EMIGRAZIONE NOTIZIE N. 8 ñ 5 MARZO
2003
OTTO MARZO 2003: LE DONNE, I DIRITTI, LA PACE
VOTO ESTERO: VIVA PREOCCUPAZIONE DEL CGIE
PITTELLA E DANIELI RISPONDONO A TREMAGLIA: IL
VOTO ALLíESTERO, UNA GRANDE CONQUISTA VOLUTA DA TUTTI
VOTO ESTERO - 21 MARZO: CENSIMENTO?
NARDUCCI: ECONOMIA SVIZZERA, PARABOLA
DISCENDENTE
ASSICURARE ALLE DONNE E AGLI UOMINI PARITAí
DI ACCESSO ALLE CARICHE ELETTIVE
COSTITUZIONE EUROPEA: EMENDAMENTI DI FINI
CONTRO LA PARITAí UOMO-DONNA
RAI INTERNATIONAL: DS, ìDA SCIOGLIERE ANCORA
MOLTI NODIî
ZORATTO: BALDASSARRE REMA CONTRO LA SOLUZIONE
DELLA ìQUESTIONE RAI-CANADAî
ìRAI-CANADAî: ORDINE DEL GIORNO DELLí INTERCOMITES
RAI-CANADA ñ PITTELLA: BALDASSARRE CONTRO LA
RICHIESTA DEI CITTADINI ITALIANI IN CANADA
RAI ñ MORRI: DA BALDASSARRE E ALBERTONI ATTO
OFFENSIVO VERSO PRESIDENTI CAMERE"
SUCCESSO DELLE INIZIATIVE ìSOS ARGENTINAî
PROMOSSE DAI GIOVANI DELLíABM
IMMIGRAZIONE IN ITALIA: IMPARARE DALLA SVIZZERA?
LA FILEF DI REGGIO EMILIA RICORDA I NOMADI
VITTIME DEL NAZISMO
JELSI 2005: Eí PARTITA A MONTREAL LA
PREPARAZIONE DEL BICENTENARIO
GUERRA IRAQ: INCONTRI A BERLINO DI FASSINO
CON SCHROEDER E A ROMA DI DíALEMA E RUTELLI CON BLAIR
SONDAGGI ABACUS: LíOTTANTA PER CENTO DEGLI
ITALIANI Eí CONTRO LA GUERRA
IRAQ: TRENI USA, RETE LILLIPUT CONDIVIDE
AZIONI PACIFICHE
ìNON VOGLIAMO GUERRE ñ NON VOGLIAMO QUESTA
GUERRAî
APPELLO AL PAPA IN FAVORE DELLíOBIEZIONE
DI COSCIENZA AD UNA GUERRA ALLíIRAQ
GUERRA IRAQ ñ DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL
COMITATO DIRETTIVO DELLA CGIL DEL 24.02.03
OTTO MARZO 2003: LE DONNE, I DIRITTI, LA
PACE
Abbiamo chiesto a Marigia Maulucci, Segretaria
confederale della CGIL, di ìraccontareî per le nostre lettrici e per i nostri
lettori, lí8 marzo 2003. Lo ha fatto in un modo insolito, diremmo quasi
ìirritualeî, partendo dalla grande manifestazione per la pace del 15
febbraio. Da questa data la
Maulucci ripercorre, con un pathos
narrativo coinvolgente, la lunga marcia che ha portato le donne, dalla lontana
stagione del í68 ad oggi, a grandi
conquiste e inimmaginabili traguardi. Non va dimenticato, perÚ - ci ricorda la
Maulucci -, quanto ancora ci sia
da fare, soprattutto in questo periodo in cui le nubi di una spaventosa guerra
si stanno addensando sempre pi˜ minacciose sul mondo intero, frenando cosÏ il
cammino non solo delle donne ma della intera umanitý.
Questo il testo:
ìQuanti ragazzi soprattutto quante ragazzeî si diceva
camminando lentamente tra la folla della manifestazione per la pace, arrivata a
porta Capena, davanti al Circo Massimo.
Erano anni che non si vedevano pi˜ i giovani in piazza: era
ricominciato tutto il 23 marzo, con la CGIL, per i diritti. Chissý dovíerano
nascosti, prima. Nei pub o nelle discoteche o sui muretti a raccontarsi cose,
tra loro, sempre solo tra loro, in attesa di una ìvisione del mondoî nuova, che
non arrivava.
Lei incontrava ragazze nellíautobus, al cinema, per strada:
erano belle, troppo belle, sfoggiavano mode, bellezza, firme, ombelichi con
protervia, con arroganza.
Si chiedeva se era questo il risultato delle lotte di
quelle come lei per la liberazione della donna, perchÈ allíemancipazione ci
aveva pensato la generazione precedente. Non bastava, non sarebbe bastato
lavorare, bisognava sbriciolare i ruoli, varcare i confini segnati, fare a
pezzi stereotipi e pregiudizi, rivendicare valore, autonomia alla diversitý.
Era stato bello, era cresciuta pensando allíonnipotenza e creandole condizioni
per esercitarla.
A diciotto anni voleva cambiare il mondo: era il í68 e
tutto sembrava possibile. Litigava con suo padre, ìguarda che il mondo non ha
nessuna intenzione di essere cambiatoî le diceva lui.
Da allora, molte cose erano cambiate: le donne erano
emancipate ñ non tutte e non sempre ñ ma certo pi˜ di prima e forse persino un
poí liberate.
Lavoravano, persino al Sud si era invertita la tendenza.
Erano le novitý del mercato del lavoro: certo, i dati assoluti le vedevano
ancora penalizzate, ma in proporzione, in tendenza, erano loro allíassalto.
Magari poi non facevano carriera perchÈ ìil potereî continuava ad essere una
cosa dei maschi ma forse, non tardi, la tendenza si sarebbe invertita. Erano
sempre pi˜ determinate: a scuola erano pi˜ brave, studiavano di pi˜, con la
rabbia di chi vuole dimostrare, apparire, vincere, tagliare per prima il
traguardo.
Lei guardava queste giovani donne volitive e testarde e si
chiedeva se era questa la liberazione per la quale avevano ñ tutte loro
anzianotte ñ combattuto. Quando provava ad accennare a tutto ciÚ, la guardavano
come lei guardava i vecchi della Casa del popolo di Ravenna che parlavano della
Resistenza.
Era fatta, era cosa fatta, ormai siamo oltre.
Non riusciva a farsi ascoltare quando diceva che da certe
conquiste si puÚ anche tornare indietro.
E invece, purtroppo, era vero.
Quel governo, quellíincubo di governo, aveva ricacciato
tutti indietro di anni.
La donna liberata che afferma la sua diversitý era
schiacciata tra la madre di famiglia, di nuovo ricacciata nella stessa, per
mancanza di lavoro e di servizi sociali, e la velina mezza nuda dei programmi
televisivi, tragica maschera di femminile pattumiera.
E in pi˜, come se non bastasse, cíera la ìdonna in
carrieraî, tailleurs maschili e tacchi a spillo perfettamente integrata nelle
stratificazioni della societý, in guerra, in lotta contro tutti, autoritaria,
competitiva, omologata: la sua identitý e la sua diversitý erano scritte nel business
plan e nelle performances aziendali.
Díaltra parte, pensava lei camminando intorno al Circo
Massimo, la colpa Ë anche nostra (che generazione onnipotente Ë se non si tira
dietro tutte le angosce del mondo?): per anni abbiamo parlato di politica tra pochi,
non abbiamo scatenato entusiasmi, abbiamo tralasciato i valori e quando
generazioni crescono senza valori sono ìalla mercÈ di una brutale correnteî.
Forse perÚ qualcosa stava cambiando: da quando la CGIL
aveva nominato la parola diritti, molte cose stavano prendendo uníaltra piega.
La societý pareva svegliarsi e i ragazzi e le ragazze erano non pi˜ ìi giovaniî
ma i figli da crescere rafforzando le identitý nel tessuto dei valori da
difendere e conquistare.
Una ragazza con gli occhi della curiositý le si avvicinÚ:
ìScusi signora era qui il palco della CGIL il 23 marzo?î
ìSÏ, certo, proprio qui. Tu cíeri?î
ìSÏ, sono venuta con i miei compagni di classe e anche oggi
siamo qui. Questa guerra sarebbe un disastro e pure questo governo Ë una
tragedia. Bisogna lottare per cambiare il mondoî.
ìE se il mondo non volesse essere cambiato?î
ìRagione di pi˜ per farloî.
Lei sorrise, un poí commossa.
Poi, si tolse il quadratino rosso dal bavero della giacca e
glielo appuntÚ sulla kefiah, come una medaglia.
Marigia Maulucci
VOTO ESTERO: VIVA PREOCCUPAZIONE DEL CGIE
Il Comitato di Presidenza del CGIE esprime viva preoccupazione per le
notizie che arrivano da numerose circoscrizioni consolari nel mondo in rapporto
alla fase di attuazione della legge 27 dicembre 2001, n. 459 - ìNorme per
l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'esteroî -
ed in particolare per quanto concerne líaggiornamento dellíanagrafe e la fase
di informazione alle comunitý italiane nel mondo in vista dei prossimi
appuntamenti elettorali.
Il Comitato di Presidenza del CGIE ritiene di dover esprimere una
valutazione negativa rispetto allíiniziativa di aggiornamento dell'anagrafe
consolare, alla campagna díinformazione svolta ed alle modalitý adottate per
líesercizio dellíopzione.
