EMIGRAZIONE NOTIZIE N. 8 ñ 5 MARZO 2003

OTTO MARZO 2003: LE DONNE, I DIRITTI, LA PACE

VOTO ESTERO: VIVA PREOCCUPAZIONE DEL CGIE

PITTELLA E DANIELI RISPONDONO A TREMAGLIA: IL VOTO ALLíESTERO, UNA GRANDE CONQUISTA VOLUTA DA TUTTI

VOTO ESTERO - 21 MARZO: CENSIMENTO?

I MIGRANTI VOTINO PER IL PARLAMENTO EUROPEO NEI PAESI DI RESIDENZA - UNA INIZIATIVA DEI PARLAMENTARI DEL PSE

NARDUCCI: ECONOMIA SVIZZERA, PARABOLA DISCENDENTE

ASSICURARE ALLE DONNE E AGLI UOMINI PARITAí DI ACCESSO ALLE CARICHE ELETTIVE

COSTITUZIONE EUROPEA: EMENDAMENTI DI FINI CONTRO LA PARITAí UOMO-DONNA

RAI INTERNATIONAL: DS, ìDA SCIOGLIERE ANCORA MOLTI NODIî

ZORATTO: BALDASSARRE REMA CONTRO LA SOLUZIONE DELLA ìQUESTIONE RAI-CANADAî

ìRAI-CANADAî: ORDINE DEL GIORNO DELLí INTERCOMITES

RAI-CANADA ñ PITTELLA: BALDASSARRE CONTRO LA RICHIESTA DEI CITTADINI ITALIANI IN CANADA

RAI ñ MORRI: DA BALDASSARRE E ALBERTONI ATTO OFFENSIVO VERSO PRESIDENTI CAMERE"

NOVITAí PER I TOSCANI ALLíESTERO: IL CONSIGLIO REGIONALE MODIFICA IL PIANO PLURIENNALE PER GLI INTERVENTI 2001-2005

SUCCESSO DELLE INIZIATIVE ìSOS ARGENTINAî PROMOSSE DAI GIOVANI DELLíABM

IMMIGRAZIONE IN ITALIA: IMPARARE DALLA SVIZZERA?

LA FILEF DI REGGIO EMILIA RICORDA I NOMADI VITTIME DEL NAZISMO

JELSI 2005: Eí PARTITA A MONTREAL LA PREPARAZIONE DEL BICENTENARIO

IN MEMORIA DI ALBERTO SORDI

 

DOCUMENTAZIONE

 

GUERRA IRAQ: INCONTRI A BERLINO DI FASSINO CON SCHROEDER E A ROMA DI DíALEMA E RUTELLI CON BLAIR

SONDAGGI ABACUS: LíOTTANTA PER CENTO DEGLI ITALIANI  Eí CONTRO LA GUERRA

IRAQ: TRENI USA, RETE LILLIPUT CONDIVIDE AZIONI PACIFICHE

ìNON VOGLIAMO GUERRE ñ NON VOGLIAMO QUESTA GUERRAî

APPELLO AL PAPA IN FAVORE DELLíOBIEZIONE DI COSCIENZA AD UNA GUERRA ALLíIRAQ

IL PRESIDENTE DELLA REGIONE TOSCANA: îADERIROí AL DIGIUNO PROMOSSO DAL PONTEFICEî ñ IL GRAZIE DEL CARDINALE SODANO

GUERRA IRAQ ñ DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL COMITATO DIRETTIVO DELLA CGIL DEL 24.02.03

 

OTTO MARZO 2003: LE DONNE, I DIRITTI, LA PACE

Abbiamo chiesto a Marigia Maulucci, Segretaria confederale della CGIL, di ìraccontareî per le nostre lettrici e per i nostri lettori, lí8 marzo 2003. Lo ha fatto in un modo insolito, diremmo quasi ìirritualeî, partendo dalla grande manifestazione per la pace del 15 febbraio.  Da questa data la Maulucci ripercorre,  con un pathos narrativo coinvolgente, la lunga marcia che ha portato le donne, dalla lontana stagione del í68 ad oggi,  a grandi conquiste e inimmaginabili traguardi. Non va dimenticato, perÚ - ci ricorda la Maulucci -,  quanto ancora ci sia da fare, soprattutto in questo periodo in cui le nubi di una spaventosa guerra si stanno addensando sempre pi˜ minacciose sul mondo intero, frenando cosÏ il cammino non solo delle donne ma della intera umanitý.

Questo il testo:

ìQuanti ragazzi soprattutto quante ragazzeî si diceva camminando lentamente tra la folla della manifestazione per la pace, arrivata a porta Capena, davanti al Circo Massimo.

Erano anni che non si vedevano pi˜ i giovani in piazza: era ricominciato tutto il 23 marzo, con la CGIL, per i diritti. Chissý dovíerano nascosti, prima. Nei pub o nelle discoteche o sui muretti a raccontarsi cose, tra loro, sempre solo tra loro, in attesa di una ìvisione del mondoî nuova, che non arrivava.

Lei incontrava ragazze nellíautobus, al cinema, per strada: erano belle, troppo belle, sfoggiavano mode, bellezza, firme, ombelichi con protervia, con arroganza.

