Rassegna stampa

30 luglio 2003

 

1. PROSTITUZIONE - Numero verde anti-tratta: oltre mezzo milione di chiamate in meno di 3 anni. Il 54% dei contatti nelle regioni del Sud (Redattore Sociale)

 

2. PROSTITUZIONE - Progetto ''Strada'' a Trento, Rovereto, Pisa e Potenza. Province, associazioni e aziende insieme contro la schiavitù (Redattore Sociale)

 

3. COOPERAZIONE - I bandi della Lombardia contraddicono le politiche nazionali di aiuti allo sviluppo? Conversazione con il presidente di Icei Somoza (Redattore Sociale)

 

4. AGRICOLTURA: CIA; mancano stagionali, a rischio raccolta insufficiente quota nuovi ingressi lavoratori extracomunitari (ANSA)

 

5. IMMIGRAZIONE: FVG; lega si oppone a nuovi arrivi commissario lega FVG, favorire lavoro disoccupati meridionali (ANSA)

 

6. IMMIGRAZIONE: meeting Loreto contro 'Europa-fortezza' tavola rotonda con Folena e Mons. Grabb (ANSA)

7. File davanti alle Questure? A Brescia le combattono con il decentramento (Stranieri in Italia)

8. Sondaggio della Swg: il 76% dei genovesi sono per l'accoglienza e l'integrazione degli immigrati (www.migranews.net )

 

9. L'International Organization for Migration in missione di recognizione a Nord Sumatra, mentre continua il divieto di accesso per le altre ONG - in costante aumento gli sfollati (Agenzia Fides)

 

10. E' Allarme per la raccolta del vino: il quotidiano inglese 'The Independent' mette in guardia l'Italia. (Stranieri in Italia)

 

11. COOPERAZIONE - La Lombardia preme per la cooperazione decentrata, con un piano di interventi per il 2004/2006 (Redattoresociale)

 

12. COOPERAZIONE - Partono i bandi per l'assegnazione di contributi in Lombardia: fissati i criteri per i progetti (Redattoresociale)

 

13. IMMIGRAZIONE: Pisanu a Malta, colloqui molto positivi problema da affrontare entro semestre italiano (ANSA)

14. IMMIGRAZIONE: Don Benzi incontrera' Gheddafi (ANSA)

15. IMMIGRAZIONE: Migrantes, prevedere formazione professionale governo programmi nuovi ingressi su effettive esigenze (ANSA)

 

16. FLUSSI: il Friuli Venezia Giulia chiede al ministero del Lavoro altri 3mila ingressi (Stranieri in Italia)

17. IMMIGRATI: Turco, dalla Bossi-Fini danni a viticoltura (AGI)

18. SEMESTRE UE: Frattini presiede Troika con Albania (AGI)

19. AIDS - Il danno economico della malattia: in Africa reddito delle famiglie spesso dimezzato. Nuovo rapporto della Banca mondiale (Redattore sociale)

 

20. OK del Senato a giro vite contro tratta e schiavitu'(AGI)

21. SEMESTRE UE: immigrazione, Italia e Spagna per Burden Sharing (AGI)

22. PADOVA: prima rilevazione psico-sociale su famiglie di immigrati (AGI)

23. CARITAS affida a Sirchia proposta direttiva UE su immigrati (AGI)

 

 

1. PROSTITUZIONE - Numero verde anti-tratta: oltre mezzo milione di chiamate in meno di 3 anni. Il 54% dei contatti nelle regioni del Sud (Redattore Sociale) 30 luglio 2003 - ROMA - In attesa di una nuova programmazione del progetto, è stata prorogata fino all'inizio del 2004 l'attività delle postazioni locali del Numero Verde (800.290.290) a sostegno delle donne vittime della tratta, situate nel territorio delle regioni del Sud d'Italia (6 sedi operative, a Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Cagliari e Regione Puglia) e del centro-nord (altre 9 postazioni situate nelle regioni Obiettivo 3). Dopo la scadenza della convenzione avvenuta il 30 giugno scorso, le postazioni possono rimanere attive attraverso la concessione di una proroga di 8 mesi che consentirà di effettuare un'analisi del monitoraggio del lavoro svolto nel corso degli ultimi 2 anni e di adeguare l'intervento futuro alle nuove disposizioni contenute nella legge "Bossi-Fini".Gestito dalla Telecom Italia, il numero è attivo 24 ore su 24, è stato affidato all'Ati "Atesia". L'attività delle sei sedi del Meridione, tra l'altro, è cofinanziata dal PON attraverso il Fondo Sociale Europeo. E proprio dal numero 7/8 di Obiettivo Sud, pubblicazione del Pon, riportiamo alcuni dati dell'atività del numero verde. Su un totale di oltre mezzo milione di telefonate complessive a livello nazionale arrivate fino al marzo del 2003 (per la precisione 520.936), per quanto riguarda le vittime, le chiamate provengono dalle regioni "Obiettivo 1" nel 54% dei casi (Campania-Basilicata 33%, Puglia 10%, Sicilia 8%, Calabria 2% e Sardegna 1%). Seguono Lazio (10%), Liguria (8%), Lombardia (8%),Veneto-Friuli-Trentino (7%), Emilia Romagna (5%), Piemonte-Valle d'Aosta (3%), Toscana (3%), Umbria (1%), Marche-Abruzzo-Molise (1%).Giova ricordare che il "Numero Verde anti-tratta" gestisce forme d'intervento per offrire alle vittime una possibilità di sostegno e tutela, garantendo un riferimento anche in quelle aree dove non sono presenti progetti di protezione sociale. Un'iniziativa che rientra nelle azioni di sistema previste dalla normativa vigente. Interventi che hanno lo scopo di avviare e sostenere il percorso di precisi programmi di protezione sociale per le vittime. Le azioni di sistema hanno, inoltre, il compito di garantire la sicurezza delle donne e dei minori che hanno subito violenza, di coordinare l'azione statale contro le organizzazioni criminali che praticano il traffico di esseri umani, di monitorare costantemente l'effettiva entità, la distribuzione territoriale, le caratteristiche e la pericolosità sociale del fenomeno, garantire il collegamento tra i servizi, consentire ulteriori "vie di fuga" oltre a quelle offerte dai progetti di protezione sociale, mantenere aggiornata la mappa dei servizi. Infatti, gli operatori (tra cui anche mediatori interculturali, medici, psicologi e assistenti sociali) in servizio nelle postazioni del Numero Verde hanno il compito di fornire informazioni di carattere legale psicologico e medico alle donne anche nelle lingue del paese di provenienza. Ma chi si rivolge al numero verde antitratta? Sono ovviamente vittime del traffico (11,29%), clienti (7,28), parenti (8,70), agenti di pubblica sicurezza (7,03) persone sospette (1,35) e persone che sfruttano la prostituzione (2,73). Ma a chiamare in numero verde antitratta, secondo il monitoraggio fornito dal Dipartimento Pari opportunità, sono soprattutto i cittadini, con una percentuale sulle telefonate pari al 61,61%. Quanto alle vittime, sono soprattutto albanesi, nigeriane, donne dell'Europa dell'est e provenienti da altri paesi dell'Africa. Come detto, complessivamente sono stati 520.936 i contatti dal luglio 2000, di cui il 40% con le postazioni situate nelle regioni "Obiettivo 1". Le chiamate per le quali sono state fornite informazioni oppure predisposti interventi sono state 194.350 mentre quelle non gestite sono state 326.586. La grande maggioranza delle telefonate avviene per chiedere informazioni sul numero verde. Chiama per questo motivo il 48,84% delle donne vittime, il 63,58 per cento dei cittadini, il 66,80% delle forze dell'ordine, il 62,32% dei parenti e il 64,61 dei clienti. Le donne che telefonano chiedono anche informazioni sui programmi di protezione nel (27.52%) dei casi, mentre risultano da parte loro scarsissime le richieste che riguardano problemi legali (2,83%) e sanitari lo (0,64%).Per i cittadini risultano di una certa rilevanza le informazioni giuridiche, il 14% delle chiamate. I parenti sono gli unici che arrivano al 2,56% nel chiedere informazioni sanitarie oltre a quelle generali sui programmi di protezione e giuridiche. E il 14,22 per cento del personale della Pubblica Sicurezza fa domande sui programmi di protezione.