Il Comitato di Presidenza del CGIE, premesso che tali operazioni
rappresentano passaggi obbligati previsti dalla legge e che impegnano la rete
consolare e diplomatica sia nellíaggiornamento dellíanagrafe che
nellíinformazione,
- che la fase di completamento ed aggiornamento dellíanagrafe richiede
maggiori risorse di quelle attuali ed il potenziamento della rete consolare,
- che líinformazione capillare ñ in lingua italiana e locale ñ deve
arrivare a tutti i connazionali e riguardare tutti gli aspetti normativi,
- che la rete di tutela ed assistenza a disposizione della comunitý
italiana deve rappresentare un importante veicolo díinformazione e quindi
essere coinvolta direttamente,
- che líesercizio dellíopzione rimane libera scelta dellíelettore,
chiede
- le motivazioni per il mancato potenziamento della rete consolare,
condizione essenziale per una reale operazione di bonifica dei dati
dellíanagrafe, con personale di ruolo da affiancare ai contrattisti impiegati
per le operazioni di aggiornamento;
- le motivazioni per il ritardo nell'invio della scheda di aggiornamento
e quindi del mancato rispetto dei termini di legge (31 dicembre);
- le motivazioni per la carenza di informazione sulla campagna di
aggiornamento dellíanagrafe e la scarsa informazione in lingua italiana;
- le motivazioni per l'inclusione di una scheda di opzione, non prevista
dalla legge, che non illustra in maniera chiara le novitý, tra cui líabolizione
dei rimborsi agli elettori per alcune delle spese di trasporto;
- le motivazioni per la totale assenza di coordinamento sia
per líelaborazione dei moduli di aggiornamento dellíanagrafe (ogni
circoscrizione consolare ha operato secondo criteri propri) che per la
pubblicitý, che generalmente ha trascurato i mezzi díinformazione di lingua
italiana e le aree periferiche ed interne di Paesi come l'Australia, con intere
realtý tagliate fuori dall'informazione e dalla possibilitý di aggiornare la
propria situazione anagrafica.
PITTELLA E DANIELI RISPONDONO A
TREMAGLIA: IL VOTO ALLíESTERO, UNA GRANDE CONQUISTA VOLUTA DA TUTTI
Rispondendo ad alcune affermazioni di Mirko Tremaglia,
Ministro per gli Italiani allíestero, gli onorevoli Gianni Pittella e Franco
Danieli, responsabili nazionali di DS e Margherita per gli Italiani nel Mondo,
affermano:
ìIl ministro Tremaglia fa bene a ricordare il voto per gli italiani
allíestero come una grande conquista di diritto per i nostri connazionali
residenti fuori dallíItalia. Ma fa una operazione intellettualmente non onesta
quando ascrive unicamente a se stesso meriti non attribuibili, dimenticando che
i passaggi legislativi essenziali e le modifiche costituzionali per
líaffermazione del diritto di voto allíestero sono state volute dal
Centrosinistra e approvate con i governi dellíUlivo. Per quanto riguarda la
proposta di costituzione di un gruppo parlamentare ìapartiticoî ñ proseguono
Pittella e Danieli ñ appare strumentale e negativa:
A) strumentale perchÈ Tremaglia fa finta di essere il ìPapaî degli italiani allíestero, facendo finta
di non essere un Ministro espresso da un partito della Casa delle libertý, un
Ministro di un Governo di centrodestra dal quale ci dividono molte cose,
compreso ciÚ che sta facendo, e soprattutto ciÚ che NON sta facendo, per le
nostre comunitý residenti allíestero.
B) Negativa perchÈ figlia di una visione paternalistica che vorrebbe
trasformare la politica per gli italiani allíestero in una tematica sottratta
al fisiologico confronto politico e alla iniziativa che partiti, associazioni,
sindacati, istituzioni portano avanti, meglio se unitariamente ma, se
necessario, anche alla limpida distinzione e contrapposizione. Piuttosto che
proporre iniziative impraticabili ñ concludono Pittella e Danieli ñ sarebbe
molto meglio se il Ministro Tremaglia e la sua maggioranza interrompessero
líostruzionismo che sta di fatto paralizzando gli organi di rappresentanza
degli Italiani nel Mondo (Comites e Cgie), oggi in grande difficoltý per
responsabilitý del governo Berlusconi che ha congelato líesame della proposta
di riformaî.
VOTO ESTERO - 21 MARZO: CENSIMENTO?
Censimento degli italiani all'estero? SÏ, ed Ë confusione. Tutti gli italiani residenti
oltreconfine e iscritti negli schedari consolari dovrebbero aver ricevuto
- o ricevere - in queste settimane i moduli anagrafici spediti in applicazione della legge
459/2001 sul voto all'estero, che prevede una serie di
adempimenti 'elettorali' a carico delle rappresentanze diplomatico-consolari. I
dati raccolti saranno funzionali all'aggiornamento della posizione occupata dai
connazionali residenti all'estero, affinchË ciascuno possa segnalare le
variazioni intervenute in termini di stato civile o indirizzo.
Dagli uffici del
Ministero degli Affari Esteri tengono perÚ a sottolineare come il censimento
non avverrý secondo i metodi tradizionali. I moduli, che vengono spediti in abbinamento ad
un'informativa sul voto all'estero, non rappresentano il ìclassicoî
questionario stilato per le operazioni censitarie, ma sono funzionali alla
bonifica dell'Aire - Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero - in vista dell'esercizio
del diritto di voto. E qui scattano i dubbi. "Censimento?
- ripete Silvia
Di Natale, scrittrice
genovese residente a Ratisbona e direttrice di un Ufficio per l'Integrazione
degli Stranieri - Ricordo di aver
ricevuto qualche tempo fa un formulario, in cui mi veniva presentata l'opzione
del voto in Italia o nel mio Paese di residenza. Non sapevo certo che questa
ricerca sarebbe confluita in un'operazione di rilevamento pi˜ generale
".
"Credo che parte di questa
disinformazione - spiega Filomena Alati Sclapari, Consultore della Regione Calabria in
Canada - sia dovuta alla cattiva
gestione che, a monte, Ë stata riservata alla questione. Ogni italiano
residente all'estero ha ricevuto due questionari: il primo intendeva
raccogliere i principali dati personali, il secondo invece proponeva l'opzione
di voto in Patria. Il 99,9 per cento dei riceventi ha riempito entrambe le
copie, pensando all'unisono: ìScelgo l'opzione di voto in Italia, di modo che,
nel caso in cui mi trovi in Patria nel periodo elettorale, possa avvalermi di
questo dirittoî. In realtý, per meccanismi sconosciuti ai pi˜,
chi compilava questa seconda opzione veniva automaticamente privato
della possibilitý di votare in loco. Di qui, la decisione del Consolato di
Montreal di spedire una rettifica e una nuova copia del formulario".
Eppure, confusione o meno, il prossimo 21 marzo verrý compiuto un salvataggio di tutti
i dati presenti negli schedari consolari, che verranno
trasmessi al Ministero degli Affari Esteri su supporto informatico. Ma c'Ë chi
alza la voce, puntando il dito contro le strutture diplomatiche per un mancato
ricevimento del plico in questione. "Su
questo, perÚ - riprende la Sclapari - ritengo
che parte della responsabilitý spetti ai singoli cittadini residenti all'estero
che spesso, pur cambiando residenza, non si sono preoccupati di segnalare il
nuovo recapito alle autoritý consolari. Impossibile allora raggiungerli
".
Non Ë d'accordo Enzo
Rapisarda, membro
della Consulta all'Emigrazione della Regione Calabria, che da
Buenos Aires fa sapere come moltissimi italiani, i cui indirizzi sono noti, non
abbiano ancora ricevuto i formulari. "Qui in
Argentina si sono verificate esattamente le condizioni attraversate a Montreal:
una prima 'tornata' di formulari, la mancata comprensione da parte degli
interpellati e la successiva decisione degli uffici consolari di rispedire
l'intera documentazione. La maggior parte degli italiani Ë ancora in attesa. Io
sono uno di questi e, insieme a me, lamenta il fatto anche Gaetano Cario per il
Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (CGIE). Non vorrei che questi
ritardi fossero funzionali ad una manovra politica che vuole abbassare il
numero degli aventi diritto al voto. A questo punto, confidiamo in una proroga
dei termini di rilevamento".
I furmulari fanno seguito alle disposizioni contenute tra le righe della
legge n. 104 del 27 maggio
2002, "Disposizioni
per il completamento e l'aggiornamento dei dati per la rilevazione dei
cittadini italiani residenti all'estero e modifiche alla legge 27 ottobre 1988,
n. 470", che contempla le norme per la cancellazione dalle
liste elettorali e quelle relative alla irreperibilitý presunta.
Cosa dicono i Consolati? Da Charleroi viene confermato l'invio di un plico in
cui venivano richieste tutte le generalitý, per un totale di 73.000 spedizioni.
"Oltre ai dati personali, nella scheda
devono essere segnati tutti i dati relativi agli altri componenti familiari,
minorenni inclusi". Buona parte delle risposte Ë giý stata
rispedita al mittente debitamente compilata, a differenza del Consolato di Bruxelles,
che ha concluso lo scorso 18 dicembre l'invio dei formulari, 50.273 per
l'esattezza, di cui soltanto il 22 per cento - 10.770 per fare qualche numero -
Ë tornato indietro. Eppure Irmerio
Seminatore, presidente
dell'Associazione "Piemontesi nel Mondoî della capitale belga,
assicura di non aver ricevuto nulla. Un'eccezione forse, ma i dubbi continuano.
Il Console Generale
di Buenos Aires, Placido Vigo, assicura di aver seguito le istruzioni fornite
dal Ministero degli Affari Esteri italiano: "Siamo a buon punto. Abbiamo mandato 324.000 plichi
nominativi, ma, dai dati a mia disposizione, penso di poter asserire con
certezza che il modulo non sia stato compreso fino in fondo. Molti hanno
rispedito il modulo dicendo che volevano votare in Italia rimanendo in
Argentina, mentre il modulo serviva soltanto, ed Ë scritto chiaramente, a
indicare dove si vuole votare fisicamente. Il problema Ë che il connazionale
all'estero va informato e seguito passo a passo. Per quanto ci riguarda, stiamo
cercando di operare in questa direzione preparando un nuovo documento che
garantisca un accesso diretto alle informazioni consolari e sostenendo le
operazioni di bonifica dell'AIRE in vista del voto. Lanceremo presto
un'iniziativa intitolata 'Il Consolato a casa vostra' per permettere, tramite
una carta-servizi gratuita, di accedere direttamente ai servizi consolari via
internet e attraverso sportelli elettronici".
