Rassegna Stampa

Martedì 8 Luglio 2003

 

 

1. IMMIGRAZIONE – Italia Caritas: fari puntati sugli stranieri imprenditori. ''Dalle carrette del mare sbarca un nuovo ceto imprenditoriale?'' (Redattore Sociale)

2. IMMIGRAZIONE – Discriminazione femminile nel mondo. Le aree critiche: salute, lavoro, istruzione e potere decisionale (Redattore Sociale)

3. NOMADI – Napoli, gli assessori comunali Porta e Tecce: ''Realizziamo una casa della pace e della solidarietà'' (Redattore Sociale)

4. Tremaglia: "A Malta una Conferenza internazionale sull’impegno europeo per l’immigrazione". Rilanciare il piano-Bucarest del 1995: investimenti trentennali in Africa per dare lavoro a 20 milioni di persone e fermare il dramma dell’esodo ininterrotto verso l’Europa, (Inform)

5. IMMIGRAZIONE - Rimpatrio per i 40 pakistani arrivati a Lampedusa, la denuncia del gruppo No-Cpt dei Forum Sociali (Redattore Sociale)

6. Per gli industriali veneti le quote del decreto flussi sono insufficienti. Partono intanto esperimenti di formazione professionale direttamente nei paesi d'origine  (Stranierinitalia)

7. Eletti i membri nel Consiglio degli stranieri del Comune di Calenzano (FI). E' il primo in Toscana  (Stranierinitalia)

8. LAZIO: immigrati extracomunitari, G.R. approva il piano 2003, (Agi)

9. IMMIGRAZIONE: Casini, modello Albania da esportare/Ansa immigrazione e' risorsa se ben gestita (Ansa)

10. Fra “emergenza” e “non intervento”: la regione Puglia e l’immigrazione, (migranews.net)

11. Un giorno di “Sagarana” (*): il 3° “Seminario italiano degli scrittori migranti” raccontato da chi c’era, (migranews.net)

12. PAPA: immigrazione; chiede a stati rispetto diritti Onu fenomeno migrazioni sia garantito da legalita' (Ansa)

13. IMMIGRAZIONE: a questura Bari non risultano 'fughe di massa'  (Ansa)

14. FRATTINI: agenzia UE per contrastare immigrazione clandestina, (Agi)

15. Tremaglia: via libera della Camera al disegno di legge sui Comites. "Riaffermati i diritti degli italiani all’estero, l’impegno continua in senato. alle urne per rinnovare i Comitati entro il 31 dicembre 2003", (Inform)

 

1. IMMIGRAZIONE – Italia Caritas: fari puntati sugli stranieri imprenditori. ''Dalle carrette del mare sbarca un nuovo ceto imprenditoriale?'' (Redattore Sociale) ROMA, 8 luglio – Mohiuddin Mohd, immigrato dal Bangladesh nel 1989: dopo aver vissuto la stagione della Pantanella, ora è titolare a Cinecittà del ristorante “Da Max”, con 5 dipendenti. A lui è dedicata la copertina di “Italia Caritas” di luglio, che presenta un servizio sugli stranieri imprenditori dal titolo: “Creano lavoro: li prendiamo a cannonate?”. “E se fosse che dalle carrette del mare sbarca un nuovo ceto imprenditoriale?”: è la domanda con cui si apre l’articolo, che ripercorre i dati della recente ricerca condotta dall’équipe Caritas del Dossier statistico sull’immigrazione e la Confederazione nazionale dell’artigianato. Nelle pagine del mensile, anche un’intervista a Cristina Bandinelli, titolare a Firenze di un’azienda per impianti elettrici ed elettronici e vicepresidente nazionale della Cna, delegata alle relazioni industriali e agli affari sociali. “Per avere l’autorizzazione ad aprire un’impresa di impiantistica, la legge 4690 prevede una prova per titoli, non per esami. Così per un immigrato diventa difficile dimostrare di aver acquisito una professionalità reale, anche se magari all’estero ha lavorato per anni nel settore”, fa notare Bandinelli, tessendo un elogio degli stranieri incontrati e della maggioranza degli associati immigrati alla Cna: “Dimostrano di avere un’autentica vocazione imprenditoriale: coloro che improvvisano sono una minoranza”. Anche se non esistono ancora dati su fatturato, volume d’affari e creazione di posti di lavoro attribuibili alle imprese avviate da stranieri, “possiamo ragionare per analogia: le imprese artigiane, in Italia, hanno una media di 1,5 addetti – riferisce la vicepresidente -. Tra le 55mila imprese aperte da stranieri, le artigiane sono 17mila. Si può fondatamente ipotizzare che diano lavoro a 25mila persone”. Inoltre un imprenditore straniero “è certamente un esempio di inserimento sociale. La sua storia supera pregiudizi diffusi e facilita il loro abbattimento a beneficio di altri immigrati”. E il ruolo sociale che un imprenditore può giocare in un territorio contribuisce ad approfondire i processi di integrazione, aggiunge Bandinelli: “Sicuramente uno straniero titolare d’azienda non avrà problemi, ad assumere altri stranieri…”.

