 -
imputando, tra l'altro, l'obbligo dell'esame della richiesta di asilo al Paese
di primo approdo - ha mutato sensibilmente le rotte e la natura dei flussi.
L'Italia, ancora una volta come già per il fenomeno dell'immigrazione,
si è trovata così a subire tale processo, senza pervenire ad una
gestione razionale del fenomeno.
Sul piano normativo,
L’Italia è l'unico Paese dell'Unione Europea privo di una
specifica disciplina in materia di asilo. L'assenza di un sistema organico ha
esposto le aree di frontiera - marittime, terrestri e aeroportuali - a continui
interventi di natura emergenziale. Negli ultimi anni i flussi di profughi
curdi, kosovari e africani – che i media si ostinano a chiamare
erroneamente clandestini, contribuendo ad alimentare la confusione nella
percezione popolare – hanno scardinato il già fragile sistema di
accoglienza preesistente e, se preoccupa l’elevato numero di quanti sono
costretti a pernottare all’aperto o in rifugi di fortuna, più
ancora dovrebbe allarmarci l’assenza di concrete prospettate in termini
di inserimento socio-culturale-abitativo e di lavoro.
La procedura di riconoscimento dello
status di rifugiato,
dal momento della presentazione della domanda alla decisione finale, dura oltre
un anno. Durante questo periodo, il richiedente asilo ha diritto ad una
limitata assistenza finanziaria (17 € per soli 45 giorni),
all’assistenza sanitaria e all’istruzione per i minori, mentre
può lavorare solo dopo l’ottenimento dello status di rifugiato. La
caratteristica predominante dell’accoglienza dei richiedenti asilo
è così quella della precarietà e
dell’incertezza. A
Roma, molti richiedenti asilo lasciano i centri dopo i nove mesi massimi di
permanenza previsti, pur non avendo ancora avuto l’appuntamento per
l’audizione alla Commissione centrale o in attesa di riceverne
l’esito.
Per evitare il collasso del sistema, sia
a livello di Commissione Centrale che di quello di accoglienza sul territorio nazionale, le
istituzioni hanno dovuto impegnarsi per individuare una possibile soluzione. In
questo contesto è nato il Programma Nazionale Asilo (PNA) promosso dal Ministero
dell'Interno insieme all'ACNUR e all'ANCI, che ha messo in rete oltre 60
comuni, attraverso la collaborazione delle principali organizzazioni
umanitarie, con l'offerta di circa 1.800 posti in accoglienza per richiedenti
asilo/rifugiati, collegati da una Segreteria Centrale. Il PNA nasce sia per
promuovere e/o consolidare una rete di accoglienza ad hoc per gli asilanti che per
l'attuazione di una serie di servizi centrali di monitoraggio e di formazione
insieme alla Caritas Italiana, al Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) e
Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS), rilevando così
un'assunzione di responsabilità pubblica - dello Stato e degli Enti locali - in un settore che, salvo eccezioni, era stato per troppo tempo lasciato
all’iniziativa di organizzazioni umanitarie. Come noto, il PNA ha avuto
la sua esplicitazione nel marzo 2001, ma già l’anno successivo ha
conosciuto serie difficoltà finanziarie che rischiano di comprometterne
il futuro.
In materia di accoglienza dei profughi in Italia, vanno evidenziati i
seguenti nodi problematici:
§ fondi severamente ridotti per il PNA e
conseguente difficoltà di prevedere nuove disponibilità, visti i
forti disagi per mantenere in vita l'esistente;
§ sospensione dell'erogazione del fondo
Ministero dell'Interno - ACNUR per sostenere l'integrazione dei rifugiati
riconosciuti;
§ tempi di attesa ancora molto lunghi - ben
oltre i 6 mesi ipotizzati nel PNA -,
per l'audizione presso la Commissione Centrale;
§ futuro del PNA ancora da definire in termini
di tempi effettivi e fondi disponibili.
