srm materiali

materiali di lavoro e rassegna stampa sull’immigrazione

2003                                                                                                                            giugno        

 

 

 

Due date da ricordare

 

 

20 giugno 2003

Giornata internazionale dei Rifugiati

 

 

 

1 luglio 2003

Entrata in vigore della Convenzione ONU

per la protezione di tutti i lavoratori migranti

e delle loro famiglie

 

 

 

 

 

 

 

 

Servizio Rifugiati e Migranti

Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia

Indirizzo:

Via Firenze, 38 - 00184 Roma

Tel.: 06 48905101   Fax: 06 48916959

E-mail: srm@fcei.it

Orario di apertura al pubblico:

Lunedì, mercoledì, venerdì ore 10.00 - 12.30

 

20 giugno 2003

Giornata Internazionale dei Rifugiati

 

 

MESSAGGIO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE, KOFI ANNAN, IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO

 

20 GIUGNO 2003

 

Il futuro di milioni di giovani rifugiati  è  messo a repentaglio da guerra, odio, esilio,

sostiene Kofi Annan.

 

La vita da rifugiato, indipendentemente dall’età, non è mai facile.  Ma per molte ragioni, l’esilio è particolarmente duro per i giovani. Oltre allo stress emozionale proprio dell’età adolescenziale, i giovani rifugiati devono spesso confrontarsi con i tormenti della guerra, la violenza, le perdite umane, gli abusi sessuali e l’arruolamento forzato.

 

Questa terza Giornata Mondiale del Rifugiato è dedicata ai milioni di giovani il cui futuro è stato messo a repentaglio dalla guerra, dall’odio e dall’esilio. In un momento in cui dovrebbero sognare le innumerevoli possibilità che la vita offre e dovrebbero prepararsi a svolgere un mestiere nell’età adulta, sono invece confinati dalla dura realtà della povertà e dello sfollamento, e condannati a ciò che spesso appare una vita senza speranza.

 

Molti giovani rifugiati sono anche privati della protezione della famiglia, situazione che li rende particolarmente vulnerabili a varie forme di abuso.  In alcune parti del mondo ragazzi anche dell’età di 15 anni sono soggetti all’arruolamento forzato per combattere in conflitti altrui, le cui ragioni  sono per loro spesso incomprensibili.  Essi sono fra gli oltre 300.000 giovani, di età compresa fra i 15 ed i 17 anni, che combattono in alcune delle guerrre più violente del mondo.  Anche se riescono a scampare alla morte e alle lesioni, restano traumatizzati per la vita da questa brutale esperienza. E mentre i ragazzi possono finire come carne da cannone, le giovani donne rifugiate sono spesso le prime vittime degli abusi, specie in aree in cui la posizione sociale delle donne e delle ragazze è debole.

 

Tutti noi vogliamo un futuro più luminoso per i nostri bambini e lottiamo per garantire loro i mezzi per costruire una vita felice e di successo.  Purtroppo, i giovani rifugiati non possono usufruire di queste opportunità. Ma visitate una scuola in un qualsiasi campo profughi e vedrete la notevole determinazione dei giovani rifugiati ad imparare e dare il meglio di sé stessi.  Di fronte ad enormi svantaggi e ad un futuro incerto, i giovani rifugiati sanno che l’istruzione è la via più sicura per riuscire.

 

I giovani rifugiati hanno bisogno del nostro aiuto. Molto è già stato fatto dall’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati e da altre agenzie ONU tramite programmi educativi ed altri riguardanti i giovani, al fine di rendere le loro vite più ricche, più sicure e più sensate. Ma mentre l’assistenza umanitaria può aiutare ad alleviare la dura sorte dei giovani rifugiati, non potrà mai sostituire gli sforzi seri e continui per trovare soluzioni, in primo luogo, ai problemi che sono alla radice degli spostamenti.  Nella Giornata Mondiale del Rifugiato riaffermiamo il nostro impegno per salvare le future generazioni da una vita senza speranze.

 

SG/SM/8745

 

“LA PAROLA AI RIFUGIATI”

 

In vista della celebrazione della Giornata mondiale del Rifugiato, prevista per il 20 giugno 2003, le organizzazioni a tutela dei rifugiati e dei richiedenti asilo, in collaborazione con il Tavolo cittadino istituito presso l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Roma, vogliono denunciare all'opinione pubblica e al mondo dei media i disagi  e le difficoltà che i richiedenti asilo ed i rifugiati in Italia devono affrontare quotidianamente. Gli stessi, in tale occasione, racconteranno,  anche attraverso l’ausilio di immagini, le loro esperienze di vita nel nostro Paese e le tante falle del nostro sistema di accoglienza.

