EMIGRAZIONE NOTIZIE N. 10-11 26 MARZO 2003

LA FIEI CHIAMA ALLA MOBILITAZIONE CONTRO LA GUERRA

LA COMUNITAí ITALIANA NEL MONDO PER LA PACE E LA DEMOCRAZIA

NARDUCCI (CGIE): LA GUERRA UNILATERALE DEGLI USA DISTRUGE LíUNICO FONDAMENTO POSSIBILE PER UN MONDO PIUí SICURO

GUERRA IRAQ: APPREZZAMENTO DI ANDREA AMARO PER LA POSIZIONE CONTRO LA GUERRA ESPRESSA DA FRANCO NARDUCCI

SILVANA MANGIONE: MI RIPUGNA LA GUERRA ñ MI RIPUGNA LA VENDETTA ñ CHIEDERE LA PACE NON Eí MAI UN ESERCIZIO INUTILE

GUERRA IRAQ: IL PAPA IMPLORA LA PACE E PREGA PER LE VITTIME

IRAQ: NOTA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DEI DS

GUERRA IRAQ: LETTERA APERTA AGLI ITALIANI NEL MONDO

CGIL-CISL-UIL: ILLEGITTIMA LA DECISIONE DI BUSH DI ATTACCARE LíIRAQ ñ FERMO DISSENSO DEL MONDO DEL LAVORO

MARTINI: ìDALLA TOSCANA NO ALLA GUERRA, SIí ALLA SOLIDARIETAíî

AI BAGLIORI DELLE PRIME BOMBE DEL 20 MARZO

A TUTTO CAMPO, OLTRE IL RECINTO

LA GUERRA ALLíIRAK E IL NUOVO ORDINE MONDIALE

APPELLO PER LA PACE SOTTOSCRITTO A DURBAN DA CONSIGLIERI ED ESPERTI DEL CGIE

CONTRO LA GUERRA IN IRAQ: FERMA CONDANNA DELLE ORGANIZZAZIONI DELLíEMIGRAZIONE IN SVIZZERA

REPUBBLICA CECA: SCIOPERO CONTRO LA GUERRA IN IRAQ

GUERRA IRAQ: UNA POESIA DI DINO FRISULLO

MONACO DI BAVIERA, SULLA DOPPIA CITTADINANZA NECESSARIA LA CHIAREZZA

DELEGAZIONE DELLA BASILICATA IN VISITA IN BRASILE  URUGUAY E CILE

LE PROPOSTE DELLíAITEF IN MATERIA DI ASSISTENZA, INFORMAZIONE E ASSOCIAZIONISMO

CONVENZIONE EUROPEA -  PRESENTATI GLI EMENDAMENTI ñ MARTINI: ìPIUí POTERI ALLE REGIONI NELLA FASE DECISIONALEî

PENSIONI: IN 10 ANNI IL VALORE REALE DELLE PENSIONI Eí DIMINUITO DEL 15 PER CENTO

SVIZZERA: 18 MAGGIO REFERENDUM SULLA SALUTE

ZURIGO: CONVEGNO DS SU ìLE DONNE E LA LEGISLAZIONE SVIZZERAî

SVIZZERA: UNA TIMIDA RIFORMA DELLA LEGGE SUGLI STRANIERI

APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL: SALVIAMO LA VITA DI AMINA

LA COMMISSIONE NAZIONALE DEI GIOVANI ITALO-ARGENTINI CHIEDE AIUTO ALLE REGIONI ITALIANE

AIR CANADA TORNA A COLLEGARE MONTREAL CON ROMA

ELEZIONI PER IL RINNOVO DEI COMITES: COMUNICATO DELLíINTERCOMITES GERMANIA

STOCCARDA: LE INIZIATIVE DELLA FILEF DI REGGIO EMILIA

INIZIATIVE IN FRANCIA TRA GLI EMIGRATI PIACENTINI

ìUNíEUROPA CHE FA LA DIFFERENZAî: 10ƒ CONGRESSO CES ñ PRAGA 26-29 MAGGIO

 

 

LA FIEI CHIAMA ALLA MOBILITAZIONE CONTRO LA GUERRA

La FIEI condanna la decisione del governo degli USA di lanciare un ultimatum che equivale ad una vera e propria dichiarazione di guerra allíIRAQ. Si tratta di una decisione unilaterale, contraria alla volontý del Consiglio di sicurezza dellíONU e contrario alla volontý della stragrande maggioranza della comunitý internazionale.

La FIEI chiama gli italiani allíestero e gli immigrati in Italia a prendere parte attiva alla mobilitazione contro la guerra.

La decisione USA mette gravemente in gioco il mantenimento del diritto internazionale e il riconoscimento dellíONU come luogo di composizione delle controversie internazionali.

La FIEI condanna la volontý del governo italiano di sostenere líazione militare degli USA. Eí necessario che il Parlamento italiano esprima con piena autonomia la sua posizione rispetto alla guerra unilaterale, nel richiamo esplicito alla nostra Costituzione come affermato dal Presidente della Repubblica Ciampi.

La FIEI, fa appello a tutte le organizzazioni associative ed elettive degli italiani allíestero ad esprimere la condanna della guerra e a chiedere al Ministro degli Affari Esteri e al Ministro per gli Italiani nel Mondo di farsi interprete della volontý di pace, di cooperazione e del rispetto del diritto internazionale.

La FIEI auspica che la prossima assemblea plenaria del CGIE di Aprile, esprima con una posizione forte la chiara volontý di pace tra gli italiani nel mondo.

La FIEI invita tutti gli italiani, ovunque essi risiedano, ad aderire alle manifestazioni contro la guerra.

Roma, 18 marzo 2003 

 

LA COMUNITAí ITALIANA NEL MONDO PER LA PACE E LA DEMOCRAZIA

La comunitý italiana nel mondo, con líautorevolezza che esprime, faccia sentire la propria voce per stigmatizzare in modo fermo líapertura del conflitto in Iraq, contro la volontý delle Nazioni Unite, la determinazione chiara del Parlamento europeo, líazione decisa del Presidente Prodi e del Presidente Simitis, gli appelli accorati del Papa, e la stragrande maggioranza dellíopinione pubblica mondiale.

Si tratta di una scelta drammatica e scellerata.

Eí del tutto evidente che vi erano e potrebbero ancora esservi altre strade affidate alla diplomazia internazionale.

Ma la protervia con cui líAmministrazione Bush ha deciso di forzare la mano, chiudendo ogni spazio agli stessi tentativi di mediazione di Tony Blair, dimostra che líattuale leadership americana ha un concetto della politica e del suo ruolo, che non possiamo nÈ comprendere nÈ condividere.

Pur nellíangoscia di queste ore, il mio invito Ë di accompagnare alla protesta, una altrettanto forte difesa delle istituzioni sovranazionali, dallíONU allíUnione Europea, che non devono essere digerite nel vortice tumultuoso della guerra, pena la confusione totale.

Proprio dallíONU e dallíUnione Europea rafforzati dovremo ripartire per costruire, sulle macerie prodotte da un conflitto evitabile, un nuovo ordine mondiale fondato sulla sicurezza, la democrazia, il multilateralismo.

(On. Gianni Pittella, responsabile nazionale DS Italiani allíestero)

 

NARDUCCI (CGIE): LA GUERRA UNILATERALE DEGLI USA DISTRUGE LíUNICO FONDAMENTO POSSIBILE PER UN MONDO PIUí SICURO

Un profondo sentimento di costernazione e di impotenza ha accompagnato le notizie dellíattacco missilistico americano, che ha segnato il primo giorno di guerra in Irak. Il senso di impotenza non ha potuto spegnere, ad ogni modo, i sentimenti díirritazione verso gli Stati Uniti díAmerica che, con questo atto unilaterale distruggono líunico fondamento possibile per un mondo pi˜ sicuro.

Decine, forse centinaia di migliaia di persone innocenti moriranno in questa guerra. E decine di migliaia di famiglie perderanno uomini e donne, i padri e le madri, i loro bambini. E tutto ciÚ accade senza la minima prova plausibile che líIrak costituisce una minaccia per il resto dellíumanitý.

Come uomini, come cristiani, dobbiamo chiedere ad alta voce e lottare affinchË tanto dispiegamento di forze sia messo indistintamente al servizio della pace e non della guerra. AffinchË cresca con vigore líimpegno per meno ingiustizie, meno povertý, meno distruzione dellíambiente, meno oppressioni, meno armi, meno violenza. Non possiamo alimentare i pericoli che portarono agli orrori del secolo scorso. Non dobbiamo spingere indietro le lancette della storia.

Invece di produrre un impegno al servizio della pace, sicuramente dispendioso, arduo e meno glorioso, gli Stati Uniti díAmerica hanno optato per líuso della forza, per la legge del pi˜ forte. Con la guerra unilaterale contro la volontý dellíONU, gli Stati Uniti non hanno violato soltanto il diritto internazionale e i diritti degli Stati. Agendo contro la volontý di una grandissima parte della popolazione mondiale, gli Stati Uniti díAmerica mettono in pericolo le basi fondamentali per una vita in pace, per la fiducia e il rispetto reciproco.

(Franco Narducci, Segretario Generale del CGIE)

 

GUERRA IRAQ: APPREZZAMENTO DI ANDREA AMARO PER LA POSIZIONE CONTRO LA GUERRA ESPRESSA DA FRANCO NARDUCCI

ìCaro Narducci, scrive Andrea Amaro, membro del Cgie e dirigente della Cgil, ti esprimo il mio sincero apprezzamento per la tua posizione contro la guerra che riguarda in primo luogo le tue convinzioni di democratico e di credente e che Ë perfettamente coerente con le tue responsabilitý pubbliche di Segretario generale del CGIE.

Diversi consiglieri ñ prosegue Amaro ñ hanno manifestato in modo scomposto il loro dissenso; tutto legittimo se non fosse che la tragica gravitý del momento dovrebbe consigliare equilibrio e rispetto per le opinioni motivate e sincere, condivise dalla maggioranza dellíopinione pubblica nel mondo e, soprattutto, per le vittime innocenti e per quanti hanno perso e perderanno la vita su entrambi i fronti.

Per quanto mi riguarda ñ sostiene Andrea Amaro ñ il fatto che il Segretario Generale abbia manifestato in modo chiaro un no alla guerra e che penso ripeterý allíinizio della prima sessione dellíAssemblea Plenaria, mi convince a parteciparvi malgrado che essa sia dedicata alle dichiarazioni di un Governo che ha assunto una posizione di attivo sostegno alla scelta bellica in contrasto con líopinione largamente maggioritaria nellíONU e nella Unione Europea, contro líopinione del Papa e contro líarticolo 11 della Costituzione Italiana.

