Rassegna stampa
30 luglio 2003
1.
PROSTITUZIONE - Numero verde anti-tratta: oltre mezzo milione di chiamate in
meno di 3 anni. Il 54% dei contatti nelle regioni del Sud (Redattore Sociale)
2.
PROSTITUZIONE - Progetto ''Strada'' a Trento, Rovereto, Pisa e Potenza.
Province, associazioni e aziende insieme contro la schiavitù (Redattore Sociale)
3.
COOPERAZIONE - I bandi della Lombardia contraddicono le politiche nazionali di
aiuti allo sviluppo? Conversazione con il presidente di Icei Somoza (Redattore Sociale)
4.
AGRICOLTURA: CIA; mancano stagionali, a rischio raccolta insufficiente quota
nuovi ingressi lavoratori extracomunitari (ANSA)
5.
IMMIGRAZIONE: FVG; lega si oppone a nuovi arrivi commissario lega FVG, favorire
lavoro disoccupati meridionali (ANSA)
6.
IMMIGRAZIONE: meeting Loreto contro 'Europa-fortezza' tavola rotonda con Folena
e Mons. Grabb
(ANSA)
7.
File davanti alle Questure? A Brescia le combattono con il decentramento (Stranieri in Italia)
8.
Sondaggio della Swg: il 76% dei genovesi sono per l'accoglienza e
l'integrazione degli immigrati (www.migranews.net )
9.
L'International Organization for Migration in missione di recognizione a Nord
Sumatra, mentre continua il divieto di accesso per le altre ONG - in costante
aumento gli sfollati (Agenzia Fides)
10.
E' Allarme per la raccolta del vino: il quotidiano inglese 'The Independent'
mette in guardia l'Italia. (Stranieri in Italia)
11.
COOPERAZIONE - La Lombardia preme per la cooperazione decentrata, con un piano
di interventi per il 2004/2006 (Redattoresociale)
12.
COOPERAZIONE - Partono i bandi per l'assegnazione di contributi in Lombardia:
fissati i criteri per i progetti (Redattoresociale)
13.
IMMIGRAZIONE: Pisanu a Malta, colloqui molto positivi problema da affrontare
entro semestre italiano (ANSA)
14.
IMMIGRAZIONE: Don Benzi incontrera' Gheddafi (ANSA)
15.
IMMIGRAZIONE: Migrantes, prevedere formazione professionale governo programmi
nuovi ingressi su effettive esigenze (ANSA)
16.
FLUSSI: il Friuli Venezia Giulia chiede al ministero del Lavoro altri 3mila
ingressi
(Stranieri in Italia)
17.
IMMIGRATI: Turco, dalla Bossi-Fini danni a viticoltura (AGI)
18.
SEMESTRE UE: Frattini presiede Troika con Albania (AGI)
19.
AIDS - Il danno economico della malattia: in Africa reddito delle famiglie spesso
dimezzato. Nuovo rapporto della Banca mondiale (Redattore sociale)
20.
OK del Senato a giro vite contro tratta e schiavitu'(AGI)
21.
SEMESTRE UE: immigrazione, Italia e Spagna per Burden Sharing (AGI)
22.
PADOVA: prima rilevazione psico-sociale su famiglie di immigrati (AGI)
23.
CARITAS affida a Sirchia proposta direttiva UE su immigrati (AGI)
1.
PROSTITUZIONE - Numero verde anti-tratta: oltre mezzo milione di chiamate in
meno di 3 anni. Il 54% dei contatti nelle regioni del Sud (Redattore Sociale) 30 luglio
2003 - ROMA - In attesa di una nuova programmazione del progetto, è
stata prorogata fino all'inizio del 2004 l'attività delle postazioni
locali del Numero Verde (800.290.290) a sostegno delle donne vittime della
tratta, situate nel territorio delle regioni del Sud d'Italia (6 sedi
operative, a Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Cagliari e Regione Puglia) e del
centro-nord (altre 9 postazioni situate nelle regioni Obiettivo 3). Dopo la
scadenza della convenzione avvenuta il 30 giugno scorso, le postazioni possono
rimanere attive attraverso la concessione di una proroga di 8 mesi che
consentirà di effettuare un'analisi del monitoraggio del lavoro svolto
nel corso degli ultimi 2 anni e di adeguare l'intervento futuro alle nuove
disposizioni contenute nella legge "Bossi-Fini".Gestito dalla Telecom
Italia, il numero è attivo 24 ore su 24, è stato affidato all'Ati
"Atesia". L'attività delle sei sedi del Meridione, tra
l'altro, è cofinanziata dal PON attraverso il Fondo Sociale Europeo. E
proprio dal numero 7/8 di Obiettivo Sud, pubblicazione del Pon, riportiamo
alcuni dati dell'atività del numero verde. Su un totale di oltre mezzo
milione di telefonate complessive a livello nazionale arrivate fino al marzo
del 2003 (per la precisione 520.936), per quanto riguarda le vittime, le
chiamate provengono dalle regioni "Obiettivo 1" nel 54% dei casi
(Campania-Basilicata 33%, Puglia 10%, Sicilia 8%, Calabria 2% e Sardegna 1%).
Seguono Lazio (10%), Liguria (8%), Lombardia (8%),Veneto-Friuli-Trentino (7%), Emilia
Romagna (5%), Piemonte-Valle d'Aosta (3%), Toscana (3%), Umbria (1%),
Marche-Abruzzo-Molise (1%).Giova ricordare che il "Numero Verde
anti-tratta" gestisce forme d'intervento per offrire alle vittime una
possibilità di sostegno e tutela, garantendo un riferimento anche in
quelle aree dove non sono presenti progetti di protezione sociale.
Un'iniziativa che rientra nelle azioni di sistema previste dalla normativa
vigente. Interventi che hanno lo scopo di avviare e sostenere il percorso di
precisi programmi di protezione sociale per le vittime. Le azioni di sistema
hanno, inoltre, il compito di garantire la sicurezza delle donne e dei minori
che hanno subito violenza, di coordinare l'azione statale contro le
organizzazioni criminali che praticano il traffico di esseri umani, di
monitorare costantemente l'effettiva entità, la distribuzione
territoriale, le caratteristiche e la pericolosità sociale del fenomeno,
garantire il collegamento tra i servizi, consentire ulteriori "vie di
fuga" oltre a quelle offerte dai progetti di protezione sociale, mantenere
aggiornata la mappa dei servizi. Infatti, gli operatori (tra cui anche
mediatori interculturali, medici, psicologi e assistenti sociali) in servizio
nelle postazioni del Numero Verde hanno il compito di fornire informazioni di
carattere legale psicologico e medico alle donne anche nelle lingue del paese
di provenienza. Ma chi si rivolge al numero verde antitratta? Sono ovviamente
vittime del traffico (11,29%), clienti (7,28), parenti (8,70), agenti di
pubblica sicurezza (7,03) persone sospette (1,35) e persone che sfruttano la
prostituzione (2,73). Ma a chiamare in numero verde antitratta, secondo il
monitoraggio fornito dal Dipartimento Pari opportunità, sono soprattutto
i cittadini, con una percentuale sulle telefonate pari al 61,61%. Quanto alle
vittime, sono soprattutto albanesi, nigeriane, donne dell'Europa dell'est e
provenienti da altri paesi dell'Africa. Come detto, complessivamente sono stati
520.936 i contatti dal luglio 2000, di cui il 40% con le postazioni situate
nelle regioni "Obiettivo 1". Le chiamate per le quali sono state
fornite informazioni oppure predisposti interventi sono state 194.350 mentre
quelle non gestite sono state 326.586. La grande maggioranza delle telefonate
avviene per chiedere informazioni sul numero verde. Chiama per questo motivo il
48,84% delle donne vittime, il 63,58 per cento dei cittadini, il 66,80% delle
forze dell'ordine, il 62,32% dei parenti e il 64,61 dei clienti. Le donne che
telefonano chiedono anche informazioni sui programmi di protezione nel (27.52%)
dei casi, mentre risultano da parte loro scarsissime le richieste che
riguardano problemi legali (2,83%) e sanitari lo (0,64%).Per i cittadini
risultano di una certa rilevanza le informazioni giuridiche, il 14% delle
chiamate. I parenti sono gli unici che arrivano al 2,56% nel chiedere
informazioni sanitarie oltre a quelle generali sui programmi di protezione e
giuridiche. E il 14,22 per cento del personale della Pubblica Sicurezza fa
domande sui programmi di protezione.
2.
PROSTITUZIONE - Progetto ''Strada'' a Trento, Rovereto, Pisa e Potenza.
