EMIGRAZIONE NOTIZIE N. 10-11 26 MARZO 2003
LA
FIEI CHIAMA ALLA MOBILITAZIONE CONTRO LA GUERRA
LA
COMUNITAí ITALIANA NEL MONDO PER LA PACE E LA DEMOCRAZIA
GUERRA
IRAQ: IL PAPA IMPLORA LA PACE E PREGA PER LE VITTIME
IRAQ:
NOTA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DEI DS
GUERRA
IRAQ: LETTERA APERTA AGLI ITALIANI NEL MONDO
MARTINI:
ìDALLA TOSCANA NO ALLA GUERRA, SIí ALLA SOLIDARIETAíî
AI
BAGLIORI DELLE PRIME BOMBE DEL 20 MARZO
A TUTTO
CAMPO, OLTRE IL RECINTO
LA
GUERRA ALLíIRAK E IL NUOVO ORDINE MONDIALE
APPELLO
PER LA PACE SOTTOSCRITTO A DURBAN DA CONSIGLIERI ED ESPERTI DEL CGIE
CONTRO
LA GUERRA IN IRAQ: FERMA CONDANNA DELLE ORGANIZZAZIONI DELLíEMIGRAZIONE IN
SVIZZERA
REPUBBLICA
CECA: SCIOPERO CONTRO LA GUERRA IN IRAQ
GUERRA
IRAQ: UNA POESIA DI DINO FRISULLO
MONACO
DI BAVIERA, SULLA DOPPIA CITTADINANZA NECESSARIA LA CHIAREZZA
DELEGAZIONE
DELLA BASILICATA IN VISITA IN BRASILE
URUGUAY E CILE
LE
PROPOSTE DELLíAITEF IN MATERIA DI ASSISTENZA, INFORMAZIONE E ASSOCIAZIONISMO
PENSIONI:
IN 10 ANNI IL VALORE REALE DELLE PENSIONI Eí DIMINUITO DEL 15 PER CENTO
SVIZZERA:
18 MAGGIO REFERENDUM SULLA SALUTE
ZURIGO:
CONVEGNO DS SU ìLE DONNE E LA LEGISLAZIONE SVIZZERAî
SVIZZERA:
UNA TIMIDA RIFORMA DELLA LEGGE SUGLI STRANIERI
APPELLO
DI AMNESTY INTERNATIONAL: SALVIAMO LA VITA DI AMINA
LA COMMISSIONE
NAZIONALE DEI GIOVANI ITALO-ARGENTINI CHIEDE AIUTO ALLE REGIONI ITALIANE
AIR
CANADA TORNA A COLLEGARE MONTREAL CON ROMA
ELEZIONI
PER IL RINNOVO DEI COMITES: COMUNICATO DELLíINTERCOMITES GERMANIA
STOCCARDA:
LE INIZIATIVE DELLA FILEF DI REGGIO EMILIA
INIZIATIVE
IN FRANCIA TRA GLI EMIGRATI PIACENTINI
ìUNíEUROPA
CHE FA LA DIFFERENZAî: 10ƒ CONGRESSO CES ñ PRAGA 26-29 MAGGIO
LA
FIEI CHIAMA ALLA MOBILITAZIONE CONTRO LA GUERRA
La FIEI condanna la
decisione del governo degli USA di lanciare un ultimatum che equivale ad una
vera e propria dichiarazione di guerra allíIRAQ. Si tratta di una decisione
unilaterale, contraria alla volontý del Consiglio di sicurezza dellíONU e
contrario alla volontý della stragrande maggioranza della comunitý
internazionale.
La FIEI chiama gli
italiani allíestero e gli immigrati in Italia a prendere parte attiva alla
mobilitazione contro la guerra.
La decisione USA
mette gravemente in gioco il mantenimento del diritto internazionale e il
riconoscimento dellíONU come luogo di composizione delle controversie
internazionali.
La FIEI condanna la
volontý del governo italiano di sostenere líazione militare degli USA. Eí
necessario che il Parlamento italiano esprima con piena autonomia la sua
posizione rispetto alla guerra unilaterale, nel richiamo esplicito alla nostra
Costituzione come affermato dal Presidente della Repubblica Ciampi.
La FIEI, fa appello
a tutte le organizzazioni associative ed elettive degli italiani allíestero ad
esprimere la condanna della guerra e a chiedere al Ministro degli Affari Esteri
e al Ministro per gli Italiani nel Mondo di farsi interprete della volontý di
pace, di cooperazione e del rispetto del diritto internazionale.
La FIEI auspica che
la prossima assemblea plenaria del CGIE di Aprile, esprima con una posizione
forte la chiara volontý di pace tra gli italiani nel mondo.
La FIEI invita
tutti gli italiani, ovunque essi risiedano, ad aderire alle manifestazioni
contro la guerra.
Roma, 18 marzo
2003
LA
COMUNITAí ITALIANA NEL MONDO PER LA PACE E LA DEMOCRAZIA
La comunitý
italiana nel mondo, con líautorevolezza che esprime, faccia sentire la propria
voce per stigmatizzare in modo fermo líapertura del conflitto in Iraq, contro
la volontý delle Nazioni Unite, la determinazione chiara del Parlamento
europeo, líazione decisa del Presidente Prodi e del Presidente Simitis, gli
appelli accorati del Papa, e la stragrande maggioranza dellíopinione pubblica
mondiale.
Si tratta di una
scelta drammatica e scellerata.
Eí del tutto evidente
che vi erano e potrebbero ancora esservi altre strade affidate alla diplomazia
internazionale.
Ma la protervia con
cui líAmministrazione Bush ha deciso di forzare la mano, chiudendo ogni spazio
agli stessi tentativi di mediazione di Tony Blair, dimostra che líattuale
leadership americana ha un concetto della politica e del suo ruolo, che non
possiamo nÈ comprendere nÈ condividere.
Pur nellíangoscia
di queste ore, il mio invito Ë di accompagnare alla protesta, una altrettanto
forte difesa delle istituzioni sovranazionali, dallíONU allíUnione Europea, che
non devono essere digerite nel vortice tumultuoso della guerra, pena la
confusione totale.
Proprio dallíONU e
dallíUnione Europea rafforzati dovremo ripartire per costruire, sulle macerie
prodotte da un conflitto evitabile, un nuovo ordine mondiale fondato sulla
sicurezza, la democrazia, il multilateralismo.
(On. Gianni
Pittella, responsabile nazionale DS Italiani allíestero)
NARDUCCI
(CGIE): LA GUERRA UNILATERALE DEGLI USA DISTRUGE LíUNICO FONDAMENTO POSSIBILE
PER UN MONDO PIUí SICURO
Un profondo
sentimento di costernazione e di impotenza ha accompagnato le notizie
dellíattacco missilistico americano, che ha segnato il primo giorno di guerra
in Irak. Il senso di impotenza non ha potuto spegnere, ad ogni modo, i
sentimenti díirritazione verso gli Stati Uniti díAmerica che, con questo atto
unilaterale distruggono líunico fondamento possibile per un mondo pi˜ sicuro.
Decine, forse
centinaia di migliaia di persone innocenti moriranno in questa guerra. E decine
di migliaia di famiglie perderanno uomini e donne, i padri e le madri, i loro
bambini. E tutto ciÚ accade senza la minima prova plausibile che líIrak
costituisce una minaccia per il resto dellíumanitý.
Come uomini, come
cristiani, dobbiamo chiedere ad alta voce e lottare affinchË tanto
dispiegamento di forze sia messo indistintamente al servizio della pace e non
della guerra. AffinchË cresca con vigore líimpegno per meno ingiustizie, meno
povertý, meno distruzione dellíambiente, meno oppressioni, meno armi, meno
violenza. Non possiamo alimentare i pericoli che portarono agli orrori del
secolo scorso. Non dobbiamo spingere indietro le lancette della storia.
Invece di produrre
un impegno al servizio della pace, sicuramente dispendioso, arduo e meno
glorioso, gli Stati Uniti díAmerica hanno optato per líuso della forza, per la
legge del pi˜ forte. Con la guerra unilaterale contro la volontý dellíONU, gli
Stati Uniti non hanno violato soltanto il diritto internazionale e i diritti
degli Stati. Agendo contro la volontý di una grandissima parte della
popolazione mondiale, gli Stati Uniti díAmerica mettono in pericolo le basi
fondamentali per una vita in pace, per la fiducia e il rispetto reciproco.
(Franco Narducci,
Segretario Generale del CGIE)
GUERRA
IRAQ: APPREZZAMENTO DI ANDREA AMARO PER LA POSIZIONE CONTRO LA GUERRA ESPRESSA
DA FRANCO NARDUCCI
ìCaro Narducci,
scrive Andrea Amaro, membro del Cgie e dirigente della Cgil, ti esprimo il mio
sincero apprezzamento per la tua posizione contro la guerra che riguarda in
primo luogo le tue convinzioni di democratico e di credente e che Ë
perfettamente coerente con le tue responsabilitý pubbliche di Segretario
generale del CGIE.
Diversi consiglieri
ñ prosegue Amaro ñ hanno manifestato in modo scomposto il loro dissenso; tutto
legittimo se non fosse che la tragica gravitý del momento dovrebbe consigliare
equilibrio e rispetto per le opinioni motivate e sincere, condivise dalla
maggioranza dellíopinione pubblica nel mondo e, soprattutto, per le vittime
innocenti e per quanti hanno perso e perderanno la vita su entrambi i fronti.
Per quanto mi
riguarda ñ sostiene Andrea Amaro ñ il fatto che il Segretario Generale abbia
manifestato in modo chiaro un no alla guerra e che penso ripeterý allíinizio
della prima sessione dellíAssemblea Plenaria, mi convince a parteciparvi
malgrado che essa sia dedicata alle dichiarazioni di un Governo che ha assunto
una posizione di attivo sostegno alla scelta bellica in contrasto con
líopinione largamente maggioritaria nellíONU e nella Unione Europea, contro
líopinione del Papa e contro líarticolo 11 della Costituzione Italiana.
Augurandomi ñ
conclude Amaro ñ che la estesa e crescente mobilitazione per la pace possa
avere successo al pi˜ presto, ti riconfermo la mia stima e sostegno.
Cordialmente, Andrea Amaroî.