Paradossalmente, in una fase in cui il numero di richiedenti è
ormai stabilmente consistente, alla vigilia dell'attuazione di norme che
modificheranno la condizione dei profughi in Italia, il contesto appare incerto
e confuso, nonostante il grande lavoro profuso. Nel frattempo, continuano gli
sbarchi e gli arrivi attraverso le frontiere terrestri.
1 luglio 2003
Entrata in vigore della Convenzione ONU
per la protezione di tutti i lavoratori
migranti
e delle loro famiglie
NGO CALL FOR UNIVERSAL RATIFICATION OF THE UN CONVENTION ON THE
PROTECTION OF THE RIGHTS OF ALL MIGRANT WORKERS AND MEMBERS OF THEIR FAMILIES
On July 1, 2003, the Convention on the Protection of the Rights of All
Migrant Workers and Members of their Families [1]
will finally enter into force.
There is abundant evidence [2]
that worldwide documented and undocumented migrant workers – including a
growing number of women – are providing key contributions in such sectors
as agriculture, construction, high tech and (domestic) services. They are,
however, increasingly subject to racism, discrimination, abuse and violent
attacks. We, therefore, welcome the entry into force of the Convention,
although it took thirteen years to accomplish this.
Among the main obstacles for ratification – in particular in the
privileged North - are fears of what this Convention will bring and a lack of
political will to go for something different. Without efforts to share wealth
more evenly, migration will only increase. Migration is a phenomenon, not a
problem. In this matter, no short term and obvious solutions exist.
Therefore, following the example of UN Secretary-General Kofi Annan, we,
the undersigned non-governmental organisations, call on all political leaders
to embrace the potential migrants represent, to ‘demythologise’
migration, to address the negative myths and fears and to inform the voters
about the benefits of a migration policy that includes respect and dignity for
all migrants.
The Convention on the Protection of the Rights of All Migrant Workers
and Members of Their Families is not an open invitation for more migration but
an instrument that provides a necessary universal basic standard to protect the
human rights of both documented and undocumented migrant workers. [3]
It demands that States stop illegal migration – sending and
receiving - and inform both migrants and citizens - including employers - about
their rights and obligations. As migration is not a one-way ticket without
possibility to return and without a future, the Convention looks at the
obligations of both the sending and receiving country, throughout the full
migration process.
All undersigned non-governmental organisations ask the 21 State Parties
to the Migrants Right Convention to fulfil their obligations as required and to
start implementing the Convention as soon as possible.
All other governments, including those that already signed and those
that indicated their commitment to ratify it through active participation in
its drafting and at the time of its adoption, are asked to reconsider their
priorities and to ratify this 7th International Human Rights
Instrument. Respect for the human rights of migrants should be an inherent part
of every government’s migration management policy.
Signing organisations are:
NAME OF THE ORGANISATION
NAME AND FUNCTION OF SIGNATORY
COUNTRY
E-MAIL ADDRESS
WEB SITE ADDRESS
CAMPAGNA DI
INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE IN ITALIA
SUI DIRITTI UMANI DEI
MIGRANTI
Convenzione internazionale sulla protezione dei
diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, adottata
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 1990
Documento adottato dal Comitato italiano per una campagna di informazione e
sensibilizzazione sui diritti umani dei migranti costituito il 17 dicembre 2002
e composto da: uffici in Italia
dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL),
dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), la
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), la Fondazione Migrantes
(CEI), la Caritas Italiana, la Casa dei Diritti Sociali - FOCUS, le
organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL.
Per maggiori informazioni sulla Campagna globale per la
ratifica della Convenzione sui diritti dei migranti: www.migrantsrights.org
oppure www.december18.net.
Il testo in italiano della Convenzione è disponibile sul sito www.onuitalia.it
.
La
migrazione è un processo in costante evoluzione che continuerà a
giocare un ruolo essenziale nelle società di tutto il mondo. E’
sempre più evidente la dimensione globale del fenomeno migratorio con le
sue implicazioni politiche, economiche e sociali. Rispetto al passato, i
movimenti di popolazioni sono in aumento: guerre, carestie, degrado ambientale,
iniqua distribuzione delle ricchezze nel mondo spingono milioni di persone a
lasciare le proprie aree di origine.