 

2. PROSTITUZIONE - Progetto ''Strada'' a Trento, Rovereto, Pisa e Potenza. Province, associazioni e aziende insieme contro la schiavitù (Redattore Sociale) 29 luglio 2003 PISA - Come aiutare le donne vittime della tratta a conquistare una vita libera dalla schiavitù dello sfruttamento sessuale? Il Progetto "Strada" (recupero socio-lavorativo delle donne che decidono di sottrarsi alla criminalità, con gli strumenti normativi previsti dall'art.18 della legge 286/98) prova a dare una risposta e stila un primo bilancio dell'attività svolta.L'iniziativa, avviata ad inizio 2002 nell'ambito del Programma Comunitario "Equal", gode di un ricco partenariato sia nazionale (provincia di Pisa come soggetto titolare, comune e provincia di Trento, comune di Rovereto e provincia di Potenza) sia, come il programma Equal richiede, transnazionale (con il coinvolgimento di Austria Olanda e Francia). In ambito nazionale ogni singola area si avvale della collaborazione di numerosi soggetti pubblici e del privato sociale (tra cui l'associazione "On the Road"), università, sindacati e forze dell'ordine.Complesso il quadro del fenomeno, così come emerso dalla prima attività di monitoraggio. Al di là dei singoli contesti territoriali, sono in primo piano tre aree problematiche: la strutturazione delle reti delle organizzazioni criminali, nel sempre più efficiente intreccio transnazionale/locale; la tendenza al passaggio dall'ambito evidente e più degradato della strada a quello sommerso della prostituzione in appartamento (o mascherata in locali e centri massaggi); le caratteristiche delle persone coinvolte. "Alcuni elementi - si legge nella relazione di sintesi del progetto - sono fortemente differenziati, in particolare la provenienza (Albania, Nigeria, Est Europeo, Ex Urss, America Latina), l'età (compresa tra i 15 e i 35 anni), la scolarizzazione (dall'analfabetismo alla laurea), il grado di consapevolezza rispetto alla destinazione al mercato prostituivo(alla mancanza pressoché totale di percezione della realtà cui si va incontro si accompagna in altri casi una scelta consapevole dettata dalla difficile situazione economica del paese di origine)". Definiscono invece in modo omogeneo il problema: "la conoscenza quasi nulla in materia di diritti e prevenzione-tutela della salute, la presenza irregolare in Italia e la scarsa familiarità con la lingua italiana". L'azione progettuale successiva ha costituito nell'area pisana - territorio referente in cui si attuano tutte le "macrofasi" del programma di lavoro - un "Drop in center", centro polifunzionale di servizi di informazione, accompagnamento, consulenza (a livello sanitario, psicologico, legale) e luogo per la realizzazione di incontri a tema. Lo sportello, che vede coinvolte l'Associazione Donne in Movimento e la Cooperativa "Il Cerchio", si avvale del lavoro di 6 operatori tra mediatori culturali consulenti legali e sociologi. In questo ambito, le fasi più significative e delicate del progetto prevedono l'attività di presa in carico, accoglienza e accompagnamento verso l'autonomia, per poi approdare ad orientamento professionale, formazione pratica in impresa ed inserimento lavorativo."Abbiamo concluso due mesi fa il primo percorso di orientamento ed alfabetizzazione per 5 ragazze - spiega Serena Vella, dell'Ufficio Pari Opportunità della provincia di Pisa - e ci troviamo di fronte a giovani madri con forte disagio psichico e in situazioni di coercizione sempre più gravi, è per questo urgente allargare la rete anche a soggetti nuovi, come dipartimenti di psichiatria e strutture ospedaliere". Nel difficile cammino verso l'inserimento lavorativo "sono ad oggi 7 nel territorio provinciale - continua la Vella - le persone coinvolte in percorsi da 2 a 6 mesi di formazione pratica in impresa, in aziende che hanno manifestato la volontà di assumerle a conclusione di un'esperienza positiva".Nell'area di Trento si contano invece finora 5 inserimenti nel percorso formativo, l'area di Potenza non ha a disposizione sufficienti strumenti in questo ambito e sta elaborando capacità progettuale in base all'esperienza delle altre aree. "Il territorio trentino - si legge ancora nella relazione di sintesi - presenta caratteristiche socioeconomiche tali da facilitare il contatto con le piccole medie imprese; la provincia di Potenza ha comunque un'importanza strategica fondamentale come punto di collegamento tra la Puglia, dove le ragazze arrivano dalle coste vicine, e la Campania, dove le organizzazioni criminali hanno strutture ben organizzate pronte a gestire il carico di "merce umana".

 

3. COOPERAZIONE - I bandi della Lombardia contraddicono le politiche nazionali di aiuti allo sviluppo? Conversazione con il presidente di Icei Somoza (Redattore Sociale) 29 luglio 2003

 

MILANO - "Questo governo non ha una politica di cooperazione internazionale, e oggi le Ong sopravvivono solamente grazie agli interventi delle Regioni": è questo il commento di Alfredo Somoza, Presidente dell'ICEI (Istituto Cooperazione Economica Internazionale), alla pubblicazione dei bandi di concorso della Regione Lombardia, con cui verranno assegati i contributi per le iniziative di cooperazione decentrata. Somoza mette in evidenza una sorta di "schizofrenia" nel rapporto tra i partiti di governo e gli aiuti allo sviluppo: a livello nazionale è tutto fermo, ma regioni di centrodestra come la Lombardia portano avanti politiche molto avanzate su questi temi.

 

Dottor Somoza, lei crede che ci siano differenze tra le politiche nazionali e regionali in materia di cooperazione internazionale?"Di fatto questo governo non ha una politica di cooperazione internazionale, non esiste nemmeno un sottosegretario con delega alla cooperazione, come accadeva nelle passate legislature. Nel 2002 non è stato erogato neppure un euro di fondi, e hanno provato (fortunatamente senza successo) a destinare alle "missioni umanitarie" militari le risorse destinate alla cooperazione. Per questo governo la politica estera è vendere all'estero i prodotti italiani, relegando gli ambasciatori al ruolo di commessi viaggiatori, mentre il mondo della cooperazione internazionale cerca di allargare gli orizzonti della politica ai rapporti di solidarietà, importanti almeno quanto i rapporti economici. Il rapporto con le Regioni, invece, è totalmente diverso, e per quanto mi riguarda decisamente positivo".

 

In che modo le regioni facilitano il lavoro di chi opera nel settore della cooperazione?"L'assenza di linee politiche nazionali ha reso sempre più importanti gli interventi della regione, che oltre ad essere più concreti sono anche meno burocratizzati: I rapporti con le regioni hanno finora permesso finanziamenti certi e in tempi rapidi, con la certezza di ricevere in tempo utile i soldi promessi per gli interventi di cooperazione, senza dover anticipare nulla di tasca propria. Per questo nuovi bando relativo ai finanziamenti sulla cooperazione decentrata, ad esempio, sappiamo con certezza che a gennaio i vincitori del bando avranno gia' ricevuto i contributi promessi e saranno in grado di far partire i loro progetti, senza ricorrere a prestiti. A livello nazionale, invece, ci sono tre milioni di euro di arretrati che lo stato deve ancora erogare alle Ong. Questi soldi sono stati anticipati dagli organismi di cooperazione, che hanno dovuto aprire delle linee di credito con le banche, e per questi prestiti stanno pagando degli interessi che nessuno rimborserà mai".

 

A cosa è dovuta, secondo lei, questa latitanza sui temi della cooperazione a livello nazionale da parte delle stesse forze politiche che nelle regioni promuovono questo tipo di interventi?"Più che alla cattiva volontà, credo che il mancato intervento sui temi della cooperazione sia dovuto ad una profonda carenza culturale dell'attuale governo, che lo tiene a distanza dalla realtà del terzo settore. La cultura governativa riguarda il mondo economico, il profitto e gli scambi commerciali, tematiche lontanissime da quelle delle organizzazioni non governative. Dopo la campagna delle "bandiere di pace" il governo ha capito che il III settore era avverso alle sue scelte in materia di politica estera, e adesso non ha più interesse alle iniziative di solidarietà della società civile. Fortunatamente a livello locale esistono delle sensibilità diverse, che garantiscono un maggiore spazio di azione.