Si chiedeva se era questo il risultato delle lotte di quelle come lei per la liberazione della donna, perchÈ allíemancipazione ci aveva pensato la generazione precedente. Non bastava, non sarebbe bastato lavorare, bisognava sbriciolare i ruoli, varcare i confini segnati, fare a pezzi stereotipi e pregiudizi, rivendicare valore, autonomia alla diversitý. Era stato bello, era cresciuta pensando allíonnipotenza e creandole condizioni per esercitarla.

A diciotto anni voleva cambiare il mondo: era il í68 e tutto sembrava possibile. Litigava con suo padre, ìguarda che il mondo non ha nessuna intenzione di essere cambiatoî le diceva lui.

Da allora, molte cose erano cambiate: le donne erano emancipate ñ non tutte e non sempre ñ ma certo pi˜ di prima e forse persino un poí liberate.

Lavoravano, persino al Sud si era invertita la tendenza. Erano le novitý del mercato del lavoro: certo, i dati assoluti le vedevano ancora penalizzate, ma in proporzione, in tendenza, erano loro allíassalto. Magari poi non facevano carriera perchÈ ìil potereî continuava ad essere una cosa dei maschi ma forse, non tardi, la tendenza si sarebbe invertita. Erano sempre pi˜ determinate: a scuola erano pi˜ brave, studiavano di pi˜, con la rabbia di chi vuole dimostrare, apparire, vincere, tagliare per prima il traguardo.

Lei guardava queste giovani donne volitive e testarde e si chiedeva se era questa la liberazione per la quale avevano ñ tutte loro anzianotte ñ combattuto. Quando provava ad accennare a tutto ciÚ, la guardavano come lei guardava i vecchi della Casa del popolo di Ravenna che parlavano della Resistenza.

Era fatta, era cosa fatta, ormai siamo oltre.

Non riusciva a farsi ascoltare quando diceva che da certe conquiste si puÚ anche tornare indietro.

E invece, purtroppo, era vero.

Quel governo, quellíincubo di governo, aveva ricacciato tutti indietro di anni.

La donna liberata che afferma la sua diversitý era schiacciata tra la madre di famiglia, di nuovo ricacciata nella stessa, per mancanza di lavoro e di servizi sociali, e la velina mezza nuda dei programmi televisivi, tragica maschera di femminile pattumiera.

E in pi˜, come se non bastasse, cíera la ìdonna in carrieraî, tailleurs maschili e tacchi a spillo perfettamente integrata nelle stratificazioni della societý, in guerra, in lotta contro tutti, autoritaria, competitiva, omologata: la sua identitý e la sua diversitý erano scritte nel business plan e nelle performances aziendali.

Díaltra parte, pensava lei camminando intorno al Circo Massimo, la colpa Ë anche nostra (che generazione onnipotente Ë se non si tira dietro tutte le angosce del mondo?): per anni abbiamo parlato di politica tra pochi, non abbiamo scatenato entusiasmi, abbiamo tralasciato i valori e quando generazioni crescono senza valori sono ìalla mercÈ di una brutale correnteî.

Forse perÚ qualcosa stava cambiando: da quando la CGIL aveva nominato la parola diritti, molte cose stavano prendendo uníaltra piega. La societý pareva svegliarsi e i ragazzi e le ragazze erano non pi˜ ìi giovaniî ma i figli da crescere rafforzando le identitý nel tessuto dei valori da difendere e conquistare.

Una ragazza con gli occhi della curiositý le si avvicinÚ: ìScusi signora era qui il palco della CGIL il 23 marzo?î

ìSÏ, certo, proprio qui. Tu cíeri?î

ìSÏ, sono venuta con i miei compagni di classe e anche oggi siamo qui. Questa guerra sarebbe un disastro e pure questo governo Ë una tragedia. Bisogna lottare per cambiare il mondoî.

ìE se il mondo non volesse essere cambiato?î

ìRagione di pi˜ per farloî.

Lei sorrise, un poí commossa.

Poi, si tolse il quadratino rosso dal bavero della giacca e glielo appuntÚ sulla kefiah, come una medaglia.

Marigia Maulucci

 

VOTO ESTERO: VIVA PREOCCUPAZIONE DEL CGIE

Il Comitato di Presidenza del CGIE esprime viva preoccupazione per le notizie che arrivano da numerose circoscrizioni consolari nel mondo in rapporto alla fase di attuazione della legge 27 dicembre 2001, n. 459 - ìNorme per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'esteroî - ed in particolare per quanto concerne líaggiornamento dellíanagrafe e la fase di informazione alle comunitý italiane nel mondo in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.

Il Comitato di Presidenza del CGIE ritiene di dover esprimere una valutazione negativa rispetto allíiniziativa di aggiornamento dell'anagrafe consolare, alla campagna díinformazione svolta ed alle modalitý adottate per líesercizio dellíopzione.