Augurandomi ñ conclude Amaro ñ che la estesa e crescente mobilitazione per la pace possa avere successo al pi˜ presto, ti riconfermo la mia stima e sostegno. Cordialmente, Andrea Amaroî.

 

SILVANA MANGIONE: MI RIPUGNA LA GUERRA ñ MI RIPUGNA LA VENDETTA ñ CHIEDERE LA PACE NON Eí MAI UN ESERCIZIO INUTILE

Mi ripugna la guerra. Mi ripugna la pena di morte. Mi ripugnano i bombardamenti. Mi ripugna lí11 settembre. Mi ripugna la vendetta (non la punizione legittima, in processi aperti agli occhi del mondo).Mi ripugna líinfliggere la morte, a chiunque, attraverso qualsiasi tipo di armi. Mi ripugnano le democrazie che ridicolizzano le opinioni diverse da quelle della maggioranza al potere e non rispettano le idee di chi ritrova la via delle manifestazioni e degli appelli e delle dichiarazioni per la pace, anche quando la pace Ë stata uccisa insieme ai giovani che la devono difendere facendo la guerra. Chiedere la pace non Ë un esercizio inutile. Mi ripugna líincapacitý del mondo a trovare i modi della pace, che non possono realizzarsi se prevalgono le comode alleanze del momento che si trasformano nei nemici del futuro. Mi spaventa la Dottrina del ìpre-emptive strikeî, líattacco preventivo, deciso unilateralmente o quasi, il ìquasiî reso possibile dai servilismi economico-politici dei vetero ñ o neo ñ procacciatori di prestigio e di visibilitý globalizzata. Mi spaventa la definizione della Dottrina dellíattacco preventivo: ìNel XXI secolo noi e i nostri amici siamo líultimo baluardo per la difesa del genere umano e accettiamo questa responsabilitý. La libertý non Ë una cosa americana: Ë il regalo di Dio allíumanitý. Che Dio ci guidi e continui a benedire gli USAî (George W.Bush, 28 gennaio 2003). ìPer la pace del mondo, per il bene e la libertý del popolo iracheno do líordine di realizzare líOperazione Libertý Irachena. Che Dio benedica le truppeî (George W.Bush, 19 marzo 2003).Questo mi spaventa. E mi chiedo: dopo líIraq, chi? E perchÈ?

Silvana Mangione, consigliera Cgie per gli USA

 

GUERRA IRAQ: IL PAPA IMPLORA LA PACE E PREGA PER LE VITTIME

ìImploriamo, soprattutto in questo momento, il dono della paceî. Eí stata questa líaffermazione espressa con forza, quasi con rabbia domenica 23 marzo, dal Papa in Piazza S.Pietro, davanti a decine di migliaia di pellegrini giunti a Roma per la proclamazione di cinque nuovi beati. Mentre i bombardamenti e gli scontri di terra insanguinano líIraq Giovanni Paolo II ha detto di sentirsi vicino ìcon líaffetto e la preghieraî alle vittime di queste ore di guerra ed ai loro familiari ñ ìche sono nella sofferenzaî e la folla che gremiva la piazza ha risposto con un lunghissimo applauso alle parole del Papa, mentre alcuni gruppi sventolavano le bandiere arcobaleno della pace.

Sono frasi piene di preoccupazione per il dramma che vive la popolazione irachena quelle del pontefice, ma pi˜ caute rispetto allíenergica condanna della ìguerra preventivaî espressa nellíAngelus della domenica precedente. Pi˜ ìspiritualiî che ìpoliticheî. Che il giudizio del Papa e del Vaticano sul regime di Saddam Hussein sia di ferma critica lo ha ribadito il portavoce della Santa Sede, Joaquin Navarro-Valls che nella sua dichiarazione ha sottolineato in modo particolare la responsabilitý del rais di Baghdad ìverso il suo popoloî per non aver iniziato quel disarmo richiesto dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Solo dopo Ë seguita la ìdeplorazioneî per chi aveva scelto la via delle armi. Indubbiamente un aggiustamento di linea dopo lo scoppio delle ostilitý. Ora, a guerra iniziata, per la realista diplomazia vaticana Ë tempo di lavorare alle possibili vie díuscita dalla crisi. Forse anche per questo dal Vaticano si insiste nel presentare Giovanni Paolo II come ìPapa pacificatoreî  piuttosto che ìpacifistaî. Da segnalare anche la presa di posizione ìsolidale con il popolo Usaî ma contro la guerra espressa dal Sinodo straordinario della Chiesa Valdese e Metodista, conclusosi domenica scorsa a Torre Pellice.

 

IRAQ: NOTA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DEI DS

La segreteria nazionale dei Democratici di Sinistra esprime il massimo allarme e la pi˜ ferma contrarietý verso una guerra illegittima sul piano del diritto internazionale e destinata a produrre costi drammatici sotto il profilo delle vite umane e conseguenze politiche e strategiche gravissime.

Ritiene sconcertante e grave la posizione del governo italiano che dopo settimane di ambiguitý, reticenze e continue oscillazioni, ha oggi riconosciuto come legittimo un conflitto dichiarato e condotto dagli Stati Uniti unilateralmente e senza líautorizzazione dellíOnu.

Chiede la convocazione urgente del Parlamento e la pronuncia di un voto su ogni eventuale coinvolgimento dellíItalia nel conflitto.

Propone allíUlivo di presentare in quella sede una mozione che escluda radicalmente ogni supporto politico, militare e operativo del nostro paese alla guerra.

Fa appello a tutte le organizzazioni del Partito, alle forze e ai movimenti della societý civile, alle organizzazioni sindacali e a tutti i cittadini affinchÈ nelle prossime ore si manifesti nel paese la pi˜ ampia e unitaria mobilitazione contro la guerra e a favore di una immediata ripresa dellíiniziativa diplomatica da parte delle Nazioni Unite, sia nella direzione di una soluzione politica della crisi irakena, che per una pace giusta al conflitto israelo-palestinese.

 

GUERRA IRAQ: LETTERA APERTA AGLI ITALIANI NEL MONDO

Cari connazionali, come sapete abbiamo fatto di tutto per evitare questa guerra, assieme a tanti, assieme alla larga maggioranza dei cittadini e dei governi díEuropa e del Mondo. Una guerra ingiusta che determinerý ulteriori drammatiche sofferenze per le popolazioni civili, giý oppresse dal regime brutale di Saddam Hussein e da un embargo che ha determinato decine di migliaia di morti innocenti. Una guerra unilaterale ed illegittima, portata avanti contro ogni regola del diritto internazionale, contro líOnu, contro líEuropa, contro il Papa, contro la grande maggioranza dei popoli e dei Paesi.

Il Governo Berlusconi ha scelto di stare con Bush; in violazione della Costituzione e delle prerogative del Parlamento, ha concesso, líuso delle basi, il sorvolo dello spazio aereo e il supporto logistico, schierando di fatto líItalia nella guerra, nonostante e contro la larghissima maggioranza dei nostri cittadini residenti in Italia e all'estero che si Ë espressa per la pace.

La logica della guerra rende il mondo pi˜ povero, pi˜ insicuro, alimenta il terrorismo e distrugge il giý fragile sistema di relazioni internazionali. Per quanto ci riguarda riconfermiamo il nostro personale impegno e quello dellíUlivo, giý espresso in sede istituzionale e politica, contro questa tragica guerra.

Ai nostri connazionali residenti allíestero chiediamo di impegnarsi in tutte le forme possibili, nelle nostre comunitý e non i movimenti per la pace attivi nei Paesi di residenza, per far sentire anche in questa difficile e dolorosa occasione la voce dellíItalia migliore, di quella che crede e si impegna per la convivenza, il dialogo, la pace.

On. Gianni Pittella, Sen. Franco Danieli

 

CGIL-CISL-UIL: ILLEGITTIMA LA DECISIONE DI BUSH DI ATTACCARE LíIRAQ ñ FERMO DISSENSO DEL MONDO DEL LAVORO

Cgil, Cisl e Uil ritengono illegittima la decisione dellíultimatum degli Usa allíIraq presa al di fuori di ogni mandato delle Nazioni Unite, non motivata politicamente e tale da compromettere un ordine mondiale fondato sulla sicurezza e sul rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.

Coerentemente con le scelte assunte a livello europeo dalla Confederazione Europea Sindacati (CES), Cgil, Cisl e Uil intendono mettere in campo, nel pieno rispetto della legalitý, tutti gli strumenti democratici per scongiurare la guerra ed esprimere la pi˜ netta contrarietý, il pi˜ fermo dissenso del mondo del lavoro.

Come preannunciato, nel caso fosse scoppiata la guerra, Cgil, Cisl e Uil unitariamente hanno proclamato in tutta Italia azioni di sciopero, fermate di tutte le lavoratrici e lavoratori, manifestazioni in ogni cittý. Nel contempo i sindacati hanno espresso in un incontro con il Presidente del Consiglio le loro opinioni, per riconfermare che líItalia Ë vincolata al rispetto della Costituzione e alla Carta dellíOnu, e hanno chiesto che il Governo italiano non metta a disposizione di questa avventura uomini, strutture militari e infrastrutture logistiche.

Di fronte a questo scenario drammatico, i sindacati confermano di voler tenere la manifestazione del 1ƒ Maggio unitariamente ad Assisi, cittý simbolo della convivenza e del dialogo fra i popoli e della pace.

 

MARTINI: ìDALLA TOSCANA NO ALLA GUERRA, SIí ALLA SOLIDARIETAíî

Torna a sventolare sulla sede della Giunta regionale toscana, accanto al Pegaso, alle bandiere italiana, europea e dellíOnu, quella arcobaleno della pace. Al termine della Giunta regionale straordinaria tenutasi a Prato per decidere le iniziative della Regione a fronte del precipitare della situazione internazionale il presidente Claudio Martini ha detto: ìInvito tutti i toscani ad esporre, ancor pi˜ di quanto hanno fatto finora, la bandiera della pace dalle finestre delle loro case e dei loro uffici, o alle vetrine dei loro negozi. Eí il nostro modo di dire no alla guerra. La terremo esposta per tutto il periodo della guerra e al momento dellíinizio delle operazioni militari listeremo a lutto il Gonfalone, perchÈ lo scoppio del conflitto sarý un lutto per tutta la Toscanaî.