 

2. IMMIGRAZIONE – Discriminazione femminile nel mondo. Le aree critiche: salute, lavoro, istruzione e potere decisionale (Redattore Sociale) ROMA, 8 luglio - Sul numero di luglio di “IC” (Italia Caritas) anche un articolo che presenta un dossier in cui l’Area internazionale di Caritas Italiana ha recentemente sintetizzato le statistiche dell’Undp (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) e di altre fonti sulla discriminazione femminile nel mondo. Le aree più critiche? Salute, istruzione, lavoro, potere decisionale in campo economico e politico. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, in tre paesi asiatici (Bangladesh, India e Pakistan) si registra il 28% di nascite al mondo, ma anche il 46% di morti materne. La seconda area più colpita è l’Africa, dove ogni anno muoiono durante la gravidanza circa 150mila donne: “un inquietante sintomo di povertà, in crescita quasi inesorabile: dal 1996, i decessi materni nel mondo sono aumentati più del 20%”. Ogni anno 500mila donne muoiono per cause collegate alla gravidanza: 494mila nei paesi poveri (99%), 6mila in quelli ricchi (1%). Le morti materne nel Sud del mondo rappresentano il 20-45% di tutti i decessi delle donne in età fertile.
Il pianeta ospita ben 840 milioni di adulti analfabeti: le donne sono 538 milioni. Sono ragazze la maggioranza dei 130 milioni di bambini senza accesso alla scuola elementare e dei 275 milioni che sono esclusi dalla scuola secondaria. Sul fronte delle risorse, il 55% delle donne in Africa soffrono per la penuria d’acqua, il 32% in Asia e il 45% in America Latina. Le donne sono raramente coinvolte nel processo decisionale relativo alla pianificazione della gestione delle risorse idriche: nonostante le loro responsabilità domestiche, molto spesso non possono esprimere il proprio parere sull’ubicazione di una pompa o la progettazione di latrine. “Nei paesi in via di sviluppo, la cura dei campi, l’approvvigionamento di cibo e la cucina sono compito esclusivo della donna; eppure le donne adulte soffrono maggiormente rispetto agli uomini di anemia (458 milioni, contro 238 milioni di uomini) e di carenze proteiche”. In Africa, nel Sud-Est asiatico e nei Caraibi, la donna fornisce all’attività agricola tra il 60-80% della manodopera, copre i due terzi delle ore lavorative, riceve un decimo del reddito dell’uomo e possiede un centesimo della proprietà. Nei paesi a basso reddito i salari femminili sono pari a tre quarti dei salari maschili. A livello politico, in tutto il mondo le donne rappresentano il 40% degli elettori, ricevono il 13% degli incarichi parlamentari e il 7% di quelli ministeriali.

 

3. NOMADI – Napoli, gli assessori comunali Porta e Tecce: ''Realizziamo una casa della pace e della solidarietà'' (Redattore Sociale) NAPOLI, 7 luglio – Dopo la vicenda della cacciata dei cento nomadi da Saviano (vedi lanci nel notiziario di ieri), cinquanta dei cento cittadini rumeni che il Comune di Napoli ospita da alcuni giorni presso due scuole del centro della città (il Liceo "Margherita di Savoia" di Salita Pontecorvo ed il Circolo didattico "Ristori" di Via Duomo) sono stati trasferiti presso il plesso scolastico "Deledda" di Via Cassiodoro nella circoscrizione Soccavo il cui Consiglio circoscrizionale ha espresso in mattinata parere favorevole all'unanimità. La decisione di cambiare il luogo di accoglienza scaturisce dal prossimo arrivo a Napoli di quaranta bambini Saharawi che ogni anno trascorrono i mesi di luglio ed agosto ospiti del Liceo "Margherita di Savoia". "Sebbene lasciato da solo a fronteggiare questa emergenza da chi è istituzionalmente deputato ad affrontare la problematica dell'immigrazione - ha dichiarato l'assessore agli Affari Sociali, Raffaele Tecce - il Comune di Napoli vuole cogliere questa occasione per realizzare in tempi brevi un centro di accoglienza che possa consentire anche in futuro di dare temporanea ospitalità a chi, per motivi di indigenza o persecuzione politica, cerchi aiuto e solidarietà nella nostra città.". "Intendiamo realizzare una vera e propria "Casa della Pace e della Solidarietà - ha aggiunto l'assessore all'Educazione e alle Relazioni Internazionali, Raffaele Porta - una possibilità concreta offerta proprio dal plesso Deledda di Soccavo che, a seguito del recupero del plesso Nosengo e delle ristrutturazioni in corso al 52° Circolo di via Ciaravolo ed alla Scuola Media Marotta, potrebbe essere destinato a scopi diversi dall'uso scolastico. Si tratterebbe a questo punto soltanto di individuare una congrua fonte di finanziamento per ristrutturare e riconvertire in tempi brevi l’istituto Deledda in un moderno ed efficiente centro di accoglienza con il consenso e la partecipazione attiva della Circoscrizione e delle associazioni di volontariato presenti sul territorio."

 

4. Tremaglia: "A Malta una Conferenza internazionale sull’impegno europeo per l’immigrazione". Rilanciare il piano-Bucarest del 1995: investimenti trentennali in Africa per dare lavoro a 20 milioni di persone e fermare il dramma dell’esodo ininterrotto verso l’Europa, (Inform), ROMA, 7 luglio 2003. Una Conferenza Internazionale sull’impegno europeo per l’immigrazione da tenersi a Malta: è questa la proposta lanciata dal Ministro per gli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, in occasione del semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea. «La Conferenza - spiega Tremaglia - dovrà riunire intorno allo stesso tavolo i rappresentanti dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, gli Stati dell’Unione e i Ministri competenti al fine di fermare il dramma, e talvolta la tragedia, dell’immigrazione verso l’Italia e i Paesi dell’Europa». La piattaforma della Conferenza ricalcherà i punti-cardine della proposta avanzata dallo stesso Tremaglia e confluita, con l’approvazione di 127 Paesi, nella Dichiarazione dell’Unione Interparlamentare riunita a Bucarest nel 1995: realizzare, cioè, investimenti europei di durata trentennale nell’Africa settentrionale al fine di dare lavoro a 20 milioni di africani nei Paesi d’appartenenza. Una proposta inserita anche nella relazione illustrativa della Legge Fini-Bossi sull’immigrazione e accolta pure dal Parlamento Italiano.Diversificati, secondo il Ministro, gli obiettivi da raggiungere attraverso l’attuazione di questo progetto: prevedere per l’Africa un ruolo di vasta produzione economica; garantire il lavoro per fermare il massiccio esodo verso l’Europa; eliminare ogni impostazione assistenzialistica ed esaltare una politica di investimenti; combattere seriamente la fame nel mondo senza fermarsi al semplicistico abbattimento dei debiti dei Paesi in via di sviluppo; impegnare Governo Italiano ed Unione Europea a intraprendere tutte le iniziative concrete e necessarie per dare dignità al lavoro, attuando in tal modo una grande operazione di civiltà. Tremaglia ha già illustrato il progetto al Commissario Europeo alla Giustizia e Affari Interni, Antonio Vitorino, durante l’incontro dei giorni scorsi a Villa Madama tra Ministri italiani e Commissari Ue, al fine di prevedere tale Conferenza nel corso del semestre italiano, ottenendo una piena adesione.