 

Qual è il quadro legislativo nel quale si muovono le organizzazioni che si occupano di cooperazione? "A livello nazionale abbiamo la legge 49/87, che ormai è un pò "vecchiotta" e risente del peso dei suoi anni. Nella precedente legislatura tutti i tentativi di modifica e attualizzazione di questa legge sono andati in fumo, e oggi di riforma della cooperazione non si sente quasi più parlare. Di fatto la regioni si sono dotate di normative "ad hoc" per regolamentare le attività delle organizzazioni attive nel settore della cooperazione. Ci sono alcune eccezioni negative, come la Campania ancora sprovvista di una legge regionale, ma in Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana abbiamo leggi molto avanzate che di fatto tengono in piedi la cooperazione in assenza di spinte a livello nazionale. In Lombardia, ad esempio, la legge regionale sulla cooperazione riconosce anche soggetti non riconosciuti dalla legge nazionale. Oltre alle ONG accreditate presso il ministero degli Esteri, e che assorbono il 50% dei finanziamenti disponibili, vengono ammesse ai bandi di concorso anche realtà locali come associazioni, Onlus e gruppi missionari". (cg)

 

4. AGRICOLTURA: CIA; mancano stagionali, a rischio raccolta insufficiente quota nuovi ingressi lavoratori extracomunitari (ANSA)- ROMA, 29 LUG - Dopo siccità, grandinate e piogge il settore agricolo va incontro a un' altra emergenza: mancano circa 4.000 lavoratori stagionali e per le imprese cominciano nuove le difficoltà. A lanciare l' allarme è la Confederazione italiana agricoltori (Cia), secondo la quale "le coltivazioni che si sono salvate dalle avversità atmosferiche rischiano di andare perdute perché mancano i lavoratori extracomunitari per la raccolta".Per la Cia il decreto che ha autorizzato 19.500 nuovi ingressi di lavoratori extracomunitari (di cui 8.500 stagionali, destinati per meno della metà all'agricoltura) al momento non é sufficiente a soddisfare le richieste delle aziende agricole alla vigilia di importanti campagne di raccolta, come quelle dei pomodori, della frutta, della vendemmia, delle olive e delle nocciole. La situazione sul fronte dell'immigrazione e del lavoro in agricoltura resta, quindi, difficile e preoccupante. La Cia sottolinea, inoltre, che "il ritardo di un anno nell' emanazione del decreto attuativo della Bossi-Fini e, pertanto, delle nuove procedure, provoca sul territorio uno stato di confusione generale, aggravato dal ritardo e dalla difformità di comportamenti con cui gli uffici competenti stanno procedendo alla regolarizzazione, vanificando in tutto o in parte lo sforzo, anche economico, degli imprenditori agricoli che si sono impegnati nella regolarizzazione".Le aziende agricole - afferma ancora la Cia - vivono, ormai da anni, uno stato di profonda incertezza cui va posto definitivamente rimedio; ciò va fatto sulla base di valutazioni realistiche e responsabili, che tengano conto dell'assoluta necessità di governare al meglio, e non di reprimere, il fenomeno dell' immigrazione regolare. Pertanto la Cia chiede che venga predisposto, al più presto, il documento triennale di programmazione allo scopo di conoscere "in maniera chiara la linea che il governo intende seguire sulla materia, mentre sul fronte tecnico sollecita un confronto serio sul meccanismo dei flussi, che per il lavoro stagionale si è rivelato farraginoso e inapplicabile". (ANSA).

 

5. IMMIGRAZIONE: FVG; lega si oppone a nuovi arrivi commissario lega FVG, favorire lavoro disoccupati meridionali (ANSA)- UDINE, 29 LUG - La Lega Nord Friuli si oppone all' iniziativa dell' assessore regionale al Lavoro del Friuli-Venezia Giulia, Roberto Cosolini, di chiedere l' autorizzazione ad assumere, in regione, tremila immigrati extracomunitari in aggiunta alle quote già assegnate. Secondo il commissario della Lega Nord Friuli, Fulvio Follegot, le esigenze di manodopera a basso costo non devono far sottovalutare i costi sociali che - a suo giudizio - comporterebbero nuovi ingressi di stranieri. "Si è creata - ha affermato Follegot - una spirale perversa: abbiamo lavoratori che arrivano dall' estero e si accontentano di paghe basse entrando in concorrenza con una forza lavoro rappresentata da cittadini italiani disoccupati, soprattutto del Sud, che sotto una certa soglia retributiva preferisce non lavorare, ricevendo comunque aiuti economici dallo Stato. La soluzione - ha concluso Follegot - non è continuare ad aprire le frontiere ai lavoratori stranieri, ma incentivare i disoccupati, soprattutto del Sud, ad entrare nel mondo del lavoro con l' attribuzione di un reddito adeguato al costo della vita". (ANSA).

 

6. IMMIGRAZIONE: meeting Loreto contro 'Europa-fortezza' tavola rotonda con Folena e Mons. Grabb (ANSA)- LORETO (ANCONA), 29 LUG - No all' 'Europa-fortezza', bisogna rimodellare la politica europea in tema di immigrazione. E' la richiesta emersa oggi da una tavola rotonda su globalizzazione e migrazione in Europa nella seconda giornata del Meeting Internazionale di Loreto organizzato dai Missionari Scalabriniani.I termine "Europa-fortezza" è stato coniato da mons. Amedee Grabb, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, che ha distinto tra globalizzazione e migrazione "due concetti non del tutto simili". Comunque per la Chiesa - ha ricordato - "la dimensione dell' accoglienza è fondamentale, perché essa per prima è un popolo di migranti. Per questo è impensabile una vita da cristiani che prescinda da un' apertura incondizionata al 'diverso' che entra nei nostri mondi". Serve quindi un rimodellamento della politica europea, lasciandosi alle spalle la cultura improntata al nazionalismo di '800 e '900 e l' idea della fortezza. "Non vogliamo un' Europa-fortezza che si chiude in se stessa - ha ammonito il religioso - la vogliamo aperta in tutte le accezioni del termine".Secondo l' on. Pietro Folena (Ds), molti Stati membri dell' Unione Europea condividono "la politica miope di buona parte dell' Occidente che vede nella concorrenza dei Paesi poveri una minaccia a cui resistere". E anche se l' approccio a livello comunitario è stato "più ragionato", la stagione europea apertasi con il consiglio europeo di Tempere, nel 1999, che definì i principi-guida e le tappe principali di una politica integrata sulle migrazioni "sembra essersi chiusa" con risultati deludenti, come quelli del Consiglio Europeo di Siviglia del 2002. "Da allora - ha osservato Folena - il pendolo delle politiche migratorie in Europa sembra pendere decisamente sul versante della repressione e della chiusura".Di "educazione all' accoglienza" ha parlato Catherine Withol de Wenden, direttrice del Centro Europeo Ricerche Immigrazione. "L' Europa registra un milione e 400 mila entrate annuali, rispetto alle 850 mila che interessano Stati Uniti e Canada insieme - ha spiegato - . E' normale che si trovi spiazzata, perché ha a che fare con un movimento di dimensioni imponenti che prima non conosceva". E che ha compreso con circa 20 anni di ritardo: negli anni '50, '60 e '70, il fenomeno migratori era considerato transitorio. Quando c' è stata la presa di coscienza della sua natura stabile, ha aggiunto de Wenden, si è passati alla fase di "demonizzazione", con il deciso rifiuto dell' immigrazione in tutte le sue forme da parte delle destre di alcuni Paesi euopei come Francia e Danimarca.Quanto all' Italia, il presidente delle Acli Luigi Bobba ha auspicato il raggiungimento di una nuova consapevolezza che l' Italia "da Paese di partenza è diventata Paese di approdo".

 