Martini ha inoltre fatto un appello a tutti i Comuni e le amministrazioni della Toscana perchÈ facciano altrettanto. Accanto a questo gesto simbolico la Giunta ha deciso di partecipare fin da subito a tutte le iniziative umanitarie e di solidarietý con le popolazioni colpite. ìAbbiamo preso contatti con le organizzazioni umanitarie attualmente presenti in Iraq. Faremo con loro tutto quello che Ë in nostro potere. Forniremo medicinali e attrezzature sanitarie per far fronte alle emergenze. Tutti gli ospedali della Toscana faranno la loro parte per accogliere nelle loro strutture bambini o adulti bisognosi di cure e assistenza. Faccio inoltre appello a tutte le famiglie della Toscana perchÈ, ove fosse necessario, diano ospitalitý ai profughi. Nei prossimi giorni partirý una campagna di solidarietý ñ rivolta a istituzioni, privati, associazioni, categorie economiche ñ per raccogliere aiuti umanitari a sostegno delle vittimeî.

Netta e chiara la posizione del Presidente della Regione sul conflitto: ìA parte le considerazioni sulle pesanti ricadute che il conflitto avrý sulla nostra economia, a partire dallíexport e dal turismo, sono fermamente convinto che sia una guerra ingiusta, illegale e politicamente sbagliata. Dobbiamo insistere nel chiedere il disarmo pacifico di Saddam Hussein e non possiamo non criticarlo per líinsufficiente collaborazione con gli ispettori che avrebbe potuto evitare il conflitto. Ma líAmministrazione Bush si Ë posta fuori del diritto internazionale.

PerciÚ chiediamo che il governo italiano non conceda nessun sostegno operativo, logistico e politico alle operazioni militari. Líavallo e la partecipazione italiana sarebbero un atto di totale violazione della nostra Costituzione. Per questo Ë anche indispensabile che il governo non conceda líutilizzo delle basi americane in Italia, ed in particolare di Camp Darby, per operazioni collegate al conflitto in Iraqî.

Martini ha poi aggiunto che la Regione parteciperý a tutte le iniziative pacifiche e non violente che verranno organizzate in questi giorni per fermare la guerra.

 

AI BAGLIORI DELLE PRIME BOMBE DEL 20 MARZO

ìChi sono i Talebani?î Chiese un giornalista a Bush in piena campagna elettorale; risposta: ìUn complesso rock?!î.

Ricordate da chi fosse partecipata la pi˜ grande azienda americana che produce líantidoto anti-antrace? Il Signor Bush padre e la famiglia Bin Laden. Altrettanto per una delle maggiori compagnie petrolifere USA, quella texana fondata dai Bush, nella quale George W. Ha fatto i primi passi da imprenditore. Dick Cheney, dalla sua, era uno che si occupava di armi; le societý da lui controllate avevano (hanno) contratti miliardari con il Ministero della Difesa (della Guerra) USA.

Anche Condolezza Rice ñ in realtý doveva chiamarsi Con dolcezza, ma allíanagrafe commisero un errore, oppure lessero negli occhi della bambina che non poteva proprio chiamarsi in quel modo -, Ë tuttora componente del consiglio di amministrazione della Chevron, una delle famose sette sorelle.

La fabbrica per produrre gas nervino in Iraq, durante la guerra Iran-Iraq - si avvalse di tecnologie inglesi, e i milioni di mine che tenteranno di ritardare líavanzata delle truppe angloamericane verso Bagdad, sono di produzione italiana; esse costituiscono una punta del made in Italy nel mondo intero; e complessivamente il massimo aiuto al dittatore di Bagdad, in termini di armamenti e di utile consiglio a scatenare la guerra contro Komeini, e, - ne avremo conferma definitiva solo tra 60 anni ñ anche di invadere il Kuwait, lo ricevette dagli USA: le grandi potenze programmano strategie a lungo termine.

Qualche settimana dopo il sofferto insediamento al potere di Busk jr., supportato dal fratello che governava la Florida, il neo Presidente in un incontro a Cittý del Messico con il neo-Presidente di quel paese, Fox, giý amministratore della Coca-Cola, si vantÚ di aver dato a distanza il primo ordine di politica estera, bombardando líIraq.

Rapidamente le altre decisioni di questo Presidente ñ che con poco pi˜ di trenta milioni di voti su una popolazione USA di oltre 300 milioni di abitanti governa il suo Paese e il mondo ñ furono: NO al protocollo di Kyoto sulle emissioni inquinanti; NO alla produzione autonoma, senza pagare i brevetti, di farmaci anti AIDS in Africa; SIí indiscriminato alla produzione di OGM; NO alla ratifica del Tribunale Penale Internazionale; SIí alla distruzione delle foreste per evitare gli incendi; SIí allo sfruttamento petrolifero indiscriminato in Alaska.

Non riuscÏ ad evitare il fallimento della Enron, nÈ la proliferazione di amministrazioni fasulle e falsificate di grandi aziende multinazionali che gestivano essenzialmente il risparmio dei cittadini statunitensi e non. Non riuscÏ ad imporre, nÈ tantomeno a fornire una ipotesi di soluzione del conflitto israelo-palestinese; non riuscÏ a rilanciare uníeconomia USA in rapida discesa; non ridusse líindebitamento pubblico del paese, che oggi percentualmente Ë pi˜ del doppio di quello italiano; nÈ, ma Ë assolutamente tautologico, produsse qualche minimo risultato nellíipotetico miglioramento delle ragioni di scambio nord-sud del mondo.

Via via, comprendiamo meglio la natura di quel capitalismo compassionevole, sorta di codice di comunicazione con un elettorato mediamente ignorante e allo stesso tempo, modello di civilizzazione imperiale del mondo.

Venne lí11 di settembre: fu tragedia, ma anche manna dal cielo per un potere che si andava usurando. Fu anche il prodotto pi˜ chiaro, limpidamente atroce della globalizzazione: terorismo non di Stato, ma al contrario il risultato dellíerosione continua del potere degli stati: obiettivo comune dello strapotere dei grandi potentati economici e dei movimenti del terrore.

Comunque uníoccasione díoro per modificare radicalmente líordine mondiale alla luce della permanenza di uníunica superpotenza, con la sua compenetrazione consolidata di potere economico e potere militare che non possono che sostenersi vicendevolmente, contro tutto il resto; contro le istituzioni internazionali, contro líONU e persino contro la NATO, ritenuta ñ pur con statuto modificato, ma mai ratificato dai parlamenti -, troppo poco agile per gli obiettivi che a Washington si andavano strutturando: quelli del dominio strategico su tutte le risorse del pianeta, in vista di un nuovo secolo di predominio; cento anni di guerra necessari, guerra infinita, guerra permanente.

LíIraq non Ë che un tassello del mosaico; la tela da tessere Ë molto pi˜ ampia: prevederý, a seguire, tutto il medio oriente, a partire dallíArabia Saudita, poi il consolidamento del controllo dellíAsia Centrale ex-sovietica, líAmerica Latina, che necessita di uníocchiata attenta perchÈ manifesta sintomi pericolosi di autonomia, e líEuropa. LíEuropa, che con la mossa irachena, illegittima ed unilaterale, subisce la prima storica spaccatura da cinquanta anni a questa parte e che improvvisamente manifesta una carta geografica impensabile fino a qualche mese fa, con líest (i nuovi ingressi nella UE) e il sud-Europa alleati degli USA e líEuropa Centrale in veste di abbozzo di potenza alternativa, assieme alla nuova Russia e alla enigmatica Cina.

Tuttavia la ìsecessioneî franco-tedesca comincia a prefigurare uníarea di interesse diversa; per la prima volta, accanto alla globalizzazione imperiale USA, compaiono pi˜ ipotesi di globalizzazione, il pensiero unico si sfalda; ciÚ Ë legato ad interessi configgenti, ma anche a modelli e prospettive che si separano, una volta data per scontata la impossibilitý di ricomposizione delle controversie politiche ñ e commerciali ñ dentro le sedi istituzionali internazionali.

Líalternativa, se ci si puÚ arrischiare su un piano teorico in un quadro concreto ancora indefinito e che subirý modificazioni successive, Ë tra una globalizzazione diretta dalla ìcivilizzazioneî americana supportata dal keinesismo economico-militare che ha come obiettivo necessario la distruzione delle identitý culturali, e uníaltra globalizzazione in cui il mercato sia concepito come cooperativo, multilaterale e rispettoso di autonomi percorsi evolutivi delle identitý culturali nel mondo.

Il primo modello significa necessariamente guerra perpetua, il secondo significa necessariamente cooperazione internazionale multilaterale, ridistribuzione delle risorse, rispetto ed apertura alle ricchezze e alle risorse umane e naturali.

Il primo modello ha dalla sua la forza delle armi e della capacitý di manipolazione delle coscienze attraverso líuso militare dei media, il secondo ha dalla sua parte il consenso crescente delle centinaia di milioni di manifestanti per la pace in tutti i paesi a partire proprio dagli USA e dalle sue duecento cittý (tra cui San Francisco, Los Angeles e Chicago) che hanno condannato le decisioni unilaterali di guerra aggressiva allíIraq dellíamministrazione Bush, passando per le chiese e i movimenti.

Questa superpotenza delle coscienze e della responsabilitý sarý difficile da sconfiggere, perchÈ Ë presente dovunque, e per quanto ci riguarda, siamo certi che sia pi˜ che maggioritaria tra i quattro milioni di italiani nel mondo e tra i 60 e i 70 milioni di oriundi prodotti da un secolo e mezzo di emigrazione.

Ora, e per i futuri cinquanta anni, davvero, essi diventano una risorsa globale e formidabile da far valere nei paesi in cui vivono, nel rapporto tra gli stessi paesi e con líItalia, secondo quelle indicazioni di umanesimo, di operositý, di interculturalitý che ne caratterizzano la presenza.

Dalle rappresentanze di questi nostri connazionali cresce un messaggio forte e inequivocabile contro la guerra. Di solidarietý con il popolo iracheno oggi sotto le bombe dopo 10 anni di embargo che ha causato oltre un milione di morti soprattutto tra i bambini, come fu di solidarietý con il popolo americano dopo líattentato dellí11 settembre. Serve anche a dare un contributo di riflessione al governo di questo nostro paese in preda al peggiore servilismo, opportunismo e ambiguitý che si possa immaginare, un atteggiamento e una posizione tra i cui interpreti migliori figura il nuovo inquilino del Ministero degli Affari Esteri che si sta distinguendo, contrariamente alla sua evidente potenziale intelligenza, per fondamentalismo e raro settarismo di riporto.

Rodolfo Ricci

(Segretario FIEI ñ Federazione Italiana Emigrazione Immigrazione)

 

A TUTTO CAMPO, OLTRE IL RECINTO

Nel giro di poche ore la guerra in Iraq Ë passata sullo schermo quotidiano delle famiglie di tutto il mondo dalla comunicazione patinata delle carte geografiche a colori, dei puntini fosforescenti delle lontane  armi contraereo, dall'informazione censurata o autocensurata alla morte registrata dalle telecamere,  agli aerei "colpiti da fuoco amico", ai ragazzi americani impauriti o terrorizzati fatti prigionieri dagli irakeni, alla caccia, vera o "montata" di piloti americani forse abbattuti in Baghdad e che vengono stanati dando fuoco ad alte sterpaglie.