Il Comitato di Presidenza del CGIE, premesso che tali operazioni rappresentano passaggi obbligati previsti dalla legge e che impegnano la rete consolare e diplomatica sia nellíaggiornamento dellíanagrafe che nellíinformazione,

- che la fase di completamento ed aggiornamento dellíanagrafe richiede maggiori risorse di quelle attuali ed il potenziamento della rete consolare,

- che líinformazione capillare ñ in lingua italiana e locale ñ deve arrivare a tutti i connazionali e riguardare tutti gli aspetti normativi,

- che la rete di tutela ed assistenza a disposizione della comunitý italiana deve rappresentare un importante veicolo díinformazione e quindi essere coinvolta direttamente,

- che líesercizio dellíopzione rimane libera scelta dellíelettore,

chiede

- le motivazioni per il mancato potenziamento della rete consolare, condizione essenziale per una reale operazione di bonifica dei dati dellíanagrafe, con personale di ruolo da affiancare ai contrattisti impiegati per le operazioni di aggiornamento;

- le motivazioni per il ritardo nell'invio della scheda di aggiornamento e quindi del mancato rispetto dei termini di legge (31 dicembre);

- le motivazioni per la carenza di informazione sulla campagna di aggiornamento dellíanagrafe e la scarsa informazione in lingua italiana;

- le motivazioni per l'inclusione di una scheda di opzione, non prevista dalla legge, che non illustra in maniera chiara le novitý, tra cui líabolizione dei rimborsi agli elettori per alcune delle spese di trasporto;

- le motivazioni per la totale assenza di coordinamento sia per líelaborazione dei moduli di aggiornamento dellíanagrafe (ogni circoscrizione consolare ha operato secondo criteri propri) che per la pubblicitý, che generalmente ha trascurato i mezzi díinformazione di lingua italiana e le aree periferiche ed interne di Paesi come l'Australia, con intere realtý tagliate fuori dall'informazione e dalla possibilitý di aggiornare la propria situazione anagrafica.

 

PITTELLA E DANIELI RISPONDONO A TREMAGLIA: IL VOTO ALLíESTERO, UNA GRANDE CONQUISTA VOLUTA DA TUTTI

Rispondendo ad alcune affermazioni di Mirko Tremaglia, Ministro per gli Italiani allíestero, gli onorevoli Gianni Pittella e Franco Danieli, responsabili nazionali di DS e Margherita per gli Italiani nel Mondo, affermano:

ìIl ministro Tremaglia fa bene a ricordare il voto per gli italiani allíestero come una grande conquista di diritto per i nostri connazionali residenti fuori dallíItalia. Ma fa una operazione intellettualmente non onesta quando ascrive unicamente a se stesso meriti non attribuibili, dimenticando che i passaggi legislativi essenziali e le modifiche costituzionali per líaffermazione del diritto di voto allíestero sono state volute dal Centrosinistra e approvate con i governi dellíUlivo. Per quanto riguarda la proposta di costituzione di un gruppo parlamentare ìapartiticoî ñ proseguono Pittella e Danieli ñ appare strumentale e negativa:

A) strumentale perchÈ Tremaglia fa finta  di essere il ìPapaî degli italiani allíestero, facendo finta di non essere un Ministro espresso da un partito della Casa delle libertý, un Ministro di un Governo di centrodestra dal quale ci dividono molte cose, compreso ciÚ che sta facendo, e soprattutto ciÚ che NON sta facendo, per le nostre comunitý residenti allíestero.

B) Negativa perchÈ figlia di una visione paternalistica che vorrebbe trasformare la politica per gli italiani allíestero in una tematica sottratta al fisiologico confronto politico e alla iniziativa che partiti, associazioni, sindacati, istituzioni portano avanti, meglio se unitariamente ma, se necessario, anche alla limpida distinzione e contrapposizione. Piuttosto che proporre iniziative impraticabili ñ concludono Pittella e Danieli ñ sarebbe molto meglio se il Ministro Tremaglia e la sua maggioranza interrompessero líostruzionismo che sta di fatto paralizzando gli organi di rappresentanza degli Italiani nel Mondo (Comites e Cgie), oggi in grande difficoltý per responsabilitý del governo Berlusconi che ha congelato líesame della proposta di riformaî.

 

VOTO ESTERO - 21 MARZO: CENSIMENTO?

Censimento degli italiani all'estero? SÏ, ed Ë confusione. Tutti gli italiani residenti oltreconfine e iscritti negli schedari consolari dovrebbero aver ricevuto - o ricevere - in queste settimane i moduli anagrafici spediti in applicazione della legge 459/2001 sul voto all'estero, che prevede una serie di adempimenti 'elettorali' a carico delle rappresentanze diplomatico-consolari. I dati raccolti saranno funzionali all'aggiornamento della posizione occupata dai connazionali residenti all'estero, affinchË ciascuno possa segnalare le variazioni intervenute in termini di stato civile o indirizzo.

Dagli uffici del Ministero degli Affari Esteri tengono perÚ a sottolineare come il censimento non avverrý secondo i metodi tradizionali. I moduli, che vengono spediti in abbinamento ad un'informativa sul voto all'estero, non rappresentano il ìclassicoî questionario stilato per le operazioni censitarie, ma sono funzionali alla bonifica dell'Aire - Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero - in vista dell'esercizio del diritto di voto. E qui scattano i dubbi. "Censimento? - ripete Silvia Di Natale, scrittrice genovese residente a Ratisbona e direttrice di un Ufficio per l'Integrazione degli Stranieri - Ricordo di aver ricevuto qualche tempo fa un formulario, in cui mi veniva presentata l'opzione del voto in Italia o nel mio Paese di residenza. Non sapevo certo che questa ricerca sarebbe confluita in un'operazione di rilevamento pi˜ generale ".