7. File davanti alle Questure? A Brescia le combattono con il decentramento (Stranieri in Italia) 29 luglio 2003 BRESCIA -Ore ed ore a sciogliersi sotto il solleone davanti all'ufficio stranieri della questura per rinnovare un permesso di soggiorno. Per gli 80mila stranieri di Brescia e dintorni è solo un brutto ricordo. Nella più estesa provincia lombarda da qualche anno è stato infatti avviato con successo un servizio decentrato per la raccolta delle pratiche di rinnovo del permesso di soggiorno, di richiesta di carta di soggiorno e di nulla osta al ricongiungimento famigliare. Una soluzione nata per iniziativa dalla "Cooperativa Tempolibero" di Brescia, come racconta il responsabile del settore immigrati Riccardo Filippini. "Tutto è iniziato qualche anno fa, quando abbiamo presentato alla Regione un progetto per l'apertura di alcuni sportelli informativi per gli stranieri nei comuni della Val Sabbia. In quell'occasione abbiamo chiesto di poter fare negli sportelli periferici cose che fino a quel momento si potevano fare solo in Questura". La proposta di decentramento amministrativo convinse subito il questore Paolo Scarpis, che emanò un decreto che autorizzava iniziative di questo tipo in tutta la provincia. "All'interno di questi sportelli -continua Filippini - gli immigrati possono presentare la domanda per i rinnovi e per le altre procedure, ottenendo una ricevuta per avvenuta presentazione come se fossero in Questura". A questo punto entra in gioco un altro fiore all'occhiello di Brescia: lo sportello immigrati on line , dove è possibile controllare la data di convocazione per ritirare i documenti in Questura . E per gli stranieri che non hanno accesso alla rete, ci sono comunque gli elenchi cartacei delle convocazioni, affissi con il massimo della tempestività possibile in tutti gli sportelli decentrati. In controtendenza con il resto d'Italia, in provincia di Brescia solo il 30% degli immigrati sono insediati nel capoluogo, e per qualcuno di loro ci vogliono anche due ore di macchina per arrivare in Questura. Va da sé che gli sportelli decentrati nei comuni di residenza ci hanno messo poco a superare i confini della Val Sabbia: oggi in tutta la provincia se ne contano più di trenta. Grazie al decentramento l'Ufficio stranieri di Brescia ha accorciato notevolmente i tempi per il disbrigo delle pratiche e alleggerito il lavoro di sportello, al punto che chi si reca direttamente in Questura, può addirittura rinnovare il proprio permesso di soggiorno in giornata. Non manca, però, l'altra faccia della medaglia. Il fatto che quest'iniziativa sia stata avviata solo a Brescia ha fatto da richiamo per tutte zone limitrofe. "Dalle province vicine - spiega Filippini - arrivano molti stranieri che autocertificano il proprio domicilio qui, caricando la Questura di lavoro che in realtà non sarebbe di sua competenza". Un impasse da cui si può uscire solo estendendo la pratica del decentramento ad altre province. In attesa di un intervento risolutore del Ministero dell'Interno, non rimane che affidarsi alla lungimiranza dei Questori italiani. Quello stesso Paolo Scarpis che anni fa ha avviato il decentramento a Brescia, proprio oggi è diventato questore di Milano. Dopo la cerimonia d'insediamento ha dichiarato: "E' possibile che, anche in questa città, introduca un sistema ulteriormente decentrato per le problematiche legate all'immigrazione..."

 

8. Sondaggio della Swg: il 76% dei genovesi sono per l'accoglienza e l'integrazione degli immigrati (www.migranews.net) di Saleh Zaghloul - Secondo gli immigrati Genova è da sempre città "aperta". I risultati del sondaggio commissionato dai DS genovesi alla Swg di Trieste illustrati venerdì 18 luglio hanno dato loro ragione. Ecco alcuni dati del sondaggio: - Il 73% dei genovesi si dice propenso all'accoglienza rispetto al 60% del dato nazionale. - Il 41% ritiene che gli immigrati debbano essere aiutati ad integrarsi meglio nella società. Integrazione che il 76% vorrebbe, nel futuro, completa. - Il 72% dei genovesi respinge l'equazione immigrazione = criminalità, a fronte di un solo 17% che li addita come criminali. - Il 62 % ritiene che gli immigrati siano una risorsa per l'Italia. - Il 67% è convinto che gli immigrati facciano dei lavori che gli italiani non vogliono più fare. - Il 53 % è favorevole ad estendere il diritto di voto amministrativo agli immigrati. Anche nel luglio del 1993, durante gli scontri provocati dalle ronde razziste nel centro storico, gli immigrati hanno rifiutato di considerare i genovesi come razzisti per colpa di una piccola minoranza di "poveri" ignoranti xenofobi: hanno sempre affermato che la discriminazione nei loro confronti ha altre origini. La discriminazione vera è quella che li colpisce quando si rivolgono agli sportelli pubblici per accedere ad un servizio o un diritto, per espletare le quotidiane pratiche burocratiche come il rilascio del libretto del lavoro, il rinnovo del soggiorno o la residenza. Qualche anno fa un lavoratore iraniano mi fece questo discorso: "Potrebbe anche capitarti un incontro con uno stupido razzista che inveisca nei tuoi confronti, ma se sei una persona intelligente fai finta di niente, cambi strada; ti rivolgi da un'altra parte e quanto è accaduto non influisce più di tanto nella tua vita che continuerà ad andare come prima. Il problema vero è quando sei allo sportello pubblico per chiedere il libretto del lavoro e ti dicono di no, che per gli italiani ci sono delle regole e per gli immigrati ce ne sono delle altre, che prima devi trovare il datore di lavoro e solo quando quest'ultimo fa richiesta ti rilasciano il libretto di lavoro. In questo caso la tua vita è danneggiata, diventa un'impresa impossibile trovare lavoro, visto che la prima cosa che ti chiede il datore è proprio il libretto (loro ti dicono prima il lavoro e poi ti diamo il libretto e il datore ti dice prima il libretto e poi il lavoro!), questa si che è una discriminazione tragica. La discriminazione si presenta concretamente quando per rinnovare il tuo permesso di soggiorno devi dormire la notte davanti alla questura per via delle lunghissime code, quando chiedi l'assegno per il terzo figlio e ti dicono che ne hanno diritto solo i cittadini italiani, quando chiedi l'assegno sociale e ti dicono che non basta il permesso di soggiorno ma ci vuole la carta di soggiorno ecc." Non sono i genovesi, non sono gli italiani ma è la mancanza di una politica razionale di governo sull'immigrazione che rende la vita difficile sia agli immigrati sia agli italiani, in particolare a quelli che sono loro più vicini: gli amici, i parenti ed i datori di lavoro. Dunque i sondaggi dicono che il 60% degli italiani è per l'accoglienza. Prima dei sondaggi, la maggior parte dei partiti dei due schieramenti era (chi sa come e perché?) convinta che la popolazione rifiutasse gli immigrati e di conseguenza, per avere i suoi voti, occorreva "fare a gara" a chi è più bravo nel proporre leggi che impediscano l'ingresso di stranieri nel paese, che ne espellano il più possibile, che li escludano dai servizi e dai diritti; alla fine, le leggi di uno schieramento risultano poco differenti dalle leggi dell'altro. Dopo i sondaggi forse qualcuno dovrebbe rivedere la sua politica sull'immigrazione. Comunque i valori contano poco o niente. Sono più importanti i voti ed i sondaggi.

 

9. L'International Organization for Migration in missione di recognizione a Nord Sumatra, mentre continua il divieto di accesso per le altre ONG - in costante aumento gli sfollati (Agenzia Fides) 29 luglio 2003, Giacarta - Una vena di ottimismo circola fra le organizzazioni umanitarie internazionali dopo che il governo indonesiano ha permesso all'International Organization for Migration (IOM) di compiere visite sul campo ad Aceh, la provincia indonesiana nel Nord di Sumatra, dove è in corso un'azione militare delle forze armate regolari per sedare il movimento separatista del Free Aceh Movement (GAM). L'IOM è un'organizzazione intergovernativa che lavora con i migranti e i rifugiati fornendo assistenza umanitaria in partnership con i governi locali. Ad Aceh ha il compito di raccogliere informazioni e monitorare la situazione degli sfollati interni, per poter organizzare un'assistenza efficace. Sin dall'imposizione della legge marziale, nel maggio scorso, alle associazioni umanitarie e Ong, così come ai mass media e giornalisti, è vietato l'accesso ad Aceh. Solo piccole Ong locali possono intervenire con limitati mezzi e strutture. Le organizzazioni hanno chiesto a Giacarta di permettere l'operato di un numero maggiore di enti per prendersi cura della popolazione, dato l'aumento costante di sfollati. "Il governo ha stanziato 600 miliardi di rupie per l'assistenza umanitaria, ma il problema è la quantità e la qualità dell'aiuto. Alle organizzazioni che fanno dell'assistenza la loro specifica vocazione e professione, invece, non è invece consentito lavorare", afferma in un colloquio con l'Agenzia Fides padre Janata Sudri, direttore del Jesuit Refugees Service (JRS) ad Aceh.  "La gente ha paura e i rifugiati sono vittime del conflitto. Sono davvero preoccupato per la situazione. Speriamo di poter presto intervenire ad Aceh". L'ufficio del JRS, presente con un ufficio nella regione, continua a tenere sotto controllo la situazione ma non è ancora operativo mancando il permesso del governo e i necessari contatti con l'esterno della provincia. Il governo indonesiano teme che, con l'ingresso di cittadini stranieri, il conflitto si possa internazionalizzare, come è accaduto a Timor Ovest, con l'uccisione di alcuni funzionari dell'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati nel 2000. Intanto ad Aceh mancano le condizioni di sicurezza per garantire una minima assistenza sociale. Il 19 luglio è stata attaccata una autoambulanza della Croce Rossa, a pochi km da Banda Aceh e alcuni volontari sono stati feriti. La popolazione civile continua a soffrire per la recrudescenza del conflitto che, secondo l'annuncio di Giacarta, durerà almeno fino a dicembre. Le famiglie sfollate sono oltre 18mila per un totale di 80mila persone, dei quali circa 50mila si trovano in campi profughi gestiti dal governo, altri 30 mila sono tornati nelle loro case, anche se molti le ritrovano saccheggiate o distrutte. Molti stanno lasciando Aceh per rifugiarsi in altre province di Nord Sumatra. Il governo ha preparato 49 campi temporanei che accolgono i 50mila sfollati con molta difficoltà: acqua, cibo e assistenza umanitaria scarseggiano