Oggi
nel mondo – sono dati ONU – 175 milioni di persone risiedono
regolarmente in un Paese differente da quello di nascita, una cifra che
è raddoppiata negli ultimi 25 anni. Di questi, quasi un terzo - 56
milioni - vivono in Europa. Anche in Italia il fenomeno comincia ad essere
consistente dato che, secondo una stima del Dossier Caritas, gli stranieri
regolarmente residenti in Italia sarebbero 1.600 mila. Cifra destinata ad
aumentare, se si considerano i 700 mila stranieri che hanno fatto domanda di
regolarizzazione.
Riconoscendo il bisogno di definire esplicitamente e di
rispettare i diritti umani di tutti i migranti con uno strumento di diritto
internazionale forte ed esplicito, l’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite ha adottato la “Convenzione Internazionale sulla protezione dei
diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie” il 18 dicembre 1990.
Questo nuovo strumento è inteso ad integrare la normativa specifica a
favore del lavoratore migrante promossa dall’Organizzazione
Internazionale del Lavoro attraverso la Convenzione (n.97) sui lavoratori
migranti del 1949 e la Convenzione (n.143) sui lavoratori migranti
(disposizioni complementari) del 1975, entrambe ratificate dall’Italia. A
più di dieci anni di distanza, solo 21[4]
Stati hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite del 18 Dicembre 1990,
mentre altri 10[5] Stati
l’hanno sottoscritta. L’entrata in vigore della Convenzione
è prevista per il 1° luglio 2003. Va tuttavia rilevato che, benché
la Convenzione sia stata adottata in sede ONU a larga maggioranza nel 1990,
tuttora figurano tra i firmatari solo i paesi generatori di flussi migratori.
In considerazione dell’importanza di questo strumento,
è stato costituito a Ginevra uno Steering Committee della Campagna Globale per la ratifica della Convenzione sui diritti dei
migranti e delle loro famiglie di cui fanno parte
organizzazioni internazionali, organizzazioni sindacali, ONG e associazioni [6],
con contatti e raccordi in vari paesi del mondo. In particolare, la campagna
è intesa a sensibilizzare la comunità internazionale su queste
tematiche e ad incoraggiare i governi a ratificare la Convenzione, adeguando
normative e prassi nazionali ai dettami della stessa. In tal senso, la campagna
dovrebbe trovare espressione nelle realtà nazionali dei singoli paesi,
per raggiungere il livello politico-istituzionale e la società civile.
In Italia, nonostante le pressioni esercitate sin dal 1991
dalla FCEI e da altre associazioni ed organismi di ispirazione religiosa[7]
e laica[8],
benché già nel 1991-92 il Ministero degli Affari Esteri avesse
predisposto una traduzione italiana del testo della Convenzione e avviato le
procedure in vista della firma italiana[9],
per diversi anni non si è dato corso ad un dibattito sulla ratifica
della Convenzione.
Sino al 1998, in assenza di una legislazione organica in
materia di immigrazione, non si poteva forse prefigurare l’adesione
dell’Italia ad uno strumento di diritto internazionale che intende
definire ambiti di tutela molto precisi e dettagliati della condizione
giuridica del lavoratore migrante, vincolanti per gli Stati e non solo a
livello di principi. Tali ragioni ostative sono oggi in parte superate. L’Italia potrebbe
inoltre assumere un ruolo significativo e propositivo promovendo la ratifica di
questa Convenzione anche tra altri Stati membri dell’UE in particolare
alla luce della presidenza italiana prevista per il secondo semestre del 2003.
|
ATTIVITA’
ü
RACCOLTA
DI ADESIONI
Per la realizzazione dell’iniziativa, il Comitato
italiano svilupperà un’ampia piattaforma di cooperazione tra
attori chiave della società italiana, promuoverà la
sostenibilità delle attività del progetto, identificherà sinergie
con attività in corso allo scopo di moltiplicare l’impatto delle iniziative
esistenti. A tal fine, la prima iniziativa intrapresa dal Comitato è
proprio quello di aprire la campagna all’adesione di altri enti che
potranno manifestare il loro interesse:
q confermando la propria adesione
agli obiettivi e alle finalità della Campagna;
q partecipando attivamente ad una o
più azioni della Campagna;
q co-finanziando una o più
attività della Campagna;
q promovendo e realizzando,
d’intesa con il Comitato, altre azioni specifiche rispondenti alle
finalità della Campagna.
