Dopo gli annunci del mese scorso, a Milano non si è ancora
potuta ufficializzare nessuna procedura di subentro Il software necessario
è giunto da Roma solo alcuni giorni fa I sindacati: «E’ un
sistema che sta collassando»
Dopo gli annunci del mese scorso, a Milano non si
è ancora potuta ufficializzare nessuna procedura di subentro Il software
necessario è giunto da Roma solo alcuni giorni fa I sindacati:
«E’ un sistema che sta collassando»
27/5/2003
UN colosso dai piedi d’argilla. Il sistema burocratico della recente
sanatoria rischia di crollare su se stesso. Allontanando di mesi (se non di
anni) la possibilità per migliaia di immigrati di ottenere il tanto
sospirato permesso di soggiorno. A denunciarlo, i sindacati e don Virginio
Colmegna che ieri mattina, durante la presentazione del dossier Caritas sulla
povertà, ha fornito i dati sulle regolarizzazioni a Milano, aggiornati
al 20 maggio. Trentunomila (su 87mila) sono le pratiche tornate da Roma; 15
mila i permessi di soggiorno rilasciati e 15 mila le pratiche in fase di
convocazione. Le domande respinte sono 262. Ma al di là dei numeri, sono
le lungaggini a preoccupare tutti quei soggetti che a Milano si sforzano da
mesi per risolvere sul piano pratico tutte quelle problematiche lasciate insolute
dalla Bossi-Fini: una fra tutte, quella del subentro. Sembrava ormai cosa
fatta: più di un mese fa, agli immigrati in fase di regolarizzazione
è stata garantita dai ministeri dell’Interno e del Welfare la
possibilità di essere assunti da nuovi datori di lavoro, diversi da
quelli con i quali era stata presentata la domanda. A un’unica
condizione: che il nuovo contratto venisse stipulato al momento della
convocazione in prefettura. Non prima. E davanti alle obiezioni mosse dai
sindacati, il ministro Maroni aveva garantito per i subentri «procedure
d’urgenza». Ebbene, la realtà dice altro: solo pochi giorni
fa alla prefettura è giunto da Roma il software per gestire queste
pratiche. Nel frattempo, negli uffici prefettizi si sono andate accumulando le
raccomandate spedite dai nuovi datori di lavoro. Lettere con le quali si
comunica la propria disponibilità ad assumere immigrati rimasti senza
occupazione. Ma nessuno, fino ad ora, ha potuto metterci mano, proprio in
mancanza del software necessario. Secondo una stima di massima, le raccomandate
hanno superato il migliaio. «Va anche ricordato - spiega Gabriele
Messina, responsabile dell’ufficio immigrazione della Cgil - che prima
dell’”urgenza subentro” c’è quella che riguarda i
permessi di soggiorno di sei mesi per tutti quegli immigrati che hanno perso il
lavoro perché il datore è morto. Anche per questi era stata data
notizia, all’inizio dell’anno, di procedure di emergenza, ma in
realtà siamo ancora in alto mare». E i problemi non finiscono
certo qui. Un altro punto dolente è stato ricordato da don Colmegna:
«Se non si programmano i flussi - ha commentato - dovremo immaginare una
nuova sanatoria: non si può certo credere che gli immigrati non
continuino a entrare nel nostro Paese...».
t. p. http://www.lastampa.it/edicola/sitoweb/Vivere_Milano/art7.asp