 

5. IMMIGRAZIONE - Rimpatrio per i 40 pakistani arrivati a Lampedusa, la denuncia del gruppo No-Cpt dei Forum Sociali (Redattore Sociale), BOLOGNA, 7 luglio - Nonostante la richiesta di diritto d'asilo 40 dei cittadini pakistani arrivati a Lampedusa nelle scorse settimane sono stati rimpatriati. La denuncia arriva dal gruppo No-Cpt del tavolo migranti dei Social Forum, che ha diffuso oggi un comunicato. "Erano 174, tutti uomini, arrivati a Lampedusa da diverse zone del Pakistan - sottolinea il gruppo No-Cpt - alcuni con i segni della tortura sul proprio corpo, quasi tutti si erano conosciuti tra di loro solo durante il viaggio". A Lampedusa sono stati trattenuti al Centro di permanenza, e da lì è cominciato il loro viaggio attraverso l’Italia: "centri di detenzione e falsi centri di accoglienza - prosegue il gruppo - centri di transito, poliziotti, pulmini dei carabinieri, sbarre, roulotte, altre sbarre, muri, inferriate, è quello che hanno visto dell’Italia". Il risultato? Alcuni di loro da oggi sono di nuovo in Pakistan, "nonostante la domanda di diritto d’asilo e nonostante il fatto che troppe delle procedure legali si siano trasformate, nel loro caso, in procedure illegali e in pratiche di potere di puro accanimento contro le loro storie e le loro vite". Una vicenda che, secondo i Social Forum, "è una storia esemplare di guerra, quella che l’Italia, da mesi ormai, ha dichiarato ai migranti". Dal Centro di detenzione-transito di Lampedusa i 174 pakistani sono stati infatti trasferiti al Centro di identificazione di Bari Palese. "Centro che - specificano - non dovrebbe essere ancora di identificazione, dal momento che il regolamento attutivo della Bossi-Fini non è ancora in vigore. Lì, però, sono stati effettivamente identificati". Da chi? "Dai funzionari del Consolato pakistano – sottolineano - che sono entrati nel campo ancor prima che abbiano inoltrato la richiesta d’asilo. Poi, a richiesta inoltrata, è arrivata la Commissione Centrale che, con audizioni di 4 minuti a testa - con audizioni, dunque, quasi collettive – ha negato loro il riconoscimento di tale status. Ma non ha comunica né a loro, né ai loro avvocati". Non solo: “prima che gli avvocati abbiano avuto la possibilità di inoltrare il ricorso rispetto al diniego – aggiungono - nel campo sono entrati 100 poliziotti, in tenuta anti-sommossa, insieme ad altri poliziotti e carabinieri, e hanno prelevato 80 pakistani, trasferiti nei Centri di detenzione di Ponte Galeria, a Roma, e di Via Corelli, a Milano”. Solo 24 ore è stato loro notificato il provvedimento di espulsione. Gli avvocati hanno presentato un’istanza alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, chiedendo che venga sospesa l’esecuzione dei provvedimenti di rimpatrio e che si condanni lo Stato italiano. Si sono mossi anche alcuni parlamentari, che hanno chiesto un colloquio al Ministero dell’interno; venerdì scorso, poi, una delegazione composta dall’onorevole Marco Fumagalli (Ds), tre consiglieri comunali (Ds, Rifondazione, Verdi), il responsabile dell’ufficio immigrazione della Camera del lavoro di Milano, due avvocati, e alcuni rappresentanti del Tavolo immigrazione del Milano Social Forum e del Leoncavallo, sono entrati in via Corelli. In questo modo i 40 pakistani lì presenti hanno firmato l’istanza di ricorso. La delegazione era riuscita a ottenere assicurazioni dalla Prefettura, e direttamente dal Ministero dell’Interno, che i pakistani non sarebbero stati rimpatriati prima dell’esito definitivo del ricorso. Ma così non è stato: "sabato, al mattino – concludono i Social Forum - il ricorso è stato depositato al tribunale di Milano. Sabato, nel pomeriggio, la notizia: rimpatriate 40 persone, prelevate da via Corelli, trasportate all’aeroporto di Milano-Malpensa, una deportazione collettiva. Ora sono in Pakistan".