 

L’attuale momento storico propone una situazione certamente non rosea: le presunte esigenze di sicurezza nazionale fanno ormai passare in secondo piano il rispetto sostanziale dei diritti della persona e delle Convenzioni internazionali; i consistenti tagli economici alle politiche di welfare in genere ed in particolare alle misure di accoglienza e integrazione di immigrati e richiedenti asilo dimostrano l’incapacità di risposta da parte del Governo ai bisogni e alle urgenze quotidiane di quanti fuggono da guerre e persecuzioni.

 

L’opinione pubblica non è informata sul fatto che oggi tutte le misure di accoglienza per richiedenti asilo o di accompagnamento per i rifugiati siano di fatto bloccate.

 

Sia per quanto riguarda il numero dei rifugiati che di domande di asilo, l’Italia presenta cifre molto basse rispetto  ad altri Paesi dell’Unione Europea in termini sia assoluti che relativi. I rifugiati riconosciuti e residenti in Italia sono circa 14.000 (0,022 per cento della popolazione totale). Nel 2002 in Italia sono stati riconosciuti rifugiati 1.270 richiedenti asilo – una persona ogni 45.000 abitanti - ovvero lo 0,02 per cento, a fronte di una media europea cinque volte più elevata (0,1%). Non essendoci ancora cifre ufficiali, caso unico in Europa, si stima che, sempre nel 2002, circa 17.000 stranieri hanno presentato domanda di asilo alle varie Questure, pari al solo 4,4% delle domande presentate complessivamente nei paesi dell’Unione Europea. Più della metà di questi richiedenti sono passati per il Centro “S. Anna” di Crotone ed ospitati per circa un mese, tempo necessario per l’identificazione ed il rilascio del permesso di soggiorno, in roulottes e container, avendo a disposizione uno spazio medio di 3mq a persona privi di mensa e riscaldamento, con le docce all’aperto, circondati da filo spinato.

 

Molte disposizioni introdotte dalla legge Bossi-Fini colpiscono in realtà i richiedenti asilo, restringendone pesantemente la possibilità di accedere alla protezione come previsto dalla Convenzione di Ginevra suscitando gravi perplessità: il trattenimento nei centri di identificazione della quasi totalità dei richiedenti asilo politico, l’introduzione di una procedura semplificata per la definizione dell’istanza di riconoscimento dello status di rifugiato, la composizione delle commissioni territoriali. Il diritto di asilo subisce così una consistente erosione dei suoi contenuti essenziali.

Attualmente, la legge ancora in vigore (Martelli) prevede un sussidio in denaro per i richiedenti asilo indigenti di 17 euro al giorno, per un massimo di 45 giorni (la Bossi/Fini abolisce tale sussidio). Inoltre a causa delle difficoltà burocratiche ed al forzato spostamento delle persone dai Centri di prima accoglienza verso altre Province, Roma in testa, solo pochi riescono ad ottenere davvero tale pagamento, e spesso dopo molti mesi di file e suppliche nei vari uffici.

Dagli anni Novanta fino al 2001 esisteva in Italia un fondo del Ministero dell’Interno gestito insieme all’UNHCR, pari a 10 mld di lire, per favorire l’integrazione dei rifugiati riconosciuti nei primi mesi dopo l’avvenuto riconoscimento dello status. Adesso questo fondo non esiste più; è stato assorbito dalla Legge Bossi-fini, sotto il nuovo nome di “Fondo Nazionale Asilo”, tuttora non attivato. Dall’inizio del 2002 ad oggi, i rifugiati non hanno avuto nessun tipo di assistenza dallo Stato Italiano, caso unico in tutta l’Unione Europea.

 

Nel Programma Nazionale Asilo (PNA), promosso dal Ministero dell’Interno, UNHCR e ANCI, confluisce l’intera quota italiana del Fondo europeo per i Rifugiati, del quale gli Stati membri dell’U.E. sono obbligati ad utilizzare una parte per misure di integrazione dei rifugiati. Il programma presentato dal Governo italiano prevede una quota del 15% a tale scopo. Dal mese di aprile 2002, tali misure non vengono più attuate per mancanza di fondi.

Dal mese di aprile 2002 tali misure non vengono più attuate.

 

 

Le associazioni che aderiscono all’iniziativa: Consiglio Italiano per i Rifugiati, Centro Astalli, Casa dei Diritti Sociali, Caritas, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia……..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il diritto d’asilo e lo status di rifugiato

 

Il diritto di asilo è sancito tra i diritti umani fondamentali nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, che all’art.14 stabilisce il diritto di ognuno di “cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni”.  Tale diritto è garantito dall’ordinamento italiano quale principio fondamentale della Repubblica: l’art.10 comma 3 della Costituzione prevede che “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. La giurisprudenza della Corte di Cassazione ha riconosciuto espressamente a tale disposizione valore vincolante e non di semplice dichiarazione di principi: ciò implica che essa sia applicabile anche in mancanza di ulteriori norme di dettaglio. Tale giurisprudenza individua nel giudice ordinario l’organo competente a valutare l’esistenza dei presupposti per il riconoscimento.