Conclude Gian
Lorenzo Cornado, Console Generale a Montreal: "Anche dalla nostra sede sono partite le schede anagrafiche
contenenti i dati di ciascun connazionale, da controllare e restituire con le
variazioni del caso. Nel complesso, sono state spedite 35.000 buste,
comprensive di un'informativa sulla legge del voto all'estero, una scheda
anagrafica e un modulo di opzione in bianco da compilare nel caso in cui
si voglia votare in Italia".
(NIP/Emigrazione Notizie)
I MIGRANTI VOTINO PER IL PARLAMENTO
EUROPEO NEI PAESI DI RESIDENZA - UNA INIZIATIVA DEI PARLAMENTARI DEL PSE
La Capodelegazione dei DS al Parlamento Europeo, On. Pasqualina
Napoletano, la coordinatrice delle donne del P.S.E., On. Fiorella Ghilardotti e
il responsabile nazionale dei D.S. per gli Italiani allíEstero, On. Gianni
Pittella, insieme ad altri 38 europarlamentari del Gruppo del Socialismo
Europeo, hanno chiesto che il P.S.E. promuova una campagna europea perchÈ i
migranti votino per il Parlamento Europeo nei Paesi di residenza.
Qui di seguito il testo della lettera inviata allíattenzione del
Presidente del Gruppo del Socialismo Europeo, Robin Cook, e del Presidente del
Gruppo del Partito del Socialismo Europeo, Enrique Baron Crespo.
ìGli articoli 39 e 40 della Carta dei diritti fondamentali dellíUnione
Europea (Carta che come tutti auspichiamo presto diverrý il preambolo di una
vera Costituzione) affermano il diritto per ogni cittadino dell'Unione di voto
e eleggibilitý alle elezioni del Parlamento europeo e alle elezioni comunali
nello Stato membro in cui risiede, alle stesse condizioni dei cittadini di
detto Stato.
Questo importantissimo principio, giý contenuto nellíarticolo 8 del
trattato di Maastricht, costituisce una pietra miliare nella costruzione di
uníeffettiva cittadinanza europea. Molti dei nostri concittadini, da decenni
emigrati in altri Paesi membri, spesso per sfuggire alla fame, alla miseria e
alle persecuzioni politiche, sono stati pionieri della costruzione europea.
Ora, accanto alla conquista di una piena integrazione economica e sociale,
possono anche godere del riconoscimento dellíintegrazione politica. Il PSE, una
forza che si vuole per
eccellenza europeista ed internazionalista, deve a nostro avviso promuovere con
forza la presa di coscienza dei cittadini europei verso líappartenenza ad uníunica
comunitý, ëper difendere un futuro di pace fondato su valori comunií, come
recita il preambolo della Carta.
Eí per questo, e per combattere le nuove spinte nazionaliste e populiste
che vengono dalla Destra, che ci sembrerebbe importantissimo promuovere una
nostra iniziativa seguita da una campagna europea in tutti gli Stati membri,
con particolare riferimento a quelli dove la presenza di cittadini di altri
paesi Ë rilevante, affinchÈ essi optino per líesercizio del diritto di voto
alle prossime elezioni europee nel paese di residenza. CiÚ potrý cosÏ contribuire
a rafforzare le idee e i valori della democrazia per una societý aperta e
pluriculturale.
Una tale campagna avrebbe anche il pregio di rilanciare la nostra
iniziativa a tutti i livelli per líeffettivo esercizio del diritto di voto dei
residenti UE alle elezioni locali nei comuni di residenza. Il Comune, situato
al primo gradino dellíedificio democratico, ne Ë anche líistituzione pi˜ vicina
ai residenti. Eí anche per questo che il voto dei cittadini UE alle elezioni
comunali Ë un altro elemento essenziale ed imprescindibile della cittadinanza
europea.
Per noi, il punto fermo deve peraltro continuare ad essere il
riconoscimento dellíimmigrazione come risorsa, sia per il paese di accoglienza
che per quello di provenienza. La drammatica attualitý internazionale ci porta
ad affermare con maggior forza che uníefficace integrazione economica, sociale
e politica (fattore ineludibile della quale resta la battaglia per il diritto di voto anche per i
cittadini extracomunitari legalmente residenti nel territorio dellíUnione) Ë
líunica condizione attraverso la quale costruire pace e progressoî.
NARDUCCI: ECONOMIA SVIZZERA, PARABOLA DISCENDENTE
Un vero e proprio terremoto, un martedÏ nero dell'economia svizzera:
Swiss annuncia il licenziamento di 750 posti di lavoro, Credito Svizzero
(settore bancario) 1250 e Clariant (chimica) 1750, che si aggiungono ai
licenziamenti decisi nei mesi scorsi. Occupazione in pericolo per molti
lavoratori italiani. La Svizzera perde terreno", "Addio all'isola
svizzera del benessere", "Un decennio gettato al vento": sono
soltanto alcune delle espressioni preoccupate che negli ultimi mesi hanno
occupato gli spazi nei media ed hanno animato il dibattito anche in talune
Commissioni confederali. I toni allarmati e allarmanti, le tavole rotonde e le
conferenze hanno risvegliato le attenzioni che sonnecchiavano nonostante i
continui richiami lanciati - spesso con veemenza - dai sindacati, che oltre a
denunciare l'erosione del potere d'acquisto dei salari negli anni '90 hanno
sollecitato ripetutamente il Governo e le Istituzioni, invitandoli a battere
nuove piste per combattere il rallentamento dell'economia. L'ondata di
licenziamenti annunciata martedÏ scorso ha riproposto brutalmente il nodo delle
prospettive economiche della Svizzera. » innegabile che il rallentamento della
crescita socio-economica non riguarda la sola Svizzera, bensÏ l'intera area
OECD. » perÚ altrettanto vero che la Svizzera si sia concessa negli anni '90 il
lusso di convivere con il trend negativo che ha portato alla crescita zero,
senza introdurre correttivi concreti per frenarne gli effetti dannosi. Risalta
in particolare il ruolo avuto dalla Banca Nazionale, schierata con forza a
difesa della stabilitý monetaria, e pertanto sempre pronta a stringere il
rubinetto della crescita in coerenza con le proprie scelte. Abbiamo cosÏ avuto
il costante apprezzamento del franco svizzero e le difficoltý crescenti delle
industrie votate all'esportazione. Inoltre, il superfranco Ë stato come un
invito a nozze per le imprese impegnate ad espandersi nel mercato globale.
"Sovvenzionata" dall'inflessibilitý della Banca Nazionale, l'economia
svizzera Ë cresciuta con forza all'estero, soprattutto negli anni '90. Oltre
300 miliardi di franchi hanno preso cosÏ il volo verso altri lidi, creando un
effetto occupazionale valutato oggi in oltre 1, 7 milioni di persone. Le colpe,
ad ogni modo, non possono essere addossate unicamente alla politica di
stabilitý monetaria protrattasi troppo a lungo. Un'altra miscela esplosiva ha
influito negativamente sulla crisi del sistema economico svizzero: il combinato
tra incapacitý manageriali e arricchimenti indebiti. La gravitý di quest'ultimo
aspetto Ë provata anche dagli sforzi con cui i grandi gruppi stanno tentando -
senza badare a spese - di rifarsi un'immagine.
"Creare fiducia", suonava grosso modo cosÏ il motto
dell'ultimo Forum economico di Davos. Fiducia di cui le imprese hanno
sicuramente bisogno, visto che per troppo tempo i loro manager hanno pensato
soprattutto al proprio conto in banca e a quello degli azionisti. Tanto pi˜ il
concetto del "Corporate Citizenship" sviluppato negli ultimi anni
trova un terreno fruttuoso ad accoglierlo: le imprese - secondo tale concetto -
sono simili a cittadini che esercitano diritti e doveri societari, ai quali si
devono strettamente attenere nello sviluppo dei loro affari. Questa consonanza
o supposta identificazione con i cittadini ha portato i consulenti di alcune
multinazionali a rinunciare a giacca e cravatta per indossare jeans e T-Shirt,
oppure - come ha fatto la Siemens ñ alla costruzione di un campo per bambini
affidati ad istituti.
La NestlË ha lanciato sul proprio sito Internet un codice di
comportamento, che stabilisce le regole per l'arruolamento di un bambino come
consumatore e nel contempo ne condanna lo sfruttamento commerciale. Siamo di
fronte a tentativi finanche lodevoli per uscire dalla serie dei grandi scandali
degli ultimi anni. Il calcolo economico che tuttavia si nasconde dietro questa
nuova filosofia non Ë nemmeno tanto nascosto e il Forum di Davos ha confermato
quelle che erano supposizioni. Regalare computer alle universitý delle nazioni
povere puÚ rappresentare la mossa giusta per stabilire futuri rapporti
commerciali, mentre il mecenatismo culturale Ë una buona piattaforma per i
rapporti con una clientela importante. Societý come la Nike o la McDonald's
temono fortemente il boicottaggio dei consumatori e quindi si attrezzano per
prevenirlo.Insomma, l'appello ad una piena responsabilitý etica dell'impresa Ë
rimasto per ora tale. Siamo ancora in attesa che si scrivano le regole e si
definiscano gli standards etici che dovrebbero far decollare lo sviluppo
sostenibile. (Franco Narducci, Segretario generale del CGIE)
ASSICURARE ALLE DONNE E AGLI UOMINI PARITAí DI
ACCESSO ALLE CARICHE ELETTIVE
Il prossimo 6 marzo la Commissione Nazionale Paritý insieme al Comitato
promotore consegna alle parlamentari e ai parlamentari le firme raccolte a
sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per líapprovazione di
modifiche e integrazioni alle leggi elettorali atte ad assicurare alle donne e
agli uomini paritý di accesso alle cariche elettive. Líiniziativa popolare per
il riequilibrio della rappresentanza
ha raggiunto líobiettivo delle 50.000 firme.