 

6. Per gli industriali veneti le quote del decreto flussi sono insufficienti. Partono intanto esperimenti di formazione professionale direttamente nei paesi d'origine  (Stranierinitalia), VENEZIA, 7 luglio 2003. "Una goccia, insufficiente a rispondere ai fabbisogni, che si cerca tuttavia di mettere a frutto attraverso una gestione innovativa degli ingressi". Per gli industriali veneti che aderiscono a Confindustria, i 1125 subordinati e i 1000 stagionali assegnati alla loro Regione dall'ultimo decreto flussi sono una risposta assolutamente inadeguata alla richiesta di manodopera straniera delle aziende. Ad ingressi regolari così bassi, si aggiunge il ritardo nella stesura e nell'entrata in vigore dei regolamenti di attuazione della Bossi-Fini."Una lacuna - scrivono gli industriali in un comunicato - che non consente di avviare una gestione programmata dei flussi". Eppure nell'operoso Nord Est si cerca di fare di necessità virtù. In mancanza di riposte dall'alto sono le stesse imprese a proporre nuove soluzioni per la gestione degli ingressi. Nonostante le quote risicate, si cerca così di creare un canale stabile di ricerca e selezione dei lavoratori stranieri, insistendo, prima di tutto, sulla formazione nei paesi d'origine. Le aziende puntano infatti alla costituzione di veri e propri "vivai" di manodopera qualificata all'estero, che avrebbero ricadute positive non solo per il nostro sistema produttiva, ma anche per i paesi d'origine. Proprio con quest'ultimo decreto flussi entreranno quaranta lavoratori bengalesi, formati in patria grazie ad un progetto sperimentale promosso da Unimpiego Nord Est (società creata dalle Associazioni degli industriali) e la DatcoItalia. Parallelamente, anche la Regione Veneto sembra muovere passi significativi in questa direzione, con il progetto "Sviluppo , formazione e lavoro migranti". Con questa iniziativa, avviata d'intesa con il Ministero del Welfare, si selezioneranno e formeranno lavoratori in Romania, Moldavia, Tunisia, America Latina, su mandato delle stesse aziende interessate all'assunzione. Una esempio di collaborazione tra pubblico e privato che, a giudicare dalle risposte in materia di flussi, il governo sembra recepire troppo lentamente. Ma che per gli industriali veneti "è la strada migliore, nel rispetto delle singole competenze, per gestire politiche, progetti e servizi in materia di immigrazione".

 

7. Eletti i membri nel Consiglio degli stranieri del Comune di Calenzano (FI). E' il primo in Toscana  (Stranierinitalia) 7 luglio 2003. Anche la Toscana ha un Consiglio degli stranieri. Nel comune di Cadenzano (FI), infatti, sono stati eletti i 5 membri del Consiglio. Il Presidente, eletto con 13 voti, si chiama Preza Shaban, è di nazionalità albanese e ha 38 anni, mentre il vicepresidente, eletto con 7 voti, è ARIBA JILALI, marocchino di 46 anni. Gli altri membri sono Mihana Gezim, nato in Albania, 38 anni, Shire Mohamed Lula, donna somala di 28 anni, e Farhate Mustapha, marocchino, di 26 anni. Dei 284 iscritti nelle liste più altri 7 aggiunti nell'ultimo mese gli stranieri che hanno votato sono stati 41, 19 donne e 22 uomini, pari al 14%."Una percentuale soddisfacente - commenta l'assessore alle politiche sociali Salvatore Cardellicchio - considerando, per esempio, che nelle elezioni universitarie di solito si arriva massimo al 10%, e soprattutto considerato il fatto che era la prima volta che i cittadini stranieri erano chiamati a esprimere un voto, non solo qui a Calenzano ma in tutta la Toscana. In questo senso siamo stati gli apripista nella Regione.Abbiamo intrapreso questo percorso dal marzo 2002, prima che ne parlasse la stessa Provincia. Firenze si sta muovendo nella stessa direzione, e hanno manifestato interesse a seguire il nostro esempio anche i comuni limitrofi della Piana". "Un aspetto positivo delle elezioni - ha aggiunto - è stato l'avvicinamento di molti stranieri all'istituzione comunale, sia per quelli che prima d'ora non avevano mai avuto contatti diretti, sia per quelli che avevano già collaborato con l'amministrazione, e che hanno rafforzato il loro rapporto con noi".

 

8. LAZIO: immigrati extracomunitari, G.R. approva il piano 2003, (Agi), ROMA, 7 luglio 2003. La Giunta regionale, su proposta dell'assessore alla Famiglia e ai Servizi sociali, Anna Teresa Formisano, ha approvato il Piano annuale 2003 per iniziative e interventi in favore di immigrati extracomunitari. Il provvedimento stanzia complessivamente oltre 486mila euro, di cui 336mila destinati a soggiorni per l'integrazione, il recupero e il mantenimento dell'identita' culturale; 143mila per attivita' interculturali, educazione multirazziale e manifestazioni culturali; 7mila in favore dell'informazione.La Giunta, inoltre, ha dato via libera alla realizzazione di soggiorni, presso i comuni del Lazio, per 660 figli di immigrati extracomunitari nel periodo compreso tra il 15 luglio e il 15 settembre 2003 per una durata non superiore ai 15 giorni. Tra gli obiettivi dell'iniziativa, quello di far conoscere il patrimonio di ricchezze artistiche, storiche e ambientali del Lazio.

 

