Periscopio – rubrica dell’inserto Percorsi di cittadinanza

Maggio 2003

 

In questo numero del periscopio vogliamo denunciare una sentenza della Corte d’Appello di Firenze che ben descrive la condizione dei richiedenti asilo oggi in Italia e la cultura degli italiani su questo tema.

La sentenza è stata emessa a seguito del ricorso della Questura, della Commissione Centrale per il Riconoscimento dello Status di Rifugiato e del Ministero dell’Interno contro una sentenza del Tribunale di Livorno.

Il Tribunale di Livorno infatti aveva annullato una decisione di respingimento della Commissione Centrale nei confronti di un richiedente asilo di nazionalità turca appartenente alla minoranza kurda. Nelle motivazioni il tribunale riporta la seguente frase: “le persecuzioni subite in territorio turco degli appartenenti all’etnia kurda costituiscono fatto notorio, per l’ampia divulgazione, tramite i mass media, delle notizie relative a fatti di tortura, minacce e limitazione nell’esercizio dei diritti civili subiti dai kurdi, accertati da organismi internazionalmente riconosciuti quali Amnesty International”.

La Corte d’Appello di Firenze risponde quasi infastidita dalla decisione del Tribunale di Livorno e esprime così la sua opinione (pochissimo giuridica e molto politica): “Se una tale premessa (quella su riportata) dovesse avere il valore giuridico che l’impugnata sentenza ne fa derivare, la stessa non sarebbe una sentenza, ma una specie di bando pubblico diretto a far sapere alla centinaia di milioni, e forse miliardi di persone di questo pianeta (di altri ancora non sappiamo), le quali, sotto la supervisione di Amnesty International o di altri consimili organismi mondiali, per motivi di etnia, di religione, di sesso e di non sesso (!), di credo politico e di pensiero in genere, subiscono oppressioni più o meno gravi nei loro diritti dall’avverso regime del rispettivo Paese, che in Italia c’è posto per tutti.

Si tratta di una opinione squisitamente politica, anche perché somiglia molto all’opinione più volte espressa dal Ministro Castelli della Lega e dal Ministro dell’Interno Urbani, che i richiedenti asilo sono immigrati travestiti che fingono di essere perseguitati solo per avere un permesso di soggiono.

Si noti nella motivazione della Corte d’Appello il dileggio, la presa in giro delle motivazioni che spingono le persone a chiedere asilo: la frase di sesso e di non sesso che altra spiegazione può avere se non quella di esprimere un giudizio di valore su queste motivazioni? È come dire “tutte sciocchezze!”, “tutte scuse!”

Contemporaneamente si utilizza uno dei motivi classici del discorso razzista: la paura dell’invasione. In questo caso si prefigura addirittura il rischio che se la decisione del Tribunale di Livorno dovesse passare, milioni se non miliardi di persone arriverebbero in Italia. La frase tra parentesi “di altri ancora non sappiamo”, che allude a possibili invasioni di richiedenti asilo extraterrestri, chiude una rappresentazione del fenomeno dei richiedenti asilo al limite del grottesco.

La sentenza della Corte d’Appello si inquadra perfettamente nella azione di sistematico boicottaggio da parte dl governo Berlusconi del diritto d’asilo attraverso il disinteresse e gli ostacoli frapposti alla discussione sul disegno di legge sull’asilo presentato alla Camera, l’introduzione di una procedura che azzera le garanzie per i richiedenti asilo con la Bossi Fini e infine il tentativo di dare un colpo mortale al nascente sistema di assistenza per i richiedenti asilo nel nostro Paese.