 

10. E' Allarme per la raccolta del vino: il quotidiano inglese 'The Independent' mette in guardia l'Italia. (Stranieri in Italia) 29 luglio 2003 "L'economia italiana perderà nuovi colpi sul mercato nazionale ed internazionale". Questo il cattivo presagio venuto alla mente di alcuni giornalisti dell'autorevole quotidiano 'The Independent', preoccupati dei danni che possono derivare da una disastrosa raccolta della nostra viticoltura. Tuttavia, il problema non sorge - secondo il giornale inglese - dalla siccità e dall'afa che da due mesi attanagliano la penisola, ma bensì dalla mancanza di persone che in tempo utile partecipano al raccolto e alla vendemmia. Il messaggio lanciato dai giornalisti inglesi è stato raccolto da Livia Turco, responsabile Welfare della Segreteria Nazionale dei Ds, che ha commentato l'articolo che riporta le preoccupazioni dei viticoltori italiani rispetto all'applicazione della Bossi-Fini. "Questi danni - afferma la Turco - sono resi molto probabili dalla nuova legge sull'immigrazione che ha reso più complicate e lunghe le procedure per l'ingresso regolare per lavoro. Acutamente si mette in risalto che mentre Bossi urla contro gli immigrati, gli imprenditori ne chiedono a viva voce le braccia". "Così come - prosegue la Turco - non può passare inosservato il richiamo di Andrea Monorchio il quale, in qualità di presidente della Infrastrutture Spa ha affermato nel corso di una intervista che la realizzazione di grandi opere resterà un sogno senza gli immigrati. A questi dati di realtà il Governo ha risposto con una quota tardiva per il 2003 che prevede l'ingresso di 18 mila persone". Che ne sarà del buon Tocai o magari del Sangiovese di Romagna?Speriamo di non rimpiangerli...

 

11. COOPERAZIONE - La Lombardia preme per la cooperazione decentrata, con un piano di interventi per il 2004/2006 (Redattoresociale) 28 luglio 2003 MILANO - La Regione Lombardia fa progetti di solidarietà a lunga scadenza, con la pubblicazione delle "linee guida" che determineranno l'indirizzo degli interventi di cooperazione decentrata nel triennio 2004/2006. Il documento con cui la Regione ha presentato i suoi programmi di sostegno alla cooperazione è stato presentato assieme al bando di concorso per l'erogazione di finanziamenti alle organizzazioni lombarde che hanno presentato progetti di cooperazione decentrata. La Giunta Regionale, nelle sue "linee guida" per la cooperazione ha dichiarato di avere "il preciso interesse a mantenere un ruolo attivo e di impulso nell'ambito della cooperazione decentrata allo sviluppo". Nello spirito della cooperazione decentrata, tutti i progetti finanziati dalla Regione dovranno essere realizzati "in collaborazione con soggetti locali, istituzionali o non-profit, e prevedere la cessione alle controparti locali di eventuali opere e beni acquisiti o realizzati in attuazione del progetto".Nessuna "colonizzazione umanitaria", quindi, ma sostegno alle realtà locali già presenti sul territorio. La Regione ha stabilito anche delle priorità di intervento, prediligendo le iniziative rivolte a paesi che presentino particolari situazioni di grave rischio umanitario, che ospitano consistenti comunità di origine italiana, o da cui provengono considerevoli comunità di immigrati residenti in Lombardia. Il referente per la regione Lombardia dei progetti di cooperazione decentrata è la dottoressa Antonella Prete, dirigente della "Struttura relazioni internazionali" della regione Lombardia, che dopo essere stata contattata ha preferito non rilasciare dichiarazioni sulle nuove linee regionali di finanziamento rivolte alle organizzazioni del terzo settore.

 

12. COOPERAZIONE - Partono i bandi per l'assegnazione di contributi in Lombardia: fissati i criteri per i progetti (Redattoresociale) 28 luglio 2003 MILANO - La Regione Lombardia ha annunciato la pubblicazione del bando di concorso per l'assegnazione dei finanziamenti relativi alla "cooperazione decentrata", che valorizza il lavoro delle organizzazioni locali nei paesi in via di sviluppo. Con una delibera della giunta regionale sono stati fissati i criteri e le modalità per la redazione e la presentazione dei progetti di cooperazione, che potranno essere consegnati dal 31 luglio fino al 30 settembre 2002 presso gli uffici della Regione. I Paesi con cui la Regione Lombardia ha sottoscritto dei protocolli d'intesa per iniziative di cooperazione internazionale comprendono Cile, Senegal, Russia, Cuba, Bosnia-Erzegovina, Paraguay, Argentina, Romania, Niger, Tanzania, Brasile, Perù, Tunisia, Capo verde, Messico Nuovo Leon, Cina, Bulgaria e India. Questa erogazione di finanziamenti si inserisce nel quadro del progetto triennale 2004/2006 con cui la Regione ha stabilito le linee guida per le attivita' di cooperazione decentrata. Le attivita' programmate dalla regione per il prossimo triennio riguardano gli interventi di emergenza a seguito di calamità, conflitti, o problemi sanitari, gli interventi proposti dall'ONU e dall'Unione Europea e quelli per la sensibilizzazione e promozione sul tema della solidarietà allo sviluppo. Tra i requisiti richiesti dalla regione Lombardia alle organizzazioni interessate dal bando di concorso c'e' la presentazione di progetti che possano "favorire l'autosviluppo nella regione d'intervento, nel rispetto del contesto ambientale e sociale e secondo gli indirizzi delle convenzioni internazionali". Inoltre gli interventi che verranno finanziati dalla Regione Lombardia dovranno prevedere "risultati misurabili" nei settori economico-ambientale, socio-sanitario o formativo, culturale o in altri settori propri della cooperazione decentrata.

 

13. IMMIGRAZIONE: Pisanu a Malta, colloqui molto positivi problema da affrontare entro semestre italiano (ANSA) (di Laurence Grech), La Valletta, 28 lug - Il ministro dell'interno Giuseppe Pisanu ha avuto oggi colloqui a Malta con il suo omologo maltese, Tonio Borg, nell'ultimo nella serie di incontri avuti con ministri dell'interno dei Paesi mediterranei membri attuali o futuri dell'Unione europea sul tema dell'immigrazione clandestina.Malta e Italia, ha riferito Borg, si stanno impegnando per risolvere questo problema che colpisce tutti i Paesi del mediterraneo. Oltre al ministro Borg, Pisanu ha incontrato anche il ministro degli esteri Joe Borg e il presidente della repubblica, Guido de Marco.Parlando ai giornalisti prima dell'incontro con De Marco, Pisanu ha detto che con Tonio Borg ha avuto lunghi colloqui sui problemi di comune interesse "che dobbiamo insieme affrontare e risolvere in Europa in questo semestre di presidenza europea che conclude il ciclo mediterraneo"."Da Siviglia a Salonicco, adesso a Roma -ha proseguito- dovremmo concludere un cammino nel quale Malta può svolgere un ruolo importante per la gestione integrata sulle frontiere esterne dell'Europa per il controllo dei traffici clandestini ma sopratutto per lo sviluppo dell'area mediterranea e la pacificazione definitiva del nostro mare che credo sia l'obiettivo di ogni politica per i paesi che si affacciano sulle sponde del mediterraneo"."Questi colloqui sono stati molto positivi", ha aggiunto Pisanu, che dopo l'incontro con De Marco è tornato in Italia. La scorsa notte sono atterrati a Malta 43 clandestini africani a bordo di una barca di otto metri, che era stata avvistata poco dopo mezzanotte da un peschereccio maltese circa 35 miglia a sud dell'isola. La barca, che era priva di carburante ed aveva perduto direzione, è stata rimorchiata da una pattugliatrice delle forze armate maltesi fino al Porto Grande della Valletta. Le persone a bordo - 41 uomini e due donne, la maggioranza delle quali hanno dichiarato di essere sudanesi - sono state portate in un centro di detenzione. In una conferenza stampa poco dopo la partenza di Pisanu, Tonio Borg ha spiegato che con il ministro italiano sono state concordate tre direzioni sulle quali deve muoversi la collaborazione europea. Primo, che la responsabilità di affrontare il problema rappresentato dalla immigrazione clandestina deve essere assunta da tutti i Paesi dell'Ue, dato che le frontiere della Comunità stanno per espandersi ad est e a sud, con l'ingresso di Malta e Cipro. La presidenza italiana farà in modo che i fondi comunitari già esistenti per i problemi di frontiera saranno applicati al mediterraneo, particolarmente per migliorare il monitoraggio del movimento di persone e per il pattugliamento congiunto del mare, anche con l'aiuto di forze navali britanniche.Secondo, con l'Italia Malta vuole partecipare anche nel rimpatrio congiunto di clandestini, sempre, naturalmente nei Paesi dove la situazione interna non presenta alcuna minaccia alla loro incolumità. Terzo, l'Italia si accinge a concludere accordi con Paesi dell'Africa del Nord anche a nome dell'Unione europea. Malta, dal canto suo, tra poco spera di concludere un accordo con la Libia per il rimpatrio di immigrati clandestini. Una volta diventata membro dell'Unione nel maggio dell'anno prossimo, Malta beneficerà da accordi dell'Ue con Paesi terzi, come la Russia e la Turchia.L'anno scorso, ha spiegato Borg, sono arrivati a Malta quasi 1.700 clandestini, mentre più di 2.200 sono stati rifiutati il permesso di ingresso dalla polizia. La maggioranza dei clandestini è stata rimpatriata, ma rimangono oggi quasi 600 immigrati, dei quali 217 in centri aperti, e gli altri in centri di detenzione.Sul presunto traffico di clandestini verso la Sicilia che parte da Malta, Borg ha detto che la pena massima per i trafficanti recentemente è stata innalzata da sei mesi a cinque anni. Ha aggiunto che tra poco Malta ratificherà la convenzione di Palermo contro la criminalità organizzata, firmata il 15 dicembre 2000, ed i tre protocolli che riguardano il traffico di clandestini, il traffico di persone per scopi di prostituzione, e il traffico di organi umani.Ha infine annunciato che il 24-25 settembre Malta ospiterà una riunione dei ministri dell'interno del Mediterraneo occidentale, i Cinque piu Quattro (Spagna, Portogallo, Italia, Francia e Malta, e Marocco, Tunisia, Algeria e Libia). Sul tavolo delle discussioni: terrorismo, criminalità organizzata e immigrazione clandestina. (ANSA).