9. IMMIGRAZIONE: Casini, modello Albania da esportare/Ansa immigrazione e' risorsa se ben gestita (Ansa), TIRANA, 7 luglio 2003. L'esemplare collaborazione tra Italia e Albania ha consentito di battere l'ignobile traffico clandestino di donne, di uomini e bambini. Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, in visita ufficiale a Tirana elogia il modello di prevenzione albanese che ha consentito attraverso una campagna mirata contro l'immigrazione clandestina effettuata via mare da Valona ad azzerare il fenomeno degli scafisti. Il presidente della Camera giudica questo "un fatto importante che deve essere citato ad esempio nell'area mediterranea e anche negli altri paesi". Nel suo discorso davanti al parlamento riunito Casini sottolinea che di questo risultato è stata guida "la convinzione comune che l'immigrazione costituisca prima che un problema una risposta che, opportunamente gestita, in una prospettiva europea, può giovare a tutti i paesi coinvolti, avvicinando e non allontanando popoli culture e religioni". Casini si è augurato che il lavoro svolto fra Italia e Albania costituisca "un modello che possa essere riprodotto anche con riferimento alla riva sud del Mediterraneo per evitare che si determini un mero spostamento delle rotte dei traffici illeciti".E i dati dimostrano i buoni risultati ottenuti. Tra il 2000 e il 2001 in Italia sono entrati regolarmente 12 mila albanesi grazie al decreto dei flussi; nel 2002 il decreto prorogato all'anno in corso prevede 3000 ingressi per il lavoro subordinato.Il presidente della Camera nella sua prima visita ufficiale in Albania sottolinea l'amicizia tra i due paesi che "ha radici lontane che non si sono smarrite anche nei momenti più difficili" e ricorda anche il rapporto di collaborazione tra i due Parlamenti. "E' per questo - dice - che con particolare emozione - mi rivolgo a voi nel momento in cui nell'Italia tutta il difficile ma esaltante compito di guidare l'Unione europea in una delle fasi più importanti e delicate del suo processo di edificazione". Il presidente della Camera afferma che l'impegno del semestre di presidenza si inserisce in una strategia più vasta che l'Italia sostiene da tempo e che ha raggiunto un primo risultato con l'Europa a 25. "L'obiettivo finale - ricorda - resta un'Europa riunificata". E Casini afferma a Tirana il massimo impegno dell'Italia perché l'Albania possa entrare quanto prima a far parte dell'Unione e ribadisce che il nostro paese considera "con grande favore l'azione dell'Albania che sta contribuendo efficacemente alla stabilizzazione dell'area anche attraverso il nuovo slancio per lo sviluppo celle relazioni tra i paesi vicini. Tutti temi questi che il presidente della Camera ha affrontato nei suoi impegni ufficiali. Con il presidente del parlamento Servet Pellumbi, con il presidente della Repubblica Alfred Moisiu e con il primo ministro Fatos Nano, al quale oggi Casini restituisce la visita effettuata recentemente in Italia.

 

