ATTO
CAMERA
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Resoconto
stenografico dell'Assemblea
Seduta
n. 264 del 12/2/2003
...
(Attuazione
della direttiva europea sulla lotta alla discriminazione in materia di occupazione
e di condizioni di lavoro - n. 3-01921)
testo
dell'interrogazione:
TITTI
DE SIMONE,
ALFONSO GIANNI, GIORDANO, GRILLINI, TRUPIA, VALPIANA e ZANOTTI. -
Al
Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
i
Paesi dell'Unione europea dovranno attuare, entro il 2 dicembre 2003, la
direttiva 2000/78/CEE del Consiglio dell'Unione europea del 27 novembre 2000,
che stabilisce un quadro generale per la lotta alla discriminazione e per la
parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di
lavoro;
tale
direttiva vieta la discriminazione fondata su religione o convinzioni
personali, handicap, età, orientamento sessuale, prevedendo disposizioni
e misure antidiscriminatorie, strumenti giudiziali ed extragiudiziali;
la
direttiva definisce la nozione di discriminazione, vietando sia la
discriminazione diretta (trattamento meno favorevole in una situazione
piuttosto che in un'altra analoga), che quella indiretta (situazione in cui una
disposizione o un criterio apparentemente neutri possono mettere in svantaggio
alcune persone per le ragioni indicate);
la
direttiva si applica a tutte le persone nei settori pubblico e privato e
attiene a: accesso al lavoro (compresi i criteri di selezione e le condizioni
di assunzione), promozione, accesso a tutti i tipi e livelli di orientamento e
formazione, perfezionamento e riqualificazione professionale, occupazione e
condizioni di lavoro, retribuzione, condizioni di licenziamento, affiliazione e
attività in un'organizzazione di lavoratori o datori di lavoro, o in
un'organizzazione professionale;
la
direttiva prevede, tra le altre cose, che gli Stati membri adottino le misure
per l'abrogazione delle disposizioni normative contrarie al principio della
parità di trattamento e per la modificazione o la dichiarazione di
nullità di tutte le disposizioni dei contratti collettivi, contratti di
lavoro, regolamenti aziendali, regole relative al lavoro autonomo, alle
organizzazioni dei datori e dei lavoratori contrarie al principio della
parità di trattamento;
è
previsto come termine per l'attuazione della direttiva la data del 2 dicembre
2003;
la
legge 1o marzo 2002, n. 39 (legge comunitaria 2001), ha conferito la delega al
Governo per l'emanazione del decreto legislativo di attuazione della direttiva
2000/78/CEE (e della direttiva «gemella» 2000/43/CEE).
La
legge stabilisce che entro il termine di un anno dall'entrata in vigore della
legge (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 72 del 26 marzo 2002) devono
essere adottati i decreti legislativi di attuazione, su proposta del Presidente
del Consiglio dei ministri o del Ministro per le politiche comunitarie e del
Ministro competente, e che gli schemi dei decreti siano trasmessi al Parlamento
per il parere dei competenti organi parlamentari, che deve essere espresso entro
quaranta giorni, al termine dei quali i decreti sono emanati;
la
legge delega non contiene alcun criterio direttivo o principio particolare al
quale il Governo si debba attenere per l'attuazione della direttiva 2000/78/CEE
-:
se e
quali iniziative stia assumendo al fine di formalizzare e di introdurre nel
nostro ordinamento i principi contenuti e gli obiettivi indicati dalla
direttiva e se non ritenga, così come previsto dalla direttiva, di dover
avviare il confronto e il dialogo tra le parti sociali, al fine di promuovere
il principio della parità di trattamento, nonché l'introduzione
di regole antidiscriminatorie negli ambiti di applicazione della direttiva.
(3-01921)
(11
febbraio 2003)
PRESIDENTE.
L'onorevole Titti De Simone ha facoltà di illustrare la sua
interrogazione n. 3-01921
TITTI DE
SIMONE. Signor Presidente, i paesi della Unione europea dovranno attuare, entro
il 2 dicembre 2003, la direttiva del Consiglio dell'Unione europea del 27
novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la lotta alla
discriminazione e per la parità di trattamento in materia di occupazione
e di condizioni di lavoro. Tale direttiva vieta la discriminazione fondata su
religione o convinzioni personali, handicap, età, orientamento sessuale,
prevedendo disposizioni e misure antidiscriminatorie, strumenti giudiziali ed
extragiudiziali.
Sappiamo
che il termine per l'attuazione della direttiva è il 2 dicembre 2003 e
che, entro il prossimo marzo, il Governo dovrebbe, attraverso decreti
legislativi, attuare tale direttiva europea. Tuttavia, siamo molto preoccupati,
perché non abbiamo ancora informazioni su come il Governo intenda
orientarsi in questa materia, non abbiamo notizie sul confronto e sul dialogo
tra le parti sociali e, inoltre, apprendiamo dal libro bianco redatto dal
Ministero del lavoro che si fa riferimento alla direttiva, ma ad esclusione
della parte che riguarda le misure antidiscriminatorie per l'orientamento
sessuale (quindi, quelle che riguardano i lavoratori e le lavoratrici
omosessuali e transessuali). Chiediamo al Governo di darci precise indicazioni
su quali iniziative stia assumendo per l'attuazione della direttiva.