Líappuntamento per gli Organismi di Paritý, per le donne dei partiti,
dei movimenti e delle associazioni, e quante si riconosceranno nellíiniziativa
Ë fissato alle ore 11.00 in Piazza Montecitorio. Alle ore 12.00, alla presenza
del Comitato promotore delle Commissioni Regionali Pari Opportunitý, delle
Associazioni che vi hanno aderito, si svolgerý la consegna simbolica delle
firme ai parlamentari.
Questo evento costituisce la principale iniziativa della Commissione
Nazionale Paritý in occasione della Giornata mondiale della donna.
COSTITUZIONE EUROPEA: EMENDAMENTI DI FINI
CONTRO LA PARITAí UOMO-DONNA
La Commissione nazionale per la Paritý della Presidenza del
Consiglio dei Ministri si scaglia contro il vicepremier Gianfranco Fini,
responsabile di aver cancellato negli emendamenti ai primi 16 articoli della
Costituzione europea, presentati in qualitý di rappresentante del governo
italiano alla Convenzione, ogni riferimento alla ìparitý tra uomini e donneî.
ìIl vicepremier ñ ha detto Marina Piazza, presidente della Commissione
nazionale Paritý della Presidenza del Consiglio dei Ministri ñ ha ritenuto
opportuno, non si capisce bene secondo quale logica e quale coerenza, eliminare
dallíart. 3 il riferimento alla ìparitý tra donne e uominiî. La costruzione di uníEuropa democratica
ñ aggiunge Piazza ñ non puÚ prescindere dallíuguaglianza tra donne e uomini.
Fini ha presentato 12 emendamenti ai primi 16 articoli della Costituzione europea. Allíart. 3 della bozza, il vicepremier propone infatti fra gli obiettivi dellíUe ìil perseguimento delle pari opportunitýî, al posto della promozione della ìparitý fra uomini e donneî prevista invece dal testo di Giscard díEstaing.
Preoccupata per la scomparsa al riferimento della paritý tra uomini e
donne anche Barbara Pollastrini, responsabile donne DS. ìEí grave che il
vicepresidente del Consiglio, líonorevole Fini, - dice la Pollastrini ñ vada in
Europa a proporre di cancellare dal testo della Convenzione europea il
principio di paritý fra i sessi, e addirittura ogni riferimento a essa.
Evidentemente questa Ë líidea che la destra ha delle donne e della loro
libertýî.
RAI INTERNATIONAL: DS, ìDA SCIOGLIERE ANCORA MOLTI
NODIî
ìEí anche grazie alla spinta propositiva dei Ds e alla costante denuncia
dei grandi limiti di RAI International, che Ë venuto fuori il progetto di riforma annunciato in
queste ore.î
Lo hanno affermato il Responsabile Nazionale dei DS per líInformazione,
Fabrizio Morri e il Responsabile Nazionale dei DS per gli Italiani allíEstero
Gianni Pittella, sul progetto di riforma di RAI International.
ìLa comunitý italiana nel mondo ha reiteratamente
contestato líangustia qualitativa e il deficit di copertura di grandi aree
geografiche di RAI International. Se la finalitý di fondo del nuovo progetto
incontra il nostro consenso rimangono numerose le questioni non chiare e i punti
di dissenso.î
ìInnanzitutto: perchÈ lasciare fuori dal progetto ñ continuano Morri e
Pittella - tutta la parte radio e internet? E che ruolo avranno gli attuali
partners arabi? E in che modo saranno coinvolti i nuovi partners pubblici e
privati in tutto il mondo?î
ìLíoperazione puÚ portare, come noi abbiamo chiesto, ad una maggiore
diffusione e ad una migliore qualitý della presenza RAI nel mondo, se questi nodi saranno
sciolti in modo limpido e non prevarranno logiche perverse che, purtroppo,
sembrano affacciarsi con la nomina di una stretta collaboratrice del Premier
nel Consiglio di Amministrazione.î
ZORATTO: BALDASSARRE REMA CONTRO LA SOLUZIONE DELLA
ìQUESTIONE RAI-CANADAî
ìEí veramente sconcertante ñ ha dichiarato Bruno Zoratto, Presidente
della Commissione Informazione e Comunicazione del CGIE ñ che il Presidente
della Rai Antonio Baldassarre continui a remare contro la soluzione pi˜ volte
sollecitata unanimemente dai Comites e dal CGIE, per definire una volta per
tutte la ìquestione Rai-Canadaî.
ìDal 14 novembre 2002 ñ continua Zoratto ñ la direzione di Rai
International, a seguito degli incontri avuti con i Comites e con il CGIE,
aveva predisposto una linea da adottare per risolvere líannoso problema e dare
cosÏ la possibilitý di fare arrivare i programmi dellíente pubblico Rai senza
tagli o censure osceneî.
ìEí scandaloso che il Presidente dellíente pubblico Rai non si renda
conto di danneggiare líazienda, avendo essa giý deliberato tutte le azioni
necessarie per risolvere il problema, che Ë stato oggetto di una petizione che
ha visto líadesione di quasi 40 mila sottoscrittori. Non Ë pensabile ñ ha
concluso Zoratto ñ dopo che líente pubblico Rai si era impegnato, rimangiare la
posizione che si era raggiunta con il confronto pacato e civile fra Rai,
Comites e Cgie. Come al solito il ìbaraccone Raiî non si smentisceî.
ìRAI-CANADAî: ORDINE DEL GIORNO DELLí INTERCOMITES
LíIntercomites del Canada, a nome dei Comites di Toronto, Montreal,
Vancouver, Ottawa e Edmonton,
PREMESSO
-
che il Canada Ë
líunico paese al mondo in cui non Ë possibile ricevere il canale Rai
International 24 ore;
-
che la Rai non
puÚ in nessun caso scendere a compromessi o prescindere da uníopera di difesa
dei diritti dei cittadini italiani e della dignitý del paese e che solo un
canale 24 ore esclusivamente a lei dedicato puÚ garantire alla comunitý
italiana in Canada la completezza e líequilibrio del servizio di informazione,
nonchÈ líeliminazione del senso di discriminazione percepito rispetto alla
situazione goduta da tutte le altre comunitý italiane nel mondo;
-
che gli
italiani hanno sempre chiesto di voler ricevere il canale cosÏ come gli
italiani nel resto del mondo lo ricevono, senza filtri, tagli e deturpazioni
nei programmi proposti;
-
che dal 14 di
novembre il consiglio di amministrazione della Rai ancora non Ë riuscito ad
approvare una delibera che dia il via libera alla richiesta di una licenza per
il canale internazionale allíorgano di controllo delle telecomunicazioni in
Canada (CRTC);
CONSIDERATO
-
che tutti gli
organismi istituzionali (CGIE, Comites, Intercomites) e la quasi totalitý
dellíassociazionismo organizzato hanno pi˜ volte chiesto che la Rai
International trasmetta integralmente i suoi programmi;
-
che la comunitý
italiana Ë fortemente convinta che chi si oppone od ostacola il canale 24 ore
della Rai danneggia seriamente gli italiani in Canada, la qualitý della loro
vita, líimmagine dellíItalia in questo Paese e la Rai stessa;
-
che la comunitý
italiana ha accolto positivamente e come fatto dovuto la decisione della Rai di
rescindere il contratto con Telelatino (emittente che ritrasmette solo alcune
ore del palinsesto di Rai International) visto che la fine del rapporto con il
canale locale Ë legalmente indispensabile per la presentazione della domanda di
Rai International come canale straniero indipendente;
-
che la comunitý
italiana Ë compatta e determinata nel voler il canale 24 ore di Rai
International anche se fosse necessario un periodo, si augura breve, di
black-out completo dei programmi della Rai in Canada;
FA PRESENTE
-
che garantire
la continuitý, annullando la decisione della rescissione del rapporto con
Telelatino, farebbe automaticamente respingere la domanda per un canale
indipendente. La CRTC, infatti, non accetterebbe una simile domanda da un
canale straniero che Ë contemporaneamente fornitore di programmi di un canale
canadese. Eí un dato di fatto la politica di chiusura dellíAutoritý canadese
verso canali che siano competitivi con realtý canadesi giý esistenti;
-
che per
proporre alla CRTC istanza di inserimento di Rai International nella lista dei
canali internazionali con licenza di diffondere il loro segnale in Canada Ë
imprescindibile il supporto di uno o pi˜ sponsor canadese. Ma una continuazione
del rapporto con Corus/TLN allontanerebbe i distributori che si volessero fare
garanti per la presentazione della domanda di Rai International;
CHIEDE
-
che venga
approvata immediatamente la delibera in questione, nei termini in cui Ë stata
presentata, in maniera tale che Rai International possa presentare domanda alla
CRTC come canale internazionale indipendente, con garanzia di successo;
-
che vengano
inserite clausole che garantiscano la continuitý del servizio Rai su Telalatino
e che si rispetti quindi la decisione presa precedentemente di rescissione del
contratto con scadenza 31 agosto 2003;
-
che non si dia
seguito allíaccordo con Corus per la Rai in Canada;
FA APPELLO
-
al sig.