10. Fra “emergenza” e “non intervento”: la regione Puglia e l’immigrazione, (migranews.net), 7 luglio 2003.Negli ultimi anni la Puglia ha visto mutare il proprio ruolo nelle vicende legate all'immigrazione da luogo d'approdo e passaggio a terra in cui costruire le proprie speranze per i profughi e i migranti che vi giungono da oltremare. La cosiddetta “porta d'Oriente” si va lentamente trasformando in luogo dalle diverse genti e dalle molte culture, meta dell'esodo di intere famiglie che qui contribuiscono a formare numerose comunità locali della diaspora. Le modalità di stabilizzazione sono influenzate dalle cause dell’esodo, trattandosi di emigrazione forzata scatenata da eventi bellici o da invivibili condizioni di sfruttamento e miseria nei Paesi di origine. Tuttavia, qualunque sia la causa, la qualità della permanenza e della partecipazione ai diritti è evidentemente determinata dalle risposte fornite dalle politiche di accoglienza a quel complesso intreccio di risorse e bisogni che, come chiunque in seno a un consorzio umano, i migranti rappresentano. Una politica sull’immigrazione giusta e solidale ha certo il compito imprescindibile di dare risposte efficaci e dignitose ai bisogni urgenti legati alle emergenze e alle prime necessità. Ma soprattutto deve mirare a facilitare e promuovere concretamente la partecipazione attiva e consapevole di ognuno alla progettazione e realizzazione di un modello di società e di sviluppo economico, culturale, umano in cui tutti, nessuno escluso, siano pienamente protagonisti nella costruzione del diritto alla felicità. Emerge dunque la necessità della presenza diffusa di luoghi dell’accoglienza aperti a quanti arrivano in Italia, di spazi per la ricomposizione, in cui le tante culture ed esperienze della diaspora possano liberamente ritrovarsi per conservare i propri legami, ricongiungere i fili della propria diversità; ma anche di spazi dove condividere e mettere in gioco il proprio bagaglio individuale e collettivo, in un continuo incontro-confronto non solo sulla condizione di migrante, ma anche sulla condizione di “cittadinanza” in Italia. L’attuale normativa nazionale sull’immigrazione demanda a Regioni ed enti locali non solo un ruolo attuativo dei programmi decisi a livello nazionale ma anche di programmazione e progettazione attive nell’ambito delle proprie risorse. La politica del governo regionale della Puglia e dal presidente Raffaele Fitto, che ha assunto la competenza diretta in materia di immigrazione, attuata fino a oggi in materia di immigrazione oscilla fra due poli: da una parte la riduzione dell’immigrazione a fenomeno emergenziale, legato agli sbarchi di massa, a periodi di permanenza di breve durata (la cosiddetta prima accoglienza) e al transito verso altre aree del territorio nazionale o europeo; dall’altra, un colpevole “non-intervento”, persino patente nella vicenda del mancato utilizzo dei fondi del 2000, 2001 e 2002 (e ora quelli del 2003), fondi da lungo tempo disponibili e che continuano a giacere inutilizzati. Assoluto disinteresse al fenomeno? Mancanza di capacità di programmazione e di azione politica? In verità la regione Puglia si contraddistingue nel panorama nazionale anche per la sua incapacità di spesa su una nutrita serie di materie, il che comporta la perdita pura e semplice di ingenti risorse economiche. Oppure una deliberata scelta politica finalizzata a non creare nella regione neppure le condizioni minime perché i cittadini stranieri possano fermarvisi più stabilmente? Gli unici programmi organici esistenti in Puglia riguardano i centri di permanenza temporanea e di accoglienza. La riduzione dell’immigrazione a fenomeno legato all’emergenza sembra anche la motivazione della scelta di creare, presso la presidenza della Giunta regionale, un ufficio unico “Emigrazione e immigrazione” sottraendo questa ultima alle competenze degli uffici per la formazione professionale e per le politiche occupazionali. Lo scarso interesse per i migranti si riflette nella mancata attuazione della legge regionale in materia (legge 26 del 15 dicembre 2000, “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi in materia di immigrazione extracomunitaria”): la “Consulta regionale dell’immigrazione extracomunitaria” prevista agli articoli 6-8 non è stata istituita, così come non è stato approvato il regolamento sui criteri gestionali dei centri di accoglienza. Del duplice atteggiamento della regione Puglia verso l’immigrazione – la sua riduzione a mera emergenza, la mancanza di programmazione e azione politica –, è prova ulteriore l’utilizzo (o il non utilizzo) delle risorse finanziarie a disposizione per tale fenomeno. Nel biennio 1998–1999 la Regione ha avuto a disposizione, attraverso il “Fondo nazionale per le politiche migratorie”, una somma complessiva di poco superiore ai quattro miliardi di lire (4.049.133.000), quasi del tutto utilizzata. Fondi straordinari sono stati destinati alla regione Puglia per fronteggiare le emergenze di accoglienza conseguenti al flusso migratorio proveniente dall’area balcanica a seguito del conflitto in Kosovo, per un ammontare complessivo di cinque miliardi e quattrocento milioni (delibera della Regione Puglia 4312 del 1998). Altre strutture legate all’accoglienza sono state finanziate tramite fondi provenienti dalla Comunità europea, per un importo di 11 miliardi e 521 milioni di lire (delibera Regione Puglia 1650 del 1999). Pochi sono stati i soggetti che hanno avuto modo di attingere a questi fondi (poco più di due miliardi), data l’esiguità dei tempi concessi (il bando è stato pubblicato il 7 dicembre del 1999 e scadeva il 31 dicembre) per l’elaborazione delle proposte progettuali e le procedure burocratiche richieste. C’è da dire che gli attuali funzionari dell’ufficio Emigrazione-Immigrazione attribuiscono la responsabilità del poco tempo concesso (per accedere al bando) alla Comunità europea e non alla Regione. Dalla destinazione dei fondi, sia a livello periferico (regionale) che centrale, si evince che è stato dato rilievo soprattutto alla prima accoglienza (politica dell’emergenza), trascurando gli altri aspetti relativi all’inserimento sociale dei cittadini stranieri presenti più stabilmente nel territorio. Lo scarso interesse della Regione verso l’immigrazione – fine a se stesso o obiettivo politico coscientemente perseguito che sia– si rivela appuno nella mancata predisposizione dei programmi regionali relativi ai fondi degli anni 2000, 2001 e 2002. Nel complesso questi fondi ammontano a 3.802.972,98 euro, che giacciono congelati pur essendo a disposizione della Regione da molto tempo. Aggiungendo 906.968,25 euro - i presunti fondi del 2003 - arriviamo alla bella somma di 4.709.941,23 euro a disposizione della Regione. Quando e come verranno utilizzati? Da qualche mese il presidente della Regione, Raffaele Fitto, ha cambiato i dirigenti dell’ufficio Emigrazione-Immigrazione. I “nuovi” funzionari, a quanto sembra, stanno elaborando il regolamento per l’iscrizione delle comunità all’albo regionale. Dovrebbe essere pronto per l’autunno, dopo di che dovrebbero istituire la “Consulta regionale degli immigrati”. Fatto ciò si pensa di avviare i bandi per accedere ai fondi. A causa di tali ritardi, diversi progetti finanziati con i fondi regionali del biennio ‘98-’99, realizzati da Comuni (fra cui Bari e Foggia), amministrazioni provinciali (Foggia, Lecce) e istituzioni pubbliche (il Provveditorato agli studi di Bari), rischiano di essere interrotti, e nuovi programmi non possono essere avviati. Le risorse finanziarie provenienti dal “Fondo nazionale per le politiche migratorie” dovrebbero essere utilizzate, in via prioritaria, per interventi relativi all’inserimento sociale e culturale degli immigrati, e (come previsto esplicitamente dalla normativa nazionale e regionale) la regione Puglia, anche attraverso l’utilizzo di risorse finanziarie proprie, deve svolgere un ruolo attivo in materia di immigrazione, con particolare riferimento all’inserimento sociale e culturale dei cittadini stranieri, stimolando e coordinando l’azione degli enti locali. Inoltre nelle fasi di programmazione e attuazione delle politiche sull’immigrazione, dovrebbe essere attribuito un ruolo centrale alle comunità e associazioni di cittadini stranieri, in primo luogo attraverso l’attivazione e il sostegno al funzionamento delle “consulte”, a partire da quella prevista dalla legge regionale fino a quelle comunali, e la promozione dell’associazionismo fra gli immigrati. Tutte attività che l’attuale ufficio Emigrazione-imigrazione dice che ha cominciato ad attuare. Non ci resta che aspettare e sperare che sia vero.

 