Province, associazioni e aziende insieme contro la schiavitù (Redattore Sociale) 29 luglio
2003 PISA - Come aiutare le donne vittime della tratta a conquistare una vita
libera dalla schiavitù dello sfruttamento sessuale? Il Progetto
"Strada" (recupero socio-lavorativo delle donne che decidono di
sottrarsi alla criminalità, con gli strumenti normativi previsti
dall'art.18 della legge 286/98) prova a dare una risposta e stila un primo
bilancio dell'attività svolta.L'iniziativa, avviata ad inizio 2002
nell'ambito del Programma Comunitario "Equal", gode di un ricco
partenariato sia nazionale (provincia di Pisa come soggetto titolare, comune e
provincia di Trento, comune di Rovereto e provincia di Potenza) sia, come il
programma Equal richiede, transnazionale (con il coinvolgimento di Austria
Olanda e Francia). In ambito nazionale ogni singola area si avvale della
collaborazione di numerosi soggetti pubblici e del privato sociale (tra cui
l'associazione "On the Road"), università, sindacati e forze
dell'ordine.Complesso il quadro del fenomeno, così come emerso dalla
prima attività di monitoraggio. Al di là dei singoli contesti
territoriali, sono in primo piano tre aree problematiche: la strutturazione
delle reti delle organizzazioni criminali, nel sempre più efficiente
intreccio transnazionale/locale; la tendenza al passaggio dall'ambito evidente
e più degradato della strada a quello sommerso della prostituzione in
appartamento (o mascherata in locali e centri massaggi); le caratteristiche
delle persone coinvolte. "Alcuni elementi - si legge nella relazione di
sintesi del progetto - sono fortemente differenziati, in particolare la
provenienza (Albania, Nigeria, Est Europeo, Ex Urss, America Latina), l'età
(compresa tra i 15 e i 35 anni), la scolarizzazione (dall'analfabetismo alla
laurea), il grado di consapevolezza rispetto alla destinazione al mercato
prostituivo(alla mancanza pressoché totale di percezione della
realtà cui si va incontro si accompagna in altri casi una scelta
consapevole dettata dalla difficile situazione economica del paese di
origine)". Definiscono invece in modo omogeneo il problema: "la
conoscenza quasi nulla in materia di diritti e prevenzione-tutela della salute,
la presenza irregolare in Italia e la scarsa familiarità con la lingua
italiana". L'azione progettuale successiva ha costituito nell'area pisana
- territorio referente in cui si attuano tutte le "macrofasi" del
programma di lavoro - un "Drop in center", centro polifunzionale di
servizi di informazione, accompagnamento, consulenza (a livello sanitario,
psicologico, legale) e luogo per la realizzazione di incontri a tema. Lo
sportello, che vede coinvolte l'Associazione Donne in Movimento e la
Cooperativa "Il Cerchio", si avvale del lavoro di 6 operatori tra
mediatori culturali consulenti legali e sociologi. In questo ambito, le fasi
più significative e delicate del progetto prevedono l'attività di
presa in carico, accoglienza e accompagnamento verso l'autonomia, per poi approdare
ad orientamento professionale, formazione pratica in impresa ed inserimento
lavorativo."Abbiamo concluso due mesi fa il primo percorso di orientamento
ed alfabetizzazione per 5 ragazze - spiega Serena Vella, dell'Ufficio Pari
Opportunità della provincia di Pisa - e ci troviamo di fronte a giovani
madri con forte disagio psichico e in situazioni di coercizione sempre
più gravi, è per questo urgente allargare la rete anche a
soggetti nuovi, come dipartimenti di psichiatria e strutture ospedaliere".
Nel difficile cammino verso l'inserimento lavorativo "sono ad oggi 7 nel
territorio provinciale - continua la Vella - le persone coinvolte in percorsi
da 2 a 6 mesi di formazione pratica in impresa, in aziende che hanno
manifestato la volontà di assumerle a conclusione di un'esperienza
positiva".Nell'area di Trento si contano invece finora 5 inserimenti nel
percorso formativo, l'area di Potenza non ha a disposizione sufficienti
strumenti in questo ambito e sta elaborando capacità progettuale in base
all'esperienza delle altre aree. "Il territorio trentino - si legge ancora
nella relazione di sintesi - presenta caratteristiche socioeconomiche tali da
facilitare il contatto con le piccole medie imprese; la provincia di Potenza ha
comunque un'importanza strategica fondamentale come punto di collegamento tra
la Puglia, dove le ragazze arrivano dalle coste vicine, e la Campania, dove le
organizzazioni criminali hanno strutture ben organizzate pronte a gestire il
carico di "merce umana".
3.
COOPERAZIONE - I bandi della Lombardia contraddicono le politiche nazionali di
aiuti allo sviluppo? Conversazione con il presidente di Icei Somoza (Redattore Sociale) 29 luglio
2003
MILANO -
"Questo governo non ha una politica di cooperazione internazionale, e oggi
le Ong sopravvivono solamente grazie agli interventi delle Regioni":
è questo il commento di Alfredo Somoza, Presidente dell'ICEI (Istituto
Cooperazione Economica Internazionale), alla pubblicazione dei bandi di
concorso della Regione Lombardia, con cui verranno assegati i contributi per le
iniziative di cooperazione decentrata. Somoza mette in evidenza una sorta di
"schizofrenia" nel rapporto tra i partiti di governo e gli aiuti allo
sviluppo: a livello nazionale è tutto fermo, ma regioni di centrodestra
come la Lombardia portano avanti politiche molto avanzate su questi temi.
Dottor
Somoza, lei crede che ci siano differenze tra le politiche nazionali e
regionali in materia di cooperazione internazionale?"Di fatto questo governo non ha una
politica di cooperazione internazionale, non esiste nemmeno un sottosegretario
con delega alla cooperazione, come accadeva nelle passate legislature. Nel 2002
non è stato erogato neppure un euro di fondi, e hanno provato
(fortunatamente senza successo) a destinare alle "missioni umanitarie"
militari le risorse destinate alla cooperazione. Per questo governo la politica
estera è vendere all'estero i prodotti italiani, relegando gli
ambasciatori al ruolo di commessi viaggiatori, mentre il mondo della
cooperazione internazionale cerca di allargare gli orizzonti della politica ai
rapporti di solidarietà, importanti almeno quanto i rapporti economici.
Il rapporto con le Regioni, invece, è totalmente diverso, e per quanto
mi riguarda decisamente positivo".
In
che modo le regioni facilitano il lavoro di chi opera nel settore della
cooperazione?"L'assenza
di linee politiche nazionali ha reso sempre più importanti gli
interventi della regione, che oltre ad essere più concreti sono anche
meno burocratizzati: I rapporti con le regioni hanno finora permesso
finanziamenti certi e in tempi rapidi, con la certezza di ricevere in tempo
utile i soldi promessi per gli interventi di cooperazione, senza dover
anticipare nulla di tasca propria. Per questo nuovi bando relativo ai
finanziamenti sulla cooperazione decentrata, ad esempio, sappiamo con certezza
che a gennaio i vincitori del bando avranno gia' ricevuto i contributi promessi
e saranno in grado di far partire i loro progetti, senza ricorrere a prestiti.
A livello nazionale, invece, ci sono tre milioni di euro di arretrati che lo
stato deve ancora erogare alle Ong. Questi soldi sono stati anticipati dagli
organismi di cooperazione, che hanno dovuto aprire delle linee di credito con
le banche, e per questi prestiti stanno pagando degli interessi che nessuno
rimborserà mai".
A
cosa è dovuta, secondo lei, questa latitanza sui temi della cooperazione
a livello nazionale da parte delle stesse forze politiche che nelle regioni
promuovono questo tipo di interventi?"Più che alla cattiva volontà, credo che
il mancato intervento sui temi della cooperazione sia dovuto ad una profonda
carenza culturale dell'attuale governo, che lo tiene a distanza dalla
realtà del terzo settore. La cultura governativa riguarda il mondo
economico, il profitto e gli scambi commerciali, tematiche lontanissime da
quelle delle organizzazioni non governative. Dopo la campagna delle
"bandiere di pace" il governo ha capito che il III settore era
avverso alle sue scelte in materia di politica estera, e adesso non ha
più interesse alle iniziative di solidarietà della società
civile. Fortunatamente a livello locale esistono delle sensibilità
diverse, che garantiscono un maggiore spazio di azione.
Qual
è il quadro legislativo nel quale si muovono le organizzazioni che si
occupano di cooperazione? "A livello nazionale abbiamo la legge 49/87, che ormai
è un pò "vecchiotta" e risente del peso dei suoi anni.
Nella precedente legislatura tutti i tentativi di modifica e attualizzazione di
questa legge sono andati in fumo, e oggi di riforma della cooperazione non si
sente quasi più parlare. Di fatto la regioni si sono dotate di normative
"ad hoc" per regolamentare le attività delle organizzazioni
attive nel settore della cooperazione. Ci sono alcune eccezioni negative, come
la Campania ancora sprovvista di una legge regionale, ma in Veneto, Lombardia,
Piemonte, Emilia Romagna e Toscana abbiamo leggi molto avanzate che di fatto
tengono in piedi la cooperazione in assenza di spinte a livello nazionale. In
Lombardia, ad esempio, la legge regionale sulla cooperazione riconosce anche
soggetti non riconosciuti dalla legge nazionale. Oltre alle ONG accreditate
presso il ministero degli Esteri, e che assorbono il 50% dei finanziamenti
disponibili, vengono ammesse ai bandi di concorso anche realtà locali come
associazioni, Onlus e gruppi missionari". (cg)
4.