 

14. IMMIGRAZIONE: Don Benzi incontrera' Gheddafi (ANSA) - ROMA, 28 LUG - Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII di Rimini, andrà in Libia per incontrare Muhammar Gheddafi e discutere del traffico di esseri umani tra l'Italia e la Libia, cercando nuove forme di collaborazione per la lotta allo sfruttamento della prostituzione."Con Gheddafi parlerò delle persone schiavizzate e obbligate alla prostituzione che raggiungono l'Italia dall'Asia e dall'Africa - ha dichiarato don Oreste Benzi in una nota -. Questo traffico di uomini e donne in Libia trova un punto di passaggio obbligato, che potrebbe diventare un punto di controllo e di sorveglianza"."A Gheddafi - ha proseguito - chiederò di sollecitare il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, affinché si faccia carico del problema relativo al traffico di donne nigeriane schiavizzate e avviate alla prostituzione".La missione di Don Benzi avrà anche l'obiettivo di promuovere il dialogo interreligioso tra l'Islam e la cristianità, oltre a riportare a casa i bambini dello Zimbabwe operati al cuore dai medici dell'Ospedale Sant'Orsola Malpighi di Bologna, nell'ambito del "Progetto Cuore".La delegazione che accompagnerà i cinque bambini operati comprende, oltre a Don Benzi, anche missionari e personale medico e viaggerà a bordo di un aereo messo a disposizione personalmente da Gheddafi.In occasione della partenza, prevista per mercoledì 30 luglio, è stata programmata una conferenza stampa, presso l'aeroporto di Rimini, con inizio alle ore 12.30. (ANSA).

 

15. IMMIGRAZIONE: Migrantes, prevedere formazione professionale governo programmi nuovi ingressi su effettive esigenze (ANSA)- ROMA, 28 LUG - "Sorprende, ma non troppo", l' intervento di Andrea Monorchio sulla realizzazione delle grandi infrastrutture nel Paese e in particolare l'affermazione che 'senza immigrati non si potranno neppure aprire i cantieri'. E' quanto ha dichiarato al Sir padre Bruno Mioli, direttore dell' Ufficio per la pastorale dei profughi e degli immigrati della Fondazione Migrantes (Cei).Secondo Mioli, "Monorchio pone davanti a un'alternativa: o qualcuno garantirà la disponibilità di operai o le grandi opere di infrastruttura non partiranno; e siccome questi operai fra gli italiani non sono reperibili, si dovrà 'reclutarli' fra gli immigrati. Insomma lo stesso problema del finanziamento delle grandi opere è secondario o almeno subordinato a confronto della reperibilità della manodopera o italiana o, se questa non c'é, straniera"."Quando gli industriali del Veneto - prosegue padre Mioli - reclamano altre 23.000 unità di manodopera straniera o quando, a raggio nazionale, la Union Camere ne reclama più di 200.000, pongono di fronte allo stesso dilemma: o si apre a nuovi ingressi di lavoratori stranieri o lo sviluppo rimane bloccato. Sarebbe saggio porsi tutti davanti a questa realtà e invitare il Governo a impostare già da quest'anno la programmazione dei nuovi ingressi che corrisponda effettivamente alle esigenze del mercato di lavoro. Altrimenti non si farà altro che allargare la sacca della clandestinità".Ma, conclude Mioli, "occorre prevedere, in Italia o già al Paese di origine, i necessari corsi di formazione professionale, sia per non avere pura manovalanza, sia per mettere questi lavoratori, che non sono solo forza lavoro, sulla strada di una possibile promozione sociale e professionale". (ANSA).

 

16. FLUSSI: il Friuli Venezia Giulia chiede al ministero del Lavoro altri 3mila ingressi (Stranieri in Italia)28 luglio 2003 TRIESTE - Solo 385 ingressi? Per venire incontro alle nostre esigenze ne servono dieci volte tanti... Al coro di scontento che ha accolto le risicatissime quote dell'ultimo decreto flussi, si è aggiunta da qualche giorno anche la voce del Friuli Venezia Giulia, regione che da Maroni e i suoi ha ottenuto il via libera per appena 385 ingressi. Venerdì scorso la giunta regionale ha inviato al Ministero del Lavoro una lettera in cui chiede l'assegnazione di altri 3mila ingressi di lavoratori extracomunitari, da impiegare entro la fine dell'anno. "Il numero di ulteriori 3 mila quote - spiega l'assessore al Lavoro Cosolini - suddivise a metà tra assunzioni a tempo determinato e a tempo indeterminato, rappresenta una richiesta ponderata tenuto conto dei fabbisogni individuati dalle associazioni dei datori di lavoro e dalle Province" rispetto alle quali - ha ribadito - una recente assegnazione di 385 quote si è rivelata del tutto insufficiente". "Insufficienza" che, secondo Cosolini, si ripete ogni anno, ed "ha una ripercussione negativa sulla capacità delle nostre imprese di stare sul mercato". Il ventaglio di settori produttivi che si troveranno in seria difficoltà se non si riaprirà il rubinetto dei flussi, è infatti molto ampio. A non poter più fare a meno di lavoratori stranieri sono infatti commercio, turismo, industria (specialmente qeulla metalmeccanica), edilizia e agricoltura. In quest'ultimo settore, più che di stagionali, c'è bisogno di lavoratori da assumere a tempo indeterminato. La giunta regionale suggerisce anche di creare corridoi preferenziali per i lavoratori dei Paesi più vicini al Friuli, che, si legge nella lettera, "sono ormai diventati un naturale bacino di reperimento della manodopera nella regione". Una richiesta che conferma la tendenza sempre più diffusa tra le regioni italiane (Nordest in testa) a creare canali stabili per la ricerca di lavoratori stranieri, magari anche con interventi di formazione professionale in loco. La lettera della giunta friulana fa da contrappunto alle recenti dichiarazioni di Giuseppe Silveri, direttore generale immigrazione del ministero del Welfare, secondo il quale non c'è bisogno di altri decreti flussi, dal momento che "con le autorizzazioni per 79.500 ingressi stabiliti dagli ultimi decreti sui flussi, e la regolarizzazione, che coinvolge circa 700 mila immigrati, i fabbisogni delle imprese sono stati coperti". Continua quindi il braccio di ferro: da un lato il governo centrale, sicuro di aver "concesso" fin troppi lavoratori stranieri alle imprese italiane, dall'altro le Regioni, che percepiscono molto più direttamente i fabbisogni e la capacità d' accoglienza delle realtà locali. Uno stallo dal quale, secondo gli amministratori friulani, si può uscire solo avviando un dialogo costruttivo. "La lettera che abbiamo inviato - conclude Cosolini - apre una fase di negoziato, nel corso della quale sarà possibile verificare, in assenza di ostacoli di natura normativa, la volontà politica del ministero di corrispondere alle esigenze delle imprese e della comunità regionale".