Ma allora, la guerra, qualsiasi guerra, diciamolo, altro non Ë  che quello che sappiamo, di generazione in generazione: sangue sparso, mortificazione della dignitý dell'uomo, distruzioni enormi, offesa alla terra dalla quale tutto traiamo, azzeramento di generazioni, regressione culturale, proiezione di odio e rancori, a lungo, nel tempo.

E inutile dirlo ai propagandisti della "fedeltý all'alleato americano" non siamo contro il popolo americano ma siamo contrari alle decisioni unilaterali assunte dal governo degli Stati Uniti. E' motivo di speranza e fiducia nell'America quel giovane preso dagli irakeni che ha risposto all'interrogante:  in Irak mi hanno mandato, non sparo a voi a meno che non siate voi a spararmi. Non l'arroganza  e l'ostentazione di superpotenza  ma un profilo umano di un ragazzo che dal college Ë stato precipitato in un girone dantesco. Umanitý e fiducia nella democrazia deve essere la forza a partire dalla quale quanto negli USA c'Ë di meglio nel mondo del lavoro, nei sindacati, nelle universitý, nella laboriosa provincia, agricola, nella cultura, trovi la strada per  il recupero di un suo  ruolo, non solitario, per un equilibrio mondiale fondato su diversi protagonisti collettivi internazionali, sul dialogo, il diritto, la democrazia sostanziale e formale. La guerra che non siamo riusciti a fermare, l'incapacitý della comunitý internazionale di neutralizzare Saddam Hussein  con  modi diversi da quelli voluti dagli Stati Uniti ricambiano scenari, equilibri, gerarchie fra paesi. Gli stati nazionali riacquistano vigore ma corrono il rischio di perdere la scommessa di un mondo governato da una pluralitý di soggetti democratici forti anzichÈ da una sola potenza solitaria.

Il governo italiano oggi in politica estera si muove sul pianale alto del doppio salto mortale come Burt Lancaster e Tony Perkins nel film "Il trapezio" Dopo aver distrutto quel buon rapporto storico con il mondo arabo che nulla toglieva all'amicizia con il popolo d'Israele, alla vicinanza con coloro che avevano sofferto l'indicibile dolore della persecuzione e dello sterminio, oggi il governo, con i comportamenti concreti,   colloca l'Italia pi˜ lontano dalla necessaria tensione morale  perchË l'Europa sia politicamente unita.

In Italia il movimento sindacale deve trovare di nuovo le ragioni di una sua unitý. Essa ha costi che vanno distribuiti fra tutti. La salvaguardia di una unitý che si alimenti di un profilo autonomo nell'azione e nella elaborazione  non Ë in contraddizione con la ricerca di un confronto e di intese con tutte quelle ampie forze politiche che si collochino su un versante davvero riformatore.

Una cosa Ë il confronto con le controparti, pubbliche e private, altra cosa Ë riconoscere storicamente, nelle condizioni date, un comune sentire con forze politiche e sociali per la trasformazione profonda della societý italiana intorno ai diritti di chi lavora  e dei cittadini in quanto tali, e, conseguentemente operare, nelle rispettive autonomie.

C'Ë un mondo vasto  dove l'analisi delle classi sociali poco ci aiuta  nel definire il profilo e gli interessi  di soggetti sociali nuovi, mobili, sinora relativamente strutturati. Non Ë facile cogliere da una molteplicitý di  persone e di soggetti sociali che scendono in piazza, la dimensione esponenziale, la rappresentanza, la forma organizzativa spesso riadattata col mutare delle circostanze di fatto o di luogo. Dagli studenti medi delle scuole ai coltivatori, dai centri sociali alle associazioni del commercio equo e solidale, dai giovani della sinistra giovanile a Mani Tese, a coloro che realizzano azioni di disobbedienza civile, da Greenpace ai "disobbedienti" delle diverse campagne, da quella rivolta alla ESSO a quella  per l'ingresso nella zona rossa  a Genova all'epoca del Social Forum ad una piccola congregazione di suore. E' tuttavia un errore lasciare che le estese energie presenti nelle grandi e pacifiche manifestazioni per la pace in cui emerge  il grande arcipelago dei movimenti si muovano senza un punto di contatto, occasioni di discussione e momenti di iniziativa, a confronto ed anche raccordati  con le organizzazioni sindacali e le forze politiche che vogliono cambiare lo stato di fatto attuale. Il sindacato, in specie la CGIL, ha  oggi la triplice responsabilitý in primo luogo di esprimere le ragioni delle persone, lavoratrici, lavoratori e pensionati che gli hanno dato la propria rappresentanza,  in secondo luogo di svolgere un ruolo di cerniera, di dialogo con  i giovani e non giovani che si raccordano fra loro per  scendere in piazza su temi quali la pace  e la globalizzazione dei diritti ed in terzo luogo di mantenere, nella chiarezza delle reciproche posizioni un costante confronto con tutte quelle forze politiche che siano in grado di rendere pi˜ forte e certo il cammino  verso la realizzazione degli obiettivi riformatori che il sindacato costantemente elabora ed aggiorna alle condizioni date dalla lotta democratica, politica e sociale, nella societý italiana.

Rino Giuliani Ufficio di Segreteria della FIEI e Vicepresidente dell'Istituto F. Santi

 

LA GUERRA ALLíIRAK E IL NUOVO ORDINE MONDIALE

Noi che ci richiamiamo agli ideali della sinistra abbiamo sviluppato negli ultimi anni una sorta di ritrosia a dire veramente quello che pensiamo, per non essere accusati di ossessioni cospiratorie o di atteggiamenti ìantiî a priori. Lo pensiamo lo stesso, naturalmente, e facciamo le nostre analisi al tavolo di cucina o nelle retrosale dei caffË. FinchË vediamo regolarmente spuntare le nostre analisi e i nostri sospetti negli articoli degli interpreti ìautorevoli e autorizzatiî della realtý.

CosÏ Ë avvenuto dopo il trauma dellíattentato alle torri gemelle (non dico lí11 settembre perchÈ a me personalmente quella data ricorda un altro gravissimo attentato alla democrazia, quello del Cile).

Un attentato i cui mandanti, il cui obiettivo, i cui esecutori sono ancora immersi nella nebbia. Nel frattempo, dallíimpero colpito, in un linguaggio apocalittico, sono stati indicati i diversi modi di combattere il Male, un Male impersonato, a ondate, prima da Bin Laden e dai Talebani, ora da Saddam Hussein, domani chissý, dallíArabia Saudita o dalla Corea del Nord.

La guerra annunciata allíIrak da pi˜ di un anno Ë stata curiosamente accompagnata da una parte da un intenso lavoro diplomatico allíONU per ottenere lo stesso tipo di appoggio che per la guerra del Golfo e, dallíaltra, da un trasporto di truppe e di macchine da guerra di uníestensione mai vista siníora alla frontiera dellíIrak. Era evidente che la guerra si sarebbe fatta. Semmai ci si domandava come mai ritardava tanto, dato che il presidente Bush aveva dichiarato che líavrebbe fatta con o senza il consenso dellíONU. Tuttavia dalle analisi della grande stampa si ricavava líimpressione che tutto veniva fatto per scongiurare la guerra: manovre diplomatiche, incarichi agli ispettori dellíONU ecc.ecc. Ora la guerra Ë partita senza consenso dellíONU, e gli interrogativi sono in maggior numero che le risposte. (A meno che veramente si creda [invidio chi ha questa benedetta capacitý] che le cose stanno esattamente come sembrano stare: Bush ha perso la pazienza con uno dei tanti tiranni sanguinari che esiste al mondo, che Ë compare di Bin Laden. Blair e Aznar, a differenza di tanti altri, sentono la stessa identica preoccupazione di Bush per la democrazia. Ecc. ecc.).

PerchÈ líamministrazione Bush vuole questa guerra, ora? PerchÈ Blair mette a rischio la sua carriera politica, la sua popolaritý, la coesione del suo partito, per appoggiarlo? PerchÈ Russia, Francia, Germania si oppongono con tanta energia? Qual Ë la vera posta in gioco? Si tratta di uníulteriore operazione imperiale di sostituzione di un governo ostile con un governo amico? Eí líaccesso

Al petrolio? Eí la conquista di una posizione chiave in Medio Oriente?

E se fosse tutto questo e pi˜ di questo? Se la posta in gioco fosse ridisegnare il mondo, i confini, le alleanze, debilitare le vecchie e forse crearne delle nuove?

Il premio Nobel Saramago ha detto: contro líunica superpotenza rimasta si eleva ora una sola superpotenza: líopinione. Impotente, finora, Ë vero, ad impedire la guerra ma pur sempre estremamente preoccupante per il potere. PerchÈ Ë uníopinione vastissima, variegatissima, che non ha ingoiato acriticamente la versione ufficiale, che si Ë fatta le sue analisi da sola al tavolo della cucina appunto ed Ë uscita a dimostrare senza che nessuno glielo dicesse. ontemporaneamente. In tutto il mondo. Eí un dato nuovo importantissimo, che forse non darý risultato a breve scadenza ma che dovrý cambiare alla lunga i rapporti che hanno con líopinione pubblica i potenti. Non a caso, a differenza della guerra del Golfo, gli USA hanno ora invitato (alcuni) giornalisti a seguire le fasi della guerra. Son passati solo dieci anni, ma le immagini giubilanti di Bagdad bombardata (pareva la festa del santo) non passano pi˜. Ora occorre convincere líopinione. Che stia nascendo la consapevolezza che la posta in gioco sia tremenda, e che vada ben oltre la deposizione di Saddam, lo si puÚ leggere, qui in Svezia, dal secco mutamento di posizioni del governo socialdemocratico che fino al 15 febbraio ripeteva instancabilmente, a proposito della guerra, che avrebbero rispettato le decisioni dellíONU, nella speranza, evidentemente, che si arrivasse, guerra o no, ad una decisione unitaria sia delle Nazioni Unite che dellíUE. CosÏ non Ë stato, come sappiamo, e ora il governo svedese, che non aveva appoggiato la pi˜ grande manifestazione avvenuta in Svezia dai tempi della guerra in Viet-nam, alla quale peraltro hanno partecipato numerosissimi socialdemocratici a livello individuale, ha ora condannato nettamente la guerra senza avallo dellíONU ed ha invitato a manifestare. Un poí tardi, ha commentato il leader del partito del Centro, líunico allíopposizione chiaramente contrario alla guerra. Ma molti anche nelle fila del partito socialdemocratico, criticano líatteggiamento da spettatori di Persson e del ministro degli esteri Anna Lindh: non si tratta solo di seguire le decisioni dellíONU, dicono, si tratta anche di avere una posizione chiara e di cercare di renderla nota allíONU. Non a caso, nelle manifestazioni per la pace che si susseguono, si sono visti cartelli con la scritta: Olaf Palme, come ci manchi!