AGRICOLTURA: CIA; mancano stagionali, a rischio raccolta insufficiente quota
nuovi ingressi lavoratori extracomunitari (ANSA)- ROMA, 29 LUG - Dopo
siccità, grandinate e piogge il settore agricolo va incontro a un' altra
emergenza: mancano circa 4.000 lavoratori stagionali e per le imprese
cominciano nuove le difficoltà. A lanciare l' allarme è la
Confederazione italiana agricoltori (Cia), secondo la quale "le
coltivazioni che si sono salvate dalle avversità atmosferiche rischiano
di andare perdute perché mancano i lavoratori extracomunitari per la
raccolta".Per la Cia il decreto che ha autorizzato 19.500 nuovi ingressi
di lavoratori extracomunitari (di cui 8.500 stagionali, destinati per meno
della metà all'agricoltura) al momento non é sufficiente a
soddisfare le richieste delle aziende agricole alla vigilia di importanti
campagne di raccolta, come quelle dei pomodori, della frutta, della vendemmia,
delle olive e delle nocciole. La situazione sul fronte dell'immigrazione e del
lavoro in agricoltura resta, quindi, difficile e preoccupante. La Cia
sottolinea, inoltre, che "il ritardo di un anno nell' emanazione del
decreto attuativo della Bossi-Fini e, pertanto, delle nuove procedure, provoca
sul territorio uno stato di confusione generale, aggravato dal ritardo e dalla
difformità di comportamenti con cui gli uffici competenti stanno
procedendo alla regolarizzazione, vanificando in tutto o in parte lo sforzo,
anche economico, degli imprenditori agricoli che si sono impegnati nella
regolarizzazione".Le aziende agricole - afferma ancora la Cia - vivono,
ormai da anni, uno stato di profonda incertezza cui va posto definitivamente
rimedio; ciò va fatto sulla base di valutazioni realistiche e
responsabili, che tengano conto dell'assoluta necessità di governare al
meglio, e non di reprimere, il fenomeno dell' immigrazione regolare. Pertanto
la Cia chiede che venga predisposto, al più presto, il documento
triennale di programmazione allo scopo di conoscere "in maniera chiara la
linea che il governo intende seguire sulla materia, mentre sul fronte tecnico
sollecita un confronto serio sul meccanismo dei flussi, che per il lavoro
stagionale si è rivelato farraginoso e inapplicabile". (ANSA).
5.
IMMIGRAZIONE: FVG; lega si oppone a nuovi arrivi commissario lega FVG, favorire
lavoro disoccupati meridionali (ANSA)- UDINE, 29 LUG - La Lega Nord Friuli si oppone all'
iniziativa dell' assessore regionale al Lavoro del Friuli-Venezia Giulia,
Roberto Cosolini, di chiedere l' autorizzazione ad assumere, in regione,
tremila immigrati extracomunitari in aggiunta alle quote già assegnate.
Secondo il commissario della Lega Nord Friuli, Fulvio Follegot, le esigenze di
manodopera a basso costo non devono far sottovalutare i costi sociali che - a suo
giudizio - comporterebbero nuovi ingressi di stranieri. "Si è
creata - ha affermato Follegot - una spirale perversa: abbiamo lavoratori che
arrivano dall' estero e si accontentano di paghe basse entrando in concorrenza
con una forza lavoro rappresentata da cittadini italiani disoccupati,
soprattutto del Sud, che sotto una certa soglia retributiva preferisce non
lavorare, ricevendo comunque aiuti economici dallo Stato. La soluzione - ha
concluso Follegot - non è continuare ad aprire le frontiere ai lavoratori
stranieri, ma incentivare i disoccupati, soprattutto del Sud, ad entrare nel
mondo del lavoro con l' attribuzione di un reddito adeguato al costo della
vita". (ANSA).
6.
IMMIGRAZIONE: meeting Loreto contro 'Europa-fortezza' tavola rotonda con Folena
e Mons. Grabb
(ANSA)- LORETO (ANCONA), 29 LUG - No all' 'Europa-fortezza', bisogna
rimodellare la politica europea in tema di immigrazione. E' la richiesta emersa
oggi da una tavola rotonda su globalizzazione e migrazione in Europa nella
seconda giornata del Meeting Internazionale di Loreto organizzato dai
Missionari Scalabriniani.I termine "Europa-fortezza" è stato
coniato da mons. Amedee Grabb, presidente del Consiglio delle Conferenze
Episcopali Europee, che ha distinto tra globalizzazione e migrazione "due
concetti non del tutto simili". Comunque per la Chiesa - ha ricordato -
"la dimensione dell' accoglienza è fondamentale, perché essa
per prima è un popolo di migranti. Per questo è impensabile una
vita da cristiani che prescinda da un' apertura incondizionata al 'diverso' che
entra nei nostri mondi". Serve quindi un rimodellamento della politica
europea, lasciandosi alle spalle la cultura improntata al nazionalismo di '800
e '900 e l' idea della fortezza. "Non vogliamo un' Europa-fortezza che si
chiude in se stessa - ha ammonito il religioso - la vogliamo aperta in tutte le
accezioni del termine".Secondo l' on. Pietro Folena (Ds), molti Stati
membri dell' Unione Europea condividono "la politica miope di buona parte
dell' Occidente che vede nella concorrenza dei Paesi poveri una minaccia a cui
resistere". E anche se l' approccio a livello comunitario è stato
"più ragionato", la stagione europea apertasi con il consiglio
europeo di Tempere, nel 1999, che definì i principi-guida e le tappe
principali di una politica integrata sulle migrazioni "sembra essersi
chiusa" con risultati deludenti, come quelli del Consiglio Europeo di
Siviglia del 2002. "Da allora - ha osservato Folena - il pendolo delle
politiche migratorie in Europa sembra pendere decisamente sul versante della
repressione e della chiusura".Di "educazione all' accoglienza"
ha parlato Catherine Withol de Wenden, direttrice del Centro Europeo Ricerche
Immigrazione. "L' Europa registra un milione e 400 mila entrate annuali,
rispetto alle 850 mila che interessano Stati Uniti e Canada insieme - ha
spiegato - . E' normale che si trovi spiazzata, perché ha a che fare con
un movimento di dimensioni imponenti che prima non conosceva". E che ha
compreso con circa 20 anni di ritardo: negli anni '50, '60 e '70, il fenomeno
migratori era considerato transitorio. Quando c' è stata la presa di
coscienza della sua natura stabile, ha aggiunto de Wenden, si è passati
alla fase di "demonizzazione", con il deciso rifiuto dell'
immigrazione in tutte le sue forme da parte delle destre di alcuni Paesi euopei
come Francia e Danimarca.Quanto all' Italia, il presidente delle Acli Luigi
Bobba ha auspicato il raggiungimento di una nuova consapevolezza che l' Italia
"da Paese di partenza è diventata Paese di approdo".
7.
File davanti alle Questure? A Brescia le combattono con il decentramento (Stranieri in Italia) 29 luglio
2003 BRESCIA -Ore ed ore a sciogliersi sotto il solleone davanti all'ufficio
stranieri della questura per rinnovare un permesso di soggiorno. Per gli 80mila
stranieri di Brescia e dintorni è solo un brutto ricordo. Nella
più estesa provincia lombarda da qualche anno è stato infatti
avviato con successo un servizio decentrato per la raccolta delle pratiche di
rinnovo del permesso di soggiorno, di richiesta di carta di soggiorno e di
nulla osta al ricongiungimento famigliare. Una soluzione nata per iniziativa
dalla "Cooperativa Tempolibero" di Brescia, come racconta il
responsabile del settore immigrati Riccardo Filippini. "Tutto è
iniziato qualche anno fa, quando abbiamo presentato alla Regione un progetto
per l'apertura di alcuni sportelli informativi per gli stranieri nei comuni
della Val Sabbia. In quell'occasione abbiamo chiesto di poter fare negli
sportelli periferici cose che fino a quel momento si potevano fare solo in
Questura". La proposta di decentramento amministrativo convinse subito il
questore Paolo Scarpis, che emanò un decreto che autorizzava iniziative
di questo tipo in tutta la provincia. "All'interno di questi sportelli
-continua Filippini - gli immigrati possono presentare la domanda per i rinnovi
e per le altre procedure, ottenendo una ricevuta per avvenuta presentazione
come se fossero in Questura". A questo punto entra in gioco un altro fiore
all'occhiello di Brescia: lo sportello immigrati on line , dove è
possibile controllare la data di convocazione per ritirare i documenti in
Questura . E per gli stranieri che non hanno accesso alla rete, ci sono
comunque gli elenchi cartacei delle convocazioni, affissi con il massimo della
tempestività possibile in tutti gli sportelli decentrati. In
controtendenza con il resto d'Italia, in provincia di Brescia solo il 30% degli
immigrati sono insediati nel capoluogo, e per qualcuno di loro ci vogliono
anche due ore di macchina per arrivare in Questura. Va da sé che gli
sportelli decentrati nei comuni di residenza ci hanno messo poco a superare i
confini della Val Sabbia: oggi in tutta la provincia se ne contano più
di trenta. Grazie al decentramento l'Ufficio stranieri di Brescia ha accorciato
notevolmente i tempi per il disbrigo delle pratiche e alleggerito il lavoro di
sportello, al punto che chi si reca direttamente in Questura, può
addirittura rinnovare il proprio permesso di soggiorno in giornata. Non manca,
però, l'altra faccia della medaglia. Il fatto che quest'iniziativa sia
stata avviata solo a Brescia ha fatto da richiamo per tutte zone limitrofe.