 

17. IMMIGRATI: Turco, dalla Bossi-Fini danni a viticoltura (AGI) - Roma, 28 lug. - "Anche l'autorevole The Independent si preoccupa dei danni che possono derivare alla nostra viticoltura per la mancanza di persone che in tempo utile partecipano al raccolto e alla vendemmia".   Lo afferma Livia Turco, responsabile Welfare della Segreteria Nazionale dei Ds, commentando l'articolo del quotidiano inglese che riporta le preoccupazioni dei viticoltori italiani rispetto all'applicazione della Bossi-Fini.   "Questi danni - continua - sono resi molto probabili dalla nuova legge sull'immigrazione che ha reso più complicate e lunghe le procedure per l'ingresso regolare per lavoro. Acutamente si mette in risalto che mentre Bossi urla contro gli immigrati, gli imprenditori ne chiedono a viva voce le braccia".   "Così come - prosegue la Turco - non può passare inosservato il richiamo di Andrea Monorchio il quale, in qualità di presidente della Infrastrutture Spa ha affermato nel corso di una intervista che la realizzazione di grandi opere resterà un sogno senza gli immigrati. A questi dati di realtà il Governo ha risposto con una quota tardiva per il 2003 che prevede l'ingresso di 18 mila persone".

 

18. SEMESTRE UE: Frattini presiede Troika con Albania (AGI)  - Roma, 28 lug. - Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha presieduto a Roma la riunione ministeriale della "trojka" (Italia, Irlanda, Commissione) con l'Albania, prevista dal programma della presidenza italiana dell'Unione europea. Lo si apprende dalla Farnesina. La delegazione albanese era guidata dal primo ministro Fatos Nano e comprendeva il ministro degli Esteri designato, Marko Bello. Alla riunione hanno partecipato il ministro degli Affari Esteri irlandese, Bryan Cowen, e i rappresentanti della Commissione europea e del segretarito generale del Consiglio dell'Ue. Nella riunione sono state esaminate le priorita' della presidenza italiana dell'Ue per la regione dei Balcani occidentali alla luce delle conclusioni del Consiglio europeo di Salonicco di giugno. Il primo ministro Nano ha garantito la ferma volonta' del governo di Tirana di procedere sulla via delle riforme e della integrazione regionale. La trojka ha al riguardo ribadito l'impegno a sostenere la prospettiva europea dei Balcani occidentali, ha confermato l'importanza del processo di stabilizzazione e associazione in atto attraverso gli accordi con l'Ue e ha rinnovato all'Albania e agli altri paesi della regione l'incoraggiamento a intensificare gli sforzi in direzione delle riforme strutturali per favorire l'avvicinamento all'Europa. In questo contesto il ministro Frattini ha in particolare sottolineato l'esigenza prioritaria della lotta alla criminalita' organizzata e alla corruzione, come anche dello sviluppo di una pubblica amministrazione efficiente e trasparente.   Il ministro Frattini ha infine ricordato, al di la' dell'appoggio europeo, le responsabilita' primarie delle autorita' albanesi nel processo di avvicinamento all'Europa e nel sollecito, positivo sviluppo del negoziato per l'accordo di associazione e stabilizzazione, che resta un punto chiave nell'evoluzione dei rapporti euro-albanesi. (AGI) Com-Sar/Esp

 

19. AIDS - Il danno economico della malattia: in Africa reddito delle famiglie spesso dimezzato. Nuovo rapporto della Banca mondiale (Redattore sociale) 28 luglio 2003 MILANO - Si è chiusa da pochi giorni la seconda conferenza mondiale di Parigi sull'Aids che tra gli altri ha messo in evidenza la drammaticità delle previsioni su scala macroeconomica dell'infezione. Secondo un nuovo rapporto della Banca mondiale sui costi dell'Aids, la sindrome causa enormi danni alle economie nazionali, fino a dimezzare i redditi delle famiglie. Il rapporto, pubblicato a metà luglio, si sofferma sul caso sudafricano. Nel Paese del continente più flagellato dall'Aids il prodotto interno lordo ha fatto registrare una flessione tra lo 0,3% e l'1,5% annuo. "Le stime precedenti - affermano dalla Banca mondiale - trascuravano l'impatto dell'Aids sui bambini in caso di morte di uno o di entrambi i genitori, il fatto che i bambini diventano orfani improvvisamente e sono esposti all'abbandono scolastico. E che di conseguenza la malattia rende più debole la trasmissione di abilità e conoscenze dalla generazione attuale a quelle future". In casi eclatanti come il Sud Africa, nel giro di alcune generazioni si potrebbe incorrere nel collasso economico. Per cui mantenere in vita e in buona salute le persone infette, specie i genitori, in modo che possano continuare a prendersi cura dei più piccoli, non è solo una necessità di carattere umano, ma anche fondamentale per il futuro economico del continente. Secondo le stime Unaids, nel mondo le persone affette da Hiv a fine 2002 erano pari a 42 milioni. Di queste 29,4 milioni vivono nell'Africa subsahariana.

 

20. OK del Senato a giro vite contro tratta e schiavitu'(AGI) (AGI) - Roma, 26 lug. - Giro di vite dalla commissione Giustizia del Senato per la legge sulla tratta delle persone che inasprisce le pene contro il traffico di prostitute, di organi vitali e la vendita di bambini. In sede deliberante, cioe' senza bisogno di passare al voto dell'Aula, la commissione Giustizia ha dato il via libera al provvedimento modificando pero' il testo venuto dalla Camera e che rendera' necessario un nuovo esame a Montecitorio. La commissione ha anche reintrodotto la possibilita' di ricorrere ai collaboratori di giustizia per i reati di riduzione in schiavitu' e di traffico delle persone. E' stata, inoltre, prevista la possibilita' di compiere operazioni di infiltrazioni nelle organizzazioni criminali collegate alla prostituzione minorile. Il presidente della commissione Antonino Caruso ha spiegato che le modifiche introdotte sono state concordate con il ministro Prestigiacomo. "Tutti crediamo che la Camera ora possa approvare il provvedimento in via definitiva prima della pausa estiva". (AGI)

 