SILVANA
MANGIONE: MI RIPUGNA LA GUERRA ñ MI RIPUGNA LA VENDETTA ñ CHIEDERE LA PACE NON
Eí MAI UN ESERCIZIO INUTILE
Mi ripugna la
guerra. Mi ripugna la pena di morte. Mi ripugnano i bombardamenti. Mi ripugna
lí11 settembre. Mi ripugna la vendetta (non la punizione legittima, in processi
aperti agli occhi del mondo).Mi ripugna líinfliggere la morte, a chiunque,
attraverso qualsiasi tipo di armi. Mi ripugnano le democrazie che ridicolizzano
le opinioni diverse da quelle della maggioranza al potere e non rispettano le
idee di chi ritrova la via delle manifestazioni e degli appelli e delle
dichiarazioni per la pace, anche quando la pace Ë stata uccisa insieme ai
giovani che la devono difendere facendo la guerra. Chiedere la pace non Ë un
esercizio inutile. Mi ripugna líincapacitý del mondo a trovare i modi della
pace, che non possono realizzarsi se prevalgono le comode alleanze del momento
che si trasformano nei nemici del futuro. Mi spaventa la Dottrina del
ìpre-emptive strikeî, líattacco preventivo, deciso unilateralmente o quasi, il
ìquasiî reso possibile dai servilismi economico-politici dei vetero ñ o neo ñ
procacciatori di prestigio e di visibilitý globalizzata. Mi spaventa la
definizione della Dottrina dellíattacco preventivo: ìNel XXI secolo noi e i
nostri amici siamo líultimo baluardo per la difesa del genere umano e
accettiamo questa responsabilitý. La libertý non Ë una cosa americana: Ë il
regalo di Dio allíumanitý. Che Dio ci guidi e continui a benedire gli USAî
(George W.Bush, 28 gennaio 2003). ìPer la pace del mondo, per il bene e la
libertý del popolo iracheno do líordine di realizzare líOperazione Libertý
Irachena. Che Dio benedica le truppeî (George W.Bush, 19 marzo 2003).Questo mi
spaventa. E mi chiedo: dopo líIraq, chi? E perchÈ?
Silvana Mangione,
consigliera Cgie per gli USA
GUERRA
IRAQ: IL PAPA IMPLORA LA PACE E PREGA PER LE VITTIME
ìImploriamo,
soprattutto in questo momento, il dono della paceî. Eí stata questa
líaffermazione espressa con forza, quasi con rabbia domenica 23 marzo, dal Papa
in Piazza S.Pietro, davanti a decine di migliaia di pellegrini giunti a Roma
per la proclamazione di cinque nuovi beati. Mentre i bombardamenti e gli
scontri di terra insanguinano líIraq Giovanni Paolo II ha detto di sentirsi
vicino ìcon líaffetto e la preghieraî alle vittime di queste ore di guerra ed
ai loro familiari ñ ìche sono nella sofferenzaî e la folla che gremiva la
piazza ha risposto con un lunghissimo applauso alle parole del Papa, mentre
alcuni gruppi sventolavano le bandiere arcobaleno della pace.
Sono frasi piene di
preoccupazione per il dramma che vive la popolazione irachena quelle del
pontefice, ma pi˜ caute rispetto allíenergica condanna della ìguerra
preventivaî espressa nellíAngelus della domenica precedente. Pi˜ ìspiritualiî che
ìpoliticheî. Che il giudizio del Papa e del Vaticano sul regime di Saddam
Hussein sia di ferma critica lo ha ribadito il portavoce della Santa Sede,
Joaquin Navarro-Valls che nella sua dichiarazione ha sottolineato in modo
particolare la responsabilitý del rais di Baghdad ìverso il suo popoloî per non
aver iniziato quel disarmo richiesto dalle risoluzioni del Consiglio di
Sicurezza. Solo dopo Ë seguita la ìdeplorazioneî per chi aveva scelto la via
delle armi. Indubbiamente un aggiustamento di linea dopo lo scoppio delle
ostilitý. Ora, a guerra iniziata, per la realista diplomazia vaticana Ë tempo
di lavorare alle possibili vie díuscita dalla crisi. Forse anche per questo dal
Vaticano si insiste nel presentare Giovanni Paolo II come ìPapa pacificatoreî piuttosto che ìpacifistaî. Da segnalare
anche la presa di posizione ìsolidale con il popolo Usaî ma contro la guerra
espressa dal Sinodo straordinario della Chiesa Valdese e Metodista, conclusosi
domenica scorsa a Torre Pellice.
IRAQ:
NOTA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DEI DS
La segreteria
nazionale dei Democratici di Sinistra esprime il massimo allarme e la pi˜ ferma
contrarietý verso una guerra illegittima sul piano del diritto internazionale e
destinata a produrre costi drammatici sotto il profilo delle vite umane e
conseguenze politiche e strategiche gravissime.
Ritiene
sconcertante e grave la posizione del governo italiano che dopo settimane di
ambiguitý, reticenze e continue oscillazioni, ha oggi riconosciuto come
legittimo un conflitto dichiarato e condotto dagli Stati Uniti unilateralmente
e senza líautorizzazione dellíOnu.
Chiede la
convocazione urgente del Parlamento e la pronuncia di un voto su ogni eventuale
coinvolgimento dellíItalia nel conflitto.
Propone allíUlivo
di presentare in quella sede una mozione che escluda radicalmente ogni supporto
politico, militare e operativo del nostro paese alla guerra.
Fa appello a tutte
le organizzazioni del Partito, alle forze e ai movimenti della societý civile,
alle organizzazioni sindacali e a tutti i cittadini affinchÈ nelle prossime ore
si manifesti nel paese la pi˜ ampia e unitaria mobilitazione contro la guerra e
a favore di una immediata ripresa dellíiniziativa diplomatica da parte delle
Nazioni Unite, sia nella direzione di una soluzione politica della crisi
irakena, che per una pace giusta al conflitto israelo-palestinese.
GUERRA
IRAQ: LETTERA APERTA AGLI ITALIANI NEL MONDO
Cari connazionali,
come sapete abbiamo fatto di tutto per evitare questa guerra, assieme a tanti,
assieme alla larga maggioranza dei cittadini e dei governi díEuropa e del
Mondo. Una guerra ingiusta che determinerý ulteriori drammatiche sofferenze per
le popolazioni civili, giý oppresse dal regime brutale di Saddam Hussein e da
un embargo che ha determinato decine di migliaia di morti innocenti. Una guerra
unilaterale ed illegittima, portata avanti contro ogni regola del diritto
internazionale, contro líOnu, contro líEuropa, contro il Papa, contro la grande
maggioranza dei popoli e dei Paesi.
Il Governo
Berlusconi ha scelto di stare con Bush; in violazione della Costituzione e
delle prerogative del Parlamento, ha concesso, líuso delle basi, il sorvolo
dello spazio aereo e il supporto logistico, schierando di fatto líItalia nella
guerra, nonostante e contro la larghissima maggioranza dei nostri cittadini
residenti in Italia e all'estero che si Ë espressa per la pace.
La logica della
guerra rende il mondo pi˜ povero, pi˜ insicuro, alimenta il terrorismo e
distrugge il giý fragile sistema di relazioni internazionali. Per quanto ci
riguarda riconfermiamo il nostro personale impegno e quello dellíUlivo, giý
espresso in sede istituzionale e politica, contro questa tragica guerra.
Ai nostri
connazionali residenti allíestero chiediamo di impegnarsi in tutte le forme
possibili, nelle nostre comunitý e non i movimenti per la pace attivi nei Paesi
di residenza, per far sentire anche in questa difficile e dolorosa occasione la
voce dellíItalia migliore, di quella che crede e si impegna per la convivenza,
il dialogo, la pace.
On. Gianni
Pittella, Sen. Franco Danieli
CGIL-CISL-UIL:
ILLEGITTIMA LA DECISIONE DI BUSH DI ATTACCARE LíIRAQ ñ FERMO DISSENSO DEL MONDO
DEL LAVORO
Cgil, Cisl e Uil
ritengono illegittima la decisione dellíultimatum degli Usa allíIraq presa al
di fuori di ogni mandato delle Nazioni Unite, non motivata politicamente e tale
da compromettere un ordine mondiale fondato sulla sicurezza e sul rifiuto della
guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.
Coerentemente con
le scelte assunte a livello europeo dalla Confederazione Europea Sindacati
(CES), Cgil, Cisl e Uil intendono mettere in campo, nel pieno rispetto della
legalitý, tutti gli strumenti democratici per scongiurare la guerra ed
esprimere la pi˜ netta contrarietý, il pi˜ fermo dissenso del mondo del lavoro.
Come preannunciato,
nel caso fosse scoppiata la guerra, Cgil, Cisl e Uil unitariamente hanno
proclamato in tutta Italia azioni di sciopero, fermate di tutte le lavoratrici
e lavoratori, manifestazioni in ogni cittý. Nel contempo i sindacati hanno
espresso in un incontro con il Presidente del Consiglio le loro opinioni, per
riconfermare che líItalia Ë vincolata al rispetto della Costituzione e alla
Carta dellíOnu, e hanno chiesto che il Governo italiano non metta a
disposizione di questa avventura uomini, strutture militari e infrastrutture
logistiche.
Di fronte a questo
scenario drammatico, i sindacati confermano di voler tenere la manifestazione
del 1ƒ Maggio unitariamente ad Assisi, cittý simbolo della convivenza e del
dialogo fra i popoli e della pace.
MARTINI:
ìDALLA TOSCANA NO ALLA GUERRA, SIí ALLA SOLIDARIETAíî
Torna a sventolare
sulla sede della Giunta regionale toscana, accanto al Pegaso, alle bandiere
italiana, europea e dellíOnu, quella arcobaleno della pace. Al termine della
Giunta regionale straordinaria tenutasi a Prato per decidere le iniziative
della Regione a fronte del precipitare della situazione internazionale il
presidente Claudio Martini ha detto: ìInvito tutti i toscani ad esporre, ancor
pi˜ di quanto hanno fatto finora, la bandiera della pace dalle finestre delle
loro case e dei loro uffici, o alle vetrine dei loro negozi. Eí il nostro modo
di dire no alla guerra. La terremo esposta per tutto il periodo della guerra e
al momento dellíinizio delle operazioni militari listeremo a lutto il
Gonfalone, perchÈ lo scoppio del conflitto sarý un lutto per tutta la Toscanaî.
Martini ha inoltre
fatto un appello a tutti i Comuni e le amministrazioni della Toscana perchÈ
facciano altrettanto. Accanto a questo gesto simbolico la Giunta ha deciso di
partecipare fin da subito a tutte le iniziative umanitarie e di solidarietý con
le popolazioni colpite. ìAbbiamo preso contatti con le organizzazioni
umanitarie attualmente presenti in Iraq. Faremo con loro tutto quello che Ë in
nostro potere. Forniremo medicinali e attrezzature sanitarie per far fronte
alle emergenze. Tutti gli ospedali della Toscana faranno la loro parte per
accogliere nelle loro strutture bambini o adulti bisognosi di cure e
assistenza. Faccio inoltre appello a tutte le famiglie della Toscana perchÈ,
ove fosse necessario, diano ospitalitý ai profughi. Nei prossimi giorni partirý
una campagna di solidarietý ñ rivolta a istituzioni, privati, associazioni,
categorie economiche ñ per raccogliere aiuti umanitari a sostegno delle
vittimeî.