Presidente della Repubblica, ai sigg. Presidenti di Senato e Camera dei
Deputati, al Ministro per gli Italiani nel Mondo, alla Commissione Parlamentare
di Vigilanza, ai Gruppi Parlamentari di Senato e Camera perchÈ intervengano sul
Consiglio di Amministrazione della Rai affinchÈ non si proceda ad assumere
decisioni che di fatto vanifichino la possibilitý di avere in Canada la
programmazione di Rai International;
INFORMA
-
che qualora non
si dovesse dare seguito a tali richieste, líattuale consiglio di
amministrazione della Rai sarý ritenuto responsabile dei danni che una tale
decisione arrecherý allíintera collettivitý italiana in Canada.
Vancouver, B.C., 24 febbraio 2003 ñ Il Presidente dellíIntercomites
Rocco Di Troilo.
RAI-CANADA ñ PITTELLA: BALDASSARRE CONTRO LA
RICHIESTA DEI CITTADINI ITALIANI IN CANADA
ìEí grave che il presidente della Rai Baldassarre non intende autorizzare Rai
International a chiedere la concessione della licenza di trasmissione diretta
in Canada, rispetto alla quale le autoritý di questo paese si sono giý espresse
a favoreî Lo afferma líon. Gianni Pittella, responsabile per gli Italiani
allíestero dei Ds. ìLa decisione del presidente della Tv di Stato - continua
Pittella - risulta del tutto
incomprensibile e senzíaltro lontana dagli orientamenti espressi in questo
senso dal Consiglio díamministrazione che invece sembrava positivamente
orientato ad autorizzare Rai International a risolvere finalmente il caso
Canada. Eí chiaro che Baldassarre ignora la lunga battaglia che la comunitý
italiana ha portato avanti in questo paese per avere trasmissioni in diretta ed
Ë soprattutto chiaro che le sue decisioni rispondono, sempre, a logiche
assolutamente distanti dai diritti dei cittadini, ai quali una televisione
pubblica dovrebbe, invece, in ogni momento fare riferimentoî. ìQuesta decisione
tradisce, di fatto, - per il dirigente diessino - le attese della numerosa
comunitý italiana in Canada e le richieste continue delle sue rappresentanze
istituzionali (Comites e Cgie), nonchÈ le promesse fatte pubblicamente dal
Ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia, in occasione della sua
visita in Canada, lo scorso 21 luglioî.
ìLa comunitý italiana in Canada ha diritto, invece, conclude líon.
Pittella, a veder risolta la
propria situazione e a godere di un giusto diritto díinformazione, come tutto
il resto dei cittadini del nostro paeseî.
RAI ñ MORRI: DA BALDASSARRE E ALBERTONI ATTO OFFENSIVO
VERSO PRESIDENTI CAMERE"
ìSe fossero confermate le illazioni secondo le quali il duo
Baldassarre-Albertoni anzichÈ prendere atto della sfiducia ormai generale da
cui sono circondati e quindi piuttosto che limitarsi ad un gesto di
responsabile dimissioni, senza se e senza ma, avrebbero addirittura posto delle
condizioni ai Presidenti delle Camere, saremmo di fronte ad un atto inaudito di
arroganza offensiva verso la seconda e la terza carica dello Stato e al
Parlamentoî.
Lo afferma il responsabile Informazione dei Ds, Fabrizio Morri.
ìSe a questo aggiungiamo le notizie sui vertici di governo che si
tengono in residenze private del Presidente del Consiglio, si ha bene líidea di
cosa sia il conflitto di interessi e líossessivo desiderio di controllare i
media e líinformazioneî.
NOVITAí PER I TOSCANI ALLíESTERO: IL CONSIGLIO
REGIONALE MODIFICA IL PIANO PLURIENNALE PER GLI INTERVENTI 2001-2005
Pi˜ respiro per gli interventi a favore dei toscani allíestero. Lo
stabilisce una delibera approvata dal Consiglio regionale, che prevede lo
slittamento di alcune date di scadenza (di fatto rinviate al programma
finanziario annuale) per la presentazione delle domande previste dal piano
pluriennale 2001-2005 e soprattutto una diversa percentuale di ripartizione delle
varie misure.
Il piano prevede: per le iniziative a favore dei giovani residenti
allíestero un incremento dal 40 al 70 per cento; per il sostegno al
funzionamento di Coordinamenti e Associazioni dallí11 fino al 32 per cento; per
gli interventi sociali dal 5 fino al 25 per cento; per la promozione della
cultura, ricerca e documentazione dallí1 fino al 22 per cento. A fianco di tale
ripartizione, rimane un fondo di riserva attestato al 2 per cento.
Lucia Franchini (La Margherita), presentando il provvedimento, si Ë
soffermata sulla flessibilitý dei finanziamenti da destinare alle diverse
misure previste dal piano e sul sostegno ai cittadini disagiati, in particolare
in Argentina. Da qui líimportanza di eliminare le soglie fisse, per poter
rispondere con pi˜ elasticitý alle esigenze dei toscani allíestero. La
Franchini ha inoltre ricordato che, in sede di commissioni congiunte, Cultura e
Attivitý produttive, la Giunta Ë stata impegnata a riferire, ogni anno,
sullíattuazione del piano.
Roberto Caverni (Forza Italia), sottolineando che il piano per i toscani
allíestero Ë stato nelle finalitý sempre condiviso da tutti, si Ë soffermato
sulla struttura complessa dellíorganizzazione e sulla necessitý di avere una
relazione completa sugli interventi, cosÏ da valutare costi e benefici.
Líassessore Mariella Zoppi si Ë impegnata a mandare una relazione
circostanziata, di vero monitoraggio di ciÚ che Ë stato fatto, ed ha comunque
assicurato che. ìcon i pochi soldi a disposizione, in tutto 750 mila euro
líanno, la Regione Toscana riesce a fare grandi coseî. Tra queste il congresso
nazionale dei giovani, giunto alla seconda edizione, in programma per il 24 e
25 aprile prossimi.
Il dibattito si Ë quindi chiuso registrando il voto favorevole dei
gruppi di maggioranza e líAstensione tecnica del centro-destra, ìin attesa di
saperne di pi˜î.
SUCCESSO DELLE INIZIATIVE ìSOS ARGENTINAî PROMOSSE
DAI GIOVANI DELLíABM
Pienamente riuscite le due serate, promosse dalla Sezione Giovani
dellíAssociazione Bellunesi nel Mondo, la prima a Longarone, la seconda a
S.Giustina, a sostegno dellíiniziativa della Regione Veneto ìSOS Argentinaî. La
partecipazione del pubblico, che ha visto líesibizione del gruppo teatrale ìLa
fontana contaî di Vallesella di Cadore, con lo spettacolo ìSane, sane, vado in
Americaî, Ë stata veramente buona, accompagnata anche dalla presenza delle
autoritý locali. LíABM ha ringraziato quanti hanno collaborato alle
manifestazioni, in particolare le Amministrazioni comunali di Longarone e di
S.Giustina, le locali ìFamiglieî di ex emigranti e la Zanussi Elettromeccanica
di Mel che vi ha generosamente contribuito. Lo stesso ringraziamento va alla
compagnia teatrale che ha rinunciato al suo cachet, devolvendolo alla
sottoscrizione.
IMMIGRAZIONE IN ITALIA: IMPARARE DALLA SVIZZERA?
Da qualche mese nelle librerie sta avendo un grande
successo il libro di recente pubblicazione del giornalista e scrittore Gian
Antonio Stella ìLíorda. Quando gli albanesi eravamo noiî. Un
successo dovuto anche grazie alle polemiche che il libro ha suscitato
nellíopinione pubblica italiana ed ancor di pi˜ tra le comunitý italiane
allíestero, avendo riportato alla memoria le tristi vicende vissute da tanti
emigrati italiani dalla seconda metý dellíottocento sino ai tempi pi˜ recenti,
nelle quali líautore ha individuato un parallelismo con quelle vissute da molti
degli attuali immigrati in Italia. Il saggio di Gian Antonio Stella, peraltro,
sta avendo successo e provocando polemiche soprattutto in Svizzera.
Innanzitutto perchÈ un capitolo del libro Ë dedicato proprio alle iniziative
antistranieri, ai vari episodi di xenofobia ed ai tanti soprusi subiti in
Svizzera dagli emigrati italiani. In secondo luogo perchÈ nella Confederazione
vivono tuttora molti emigrati italiani anziani di prima generazione ed altri,
pi˜ giovani, di seconda generazione che quelle iniziative referendarie, quegli
episodi e quei soprusi li hanno vissuti, purtroppo, sulla propria pelle e li
hanno ancora impressi indelebilmente nella memoria. Un interesse nei confronti
del libro, da parte della comunitý italiana in Svizzera, testimoniato anche
dalla grande partecipazione di pubblico che cíË stata recentemente ad un
dibattito tenutosi alla Casa díItalia di Zurigo sul tema ìEmigrazione italiana,
generazioni a confrontoî con líautore del libro, lo storico Luciano Trincia ed
il poeta e scrittore Leonardo Zanier. Dal dibattito sono emerse tra il
pubblico, anche in questa occasione, differenti posizioni come, díaltra parte,
avviene pure in Italia ogni qualvolta si affronta líargomento immigrazione e da
parte di qualcuno si cerca di far ricordare la storia dellíemigrazione
italiana. Alcuni respingono veementemente líaccostamento tra líemigrazione
italiana di un tempo e quella attuale che vi Ë in Italia. Altri che
riconoscono, sia pure tra qualche pudico distinguo, il parallelismo tra la
nostra storia e quella dellíimmigrazione in Italia. Altri ancora che, sia pure
largamente minoritari, si schierano invece apertamente a favore degli
immigrati.