ü RICERCA E STUDIO DELLA
CONVENZIONE DEL 1990
Per promuovere una migliore conoscenza della Convenzione del
1990 saranno predisposti strumenti di approfondimento elaborati da un gruppo di
esperti giuridici o già esistenti che verranno poi presentati e studiati
nel corso di seminari e altre occasioni di incontro. Questi seminari
costituiranno un’importante occasione di discussione e un momento di
informazione su questioni riguardanti i lavoratori migranti. A conclusione
degli incontri sarà redatto un rapporto sugli aspetti più
rilevanti delle presentazioni e discussioni che includerà
raccomandazioni per il futuro. A tal fine sono previste le seguenti
attività:
q realizzazione e pubblicazione
di una ricerca comparata tra il
testo della Convenzione e la legislazione italiana vigente in materia di
immigrazione;
q traduzione in Italiano e
pubblicazione della Guida alla Convenzione sulla base del testo elaborato dal
Comitato per la Campagna Globale di Ginevra;
q organizzazione di 2 incontri
seminariali (aprile e ottobre 2003) della durata di un giorno di
approfondimento giuridico sulla Convenzione;
q partecipazione a corsi
professionali, universitari e post-universitari dedicati al tema dei diritti
umani e/o alle migrazioni;
q incontri nelle scuole e negli
istituti educativi;
q organizzazione di incontri tra
rappresentanti del Comitato e rappresentanti istituzionali/ parlamentari;
q organizzazione di incontri con
rappresentanti del mondo del lavoro.
ü LANCIO DELLA CAMPAGNA E
SENSIBILIZZAZIONE
q lancio della campagna in una
conferenza stampa nazionale (giugno 2003);
q interventi del portavoce del
Comitato nell'ambito di trasmissioni radiofoniche e televisive sotto forma di
dibattiti e/o interviste con la possibile partecipazione dei testimonial della campagna;
q pubblicazione su giornali e
riviste di articoli e annunci pubblicitari su radio, TV e carta stampata;
q partecipazione e sostegno a
momenti di sensibilizzazione promossi a livello locale e nazionale (mostre,
convegni, manifestazioni culturali ed altri eventi pubblici) promossi dai
membri del Comitato;
q altre attività promosse da
enti aderenti alla Campagna;
q organizzazione di una Conferenza
nazionale finale nella giornata internazionale del migrante (18 dicembre 2003).
I.
ENTRATA IN VIGORE DELLA CONVENZIONE
La condizione per
l'entrata in vigore della Convenzione per la Protezione dei Diritti di tutti i
Lavoratori Migranti e dei membri delle loro Famiglie (New York, 18 Dicembre
1990) è stata raggiunta il 14 Marzo 2003, con il deposito degli
strumenti di ratifica della 20° adesione alla Convenzione da parte del
Guatemala.
La Convenzione entrerà in vigore il 1° Luglio 2003, secondo le disposizioni dell'articolo 87
che prevedono quanto segue: "La presente Convenzione entrerà in
vigore il primo giorno del mese successivo al periodo di tre mesi dalla data di
deposito della 20° ratifica o adesione".
Gli Stati Contraenti sono: Azerbaijan, Belize, Bolivia, Bosnia e Erzegovina,
Capo Verde, Colombia, Ecuador, Egitto, Ghana, Guatemala, Guinea, Messico,
Marocco, Filippine, Senegal, Seychelles, Sri Lanka, Tajikistan, Uganda ed
Uruguay.
