Agnese è una ragazza polacca che noi  conosciamo da 7 anni. Iscritta all’università di Radom, la sua città, dopo aver sostenuto gli esami universitari, su nostro invito, ha deciso di trascorrere una breve vacanza ( 15 giorni ) in Italia, ospite a casa nostra, con l’impegno nostro di dichiarala negli 8 gg. consecutivi al suo ingresso presso la Questura della nostra Provincia e cioè Messina per il visto di soggiorno.

Abbiamo provveduto con un prepagato a farle il biglietto aereo di andata e ritorno ( partenza il 22 febbraio e ritorno il 9 marzo ) con scalo a Roma Fiumicino  per poi continuare con un treno notturno, anche quello prenotato, destinazione stazione ferroviaria di Capo d’Orlando.

All’arrivo a Roma Fiumicino, dove l’aspettava un amico di famiglia, la polizia di frontiera la ferma per i controlli di routine e per il visto di ingresso.

Agnese viene trattenuta e interrogata diverse volte sul motivo del viaggio, e quanti soldi avesse con sé.

La ragazza aveva con sé 100 €, il biglietto di ritorno e la sua carta di credito che malauguratamente il bancomat respingeva perché non aveva il pin internazionale.

Gli hanno fatto riempire un modulo dove si chiedevano i motivi del suo viaggio, altre notizie personali e la sua occupazione che lei ha riempito e consegnato.

Ha telefonato all’amico che l’aspettava in aeroporto , il quale si è recato dalla Polizia per raccontare l’accaduto e lasciando le sue generalità per poter garantire per lei.

Ma non c’è stato niente da fare. Abbiamo chiamato Agnese al telefono per chiedere alla polizia di poter parlare con loro al fine di garantire sull’alloggio e permanenza in Italia, ma i poliziotti hanno risposto che non dovevano parlare con nessuno in quanto testuali parole di uno di essi “ io sono il comandante e qui decido io… tu sei una clandestina e domani ti  ci porto io a Varsavia”

Da quel momento in poi e dopo avergli fatto firmare delle carte è stata condotta in una stanza dove c’erano altre persone straniere che erano lì da diversi giorni senza poter né mangiare, né dormire e né lavarsi.

Verso le ore 18,00 dello stesso giorno ci siamo recati alla Stazione dei Carabinieri del nostro paese per poter parlare con il Maresciallo, il quale dopo aver sentito la storia ha chiesto di chiamare Agnese per farsi dare il numero di telefono della polizia di frontiera per avere la possibilità di poter parlare con loro e farsi raccontare da loro per quale motivo trattenevano la ragazza alla frontiera e il motivo per cui non gli avevano dato la possibilità di poter vedere la persona che la stava aspettando in aeroporto.

Agnese ha raccontato ai poliziotti la richiesta fatta dal Maresciallo e loro hanno risposto che non era necessario e che avevano acquisito già  tutti gli elementi utili per rimandarla indietro.

Sono andata a casa ho trovato sull’elenco il numero di telefono della polizia di frontiera di Roma Fiumicino li ho chiamati e alla domanda mia del perché stessero trattenendo Agnese alla frontiera,  senza avere la possibilità di vedere neanche l’amico, mi hanno chiesto cosa rappresentava per me la ragazza, a questa domanda ho risposto che Agnese è come se fosse mia figlia, il poliziotto dopo tale risposta mi ha detto che non poteva darmi nessun chiarimento per un diritto di privacy e che le notizie poteva darle solo al comando dei carabinieri del mio paese.

Siamo ritornati alla Stazione dei Carabinieri e abbiamo informato il maresciallo della telefonata, il quale finalmente ha potuto parlare con loro, e dopo che gli hanno spiegato i motivi del fermo, e del conseguente respingimento in frontiera ( 1) mancanza dei mezzi di sussistenza in relazione al periodo di soggiorno; 2) sprovvista di idonea documentazione attestante scopo e condizione di soggiorno )  li ha pregati di lasciala libera garantendo personalmente  sulla   serietà della famiglia che l’avrebbe ospitata.

Ma non c’è stato niente da fare.

Agnese è rimasta tutta la sera e la notte in quella stanza senza avere la possibilità di mangiare, dormire e lavarsi e l’indomani è stato disposto l’allontanamento coatto dall’Italia, accompagnata da due poliziotti direttamente all’aereo, i quali hanno bloccato tutti i passeggeri per far salire prima lei  e consegnando il passaporto al comandante.

In Fede

 

Cangemi Maria Rita