Netta e chiara la
posizione del Presidente della Regione sul conflitto: ìA parte le
considerazioni sulle pesanti ricadute che il conflitto avrý sulla nostra
economia, a partire dallíexport e dal turismo, sono fermamente convinto che sia
una guerra ingiusta, illegale e politicamente sbagliata. Dobbiamo insistere nel
chiedere il disarmo pacifico di Saddam Hussein e non possiamo non criticarlo
per líinsufficiente collaborazione con gli ispettori che avrebbe potuto evitare
il conflitto. Ma líAmministrazione Bush si Ë posta fuori del diritto
internazionale.
PerciÚ chiediamo
che il governo italiano non conceda nessun sostegno operativo, logistico e
politico alle operazioni militari. Líavallo e la partecipazione italiana
sarebbero un atto di totale violazione della nostra Costituzione. Per questo Ë
anche indispensabile che il governo non conceda líutilizzo delle basi americane
in Italia, ed in particolare di Camp Darby, per operazioni collegate al
conflitto in Iraqî.
Martini ha poi
aggiunto che la Regione parteciperý a tutte le iniziative pacifiche e non
violente che verranno organizzate in questi giorni per fermare la guerra.
AI
BAGLIORI DELLE PRIME BOMBE DEL 20 MARZO
ìChi sono i
Talebani?î Chiese un giornalista a Bush in piena campagna elettorale; risposta:
ìUn complesso rock?!î.
Ricordate da chi
fosse partecipata la pi˜ grande azienda americana che produce líantidoto
anti-antrace? Il Signor Bush padre e la famiglia Bin Laden. Altrettanto per una
delle maggiori compagnie petrolifere USA, quella texana fondata dai Bush, nella
quale George W. Ha fatto i primi passi da imprenditore. Dick Cheney, dalla sua,
era uno che si occupava di armi; le societý da lui controllate avevano (hanno)
contratti miliardari con il Ministero della Difesa (della Guerra) USA.
Anche Condolezza
Rice ñ in realtý doveva chiamarsi Con dolcezza, ma allíanagrafe commisero un
errore, oppure lessero negli occhi della bambina che non poteva proprio
chiamarsi in quel modo -, Ë tuttora componente del consiglio di amministrazione
della Chevron, una delle famose sette sorelle.
La fabbrica per
produrre gas nervino in Iraq, durante la guerra Iran-Iraq - si avvalse di
tecnologie inglesi, e i milioni di mine che tenteranno di ritardare líavanzata
delle truppe angloamericane verso Bagdad, sono di produzione italiana; esse
costituiscono una punta del made in Italy nel mondo intero; e complessivamente
il massimo aiuto al dittatore di Bagdad, in termini di armamenti e di utile
consiglio a scatenare la guerra contro Komeini, e, - ne avremo conferma
definitiva solo tra 60 anni ñ anche di invadere il Kuwait, lo ricevette dagli
USA: le grandi potenze programmano strategie a lungo termine.
Qualche settimana
dopo il sofferto insediamento al potere di Busk jr., supportato dal fratello
che governava la Florida, il neo Presidente in un incontro a Cittý del Messico
con il neo-Presidente di quel paese, Fox, giý amministratore della Coca-Cola,
si vantÚ di aver dato a distanza il primo ordine di politica estera,
bombardando líIraq.
Rapidamente le
altre decisioni di questo Presidente ñ che con poco pi˜ di trenta milioni di
voti su una popolazione USA di oltre 300 milioni di abitanti governa il suo
Paese e il mondo ñ furono: NO al protocollo di Kyoto sulle emissioni
inquinanti; NO alla produzione autonoma, senza pagare i brevetti, di farmaci
anti AIDS in Africa; SIí indiscriminato alla produzione di OGM; NO alla
ratifica del Tribunale Penale Internazionale; SIí alla distruzione delle
foreste per evitare gli incendi; SIí allo sfruttamento petrolifero
indiscriminato in Alaska.
Non riuscÏ ad evitare
il fallimento della Enron, nÈ la proliferazione di amministrazioni fasulle e
falsificate di grandi aziende multinazionali che gestivano essenzialmente il
risparmio dei cittadini statunitensi e non. Non riuscÏ ad imporre, nÈ tantomeno
a fornire una ipotesi di soluzione del conflitto israelo-palestinese; non
riuscÏ a rilanciare uníeconomia USA in rapida discesa; non ridusse
líindebitamento pubblico del paese, che oggi percentualmente Ë pi˜ del doppio
di quello italiano; nÈ, ma Ë assolutamente tautologico, produsse qualche minimo
risultato nellíipotetico miglioramento delle ragioni di scambio nord-sud del
mondo.
Via via,
comprendiamo meglio la natura di quel capitalismo compassionevole, sorta di
codice di comunicazione con un elettorato mediamente ignorante e allo stesso
tempo, modello di civilizzazione imperiale del mondo.
Venne lí11 di
settembre: fu tragedia, ma anche manna dal cielo per un potere che si andava
usurando. Fu anche il prodotto pi˜ chiaro, limpidamente atroce della
globalizzazione: terorismo non di Stato, ma al contrario il risultato
dellíerosione continua del potere degli stati: obiettivo comune dello
strapotere dei grandi potentati economici e dei movimenti del terrore.
Comunque
uníoccasione díoro per modificare radicalmente líordine mondiale alla luce
della permanenza di uníunica superpotenza, con la sua compenetrazione
consolidata di potere economico e potere militare che non possono che
sostenersi vicendevolmente, contro tutto il resto; contro le istituzioni
internazionali, contro líONU e persino contro la NATO, ritenuta ñ pur con
statuto modificato, ma mai ratificato dai parlamenti -, troppo poco agile per
gli obiettivi che a Washington si andavano strutturando: quelli del dominio
strategico su tutte le risorse del pianeta, in vista di un nuovo secolo di
predominio; cento anni di guerra necessari, guerra infinita, guerra permanente.
LíIraq non Ë che un
tassello del mosaico; la tela da tessere Ë molto pi˜ ampia: prevederý, a
seguire, tutto il medio oriente, a partire dallíArabia Saudita, poi il
consolidamento del controllo dellíAsia Centrale ex-sovietica, líAmerica Latina,
che necessita di uníocchiata attenta perchÈ manifesta sintomi pericolosi di
autonomia, e líEuropa. LíEuropa, che con la mossa irachena, illegittima ed
unilaterale, subisce la prima storica spaccatura da cinquanta anni a questa
parte e che improvvisamente manifesta una carta geografica impensabile fino a
qualche mese fa, con líest (i nuovi ingressi nella UE) e il sud-Europa alleati
degli USA e líEuropa Centrale in veste di abbozzo di potenza alternativa,
assieme alla nuova Russia e alla enigmatica Cina.
Tuttavia la
ìsecessioneî franco-tedesca comincia a prefigurare uníarea di interesse
diversa; per la prima volta, accanto alla globalizzazione imperiale USA,
compaiono pi˜ ipotesi di globalizzazione, il pensiero unico si sfalda; ciÚ Ë
legato ad interessi configgenti, ma anche a modelli e prospettive che si
separano, una volta data per scontata la impossibilitý di ricomposizione delle
controversie politiche ñ e commerciali ñ dentro le sedi istituzionali
internazionali.
Líalternativa, se
ci si puÚ arrischiare su un piano teorico in un quadro concreto ancora
indefinito e che subirý modificazioni successive, Ë tra una globalizzazione
diretta dalla ìcivilizzazioneî americana supportata dal keinesismo
economico-militare che ha come obiettivo necessario la distruzione delle
identitý culturali, e uníaltra globalizzazione in cui il mercato sia concepito
come cooperativo, multilaterale e rispettoso di autonomi percorsi evolutivi
delle identitý culturali nel mondo.
Il primo modello
significa necessariamente guerra perpetua, il secondo significa necessariamente
cooperazione internazionale multilaterale, ridistribuzione delle risorse,
rispetto ed apertura alle ricchezze e alle risorse umane e naturali.
Il primo modello ha
dalla sua la forza delle armi e della capacitý di manipolazione delle coscienze
attraverso líuso militare dei media, il secondo ha dalla sua parte il consenso
crescente delle centinaia di milioni di manifestanti per la pace in tutti i
paesi a partire proprio dagli USA e dalle sue duecento cittý (tra cui San
Francisco, Los Angeles e Chicago) che hanno condannato le decisioni unilaterali
di guerra aggressiva allíIraq dellíamministrazione Bush, passando per le chiese
e i movimenti.
Questa superpotenza
delle coscienze e della responsabilitý sarý difficile da sconfiggere, perchÈ Ë
presente dovunque, e per quanto ci riguarda, siamo certi che sia pi˜ che
maggioritaria tra i quattro milioni di italiani nel mondo e tra i 60 e i 70
milioni di oriundi prodotti da un secolo e mezzo di emigrazione.
Ora, e per i futuri
cinquanta anni, davvero, essi diventano una risorsa globale e formidabile da
far valere nei paesi in cui vivono, nel rapporto tra gli stessi paesi e con
líItalia, secondo quelle indicazioni di umanesimo, di operositý, di
interculturalitý che ne caratterizzano la presenza.
Dalle
rappresentanze di questi nostri connazionali cresce un messaggio forte e
inequivocabile contro la guerra. Di solidarietý con il popolo iracheno oggi
sotto le bombe dopo 10 anni di embargo che ha causato oltre un milione di morti
soprattutto tra i bambini, come fu di solidarietý con il popolo americano dopo
líattentato dellí11 settembre. Serve anche a dare un contributo di riflessione
al governo di questo nostro paese in preda al peggiore servilismo, opportunismo
e ambiguitý che si possa immaginare, un atteggiamento e una posizione tra i cui
interpreti migliori figura il nuovo inquilino del Ministero degli Affari Esteri
che si sta distinguendo, contrariamente alla sua evidente potenziale
intelligenza, per fondamentalismo e raro settarismo di riporto.
Rodolfo Ricci
(Segretario FIEI ñ
Federazione Italiana Emigrazione Immigrazione)
A
TUTTO CAMPO, OLTRE IL RECINTO
Nel giro di poche
ore la guerra in Iraq Ë passata sullo schermo quotidiano delle famiglie di
tutto il mondo dalla comunicazione patinata delle carte geografiche a colori,
dei puntini fosforescenti delle lontane armi contraereo,
dall'informazione censurata o autocensurata alla morte registrata dalle telecamere,
agli aerei "colpiti da fuoco amico", ai ragazzi americani impauriti o
terrorizzati fatti prigionieri dagli irakeni, alla caccia, vera o
"montata" di piloti americani forse abbattuti in Baghdad e che
vengono stanati dando fuoco ad alte sterpaglie.
Ma allora, la
guerra, qualsiasi guerra, diciamolo, altro non Ë che quello che sappiamo,
di generazione in generazione: sangue sparso, mortificazione della dignitý
dell'uomo, distruzioni enormi, offesa alla terra dalla quale tutto traiamo,
azzeramento di generazioni, regressione culturale, proiezione di odio e
rancori, a lungo, nel tempo.