"Dalle province vicine - spiega Filippini - arrivano molti stranieri che
autocertificano il proprio domicilio qui, caricando la Questura di lavoro che
in realtà non sarebbe di sua competenza". Un impasse da cui si può uscire solo
estendendo la pratica del decentramento ad altre province. In attesa di un
intervento risolutore del Ministero dell'Interno, non rimane che affidarsi alla
lungimiranza dei Questori italiani. Quello stesso Paolo Scarpis che anni fa ha
avviato il decentramento a Brescia, proprio oggi è diventato questore di
Milano. Dopo la cerimonia d'insediamento ha dichiarato: "E' possibile che,
anche in questa città, introduca un sistema ulteriormente decentrato per
le problematiche legate all'immigrazione..."
8.
Sondaggio della Swg: il 76% dei genovesi sono per l'accoglienza e
l'integrazione degli immigrati (www.migranews.net) di Saleh Zaghloul - Secondo gli immigrati Genova
è da sempre città "aperta". I risultati del sondaggio
commissionato dai DS genovesi alla Swg di Trieste illustrati venerdì 18
luglio hanno dato loro ragione. Ecco alcuni dati del sondaggio: - Il 73% dei
genovesi si dice propenso all'accoglienza rispetto al 60% del dato nazionale. -
Il 41% ritiene che gli immigrati debbano essere aiutati ad integrarsi meglio
nella società. Integrazione che il 76% vorrebbe, nel futuro, completa. -
Il 72% dei genovesi respinge l'equazione immigrazione = criminalità, a
fronte di un solo 17% che li addita come criminali. - Il 62 % ritiene che gli
immigrati siano una risorsa per l'Italia. - Il 67% è convinto che gli
immigrati facciano dei lavori che gli italiani non vogliono più fare. -
Il 53 % è favorevole ad estendere il diritto di voto amministrativo agli
immigrati. Anche nel luglio del 1993, durante gli scontri provocati dalle ronde
razziste nel centro storico, gli immigrati hanno rifiutato di considerare i
genovesi come razzisti per colpa di una piccola minoranza di "poveri"
ignoranti xenofobi: hanno sempre affermato che la discriminazione nei loro
confronti ha altre origini. La discriminazione vera è quella che li
colpisce quando si rivolgono agli sportelli pubblici per accedere ad un
servizio o un diritto, per espletare le quotidiane pratiche burocratiche come
il rilascio del libretto del lavoro, il rinnovo del soggiorno o la residenza.
Qualche anno fa un lavoratore iraniano mi fece questo discorso: "Potrebbe
anche capitarti un incontro con uno stupido razzista che inveisca nei tuoi
confronti, ma se sei una persona intelligente fai finta di niente, cambi
strada; ti rivolgi da un'altra parte e quanto è accaduto non influisce
più di tanto nella tua vita che continuerà ad andare come prima.
Il problema vero è quando sei allo sportello pubblico per chiedere il
libretto del lavoro e ti dicono di no, che per gli italiani ci sono delle
regole e per gli immigrati ce ne sono delle altre, che prima devi trovare il
datore di lavoro e solo quando quest'ultimo fa richiesta ti rilasciano il
libretto di lavoro. In questo caso la tua vita è danneggiata, diventa
un'impresa impossibile trovare lavoro, visto che la prima cosa che ti chiede il
datore è proprio il libretto (loro ti dicono prima il lavoro e poi ti
diamo il libretto e il datore ti dice prima il libretto e poi il lavoro!),
questa si che è una discriminazione tragica. La discriminazione si
presenta concretamente quando per rinnovare il tuo permesso di soggiorno devi
dormire la notte davanti alla questura per via delle lunghissime code, quando
chiedi l'assegno per il terzo figlio e ti dicono che ne hanno diritto solo i
cittadini italiani, quando chiedi l'assegno sociale e ti dicono che non basta
il permesso di soggiorno ma ci vuole la carta di soggiorno ecc." Non sono
i genovesi, non sono gli italiani ma è la mancanza di una politica
razionale di governo sull'immigrazione che rende la vita difficile sia agli
immigrati sia agli italiani, in particolare a quelli che sono loro più
vicini: gli amici, i parenti ed i datori di lavoro. Dunque i sondaggi dicono che
il 60% degli italiani è per l'accoglienza. Prima dei sondaggi, la
maggior parte dei partiti dei due schieramenti era (chi sa come e
perché?) convinta che la popolazione rifiutasse gli immigrati e di
conseguenza, per avere i suoi voti, occorreva "fare a gara" a chi
è più bravo nel proporre leggi che impediscano l'ingresso di
stranieri nel paese, che ne espellano il più possibile, che li escludano
dai servizi e dai diritti; alla fine, le leggi di uno schieramento risultano
poco differenti dalle leggi dell'altro. Dopo i sondaggi forse qualcuno dovrebbe
rivedere la sua politica sull'immigrazione. Comunque i valori contano poco o
niente. Sono più importanti i voti ed i sondaggi.
9.
L'International Organization for Migration in missione di recognizione a Nord
Sumatra, mentre continua il divieto di accesso per le altre ONG - in costante
aumento gli sfollati (Agenzia Fides) 29 luglio 2003, Giacarta - Una vena di ottimismo
circola fra le organizzazioni umanitarie internazionali dopo che il governo
indonesiano ha permesso all'International Organization for Migration (IOM) di compiere visite sul
campo ad Aceh, la provincia indonesiana nel Nord di Sumatra, dove è in
corso un'azione militare delle forze armate regolari per sedare il movimento
separatista del Free Aceh Movement (GAM). L'IOM è un'organizzazione intergovernativa
che lavora con i migranti e i rifugiati fornendo assistenza umanitaria in
partnership con i governi locali. Ad Aceh ha il compito di raccogliere
informazioni e monitorare la situazione degli sfollati interni, per poter
organizzare un'assistenza efficace. Sin dall'imposizione della legge marziale,
nel maggio scorso, alle associazioni umanitarie e Ong, così come ai mass
media e giornalisti, è vietato l'accesso ad Aceh. Solo piccole Ong
locali possono intervenire con limitati mezzi e strutture. Le organizzazioni
hanno chiesto a Giacarta di permettere l'operato di un numero maggiore di enti
per prendersi cura della popolazione, dato l'aumento costante di sfollati.
"Il governo ha stanziato 600 miliardi di rupie per l'assistenza
umanitaria, ma il problema è la quantità e la qualità
dell'aiuto. Alle organizzazioni che fanno dell'assistenza la loro specifica
vocazione e professione, invece, non è invece consentito lavorare",
afferma in un colloquio con l'Agenzia Fides padre Janata Sudri, direttore del
Jesuit Refugees Service (JRS) ad Aceh.
"La gente ha paura e i rifugiati sono vittime del conflitto. Sono
davvero preoccupato per la situazione. Speriamo di poter presto intervenire ad
Aceh". L'ufficio del JRS, presente con un ufficio nella regione, continua
a tenere sotto controllo la situazione ma non è ancora operativo
mancando il permesso del governo e i necessari contatti con l'esterno della
provincia. Il governo indonesiano teme che, con l'ingresso di cittadini stranieri,
il conflitto si possa internazionalizzare, come è accaduto a Timor
Ovest, con l'uccisione di alcuni funzionari dell'Alto Commissariato Onu per i
Rifugiati nel 2000. Intanto ad Aceh mancano le condizioni di sicurezza per
garantire una minima assistenza sociale. Il 19 luglio è stata attaccata
una autoambulanza della Croce Rossa, a pochi km da Banda Aceh e alcuni
volontari sono stati feriti. La popolazione civile continua a soffrire per la
recrudescenza del conflitto che, secondo l'annuncio di Giacarta, durerà
almeno fino a dicembre. Le famiglie sfollate sono oltre 18mila per un totale di
80mila persone, dei quali circa 50mila si trovano in campi profughi gestiti dal
governo, altri 30 mila sono tornati nelle loro case, anche se molti le
ritrovano saccheggiate o distrutte. Molti stanno lasciando Aceh per rifugiarsi
in altre province di Nord Sumatra. Il governo ha preparato 49 campi temporanei
che accolgono i 50mila sfollati con molta difficoltà: acqua, cibo e
assistenza umanitaria scarseggiano
10.