Da parte mia credo che il libro di Gian Antonio Stella abbia,
comunque, il grande merito di aver ricordato una parte importante della storia,
neppure troppo lontana, dellíItalia e degli italiani e, sicuramente, non troppo
piacevole. Anche se il paragone con ìgli albanesiî puÚ sembrare eccessivo (ma Ë
evidente la voluta provocazione dellíautore del libro), specie agli occhi di
chi non ha mai conosciuto líemigrazione, ritengo che il libro dovrebbe essere
letto e dibattuto in tutte le scuole italiane affinchÈ i giovani recuperino una
memoria storica del passato dei propri antenati e possano vedere con occhi
diversi e meno prevenuti gli immigrati in Italia. Se, poi, il problema Ë
aggravato dallíimmigrazione selvaggia, la colpa Ë essenzialmente delle
istituzione e non certamente degli immigrati ed a questo proposito deve far
riflettere seriamente quanto affermato, alcuni giorni orsono, da una emigrata
italiana in Svizzera in una intervista alla Radio della Svizzera Italiana nella
quale, commentando la situazione, a suo dire caotica, dellíimmigrazione in
Italia, ha sollecitato lo Stato italiano ad imparare dalla Svizzera in materia
di immigrazione!
Dino Nardi
LA FILEF DI REGGIO EMILIA RICORDA I
NOMADI VITTIME DEL NAZISMO
La FILEF di Reggio Emilia, insieme ai campi Nomadi,
líassociazione sportiva ìRangers 2000î (nomadi), la Coop. El Karama, il Centro
Culturale Internazionale di Bagnolo, líOpera Nomadi di Mantova, líArci di
Reggio e varie associazioni di immigrati e con il patrocinio del Comune di
Bagnolo in Piano, ha ricordato, nella ìGiornata della memoriaî, líolocausto dimenticato
di 800.000 zingari trucidati nei campi di sterminio nazisti.
La manifestazione che si Ë svolta a Bagnolo in Piano dal 25
gennaio al 2 febbraio 2003, ha registrato la partecipazione oltre che delle
diverse associazioni, anche quella delle locali scuole elementari e medie, che
hanno potuto visitare le mostre fotografiche, allestite nella biblioteca
comunale e nellíatrio della palestra comunale, inaugurate il 25 gennaio alla
presenza delle autoritý locali e provinciali. Le scolaresche hanno potuto anche
prendere visione del paragrafo della sentenza al processo di Norimberga che
ordinava la fucilazione degli zingari. Il paragrafo dice testualmente:
ìI gruppi díassalto ricevettero líordine di fucilare gli
zingari. Non fu fornita nessuna spiegazione circa il motivo per cui questo
popolo inoffensivo, che nel corso dei secoli ha donato al mondo, con musica e
canti, tutta la sua ricchezza, doveva essere braccato come un animale
selvaggio. Pittoreschi negli abiti e nelle usanze, essi hanno dato svago e divertimento
alla societý, líhanno talvolta stancata con la loro indolenza. Ma nessuno mai
li ha condannati come una minaccia mortale per la societý organizzata, nessuno
tranne il nazionalsocialismo, che per bocca di Hitler, di Himmler, di Heydrich,
ordinÚ la loro eliminazioneî.
CíË poi stato un torneo di calcetto che si Ë svolto alla
presenza di oltre 300 spettatori, quasi tutti nomadi, e ha visto la presenza di
otto squadre di calcio amatoriale (Acquedotto, Barco, Codemondo, Gavassa,
Masone, Massenzatico, Modena, Roncocesi) e altre squadre di ragazzi provenienti
dai campi nomadi di Reggio Emilia, Modena e Mantova che fino a notte inoltrata
hanno dato vita ad una magnifica esibizione di sport e solidarietý.
Prima e durante il torneo di calcetto ci sono state anche
varie esibizioni musicali.
(Dante Bigliardi, Presidente Filef Reggio Emilia)
JELSI 2005: Eí PARTITA A MONTREAL LA PREPARAZIONE DEL
BICENTENARIO
La comunitý jelsese di Montreal, indirettamente, quella molisana, hanno
vissuto intense giornate di lavoro e di relazione. Alla presenza di una folta
delegazione giunta dallíItalia e dagli Usa, nella giornata di sabato 22
febbraio, si Ë svolto un lungo incontro di preparazione di un significativo
evento, il secondo centenario della festa di S.Anna, che nel 2005 consentirý di
ricomporre a Jelsi tutti i tasselli di una comunitý ramificata nei quattro
continenti. La festa di S.Anna, nata per devozione alla Santa che nel 1805
aveva protetto Jelsi da un devastante terremoto, Ë una delle pi˜ tipiche tra
quelle che si svolgono nel Mezzogiorno díItalia. Consiste in una sfilata di
carri (traglie) addobbati con coreografie di spighe intrecciate della pi˜
diversa ispirazione. La ricorrenza di S.Anna Ë diventata anche un forte simbolo
di identitý degli Jelsesi nel mondo, tanto Ë vero che, pure in forme pi˜
semplici, si replica a South Norwalk (Connecticut), Montreal, Buenos Aires,
Venezuela. In particolare, da oltre ventíanni, a Montreal sfilano una
quindicina di carri addobbati con grano lavorato. Allíincontro di sabato ha partecipato
una delegazione proveniente da Jelsi, capeggiata dal sindaco Mario Ferocino e
composta dagli assessori Sergio Marinaro e Salvatore Valiante, da Antonio
Maiorano, Antonio Fonte e da Giovanni Fratino, del Comitato Festa S.Anna. Erano
presenti, altresÏ, Michele Petraroia, segretario della CGIL del Molise e
componente della Consulta Regionale dellíEmigrazione e Norberto Lombardi,
coordinatore del Forum per gli Italiani nel mondo, entrambi di origine Jelsese.
A conclusione della lunga riunione si Ë deciso di costituire il Comitato
Mondiale Jelsi 2005, aperto a tutte le realtý jelsesi del mondo, di avviare un
progetto di comunicazione in internet (www.jelsi.com),
di sviluppare gli scambi tra giovani di origine, di realizzare una ricerca
sullíemigrazione jelsese dalla fine dellíOttocento a oggi e di impostare il
complesso lavoro di accoglienza. Domenica 23 febbraio, questi impegni sono
stati comunicati alla comunitý jelsese nel corso di un affollato incontro
coordinato da Gennaro Panzera e dal comitato 2005. Oltre agli interventi degli
ospiti italiani, la serata ha conosciuto anche líesibizione de ìLe perle del
Moliseî che hanno presentato danze tradizionali e del gruppo Canoro Jelsese,
che ha riproposto, sotto la direzione di Tony Cianciullo, canti tradizionali e
nuovi. La serata Ë stata chiusa dal baritono Donato Di Gioia, anche lui di
origine jelsese, impegnato nei giorni 25 e 26 in due concerti presso il teatro
del Centro ìLeonardo da Vinciî. MartedÏ 25, lo stesso Donato Di Gioia, in
compagnia del mezzosoprano montrealese Mariateresa Magisano, di origine
italiana, ha dato un concerto di musica lirica e di canzoni napoletane nel
teatro del Centro culturale ìLeonardo da Vinciî a Saint-LÈonard. Nel corso
della serata, il direttore del centro, Pasquale Iacobacci, ha voluto che i
componenti della delegazione italiana apponessero pubblicamente la loro firma
sullíalbo díoro dellíistituzione culturale. Il concerto ha avuto una replica
mercoledÏ 26 in presenza di un pubblico numeroso ed entusiasta.
Tassinaro, vigile urbano, cocchiere, medico della mutua, presidente di
una squadra di calcio, sceicco, mercante díarmi, e poi ancora radio, rivista,
avanspettacolo, teatro e cinema.
A 82 anni Ë scomparsa la maschera comica che oltre a divertire ha
incarnato ed ha fatto riflettere intere generazioni di italiani.
Una uscita di scena inconsueta per lui, che ìcaciaroneî nella finzione,
se ne Ë andato in punta di piedi dalla vita, con una sobrietý ed una discrezione
come mai aveva mostrato sotto i riflettori.
Díaltro canto si diceva che fosse un avaro mentre in realtý era solo
parco, visto che spendeva fortune per opere di caritý.
Come Ë vero che non si finisce mai di conoscere le persone! E questo Ë
particolarmente vero nel caso di Albertone che ha incarnato tanti personaggi e
cosÏ veri di questo nostro strano Paese, che anche chi non lo ha mai conosciuto
di persona lo riteneva un amico, un vecchio conoscente, un compagno di strada.
Anche per questo nella sua morte non cíË il senso del distacco e della
solitudine, perchÈ i personaggi a cui ha dato vita, continueranno a vivere in
mezzo a noi e a ricordarci costantemente questo grande uomo e questo
grandissimo attore. (C.M.)
GUERRA IRAQ: INCONTRI A BERLINO DI FASSINO CON SCHROEDER E A ROMA DI
DíALEMA E RUTELLI CON BLAIR
FASSINO-SCHROEDER:
PIENA IDENTITAí DI VEDUTE
"Una completa convergenza", "una perfetta
identitý di vedute". Il segretario dei Ds Piero Fassino incontrando il
cancelliere della repubblica tedesca Gerard Schroeder nella sede dell'Spd
(venerdÏ 21 febbraio, ndr) ha pi˜ volte rimarcato la sostanziale intesa che
unisce i due partiti nell'impegno di scongiurare il rischio di una guerra in
Iraq. Settanta minuti passati insieme, con una colazione di lavoro allestita
nello studio al partito del capo del governo tedesco, hanno confermato
"l'ottimo clima" che intercorre tra i Ds e l'Spd.
"Il senso di questa nostra offensiva diplomatica - ha spiegato Fassino al
termine dell'incontro - Ë che consideriamo che la guerra non sia inevitabile e
che dopo le decisioni del consiglio europeo e del dibattito al consiglio di
sicurezza dell'Onu gli spazi per una soluzione politica si siano allargati ed Ë
possibile scongiurare una guerra che sarebbe catastrofica raggiungendo una
soluzione pacifica della crisi e disarmando pacificamente Saddam Hussein".