(Antonella Dolci, Direttore de Il Lavoratore ñ Stoccolma)

 

APPELLO PER LA PACE SOTTOSCRITTO A DURBAN DA CONSIGLIERI ED ESPERTI DEL CGIE

(in occasione della Commissione Continentale dei Paesi Anglofoni extra-europei

 riunitasi a Durban, Sud Africa, dal 10 al 12 marzo 2003)

I sottoscritti Consiglieri della Commissione Continentale dei Paesi Anglofoni extra-europei del Consiglio Generale degli Italiani allíEstero, riunitasi a Durban (Sud Africa) dal 10 al 12 marzo 2003, prendono atto che in questo periodo si Ë di fronte ad un catastrofico scenario di morte e di distruzione che interessa tutta líumanitý.

I Consiglieri ritengono che siamo di fronte ad un problema epocale e, sicuramente prioritario, che Ë quello della convivenza mondiale e, ispirandosi allíindimenticabile messaggio della non violenza di Gandhi vissuto proprio in questa cittý di Durban che ha ospitato i nostri lavori, fa appello ad una vera e propria convivenza pacifica e civile nel villaggio globale.

I Consiglieri stigmatizzano che nella societý del benessere vi Ë ancora tanta, troppa gente trincerata in una specie di torre díavorio, convinta che la forza, la soperchieria, líarricchimento, il successo siano gli unici parametri per misurare il grado di civiltý dellíuomo.

Da questo modo di intendere la vita e di interpretare la politica il passo per avventure violente e squinternate Ë veramente breve. Si chiami terrorismo, guerra preventiva, sterminio di massa, per fame o distruzione ecologica, si tratta sempre delle tante facce della stessa medaglia, quella dellíegoismo che regola i rapporti personali, sociali e tra gli Stati.

I Consiglieri ritengono, infine, che si debba riconoscere  la piena e incondizionata autoritý dellíOrganizzazione delle Nazioni Unite come fattore di equilibrio e di  stabilitý nel contesto internazionale.

 

CASAGRANDE Luigi

COSTA

CRESCIANI

DELLA MARTINA Lorenzo

DI TROLIO

LANCELLOTTI BARTOLI Arnalda

FATIGA

MANGIONE Silvana

MARIANO Maurizio

MAROZZI

SCHIRRU Pietro

 

CONTRO LA GUERRA IN IRAQ: FERMA CONDANNA DELLE ORGANIZZAZIONI DELLíEMIGRAZIONE IN SVIZZERA

Le organizzazioni associative e politiche dellíemigrazione italiana in Svizzera ñ Associazione Cattolica Lavoratori Italiani (ACLI), Federazione delle Colonie Libere Italiane (FCLIS), Federazione dei Circoli Culturali ìRealtý Nuovaî, La Margherita, Italia dei valori, Democratici di sinistra (DS ñ condannano fermamente líostinata volontý del Presidente Bush e del Premier inglese Blair di sferrare un mortale attacco militare al popolo irakeno, giý provato da decenni di dittatura e da oltre un decennio di embargo. Particolarmente inquietante Ë líannuncio dellíuso di nuove armi di sterminio che produrranno effetti devastanti sulla inerme popolazione irakena.

La dichiarazione unilaterale di guerra, formalmente contenuta nellíultimatum del Presidente Bush al governo irakeno, Ë del tutto priva di legalitý internazionale, in quanto non autorizzata preventivamente dal Consiglio di Sicurezza dellíOrganizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e in contrasto con la volontý della stragrande maggioranza delle popolazioni della terra.

Le suddette organizzazioni rivolgono un caldo appello al Parlamento e al Presidente della Repubblica affinchÈ vigilino sul rispetto della nostra Costituzione ñ che impone il ripudio della guerra ìcome strumento di offesa alla libertý degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionaliî ñ impedendo al Governo italiano di offrire qualsiasi forma di supporto logistico allo svolgimento di questa guerra.

Invitano infine la collettivitý italiana residente in Svizzera ad esprimere la propria contrarietý alla guerra, partecipando in massa a tutte le manifestazioni di protesta che verranno organizzate da movimenti, associazioni e forze politiche italiane e svizzere.

 

REPUBBLICA CECA: SCIOPERO CONTRO LA GUERRA IN IRAQ

Anche i lavoratori cechi si sono uniti allíazione dei sindacati europei contro la guerra. VenerdÏ scorso, migliaia di dipendenti, sia pubblici sia privati, hanno incrociato le braccia per un quarto díora in tutto il paese, tra le sirene delle fabbriche e le bandiere della pace. A promuovere líiniziativa, che ha coinciso con gli scioperi indetti dalle organizzazioni sindacali in altri stati dellíUnione, Ë stata la Confederazione del lavoro boema e morava, CMKOS. Il segretario generale, Milan Stech, ha spiegato che non tutte le sigle hanno deciso di aderire allo sciopero. Molti si sono limitati a inviare lettere e appelli al governo. Ogni categoria, perÚ, ha voluto esprimere il proprio rifiuto dellíattacco angloamericano allíIraq, in linea con la posizione della Confederazione europea dei sindacati, CES. Il fermo ha preceduto le manifestazioni per la pace di sabato 15 e domenica 16, tenute a Praga e in altre cittý.

 

GUERRA IRAQ: UNA POESIA DI DINO FRISULLO

20 MARZO

Livide díimprovviso le luci di montagna.

Ferma e dolente la luce delle stelle.

Ammutoliti i richiami degli uccelli.

Alle quattro del mattino

La luna piena chiede silenzio al mondo.

Poggia líorecchio al suolo e ascolta.

Le prime bombe su Baghdad

Vibrano dalla terra nelle viscere.

Dopo ogni scoppio la lunga eco

Ë un milione di cuori di madri allíunisono

Ë il loro respiro affannoso

che líEufrate porta al mare come un grido.

Dorme Khwala la principessina

Sulla corona di plastica preme un cuscino sua madre

Si chiede se dovrý premere pi˜ forte

Quando giungerý líonda díurto della bomba.

Dopo gli scoppi il tuono immenso

Non Ë il Mar Rosso che síinnalza

a spezzare le portaerei una ad una,

non Ë il deserto che si leva

a spazzare i blindati con fiato rovente di sabbia:

Ë il fragore di milioni di ruote

carri carretti motocicli in fuga

kurdi arabi povera gente stracci

danni collaterali.

Nelle basi sibilano i video.

Sono limitati i computer dei signori della guerra.

Non registrano il respiro il palpito il pianto.

Non avvertono il terrore e líira del mondo.

Non sentiranno aprirsi le acque del Mar Rosso.

Dino Frisullo

 

MONACO DI BAVIERA, SULLA DOPPIA CITTADINANZA NECESSARIA LA CHIAREZZA

Pubblichiamo una nota della consigliera comunale di Monaco di Baviera, Fiorenza Colonnella, su alcune norme chiarificatrici sulla doppia cittadinanza in Baviera.

ìLe nuove norme sulla doppia cittadinanza in vigore dal 22 dicembre 2002 non sono frutto di un accordo specifico fra Italia e Germania, ma derivano dalla rescissione da parte della Germania del trattato di Strasburgo del 1963, e dalla disponibilitý dellíItalia ad operare in stato di reciprocitý su tale materia.

Alla mia interpellanza del Novembre 2002, il Kreisverwaltungsreferat di Monaco rispondeva che il rapporto di reciprocitý con líItalia non era stato ancora esaminato, il Ministero Federale dellíInterno ha confermato alla Colonnella invece che: ìÖIl Regolamento dellíß 87 Abs.2 AslG ha piena validitý su tutto il territorio nazionale, quindi anche in Baviera, esiste soltanto uníinterpretazione divergente della Baviera e del Baden W¸rttemberg sulla reciprocitý, che hanno provocato alcune irritazioniÖî.

Ho chiesto quindi in data 5 marzo 2003 al Ministero degli Interni Bavarese di rendere nota ufficialmente la posizione della Baviera sulla concessione della doppia cittadinanza ai residenti italiani alla luce delle nuove norme. Stessa richiesta Ë stata inoltrata dak deputato SPD Hermann Memmel al Landtag. Eí attesa inoltre per Aprile una sentenza del Bayerischer Verwaltungsgerichtshof di Monaco su uníistanza di un cittadino greco. Il ministro Federale si Ë detto fiducioso che la sentenza confermerý la loro posizione. Un ulteriore intervento fatto dal Console Generale di Monaco di Baviera Min. Scarlata, presso il Presidente Bavarese Dr. E. Stoiber, alimenta un cauto ottimismo.

Nella mia nota faccio rilevare al Ministro dellíInterno Dr.Beckstein, come notevole sia lo stupore e líirritazione fra i nostri connazionali che proprio in Baviera, quale regione con forti legami storico-culturali ed il pi˜ alto interscambio economico con líItalia, ponga problemi allíapplicazione delle nuove norme sulla doppia cittadinanza. Auspico pertanto una soluzione politica che eviti chiarimenti giuridici, necessari qualora líatteggiamento negativo del governo regionale persistesse. La soluzione politica Ë preferibile anche perchÈ ciÚ equivarrebbe ad un ìbenvenutoî ai nostri connazionali che da decenni danno un forte contributo alla societý locale.

Nella malaugurata ipotesi che i risultati non dovessero arrivare, sarý necessario continuare, insieme alle autoritý italiane, organizzazioni  e alle forze politiche (con i DS in Germania cíË giý coordinamento di iniziative) a muoversi in diverse direzioni. Una di queste potrebbe essere quella di dar vita da parte degli italiani eletti negli organismi tedeschi ad uníazione comune di pressione, dimostrando cosÏ che la comunitý italiana in Germania ha oramai anche uníidentitý politica.î

(Fiorenza Colonnella, Consigliera comunale  -Monaco di Baviera) 

 

DELEGAZIONE DELLA BASILICATA IN VISITA IN BRASILE  URUGUAY E CILE

Una delegazione della Regione Basilicata composta da Rocco Curcio, Presidente dei Lucani nel Mondo, dai consiglieri regionali Gerardo Brusco e Domenico Martinelli si Ë recata in Brasile per un incontro con le Comunitý Lucane a Rio de Janeiro, San Paolo e Valencia.

In queste tre cittý Ë stata rappresentata líopera teatrale ìContadini del Sudî di Ulderico Pesce.