E' Allarme per la raccolta del vino: il quotidiano inglese 'The Independent'
mette in guardia l'Italia. (Stranieri in Italia) 29 luglio 2003 "L'economia italiana
perderà nuovi colpi sul mercato nazionale ed internazionale".
Questo il cattivo presagio venuto alla mente di alcuni giornalisti
dell'autorevole quotidiano 'The Independent', preoccupati dei danni che possono
derivare da una disastrosa raccolta della nostra viticoltura. Tuttavia, il
problema non sorge - secondo il giornale inglese - dalla siccità e
dall'afa che da due mesi attanagliano la penisola, ma bensì dalla
mancanza di persone che in tempo utile partecipano al raccolto e alla
vendemmia. Il messaggio lanciato dai giornalisti inglesi è stato
raccolto da Livia Turco, responsabile Welfare della Segreteria Nazionale dei
Ds, che ha commentato l'articolo che riporta le preoccupazioni dei viticoltori
italiani rispetto all'applicazione della Bossi-Fini. "Questi danni -
afferma la Turco - sono resi molto probabili dalla nuova legge
sull'immigrazione che ha reso più complicate e lunghe le procedure per
l'ingresso regolare per lavoro. Acutamente si mette in risalto che mentre Bossi
urla contro gli immigrati, gli imprenditori ne chiedono a viva voce le
braccia". "Così come - prosegue la Turco - non può
passare inosservato il richiamo di Andrea Monorchio il quale, in qualità
di presidente della Infrastrutture Spa ha affermato nel corso di una intervista
che la realizzazione di grandi opere resterà un sogno senza gli
immigrati. A questi dati di realtà il Governo ha risposto con una quota
tardiva per il 2003 che prevede l'ingresso di 18 mila persone". Che ne
sarà del buon Tocai o magari del Sangiovese di Romagna?Speriamo di non
rimpiangerli...
11.
COOPERAZIONE - La Lombardia preme per la cooperazione decentrata, con un piano
di interventi per il 2004/2006 (Redattoresociale) 28 luglio 2003 MILANO - La Regione Lombardia
fa progetti di solidarietà a lunga scadenza, con la pubblicazione delle
"linee guida" che determineranno l'indirizzo degli interventi di
cooperazione decentrata nel triennio 2004/2006. Il documento con cui la Regione
ha presentato i suoi programmi di sostegno alla cooperazione è stato
presentato assieme al bando di concorso per l'erogazione di finanziamenti alle
organizzazioni lombarde che hanno presentato progetti di cooperazione
decentrata. La Giunta Regionale, nelle sue "linee guida" per la
cooperazione ha dichiarato di avere "il preciso interesse a mantenere un
ruolo attivo e di impulso nell'ambito della cooperazione decentrata allo sviluppo".
Nello spirito della cooperazione decentrata, tutti i progetti finanziati dalla
Regione dovranno essere realizzati "in collaborazione con soggetti locali,
istituzionali o non-profit, e prevedere la cessione alle controparti locali di
eventuali opere e beni acquisiti o realizzati in attuazione del
progetto".Nessuna "colonizzazione umanitaria", quindi, ma
sostegno alle realtà locali già presenti sul territorio. La
Regione ha stabilito anche delle priorità di intervento, prediligendo le
iniziative rivolte a paesi che presentino particolari situazioni di grave
rischio umanitario, che ospitano consistenti comunità di origine
italiana, o da cui provengono considerevoli comunità di immigrati
residenti in Lombardia. Il referente per la regione Lombardia dei progetti di
cooperazione decentrata è la dottoressa Antonella Prete, dirigente della
"Struttura relazioni internazionali" della regione Lombardia, che
dopo essere stata contattata ha preferito non rilasciare dichiarazioni sulle
nuove linee regionali di finanziamento rivolte alle organizzazioni del terzo
settore.
12.
COOPERAZIONE - Partono i bandi per l'assegnazione di contributi in Lombardia:
fissati i criteri per i progetti (Redattoresociale) 28 luglio 2003 MILANO - La Regione
Lombardia ha annunciato la pubblicazione del bando di concorso per
l'assegnazione dei finanziamenti relativi alla "cooperazione
decentrata", che valorizza il lavoro delle organizzazioni locali nei paesi
in via di sviluppo. Con una delibera della giunta regionale sono stati fissati
i criteri e le modalità per la redazione e la presentazione dei progetti
di cooperazione, che potranno essere consegnati dal 31 luglio fino al 30
settembre 2002 presso gli uffici della Regione. I Paesi con cui la Regione
Lombardia ha sottoscritto dei protocolli d'intesa per iniziative di
cooperazione internazionale comprendono Cile, Senegal, Russia, Cuba,
Bosnia-Erzegovina, Paraguay, Argentina, Romania, Niger, Tanzania, Brasile,
Perù, Tunisia, Capo verde, Messico Nuovo Leon, Cina, Bulgaria e India.
Questa erogazione di finanziamenti si inserisce nel quadro del progetto
triennale 2004/2006 con cui la Regione ha stabilito le linee guida per le
attivita' di cooperazione decentrata. Le attivita' programmate dalla regione
per il prossimo triennio riguardano gli interventi di emergenza a seguito di
calamità, conflitti, o problemi sanitari, gli interventi proposti
dall'ONU e dall'Unione Europea e quelli per la sensibilizzazione e promozione
sul tema della solidarietà allo sviluppo. Tra i requisiti richiesti
dalla regione Lombardia alle organizzazioni interessate dal bando di concorso
c'e' la presentazione di progetti che possano "favorire l'autosviluppo
nella regione d'intervento, nel rispetto del contesto ambientale e sociale e
secondo gli indirizzi delle convenzioni internazionali". Inoltre gli
interventi che verranno finanziati dalla Regione Lombardia dovranno prevedere
"risultati misurabili" nei settori economico-ambientale,
socio-sanitario o formativo, culturale o in altri settori propri della
cooperazione decentrata.
13.
IMMIGRAZIONE: Pisanu a Malta, colloqui molto positivi problema da affrontare
entro semestre italiano (ANSA) (di Laurence Grech), La Valletta, 28 lug - Il ministro
dell'interno Giuseppe Pisanu ha avuto oggi colloqui a Malta con il suo omologo
maltese, Tonio Borg, nell'ultimo nella serie di incontri avuti con ministri
dell'interno dei Paesi mediterranei membri attuali o futuri dell'Unione europea
sul tema dell'immigrazione clandestina.Malta e Italia, ha riferito Borg, si
stanno impegnando per risolvere questo problema che colpisce tutti i Paesi del
mediterraneo. Oltre al ministro Borg, Pisanu ha incontrato anche il ministro
degli esteri Joe Borg e il presidente della repubblica, Guido de Marco.Parlando
ai giornalisti prima dell'incontro con De Marco, Pisanu ha detto che con Tonio
Borg ha avuto lunghi colloqui sui problemi di comune interesse "che
dobbiamo insieme affrontare e risolvere in Europa in questo semestre di
presidenza europea che conclude il ciclo mediterraneo"."Da Siviglia a
Salonicco, adesso a Roma -ha proseguito- dovremmo concludere un cammino nel
quale Malta può svolgere un ruolo importante per la gestione integrata
sulle frontiere esterne dell'Europa per il controllo dei traffici clandestini
ma sopratutto per lo sviluppo dell'area mediterranea e la pacificazione
definitiva del nostro mare che credo sia l'obiettivo di ogni politica per i
paesi che si affacciano sulle sponde del mediterraneo"."Questi
colloqui sono stati molto positivi", ha aggiunto Pisanu, che dopo
l'incontro con De Marco è tornato in Italia. La scorsa notte sono
atterrati a Malta 43 clandestini africani a bordo di una barca di otto metri,
che era stata avvistata poco dopo mezzanotte da un peschereccio maltese circa
35 miglia a sud dell'isola. La barca, che era priva di carburante ed aveva perduto
direzione, è stata rimorchiata da una pattugliatrice delle forze armate
maltesi fino al Porto Grande della Valletta. Le persone a bordo - 41 uomini e
due donne, la maggioranza delle quali hanno dichiarato di essere sudanesi -
sono state portate in un centro di detenzione. In una conferenza stampa poco
dopo la partenza di Pisanu, Tonio Borg ha spiegato che con il ministro italiano
sono state concordate tre direzioni sulle quali deve muoversi la collaborazione
europea. Primo, che la responsabilità di affrontare il problema
rappresentato dalla immigrazione clandestina deve essere assunta da tutti i
Paesi dell'Ue, dato che le frontiere della Comunità stanno per
espandersi ad est e a sud, con l'ingresso di Malta e Cipro. La presidenza
italiana farà in modo che i fondi comunitari già esistenti per i
problemi di frontiera saranno applicati al mediterraneo, particolarmente per
migliorare il monitoraggio del movimento di persone e per il pattugliamento
congiunto del mare, anche con l'aiuto di forze navali britanniche.Secondo, con
l'Italia Malta vuole partecipare anche nel rimpatrio congiunto di clandestini,
sempre, naturalmente nei Paesi dove la situazione interna non presenta alcuna
minaccia alla loro incolumità. Terzo, l'Italia si accinge a concludere
accordi con Paesi dell'Africa del Nord anche a nome dell'Unione europea. Malta,
dal canto suo, tra poco spera di concludere un accordo con la Libia per il
rimpatrio di immigrati clandestini. Una volta diventata membro dell'Unione nel
maggio dell'anno prossimo, Malta beneficerà da accordi dell'Ue con Paesi
terzi, come la Russia e la Turchia.L'anno scorso, ha spiegato Borg, sono
arrivati a Malta quasi 1.700 clandestini, mentre più di 2.200 sono stati
rifiutati il permesso di ingresso dalla polizia. La maggioranza dei clandestini
è stata rimpatriata, ma rimangono oggi quasi 600 immigrati, dei quali
217 in centri aperti, e gli altri in centri di detenzione.Sul presunto traffico
di clandestini verso la Sicilia che parte da Malta, Borg ha detto che la pena
massima per i trafficanti recentemente è stata innalzata da sei mesi a
cinque anni. Ha aggiunto che tra poco Malta ratificherà la convenzione
di Palermo contro la criminalità organizzata, firmata il 15 dicembre
2000, ed i tre protocolli che riguardano il traffico di clandestini, il
traffico di persone per scopi di prostituzione, e il traffico di organi
umani.Ha infine annunciato che il 24-25 settembre Malta ospiterà una
riunione dei ministri dell'interno del Mediterraneo occidentale, i Cinque piu
Quattro (Spagna, Portogallo, Italia, Francia e Malta, e Marocco, Tunisia,
Algeria e Libia). Sul tavolo delle discussioni: terrorismo, criminalità
organizzata e immigrazione clandestina. (ANSA).