"Credo che parte di questa disinformazione - spiega Filomena Alati Sclapari, Consultore della Regione Calabria in Canada - sia dovuta alla cattiva gestione che, a monte, Ë stata riservata alla questione. Ogni italiano residente all'estero ha ricevuto due questionari: il primo intendeva raccogliere i principali dati personali, il secondo invece proponeva l'opzione di voto in Patria. Il 99,9 per cento dei riceventi ha riempito entrambe le copie, pensando all'unisono: ìScelgo l'opzione di voto in Italia, di modo che, nel caso in cui mi trovi in Patria nel periodo elettorale, possa avvalermi di questo dirittoî. In realtý, per meccanismi sconosciuti ai pi˜, chi compilava questa seconda opzione veniva automaticamente privato della possibilitý di votare in loco. Di qui, la decisione del Consolato di Montreal di spedire una rettifica e una nuova copia del formulario".

Eppure, confusione o meno, il prossimo 21 marzo verrý compiuto un salvataggio di tutti i dati presenti negli schedari consolari, che verranno trasmessi al Ministero degli Affari Esteri su supporto informatico. Ma c'Ë chi alza la voce, puntando il dito contro le strutture diplomatiche per un mancato ricevimento del plico in questione. "Su questo, perÚ - riprende la Sclapari - ritengo che parte della responsabilitý spetti ai singoli cittadini residenti all'estero che spesso, pur cambiando residenza, non si sono preoccupati di segnalare il nuovo recapito alle autoritý consolari. Impossibile allora raggiungerli ".

Non Ë d'accordo Enzo Rapisarda, membro della Consulta all'Emigrazione della Regione Calabria, che da Buenos Aires fa sapere come moltissimi italiani, i cui indirizzi sono noti, non abbiano ancora ricevuto i formulari. "Qui in Argentina si sono verificate esattamente le condizioni attraversate a Montreal: una prima 'tornata' di formulari, la mancata comprensione da parte degli interpellati e la successiva decisione degli uffici consolari di rispedire l'intera documentazione. La maggior parte degli italiani Ë ancora in attesa. Io sono uno di questi e, insieme a me, lamenta il fatto anche Gaetano Cario per il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (CGIE). Non vorrei che questi ritardi fossero funzionali ad una manovra politica che vuole abbassare il numero degli aventi diritto al voto. A questo punto, confidiamo in una proroga dei termini di rilevamento".

I furmulari fanno seguito alle disposizioni contenute tra le righe della legge n. 104 del 27 maggio 2002, "Disposizioni per il completamento e l'aggiornamento dei dati per la rilevazione dei cittadini italiani residenti all'estero e modifiche alla legge 27 ottobre 1988, n. 470", che contempla le norme per la cancellazione dalle liste elettorali e quelle relative alla irreperibilitý presunta.

Cosa dicono i Consolati? Da Charleroi viene confermato l'invio di un plico in cui venivano richieste tutte le generalitý, per un totale di 73.000 spedizioni. "Oltre ai dati personali, nella scheda devono essere segnati tutti i dati relativi agli altri componenti familiari, minorenni inclusi". Buona parte delle risposte Ë giý stata rispedita al mittente debitamente compilata, a differenza del Consolato di Bruxelles, che ha concluso lo scorso 18 dicembre l'invio dei formulari, 50.273 per l'esattezza, di cui soltanto il 22 per cento - 10.770 per fare qualche numero - Ë tornato indietro. Eppure Irmerio Seminatore, presidente dell'Associazione "Piemontesi nel Mondoî della capitale belga, assicura di non aver ricevuto nulla. Un'eccezione forse, ma i dubbi continuano.

Il Console Generale di Buenos Aires, Placido Vigo, assicura di aver seguito le istruzioni fornite dal Ministero degli Affari Esteri italiano: "Siamo a buon punto. Abbiamo mandato 324.000 plichi nominativi, ma, dai dati a mia disposizione, penso di poter asserire con certezza che il modulo non sia stato compreso fino in fondo. Molti hanno rispedito il modulo dicendo che volevano votare in Italia rimanendo in Argentina, mentre il modulo serviva soltanto, ed Ë scritto chiaramente, a indicare dove si vuole votare fisicamente. Il problema Ë che il connazionale all'estero va informato e seguito passo a passo. Per quanto ci riguarda, stiamo cercando di operare in questa direzione preparando un nuovo documento che garantisca un accesso diretto alle informazioni consolari e sostenendo le operazioni di bonifica dell'AIRE in vista del voto. Lanceremo presto un'iniziativa intitolata 'Il Consolato a casa vostra' per permettere, tramite una carta-servizi gratuita, di accedere direttamente ai servizi consolari via internet e attraverso sportelli elettronici".

Conclude Gian Lorenzo Cornado, Console Generale a Montreal: "Anche dalla nostra sede sono partite le schede anagrafiche contenenti i dati di ciascun connazionale, da controllare e restituire con le variazioni del caso. Nel complesso, sono state spedite 35.000 buste, comprensive di un'informativa sulla legge del voto all'estero, una scheda anagrafica e un modulo di opzione in bianco da compilare nel caso in cui si voglia votare in Italia".