 

Il sistema di protezione adottato in Italia in favore di coloro che giungono in Italia in fuga da persecuzioni si basa soprattutto sul diritto internazionale dei rifugiati ed in particolare sulla Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 relativa allo status di rifugiato. L’Italia ha ratificato la Convenzione il 24 luglio 1954: tale atto normativo fa dunque parte a tutti gli effetti del nostro ordinamento giuridico interno. La Convenzione individua una definizione generale e internazionalmente riconosciuta del rifugiato e dell’insieme dei diritti conseguenti al riconoscimento del suo status. Secondo l’art.1 della Convenzione di Ginevra il rifugiato è colui che “avendo un fondato timore di persecuzione per motivo do razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o di opinioni politiche, si trova fuori dal Paese di cui è cittadino e non può o, a causa di tale timore, non vuole avvalersi della protezione di tale Paese”. Tale Convenzione enuncia inoltre il principio di non-refoulement, contenuto nell’art.33, che stabilisce il diritto a non venire respinto verso un paese dove la propria vita o la propria libertà sarebbero minacciate. La Convenzione di Ginevra sancisce inoltre i fondamentali diritti del rifugiato in materia di istruzione, salute, assistenza sociale, lavoro.

Tra gli strumenti di diritto internazionale rilevanti per la protezione dei rifugiati va annoverata inoltre la Convenzione di Dublino del 1990, la quale contiene le norme per l’individuazione dello Stato competente per l’esame delle domande di asilo presentate in un paese dell’Unione Europea. In conseguenza dell’applicazione di tale strumento, l’esame di una domanda di asilo è di competenza di un solo Stato dell’Unione Europea, di solito lo Stato in cui è avvenuto l’ingresso, indipendentemente da dove la richiesta è stata presentata, a meno che non ci si trovi in una delle circostanze stabilite dalla Convenzione.

 

A tutt’oggi l’Italia risulta priva di una normativa organica in materia di riconoscimento dello status di rifugiato. La procedura di asilo è disciplinata dall’art.1 della L. 39/1990 (c.d. Legge Martelli), articolo non abrogato né modificato dal Testo Unico 286/98 (c.d. Legge Turco-Napolitano). In tale norma isolata (le restanti disposizioni della L. Martelli sono state abrogate) si prevede che la procedura si asilo, attivata innanzi alla Questura o alla Polizia di Frontiera, venga definita con una decisione adottata da un organo interministeriale, la Commissione Centrale per il Riconoscimento dello Status di Rifugiato, integrata da un membro consultivo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR). La L. 189/2002 (c.d. Legge Bossi-Fini) ha operato delle modifiche alla procedura di asilo intervenendo sull’art.1 della stessa Legge Martelli, senza tuttavia disciplinare organicamente la materia. Tale innovazione legislativa, oltre a modificare la competenza a decidere sulle domande di asilo, ora attribuita a delle Commissioni Territoriali, ha introdotto delle forti restrizioni, prevedendo in particolare una procedura accelerata per i richiedenti asilo giunti irregolarmente sul territorio ed escludendo l’effetto sospensivo del ricorso al giudice ordinario contro il diniego dello status di rifugiato. Tali disposizioni non vengono ancora applicate in quanto manca un Regolamento di attuazione della nuova normativa.

I dati

 

 

Nel Mondo sono 22 milioni le persone che rientrano nella competenza dell’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata, in base al suo mandato, di condurre e coordinare in tutto il mondo le attività di protezione e assistenza in favore dei rifugiati. Di questi 12 milioni sono rifugiati in senso stretto.

 

Per quanto riguarda la collocazione geografica, l’Asia è il continente che ospita il maggior numero di rifugiati (48.3%), seguita dall’Africa (27.5%), Europa (18.3%) Nord America (5%), Oceania (0.6%), America Latina (0.3%). Nello specifico in Europa, se ne stimano circa 2,7 milioni e 1,7 milioni vivono nei paesi dell'UE (906.000 nella sola Germania).

 

In Italia secondo i dati diffusi sempre dall’UNHCR  i  RIFUGIATI nel 2001  sono circa 23.000. Di questi, 13.000 sono riconosciuti sulla base della Convenzione di Ginevra del 1951, mentre oltre 10.000 godono di protezione umanitaria.