14.
IMMIGRAZIONE: Don Benzi incontrera' Gheddafi (ANSA) - ROMA, 28 LUG - Don Oreste
Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII di Rimini,
andrà in Libia per incontrare Muhammar Gheddafi e discutere del traffico
di esseri umani tra l'Italia e la Libia, cercando nuove forme di collaborazione
per la lotta allo sfruttamento della prostituzione."Con Gheddafi
parlerò delle persone schiavizzate e obbligate alla prostituzione che
raggiungono l'Italia dall'Asia e dall'Africa - ha dichiarato don Oreste Benzi
in una nota -. Questo traffico di uomini e donne in Libia trova un punto di
passaggio obbligato, che potrebbe diventare un punto di controllo e di
sorveglianza"."A Gheddafi - ha proseguito - chiederò di
sollecitare il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, affinché si
faccia carico del problema relativo al traffico di donne nigeriane schiavizzate
e avviate alla prostituzione".La missione di Don Benzi avrà anche
l'obiettivo di promuovere il dialogo interreligioso tra l'Islam e la
cristianità, oltre a riportare a casa i bambini dello Zimbabwe operati
al cuore dai medici dell'Ospedale Sant'Orsola Malpighi di Bologna, nell'ambito
del "Progetto Cuore".La delegazione che accompagnerà i cinque
bambini operati comprende, oltre a Don Benzi, anche missionari e personale
medico e viaggerà a bordo di un aereo messo a disposizione personalmente
da Gheddafi.In occasione della partenza, prevista per mercoledì 30
luglio, è stata programmata una conferenza stampa, presso l'aeroporto di
Rimini, con inizio alle ore 12.30. (ANSA).
15.
IMMIGRAZIONE: Migrantes, prevedere formazione professionale governo programmi
nuovi ingressi su effettive esigenze (ANSA)- ROMA, 28 LUG - "Sorprende, ma non
troppo", l' intervento di Andrea Monorchio sulla realizzazione delle
grandi infrastrutture nel Paese e in particolare l'affermazione che 'senza
immigrati non si potranno neppure aprire i cantieri'. E' quanto ha dichiarato
al Sir padre Bruno Mioli, direttore dell' Ufficio per la pastorale dei profughi
e degli immigrati della Fondazione Migrantes (Cei).Secondo Mioli,
"Monorchio pone davanti a un'alternativa: o qualcuno garantirà la disponibilità
di operai o le grandi opere di infrastruttura non partiranno; e siccome questi
operai fra gli italiani non sono reperibili, si dovrà 'reclutarli' fra
gli immigrati. Insomma lo stesso problema del finanziamento delle grandi opere
è secondario o almeno subordinato a confronto della reperibilità
della manodopera o italiana o, se questa non c'é,
straniera"."Quando gli industriali del Veneto - prosegue padre Mioli
- reclamano altre 23.000 unità di manodopera straniera o quando, a
raggio nazionale, la Union Camere ne reclama più di 200.000, pongono di
fronte allo stesso dilemma: o si apre a nuovi ingressi di lavoratori stranieri
o lo sviluppo rimane bloccato. Sarebbe saggio porsi tutti davanti a questa
realtà e invitare il Governo a impostare già da quest'anno la
programmazione dei nuovi ingressi che corrisponda effettivamente alle esigenze
del mercato di lavoro. Altrimenti non si farà altro che allargare la
sacca della clandestinità".Ma, conclude Mioli, "occorre
prevedere, in Italia o già al Paese di origine, i necessari corsi di
formazione professionale, sia per non avere pura manovalanza, sia per mettere
questi lavoratori, che non sono solo forza lavoro, sulla strada di una
possibile promozione sociale e professionale". (ANSA).
16.
FLUSSI: il Friuli Venezia Giulia chiede al ministero del Lavoro altri 3mila
ingressi
(Stranieri in Italia)28 luglio 2003 TRIESTE - Solo 385 ingressi? Per venire
incontro alle nostre esigenze ne servono dieci volte tanti... Al coro di
scontento che ha accolto le risicatissime quote dell'ultimo decreto flussi, si
è aggiunta da qualche giorno anche la voce del Friuli Venezia Giulia,
regione che da Maroni e i suoi ha ottenuto il via libera per appena 385
ingressi. Venerdì scorso la giunta regionale ha inviato al Ministero del
Lavoro una lettera in cui chiede l'assegnazione di altri 3mila ingressi di
lavoratori extracomunitari, da impiegare entro la fine dell'anno. "Il
numero di ulteriori 3 mila quote - spiega l'assessore al Lavoro Cosolini -
suddivise a metà tra assunzioni a tempo determinato e a tempo
indeterminato, rappresenta una richiesta ponderata tenuto conto dei fabbisogni
individuati dalle associazioni dei datori di lavoro e dalle Province"
rispetto alle quali - ha ribadito - una recente assegnazione di 385 quote si
è rivelata del tutto insufficiente". "Insufficienza" che,
secondo Cosolini, si ripete ogni anno, ed "ha una ripercussione negativa
sulla capacità delle nostre imprese di stare sul mercato". Il
ventaglio di settori produttivi che si troveranno in seria difficoltà se
non si riaprirà il rubinetto dei flussi, è infatti molto ampio. A
non poter più fare a meno di lavoratori stranieri sono infatti
commercio, turismo, industria (specialmente qeulla metalmeccanica), edilizia e
agricoltura. In quest'ultimo settore, più che di stagionali, c'è
bisogno di lavoratori da assumere a tempo indeterminato. La giunta regionale
suggerisce anche di creare corridoi preferenziali per i lavoratori dei Paesi
più vicini al Friuli, che, si legge nella lettera, "sono ormai
diventati un naturale bacino di reperimento della manodopera nella
regione". Una richiesta che conferma la tendenza sempre più diffusa
tra le regioni italiane (Nordest in testa) a creare canali stabili per la
ricerca di lavoratori stranieri, magari anche con interventi di formazione
professionale in loco. La lettera della giunta friulana fa da contrappunto alle
recenti dichiarazioni di Giuseppe Silveri, direttore generale immigrazione del
ministero del Welfare, secondo il quale non c'è bisogno di altri
decreti flussi, dal momento che "con le autorizzazioni per 79.500
ingressi stabiliti dagli ultimi decreti sui flussi, e la regolarizzazione, che
coinvolge circa 700 mila immigrati, i fabbisogni delle imprese sono stati
coperti". Continua quindi il braccio di ferro: da un lato il governo
centrale, sicuro di aver "concesso" fin troppi lavoratori stranieri
alle imprese italiane, dall'altro le Regioni, che percepiscono molto più
direttamente i fabbisogni e la capacità d' accoglienza delle
realtà locali. Uno stallo dal quale, secondo gli amministratori
friulani, si può uscire solo avviando un dialogo costruttivo. "La
lettera che abbiamo inviato - conclude Cosolini - apre una fase di negoziato,
nel corso della quale sarà possibile verificare, in assenza di ostacoli
di natura normativa, la volontà politica del ministero di corrispondere
alle esigenze delle imprese e della comunità regionale".