(NIP/Emigrazione Notizie)

 

I MIGRANTI VOTINO PER IL PARLAMENTO EUROPEO NEI PAESI DI RESIDENZA - UNA INIZIATIVA DEI PARLAMENTARI DEL PSE

La Capodelegazione dei DS al Parlamento Europeo, On. Pasqualina Napoletano, la coordinatrice delle donne del P.S.E., On. Fiorella Ghilardotti e il responsabile nazionale dei D.S. per gli Italiani allíEstero, On. Gianni Pittella, insieme ad altri 38 europarlamentari del Gruppo del Socialismo Europeo, hanno chiesto che il P.S.E. promuova una campagna europea perchÈ i migranti votino per il Parlamento Europeo nei Paesi di residenza.

Qui di seguito il testo della lettera inviata allíattenzione del Presidente del Gruppo del Socialismo Europeo, Robin Cook, e del Presidente del Gruppo del Partito del Socialismo Europeo, Enrique Baron Crespo.

ìGli articoli 39 e 40 della Carta dei diritti fondamentali dellíUnione Europea (Carta che come tutti auspichiamo presto diverrý il preambolo di una vera Costituzione) affermano il diritto per ogni cittadino dell'Unione di voto e eleggibilitý alle elezioni del Parlamento europeo e alle elezioni comunali nello Stato membro in cui risiede, alle stesse condizioni dei cittadini di detto Stato.

Questo importantissimo principio, giý contenuto nellíarticolo 8 del trattato di Maastricht, costituisce una pietra miliare nella costruzione di uníeffettiva cittadinanza europea. Molti dei nostri concittadini, da decenni emigrati in altri Paesi membri, spesso per sfuggire alla fame, alla miseria e alle persecuzioni politiche, sono stati pionieri della costruzione europea. Ora, accanto alla conquista di una piena integrazione economica e sociale, possono anche godere del riconoscimento dellíintegrazione politica. Il PSE, una forza che si vuole    per eccellenza europeista ed internazionalista, deve a nostro avviso promuovere con forza la presa di coscienza dei cittadini europei verso líappartenenza ad uníunica comunitý, ëper difendere un futuro di pace fondato su valori comunií, come recita il preambolo della Carta.

Eí per questo, e per combattere le nuove spinte nazionaliste e populiste che vengono dalla Destra, che ci sembrerebbe importantissimo promuovere una nostra iniziativa seguita da una campagna europea in tutti gli Stati membri, con particolare riferimento a quelli dove la presenza di cittadini di altri paesi Ë rilevante, affinchÈ essi optino per líesercizio del diritto di voto alle prossime elezioni europee nel paese di residenza. CiÚ potrý cosÏ contribuire a rafforzare le idee e i valori della democrazia per una societý aperta e pluriculturale.

Una tale campagna avrebbe anche il pregio di rilanciare la nostra iniziativa a tutti i livelli per líeffettivo esercizio del diritto di voto dei residenti UE alle elezioni locali nei comuni di residenza. Il Comune, situato al primo gradino dellíedificio democratico, ne Ë anche líistituzione pi˜ vicina ai residenti. Eí anche per questo che il voto dei cittadini UE alle elezioni comunali Ë un altro elemento essenziale ed imprescindibile della cittadinanza europea.

Per noi, il punto fermo deve peraltro continuare ad essere il riconoscimento dellíimmigrazione come risorsa, sia per il paese di accoglienza che per quello di provenienza. La drammatica attualitý internazionale ci porta ad affermare con maggior forza che uníefficace integrazione economica, sociale e politica (fattore ineludibile della quale  resta la battaglia per il diritto di voto anche per i cittadini extracomunitari legalmente residenti nel territorio dellíUnione) Ë líunica condizione attraverso la quale costruire pace e progressoî.

 