Secondo queste stime l'Italia conta una popolazione di rifugiati pari a 0,4 persone ogni 1.000 abitanti, ovvero un rifugiato ogni 2.500 residenti (ci sono 20 rifugiati su 1000 abitanti in Svezia; 10 su 1000 in Austria, Danimarca, Germania, Paesi Bassi; 5 ogni 1000 nei paesi dell'Europa meridionale).

Per il Ministero dell’Interno nel 2002 sono stati circa 8.000 i RICHIEDENTI ASILO che hanno presentato la domanda di riconoscimento mentre secondo le stime del CIR sarebbero più del doppio (17.000). Questo ultimo dato è calcolato sulla base delle stime presentate dalla Commissione Centrale, con le seguenti integrazioni: un ulteriore 25% di domande e persone (minori e familiari) non ancora inserite nei sistemi informatici della Commissione stessa; una stima delle domande presentate presso le varie Questure negli ultimi mesi dal 2002 e non ancora inviate alla Commissione Centrale; i richiedenti asilo sbarcati sulle coste meridionali; i c.d. “casi Dublino” rinviati in Italia da un altro paese membro dell’Unione Europea.

Sempre secondo i dati della Commissione Centrale per il Riconoscimento dello Status dei Rifugiati le decisioni prese nel 2002 sono state 16.970 (si considerano anche le domande presentate nel 2001 e finora inevase), tra queste 1.270 sono stati i riconoscimenti, 730 i dinieghi con raccomandazione di rilasciare un permesso di soggiorno per motivi umanitari e 14.970 i dinieghi (per la maggior parte dei casi senza colloquio con il richiedente per irreperibilità della persona).

 

I dati e le statistiche riportati nell’articolo sono tratti da pubblicazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e del CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati).

 

L’accoglienza dei richiedenti asilo politico e dei rifugiati in Italia

Fino a pochi anni fa, l'Italia non poteva considerarsi un paese di asilo, essendo i profughi generalmente diretti verso altre destinazioni europee, più strutturate e con maggiori prospettive di inserimento e di sviluppo.  La Convenzione di Dublino del 1990 - imputando, tra l'altro, l'obbligo dell'esame della richiesta di asilo al Paese di primo approdo - ha mutato sensibilmente le rotte e la natura dei flussi. L'Italia, ancora una volta come già per il fenomeno dell'immigrazione, si è trovata così a subire tale processo, senza pervenire ad una gestione razionale del fenomeno.

Sul piano normativo, L’Italia è l'unico Paese dell'Unione Europea privo di una specifica disciplina in materia di asilo. L'assenza di un sistema organico ha esposto le aree di frontiera - marittime, terrestri e aeroportuali - a continui interventi di natura emergenziale. Negli ultimi anni i flussi di profughi curdi, kosovari e africani – che i media si ostinano a chiamare erroneamente clandestini, contribuendo ad alimentare la confusione nella percezione popolare – hanno scardinato il già fragile sistema di accoglienza preesistente e, se preoccupa l’elevato numero di quanti sono costretti a pernottare all’aperto o in rifugi di fortuna, più ancora dovrebbe allarmarci l’assenza di concrete prospettate in termini di inserimento socio-culturale-abitativo e di lavoro.

 

La procedura di riconoscimento dello status di rifugiato, dal momento della presentazione della domanda alla decisione finale, dura oltre un anno. Durante questo periodo, il richiedente asilo ha diritto ad una limitata assistenza finanziaria (17 € per soli 45 giorni), all’assistenza sanitaria e all’istruzione per i minori, mentre può lavorare solo dopo l’ottenimento dello status di rifugiato.  La caratteristica predominante dell’accoglienza dei richiedenti asilo è così quella della precarietà e dell’incertezza. A Roma, molti richiedenti asilo lasciano i centri dopo i nove mesi massimi di permanenza previsti, pur non avendo ancora avuto l’appuntamento per l’audizione alla Commissione centrale o in attesa di riceverne l’esito.

 

Per evitare il collasso del sistema, sia a livello di Commissione Centrale che di quello di accoglienza  sul territorio nazionale, le istituzioni hanno dovuto impegnarsi per individuare una possibile soluzione. In questo contesto è nato il Programma Nazionale Asilo (PNA) promosso dal Ministero dell'Interno insieme all'ACNUR e all'ANCI, che ha messo in rete oltre 60 comuni, attraverso la collaborazione delle principali organizzazioni umanitarie, con l'offerta di circa 1.800 posti in accoglienza per richiedenti asilo/rifugiati, collegati da una Segreteria Centrale. Il PNA nasce sia per promuovere e/o consolidare una rete di accoglienza ad hoc per gli asilanti che per l'attuazione di una serie di servizi centrali di monitoraggio e di formazione insieme alla Caritas Italiana, al Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) e Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS), rilevando così un'assunzione di responsabilità pubblica -  dello Stato e degli Enti locali -  in un settore che, salvo eccezioni, era stato per  troppo tempo lasciato all’iniziativa di organizzazioni umanitarie. Come noto, il PNA ha avuto la sua esplicitazione nel marzo 2001, ma già l’anno successivo ha conosciuto serie difficoltà finanziarie che rischiano di comprometterne il futuro. 