La rappresentazione dellíopera teatrale sulla vita, la vicenda politica e umana e sulla morte di Rocco Scotellaro si inquadra nelle celebrazioni che la Regione Basilicata ha organizzato per il 50ƒ anniversario della morte del poeta lucano.

La delegazione regionale si Ë recata successivamente in Urusguay dove Ë stato deciso, con un contributo finanziario della Regione, líacquisto della sede della Federazione dei Lucani in Uruguay. La sede della Federazione sarý anche centro culturale e luogo di insegnamento della lingua italiana e della storia e della cultura della Basilicata.

Nel corso della visita in Sud America il Presidente dei Lucani nel Mondo Rocco Curcio ha inaugurato a Iquique (Cile) tre aule per corsi di cultura e lingua italiana costruite con il contributo della Regione Basilicata. Le aule sono il completamento del centro culturale giý in attivitý da tre anni. La Regione Basilicata ha voluto con questa iniziativa riprendere il rapporto con una numerosa comunitý lucana emigrata a Iquique agli inizi del novecento, quando questa cittý era florida per una delle grandi miniere di salnitro. Líemigrazione lucana per Iquique Ë di gran lunga la pi˜ numerosa delle comunitý regionali italiane.

 

LE PROPOSTE DELLíAITEF IN MATERIA DI ASSISTENZA, INFORMAZIONE E ASSOCIAZIONISMO

Il 7 marzo, presieduto dal Presidente F. Caria, si Ë riunito il Comitato di Presidenza dellíAITEF allargato ai Responsabili Regionali ed al Segretario Generale della Fondazione Matteotti, prof. Angelo Sabatini.

Nel corso della riunione, il dibattito si Ë incentrato essenzialmente sulla relazione del Segretario Generale Giovanni Ortu che ha illustrato 3 schemi di proposte di legge, rispettivamente in materia di assistenza, informazione e associazionismo.

La prima proposta Ë titolata ìestensione delle norme sulla pensione di inabilitý, sulla pensione sociale e sulla indennitý di accompagnamento ai cittadini italiani dimoranti allíesteroî. Nella presentazione della proposta, Ortu ñ dopo aver rilevato che la dizione ìpensione socialeî non ha alcuna corrispondenza semantica, giacchÈ la sua concessione prescinde dalla sussistenza di requisiti assicurativi ñ ha sostenuto che la insorgenza, il riconoscimento, la denegazione e la revoca di qualsiasi forma di tutela sociale da parte dello Stato sono imposti in modo esplicito e tassativo dalla Costituzione, laddove sancisce che ìtutti i cittadini hanno pari dignitý sociale e sono uguali davanti alla leggeî (art. 3Cost.) e che ìogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e allíassistenza socialeî (art. 38 Cost.). Conclusivamente, ha affermato Ortu, líapprovazione della proposta ìporrý fine ad una illegittima, inumana discriminazione che colpisce, prima ancora dei connazionali espatriati, le massime Istituzioni della Repubblicaî.

La seconda proposta attiene alla concessione di contributi a favore:

delle imprese editrici, radiofoniche e televisive italiane allíestero;

delle pubblicazioni italiane edite allíestero, di elevato valore culturale e di rilevante valore didattico;

dei giovani operatori dellíinformazione italiana allíestero che frequentino i corsi biennali di formazione e aggiornamento presso la Scuola di Specializzazione dellíUniversitý di Roma Tor Vergata.

Nella presentazione della proposta, Ortu ha lungamente disquisito sul diritto primario allíinformazione; sul ruolo storico svolto dai media italiani allíestero dallíepoca delle prime migrazioni ai giorni nostri; sulle notevoli potenzialitý largamente inespresse per la scarsa sensibilitý del legislatore; sulla utilitý della informazione di ritorno, sulla opportunitý ed utilitý della presenza delle Associazioni Nazionali negli organismi che attengono, pi˜ in generale, alla informazione italiana per líestero ed alle problematiche migratorie.

La terza proposta concerne il ìfinanziamento delle storiche Associazioni di emigrazione operanti preminentemente allíesteroî.

Nella presentazione della proposta, Ortu ha ricordato come i cittadini italiani residenti allíestero, gli italiani di remota e recente naturalizzazione ed i loro familiari sono stati accompagnati, seguiti, assistiti e tutelati dallíAssociazionismo nazionale di emigrazione sul piano assistenziale, socio-culturale ed in forma gratuita, solidale ed altamente umanitaria, contribuendo ad evitare la loro assimilazione, a favorire la loro integrazione ed a preservare la loro identitý nazionale.

A conclusione del dibattito ñ nel corso del quale sono intervenuti i Responsabili regionali Allegra (Sicilia), Pisano (Sardegna), Abbati (Puglia), Oranges (Campania), DíAgnanno (Lazio), Forcione (Emilia R.), Rinaldi (Lazio) ñ il Comitato di Presidenza ha dato mandato al Presidente ed al Segretario Generale di illustrare le proposte alla CNE, al CGIE ed al Ministero per gli Italiani nel Mondo.

La riunione ha avuto termine dopo le relazioni di Allegra, Pisano, Abbati e Oranges sulle attivitý da svolgere in Australia, Sud America ed Europa, per altro giý programmate ed in fase di avanzata organizzazione.

 

CONVENZIONE EUROPEA -  PRESENTATI GLI EMENDAMENTI ñ MARTINI: ìPIUí POTERI ALLE REGIONI NELLA FASE DECISIONALEî

Rafforzare il ruolo delle Regioni nel processo decisionale europeo e nellíattuazione delle politiche comunitarie, consentendo al Comitato delle Regioni di ricorrere alla Corte di giustizia ogni qualvolta non venga tutelato il principio di sussidiarietý. Questo il senso degli emendamenti che i sei osservatori del Comitato delle Regioni hanno presentato oggi alla Convenzione europea. ìIl testo attuale ñ ha detto il Presidente della Toscana, Claudio Martini ñ Ë ancora troppo debole e rischia di lasciare inalterato il quadro istituzionale. Gli emendamenti che abbiamo presentato mirano a rafforzare il ruolo complessivo delle regioni nella nuova Europa, esplicitando il ricorso a forme di consultazione nella fase di definizione delle politiche comunitarie. Non chiediamo di stravolgere il quadro istituzionale europeo, ma di prendere atto del fatto che ormai in molti paesi sono proprio le Regioni le destinatarie costituzionali dellíattuazione di tali politiche.î

Martini si Ë soffermato sui meccanismi che potrebbero consentire il coinvolgimento nel processo legislativo europeo: ìSi tratta ñ ha detto ñ di assicurare, nel rispetto delle singole Costituzioni nazionali, la partecipazione delle Regioni allíelaborazione della posizione che ciascun Stato membro porta poi in Consiglio: Ë questo il caso dellíItalia, della Spagna, del Belgio, della Germania e dellíAustria. Ma si tratta anche di controllare líapplicazione del principio di sussidiarietý, non solo nel rapporto Unione-Stati, ma anche in quello Unione-Stati-Regioni. In questo senso i nostri emendamenti prevedono un ruolo specifico per il Comitato delle Regioni, che dovrý essere consultato prima che le proposte di legge approdino in Parlamento e che potrý ricorrere alla Corte di giustizia ogniqualvolta tale principio non dovesse essere rispettatoî.

Martini ha sottolineato líesistenza di uno scarto tra líinteresse manifestato dai membri della Convenzione per un maggior coinvolgimento delle Regioni e la tradizione di queste aspirazioni nel testo attuale, in cui prevale una maggiore cautela. "Capisco - ha detto il Presidente della Toscana ñ le preoccupazioni di chi intende preservare líequilibrio del sistema rispetto alla complicazione che innegabilmente la presenza delle Regioni porterý. Ma sono anche convinto ñ ha concluso ñ che si tratta di una complicazione virtuosa, non perversa, che consentirý di mettere in circolo energie e capacitý oggi non del tutto utilizzate, ma soprattutto di avvicinare líEuropa ai cittadiniî.

 

PENSIONI: IN 10 ANNI IL VALORE REALE DELLE PENSIONI Eí DIMINUITO DEL 15 PER CENTO

ìI pensionati italiani sono sempre pi˜ poveri, ma la causa non Ë soltanto líaumento dellíinflazione. La perdita del valore reale dei redditi da pensione dipende dalla mancanza di un aggancio allíandamento del Prodotto Interno Lordo e quindi alla ricchezza del Paese. Infatti, tra il 1992 3 il 2002 il Pil Ë cresciuto in media annua dellí1,7 per cento in pi˜ dellíinflazione al consumo. In dieci anni, quindi, il valore reale delle pensioni Ë diminuito del 15 %î.Betty Leone, segretaria generale dello Spi Cgil, intervenendo in Calabria allíattivo regionale dello Spi Cgil, spiega perchÈ i pensionati oltre ad essere stati i grandi assenti nella legge finanziaria del governo Berlusconi, continuino ad essere fortemente penalizzati dalle scelte di questo governo.

ìLíadeguamento delle pensioni al costo della vita ñ osserva Leone ñ non tiene conto della specificitý dei consumi degli anziani, con particolare riferimento ai servizi alla persona. La perdita del valore reale delle pensioni Ë destinata a crescere con l'aumento degli anni di vita delle persone, se non si adottano adeguate soluzioni, quali líaggancio allíandamento dellíeconomia e líaumento delle detrazioniî.

Secono Leone il fisco puÚ giocare un ruolo importante per ristabilire equitý e giustizia sociale. ìMa il governo ñ precisa ñ deve fare marcia indietro su alcuni provvedimenti. Il primo modulo della riforma Tremonti ha fatto venire meno tre principi fondamentali di tutela del reddito a sostegno della condizione di disagio determinata dallíetý. Eí stata abrogata líulteriore detrazione a favore dei pensionati pi˜ anziani: Ë stato, infine cancellato il bonus per gli incapientiî.

ìSe si vuole tutelare i redditi dei pensionati pi˜ poveri oltre líadeguamento delle pensioni anche allíandamento del Pil ñ conclude Leone -, occorre introdurre una specifica detrazione il cui importo sia crescente con líetý, individuando tre fasce: 70, 75 e 80 anni. Occorre inserire nel nostro sistema fiscale una imposta negativa per le persone cosiddette incapienti, da tradursi in voucher per líacquisto di servizi essenziali, come quelli alla persona, acqua, gas, elettricitý, o tassa sui rifiutiî.

 

SVIZZERA: 18 MAGGIO REFERENDUM SULLA SALUTE

Il 18 maggio 2003, il popolo Svizzero Ë chiamato a votare sullíiniziativa sulla salute lanciata dal Partito Socialista Svizzero (PSS). Líiniziativa vuole risolvere líannoso problema del continuo aumento dei premi dellíassicurazione malattia e nello stesso tempo introdurre maggiore equitý e giustizia nella ripartizione delle spese per il finanziamento della sanitý. Difatti líiniziativa chiede che i premi delle casse malati siano stabiliti in proporzione al reddito e al patrimonio dei singoli assicurati. Il sistema attuale fa sÏ invece che il milionario, líimpiegato e líoperaio paghino lo stesso premio. Uníingiustizia che non ha eguali  in altri Paesi occidentali.