NARDUCCI: ECONOMIA SVIZZERA, PARABOLA DISCENDENTE

Un vero e proprio terremoto, un martedÏ nero dell'economia svizzera: Swiss annuncia il licenziamento di 750 posti di lavoro, Credito Svizzero (settore bancario) 1250 e Clariant (chimica) 1750, che si aggiungono ai licenziamenti decisi nei mesi scorsi. Occupazione in pericolo per molti lavoratori italiani. La Svizzera perde terreno", "Addio all'isola svizzera del benessere", "Un decennio gettato al vento": sono soltanto alcune delle espressioni preoccupate che negli ultimi mesi hanno occupato gli spazi nei media ed hanno animato il dibattito anche in talune Commissioni confederali. I toni allarmati e allarmanti, le tavole rotonde e le conferenze hanno risvegliato le attenzioni che sonnecchiavano nonostante i continui richiami lanciati - spesso con veemenza - dai sindacati, che oltre a denunciare l'erosione del potere d'acquisto dei salari negli anni '90 hanno sollecitato ripetutamente il Governo e le Istituzioni, invitandoli a battere nuove piste per combattere il rallentamento dell'economia. L'ondata di licenziamenti annunciata martedÏ scorso ha riproposto brutalmente il nodo delle prospettive economiche della Svizzera. » innegabile che il rallentamento della crescita socio-economica non riguarda la sola Svizzera, bensÏ l'intera area OECD. » perÚ altrettanto vero che la Svizzera si sia concessa negli anni '90 il lusso di convivere con il trend negativo che ha portato alla crescita zero, senza introdurre correttivi concreti per frenarne gli effetti dannosi. Risalta in particolare il ruolo avuto dalla Banca Nazionale, schierata con forza a difesa della stabilitý monetaria, e pertanto sempre pronta a stringere il rubinetto della crescita in coerenza con le proprie scelte. Abbiamo cosÏ avuto il costante apprezzamento del franco svizzero e le difficoltý crescenti delle industrie votate all'esportazione. Inoltre, il superfranco Ë stato come un invito a nozze per le imprese impegnate ad espandersi nel mercato globale. "Sovvenzionata" dall'inflessibilitý della Banca Nazionale, l'economia svizzera Ë cresciuta con forza all'estero, soprattutto negli anni '90. Oltre 300 miliardi di franchi hanno preso cosÏ il volo verso altri lidi, creando un effetto occupazionale valutato oggi in oltre 1, 7 milioni di persone. Le colpe, ad ogni modo, non possono essere addossate unicamente alla politica di stabilitý monetaria protrattasi troppo a lungo. Un'altra miscela esplosiva ha influito negativamente sulla crisi del sistema economico svizzero: il combinato tra incapacitý manageriali e arricchimenti indebiti. La gravitý di quest'ultimo aspetto Ë provata anche dagli sforzi con cui i grandi gruppi stanno tentando - senza badare a spese - di rifarsi un'immagine.

"Creare fiducia", suonava grosso modo cosÏ il motto dell'ultimo Forum economico di Davos. Fiducia di cui le imprese hanno sicuramente bisogno, visto che per troppo tempo i loro manager hanno pensato soprattutto al proprio conto in banca e a quello degli azionisti. Tanto pi˜ il concetto del "Corporate Citizenship" sviluppato negli ultimi anni trova un terreno fruttuoso ad accoglierlo: le imprese - secondo tale concetto - sono simili a cittadini che esercitano diritti e doveri societari, ai quali si devono strettamente attenere nello sviluppo dei loro affari. Questa consonanza o supposta identificazione con i cittadini ha portato i consulenti di alcune multinazionali a rinunciare a giacca e cravatta per indossare jeans e T-Shirt, oppure - come ha fatto la Siemens ñ alla costruzione di un campo per bambini affidati ad istituti.

La NestlË ha lanciato sul proprio sito Internet un codice di comportamento, che stabilisce le regole per l'arruolamento di un bambino come consumatore e nel contempo ne condanna lo sfruttamento commerciale. Siamo di fronte a tentativi finanche lodevoli per uscire dalla serie dei grandi scandali degli ultimi anni. Il calcolo economico che tuttavia si nasconde dietro questa nuova filosofia non Ë nemmeno tanto nascosto e il Forum di Davos ha confermato quelle che erano supposizioni. Regalare computer alle universitý delle nazioni povere puÚ rappresentare la mossa giusta per stabilire futuri rapporti commerciali, mentre il mecenatismo culturale Ë una buona piattaforma per i rapporti con una clientela importante. Societý come la Nike o la McDonald's temono fortemente il boicottaggio dei consumatori e quindi si attrezzano per prevenirlo.Insomma, l'appello ad una piena responsabilitý etica dell'impresa Ë rimasto per ora tale. Siamo ancora in attesa che si scrivano le regole e si definiscano gli standards etici che dovrebbero far decollare lo sviluppo sostenibile. (Franco Narducci, Segretario generale del CGIE)

 

ASSICURARE ALLE DONNE E AGLI UOMINI PARITAí DI ACCESSO ALLE CARICHE ELETTIVE

Il prossimo 6 marzo la Commissione Nazionale Paritý insieme al Comitato promotore consegna alle parlamentari e ai parlamentari le firme raccolte a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per líapprovazione di modifiche e integrazioni alle leggi elettorali atte ad assicurare alle donne e agli uomini paritý di accesso alle cariche elettive. Líiniziativa popolare per il riequilibrio della rappresentanza  ha raggiunto líobiettivo delle 50.000 firme.

Líappuntamento per gli Organismi di Paritý, per le donne dei partiti, dei movimenti e delle associazioni, e quante si riconosceranno nellíiniziativa Ë fissato alle ore 11.00 in Piazza Montecitorio. Alle ore 12.00, alla presenza del Comitato promotore delle Commissioni Regionali Pari Opportunitý, delle Associazioni che vi hanno aderito, si svolgerý la consegna simbolica delle firme ai parlamentari.

Questo evento costituisce la principale iniziativa della Commissione Nazionale Paritý in occasione della Giornata mondiale della donna.