Proprio adesso
è necessario rafforzare l'impegno di tutti e tutte per promuovere la
ratifica della Convenzione in
Italia ed a livello europeo.
[1] The UN General Assembly
adopted the Convention on the Protection of the Rights of All Migrant Workers
and Members of Their Families on 18 December 1990. To date, it has been
ratified or acceded to by the following 21 States: Azerbaijan, Belize, Bolivia,
Bosnia and Herzegovina, Cape Verde, Colombia, Ecuador, Egypt, El Salvador,
Ghana, Guatemala, Guinea, Mexico, Morocco, Philippines, Senegal, Seychelles,
Sri Lanka, Tajikistan, Uganda and Uruguay. Ratification of the Convention is supported by the Organisation of American States, the European
Parliament, the Vatican, the Inter-Parliamentarian Union, International Labour
Organisation, The International Organisation on Migration, The International
Federation of Red Cross and Red Crescent Societies and UNESCO. Within the
United Nations system, the Office of the High Commissioner for Human Rights
will oversee the implementation of the Convention and will service the expert
Committee to establish to monitor state compliance with it.
[2] See 2003 UNCHR reports - http://www.december18.net/unchrreports2003.htm
[3] Regarding undocumented migrant
workers, the Convention asks basically for the protection of their fundamental
human rights. This includes emergency healthcare, education for the children,
no discrimination regarding labour conditions (safety, health, working hours,
income, holidays, etc…), right to be a member of an union, right to a
fair trial, right to be protected against abuse and attacks, etc …
[4] Stati Contraenti: Azerbaijan, Belize, Bolivia, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Colombia, Ecuador, Egitto, El Salvador, Ghana, Guatemala, Guinea, Messico, Marocco, Filippine, Senegal, Seychelles, Sri Lanka, Tajikistan, Uganda e Uruguay.
[5] Bangladesh; Burkina Faso; Cile; Comore; Guinea-Bissau; Paraguay; Sao Tome et Principe; Sierra Leone; Togo; Turchia.
[6] Il Steering Committee della
Campagna Globale per la ratifica della Convenzione sui diritti dei lavoratori
migranti e delle loro famiglie è attualmente composto da: December 18,
Human Rights Watch (HRW),
International Catholic Migration Commission, International Confederation
of Free Trade Unions (ICFTU), International Labour Organization (ILO),
International Movement Against All Forms of Discrimination and Racism (IMADR),
International Organisation for Migration (IOM), Migrants Rights International
(MRI), Office of the UN High Commissioner for Human Rights (OHCHR), Migrants
Forum in Asia (MFA), Public Services International (PSI), Women’s
International League for Peace and Freedom (WILPF), World Council of Churches
(WCC), UN Educational Scientific and Cultural Organization (UNESCO).
[7] Nell’aprile 1991, il Papa esprimeva il suo favore dichiarando “La Santa Sede ritiene quanto mai opportuna la nuova Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei migranti e delle loro famiglie, alla cui elaborazione ha attivamente contribuito, auspicando che sempre più trovi spazio nel diritto internazionale la protezione di persone forzatamente sradicate dalla loro terra e lontane dai loro cari”. In linea con il sostegno ufficiale del Consiglio Mondiale delle Chiese, della Conferenza delle Chiese europee e di molti altri organismi delle chiese, le organizzazioni cattoliche evangeliche ed ebraiche in Italia si adoperano per la ratifica della Convenzione.
[8] Tra cui la Casa dei diritti sociali – FOCUS che ha predisposto la pubblicazione integrale della traduzione italiana della Convenzione del 1990 con il patrocinio di ILO, OIM e UNIC.
[9] Da una lettera del 12.3.1992 dell’allora Presidente del Consiglio Giulio Andreotti al Presidente della FCEI, …“Abbiamo contribuito attivamente al varo di questa importante normativa e vorrei assicurarLe che il Ministero degli Affari Esteri ha avviato le procedure in vista della firma della Convenzione da parte del Governo italiano”.