Questa iniziativa tocca tutti i residenti in questo Paese e dunque anche líemigrazione italiana. Per questo motivo, il Comitato díIntesa di Berna e Regione, in collaborazione con il Comites, organizza per giovedÏ 20 marzo 2003, alle ore 20:00 presso la Casa díItalia, B¸hlstr. 57, Berna, una serata informativa. Riferirý il professor Franco Cavalli dellíospedale San Giovanni di Bellinzona e Consigliere Federale del partito socialista Svizzero. Data líimportanza dellíargomento, síinvita tutta la collettivitý a partecipare numerosa!

(Comitato díIntesa di Berna e Regione)

 

ZURIGO: CONVEGNO DS SU ìLE DONNE E LA LEGISLAZIONE SVIZZERAî

ëLe donne e la legislazione svizzeraí Ë stato il tema del dibattito organizzato a Zurigo da Rosanna Ambrosi e Silvia Casadei della segreteria dei Democratici di Sinistra (DS) in Svizzera in occasione della festa dellí8 marzo, che  ha visto una numerosa partecipazione  di donne e uomini, convenuti per celebrare insieme la giornata della donna. Sono intervenute Vreni Hubmann, consigliera nazionale del Partito Socialista al Parlamento svizzero - che ha affrontato il tema della 11ƒ  revisione dellíAVS, attualmente in discussione a Berna, facendo un confronto tra le proposte governative e le modifiche avanzate dai socialisti - e Fiammetta Jahrheiss, consigliera comunale della cittý di Zurigo per il Partito Socialista e membro del direttivo del Gruppo SP Migration, che ha illustrato la politica cittadina in merito alla realizzazione delle pari opportunitý tra donne e uomini. Nel corso della manifestazione sono state raccolte molte adesioni per la costituzione di un gruppo di donne con líobiettivo di sostenere le iniziative promosse dalle donne DS e suggerirne altre. Tutte le donne che intendono farne parte possono telefonare a Silvia Casadei (telefax 01 450 85 69) o a Rosanna Ambrosi (tel. 01 383 77 06).

 

SVIZZERA: UNA TIMIDA RIFORMA DELLA LEGGE SUGLI STRANIERI

Rimodellare la legge degli stranieri residenti in Svizzera alle esigenze della societý moderna, che si vuole inesorabilmente globalizzata in tutte le sue forme, Ë una delle pi˜ importanti sfide che questo paese dovrý affrontare a brevissimo termine. Le tentazioni elettoralistiche, i pur modesti ed insignificanti vantaggi derivanti da accentuazioni populiste e nazionaliste, dei prossimi mesi rischiano di vanificare il tentativo riformatore auspicato dal Consiglio federale, conscio della necessitý di varare definitivamente un disegno di legge sull'immigrazione che regoli i diritti ed i doveri dei cittadini stranieri, che metta fine a soprusi derivanti da una normativa datata ed obsoleta.

Nell'attesa di uníauspicabile ed ampia discussione parlamentare, che a nostro modesto modo di vedere dovrebbe avvenire preferibilmente ancora in questa legislatura, non Ë stato difficile intravedere nel testo di legge i forti limiti legislativi e l'inesistenza di prospettive e visioni. La Svizzera, ignara del suo ruolo umanitario che, per oltre un secolo, ne ha contraddistinto l'identitý, copiando le paure e l'intransigenza di altri paesi europei rischia di ritornare ad essere quel brutto anatroccolo deriso e sbeffeggiato fino al periodo di decadenza dei grandi imperi europei. Il nuovo che avanza si infrange alle frontiere fortificate dei 26 cantoni elvetici. Il nuovo disegno di legge cosÏ comíË non convince per il suo impianto restrittivo e discriminatorio nei confronti di cittadini provenienti dai paesi extra europei. Negazioni del diritto di mobilitý, di lavoro, di libertý personale, ed in particolare la strisciante reintroduzione dello statuto dello stagionale, del lavoratore uso e getta, sono alcuni tra i tanti elementi che sollecitano prese di posizioni nette affinchÈ la Svizzera non perda l'appuntamento con la storia e ripensi il futuro rapporto con i propri immigrati.

Per la nostra storia, per il grande contributo profuso al progresso civile e socio-economico di questo paese,  con o senza il diritto di voto, non possiamo esimerci dall'impegno civile per far avanzare qui ed ora il senso di solidarietý, di uguaglianza e di libertý, che convincerebbe la Svizzera ad osare un'apertura pi˜ convinta e sistematica.

Per tutti questi motivi Ë prevista una manifestazione a Berna con líobiettivo di mantenere alta líattenzione sui diritti degli immigrati, sulla necessitý di evitare disuguaglianze e categorie di subalterni che immancabilmente provocherebbe una vera e propria guerra tra poveri, tra sans papiers, tra cittadini provenienti da paesi in via di sviluppo e paesi europei.

 

APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL: SALVIAMO LA VITA DI AMINA

Eí stata confermata dalla corte suprema nigeriana la condanna a morte tramite lapidazione di Amina Lawal.

La condanna Ë stata rinviata di un mese per líallattamento del figlio. Entro un mese, Amina Lawal verrý sepolta fino al collo e lapidata, a meno che una marea di firme non riesca a persuadere le autoritý nigeriane a revocare la condanna, come nel caso di Safiya.

Per Amina sono state raccolte poche firme; per favore entrate nel sito spagnolo http://www.amnistiaporsafiya.org

E firmate líappello di Amnesty International per la revoca della condanna a morte di Amina e altre donne nigeriane.

Facendo girare questo messaggio potremmo avere meno orfani, e pi˜ civiltý.

 

LA COMMISSIONE NAZIONALE DEI GIOVANI ITALO-ARGENTINI CHIEDE AIUTO ALLE REGIONI ITALIANE

La Commissione Nazionale della Giovent˜ Italo-Argentina della Feditalia, organismo che riunisce nel suo seno tutte le rappresentanze dei giovani operanti nellíassociazionismo italiano in Argentina, consapevole che la grave crisi economico-sociale dellíArgentina colpisce anche i giovani, ma che ben poche iniziative di sostegno alla comunitý italiana portate avanti sia dal  Governo che dalle Regioni italiane vengono a loro destinate, essendo a conoscenza dellíiniziativa della Regione Piemonte che, nellíambito del suo programma ìinterventi di solidarietý per líArgentinaî che prevede la distribuzione attraverso la Federazione delle Associazioni Piemontesi in Argentina, di borse di studio per giovani universitari di origine piemontese che nellíultimo anno di universitý hanno avuto problemi economici per cui non possono terminare gli studi, chiede alle altre Regioni italiane, nel limite delle loro risorse e nel rispetto della loro politica migratoria, di portare avanti iniziative analoghe in sostegno dei loro giovani corregionali, di maniera che tutti i giovani italo-argentini in difficoltý economica vengano aiutati a terminare i loro studi universitari in Argentina.

 

AIR CANADA TORNA A COLLEGARE MONTREAL CON ROMA

Air Canada, in un comunicato del 7 marzo scorso, annuncia il ripristino del collegamento diretto e senza scalo da Montreal a Roma durante tutto il periodo estivo (mercoledÏ, venerdÏ e domenica dal 18 giugno al 15 ottobre).

Quindi dal 18 giugno 2003, sul tabellone dei voli in partenza dallíaeroporto di Dorval rivedremo apparire la scritta ìRomaî.

Finalmente gli italiani del QuÈbec e delle Province atlantiche, in partenza da Montreal, potranno recarsi a Roma senza fare scalo in altri aeroporti. Anche se il servizio Ë stato assicurato solo per il periodo estivo, lo consideriamo comunque un grandissimo risultato per la Comunitý italiana che farý piacere a tutti i nostri connazionali e soprattutto ai nostri anziani che, da quando erano stati interrotti i voli diretti per Roma due anni fa (111 giugno 2001), erano costretti a subire estenuanti disagi facendo scalo a Toronto o in altro aeroporto europeo.

Il Comites ha appreso con entusiasmo questa notizia e tiene a ringraziare pubblicamente líAir Canada per aver accolto le legittime richieste della Comunitý italiana e tutte le Autoritý che sono intervenute a sostegno della nostra causa: il Vice-Primo Ministro del QuÈbec, Signora Pauline Marois, il Ministro delle Relazioni Internazionali, Signora Louise Beaudoin, il Ministro delegato alle Relazioni con i cittadini e allíimmigrazione, AndrÈ Boulerice, il Console Generale díItalia a Montreal, Gian Lorenzo Cornado, che non ha mai fatto mancare il suo prezioso appoggio, la nostra Ambasciata a Ottawa, il Cgie-Canada. Tutte queste istanze hanno perorato le richieste della Comunitý italiana, allíinterno della quale meritano particolare menzione: gli organi di informazione italiani di Montreal, il patronato INCA, le numerose agenzie di viaggio.

(Giovanni Rapaný, Presidente Comites di Montreal)

 

ELEZIONI PER IL RINNOVO DEI COMITES: COMUNICATO DELLíINTERCOMITES GERMANIA

I Presidenti dei Comites di Germania, riuniti in seduta plenaria il giorno 8 marzo 2003 a Francoforte,

prendono atto che fino a tale data non si Ë avuta alcuna informazione concreta circa il rinnovo elettorale dei Comitato stessi.

PoichÈ secondo la legge tuttora in vigore il termine fissato Ë il 30 giugno p.v., si chiede allíAmministrazione di iniziare la necessaria prassi, affinchË la suddetta data venga rispettata e non si abbiano ulteriori rinvii che metterebbero a repentaglio la credibilitý delle istituzioni e potrebbero portare a spiacevoli prese di posizione da parte degli eletti.

Si rende noto che i Presidenti hanno deciso di eleggere quale loro portavoce il Cav. Stefano Lo Bello che verrý coadiuvato dai signori Paolo Brullo e Michele Cristalli.

Si chiede che venga istituito un fondo per la copertura delle spese per incontri e riunioni organizzati dallíAmministrazione o dallíINTERCOMITES.

Si ritiene assolutamente necessario che i finanziamenti ai singoli COMITES vengano effettuati entro il primo trimestre di ogni anno.

I Presidenti salutano líiniziativa dellíAmbasciata circa il Convegno del 21 marzo p.v. e delegano quale loro rappresentante il Cav. Stefano Lo Bello.