 

COSTITUZIONE EUROPEA: EMENDAMENTI DI FINI CONTRO LA PARITAí UOMO-DONNA

La Commissione nazionale per la Paritý della Presidenza del Consiglio dei Ministri si scaglia contro il vicepremier Gianfranco Fini, responsabile di aver cancellato negli emendamenti ai primi 16 articoli della Costituzione europea, presentati in qualitý di rappresentante del governo italiano alla Convenzione, ogni riferimento alla ìparitý tra uomini e donneî. ìIl vicepremier ñ ha detto Marina Piazza, presidente della Commissione nazionale Paritý della Presidenza del Consiglio dei Ministri ñ ha ritenuto opportuno, non si capisce bene secondo quale logica e quale coerenza, eliminare dallíart. 3 il riferimento alla ìparitý tra donne e uominiî.  La costruzione di uníEuropa democratica ñ aggiunge Piazza ñ non puÚ prescindere dallíuguaglianza tra donne e uomini.

Fini ha presentato 12 emendamenti ai primi 16 articoli della Costituzione europea. Allíart. 3 della bozza, il vicepremier propone infatti fra gli obiettivi dellíUe ìil perseguimento delle pari opportunitýî, al posto della promozione della ìparitý fra uomini e donneî prevista invece dal testo di Giscard díEstaing.

Preoccupata per la scomparsa al riferimento della paritý tra uomini e donne anche Barbara Pollastrini, responsabile donne DS. ìEí grave che il vicepresidente del Consiglio, líonorevole Fini, - dice la Pollastrini ñ vada in Europa a proporre di cancellare dal testo della Convenzione europea il principio di paritý fra i sessi, e addirittura ogni riferimento a essa. Evidentemente questa Ë líidea che la destra ha delle donne e della loro libertýî.

 

RAI INTERNATIONAL: DS, ìDA SCIOGLIERE ANCORA MOLTI NODIî

ìEí anche grazie alla spinta propositiva dei Ds e alla costante denuncia dei grandi limiti di RAI International, che Ë venuto fuori  il progetto di riforma annunciato in queste ore.î

Lo hanno affermato il Responsabile Nazionale dei DS per líInformazione, Fabrizio Morri e il Responsabile Nazionale dei DS per gli Italiani allíEstero Gianni Pittella, sul progetto di riforma di RAI International.

ìLa comunitý italiana nel mondo ha reiteratamente contestato líangustia qualitativa e il deficit di copertura di grandi aree geografiche di RAI International. Se la finalitý di fondo del nuovo progetto incontra il nostro consenso rimangono numerose le questioni non chiare e i punti di dissenso.î

ìInnanzitutto: perchÈ lasciare fuori dal progetto ñ continuano Morri e Pittella - tutta la parte radio e internet? E che ruolo avranno gli attuali partners arabi? E in che modo saranno coinvolti i nuovi partners pubblici e privati in tutto il mondo?î

ìLíoperazione puÚ portare, come noi abbiamo chiesto, ad una maggiore diffusione e ad una migliore qualitý della presenza RAI  nel mondo, se questi nodi saranno sciolti in modo limpido e non prevarranno logiche perverse che, purtroppo, sembrano affacciarsi con la nomina di una stretta collaboratrice del Premier nel Consiglio di Amministrazione.î

 

ZORATTO: BALDASSARRE REMA CONTRO LA SOLUZIONE DELLA ìQUESTIONE RAI-CANADAî

ìEí veramente sconcertante ñ ha dichiarato Bruno Zoratto, Presidente della Commissione Informazione e Comunicazione del CGIE ñ che il Presidente della Rai Antonio Baldassarre continui a remare contro la soluzione pi˜ volte sollecitata unanimemente dai Comites e dal CGIE, per definire una volta per tutte la ìquestione Rai-Canadaî.

ìDal 14 novembre 2002 ñ continua Zoratto ñ la direzione di Rai International, a seguito degli incontri avuti con i Comites e con il CGIE, aveva predisposto una linea da adottare per risolvere líannoso problema e dare cosÏ la possibilitý di fare arrivare i programmi dellíente pubblico Rai senza tagli o censure osceneî.

ìEí scandaloso che il Presidente dellíente pubblico Rai non si renda conto di danneggiare líazienda, avendo essa giý deliberato tutte le azioni necessarie per risolvere il problema, che Ë stato oggetto di una petizione che ha visto líadesione di quasi 40 mila sottoscrittori. Non Ë pensabile ñ ha concluso Zoratto ñ dopo che líente pubblico Rai si era impegnato, rimangiare la posizione che si era raggiunta con il confronto pacato e civile fra Rai, Comites e Cgie. Come al solito il ìbaraccone Raiî non si smentisceî.

 

ìRAI-CANADAî: ORDINE DEL GIORNO DELLí INTERCOMITES

LíIntercomites del Canada, a nome dei Comites di Toronto, Montreal, Vancouver, Ottawa e Edmonton,

PREMESSO

-        che il Canada Ë líunico paese al mondo in cui non Ë possibile ricevere il canale Rai International 24 ore;

-        che la Rai non puÚ in nessun caso scendere a compromessi o prescindere da uníopera di difesa dei diritti dei cittadini italiani e della dignitý del paese e che solo un canale 24 ore esclusivamente a lei dedicato puÚ garantire alla comunitý italiana in Canada la completezza e líequilibrio del servizio di informazione, nonchÈ líeliminazione del senso di discriminazione percepito rispetto alla situazione goduta da tutte le altre comunitý italiane nel mondo;

-        che gli italiani hanno sempre chiesto di voler ricevere il canale cosÏ come gli italiani nel resto del mondo lo ricevono, senza filtri, tagli e deturpazioni nei programmi proposti;