17.
IMMIGRATI: Turco, dalla Bossi-Fini danni a viticoltura (AGI) - Roma, 28 lug. - "Anche
l'autorevole The Independent si preoccupa dei danni che possono derivare alla
nostra viticoltura per la mancanza di persone che in tempo utile partecipano al
raccolto e alla vendemmia".
Lo afferma Livia Turco, responsabile Welfare della Segreteria Nazionale
dei Ds, commentando l'articolo del quotidiano inglese che riporta le
preoccupazioni dei viticoltori italiani rispetto all'applicazione della
Bossi-Fini. "Questi
danni - continua - sono resi molto probabili dalla nuova legge
sull'immigrazione che ha reso più complicate e lunghe le procedure per
l'ingresso regolare per lavoro. Acutamente si mette in risalto che mentre Bossi
urla contro gli immigrati, gli imprenditori ne chiedono a viva voce le
braccia".
"Così come - prosegue la Turco - non può passare
inosservato il richiamo di Andrea Monorchio il quale, in qualità di
presidente della Infrastrutture Spa ha affermato nel corso di una intervista
che la realizzazione di grandi opere resterà un sogno senza gli
immigrati. A questi dati di realtà il Governo ha risposto con una quota
tardiva per il 2003 che prevede l'ingresso di 18 mila persone".
18.
SEMESTRE UE: Frattini presiede Troika con Albania (AGI) - Roma, 28 lug. - Il ministro degli Esteri Franco Frattini
ha presieduto a Roma la riunione ministeriale della "trojka" (Italia,
Irlanda, Commissione) con l'Albania, prevista dal programma della presidenza
italiana dell'Unione europea. Lo si apprende dalla Farnesina. La delegazione
albanese era guidata dal primo ministro Fatos Nano e comprendeva il ministro
degli Esteri designato, Marko Bello. Alla riunione hanno partecipato il
ministro degli Affari Esteri irlandese, Bryan Cowen, e i rappresentanti della
Commissione europea e del segretarito generale del Consiglio dell'Ue. Nella
riunione sono state esaminate le priorita' della presidenza italiana dell'Ue
per la regione dei Balcani occidentali alla luce delle conclusioni del
Consiglio europeo di Salonicco di giugno. Il primo ministro Nano ha garantito
la ferma volonta' del governo di Tirana di procedere sulla via delle riforme e
della integrazione regionale. La trojka ha al riguardo ribadito l'impegno a
sostenere la prospettiva europea dei Balcani occidentali, ha confermato
l'importanza del processo di stabilizzazione e associazione in atto attraverso
gli accordi con l'Ue e ha rinnovato all'Albania e agli altri paesi della
regione l'incoraggiamento a intensificare gli sforzi in direzione delle riforme
strutturali per favorire l'avvicinamento all'Europa. In questo contesto il
ministro Frattini ha in particolare sottolineato l'esigenza prioritaria della
lotta alla criminalita' organizzata e alla corruzione, come anche dello
sviluppo di una pubblica amministrazione efficiente e trasparente. Il ministro Frattini ha infine
ricordato, al di la' dell'appoggio europeo, le responsabilita' primarie delle
autorita' albanesi nel processo di avvicinamento all'Europa e nel sollecito,
positivo sviluppo del negoziato per l'accordo di associazione e
stabilizzazione, che resta un punto chiave nell'evoluzione dei rapporti
euro-albanesi. (AGI) Com-Sar/Esp
19.
AIDS - Il danno economico della malattia: in Africa reddito delle famiglie
spesso dimezzato. Nuovo rapporto della Banca mondiale (Redattore sociale) 28 luglio 2003
MILANO - Si è chiusa da pochi giorni la seconda conferenza mondiale di
Parigi sull'Aids che tra gli altri ha messo in evidenza la drammaticità
delle previsioni su scala macroeconomica dell'infezione. Secondo un nuovo
rapporto della Banca mondiale sui costi dell'Aids, la sindrome causa enormi
danni alle economie nazionali, fino a dimezzare i redditi delle famiglie. Il
rapporto, pubblicato a metà luglio, si sofferma sul caso sudafricano.
Nel Paese del continente più flagellato dall'Aids il prodotto interno
lordo ha fatto registrare una flessione tra lo 0,3% e l'1,5% annuo. "Le
stime precedenti - affermano dalla Banca mondiale - trascuravano l'impatto
dell'Aids sui bambini in caso di morte di uno o di entrambi i genitori, il
fatto che i bambini diventano orfani improvvisamente e sono esposti
all'abbandono scolastico. E che di conseguenza la malattia rende più
debole la trasmissione di abilità e conoscenze dalla generazione attuale
a quelle future". In casi eclatanti come il Sud Africa, nel giro di alcune
generazioni si potrebbe incorrere nel collasso economico. Per cui mantenere in
vita e in buona salute le persone infette, specie i genitori, in modo che
possano continuare a prendersi cura dei più piccoli, non è solo
una necessità di carattere umano, ma anche fondamentale per il futuro
economico del continente. Secondo le stime Unaids, nel mondo le persone affette
da Hiv a fine 2002 erano pari a 42 milioni. Di queste 29,4 milioni vivono
nell'Africa subsahariana.
20.
OK del Senato a giro vite contro tratta e schiavitu'(AGI) (AGI) - Roma, 26 lug. - Giro di
vite dalla commissione Giustizia del Senato per la legge sulla tratta delle
persone che inasprisce le pene contro il traffico di prostitute, di organi
vitali e la vendita di bambini. In sede deliberante, cioe' senza bisogno di
passare al voto dell'Aula, la commissione Giustizia ha dato il via libera al
provvedimento modificando pero' il testo venuto dalla Camera e che rendera'
necessario un nuovo esame a Montecitorio. La commissione ha anche reintrodotto
la possibilita' di ricorrere ai collaboratori di giustizia per i reati di
riduzione in schiavitu' e di traffico delle persone. E' stata, inoltre,
prevista la possibilita' di compiere operazioni di infiltrazioni nelle
organizzazioni criminali collegate alla prostituzione minorile. Il presidente
della commissione Antonino Caruso ha spiegato che le modifiche introdotte sono
state concordate con il ministro Prestigiacomo. "Tutti crediamo che la
Camera ora possa approvare il provvedimento in via definitiva prima della pausa
estiva". (AGI)
21.
SEMESTRE UE: immigrazione, Italia e Spagna per Burden Sharing (AGI) (AGI) - Alghero, 26 lug. -
I Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo non possono piu' continuare
a sostenere da soli gli oneri della lotta all'immigrazione clandestina, ne' sul
piano del pattugliamento delle coste ne' su quello del reimpatrio degli
stranieri sbarcati illegalmente. I ministri dell'Interno italiano Giuseppe
Pisanu e spagnolo Angel Acebes Paniagua, riuniti nei giorni scorsi ad Alghero
hanno concordato sulla necessita' che debba essere l'intera Unione europea a
farsi carico degli interventi indispensabili per proteggerla dalle conseguenze
della tratta degli esseri umani e dalle "nuove mafie" che su di essa
speculano. Pisanu non ha
riferito stime dei costi che il pattugliamento marittimo delle coste mediterranee
comporta, limitandosi a ribadire che i 140 milioni di euro di fondi per la
tutela delle frontiere dell'Unione per il 2004-2006 non sono sufficiente. Ma
l'intesa fra Italia e Spagna va oltre il principio del "burden
sharing". Acebes, vicino al premier Aznar quanto Pisanu a Berlusconi, ha
parlato di "perfetto accordo" su tutti i punti della politica in
materia di immigrazione, climinalita' organizzata e terrorismo previsti nel
programma del semestre italiano alla presidenza dell'Ue, illustratigli oggi,
davanti al mare e con attorno un incredibile spiegamento di forze dell'ordine,
dal ministro Pisanu, prima di una gita alle vicine grotte di Nettuno.
