INTERPELLANZA

 

 

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio per sapere, premesso che:

 

-     a sei mesi dall’entrata in vigore delle nuove norma in materia di immigrazione si rileva che la legge Bossi-Fini non è solo una legge lesiva dei diritti degli stranieri e di alcuni principi fondamentali della nostra Costituzione, ma è anche una legge pasticciata e confusa e che si è rivelata di difficile, ed in molti casi,  di impossibile applicazione.

 

-     alla data attuale non sono stati  ancora  emanati i regolamenti attuativi , i cui termini sono già ampiamente scaduti, così come stabilito dall’art. 34 della legge 189/2002, nonché dall’art. 2 bis, con l’effetto che non possono entrare in vigore alcune parti significative di quella legge quali ad esempio le norme riguardanti il diritto d’asilo e  quelle relative al funzionamento dello Sportello Unico per l’immigrazione, ne si può procedere all’armonizzazione ed integrazione delle disposizioni della nuova legge con quelle ancora in vigore della legislazione precedente.

 

-     in materia di regolamentazione dei flussi annuali il Governo si è limitato ad emanare lo scorso 20 dicembre 2002 un DPCM per l’ingresso di 60.000 lavoratori stagionali per l’anno 2003. Tale provvedimento stabilisce  il principio della riserva geografica e rende  perciò impossibile l’ingresso regolare nel nostro paese per molti stranieri provenienti da paesi a forte pressione migratoria, nonché l’impossibilità dell’ingresso per lavoratori da assumere a tempo determinato, indeterminato o da impiegare in attività di lavoro autonomo.

-     niente di importante è stato fatto dal Governo in questi anni  per  portare avanti con forza e vigore un iniziativa diplomatica dell’Italia per la stipula di accordi per il governo dell’immigrazione ed il controllo dell’immigrazione clandestina con paesi a forte pressione migratoria  considerando che,  secondo dati ufficiali provenienti dal Ministero degli Interni,  il numero complessivo di accordi di riammissione stipulati dal nostro paese ammonta a 27 e che 24 di questi sono stati stipulati non da questo governo, ma dai precedenti governi di centrosinistra e considerando che il numero complessivo di accordi per la regolamentazione  dei flussi ammonta a 3 ( Albania, Tunisia, Marocco ) e tutti  e tre gli accordi sono stati stipulati dai governi recedenti.

-     che a fronte di una giusta richiesta del  Governo italiano per una piena solidarietà  degli altri paesi europei  per quanto riguarda le spese e agli oneri derivanti dall’attività per il  controllo delle frontiere italiane  non si registra altrettanta disponibilità, se non vero e proprio ostilità, su temi importanti come il diritto d’asilo; la lotta contro il razzismo e la xenofobia, i diritti degli stranieri residenti di lungo periodo. Si ricorda tal proposito la mancanza una legge organica sul Diritto d’asilo; le forti limitazioni ai diritti dlle persone sanciti nella Bossi-Fini,  cosi come le polemiche  all’interno della maggioranza e del governo che hanno accompagnato la discussione sul’ eventuale accoglienza in Italia di profughi provenienti da zone interessate dal conflitto in Iraq  e il recepimento ( peraltro in ritardo di 3 mesi) , della Direttiva 2001/55/  che regolamenta la protezione temporanea  di profughi e sfollati; nonché il vero e proprio veto posto dal Ministro Castelli  sul’ ipotesi di definizione da parte del la Ue  di strategie punitive comuni contro razzismo e xenofobia. E’ chiaro che l’Europa potrà partecipare con più solidarietà all’onere che il nostro paese  deve fronteggiare per il controllo delle frontiere  quando più forte  sarà il  nostro grado di responsabilità nell’assunzione di su materie delicate             come l’accoglienza di profughi e rifugiati o la lotta al  razzismo e xenofobia

-     premesso che sono più di 60 le richieste di giudizio della Corte Costituzionale avanzate dai tribunali per sospetta incostituzionalità di molte norme della legge 189 2002, in particolare di quelle norma relative alla disciplina dell’espulsione e della sua esecuzione.