In materia di accoglienza dei profughi in Italia, vanno evidenziati i seguenti nodi problematici:

§       fondi severamente ridotti per il PNA e conseguente difficoltà di prevedere nuove disponibilità, visti i forti disagi per mantenere in vita l'esistente;

§       sospensione dell'erogazione del fondo Ministero dell'Interno - ACNUR per sostenere l'integrazione dei rifugiati riconosciuti;

§       tempi di attesa ancora molto lunghi - ben oltre i 6 mesi ipotizzati nel PNA -,  per l'audizione presso la Commissione Centrale;

§       futuro del PNA ancora da definire in termini di tempi effettivi e fondi disponibili.

Paradossalmente, in una fase in cui il numero di richiedenti è ormai stabilmente consistente, alla vigilia dell'attuazione di norme che modificheranno la condizione dei profughi in Italia, il contesto appare incerto e confuso, nonostante il grande lavoro profuso. Nel frattempo, continuano gli sbarchi e gli arrivi attraverso le frontiere terrestri.

1 luglio 2003

Entrata in vigore della Convenzione ONU

per la protezione di tutti i lavoratori migranti

e delle loro famiglie

 

 

 

NGO CALL FOR UNIVERSAL RATIFICATION OF THE UN CONVENTION ON THE PROTECTION OF THE RIGHTS OF ALL MIGRANT WORKERS AND MEMBERS OF THEIR FAMILIES

On July 1, 2003, the Convention on the Protection of the Rights of All Migrant Workers and Members of their Families [1] will finally enter into force.

There is abundant evidence [2] that worldwide documented and undocumented migrant workers – including a growing number of women – are providing key contributions in such sectors as agriculture, construction, high tech and (domestic) services. They are, however, increasingly subject to racism, discrimination, abuse and violent attacks. We, therefore, welcome the entry into force of the Convention, although it took thirteen years to accomplish this. 

Among the main obstacles for ratification – in particular in the privileged North - are fears of what this Convention will bring and a lack of political will to go for something different. Without efforts to share wealth more evenly, migration will only increase. Migration is a phenomenon, not a problem. In this matter, no short term and obvious solutions exist.

Therefore, following the example of UN Secretary-General Kofi Annan, we, the undersigned non-governmental organisations, call on all political leaders to embrace the potential migrants represent, to ‘demythologise’ migration, to address the negative myths and fears and to inform the voters about the benefits of a migration policy that includes respect and dignity for all migrants.

The Convention on the Protection of the Rights of All Migrant Workers and Members of Their Families is not an open invitation for more migration but an instrument that provides a necessary universal basic standard to protect the human rights of both documented and undocumented migrant workers. [3]

It demands that States stop illegal migration – sending and receiving - and inform both migrants and citizens - including employers - about their rights and obligations. As migration is not a one-way ticket without possibility to return and without a future, the Convention looks at the obligations of both the sending and receiving country, throughout the full migration process.

All undersigned non-governmental organisations ask the 21 State Parties to the Migrants Right Convention to fulfil their obligations as required and to start implementing the Convention as soon as possible.

All other governments, including those that already signed and those that indicated their commitment to ratify it through active participation in its drafting and at the time of its adoption, are asked to reconsider their priorities and to ratify this 7th International Human Rights Instrument. Respect for the human rights of migrants should be an inherent part of every government’s migration management policy.

Signing organisations are:

NAME OF THE ORGANISATION

NAME AND FUNCTION OF SIGNATORY

COUNTRY

E-MAIL ADDRESS

WEB SITE ADDRESS

 

 

 



 

 

 

 



 

 

 

CAMPAGNA DI INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE IN ITALIA

SUI DIRITTI UMANI DEI MIGRANTI

Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 1990

 

Documento adottato dal Comitato italiano  per una campagna di informazione e sensibilizzazione sui diritti umani dei migranti costituito il 17 dicembre 2002 e  composto da: uffici in Italia dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), la Fondazione Migrantes (CEI), la Caritas Italiana, la Casa dei Diritti Sociali - FOCUS, le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL.