"Quando parlando di immigrazione clandestina usiamo il verbo
combattere", ha precisato Pisanu, a scanso di equivoci, "ci riferiamo
ai criminali che organizzano il traffico di esseri umani e lo sfruttano
spietatamente". Nel collega spagnolo il ministro italiano ha trovato un
alleato anche sulla proposta delle quote di immigrazione legale da offrire ai
Paesi d'origine e transito dei clandestini in cambio della collaborazione a
contrastare le partenze illegali. Ogni anno varcano le frontiere europee almeno
500.000 clandestini e ognuno - ha ricordato il ministro italiano - paga
mediamente 4.000 dollari. "L'Unione europea ha bisogno di braccia e siamo
d'accordo che forza lavoro regolare entri in Europa attraverso la porta
principale e in proporzione alla capacita' di assorbimento dei nostri sistemi
economici e sociali", ha sottolineato Pisanu, insistendo anche sulla
priorita' del sostegno ai Paesi in via di sviluppo per favorire occupazione e
sviluppo economico nel luogo d'origine degli immigrati. Per il controllo alle
frontiere - ha aggiunto il ministro dell'Interno - i Paesi che hanno aderito
all'Ue riceveranno 980 milioni di euro. "Le risorse che abbiamo non sono sufficienti,
ma gia' poter spendere presto e bene quelle che ci sono sara' di sollievo per
l'Italia e la Spagna che finora hanno dovuto provvedere da sole".L'Italia
ha gia' 27 accordi con Paesi di origine e transito dell'immigrazione
clandestina e insistera' - ha detto Pisanu - perche' siano estesi ad altri
Paesi. Non solo: la presidenza italiana intende fornire un forte sostegno alla
Commissione europea per stringere intese anche con Cina e Russia. "Le
priorita' indicate dall'Italia", ha sottolineato Acebes Paniagua,
"coincidono con le nostre in materia di sicurezza, non possiamo che
condividerle". In tema di lotta al terrorismo, il ministro spagnolo ha
insistito sulla necessita' di stroncare le fonti di finanziamento delle
organizzazioni eversive, soprattutto rafforzando la cooperazione fra le forze
investigative dei due Paesi e piu' in generale a livello europeo, e potenziando
- come proposto dall'Italia - il ruolo dell'Europol. Quanto alla lotta alla
criminalita' organizzata, altra priorita' della presidenza italiana, Acebes ha
insistito sulla necessita' di combattere il narcotraffico e la tratta degli
esseri umani, reato che l'Onu intende equiparare a quello commesso da chi
organizza l'immigrazione clandestina con un protocollo firmato da 36 Paesi,
destinato - ha ricordato Pisanu - ad entrare in vigore quando le firme
arriveranno a 40. Dopo gli incontri con i ministri dell'Interno francese
Sarkozy del 28 giugno scorso, sempre in Sardegna a Porto Rotondo, e con quello
spagnolo e l'intervento al forum dei nuovi Paesi membri dell'Ue ieri a
Salisburgo, il ministro Pisanu illustrera' le priorita' della presidenza
italiana in materia di immigrazione, asilo, lotta al terrorismo e cooperazione
di polizia al collega britannico David Blankett. La riunione e' in programma martedi'
prossimo a Londra, poi il tour europeo di Pisanu tocchera' Atene, Cipro e
Malta. (AGI) Rob/Van
22.
PADOVA: prima rilevazione psico-sociale su famiglie di immigrati (AGI) (AGI) - Padova 26 lug. -
Lavoro, casa, permesso di soggiorno, ma soprattutto condizioni psico affettive,
integrazione sociale e qualita' della vita delle famiglie: affonta ambiti
solitamente inesplorati una nuova analisi sul fenomeno dell'immigrazione
avviata nell'ambito del progetto "Sportelli Servizi Immigrati",
dell'Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Padova con un
questionario creato da un pool di esperti. "Per favorire una reale e completa integrazione
delle popolazioni extracomunitarie, ma anche per prevenire fenomeni di
criminalita' e di disagio sociale, e' necessario approfondire l'esame della
loro situazione e delle loro condizioni, al di la' delle tematiche piu' urgenti
come il lavoro e il permesso di soggiorno - sottolinea Vera Slepo, Assessore
alla Cultura e alle Politiche Sociali della Provincia di Padova. Il modo in cui
passano il tempo, il grado di integrazione, gli spazi sociali e le
problematiche che vivono quotidianamente: sono tutti elementi fondamentali per
analizzare e risolvere i disagi forse meno evidenti, ma sicuramente piu'
profondi degli extracomunitari presenti non solo sul territorio della nostra
Provincia, ma di tutto il territorio nazionale". Dall'ultima settimana di
luglio, presso i 41 "Sportelli servizi immagrati" che da quattro anni
forniscono informazioni sulla rete di servizi esistenti sul territorio, danno
informazione e supporto nelle pratiche relative al rinnovo di permessi di
soggiorno, intrattengono rapporti con la Questura e raccolgono dati dalla
capacita' lavorativa degli stranieri con la collaborazine di Acli, Caritas,
Cisl, Uil e Cgil, verra' distribuito un questionario, realizzato da un pool di
esperti, con l'obiettivo di tracciare un quadro delle condizioni psico- sociali
delle famiglie extracomunitarie. Rapporti con i vicini italiani, condizioni di
vita, conoscenza delle strutture di supporto cui poter accedere, ma anche
problematiche relative al rispetto dei dettami della propria religione e
presenza di punti di riferimento in Italia: questi solo alcuni dei temi toccati
dal questionario, a cui si aggiungono domande relative alle barriere
linguistiche e ai modi di trascorrere il tempo libero, senza trascurare il
"clima" che esiste sul luogo di lavoro. Ma non basta, un'attenzione
particolare nella realizzazione di questa rilevazione, e' stata dedicata alle
famiglie con figli. Quale il rapporto con l'istituzione scolastica? Quali
problematiche di integrazione con i compagni di scuola italiani e quali le
difficolta' di inserimento nel tessuto sociale? Il questionario sara'
distribuito in 5 lingue (Italiano, Francese, Tedesco, Arabo e Cinese) e dara'
la possibilita' di tracciare un quadro della situazione degli immigrati
nell'intera Provincia, tra difficolta', disagi e problematiche da risolvere. Ma
il progetto degli "Sportelli Servizi Immigrati" non si limitera' alla
raccolta e all'analisi dei dati: dal 4 settembre, infatti, presso i Comuni che
hanno aderito al progetto, attraverso la creazione degli sportelli, sara'
infatti disponibile un servizio di assistenza e ascolto. Sara' infatti
disponibile uno psicologo che svolgera' un'attivita' di supporto alle famiglie
extracomunitarie presenti su tutto il territorio della Provincia.(AGI)
Red/Sep/Van
23.
CARITAS affida a Sirchia proposta direttiva UE su immigrati (AGI) - Roma, 26 lug. - Una proposta di direttiva del Consiglio
dell'Unione europea e' stata affidata dalla Caritas di Roma al ministro della
Salute, Girolamo Sirchia, per tutelare il diritto alla salute degli immigrati
dell'Unione europea. "Portero' la proposta in Europa - ha detto Sirchia
alla presentazione del poliambulatorio della Caritas di Roma che compie venti
anni e che ha assistito fino ad oggi 75.000 pazienti con piu' di 20.000
prestazione l'anno - e la presentero' alla commissione sanita' del parlamento
europeo e alla commissione Ue". Solo nel 2002, la Caritas ha visitato
oltre 3.000 pazienti. La proposta, promossa dalla Caritas, ha gia' ricevuto
consensi da altre organizzazioni socio-sanitarie, enti pubblici, giuristi e da
alcuni parlamentari italiani a Strasburgo. La Caritas di Roma, la cui sede e' negli ampi locali
delle Ferrovie dello Stato della stazione Termini, spende all'anno per le
proprie iniziative di solidarieta' 350 mila euro, il 50% stanziato dalla
Regione Lazio. Il direttore delal Caritas mons. Guerino Di Tora, in occasione
del ventennale dell'associazione, ha offerto al ministro Sirchia un libro di
foto sull'immigrazione italiana in Svizzera, chiedendo contemporaneamente di
farsi carico presso il Parlamento Europeo di presentare la proposta della
Caritas di direttiva per esterndere il diritto alla salute per tutti gli
stranieri presenti nel territorio dell'Unione. "Lo faro' molto volentieri
- ha aggiunto Sirchia - ma non so se l'Unione Europea, che nel 2004 sara'
composta da 25 stati membri compresi quelli dove e' forte l'emigrazione verso
il Vecchio Continente, potra' accettarla. E' un dovere istituzionale verso
quelle famiglie numerose e bisognose. Occorrono pero' misure concrete di
prevenzione affinche' possano avere accesso a screening di tumori", ha
aggiunto il ministro della Salute ricordando che nel Piano Sanitario Nazionale
c'e' gia' un capitolo mirato che consente agli immigrati e zingari di recarsi
ai pronto soccorso per le cure. "In Italia ci sono 750 mila domande di
regolarizzazione per gli immigrati e quindi di assistenza futura", ha
concluso Sirchia. (AGI) Red/Sep/Van
La
rassegna stampa può essere consultata anche sul sito
www.immagineimmigratitalia.it - (Sito Web realizzato nell'ambito del
Progetto "Immagine degli immigrati in Italia tra media, Società
civile e mondo del Lavoro")