-     secondo dati ufficiali forniti dal Ministero dell’Interno risulta che 62500 stranieri si trovano in Italia pur avendo avuto un decreto di espulsione ;  e che la legge n. 189/2002 prevede all’articolo 13, lettera b), comma 5 ter, che lo straniero che si trattiene senza giustificato motivo nel territorio dello Stato in violazione dell’ordine del Questore  a lasciare il territorio nazionale entro 5 giorni è punito con l’arresto da 6 mesi ad 1 anno. Se ne deduce quindi che, escluse le persone che pur espulse non ricadrebbero nella fattispecie dell’aret.13,lettera b, comma 5 ter, che vi sono sul territorio nazionale decine di migliaia di persone che devono essere arrestate, processate e poi, eventualmente, espulse; una delle conseguenze di questa situazione potrebbe determinare un potenziale raddoppiamento della popolazione carceraria italiana con gravi ripercussioni sull’intero sistema giudiziario italiano;

-     la norma dell’articolo 13, lettera b), comma 5 ter sopracitato è stato oggetto,  di richiesta di pronuncia della Corte  Costituzionale  per sospetta incostituzionalità e che l’applicazione della stessa ha  generato un aggravio per i tempi della giustizia che rende di fatto impossibile altra attività dei tribunali. Da notizie in possesso dell’opposizione risulta che in alcuni  tribunali  ( dall’ottobre 2002 al febbraio 2003) il carico giudiziario sull’art.14 è di oltre il 60% del complessivo: questo vuol dire che la maggior parte dei tribunali è impegnata  a perseguire stranieri che nella maggior parte dei casi non commettono alcun reato piuttosto che i  delinquenti veri, italiani o stranieri che siano.

 

-     Il raddoppio dei termini di permanenza  da 30 a 60 giorni  nei CPTA  ha generato  una protrazione di trattenimento quasi detentivo per persone che non hanno compiuto alcun reato tale da far riemergere con forza il tema della coerenza con il dettato costituzionale delle disposizioni che regolamentano i CPTA; inoltre si è creato un aggravio delle  spese dello Stato; a fronte di una risibile crescita della percentuale delle persone effettivamente allontanate dopo essere transitate nel centro

 

-     Da notizie acquisite in molteplice visite alle diverse strutture del CPTA dislocate sul territorio nazionale da parlamentari dell’opposizione risulta che in questi ultimi due anni  è complessivamente e sensibilmente  peggiorata la condizione dei residenti del centro ; che la  Carta dei diritti per i residenti del Centro  non è applicata o è largamente disattesa; che in molti casi non sono ammesse o sono fortemente limitate  viste dall’esterno , spesso anche degli stessi familiari famigliari; che  il diritto all’interprete  (art.111 cost) non è garantito anche durante il colloquio con i legali; che  la libera circolazione all’interno del centro è spesso vietata; che l’assistenza sanitaria non sempre viene garantita;.

 

 

-     ancora oggi  non è possibile sapere con certezza se le domande di regolarizzazione presentate possano trovare risposta entro il 2003 poiché rispetto alla 702 mila domande presentate, secondo una recente indagine del SOLE 24 ORE, solo il 10 per cento hanno avuto risposta malgrado sia stato potenziato il personale nelle questure e nelle prefetture;

 

-     il problema del cosiddetto subentro-  della possibilità cioè per il lavoratore immigrato, nel caso di licenziamento operato dal datore di lavoro con il quale aveva presentato domanda di regolarizzazione,  di poter sanare la propria posizione con un altro datore di lavoro-  che sembrava essere  stato risolto  rischia di essere vanificato da una successiva circolare del Ministero del Welfare che impedisce al nuovo datore di lavoro di assumere il lavoratore straniero prima della chiamata dello stesso da parte dell’Ufficio Polifunzionale della Prefettura per la stipula del contratto di soggiorno.

 

-     Che ancora oggi a tutti gli stranieri che hanno presentato domanda di regolarizzazione è impedito di recarsi all’estero pena la perdita del diritto ad ottenere la regolarizzazione e che tale divieto vale anche nei casi di una madre  che vorrebbe visitare il proprio figlio minore lasciato all’estero

 