 

Per maggiori informazioni sulla Campagna globale per la ratifica della Convenzione sui diritti dei migranti: www.migrantsrights.org oppure www.december18.net. Il testo in italiano della Convenzione è disponibile sul sito www.onuitalia.it .

 

PREMESSA

 

La migrazione è un processo in costante evoluzione che continuerà a giocare un ruolo essenziale nelle società di tutto il mondo. E’ sempre più evidente la dimensione globale del fenomeno migratorio con le sue implicazioni politiche, economiche e sociali. Rispetto al passato, i movimenti di popolazioni sono in aumento: guerre, carestie, degrado ambientale, iniqua distribuzione delle ricchezze nel mondo spingono milioni di persone a lasciare le proprie aree di origine.

 

Oggi nel mondo – sono dati ONU – 175 milioni di persone risiedono regolarmente in un Paese differente da quello di nascita, una cifra che è raddoppiata negli ultimi 25 anni. Di questi, quasi un terzo - 56 milioni - vivono in Europa. Anche in Italia il fenomeno comincia ad essere consistente dato che, secondo una stima del Dossier Caritas, gli stranieri regolarmente residenti in Italia sarebbero 1.600 mila. Cifra destinata ad aumentare, se si considerano i 700 mila stranieri che hanno fatto domanda di regolarizzazione.

 

Riconoscendo il bisogno di definire esplicitamente e di rispettare i diritti umani di tutti i migranti con uno strumento di diritto internazionale forte ed esplicito, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la “Convenzione Internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie” il 18 dicembre 1990. Questo nuovo strumento è inteso ad integrare la normativa specifica a favore del lavoratore migrante promossa dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro attraverso la Convenzione (n.97) sui lavoratori migranti del 1949 e la Convenzione (n.143) sui lavoratori migranti (disposizioni complementari) del 1975, entrambe ratificate dall’Italia. A più di dieci anni di distanza, solo 21[4] Stati hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite del 18 Dicembre 1990, mentre altri 10[5] Stati l’hanno sottoscritta. L’entrata in vigore della Convenzione è prevista per il 1° luglio 2003. Va tuttavia rilevato che, benché la Convenzione sia stata adottata in sede ONU a larga maggioranza nel 1990, tuttora figurano tra i firmatari solo i paesi generatori di flussi migratori.

 

In considerazione dell’importanza di questo strumento, è stato costituito a Ginevra uno Steering Committee della Campagna Globale per la ratifica della Convenzione sui diritti dei migranti e delle loro famiglie di cui fanno parte organizzazioni internazionali, organizzazioni sindacali,  ONG e associazioni [6], con contatti e raccordi in vari paesi del mondo. In particolare, la campagna è intesa a sensibilizzare la comunità internazionale su queste tematiche e ad incoraggiare i governi a ratificare la Convenzione, adeguando normative e prassi nazionali ai dettami della stessa. In tal senso, la campagna dovrebbe trovare espressione nelle realtà nazionali dei singoli paesi, per raggiungere il livello politico-istituzionale e la società civile.

 

In Italia, nonostante le pressioni esercitate sin dal 1991 dalla FCEI e da altre associazioni ed organismi di ispirazione religiosa[7] e laica[8], benché già nel 1991-92 il Ministero degli Affari Esteri avesse predisposto una traduzione italiana del testo della Convenzione e avviato le procedure in vista della firma italiana[9], per diversi anni non si è dato corso ad un dibattito sulla ratifica della Convenzione.

 

Sino al 1998, in assenza di una legislazione organica in materia di immigrazione, non si poteva forse prefigurare l’adesione dell’Italia ad uno strumento di diritto internazionale che intende definire ambiti di tutela molto precisi e dettagliati della condizione giuridica del lavoratore migrante, vincolanti per gli Stati e non solo a livello di principi. Tali ragioni ostative sono oggi in parte superate. L’Italia potrebbe inoltre assumere un ruolo significativo e propositivo promovendo la ratifica di questa Convenzione anche tra altri Stati membri dell’UE in particolare alla luce della presidenza italiana prevista per il secondo semestre del 2003.

 
Per tutte le ragioni sopraelencate è stato costituito il 17 dicembre 2002 un Comitato italiano per i diritti umani dei migranti la cui composizione rispecchia fedelmente quella dello Steering Committee già operante a Ginevra sin dal 1998.
 
Così come realizzato a livello internazionale dallo Steering Committee di Ginevra, il Comitato italiano si propone di costituire a livello nazionale un ampio network che includa individui, operatori privati, parlamentari, funzionari governativi, giornalisti radiofonici e televisivi, agenzie di stampa e carta stampata, gruppi formali e informali, associazioni, Ong e organizzazioni internazionali e nazionali, partiti politici, associazioni di migranti, agenzie governative, enti e organismi religiosi e laici, organizzazioni sindacali, imprenditoriali e di categoria. 