E inutile dirlo ai
propagandisti della "fedeltý all'alleato americano" non siamo contro
il popolo americano ma siamo contrari alle decisioni unilaterali assunte dal
governo degli Stati Uniti. E' motivo di speranza e fiducia nell'America quel
giovane preso dagli irakeni che ha risposto all'interrogante: in Irak mi
hanno mandato, non sparo a voi a meno che non siate voi a spararmi. Non
l'arroganza e l'ostentazione di superpotenza ma un profilo umano di
un ragazzo che dal college Ë stato precipitato in un girone dantesco. Umanitý e
fiducia nella democrazia deve essere la forza a partire dalla quale quanto
negli USA c'Ë di meglio nel mondo del lavoro, nei sindacati, nelle universitý,
nella laboriosa provincia, agricola, nella cultura, trovi la strada per
il recupero di un suo ruolo, non solitario, per un equilibrio mondiale
fondato su diversi protagonisti collettivi internazionali, sul dialogo, il
diritto, la democrazia sostanziale e formale. La guerra che non siamo riusciti
a fermare, l'incapacitý della comunitý internazionale di neutralizzare Saddam
Hussein con modi diversi da quelli voluti dagli Stati Uniti
ricambiano scenari, equilibri, gerarchie fra paesi. Gli stati nazionali
riacquistano vigore ma corrono il rischio di perdere la scommessa di un mondo
governato da una pluralitý di soggetti democratici forti anzichÈ da una sola
potenza solitaria.
Il governo italiano
oggi in politica estera si muove sul pianale alto del doppio salto mortale come
Burt Lancaster e Tony Perkins nel film "Il trapezio" Dopo aver
distrutto quel buon rapporto storico con il mondo arabo che nulla toglieva
all'amicizia con il popolo d'Israele, alla vicinanza con coloro che avevano sofferto
l'indicibile dolore della persecuzione e dello sterminio, oggi il governo, con
i comportamenti concreti, colloca l'Italia pi˜ lontano dalla
necessaria tensione morale perchË l'Europa sia politicamente unita.
In Italia il
movimento sindacale deve trovare di nuovo le ragioni di una sua unitý. Essa ha
costi che vanno distribuiti fra tutti. La salvaguardia di una unitý che si
alimenti di un profilo autonomo nell'azione e nella elaborazione non Ë in
contraddizione con la ricerca di un confronto e di intese con tutte quelle
ampie forze politiche che si collochino su un versante davvero riformatore.
Una cosa Ë il
confronto con le controparti, pubbliche e private, altra cosa Ë riconoscere
storicamente, nelle condizioni date, un comune sentire con forze politiche e
sociali per la trasformazione profonda della societý italiana intorno ai
diritti di chi lavora e dei cittadini in quanto tali, e, conseguentemente
operare, nelle rispettive autonomie.
C'Ë un mondo
vasto dove l'analisi delle classi sociali poco ci aiuta nel
definire il profilo e gli interessi di soggetti sociali nuovi, mobili,
sinora relativamente strutturati. Non Ë facile cogliere da una molteplicitý
di persone e di soggetti sociali che scendono in piazza, la dimensione
esponenziale, la rappresentanza, la forma organizzativa spesso riadattata col
mutare delle circostanze di fatto o di luogo. Dagli studenti medi delle scuole
ai coltivatori, dai centri sociali alle associazioni del commercio equo e
solidale, dai giovani della sinistra giovanile a Mani Tese, a coloro che
realizzano azioni di disobbedienza civile, da Greenpace ai
"disobbedienti" delle diverse campagne, da quella rivolta alla ESSO a
quella per l'ingresso nella zona rossa a Genova all'epoca del
Social Forum ad una piccola congregazione di suore. E' tuttavia un errore
lasciare che le estese energie presenti nelle grandi e pacifiche manifestazioni
per la pace in cui emerge il grande arcipelago dei movimenti si muovano
senza un punto di contatto, occasioni di discussione e momenti di iniziativa, a
confronto ed anche raccordati con le organizzazioni sindacali e le forze
politiche che vogliono cambiare lo stato di fatto attuale. Il sindacato, in
specie la CGIL, ha oggi la triplice responsabilitý in primo luogo di
esprimere le ragioni delle persone, lavoratrici, lavoratori e pensionati che
gli hanno dato la propria rappresentanza, in secondo luogo di svolgere un
ruolo di cerniera, di dialogo con i giovani e non giovani che si
raccordano fra loro per scendere in piazza su temi quali la pace e
la globalizzazione dei diritti ed in terzo luogo di mantenere, nella chiarezza
delle reciproche posizioni un costante confronto con tutte quelle forze
politiche che siano in grado di rendere pi˜ forte e certo il cammino
verso la realizzazione degli obiettivi riformatori che il sindacato
costantemente elabora ed aggiorna alle condizioni date dalla lotta democratica,
politica e sociale, nella societý italiana.
Rino Giuliani
Ufficio di Segreteria della FIEI e Vicepresidente dell'Istituto F. Santi
LA
GUERRA ALLíIRAK E IL NUOVO ORDINE MONDIALE
Noi che ci
richiamiamo agli ideali della sinistra abbiamo sviluppato negli ultimi anni una
sorta di ritrosia a dire veramente quello che pensiamo, per non essere accusati
di ossessioni cospiratorie o di atteggiamenti ìantiî a priori. Lo pensiamo lo
stesso, naturalmente, e facciamo le nostre analisi al tavolo di cucina o nelle
retrosale dei caffË. FinchË vediamo regolarmente spuntare le nostre analisi e i
nostri sospetti negli articoli degli interpreti ìautorevoli e autorizzatiî
della realtý.
CosÏ Ë avvenuto
dopo il trauma dellíattentato alle torri gemelle (non dico lí11 settembre
perchÈ a me personalmente quella data ricorda un altro gravissimo attentato
alla democrazia, quello del Cile).
Un attentato i cui
mandanti, il cui obiettivo, i cui esecutori sono ancora immersi nella nebbia.
Nel frattempo, dallíimpero colpito, in un linguaggio apocalittico, sono stati
indicati i diversi modi di combattere il Male, un Male impersonato, a ondate,
prima da Bin Laden e dai Talebani, ora da Saddam Hussein, domani chissý,
dallíArabia Saudita o dalla Corea del Nord.
La guerra
annunciata allíIrak da pi˜ di un anno Ë stata curiosamente accompagnata da una
parte da un intenso lavoro diplomatico allíONU per ottenere lo stesso tipo di
appoggio che per la guerra del Golfo e, dallíaltra, da un trasporto di truppe e
di macchine da guerra di uníestensione mai vista siníora alla frontiera
dellíIrak. Era evidente che la guerra si sarebbe fatta. Semmai ci si domandava
come mai ritardava tanto, dato che il presidente Bush aveva dichiarato che
líavrebbe fatta con o senza il consenso dellíONU. Tuttavia dalle analisi della
grande stampa si ricavava líimpressione che tutto veniva fatto per scongiurare
la guerra: manovre diplomatiche, incarichi agli ispettori dellíONU ecc.ecc. Ora
la guerra Ë partita senza consenso dellíONU, e gli interrogativi sono in
maggior numero che le risposte. (A meno che veramente si creda [invidio chi ha
questa benedetta capacitý] che le cose stanno esattamente come sembrano stare:
Bush ha perso la pazienza con uno dei tanti tiranni sanguinari che esiste al
mondo, che Ë compare di Bin Laden. Blair e Aznar, a differenza di tanti altri,
sentono la stessa identica preoccupazione di Bush per la democrazia. Ecc.
ecc.).
PerchÈ
líamministrazione Bush vuole questa guerra, ora? PerchÈ Blair mette a rischio
la sua carriera politica, la sua popolaritý, la coesione del suo partito, per
appoggiarlo? PerchÈ Russia, Francia, Germania si oppongono con tanta energia?
Qual Ë la vera posta in gioco? Si tratta di uníulteriore operazione imperiale
di sostituzione di un governo ostile con un governo amico? Eí líaccesso
Al petrolio? Eí la
conquista di una posizione chiave in Medio Oriente?
E se fosse tutto
questo e pi˜ di questo? Se la posta in gioco fosse ridisegnare il mondo, i
confini, le alleanze, debilitare le vecchie e forse crearne delle nuove?
Il premio Nobel
Saramago ha detto: contro líunica superpotenza rimasta si eleva ora una sola
superpotenza: líopinione. Impotente, finora, Ë vero, ad impedire la guerra ma
pur sempre estremamente preoccupante per il potere. PerchÈ Ë uníopinione
vastissima, variegatissima, che non ha ingoiato acriticamente la versione
ufficiale, che si Ë fatta le sue analisi da sola al tavolo della cucina appunto
ed Ë uscita a dimostrare senza che nessuno glielo dicesse. ontemporaneamente.
In tutto il mondo. Eí un dato nuovo importantissimo, che forse non darý
risultato a breve scadenza ma che dovrý cambiare alla lunga i rapporti che
hanno con líopinione pubblica i potenti. Non a caso, a differenza della guerra
del Golfo, gli USA hanno ora invitato (alcuni) giornalisti a seguire le fasi
della guerra. Son passati solo dieci anni, ma le immagini giubilanti di Bagdad
bombardata (pareva la festa del santo) non passano pi˜. Ora occorre convincere
líopinione. Che stia nascendo la consapevolezza che la posta in gioco sia
tremenda, e che vada ben oltre la deposizione di Saddam, lo si puÚ leggere, qui
in Svezia, dal secco mutamento di posizioni del governo socialdemocratico che
fino al 15 febbraio ripeteva instancabilmente, a proposito della guerra, che
avrebbero rispettato le decisioni dellíONU, nella speranza, evidentemente, che
si arrivasse, guerra o no, ad una decisione unitaria sia delle Nazioni Unite
che dellíUE. CosÏ non Ë stato, come sappiamo, e ora il governo svedese, che non
aveva appoggiato la pi˜ grande manifestazione avvenuta in Svezia dai tempi
della guerra in Viet-nam, alla quale peraltro hanno partecipato numerosissimi
socialdemocratici a livello individuale, ha ora condannato nettamente la guerra
senza avallo dellíONU ed ha invitato a manifestare. Un poí tardi, ha commentato
il leader del partito del Centro, líunico allíopposizione chiaramente contrario
alla guerra. Ma molti anche nelle fila del partito socialdemocratico, criticano
líatteggiamento da spettatori di Persson e del ministro degli esteri Anna
Lindh: non si tratta solo di seguire le decisioni dellíONU, dicono, si tratta
anche di avere una posizione chiara e di cercare di renderla nota allíONU. Non
a caso, nelle manifestazioni per la pace che si susseguono, si sono visti
cartelli con la scritta: Olaf Palme, come ci manchi!