Per Fassino e Schroeder occorre seguire questa strada ma occorre "farlo
con molta determinazione". Non a caso Fassino ha sottolineato come anche il
cancelliere tedesco sia convinto che vi siano "spazi maggiori" per
una soluzione pacifica convinto anche della determinazione francese a seguire
questa strada.
Nella serata di ieri, 20 febbraio, Fassino era stato a Parigi dove tra gli
altri ha incontrato il segretario generale del partito francese Francois
Hollande. In tutti i partiti socialisti europei c'Ë la consapevolezza
dell'importanza del "ruolo che l'Europa puÚ giocare. Per questo Spd e Ds
hanno deciso di continuare "a consultarsi per convenire ad azioni comuni in
tutte le sedi dove Ë possibile ed impegnarsi a lavorare nei rispettivi paesi
per scongiurare la guerra. Un impegno che deve dar corso alla decisione comune
sull'Iraq con il quale si Ë chiuso un mese il consiglio generale del Partito
socialista europeo.
Nel frattempo, a Roma, venerdÏ 21 febbraio, presso la residenza
dellíAmbasciatore inglese, Massimo DíAlema, insieme a Francesco Rutelli, si Ë
incontrato con il premier britannico Tony Blair, che sabato vedrý il Papa. ''A
Blair abbiamo chiesto un impegno per una soluzione pacifica'', dice Massimo
D'Alema, dopo il colloquio di circa mezz'ora con il leader britannico.
''E' stata una discussione interessante - riferisce D'Alema - e l'occasione per
incontrare di nuovo un amico. Naturalmente le posizioni nostre sono note:
abbiamo insistito perchË si faccia ogni sforzo per una soluzione pacifica di
questa crisi. Questa È stata la prima questione sulla quale abbiamo insistito,
chiedendo un suo personale impegno in questa direzione''. ''La seconda
questione - aggiunge D'Alema - È che abbiamo apprezzato l'impegno di Blair per
la ricerca di una soluzione alla tragedia del Medio Oriente. Tutti consideriamo
la pace in Medio Oriente come una grande prioritý''.
SONDAGGI ABACUS: LíOTTANTA PER CENTO DEGLI
ITALIANI Eí CONTRO LA GUERRA
Líottanta per cento degli italiani resta contro la guerra. Tutti i
sondaggi lo confermano. Nel caso di un attacco allíIraq deciso dallíOnu questa
percentuale non scenderebbe di molto, attestandosi attorno al 70%. Insomma gli
italiani erano e rimangono ìpacifistiî anche dopo il compromesso europeo che ha
allentato la tensione con gli Usa. Dentro questo rifiuto della guerra svolgono
un ruolo di primissimo piano i cattolici: le parole, forti e solenni, del Papa
hanno fatto breccia anche tra i non credenti e il fronte del no alla guerra si
Ë connotato di una dimensione ricca di ideali e valori, pi˜ che di politica o
di schieramenti. Eí questa líanalisi che Nando Pagnoncelli, direttore generale
di Abacus, líautorevole societý di ricerche di mercato e sondaggi díopinione
fondata nel 1978, svolge sul rapporto tra gli italiani e Desert Storm 2.
Daniele Vaninetti dellíEco di Bergamo lo ha intervistato.
La crisi irachena dura da novembre. Negli ultimi giorni,
sul fronte dei difficili rapporti Europa-Usa, alcune cose sono cambiate. Gli
italiani restano, comunque, contrari alla guerra?
ìSÏ, tutti i sondaggi sono concordi nellíevidenziare una larga
maggioranza di italiani contrari allíintervento in Iraq. Siamo tra il 70 e
lí80% della popolazione. Le posizioni non cambiano anche nel caso di una guerra
dichiarata in sede Onuî.
Come leggete questo dato?
ìIn realtý non siamo di fronte a una presa di posizione
sorprendente. Gli italiani sono sempre stati molto pacifisti, per diversi
motivi. Uno di questi Ë che la Seconda guerra mondiale ha lasciato una ferita
profonda nel nostro Paese. Eí scattata una sorta di rimozione del concetto di
guerra come evento positivo, ammesso che lo possa essere. E cosÏ prevalgono
sempre gli atteggiamenti contrari agli interventi armati. Questo Ë líaspetto
storico-culturale del problema, cosÏ comíË vissuto in Italia anche nel suo
legame con il periodo del ventennio fascista. In Francia non Ë cosÏ perchÈ lý
ci sono state anche delle guerre di liberazione. In altre nazioni, invece, lo
scontro armato puÚ far parte addirittura del dna di un popoloî.
CíË altro vero?
ìCerto. Eí líaspetto legato ad una forte presenza di un
pacifismo cattolico nel nostro paese. Tradizionalmente si pensa che il
pacifismo sia di sinistra, mentre líinterventismo sarebbe di destra. Questa
semplificazione, a mio parere, non Ë del tutto accettabile. E cosÏ ci dobbiamo
confrontare con questa componente, larghissima, di pacifismo cattolico. Nel
momento in cui ci si confronta tra il bene e il male, tra la guerra e la pace,
questíultima prevale sempre. Allíestero, magari, qualcuno lo vede come un
atteggiamento di paviditý o di scarso coraggio della politica estera italiana.
Io non la penso cosÏ. Io credo che da noi il cattolicesimo abbia radici davvero
profonde, per cui prima di attaccare qualcuno ci si pensa parecchio. E aggiungo
che in questa circostanza di una forte affermazione della scelta di pace cíË
stato, a pesare moltissimo, líintervento del Papa che ha convinto anche i pi˜
scettici e fatto breccia anche tra i non credentiî.
Quale ruolo gioca la paura in questo rifiuto cosÏ largo della guerra?
ìMolto, anche se poi viene razionalizzata. In ogni caso, il
timore di possibili attentati di ritorsione pesa moltissimo. Detto questo, mi
pare difficile isolare líaspetto della paura da quello, pi˜ complessivo, di una
radicale contrarietý agli interventi armati in altri Paesiî.
Il rifiuto allíattacco allíIraq come si articola dentro le
varie fasce dellíopinione pubblica italiana?
ìLo dicevo prima, assistiamo al condensarsi di un pacifismo
piuttosto allargato a matrice cattolica e un poí poco propenso a compromessi.
La mia sensazione Ë che líopinione pubblica non stia tanto a distinguere tra
diritto di sorvolo e permesso di utilizzo delle basi Usa. Non si sottilizza
molto su questi aspetti del problema. Si pone, invece, il dilemma: guerra sÏ,
guerra no. Questa semplificazione ha poche opzioni, per cui si tende in qualche
modo a schierarsi, Ë un processo tipicamente contemporaneo. In Italia io penso
che oggi sia pi˜ premiante una posizione di pace, ìsenza se e senza maî, come
qualcuno dice, piuttosto che una ricerca machiavellica di soluzioni che la
gente fa fatica a capireî.
Lei ha giý risposto, in parte, a questa domanda, ma se
fosse líOnu a condurre la guerra, come cambierebbero le posizioni degli
italiani?
ìSi ridurrebbe un pochino la quota di chi Ë contrario, una
decina di punti percentuali. Faccio riferimento ai nostri sondaggi ma anche a
quelli pubblicati da Mannhaimer, Eurisko, Doxa. Dopo la manifestazione di
sabato scorso e dopo le prese di posizione, cosÏ esplicite, del Papa il no alla
guerra resta maggioritario nel Paeseî.
E questo pone il problema di quanto líopinione pubblica
possa e debba influenzare le decisioni politicheÖ
ìEí una questione problematica. Ci sono alcune scelte
politiche che debbono tener conto della sensibilitý diffusa della popolazione.
Eí vero, allíinverso, che sulla base di questa sola sensibilitý non avremmo mai
fatto líeuro o líunificazione delle due Germanie. Ma la delicatezza del tema della guerra dovrebbe indurre
le istituzioni ad ascoltare la gente, anche se non sono convinto che sia sempre
giusto farlo. La politica deve fare la politicaî.
Come stanno reagendo gli italiani allí ëoverdoseí di
notizie sul conflitto prima che sia scoppiato?
ìDa un sondaggio Abacus di poche settimane fa Ë risultato
che i lettori dei giornali vogliono uníampia e alta informazione sulle vicende
della guerra. Si cerca di capire, si vuole evitare di essere colti in
contropiede, si pongono a confronto le posizioni. Preciso perÚ che i giornali
sono letti da una minoranza della popolazione, la pi˜ acculturata e desiderosa
di approfondire i problemiî.
Quale confronto si puÚ fare tra un cosÏ largo rifiuto
della guerra allíIraq e il ìsÏî italiano allíintervento in Kosovo? Si Ë aperta
una polemica politica su questoÖ
ìAnche allora non ci fu un larghissimo appoggio
allíintervento armato, ma cíË stato un elemento che ha in qualche modo giocato
da fattore di compensazione: la ìMissione Arcobalenoî. Io ricordo che questa
missione veniva vissuta come un fatto che qualificava la presenza italiana nei
Balcani. Si ragionava su questo: come italiani non possiamo sottrarci agli
obblighi internazionali che derivano dalle nostre storiche alleanze, perÚ noi,
come popolazione, ci siamo distinti per esportare la nostra storia e i nostri
valori umanitari in una terra martoriata. Questo rendeva ìaccettabileî la
partecipazioneî.
(Daniele Vaninetti ñ LíEco di Bergamo, 22 febbraio 2003)
IRAQ: TRENI USA, RETE LILLIPUT CONDIVIDE AZIONI
PACIFICHE
La Rete Lilliput ''condivide ed appoggia gli attuali tentativi in corso
da parte del movimento per la pace tesi ad ostacolare e bloccare il transito di
treni armati sul territorio italiano e invita tutti i lillipuziani disponibili
ad attivarsi e a partecipare, secondo le modalitý integralmente nonviolente
utilizzate dalla Rete''. E' quanto si legge in un comunicato diffuso
dall'organizzazione che fa parte del Social forum.