 

 

OBIETTIVI

 

q      Il Comitato italiano realizzerà una campagna di informazione e sensibilizzazione sui diritti umani dei migranti nel corso del 2003 intesa a:

 

q      Promuovere in Italia una migliore conoscenza della Convenzione Internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie del 1990, a livello istituzionale, parlamentare, accademico e nel mondo del lavoro al fine di attivare le procedure per la firma e ratifica della Convenzione del 1990.

 

q      Sensibilizzare l’opinione pubblica italiana e gli stranieri in Italia sui diritti umani dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.

 

q      Sostenere e coordinare le iniziative locali e nazionali in corso o in via di attivazione inerenti alle tematiche della Convenzione.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 


ATTIVITA’

 

ü     RACCOLTA DI ADESIONI

 

Per la realizzazione dell’iniziativa, il Comitato italiano svilupperà un’ampia piattaforma di cooperazione tra attori chiave della società italiana, promuoverà la sostenibilità delle attività del progetto, identificherà sinergie con attività in corso allo scopo di moltiplicare l’impatto delle iniziative esistenti. A tal fine, la prima iniziativa intrapresa dal Comitato è proprio quello di aprire la campagna all’adesione di altri enti che potranno manifestare il loro interesse:

 

q       confermando la propria adesione agli obiettivi e alle finalità della Campagna;

q       partecipando attivamente ad una o più azioni della Campagna;

q       co-finanziando una o più attività della Campagna;

q       promovendo e realizzando, d’intesa con il Comitato, altre azioni specifiche rispondenti alle finalità della Campagna.

 

ü     RICERCA E STUDIO DELLA CONVENZIONE DEL 1990

 

Per promuovere una migliore conoscenza della Convenzione del 1990 saranno predisposti strumenti di approfondimento elaborati da un gruppo di esperti giuridici o già esistenti che verranno poi presentati e studiati nel corso di seminari e altre occasioni di incontro. Questi seminari costituiranno un’importante occasione di discussione e un momento di informazione su questioni riguardanti i lavoratori migranti. A conclusione degli incontri sarà redatto un rapporto sugli aspetti più rilevanti delle presentazioni e discussioni che includerà raccomandazioni per il futuro. A tal fine sono previste le seguenti attività:

 

q       realizzazione e pubblicazione di  una ricerca comparata tra il testo della Convenzione e la legislazione italiana vigente in materia di immigrazione;

q       traduzione in Italiano e pubblicazione della Guida alla Convenzione sulla base del testo elaborato dal Comitato per la Campagna Globale di Ginevra;

q       organizzazione di 2 incontri seminariali (aprile e ottobre 2003) della durata di un giorno di approfondimento giuridico sulla Convenzione; 

q       partecipazione a corsi professionali, universitari e post-universitari dedicati al tema dei diritti umani e/o alle migrazioni;

q       incontri nelle scuole e negli istituti educativi;

q       organizzazione di incontri tra rappresentanti del Comitato e rappresentanti istituzionali/ parlamentari;

q       organizzazione di incontri con rappresentanti del mondo del lavoro.

 

 

ü     LANCIO DELLA CAMPAGNA E SENSIBILIZZAZIONE

 
Attraverso l’utilizzo di strategie e strumenti di comunicazione efficaci tra cui uno spot TV e radio, pieghevoli informativi, poster e un sito Web, il Comitato intende promuovere una serie di azioni che possano informare/sensibilizzare adeguatamente l’opinione pubblica italiana e gli stranieri presenti in Italia sui diritti umani dei migranti. Sono pertanto previste le seguenti attività:

 

q       lancio della campagna in una conferenza stampa nazionale (giugno 2003);

q       interventi del portavoce del Comitato nell'ambito di trasmissioni radiofoniche e televisive sotto forma di dibattiti e/o interviste con la possibile partecipazione dei  testimonial della campagna;

q       pubblicazione su giornali e riviste di articoli e annunci pubblicitari su radio, TV e carta stampata;

q       partecipazione e sostegno a momenti di sensibilizzazione promossi a livello locale e nazionale (mostre, convegni, manifestazioni culturali ed altri eventi pubblici) promossi dai membri del Comitato;

q       altre attività promosse da enti aderenti alla Campagna;

q       organizzazione di una Conferenza nazionale finale nella giornata internazionale del migrante (18 dicembre 2003).