11. Un giorno di “Sagarana” (*): il 3° “Seminario italiano degli scrittori migranti” raccontato da chi c’era, (migranews.net), 7 luglio 2003.In una Lucca dalle asimmetrie straordinarie e dagli angoli illuminati come teche di gioielli antichi, in una Lucca rinfrescata dal vento, messaggero di temporali estivi, animata dalla colonna sonora del cinema all’aperto nel bel mezzo del suo cuore medioevale, a un passo da lì, nel teatrino neoclassico di via Sant’Andrea, Julio Monteiro Martins, intellettuale tenace e scrittore sensuale, creatore di Sagarana, rivista internazionale e scuola di scrittura creativa, ospita il terzo !Seminario italiano degli scrittori migranti” dal 1° al 4 luglio 2003 per accogliere scrittori, poeti, ricercatori, giornalisti e studiosi che si occupano della letteratura della migrazione. Il primo giorno Julio apre il seminario con gli interventi di Dario Voltolini, del poeta Amor Dekhis e del giornalista Davide Bregola. Il 2 luglio la mattinata è dedicata al traduttore, insegnante e studioso della letteratura inglese Andrea Sirotti e alla poetessa e accademica statunitense Brenda Porster. Sirotti traccia un breve excursus sulla “letteratura post coloniale” in lingua inglese ma fatta da scrittori che provengono dalle ex colonie dell'impero britannico. Una volta era chiamata “Commonwealth Literature”, dicitura contestata dagli stessi rappresentanti perché portatrice di paternalismi culturali. La letteratura post-coloniale è un mondo complesso, caratterizzato dalla diversità di tradizioni e tematiche ma anche da punti comuni, come il rapporto dinamico fra lingua madre e inglese, il confronto dialettico con la storia e la tradizione dell'ex impero coloniale e la lotta contro gli stereotipi. Il termine usato per definire questa produzione letteraria permeata dalla diaspora è “cross-culture”, che non solo equivale all’italiano “intercultura” ma scolpisce il concetto dell'incrocio fra culture, lingue e tradizioni. Contrapponendo i versi originali alle sue traduzioni Andrea Sirotti ci porta in visita guidata fra alberi trapiantati, salsedine, meduse giganti, strade polverose e lucertole estoni, nel mondo creato da Roger McGough, Francis Harvey, Sujata Bhatt, Grace Nichols, Chitra Divakaruni, Joel Tan, Suheir Hammad, un luogo di “picari” moderni, portatori di identità poetiche diverse ma profondamente consapevoli della diversità, un luogo fatto per viverci. Brenda Poster, docente universitaria e critica letteraria, scrive poesie e si impegna nel sociale. E' rappresentante del gruppo “Americani contro” che ha unito le voci pacifiste e dissidenti statunitensi dalle profonde radici liberal contro la politica di Bush. Fra le sue poesie spicca quella intitolata Not in Our Name (Non al nostro nome) per la sua emozionante razionalità che rievoca quella dei “poeti metafisici”. Attraverso la storia personale di genitori e parenti, quelli che le hanno dato vita, identità e nome, Poster afferma la responsabilità personale e individuale del cittadino statunitense nei confronti di un conflitto arbitrario, crudele e distruttivo: è una donna dai toni miti, parla quasi sottovoce ma i suoi messaggi sono saldi e intensi. Nella seconda parte della giornata, Martins presenta Helene Paraskeva e Barbara Serdakowski. Helene Paraskeva si riferisce allo stato attuale della scrittura della migrazione e in particolare alla qualità di scrittura, nella forma e nel contenuto, respingendo una certa tendenza a definire gli errori commessi dagli scrittori migranti come “esotici” o “folklore”. Questa tendenza rischia di assumere la dimensione di una concessione paternalistica. Relativamente ai contenuti della letteratura della migrazione, Helene Paraskeva riconosce la responsabilità etica e rappresentativa degli scrittori migranti nei confronti del fenomeno e rivendica la libertà di ispirazione. Tanto la tematica del “trasumanare della specie” (Creolizzare l‘Europa, di Armando Gnisci, Meltemi, 2003) emergerà comunque. Paraskeva conclude leggendo due racconti tratti dal suo Il Tragediometro e altre storie (Fara, 2003): “La prima passione di Queen Lady Blue” e “Ai giovani”. Barbara Serdakowski offre alcuni cenni autobiografici per spiegare la sua identità multiculturale e poliglotta. Nasce in Polonia da genitori polacchi che presto emigrano in Marocco dove Barbara impara il francese. Segue i genitori in Canada dove completa gli studi nell'assetto bilinguistico canadese formandosi come traduttrice e artista poliedrica. Incontra il marito, artista di origine italiana, e insieme vengono in Italia a mettere radici. Barbara si esprime in una poetica "a due voci", come lei ama definirla. Si tratta di sonorità, ritmi e immagini che si fondono in una Babele eutopica. Il pubblico pone quesiti, Helene e Barbara rispondono. Nuove tematiche si affacciano sull’orizzonte Sagarana. Il terzo giorno vengono presentati Tahar Lamri, scrittore di origine algerina ed Egidio Molinas, paraguaiano di origine ma omerico di sostanza. Coordinano gli interventi Martins e Cecilia Rinaldini con la partecipazione di Sonia Sabelli, Selena Delfino, Gabriella Ghermanfi, Michela Carpi e Franca Sinopoli, l’angelo lungimirante della banca dati Basili, l’archivio degli scrittori migranti della Facoltà di italianistica dell’università La Sapienza di Roma. Il quarto giorno Anna Rita, rappresentante della “Fondazione Paolo Cresci”, custode della memoria scritta degli emigranti italiani all’estero nel XX° secolo prospetta l’altra faccia, gli scrittori di origine italiana emigrati all’estero. E poi, il giovane autore italiano Danzio Bonaria Opm (Opiemme è il gruppo di scrittura creato nel 1998) parla di un altro tipo di “migrazione letteraria”, quella dei giovani artisti dal linguaggio urbano. E poi arriva un ringraziamento particolare a Simona Cappellini e Cristiana Sassetti, che hanno aiutato Julio Martins nell’organizzazione del seminario dimostrando che efficienza e dolcezza non sono poi tanto incompatibili. Prima di un altro giorno “Sagarana”, le parole introduttive dell’ospite ritornano: «Riguardo alla letteratura della migrazione, è proprio impossibile distinguere ciò che è vita e ciò che è letteratura. Si tratta di un fenomeno davvero unico al mondo di oggi, un fenomeno questo italiano, che illumina e ci fa capire meglio tanto la vita quanto la letteratura». (*) Sagarana è il titolo del primo libro di João Guimarães Rosa, scrittore brasiliano e pioniere del realismo fantastico in America Latina. Sagarana è una parola inventata dallo scrittore e significa “saga infinita”.