(Antonella Dolci,
Direttore de Il Lavoratore ñ Stoccolma)
APPELLO
PER LA PACE SOTTOSCRITTO A DURBAN DA CONSIGLIERI ED ESPERTI DEL CGIE
(in occasione della
Commissione Continentale dei Paesi Anglofoni extra-europei
riunitasi a Durban, Sud Africa, dal 10
al 12 marzo 2003)
I sottoscritti
Consiglieri della Commissione Continentale dei Paesi Anglofoni extra-europei
del Consiglio Generale degli Italiani allíEstero, riunitasi a Durban (Sud
Africa) dal 10 al 12 marzo 2003, prendono atto che in questo periodo si Ë di
fronte ad un catastrofico scenario di morte e di distruzione che interessa
tutta líumanitý.
I Consiglieri
ritengono che siamo di fronte ad un problema epocale e, sicuramente
prioritario, che Ë quello della convivenza mondiale e, ispirandosi
allíindimenticabile messaggio della non violenza di Gandhi vissuto proprio in
questa cittý di Durban che ha ospitato i nostri lavori, fa appello ad una vera
e propria convivenza pacifica e civile nel villaggio globale.
I Consiglieri
stigmatizzano che nella societý del benessere vi Ë ancora tanta, troppa gente
trincerata in una specie di torre díavorio, convinta che la forza, la
soperchieria, líarricchimento, il successo siano gli unici parametri per
misurare il grado di civiltý dellíuomo.
Da questo modo di
intendere la vita e di interpretare la politica il passo per avventure violente
e squinternate Ë veramente breve. Si chiami terrorismo, guerra preventiva,
sterminio di massa, per fame o distruzione ecologica, si tratta sempre delle
tante facce della stessa medaglia, quella dellíegoismo che regola i rapporti
personali, sociali e tra gli Stati.
I Consiglieri
ritengono, infine, che si debba riconoscere la piena e incondizionata autoritý dellíOrganizzazione delle
Nazioni Unite come fattore di equilibrio e di stabilitý nel contesto internazionale.
CASAGRANDE Luigi
COSTA
CRESCIANI
DELLA MARTINA
Lorenzo
DI TROLIO
LANCELLOTTI BARTOLI
Arnalda
FATIGA
MANGIONE Silvana
MARIANO Maurizio
MAROZZI
SCHIRRU Pietro
CONTRO
LA GUERRA IN IRAQ: FERMA CONDANNA DELLE ORGANIZZAZIONI DELLíEMIGRAZIONE IN
SVIZZERA
Le organizzazioni
associative e politiche dellíemigrazione italiana in Svizzera ñ Associazione
Cattolica Lavoratori Italiani (ACLI), Federazione delle Colonie Libere Italiane
(FCLIS), Federazione dei Circoli Culturali ìRealtý Nuovaî, La Margherita,
Italia dei valori, Democratici di sinistra (DS ñ condannano fermamente
líostinata volontý del Presidente Bush e del Premier inglese Blair di sferrare
un mortale attacco militare al popolo irakeno, giý provato da decenni di
dittatura e da oltre un decennio di embargo. Particolarmente inquietante Ë
líannuncio dellíuso di nuove armi di sterminio che produrranno effetti
devastanti sulla inerme popolazione irakena.
La dichiarazione
unilaterale di guerra, formalmente contenuta nellíultimatum del Presidente Bush
al governo irakeno, Ë del tutto priva di legalitý internazionale, in quanto non
autorizzata preventivamente dal Consiglio di Sicurezza dellíOrganizzazione
delle Nazioni Unite (ONU) e in contrasto con la volontý della stragrande
maggioranza delle popolazioni della terra.
Le suddette
organizzazioni rivolgono un caldo appello al Parlamento e al Presidente della
Repubblica affinchÈ vigilino sul rispetto della nostra Costituzione ñ che
impone il ripudio della guerra ìcome strumento di offesa alla libertý degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionaliî ñ
impedendo al Governo italiano di offrire qualsiasi forma di supporto logistico
allo svolgimento di questa guerra.
Invitano infine la
collettivitý italiana residente in Svizzera ad esprimere la propria contrarietý
alla guerra, partecipando in massa a tutte le manifestazioni di protesta che
verranno organizzate da movimenti, associazioni e forze politiche italiane e
svizzere.
REPUBBLICA
CECA: SCIOPERO CONTRO LA GUERRA IN IRAQ
Anche i lavoratori
cechi si sono uniti allíazione dei sindacati europei contro la guerra. VenerdÏ
scorso, migliaia di dipendenti, sia pubblici sia privati, hanno incrociato le
braccia per un quarto díora in tutto il paese, tra le sirene delle fabbriche e
le bandiere della pace. A promuovere líiniziativa, che ha coinciso con gli
scioperi indetti dalle organizzazioni sindacali in altri stati dellíUnione, Ë
stata la Confederazione del lavoro boema e morava, CMKOS. Il segretario
generale, Milan Stech, ha spiegato che non tutte le sigle hanno deciso di
aderire allo sciopero. Molti si sono limitati a inviare lettere e appelli al
governo. Ogni categoria, perÚ, ha voluto esprimere il proprio rifiuto
dellíattacco angloamericano allíIraq, in linea con la posizione della
Confederazione europea dei sindacati, CES. Il fermo ha preceduto le
manifestazioni per la pace di sabato 15 e domenica 16, tenute a Praga e in altre
cittý.
GUERRA
IRAQ: UNA POESIA DI DINO FRISULLO
20 MARZO
Livide díimprovviso
le luci di montagna.
Ferma e dolente la
luce delle stelle.
Ammutoliti i
richiami degli uccelli.
Alle quattro del
mattino
La luna piena
chiede silenzio al mondo.
Poggia líorecchio
al suolo e ascolta.
Le prime bombe su
Baghdad
Vibrano dalla terra
nelle viscere.
Dopo ogni scoppio
la lunga eco
Ë un milione di
cuori di madri allíunisono
Ë il loro respiro
affannoso
che líEufrate porta
al mare come un grido.
Dorme Khwala la
principessina
Sulla corona di
plastica preme un cuscino sua madre
Si chiede se dovrý
premere pi˜ forte
Quando giungerý
líonda díurto della bomba.
Dopo gli scoppi il
tuono immenso
Non Ë il Mar Rosso
che síinnalza
a spezzare le
portaerei una ad una,
non Ë il deserto
che si leva
a spazzare i
blindati con fiato rovente di sabbia:
Ë il fragore di
milioni di ruote
carri carretti
motocicli in fuga
kurdi arabi povera
gente stracci
danni collaterali.
Nelle basi sibilano
i video.
Sono limitati i
computer dei signori della guerra.
Non registrano il
respiro il palpito il pianto.
Non avvertono il
terrore e líira del mondo.
Non sentiranno
aprirsi le acque del Mar Rosso.
Dino Frisullo
MONACO
DI BAVIERA, SULLA DOPPIA CITTADINANZA NECESSARIA LA CHIAREZZA
Pubblichiamo una
nota della consigliera comunale di Monaco di Baviera, Fiorenza Colonnella, su
alcune norme chiarificatrici sulla doppia cittadinanza in Baviera.
ìLe nuove norme
sulla doppia cittadinanza in vigore dal 22 dicembre 2002 non sono frutto di un
accordo specifico fra Italia e Germania, ma derivano dalla rescissione da parte
della Germania del trattato di Strasburgo del 1963, e dalla disponibilitý
dellíItalia ad operare in stato di reciprocitý su tale materia.
Alla mia
interpellanza del Novembre 2002, il Kreisverwaltungsreferat di Monaco
rispondeva che il rapporto di reciprocitý con líItalia non era stato ancora
esaminato, il Ministero Federale dellíInterno ha confermato alla Colonnella
invece che: ìÖIl Regolamento dellíß 87 Abs.2 AslG ha piena validitý su tutto il
territorio nazionale, quindi anche in Baviera, esiste soltanto
uníinterpretazione divergente della Baviera e del Baden W¸rttemberg sulla
reciprocitý, che hanno provocato alcune irritazioniÖî.
Ho chiesto quindi
in data 5 marzo 2003 al Ministero degli Interni Bavarese di rendere nota
ufficialmente la posizione della Baviera sulla concessione della doppia
cittadinanza ai residenti italiani alla luce delle nuove norme. Stessa
richiesta Ë stata inoltrata dak deputato SPD Hermann Memmel al Landtag. Eí
attesa inoltre per Aprile una sentenza del Bayerischer Verwaltungsgerichtshof
di Monaco su uníistanza di un cittadino greco. Il ministro Federale si Ë detto
fiducioso che la sentenza confermerý la loro posizione. Un ulteriore intervento
fatto dal Console Generale di Monaco di Baviera Min. Scarlata, presso il
Presidente Bavarese Dr. E. Stoiber, alimenta un cauto ottimismo.
Nella mia nota
faccio rilevare al Ministro dellíInterno Dr.Beckstein, come notevole sia lo
stupore e líirritazione fra i nostri connazionali che proprio in Baviera, quale
regione con forti legami storico-culturali ed il pi˜ alto interscambio
economico con líItalia, ponga problemi allíapplicazione delle nuove norme sulla
doppia cittadinanza. Auspico pertanto una soluzione politica che eviti
chiarimenti giuridici, necessari qualora líatteggiamento negativo del governo
regionale persistesse. La soluzione politica Ë preferibile anche perchÈ ciÚ
equivarrebbe ad un ìbenvenutoî ai nostri connazionali che da decenni danno un
forte contributo alla societý locale.
Nella malaugurata
ipotesi che i risultati non dovessero arrivare, sarý necessario continuare,
insieme alle autoritý italiane, organizzazioni e alle forze politiche (con i DS in Germania cíË giý
coordinamento di iniziative) a muoversi in diverse direzioni. Una di queste
potrebbe essere quella di dar vita da parte degli italiani eletti negli
organismi tedeschi ad uníazione comune di pressione, dimostrando cosÏ che la
comunitý italiana in Germania ha oramai anche uníidentitý politica.î
(Fiorenza
Colonnella, Consigliera comunale
-Monaco di Baviera)
DELEGAZIONE
DELLA BASILICATA IN VISITA IN BRASILE
URUGUAY E CILE
Una delegazione
della Regione Basilicata composta da Rocco Curcio, Presidente dei Lucani nel
Mondo, dai consiglieri regionali Gerardo Brusco e Domenico Martinelli si Ë
recata in Brasile per un incontro con le Comunitý Lucane a Rio de Janeiro, San
Paolo e Valencia.
In queste tre cittý
Ë stata rappresentata líopera teatrale ìContadini del Sudî di Ulderico Pesce.
La rappresentazione
dellíopera teatrale sulla vita, la vicenda politica e umana e sulla morte di
Rocco Scotellaro si inquadra nelle celebrazioni che la Regione Basilicata ha
organizzato per il 50ƒ anniversario della morte del poeta lucano.
La delegazione
regionale si Ë recata successivamente in Urusguay dove Ë stato deciso, con un
contributo finanziario della Regione, líacquisto della sede della Federazione
dei Lucani in Uruguay. La sede della Federazione sarý anche centro culturale e
luogo di insegnamento della lingua italiana e della storia e della cultura
della Basilicata.