-     che in Italia le politiche sull’integrazione sono state da questo governo completamente abbandonate. Come è noto la Bossi Fini accentua la precarietà dello straniero regolarmente soggiornante. Il modello di integrazione delineato nella Turco Napolitano pur formalmente preservato nella Bossi- Fini non si può adattare ad un modello di lavoratore straniero precario, sottopagato e ostaggio del proprio datore di lavoro. La politica degli ingressi che l’attuale Governo sembra voler costruire dei prossimi anni non è coerente con un serio modello di integrazione. Il fatto che il Governo abbia fatto entrare  nel corso di due anni 22000 lavoratori  tra lavoratori a   tempo determinato, indeterminato e lavoratori autonomi e  ben 123000 lavoratori stagionali la dice lunga su come il governo concepisce un mercato del lavoro aperto ai lavoratori stranieri. Le politiche in materia di lavoro, soprattutto gli ostacoli che crea l’istituto del contratto di soggiorno alla piena libertà ed autonomia del lavoratore straniero comportano quindi seri pericoli per l’ effettiva inclusione degli stranieri nella nostra società . Inoltre le modifiche apportate nella Finanziaria al funzionamento del Fondo per le politiche sociali tolgono ogni autonomia al Fondo per le politiche migratorie previsto dalla Legge sull’immigrazione  mettendo così a serio rischio la possibilità di impostare  in tutte le regioni una politica sull’integrazione basata su ordinari finanziamenti da parte dello Stato. Il rischio è che l’Italia non solo non abbia un modello di integrazione da seguire, ma perde quel minimo di politiche necessarie per evitare un deterioramento delle relazioni tra italiani e stranieri.

 

Si chiede:

 

-     per quali motivi non siano stati ancora emanati i regolamenti previsti dalla legge n. 189/2002, i cui termini sono già ampiamente scaduti ed entro quanto il Governo pensa di emanarli;

-     entro quanto tempo il Governo provvederà all’emanazione del decreto flussi per l’ingresso di lavoratori stranieri da assumere a contratto determinato, indeterminato ovvero da impiegare in attività di lavoro autonomo e se il governo considera strategico ed importante tale atto anche ai fini della controllo della  e prevenzione dell’immigrazione clandestina oltre che della soddisfazione del fabbisogno di manodopera straniera

-     quali iniziative siano state avviate per rafforzare la cooperazione con i  Paesi a forte pressione migratoria  e quali iniziative intende mettere in campo il Governo per aumentare considerevolmente il numero degli accordi di riammissione e quelli di regolamentazione dei flussi di ingresso.

-     in che modo il Governo intenda procedere, in vista della guida italiana del semestre europeo, al fine di garantire che l’obiettivo della “comunitarizzazione” delle misure su immigrazione ed asilo fissate nel trattato di Amsterdam sia ancora perseguibile e che le scadenze fissate nel Consiglio Europeo di Tampere e poi in quello di Siviglia siano rispettate;

 

-     quali misure intende adottare il governo per rimediare al fallimento del complesso delle  norme sulle espulsioni contenute nella legge 189 2002

 

-     quali misure il governo intende adottare per evitare un  aggravio, fino a configurare ipotesi di vero e proprio collasso,   del carico penale sul nostro  sistema giudiziario e carcerario   conseguente all’applicazione dell’art 14 della legge 189 2002.

-     quali misure intende adottare per garantire il rispetto dei diritto fondamentali delle persone che risiedono nei CPTA e per garantire il massimo di trasparenza nella gestione degli stessi.

-     quali ulteriori  misure intende porre in essere per accelerare il disbrigo delle pratiche di regolarizzazione

 

-     quali misure intende adottare per far si che ai lavoratori stranieri sia concessa la possibilità di uscire dal territorio nazionale, magari nel periodo pasquale,  nelle more dell’attesa per la definizione della pratica di regolarizzazione

 

-      quali sono gli indirizzi di politica sull’integrazione che il Governo intende perseguire per i prossimi anni

 

-     quali atti concreti il Governo ha posto o intenda porre in essere per l’integrazione dei bambini stranieri nelle scuole italiane;

 

-     quali indirizzi politici siano stati emanati per garantire l’accesso effettivo degli immigrati al Servizio Sanitario Nazionale;

 

-     quali misure si stiano adottando, anche in collaborazione con soggetti privati e parti sociali, per favorire l’accesso per i lavoratori stranieri in Italia ad una abitazione dignitosa;

 

-     quali azioni il Governo intenda portare avanti, di concerto con le Regioni, gli Enti Locali, le Agenzie formative italiane e tutto il sistema della formazione professionale, per estendere e garantire l’apprendimento della lingua italiana a tutti gli stranieri minori ed adulti residenti sul territorio nazionale.

 

 

 

Livia Turco…..