 

12. PAPA: immigrazione; chiede a stati rispetto diritti Onu fenomeno migrazioni sia garantito da legalita' (Ansa), CITTA’ DEL VATICANO, 6 luglio 2003. Papa Wojtyla, subito dopo la preghiera dell'Angelus, ha rivolto oggi un appello a tutti gli stati perché aderiscano alla nuova convenzione dell'Onu sulla protezione dei lavoratori migranti, ed ha auspicato che, con "la costante collaborazione internazionale, il complesso fenomeno delle migrazioni possa svolgersi nella legalità e nel rispetto delle persone e delle famiglie". "In questi giorni - ha spiegato - è entrata in vigore la Convenzione Internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei loro familiari, adottata dall'ONU nel 1990. Questo strumento legislativo - ha osservato - segna un importante passo in avanti, perché considera il migrante quale persona unita alla sua famiglia. Mentre esprimo vivo compiacimento per questo traguardo giuridico - ha concluso - auspico che una più vasta adesione degli Stati ne rafforzi l'efficacia".

 

13. IMMIGRAZIONE: a questura Bari non risultano 'fughe di massa'  (Ansa) 5 luglio 2003. Alla questura di Bari non risulta che vi siano state "fughe di massa" negli ultimi giorni dal campo di accoglienza di Bari-Palese. Il campo, che è allestito all' interno dell' aeroporto militare, ospita al momento circa 400 persone dopo il trasferimento avvenuto in serata di una sessantina di profughi pakistani verso centri di permanenza temporanea. Il campo di Palese, che è un centro di accoglienza provvisoria e che quindi ospita nei casi di emergenza gli immigrati clandestini in attesa di provvedimenti, era chiuso dall' estate scorsa ed è stato riaperto una ventina di giorni fa per fare fronte al massiccio arrivo di immigrati a Lampedusa.

 

14. FRATTINI: agenzia UE per contrastare immigrazione clandestina, (Agi), berlino, 5 luglio 2003.L'intenzione di allestire un'agenzia dell'Unione Europea intesa a contrastare l'immigrazione clandestina verso l'Europa e' stata illustrata dal ministro degli esteri italiano Franco Frattini, in un'intervista al settimanale tedesco Welt am Sonntag pubblicata nei giorni scorsi. L'agenzia, ha detto Frattini, dovra' essere istituita entro il prossimo dicembre (quando scadra' il semestre di presidenza di turno italiano dell'UE), per proteggere dall'approdo dei clandestini le coste italiane, spagnole e greche. "Adesso - ha detto Frattini nell'intervista - tutti sono consapevoli del fatto che l'immigrazione clandestina non e' un problema italiano, e' un problema europeo". Nello stesso tempo, ha concluso il ministro, e' necessario trovare il modo di accogliere come meglio possibile gli immigranti legittimi.

 

15. Tremaglia: via libera della Camera al disegno di legge sui Comites. "Riaffermati i diritti degli italiani all’estero, l’impegno continua in senato. alle urne per rinnovare i Comitati entro il 31 dicembre 2003", (Inform), ROMA, 5 luglio 2003.«L’approvazione, da parte della Camera dei Deputati, del disegno di legge di riforma dei COMITES presentato dal Governo, rappresenta un ulteriore passo avanti per l’affermazione dei diritti degli Italiani all’estero, dopo l’approvazione della legge sull’esercizio del diritto di voto per corrispondenza». Lo ha affermato il Ministro per gli Italiani nel Mondo, On. Mirko Tremaglia, dopo che l’Aula di Montecitorio ha dato via libera, mercoledì scorso, con 230 voti favorevoli, al ddl che modifica la disciplina dei Comitati degli Italiani all’Estero. Il testo è largamente ispirato a quello che fu approvato nella scorsa legislatura da uno solo dei rami del Parlamento e a quello approvato dal Consiglio Generale per gli Italiani all’Estero nel 2002.Il Governo ha già garantito che ora metterà in opera ogni sforzo affinché l’esame da parte del Senato si concluda prima della chiusura estiva: «L’obiettivo – ha spiegato il Ministro Tremaglia – è quello di effettuare le elezioni per il rinnovo dei Comites, già troppo spesso rinviate, entro il termine del 31 dicembre 2003 così come stabilito dal decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 marzo scorso proprio grazie ad un’iniziativa ad hoc del Ministero per gli Italiani nel Mondo. Dobbiamo continuare ad operare – ha concluso il Ministro - affinché, ora che gli Italiani all’estero hanno dimostrato, anche con la massiccia partecipazione alla consultazione referendaria, di avere in tutto e per tutto gli stessi diritti degli Italiani in Italia, affinché gli stessi Comites siano sempre di più organismi in grado di rispondere alle esigenze delle comunità italiane ed abbiano una posizione di preminenza».Tra le numerose novità introdotte dalla legge, è da ricordare in primo luogo la definizione dei COMITES come «Comitato organo di rappresentanza degli italiani all’estero nei rapporti con le rappresentanze diplomatico-consolari», del tutto assente nella legge precedente. Proprio al fine di rendere il Comitato cerniera delle attività che riguardano l’integrazione politico-istituzionale degli italiani residenti all’estero, ne vengono definiti dettagliatamente compiti e funzioni, prevedendo l’espressione di pareri, la redazione di una relazione annuale sulle attività svolte, la formulazione di proposte e raccomandazioni, il tutto in stretta osmosi con le autorità consolari. Un’altra novità consiste nella base anagrafica per l’istituzione, la composizione e l’elezione dei COMITES, che si fonda sull’elenco aggiornato utilizzato per eleggere i rappresentanti al Parlamento nazionale. Una serie di norme elettorali introducono infine anche per i COMITES il principio del voto per corrispondenza. E’ da porre in rilievo che il disegno di legge stanzia 15 milioni e mezzo di euro per i COMITES: una somma che dimostra il serio impegno del Ministro Tremaglia.

 

La rassegna stampa può essere consultata anche sul sito www.immagineimmigratitalia.it - (Sito Web realizzato nell'ambito del Progetto "Immagine degli immigrati in Italia tra media, Società civile e mondo del Lavoro")