Nel corso della
visita in Sud America il Presidente dei Lucani nel Mondo Rocco Curcio ha
inaugurato a Iquique (Cile) tre aule per corsi di cultura e lingua italiana
costruite con il contributo della Regione Basilicata. Le aule sono il
completamento del centro culturale giý in attivitý da tre anni. La Regione
Basilicata ha voluto con questa iniziativa riprendere il rapporto con una
numerosa comunitý lucana emigrata a Iquique agli inizi del novecento, quando
questa cittý era florida per una delle grandi miniere di salnitro.
Líemigrazione lucana per Iquique Ë di gran lunga la pi˜ numerosa delle comunitý
regionali italiane.
LE
PROPOSTE DELLíAITEF IN MATERIA DI ASSISTENZA, INFORMAZIONE E ASSOCIAZIONISMO
Il 7 marzo,
presieduto dal Presidente F. Caria, si Ë riunito il Comitato di Presidenza
dellíAITEF allargato ai Responsabili Regionali ed al Segretario Generale della
Fondazione Matteotti, prof. Angelo Sabatini.
Nel corso della
riunione, il dibattito si Ë incentrato essenzialmente sulla relazione del
Segretario Generale Giovanni Ortu che ha illustrato 3 schemi di proposte di
legge, rispettivamente in materia di assistenza, informazione e
associazionismo.
La prima proposta Ë
titolata ìestensione delle norme sulla pensione di inabilitý, sulla pensione
sociale e sulla indennitý di accompagnamento ai cittadini italiani dimoranti
allíesteroî. Nella presentazione della proposta, Ortu ñ dopo aver rilevato che
la dizione ìpensione socialeî non ha alcuna corrispondenza semantica, giacchÈ
la sua concessione prescinde dalla sussistenza di requisiti assicurativi ñ ha
sostenuto che la insorgenza, il riconoscimento, la denegazione e la revoca di
qualsiasi forma di tutela sociale da parte dello Stato sono imposti in modo
esplicito e tassativo dalla Costituzione, laddove sancisce che ìtutti i
cittadini hanno pari dignitý sociale e sono uguali davanti alla leggeî (art.
3Cost.) e che ìogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi
necessari per vivere ha diritto al mantenimento e allíassistenza socialeî (art.
38 Cost.). Conclusivamente, ha affermato Ortu, líapprovazione della proposta
ìporrý fine ad una illegittima, inumana discriminazione che colpisce, prima
ancora dei connazionali espatriati, le massime Istituzioni della Repubblicaî.
La seconda proposta
attiene alla concessione di contributi a favore:
delle imprese
editrici, radiofoniche e televisive italiane allíestero;
delle pubblicazioni
italiane edite allíestero, di elevato valore culturale e di rilevante valore
didattico;
dei giovani operatori
dellíinformazione italiana allíestero che frequentino i corsi biennali di
formazione e aggiornamento presso la Scuola di Specializzazione dellíUniversitý
di Roma Tor Vergata.
Nella presentazione
della proposta, Ortu ha lungamente disquisito sul diritto primario
allíinformazione; sul ruolo storico svolto dai media italiani allíestero
dallíepoca delle prime migrazioni ai giorni nostri; sulle notevoli potenzialitý
largamente inespresse per la scarsa sensibilitý del legislatore; sulla utilitý
della informazione di ritorno, sulla opportunitý ed utilitý della presenza
delle Associazioni Nazionali negli organismi che attengono, pi˜ in generale,
alla informazione italiana per líestero ed alle problematiche migratorie.
La terza proposta
concerne il ìfinanziamento delle storiche Associazioni di emigrazione operanti
preminentemente allíesteroî.
Nella presentazione
della proposta, Ortu ha ricordato come i cittadini italiani residenti
allíestero, gli italiani di remota e recente naturalizzazione ed i loro
familiari sono stati accompagnati, seguiti, assistiti e tutelati
dallíAssociazionismo nazionale di emigrazione sul piano assistenziale,
socio-culturale ed in forma gratuita, solidale ed altamente umanitaria,
contribuendo ad evitare la loro assimilazione, a favorire la loro integrazione
ed a preservare la loro identitý nazionale.
A conclusione del
dibattito ñ nel corso del quale sono intervenuti i Responsabili regionali
Allegra (Sicilia), Pisano (Sardegna), Abbati (Puglia), Oranges (Campania),
DíAgnanno (Lazio), Forcione (Emilia R.), Rinaldi (Lazio) ñ il Comitato di
Presidenza ha dato mandato al Presidente ed al Segretario Generale di
illustrare le proposte alla CNE, al CGIE ed al Ministero per gli Italiani nel
Mondo.
La riunione ha
avuto termine dopo le relazioni di Allegra, Pisano, Abbati e Oranges sulle
attivitý da svolgere in Australia, Sud America ed Europa, per altro giý
programmate ed in fase di avanzata organizzazione.
CONVENZIONE
EUROPEA - PRESENTATI GLI
EMENDAMENTI ñ MARTINI: ìPIUí POTERI ALLE REGIONI NELLA FASE DECISIONALEî
Rafforzare il ruolo
delle Regioni nel processo decisionale europeo e nellíattuazione delle
politiche comunitarie, consentendo al Comitato delle Regioni di ricorrere alla
Corte di giustizia ogni qualvolta non venga tutelato il principio di sussidiarietý.
Questo il senso degli emendamenti che i sei osservatori del Comitato delle
Regioni hanno presentato oggi alla Convenzione europea. ìIl testo attuale ñ ha
detto il Presidente della Toscana, Claudio Martini ñ Ë ancora troppo debole e
rischia di lasciare inalterato il quadro istituzionale. Gli emendamenti che
abbiamo presentato mirano a rafforzare il ruolo complessivo delle regioni nella
nuova Europa, esplicitando il ricorso a forme di consultazione nella fase di
definizione delle politiche comunitarie. Non chiediamo di stravolgere il quadro
istituzionale europeo, ma di prendere atto del fatto che ormai in molti paesi
sono proprio le Regioni le destinatarie costituzionali dellíattuazione di tali
politiche.î
Martini si Ë
soffermato sui meccanismi che potrebbero consentire il coinvolgimento nel
processo legislativo europeo: ìSi tratta ñ ha detto ñ di assicurare, nel
rispetto delle singole Costituzioni nazionali, la partecipazione delle Regioni
allíelaborazione della posizione che ciascun Stato membro porta poi in
Consiglio: Ë questo il caso dellíItalia, della Spagna, del Belgio, della
Germania e dellíAustria. Ma si tratta anche di controllare líapplicazione del
principio di sussidiarietý, non solo nel rapporto Unione-Stati, ma anche in
quello Unione-Stati-Regioni. In questo senso i nostri emendamenti prevedono un
ruolo specifico per il Comitato delle Regioni, che dovrý essere consultato
prima che le proposte di legge approdino in Parlamento e che potrý ricorrere
alla Corte di giustizia ogniqualvolta tale principio non dovesse essere
rispettatoî.
Martini ha
sottolineato líesistenza di uno scarto tra líinteresse manifestato dai membri
della Convenzione per un maggior coinvolgimento delle Regioni e la tradizione
di queste aspirazioni nel testo attuale, in cui prevale una maggiore cautela.
"Capisco - ha detto il Presidente della Toscana ñ le preoccupazioni di chi
intende preservare líequilibrio del sistema rispetto alla complicazione che
innegabilmente la presenza delle Regioni porterý. Ma sono anche convinto ñ ha
concluso ñ che si tratta di una complicazione virtuosa, non perversa, che
consentirý di mettere in circolo energie e capacitý oggi non del tutto
utilizzate, ma soprattutto di avvicinare líEuropa ai cittadiniî.
PENSIONI:
IN 10 ANNI IL VALORE REALE DELLE PENSIONI Eí DIMINUITO DEL 15 PER CENTO
ìI pensionati
italiani sono sempre pi˜ poveri, ma la causa non Ë soltanto líaumento
dellíinflazione. La perdita del valore reale dei redditi da pensione dipende
dalla mancanza di un aggancio allíandamento del Prodotto Interno Lordo e quindi
alla ricchezza del Paese. Infatti, tra il 1992 3 il 2002 il Pil Ë cresciuto in
media annua dellí1,7 per cento in pi˜ dellíinflazione al consumo. In dieci
anni, quindi, il valore reale delle pensioni Ë diminuito del 15 %î.Betty Leone,
segretaria generale dello Spi Cgil, intervenendo in Calabria allíattivo
regionale dello Spi Cgil, spiega perchÈ i pensionati oltre ad essere stati i
grandi assenti nella legge finanziaria del governo Berlusconi, continuino ad
essere fortemente penalizzati dalle scelte di questo governo.
ìLíadeguamento
delle pensioni al costo della vita ñ osserva Leone ñ non tiene conto della
specificitý dei consumi degli anziani, con particolare riferimento ai servizi
alla persona. La perdita del valore reale delle pensioni Ë destinata a crescere
con l'aumento degli anni di vita delle persone, se non si adottano adeguate
soluzioni, quali líaggancio allíandamento dellíeconomia e líaumento delle
detrazioniî.
Secono Leone il
fisco puÚ giocare un ruolo importante per ristabilire equitý e giustizia
sociale. ìMa il governo ñ precisa ñ deve fare marcia indietro su alcuni
provvedimenti. Il primo modulo della riforma Tremonti ha fatto venire meno tre
principi fondamentali di tutela del reddito a sostegno della condizione di disagio
determinata dallíetý. Eí stata abrogata líulteriore detrazione a favore dei
pensionati pi˜ anziani: Ë stato, infine cancellato il bonus per gli
incapientiî.
ìSe si vuole
tutelare i redditi dei pensionati pi˜ poveri oltre líadeguamento delle pensioni
anche allíandamento del Pil ñ conclude Leone -, occorre introdurre una
specifica detrazione il cui importo sia crescente con líetý, individuando tre
fasce: 70, 75 e 80 anni. Occorre inserire nel nostro sistema fiscale una
imposta negativa per le persone cosiddette incapienti, da tradursi in voucher
per líacquisto di servizi essenziali, come quelli alla persona, acqua, gas,
elettricitý, o tassa sui rifiutiî.
SVIZZERA:
18 MAGGIO REFERENDUM SULLA SALUTE
Il 18 maggio 2003,
il popolo Svizzero Ë chiamato a votare sullíiniziativa sulla salute lanciata
dal Partito Socialista Svizzero (PSS). Líiniziativa vuole risolvere líannoso
problema del continuo aumento dei premi dellíassicurazione malattia e nello
stesso tempo introdurre maggiore equitý e giustizia nella ripartizione delle
spese per il finanziamento della sanitý. Difatti líiniziativa chiede che i
premi delle casse malati siano stabiliti in proporzione al reddito e al
patrimonio dei singoli assicurati. Il sistema attuale fa sÏ invece che il
milionario, líimpiegato e líoperaio paghino lo stesso premio. Uníingiustizia
che non ha eguali in altri Paesi
occidentali.