 

 

 

 

 

 

 

 

I.               ENTRATA IN VIGORE DELLA CONVENZIONE

 

La condizione per l'entrata in vigore della Convenzione per la Protezione dei Diritti di tutti i Lavoratori Migranti e dei membri delle loro Famiglie (New York, 18 Dicembre 1990) è stata raggiunta il 14 Marzo 2003, con il deposito degli strumenti di ratifica della 20° adesione alla Convenzione da parte del Guatemala.

La Convenzione entrerà in vigore il 1° Luglio 2003
, secondo le disposizioni dell'articolo 87 che prevedono quanto segue: "La presente Convenzione entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo al periodo di tre mesi dalla data di deposito della 20° ratifica o adesione".

Gli Stati Contraenti sono: Azerbaijan, Belize, Bolivia, Bosnia e Erzegovina, Capo Verde, Colombia, Ecuador, Egitto, Ghana, Guatemala, Guinea, Messico, Marocco, Filippine, Senegal, Seychelles, Sri Lanka, Tajikistan, Uganda ed Uruguay.

 

Proprio adesso è necessario rafforzare l'impegno di tutti e tutte per promuovere la ratifica  della Convenzione in Italia ed a livello europeo.




[1] The UN General Assembly adopted the Convention on the Protection of the Rights of All Migrant Workers and Members of Their Families on 18 December 1990. To date, it has been ratified or acceded to by the following 21 States: Azerbaijan, Belize, Bolivia, Bosnia and Herzegovina, Cape Verde, Colombia, Ecuador, Egypt, El Salvador, Ghana, Guatemala, Guinea, Mexico, Morocco, Philippines, Senegal, Seychelles, Sri Lanka, Tajikistan, Uganda and Uruguay.  Ratification of the Convention is  supported by the Organisation of American States, the European Parliament, the Vatican, the Inter-Parliamentarian Union, International Labour Organisation, The International Organisation on Migration, The International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies and UNESCO. Within the United Nations system, the Office of the High Commissioner for Human Rights will oversee the implementation of the Convention and will service the expert Committee to establish to monitor state compliance with it.

[2] See 2003 UNCHR  reports - http://www.december18.net/unchrreports2003.htm

[3] Regarding undocumented migrant workers, the Convention asks basically for the protection of their fundamental human rights. This includes emergency healthcare, education for the children, no discrimination regarding labour conditions (safety, health, working hours, income, holidays, etc…), right to be a member of an union, right to a fair trial, right to be protected against abuse and attacks,  etc …

[4] Stati Contraenti: Azerbaijan, Belize, Bolivia, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Colombia, Ecuador, Egitto, El Salvador, Ghana, Guatemala, Guinea, Messico, Marocco, Filippine, Senegal, Seychelles, Sri Lanka, Tajikistan, Uganda e Uruguay.

[5] Bangladesh; Burkina Faso; Cile; Comore; Guinea-Bissau; Paraguay; Sao Tome et Principe; Sierra Leone; Togo; Turchia.

[6] Il Steering Committee della Campagna Globale per la ratifica della Convenzione sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie è attualmente composto da: December 18, Human Rights Watch (HRW),  International Catholic Migration Commission, International Confederation of Free Trade Unions (ICFTU), International Labour Organization (ILO), International Movement Against All Forms of Discrimination and Racism (IMADR), International Organisation for Migration (IOM), Migrants Rights International (MRI), Office of the UN High Commissioner for Human Rights (OHCHR), Migrants Forum in Asia (MFA), Public Services International (PSI), Women’s International League for Peace and Freedom (WILPF), World Council of Churches (WCC), UN Educational Scientific and Cultural Organization (UNESCO).

[7] Nell’aprile 1991, il Papa esprimeva il suo favore dichiarando “La Santa Sede ritiene quanto mai opportuna la nuova Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei migranti e delle loro famiglie, alla cui elaborazione ha attivamente contribuito, auspicando che sempre più trovi spazio nel diritto internazionale la protezione di persone forzatamente sradicate dalla loro terra e lontane dai loro cari”. In linea con il sostegno ufficiale del Consiglio Mondiale delle Chiese, della Conferenza delle Chiese europee e di molti altri organismi delle chiese, le organizzazioni cattoliche evangeliche ed ebraiche in Italia si adoperano per la ratifica della Convenzione.

[8] Tra cui la Casa dei diritti sociali – FOCUS che ha predisposto la pubblicazione integrale della traduzione italiana della Convenzione del 1990 con il patrocinio di ILO, OIM e UNIC.

[9] Da una lettera del 12.3.1992 dell’allora Presidente del Consiglio Giulio Andreotti al Presidente della FCEI, …“Abbiamo contribuito attivamente al varo di questa importante normativa e vorrei assicurarLe che il Ministero degli Affari Esteri ha avviato le procedure in vista della firma della Convenzione da parte del Governo italiano”.