Per Massimiliano Pilati, referente del gruppo nonviolenza e conflitti
della Rete Lilliput, Ë ''importante affermare che la disobbedienza civile Ë
nonviolenza''. ''La nonviolenza, per teoria e per storia, include da sempre la
disobbedienza civile tra le sue pratiche legittime. Ovviamente, secondo la
legge di progressione gandhiana, non Ë da attivarsi come primo passo, infatti
le lillipuziane e i lillipuziani continuano e continueranno nella loro
quotidiana attivitý ad impegnarsi nelle 'normali' campagne e iniziative di
opposizione alla guerra: dalla Campagna Bandiere della pace che tanto ha
significato nello spostare l'opinione pubblica su posizioni nettamente
pacifiste alla campagna Stop Esso War per denunciare il nesso tra guerra e
petrolio, per arrivare alla campagna Scelgo la nonviolenza, alle biciclettate
nonviolente e alle ore di silenzio contro la guerra''.
ìNON VOGLIAMO GUERRE ñ NON VOGLIAMO
QUESTA GUERRAî
APPELLO AL PAPA
IN FAVORE DELLíOBIEZIONE DI COSCIENZA AD UNA GUERRA ALLíIRAQ
La petizione, che ha raggiunto oltre 1500 firme, Ë on line allíindirizzo
www.peacelink.it/appellopapa
.
Eí possibile firmare e stampare un volantino col testo
dellíappello, per poterlo spedire direttamente al Papa. Se condividete
líiniziativa, firmate e invitate la gente a farlo. Fotocopiate il testo
dellíappello, distribuitelo a quanti pi˜ potete.
Mandate il testo ai giornali locali, fatelo girare nelle
liste in rete, chi lo puÚ tradurre in altre lingue lo mandi anche fuori
díItalia ... insomma inondate la terra di pace.
Questo Ë il testo dellíappello:
ìAl Papa Giovanni Paolo II
siamo la voce di un popolo: tra noi vi sono cattolici che La
riconoscono pastore e autoritý della Chiesa; vi sono cristiani di diverse
confessioni, fedeli di altre religioni e non credenti, che Líascoltano e La
rispettano come autorevole capo spirituale e morale.
Siamo in tanti: uomini e donne diversi per credo
religioso e politico, per provenienza e cultura, per condizioni e scelte di
vita. Ci lega un filo: non vogliamo guerre, non vogliamo questa guerra.
Temiamo che gli organi istituzionali e le diplomazie,
molti Capi di Stato e politici, non abbiano la volontý o la forza per evitare
un altro massacro.
Ci rivolgiamo a Lei perchÈ chieda solennemente, ancora
una volta, a governanti e governati di non fare questa guerra. Vorremmo che si
levasse la Sua voce autorevole per invitare ogni uomo e donna di buona volontý
a porre ad essa obiezione di coscienza. Che i parlamentari non la deliberino,
che i militari non la combattano, che ogni persona, secondo le sue possibilitý,
percorra attivamente la strada dellíobiezione e della non collaborazione.
Le chiediamo uníaffermazione semplice e univoca, che non
lasci scappatoie per gli incisi e i distinguo.
Ci sentiamo accanto al popolo iracheno, che da una guerra
vedrebbe solo accresciute le proprie sofferenze. Ci sentiamo accanto alle
vittime di ogni guerra, di ogni terrorismo e a tutti i crocefissi della storia.
Santitý, confidiamo in Lei perchÈ si faccia voce di
questo popolo. Grazie per quanto ha fatto e farýî.
IL PRESIDENTE DELLA REGIONE TOSCANA: îADERIROí AL
DIGIUNO PROMOSSO DAL PONTEFICEî ñ IL GRAZIE DEL CARDINALE SODANO
ìNel ringraziarla per il premuroso pensiero e per líadesione allíopera
pacificatrice del Sommo Pontefice, auspico per Lei, per i Collaboratori e per
quanto Ella rappresenta copiosi doni di prosperitý e di concorde progresso, per
un servizio sempre pi˜ generoso e proficuo al bene comuneî.
Sono le parole del Cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato del
Vaticano, che ha risposto alla lettera del presidente Martini di adesione al
digiuno promosso dal Pontefice, esprimendogli apprezzamento per essersi fatto
ìinterprete dei sentimenti degli abitanti di codesta Regioneî e per aver
manifestato ìstima e riconoscenza per gli interventi del Santo Padre in favore
della pace nellíattuale situazione internazionaleî.
Nei giorni scorsi il presidente Martini ha anche annunciato che aderirý
al digiuno promosso dal Pontefice per il 5 marzo prossimo.
GUERRA IRAQ ñ DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL COMITATO
DIRETTIVO DELLA CGIL DEL 24.02.03
Milioni di donne, di uomini, di ragazzi hanno manifestato il 15 febbraio
in tutto il mondo per dire no alla guerra, sbagliata ed illegittima anche sulla
base della Carta dell'ONU, gravida di conseguenze terribili per le persone, per
il Medio Oriente, per il ciclo economico, per l'assetto futuro del mondo.
La CGIL ha portato in quella manifestazione líesperienza di questíanno
di mobilitazione a difesa dei diritti, di uno sviluppo di qualitý, contro la
precarietý sociale e del lavoro, perchË c'Ë un nesso inscindibile che lega la
costruzione del processo di pace e líestensione ed il consolidamento dei
diritti in Italia, in Europa e nel mondo.
Il terrorismo, che non ha mai ragione, va sconfitto e non esistono dubbi
sul carattere dittatoriale del governo di Saddam. Ma la guerra non Ë nÈ
strumento per risolvere le controversie internazionali nÈ strumento efficace
contro il terrorismo, come dimostra líesperienza dellíAfghanistan. Il
terrorismo al contrario va contrastato togliendo líacqua che lo alimenta:
líingiustizia e la disuguaglianza cosÏ acuta tra Nord e Sud del mondo.
Il governo italiano, a dispetto del movimento crescente di opinione
contro la guerra, consolida ogni giorno la subordinazione nei confronti delle
scelte dellíamministrazione
Bush e assume comportamenti e scelte, quali la messa a disposizione
delle infrastrutture civili per il trasporto di materiale bellico, che
anticipano anzichË contrastare, scenari di guerra.
Ma la manifestazione del 15 febbraio ha lasciato il segno: ha segnato la
politica italiana, ha segnato i comportamenti delle forze politiche e delle
persone, ha influenzato le stesse decisioni del Parlamento Europeo ed ha aperto
contraddizioni anche nelle forze schierate dalla prima ora; a favore della
guerra in Iraq.
Dobbiamo continuare in questa direzione, mettendo in campo e proponendo
la continuazione della mobilitazione con líobiettivo di estendere una opinione
netta, determinata e argomentata contro la guerra "senza se e senza
ma", per la pace.
La CGIL sceglie la non violenza e la legalitý democratica e costituzionale
come modalitý di espressione della propria cultura di pace e scommette sulla
possibilitý che líallargamento dellíopinione contraria alla guerra sia la via
attraverso cui fermare la guerra. Questo Ë il nostro obiettivo di oggi, su
questo dobbiamo investire tutte le nostre energie, attraverso assemblee nei
luoghi di lavoro, nelle scuole e in tutti i luoghi di aggregazione sociale e
attraverso manifestazioni a livello decentrato. In questo senso impegniamo le
nostre strutture a proporre a livello locale a tutti i soggetti che hanno
costruito il 15 febbraio fiaccolate in tutte le cittý italiane il 5 marzo, in
concomitanza con la giornata di digiuno promossa dalla Chiesa per la pace.
LíItalia del Nord in questi giorni sarý attraversata da 26 treni che
trasportano armi e supporti logistici per la guerra in Iraq.
La CGIL ha giý espresso la sua contrarietý all'utilizzo delle strutture
e delle infrastrutture pubbliche per il sostegno alla guerra e ha chiesto al
Governo un incontro di chiarimento.
Infatti si tratta di una scelta, in ogni caso sbagliata, che Ë avvenuta
al di fuori del Parlamento. » una scelta che mette a rischio la sicurezza dei
cittadini, tenuti scientificamente allíoscuro. » una scelta che chiede ai
ferrovieri di trasportare armi, anzichË merci o persone emette a rischio la
loro stessa sicurezza.
La Filt, insieme alle altre organizzazioni sindacali di categoria, ha
richiesto giý nei giorni scorsi e prima della partenza dei convogli, un
incontro con il governo senza esito, in cui portare le argomentazioni
squisitamente sindacali e non individuali o di coscienza, che sostengono la
contrarietý: del sindacato a quelle scelte. Condividiamo e sosteniamo le
argomentazioni e le proposte di sciopero dei lavoratori portuali che la Filt ha
pronunciato in queste ore.
Il Comitato Direttivo della CGIL impegna la Segreteria a lavorare perchË
líesecutivo della CES del 6/7 marzo, trasformi le giornate di mobilitazione
europea previste per il 21 marzo a sostegno del modello sociale europeo in una
mobilitazione contro la guerra, per la pace.
La manifestazione del 15 marzo prevista a Milano per i diritti, aperta a
chi ne condivide le ragioni, in questo quadro assumerý esplicitamente il
carattere di una manifestazione per la pace e per i diritti, sulla base di quel
legame logico che appare in tutta evidenza. Il Comitato Direttivo dý mandato
alla Segreteria:
-Di fronte al precipitare degli eventi di predisporre tutti gli
strumenti e le azioni sindacali a disposizione per sostenere la contrarietý
alla guerra e segnare una ferma reazione di tutte le coscienze e le
intelligenze.
-PerchË giý da ora si inizi con le altre organizzazioni sindacali un
confronto utile a questo fine.