Questa iniziativa
tocca tutti i residenti in questo Paese e dunque anche líemigrazione italiana.
Per questo motivo, il Comitato díIntesa di Berna e Regione, in collaborazione
con il Comites, organizza per giovedÏ 20 marzo 2003, alle ore 20:00 presso la
Casa díItalia, B¸hlstr. 57, Berna, una serata informativa. Riferirý il
professor Franco Cavalli dellíospedale San Giovanni di Bellinzona e Consigliere
Federale del partito socialista Svizzero. Data líimportanza dellíargomento,
síinvita tutta la collettivitý a partecipare numerosa!
(Comitato díIntesa
di Berna e Regione)
ZURIGO:
CONVEGNO DS SU ìLE DONNE E LA LEGISLAZIONE SVIZZERAî
ëLe donne e la
legislazione svizzeraí Ë stato il tema del dibattito organizzato a Zurigo da
Rosanna Ambrosi e Silvia Casadei della segreteria dei Democratici di Sinistra
(DS) in Svizzera in occasione della festa dellí8 marzo, che ha visto una numerosa
partecipazione di donne e uomini,
convenuti per celebrare insieme la giornata della donna. Sono intervenute Vreni
Hubmann, consigliera nazionale del Partito Socialista al Parlamento svizzero -
che ha affrontato il tema della 11ƒ
revisione dellíAVS, attualmente in discussione a Berna, facendo un
confronto tra le proposte governative e le modifiche avanzate dai socialisti -
e Fiammetta Jahrheiss, consigliera comunale della cittý di Zurigo per il
Partito Socialista e membro del direttivo del Gruppo SP Migration, che ha
illustrato la politica cittadina in merito alla realizzazione delle pari
opportunitý tra donne e uomini. Nel corso della manifestazione sono state
raccolte molte adesioni per la costituzione di un gruppo di donne con
líobiettivo di sostenere le iniziative promosse dalle donne DS e suggerirne
altre. Tutte le donne che intendono farne parte possono telefonare a Silvia
Casadei (telefax 01 450 85 69) o a Rosanna Ambrosi (tel. 01 383 77 06).
SVIZZERA:
UNA TIMIDA RIFORMA DELLA LEGGE SUGLI STRANIERI
Rimodellare la
legge degli stranieri residenti in Svizzera alle esigenze della societý
moderna, che si vuole inesorabilmente globalizzata in tutte le sue
forme, Ë una delle pi˜ importanti sfide che questo paese dovrý affrontare
a brevissimo termine. Le tentazioni elettoralistiche, i pur modesti
ed insignificanti vantaggi derivanti da accentuazioni populiste e
nazionaliste, dei prossimi mesi rischiano di vanificare il tentativo
riformatore auspicato dal Consiglio federale, conscio della necessitý di varare
definitivamente un disegno di legge sull'immigrazione che regoli i diritti ed i
doveri dei cittadini stranieri, che metta fine a soprusi derivanti da una
normativa datata ed obsoleta.
Nell'attesa di
uníauspicabile ed ampia discussione parlamentare, che a nostro modesto modo di
vedere dovrebbe avvenire preferibilmente ancora in questa legislatura, non Ë
stato difficile intravedere nel testo di legge i forti limiti legislativi e
l'inesistenza di prospettive e visioni. La Svizzera, ignara del suo ruolo
umanitario che, per oltre un secolo, ne ha contraddistinto
l'identitý, copiando le paure e l'intransigenza di altri paesi europei rischia
di ritornare ad essere quel brutto anatroccolo deriso e sbeffeggiato fino al
periodo di decadenza dei grandi imperi europei. Il nuovo che avanza si infrange
alle frontiere fortificate dei 26 cantoni elvetici. Il nuovo disegno di legge
cosÏ comíË non convince per il suo impianto restrittivo e discriminatorio
nei confronti di cittadini provenienti dai paesi extra europei. Negazioni del
diritto di mobilitý, di lavoro, di libertý personale, ed in particolare la
strisciante reintroduzione dello statuto dello stagionale, del lavoratore uso e
getta, sono alcuni tra i tanti elementi che sollecitano prese di posizioni
nette affinchÈ la Svizzera non perda l'appuntamento con la storia e ripensi il
futuro rapporto con i propri immigrati.
Per la nostra
storia, per il grande contributo profuso al progresso civile e socio-economico
di questo paese, con o senza il diritto di voto, non possiamo
esimerci dall'impegno civile per far avanzare qui ed ora il senso di
solidarietý, di uguaglianza e di libertý, che convincerebbe la Svizzera ad
osare un'apertura pi˜ convinta e sistematica.
Per tutti questi
motivi Ë prevista una manifestazione a Berna con líobiettivo di mantenere alta
líattenzione sui diritti degli immigrati, sulla necessitý di evitare
disuguaglianze e categorie di subalterni che immancabilmente provocherebbe una
vera e propria guerra tra poveri, tra sans papiers, tra cittadini provenienti
da paesi in via di sviluppo e paesi europei.
APPELLO
DI AMNESTY INTERNATIONAL: SALVIAMO LA VITA DI AMINA
Eí stata confermata
dalla corte suprema nigeriana la condanna a morte tramite lapidazione di Amina
Lawal.
La condanna Ë stata
rinviata di un mese per líallattamento del figlio. Entro un mese, Amina Lawal
verrý sepolta fino al collo e lapidata, a meno che una marea di firme non
riesca a persuadere le autoritý nigeriane a revocare la condanna, come nel caso
di Safiya.
Per Amina sono
state raccolte poche firme; per favore entrate nel sito spagnolo http://www.amnistiaporsafiya.org
E firmate líappello
di Amnesty International per la revoca della condanna a morte di Amina e altre
donne nigeriane.
Facendo girare
questo messaggio potremmo avere meno orfani, e pi˜ civiltý.
LA
COMMISSIONE NAZIONALE DEI GIOVANI ITALO-ARGENTINI CHIEDE AIUTO ALLE REGIONI
ITALIANE
La Commissione
Nazionale della Giovent˜ Italo-Argentina della Feditalia, organismo che
riunisce nel suo seno tutte le rappresentanze dei giovani operanti
nellíassociazionismo italiano in Argentina, consapevole che la grave crisi
economico-sociale dellíArgentina colpisce anche i giovani, ma che ben poche
iniziative di sostegno alla comunitý italiana portate avanti sia dal Governo che dalle Regioni italiane
vengono a loro destinate, essendo a conoscenza dellíiniziativa della Regione
Piemonte che, nellíambito del suo programma ìinterventi di solidarietý per
líArgentinaî che prevede la distribuzione attraverso la Federazione delle
Associazioni Piemontesi in Argentina, di borse di studio per giovani
universitari di origine piemontese che nellíultimo anno di universitý hanno
avuto problemi economici per cui non possono terminare gli studi, chiede alle
altre Regioni italiane, nel limite delle loro risorse e nel rispetto della loro
politica migratoria, di portare avanti iniziative analoghe in sostegno dei loro
giovani corregionali, di maniera che tutti i giovani italo-argentini in
difficoltý economica vengano aiutati a terminare i loro studi universitari in
Argentina.
AIR
CANADA TORNA A COLLEGARE MONTREAL CON ROMA
Air Canada, in un
comunicato del 7 marzo scorso, annuncia il ripristino del collegamento diretto
e senza scalo da Montreal a Roma durante tutto il periodo estivo (mercoledÏ,
venerdÏ e domenica dal 18 giugno al 15 ottobre).
Quindi dal 18
giugno 2003, sul tabellone dei voli in partenza dallíaeroporto di Dorval
rivedremo apparire la scritta ìRomaî.
Finalmente gli
italiani del QuÈbec e delle Province atlantiche, in partenza da Montreal,
potranno recarsi a Roma senza fare scalo in altri aeroporti. Anche se il
servizio Ë stato assicurato solo per il periodo estivo, lo consideriamo
comunque un grandissimo risultato per la Comunitý italiana che farý piacere a
tutti i nostri connazionali e soprattutto ai nostri anziani che, da quando
erano stati interrotti i voli diretti per Roma due anni fa (111 giugno 2001),
erano costretti a subire estenuanti disagi facendo scalo a Toronto o in altro
aeroporto europeo.
Il Comites ha
appreso con entusiasmo questa notizia e tiene a ringraziare pubblicamente líAir
Canada per aver accolto le legittime richieste della Comunitý italiana e tutte
le Autoritý che sono intervenute a sostegno della nostra causa: il Vice-Primo
Ministro del QuÈbec, Signora Pauline Marois, il Ministro delle Relazioni
Internazionali, Signora Louise Beaudoin, il Ministro delegato alle Relazioni
con i cittadini e allíimmigrazione, AndrÈ Boulerice, il Console Generale
díItalia a Montreal, Gian Lorenzo Cornado, che non ha mai fatto mancare il suo
prezioso appoggio, la nostra Ambasciata a Ottawa, il Cgie-Canada. Tutte queste
istanze hanno perorato le richieste della Comunitý italiana, allíinterno della
quale meritano particolare menzione: gli organi di informazione italiani di
Montreal, il patronato INCA, le numerose agenzie di viaggio.
(Giovanni Rapaný,
Presidente Comites di Montreal)
ELEZIONI
PER IL RINNOVO DEI COMITES: COMUNICATO DELLíINTERCOMITES GERMANIA
I Presidenti dei
Comites di Germania, riuniti in seduta plenaria il giorno 8 marzo 2003 a
Francoforte,
prendono atto che
fino a tale data non si Ë avuta alcuna informazione concreta circa il rinnovo
elettorale dei Comitato stessi.
PoichÈ secondo la
legge tuttora in vigore il termine fissato Ë il 30 giugno p.v., si chiede
allíAmministrazione di iniziare la necessaria prassi, affinchË la suddetta data
venga rispettata e non si abbiano ulteriori rinvii che metterebbero a
repentaglio la credibilitý delle istituzioni e potrebbero portare a spiacevoli
prese di posizione da parte degli eletti.
Si rende noto che i
Presidenti hanno deciso di eleggere quale loro portavoce il Cav. Stefano Lo
Bello che verrý coadiuvato dai signori Paolo Brullo e Michele Cristalli.
Si chiede che venga
istituito un fondo per la copertura delle spese per incontri e riunioni
organizzati dallíAmministrazione o dallíINTERCOMITES.
Si ritiene
assolutamente necessario che i finanziamenti ai singoli COMITES vengano
effettuati entro il primo trimestre di ogni anno.
I Presidenti
salutano líiniziativa dellíAmbasciata circa il Convegno del 21 marzo p.v. e
delegano quale loro rappresentante il Cav. Stefano Lo Bello.
Si auspica che
líAmbasciata fissi le prioritý dei temi da trattarsi in futuri convegni in
stretta collaborazione con il CGIE e líINTERCOMITES.