PRESIDENTE.
Il ministro per le pari opportunità, onorevole Prestigiacomo, ha
facoltà di rispondere.
STEFANIA
PRESTIGIACOMO, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente,
ringrazio l'onorevole De Simone per aver voluto sollevare l'attenzione su un
tema così delicato come quello della lotta alle discriminazioni. Si
tratta di un tema a me particolarmente caro, non solo perché rientra nella
delega di funzioni che mi è stata conferita, ma anche perché
coinvolge trasversalmente tutte le coscienze, riguardando la tutela di valori e
diritti fondamentali della persona al di là delle visioni politiche, di
parte o personali.
L'Italia
- va ricordato - ha sempre aderito a tutti i trattati internazionali e
comunitari volti a ribadire il divieto di qualsiasi comportamento
discriminatorio in base a fattori quale religione, convinzioni personali,
handicap, età e tendenze sessuali. Ora, si tratta, sulla base di questi
impegni assunti e ribaditi nella legge comunitaria 2001, di darvi piena
attuazione con più incisivi strumenti.
Proprio
in questi giorni stiamo lavorando alla elaborazione del decreto legislativo che
recepisce gli aspetti più innovativi della direttiva comunitaria. Va
ricordato, infatti, che comunque nel nostro ordinamento, a partire
dall'articolo 3 della Costituzione, è certamente già ricompresa
(e tutelata) la lotta alle discriminazioni. Lo schema di decreto, che a breve
sarà sottoposto all'esame del Consiglio dei ministri, contiene almeno
due punti qualificanti, che posso anticipare in questa sede (naturalmente,
dovranno essere ancora approvati dal Consiglio).
In primo
luogo, viene accolta una nozione molto ampia e chiara di discriminazione sia
diretta, sia indiretta al fine di potere rendere perseguibili anche
comportamenti elusivi che, apparentemente neutri, risultano invece
discriminatori. A tal fine saranno ricomprese tra le discriminazioni anche le
molestie intese come comportamenti indesiderati che violano o ledono la
dignità di una persona o creano un clima intimidatorio ed ostile.
In
secondo luogo, la tutela giurisdizionale già prevista in tema di
discriminazioni razziali dal testo unico sull'immigrazione viene estesa a tutti
i casi di discriminazione contemplati dalla direttiva.
Per
quanto concerne, poi, la scadenza della delega desidero sgombrare il campo da
ogni dubbio poiché il termine di riferimento è quello fissato
dalla legge comunitaria e siamo ampiamente nei tempi.
Per
quanto riguarda, infine, il dialogo con le parti sociali sono favorevole ad un
confronto che potrebbe aversi anche parallelamente a questa fase di istruttoria
normativa. Considero, infatti, di grande importanza la funzione delle parti
sociali nella diffusione di regole antidiscriminatorie e di buone prassi nei
luoghi di lavoro. La nostra società, come tutte le società
moderne e complesse, necessita di un forte impegno del Governo - ma direi di
tutti - contro le discriminazioni.
Mi fa
piacere dire qui in Parlamento che sto lavorando ad un disegno di legge che
affronta organicamente il problema delle discriminazioni nei confronti dei
disabili. Credo che nell'anno europeo dedicato alla disabilità q
PRESIDENTE.
L'onorevole Titti De Simone ha facoltà di replicare.
TITTI DE
SIMONE. La nostra risposta non può che essere di speranza. Ci auguriamo
che le cose dette in questa sede dal ministro Prestigiacomo si possano
realizzare e di vederle scritte nero su bianco nel decreto legislativo che il
Governo ci ha riferito dovrebbe andare all'esame del Consiglio dei ministri
quanto prima.
Vogliamo
sottolineare che crediamo fondamentale per il nostro paese, nel quadro del
contesto europeo, quindi anche a fronte di una precisa direttiva dei paesi che
compongono l'Unione, assumere un impegno politico, culturale e sociale in
materia di lotta alle discriminazioni nel mondo del lavoro. Fra l'altro, in un
clima attraversato, in questo momento, da provvedimenti del Governo che su
alcuni punti mettono in discussione anche diritti acquisiti, credo si tratti di
un elemento di strategia complessiva di sviluppo per il nostro paese. È
un tema su cui naturalmente vigileremo, ministro, e la ringraziamo per la sua
risposta.
La mia
interrogazione portava la firma anche di altri colleghi dell'opposizione, come
il collega Grillini che è accanto a me. Ritengo sia un elemento
imprescindibile il confronto con le parti sociali. Si tratta, infatti, di
materia complessa e le parti sociali devono poter esprimere sul terreno delle
discriminazioni sul lavoro la loro opinione, il loro contributo. Vi è
anche un percorso, una tradizione, un'esperienza che organizzazioni sindacali
hanno maturato in questo senso.
Naturalmente,
aspettiamo, a questo punto, i fatti. Continueremo a monitorare l'operato del
Governo. I tempi sono molto stretti: parliamo praticamente di un mese
perché entro il 26 marzo dovremo, come Parlamento, approvare tale
decreto attuativo. Dunque, ci riserviamo di esprimere complessivamente il
nostro giudizio non appena vedremo il contenuto di questo decreto.
PRESIDENTE.
La ringrazio, onorevole Titti De Simone, per questo esemplare tipo di
dialettica parlamentare.