Si auspica che líAmbasciata fissi le prioritý dei temi da trattarsi in futuri convegni in stretta collaborazione con il CGIE e líINTERCOMITES.

I Comites di: Amburgo, Dortmund, Francoforte, Friburgo, Hannover, Mannheim, Saarbr¸cken, Stoccarda, Wolfsburg.

 

STOCCARDA: LE INIZIATIVE DELLA FILEF DI REGGIO EMILIA

Una delegazione della Filef di Reggio Emilia composta da Odilio Buzzoni e dalla prof.ssa pianista cantante Maria Grazia Donati, si Ë recata in Germania presso il Centro ARCES di Mohringen, ai primi di marzo per portare il saluto dallíItalia ai nostri connazionali allíestero e contribuire alla buona riuscita delle iniziative di carattere musicale, sportive e politico-associative. Presenti circa 120 persone, provenienti da diverse nazioni europee tra cui Olanda, Svizzera, Italia, Austria e Germania, si Ë svolto il Primo Campionato Internazionale di bocce che si Ë concluso con una cena sociale durante la quale ha portato il saluto dellíArces ai convenuti il Presidente Domenico De Palma. Il presidente De Palma ha ripercorso il lungo cammino dalla costituzione, nel lontano 1960, dellíassociazione, mettendo in rilievo líimpegno e il sacrificio profusi dai soci che con varie iniziative, in primo piano quelle  a carattere sociale, culturale e sportivo, di anno in anno, hanno accresciuto líinfluenza che il Circolo esercita tra i nostri connazionali. Durante la manifestazione ha portato il saluto della Filef dellíEmilia Romagna Odilio Buzzoni, evidenziando il significato e líimportanza di un costante collegamento tra le varie Associazioni dei lavoratori emigrati, per una viva realizzazione sociale di tutti. Eí stato distribuito ai partecipanti copia dellíInno di Mameli eseguito al pianoforte-tastiera dalla professoressa Donati, cantato con entusiasmo e commozione dai presenti, che hanno coinvolto emotivamente anche i tedeschi del posto, in un unico abbraccio corale.

La festa Ë terminata con la tombola del Centro che ha elargito premi a molte persone. Il torneo di bocce, organizzato dal bolognese Dimieri, Ë stato vinto dai giocatori dellíARCES, Michele Sibelli e Antonio Morrea, i quali hanno disputato líultima prova contro la valida squadra proveniente da Bolzano.

 

INIZIATIVE IN FRANCIA TRA GLI EMIGRATI PIACENTINI

Tre importanti iniziative culturali si sono realizzate in Francia il 15, 17 e 20 marzo u.s.

A Nogent S/Marne, cittý gemellata con líalta Val Nure di Piacenza, si Ë festeggiato il ventesimo anniversario dei rapporti italo-francesi.

Dalla Val Nure sono partiti due pullman con a bordo la banda di Ponte dellíOlio e le delegazioni dei Comuni. La banda ha suonato lungo la strada centrale di Nogent accompagnata da centinaia di persone e davanti al  Municipio di Nogent. Alle cerimonie previste hanno partecipato i Sindaci di Bettola, Farini e Ferriere, il Vescovo di Piacenza Mons. L. Monari, il Sindaco e le Autoritý di Nogent S/M, líon. Luigi Tagliaferri, Presidente dellíAssociazione ìPiacentini nel Mondoî e il Presidente dellíAssociazione ASPAPI  Daniel Tony di Parma e Piacenza.

Alla gran festa danzante organizzata al Gran Salon Baltard organizzata dallíAspapi hanno partecipato pi˜ di 1200 persone verso le quali Daniel Tony, il Vescovo Monari e Luigi Tagliaferri hanno rivolto parole di saluto e di augurio.

Nella cittý di Fontanay S/Bois lunedÏ 17 marzo nella grande hall della Municipalitý líon. Tagliaferri e il Sindaco aggiunto H. Poirier hanno inaugurato (presenti le autoritý e gli insegnanti di questa cittý di 56000 abitanti)  la mostra: ìTrentíanni díItalia nellíobiettivo di T.Petrelliî che sarý visitata anche da tutte le scolaresche locali per poi andare lí11 aprile a Grenoble.

Nel corso della settimana, nella chiesa di S.Germain di Fontanay S/B gli artisti del Conservatorio Nicolini di Piacenza e quelli dellíomologo di Fontanay S/B hanno svolto un bel concerto vocale e strumentale in omaggio alla Val Tidone di Piacenza gemellata di Fontanay.   

 

ìUNíEUROPA CHE FA LA DIFFERENZAî: 10ƒ CONGRESSO CES ñ PRAGA 26-29 MAGGIO

Si terrý a Praga dal 26 al 29 maggio 2003 il 10ƒ Congresso della Confederazione europea dei sindacati (CES). Al centro del dibattito, come costruire ìuníEuropa che fa la differenzaî. Quattro saranno le sezioni per esporre quel che serve in futuro per far funzionare líEuropa: un trattato costituzionale, un modello economico e sociale ìgiustoî, un sindacato che vuole sviluppare un forte sistema di contrattazione e di relazioni industriali, una presenza da protagonisti sulla scena mondiale.

Un trattato costituzionale

Si chiariscono fin dallíinizio i principi guida: un mercato che includa le regole sociali, piena occupazione e lavoro di qualitý, paritý uomo donna, protezione sociale e tutela dellíambiente, coesione fra i paesi a tutti i livelli, accesso universale ai pubblici servizi.

Molto di questo si trova nella Carta dei diritti fondamentali che la Ces chiede di inserire integralmente nella futura costituzione europea, dandole cosÏ pieno valore giuridico. Sulla base di questi principi la Ces avanza le sue proposte: piena occupazione e lotta contro il lavoro precario e occasionale, flessibilitý sempre coniugata ai diritti e per questo frutto di una negoziazione che garantisca al lavoratore sicurezza e formazione. Per questo, si dice, líEuropa deve diventare ìuno spazio effettivo di confronto fra partner sociali a livello settoriale e intersettorialeî. Inoltre la Ces deve sviluppare sempre pi˜ la propria funzione assumendo una effettiva dimensione sindacale con il trasferimento, dal livello nazionale a quello europeo, di tutte le competenze necessarie per realizzare accordi e contratti collettivi.

Uno dei pilastri a cui appoggiarsi in un quadro di crescente coesione sociale Ë líuguaglianza dei diritti da inserire nei preambolo del futuro trattato e la lotta contro qualsiasi forma di discriminazione: di genere, di razza, di orientamento sessuale, legata alla salute, alla religione o allíetý.

Tutto deve contribuire a creare uno sviluppo cosiddetto ìsostenibileî, perchÈ dovrý permettere ai suoi attori di vivere in un ambiente sano, di godere di protezione sociale, di dar vita ad una economia sociale.

 

Modello economico e sociale europeo

Pi˜ lavoro deve significare anche ìlavoro miglioreî. Per questo líimpegno prioritario della Ces Ë contro líoccupazione precaria, il sommerso, gli infortuni, gli abusi legati a contratti di tipo precario o allíaccesso alla formazione e alla qualificazione professionale. La Ces si impegna inoltre a lavorare su di una politica degli orari innovativa che mantenga alta la qualitý, ma sia anche strumento per avere pi˜ posti, per ridistribuire líesistente. Dal sindacato europeo si conferma líiniziativa per la riduzione degli orari di lavoro attraverso la contrattazione collettiva e si sottolinea il bisogno di unire sempre la contrattazione della flessibilitý oraria allíequilibrio tra bisogni dellíimpresa e bisogni delle persone. La coesione sociale deve avvenire sempre con il confronto e il coinvolgimento del sindacato a tutti i livelli, da strategie comuni per la sicurezza dei cittadini, allo sviluppo di piani nazionali per líoccupazione che devono indicare gli strumenti per ìsradicareî precarietý e povertý.

La Ces propone poi a tutti uno sforzo comune per investire in innovazione e ricerca, perchÈ questi due capitoli insieme alla formazione devono rappresentare le vie privilegiate per il rilancio della competitivitý europea sul mercato mondiale. Sono su questa linea i cambiamenti proposti al Patto di stabilitý e crescita che, nel rispetto delle politiche di risanamento dei bilanci, deve perÚ prevedere la possibilitý di utilizzare risorse per investimenti finalizzati allíapplicazione di quanto previsto dal Libro bianco di Delors e dalla strategia di Lisbona.

Confermando inoltre i carattere fondamentali del welfare europeo, la Ces sottolinea líimportanza decisiva di mantenere un sistema previdenziale pubblico basato sulla solidarietý fra generazioni e líattuale sistema di finanziamento. In primo piano stanno anche i servizi di pubblica utilitý, la loro universalitý e qualitý.

Dialogo sociale

Obiettivi comuni dunque, e per realizzarli il dialogo sociale. Il recente accordo europeo sul telelavoro, frutto della volontý dei partner sociali, in primo luogo del

Sindacato, mostra bene come questi ìattoriî possano esercitare un ruolo importante nella regolamentazione del mercato europeo.

Líasse portante del dialogo fra le parti resta comunque la contrattazione collettiva ed un suo sempre pi˜ forte coordinamento a livello europeo, a partire dalle politiche salariali, degli orari, dei diritti e della formazione. Ma la vera sfida per la Ces Ë aumentare i diritti sindacali, in particolare sul piano della codecisione, dellíinformazione e partecipazione dei lavoratori alla vita dellíazienda, in un quadro di pieno rispetto dellíautonomia delle parti, con ìprudenzaî sul capitolo della partecipazione finanziaria. Da rafforzare anche i Consigli sindacal9i interregionali (attualmente 41 nelle regioni frontaliere), che gestiscono progetti relativi a occupazione, rappresentanza dei lavoratori di un paese e dellíaltro, sviluppo del dialogo sociale.

 

LíEuropa e la mondializzazione

La strategia della Ces non Ë di opporsi alla liberalizzazione del commercio, ma piuttosto di far progressi nel rispetto dei diritti fondamentali del lavoro. Propone un approccio pi˜ largo per ottenere il rispetto di questi ultimi in qualsiasi tipo di attivitý, portandoli dentro agli accordi commerciali bilaterali dell'Unione e nelle linee direttrici dell'Ocde (Organisation for Economic Cooperation and Development.

La Ces si propone di sviluppare maggiormente insieme alle altre organizzazioni sindacali internazionali quello che giý esiste e stabilire norme quadro a tutela dei diritti. Intende portare la sua azione su pi˜ piani: sensibilizzare i lavoratori alle azioni dellíUnione europea come attore mondiale, raccogliere le loro voci e preoccupazioni, elaborare posizioni comuni, sottolineare la indivisibilitý dei diritti dellíuomo, politici, civili, sociali, economici e culturali.

(a cura di Nicoletta Villani, Cgil)