I Comites di:
Amburgo, Dortmund, Francoforte, Friburgo, Hannover, Mannheim, Saarbr¸cken,
Stoccarda, Wolfsburg.
STOCCARDA:
LE INIZIATIVE DELLA FILEF DI REGGIO EMILIA
Una delegazione
della Filef di Reggio Emilia composta da Odilio Buzzoni e dalla prof.ssa
pianista cantante Maria Grazia Donati, si Ë recata in Germania presso il Centro
ARCES di Mohringen, ai primi di marzo per portare il saluto dallíItalia ai
nostri connazionali allíestero e contribuire alla buona riuscita delle
iniziative di carattere musicale, sportive e politico-associative. Presenti circa
120 persone, provenienti da diverse nazioni europee tra cui Olanda, Svizzera,
Italia, Austria e Germania, si Ë svolto il Primo Campionato Internazionale di
bocce che si Ë concluso con una cena sociale durante la quale ha portato il
saluto dellíArces ai convenuti il Presidente Domenico De Palma. Il presidente
De Palma ha ripercorso il lungo cammino dalla costituzione, nel lontano 1960,
dellíassociazione, mettendo in rilievo líimpegno e il sacrificio profusi dai
soci che con varie iniziative, in primo piano quelle a carattere sociale, culturale e sportivo, di anno in anno,
hanno accresciuto líinfluenza che il Circolo esercita tra i nostri
connazionali. Durante la manifestazione ha portato il saluto della Filef
dellíEmilia Romagna Odilio Buzzoni, evidenziando il significato e líimportanza
di un costante collegamento tra le varie Associazioni dei lavoratori emigrati,
per una viva realizzazione sociale di tutti. Eí stato distribuito ai
partecipanti copia dellíInno di Mameli eseguito al pianoforte-tastiera dalla
professoressa Donati, cantato con entusiasmo e commozione dai presenti, che
hanno coinvolto emotivamente anche i tedeschi del posto, in un unico abbraccio
corale.
La festa Ë
terminata con la tombola del Centro che ha elargito premi a molte persone. Il torneo
di bocce, organizzato dal bolognese Dimieri, Ë stato vinto dai giocatori
dellíARCES, Michele Sibelli e Antonio Morrea, i quali hanno disputato líultima
prova contro la valida squadra proveniente da Bolzano.
INIZIATIVE
IN FRANCIA TRA GLI EMIGRATI PIACENTINI
Tre importanti
iniziative culturali si sono realizzate in Francia il 15, 17 e 20 marzo u.s.
A Nogent S/Marne,
cittý gemellata con líalta Val Nure di Piacenza, si Ë festeggiato il ventesimo
anniversario dei rapporti italo-francesi.
Dalla Val Nure sono
partiti due pullman con a bordo la banda di Ponte dellíOlio e le delegazioni
dei Comuni. La banda ha suonato lungo la strada centrale di Nogent accompagnata
da centinaia di persone e davanti al
Municipio di Nogent. Alle cerimonie previste hanno partecipato i Sindaci
di Bettola, Farini e Ferriere, il Vescovo di Piacenza Mons. L. Monari, il
Sindaco e le Autoritý di Nogent S/M, líon. Luigi Tagliaferri, Presidente
dellíAssociazione ìPiacentini nel Mondoî e il Presidente dellíAssociazione
ASPAPI Daniel Tony di Parma e
Piacenza.
Alla gran festa
danzante organizzata al Gran Salon Baltard organizzata dallíAspapi hanno
partecipato pi˜ di 1200 persone verso le quali Daniel Tony, il Vescovo Monari e
Luigi Tagliaferri hanno rivolto parole di saluto e di augurio.
Nella cittý di
Fontanay S/Bois lunedÏ 17 marzo nella grande hall della Municipalitý líon.
Tagliaferri e il Sindaco aggiunto H. Poirier hanno inaugurato (presenti le
autoritý e gli insegnanti di questa cittý di 56000 abitanti) la mostra: ìTrentíanni díItalia
nellíobiettivo di T.Petrelliî che sarý visitata anche da tutte le scolaresche
locali per poi andare lí11 aprile a Grenoble.
Nel corso della
settimana, nella chiesa di S.Germain di Fontanay S/B gli artisti del
Conservatorio Nicolini di Piacenza e quelli dellíomologo di Fontanay S/B hanno
svolto un bel concerto vocale e strumentale in omaggio alla Val Tidone di
Piacenza gemellata di Fontanay.
ìUNíEUROPA
CHE FA LA DIFFERENZAî: 10ƒ CONGRESSO CES ñ PRAGA 26-29 MAGGIO
Si terrý a Praga
dal 26 al 29 maggio 2003 il 10ƒ Congresso della Confederazione europea dei
sindacati (CES). Al centro del dibattito, come costruire ìuníEuropa che fa la
differenzaî. Quattro saranno le sezioni per esporre quel che serve in futuro
per far funzionare líEuropa: un trattato costituzionale, un modello economico e
sociale ìgiustoî, un sindacato che vuole sviluppare un forte sistema di
contrattazione e di relazioni industriali, una presenza da protagonisti sulla
scena mondiale.
Un trattato
costituzionale
Si chiariscono fin
dallíinizio i principi guida: un mercato che includa le regole sociali, piena
occupazione e lavoro di qualitý, paritý uomo donna, protezione sociale e tutela
dellíambiente, coesione fra i paesi a tutti i livelli, accesso universale ai
pubblici servizi.
Molto di questo si
trova nella Carta dei diritti fondamentali che la Ces chiede di inserire
integralmente nella futura costituzione europea, dandole cosÏ pieno valore
giuridico. Sulla base di questi principi la Ces avanza le sue proposte: piena
occupazione e lotta contro il lavoro precario e occasionale, flessibilitý
sempre coniugata ai diritti e per questo frutto di una negoziazione che
garantisca al lavoratore sicurezza e formazione. Per questo, si dice, líEuropa
deve diventare ìuno spazio effettivo di confronto fra partner sociali a livello
settoriale e intersettorialeî. Inoltre la Ces deve sviluppare sempre pi˜ la
propria funzione assumendo una effettiva dimensione sindacale con il
trasferimento, dal livello nazionale a quello europeo, di tutte le competenze
necessarie per realizzare accordi e contratti collettivi.
Uno dei pilastri a
cui appoggiarsi in un quadro di crescente coesione sociale Ë líuguaglianza dei
diritti da inserire nei preambolo del futuro trattato e la lotta contro
qualsiasi forma di discriminazione: di genere, di razza, di orientamento
sessuale, legata alla salute, alla religione o allíetý.
Tutto deve
contribuire a creare uno sviluppo cosiddetto ìsostenibileî, perchÈ dovrý
permettere ai suoi attori di vivere in un ambiente sano, di godere di
protezione sociale, di dar vita ad una economia sociale.
Modello economico e
sociale europeo
Pi˜ lavoro deve
significare anche ìlavoro miglioreî. Per questo líimpegno prioritario della Ces
Ë contro líoccupazione precaria, il sommerso, gli infortuni, gli abusi legati a
contratti di tipo precario o allíaccesso alla formazione e alla qualificazione
professionale. La Ces si impegna inoltre a lavorare su di una politica degli
orari innovativa che mantenga alta la qualitý, ma sia anche strumento per avere
pi˜ posti, per ridistribuire líesistente. Dal sindacato europeo si conferma
líiniziativa per la riduzione degli orari di lavoro attraverso la
contrattazione collettiva e si sottolinea il bisogno di unire sempre la
contrattazione della flessibilitý oraria allíequilibrio tra bisogni
dellíimpresa e bisogni delle persone. La coesione sociale deve avvenire sempre
con il confronto e il coinvolgimento del sindacato a tutti i livelli, da
strategie comuni per la sicurezza dei cittadini, allo sviluppo di piani
nazionali per líoccupazione che devono indicare gli strumenti per ìsradicareî
precarietý e povertý.
La Ces propone poi
a tutti uno sforzo comune per investire in innovazione e ricerca, perchÈ questi
due capitoli insieme alla formazione devono rappresentare le vie privilegiate per
il rilancio della competitivitý europea sul mercato mondiale. Sono su questa
linea i cambiamenti proposti al Patto di stabilitý e crescita che, nel rispetto
delle politiche di risanamento dei bilanci, deve perÚ prevedere la possibilitý
di utilizzare risorse per investimenti finalizzati allíapplicazione di quanto
previsto dal Libro bianco di Delors e dalla strategia di Lisbona.
Confermando inoltre
i carattere fondamentali del welfare europeo, la Ces sottolinea líimportanza
decisiva di mantenere un sistema previdenziale pubblico basato sulla
solidarietý fra generazioni e líattuale sistema di finanziamento. In primo
piano stanno anche i servizi di pubblica utilitý, la loro universalitý e
qualitý.
Dialogo sociale
Obiettivi comuni
dunque, e per realizzarli il dialogo sociale. Il recente accordo europeo sul
telelavoro, frutto della volontý dei partner sociali, in primo luogo del
Sindacato, mostra
bene come questi ìattoriî possano esercitare un ruolo importante nella
regolamentazione del mercato europeo.
Líasse portante del
dialogo fra le parti resta comunque la contrattazione collettiva ed un suo
sempre pi˜ forte coordinamento a livello europeo, a partire dalle politiche
salariali, degli orari, dei diritti e della formazione. Ma la vera sfida per la
Ces Ë aumentare i diritti sindacali, in particolare sul piano della
codecisione, dellíinformazione e partecipazione dei lavoratori alla vita
dellíazienda, in un quadro di pieno rispetto dellíautonomia delle parti, con
ìprudenzaî sul capitolo della partecipazione finanziaria. Da rafforzare anche i
Consigli sindacal9i interregionali (attualmente 41 nelle regioni frontaliere),
che gestiscono progetti relativi a occupazione, rappresentanza dei lavoratori
di un paese e dellíaltro, sviluppo del dialogo sociale.
LíEuropa e la
mondializzazione
La strategia della
Ces non Ë di opporsi alla liberalizzazione del commercio, ma piuttosto di far
progressi nel rispetto dei diritti fondamentali del lavoro. Propone un
approccio pi˜ largo per ottenere il rispetto di questi ultimi in qualsiasi tipo
di attivitý, portandoli dentro agli accordi commerciali bilaterali dell'Unione
e nelle linee direttrici dell'Ocde (Organisation for Economic Cooperation and
Development.
La Ces si propone
di sviluppare maggiormente insieme alle altre organizzazioni sindacali
internazionali quello che giý esiste e stabilire norme quadro a tutela dei
diritti. Intende portare la sua azione su pi˜ piani: sensibilizzare i
lavoratori alle azioni dellíUnione europea come attore mondiale, raccogliere le
loro voci e preoccupazioni, elaborare posizioni comuni, sottolineare la
indivisibilitý dei diritti dellíuomo, politici, civili, sociali, economici e
culturali.
(a cura di
Nicoletta Villani, Cgil)