21. SEMESTRE UE: immigrazione, Italia e Spagna per Burden Sharing (AGI) (AGI) - Alghero, 26 lug. - I Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo non possono piu' continuare a sostenere da soli gli oneri della lotta all'immigrazione clandestina, ne' sul piano del pattugliamento delle coste ne' su quello del reimpatrio degli stranieri sbarcati illegalmente. I ministri dell'Interno italiano Giuseppe Pisanu e spagnolo Angel Acebes Paniagua, riuniti nei giorni scorsi ad Alghero hanno concordato sulla necessita' che debba essere l'intera Unione europea a farsi carico degli interventi indispensabili per proteggerla dalle conseguenze della tratta degli esseri umani e dalle "nuove mafie" che su di essa speculano.   Pisanu non ha riferito stime dei costi che il pattugliamento marittimo delle coste mediterranee comporta, limitandosi a ribadire che i 140 milioni di euro di fondi per la tutela delle frontiere dell'Unione per il 2004-2006 non sono sufficiente. Ma l'intesa fra Italia e Spagna va oltre il principio del "burden sharing". Acebes, vicino al premier Aznar quanto Pisanu a Berlusconi, ha parlato di "perfetto accordo" su tutti i punti della politica in materia di immigrazione, climinalita' organizzata e terrorismo previsti nel programma del semestre italiano alla presidenza dell'Ue, illustratigli oggi, davanti al mare e con attorno un incredibile spiegamento di forze dell'ordine, dal ministro Pisanu, prima di una gita alle vicine grotte di Nettuno. "Quando parlando di immigrazione clandestina usiamo il verbo combattere", ha precisato Pisanu, a scanso di equivoci, "ci riferiamo ai criminali che organizzano il traffico di esseri umani e lo sfruttano spietatamente". Nel collega spagnolo il ministro italiano ha trovato un alleato anche sulla proposta delle quote di immigrazione legale da offrire ai Paesi d'origine e transito dei clandestini in cambio della collaborazione a contrastare le partenze illegali. Ogni anno varcano le frontiere europee almeno 500.000 clandestini e ognuno - ha ricordato il ministro italiano - paga mediamente 4.000 dollari. "L'Unione europea ha bisogno di braccia e siamo d'accordo che forza lavoro regolare entri in Europa attraverso la porta principale e in proporzione alla capacita' di assorbimento dei nostri sistemi economici e sociali", ha sottolineato Pisanu, insistendo anche sulla priorita' del sostegno ai Paesi in via di sviluppo per favorire occupazione e sviluppo economico nel luogo d'origine degli immigrati. Per il controllo alle frontiere - ha aggiunto il ministro dell'Interno - i Paesi che hanno aderito all'Ue riceveranno 980 milioni di euro. "Le risorse che abbiamo non sono sufficienti, ma gia' poter spendere presto e bene quelle che ci sono sara' di sollievo per l'Italia e la Spagna che finora hanno dovuto provvedere da sole".L'Italia ha gia' 27 accordi con Paesi di origine e transito dell'immigrazione clandestina e insistera' - ha detto Pisanu - perche' siano estesi ad altri Paesi. Non solo: la presidenza italiana intende fornire un forte sostegno alla Commissione europea per stringere intese anche con Cina e Russia. "Le priorita' indicate dall'Italia", ha sottolineato Acebes Paniagua, "coincidono con le nostre in materia di sicurezza, non possiamo che condividerle". In tema di lotta al terrorismo, il ministro spagnolo ha insistito sulla necessita' di stroncare le fonti di finanziamento delle organizzazioni eversive, soprattutto rafforzando la cooperazione fra le forze investigative dei due Paesi e piu' in generale a livello europeo, e potenziando - come proposto dall'Italia - il ruolo dell'Europol. Quanto alla lotta alla criminalita' organizzata, altra priorita' della presidenza italiana, Acebes ha insistito sulla necessita' di combattere il narcotraffico e la tratta degli esseri umani, reato che l'Onu intende equiparare a quello commesso da chi organizza l'immigrazione clandestina con un protocollo firmato da 36 Paesi, destinato - ha ricordato Pisanu - ad entrare in vigore quando le firme arriveranno a 40. Dopo gli incontri con i ministri dell'Interno francese Sarkozy del 28 giugno scorso, sempre in Sardegna a Porto Rotondo, e con quello spagnolo e l'intervento al forum dei nuovi Paesi membri dell'Ue ieri a Salisburgo, il ministro Pisanu illustrera' le priorita' della presidenza italiana in materia di immigrazione, asilo, lotta al terrorismo e cooperazione di polizia al collega britannico David Blankett. La riunione e' in programma martedi' prossimo a Londra, poi il tour europeo di Pisanu tocchera' Atene, Cipro e Malta. (AGI) Rob/Van

 

22. PADOVA: prima rilevazione psico-sociale su famiglie di immigrati (AGI) (AGI) - Padova 26 lug. - Lavoro, casa, permesso di soggiorno, ma soprattutto condizioni psico affettive, integrazione sociale e qualita' della vita delle famiglie: affonta ambiti solitamente inesplorati una nuova analisi sul fenomeno dell'immigrazione avviata nell'ambito del progetto "Sportelli Servizi Immigrati", dell'Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Padova con un questionario creato da un pool di esperti.   "Per favorire una reale e completa integrazione delle popolazioni extracomunitarie, ma anche per prevenire fenomeni di criminalita' e di disagio sociale, e' necessario approfondire l'esame della loro situazione e delle loro condizioni, al di la' delle tematiche piu' urgenti come il lavoro e il permesso di soggiorno - sottolinea Vera Slepo, Assessore alla Cultura e alle Politiche Sociali della Provincia di Padova. Il modo in cui passano il tempo, il grado di integrazione, gli spazi sociali e le problematiche che vivono quotidianamente: sono tutti elementi fondamentali per analizzare e risolvere i disagi forse meno evidenti, ma sicuramente piu' profondi degli extracomunitari presenti non solo sul territorio della nostra Provincia, ma di tutto il territorio nazionale". Dall'ultima settimana di luglio, presso i 41 "Sportelli servizi immagrati" che da quattro anni forniscono informazioni sulla rete di servizi esistenti sul territorio, danno informazione e supporto nelle pratiche relative al rinnovo di permessi di soggiorno, intrattengono rapporti con la Questura e raccolgono dati dalla capacita' lavorativa degli stranieri con la collaborazine di Acli, Caritas, Cisl, Uil e Cgil, verra' distribuito un questionario, realizzato da un pool di esperti, con l'obiettivo di tracciare un quadro delle condizioni psico- sociali delle famiglie extracomunitarie. Rapporti con i vicini italiani, condizioni di vita, conoscenza delle strutture di supporto cui poter accedere, ma anche problematiche relative al rispetto dei dettami della propria religione e presenza di punti di riferimento in Italia: questi solo alcuni dei temi toccati dal questionario, a cui si aggiungono domande relative alle barriere linguistiche e ai modi di trascorrere il tempo libero, senza trascurare il "clima" che esiste sul luogo di lavoro. Ma non basta, un'attenzione particolare nella realizzazione di questa rilevazione, e' stata dedicata alle famiglie con figli. Quale il rapporto con l'istituzione scolastica? Quali problematiche di integrazione con i compagni di scuola italiani e quali le difficolta' di inserimento nel tessuto sociale? Il questionario sara' distribuito in 5 lingue (Italiano, Francese, Tedesco, Arabo e Cinese) e dara' la possibilita' di tracciare un quadro della situazione degli immigrati nell'intera Provincia, tra difficolta', disagi e problematiche da risolvere. Ma il progetto degli "Sportelli Servizi Immigrati" non si limitera' alla raccolta e all'analisi dei dati: dal 4 settembre, infatti, presso i Comuni che hanno aderito al progetto, attraverso la creazione degli sportelli, sara' infatti disponibile un servizio di assistenza e ascolto. Sara' infatti disponibile uno psicologo che svolgera' un'attivita' di supporto alle famiglie extracomunitarie presenti su tutto il territorio della Provincia.(AGI) Red/Sep/Van

 

23. CARITAS affida a Sirchia proposta direttiva UE su immigrati (AGI)  - Roma, 26 lug. - Una proposta di direttiva del Consiglio dell'Unione europea e' stata affidata dalla Caritas di Roma al ministro della Salute, Girolamo Sirchia, per tutelare il diritto alla salute degli immigrati dell'Unione europea. "Portero' la proposta in Europa - ha detto Sirchia alla presentazione del poliambulatorio della Caritas di Roma che compie venti anni e che ha assistito fino ad oggi 75.000 pazienti con piu' di 20.000 prestazione l'anno - e la presentero' alla commissione sanita' del parlamento europeo e alla commissione Ue". Solo nel 2002, la Caritas ha visitato oltre 3.000 pazienti. La proposta, promossa dalla Caritas, ha gia' ricevuto consensi da altre organizzazioni socio-sanitarie, enti pubblici, giuristi e da alcuni parlamentari italiani a Strasburgo.   La Caritas di Roma, la cui sede e' negli ampi locali delle Ferrovie dello Stato della stazione Termini, spende all'anno per le proprie iniziative di solidarieta' 350 mila euro, il 50% stanziato dalla Regione Lazio. Il direttore delal Caritas mons. Guerino Di Tora, in occasione del ventennale dell'associazione, ha offerto al ministro Sirchia un libro di foto sull'immigrazione italiana in Svizzera, chiedendo contemporaneamente di farsi carico presso il Parlamento Europeo di presentare la proposta della Caritas di direttiva per esterndere il diritto alla salute per tutti gli stranieri presenti nel territorio dell'Unione. "Lo faro' molto volentieri - ha aggiunto Sirchia - ma non so se l'Unione Europea, che nel 2004 sara' composta da 25 stati membri compresi quelli dove e' forte l'emigrazione verso il Vecchio Continente, potra' accettarla. E' un dovere istituzionale verso quelle famiglie numerose e bisognose. Occorrono pero' misure concrete di prevenzione affinche' possano avere accesso a screening di tumori", ha aggiunto il ministro della Salute ricordando che nel Piano Sanitario Nazionale c'e' gia' un capitolo mirato che consente agli immigrati e zingari di recarsi ai pronto soccorso per le cure. "In Italia ci sono 750 mila domande di regolarizzazione per gli immigrati e quindi di assistenza futura", ha concluso Sirchia. (AGI) Red/Sep/Van

 

La rassegna stampa può essere consultata anche sul sito www.immagineimmigratitalia.it - (Sito Web realizzato nell'ambito del Progetto "Immagine degli immigrati in Italia tra media, Società civile e mondo del Lavoro")