-        che dal 14 di novembre il consiglio di amministrazione della Rai ancora non Ë riuscito ad approvare una delibera che dia il via libera alla richiesta di una licenza per il canale internazionale allíorgano di controllo delle telecomunicazioni in Canada (CRTC);

CONSIDERATO

-        che tutti gli organismi istituzionali (CGIE, Comites, Intercomites) e la quasi totalitý dellíassociazionismo organizzato hanno pi˜ volte chiesto che la Rai International trasmetta integralmente i suoi programmi;

-        che la comunitý italiana Ë fortemente convinta che chi si oppone od ostacola il canale 24 ore della Rai danneggia seriamente gli italiani in Canada, la qualitý della loro vita, líimmagine dellíItalia in questo Paese e la Rai stessa;

-        che la comunitý italiana ha accolto positivamente e come fatto dovuto la decisione della Rai di rescindere il contratto con Telelatino (emittente che ritrasmette solo alcune ore del palinsesto di Rai International) visto che la fine del rapporto con il canale locale Ë legalmente indispensabile per la presentazione della domanda di Rai International come canale straniero indipendente;

-        che la comunitý italiana Ë compatta e determinata nel voler il canale 24 ore di Rai International anche se fosse necessario un periodo, si augura breve, di black-out completo dei programmi della Rai in Canada;

FA PRESENTE

-        che garantire la continuitý, annullando la decisione della rescissione del rapporto con Telelatino, farebbe automaticamente respingere la domanda per un canale indipendente. La CRTC, infatti, non accetterebbe una simile domanda da un canale straniero che Ë contemporaneamente fornitore di programmi di un canale canadese. Eí un dato di fatto la politica di chiusura dellíAutoritý canadese verso canali che siano competitivi con realtý canadesi giý esistenti;

-        che per proporre alla CRTC istanza di inserimento di Rai International nella lista dei canali internazionali con licenza di diffondere il loro segnale in Canada Ë imprescindibile il supporto di uno o pi˜ sponsor canadese. Ma una continuazione del rapporto con Corus/TLN allontanerebbe i distributori che si volessero fare garanti per la presentazione della domanda di Rai International;

CHIEDE

-        che venga approvata immediatamente la delibera in questione, nei termini in cui Ë stata presentata, in maniera tale che Rai International possa presentare domanda alla CRTC come canale internazionale indipendente, con garanzia di successo;

-        che vengano inserite clausole che garantiscano la continuitý del servizio Rai su Telalatino e che si rispetti quindi la decisione presa precedentemente di rescissione del contratto con scadenza 31 agosto 2003;

-        che non si dia seguito allíaccordo con Corus per la Rai in Canada;

FA APPELLO

-        al sig. Presidente della Repubblica, ai sigg. Presidenti di Senato e Camera dei Deputati, al Ministro per gli Italiani nel Mondo, alla Commissione Parlamentare di Vigilanza, ai Gruppi Parlamentari di Senato e Camera perchÈ intervengano sul Consiglio di Amministrazione della Rai affinchÈ non si proceda ad assumere decisioni che di fatto vanifichino la possibilitý di avere in Canada la programmazione di Rai International;

INFORMA

-        che qualora non si dovesse dare seguito a tali richieste, líattuale consiglio di amministrazione della Rai sarý ritenuto responsabile dei danni che una tale decisione arrecherý allíintera collettivitý italiana in Canada.

Vancouver, B.C., 24 febbraio 2003 ñ Il Presidente dellíIntercomites Rocco Di Troilo.

 

RAI-CANADA ñ PITTELLA: BALDASSARRE CONTRO LA RICHIESTA DEI CITTADINI ITALIANI IN CANADA

ìEí grave che il presidente della Rai Baldassarre  non intende autorizzare Rai International a chiedere la concessione della licenza di trasmissione diretta in Canada, rispetto alla quale le autoritý di questo paese si sono giý espresse a favoreî Lo afferma líon. Gianni Pittella, responsabile per gli Italiani allíestero dei Ds. ìLa decisione del presidente della Tv di Stato - continua Pittella -  risulta del tutto incomprensibile e senzíaltro lontana dagli orientamenti espressi in questo senso dal Consiglio díamministrazione che invece sembrava positivamente orientato ad autorizzare Rai International a risolvere finalmente il caso Canada. Eí chiaro che Baldassarre ignora la lunga battaglia che la comunitý italiana ha portato avanti in questo paese per avere trasmissioni in diretta ed Ë soprattutto chiaro che le sue decisioni rispondono, sempre, a logiche assolutamente distanti dai diritti dei cittadini, ai quali una televisione pubblica dovrebbe, invece, in ogni momento fare riferimentoî. ìQuesta decisione tradisce, di fatto, - per il dirigente diessino - le attese della numerosa comunitý italiana in Canada e le richieste continue delle sue rappresentanze istituzionali (Comites e Cgie), nonchÈ le promesse fatte pubblicamente dal Ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia, in occasione della sua visita in Canada, lo scorso 21 luglioî.

ìLa comunitý italiana in Canada ha diritto, invece, conclude líon. Pittella,  a veder risolta la propria situazione e a godere di un giusto diritto díinformazione, come tutto il resto dei cittadini del nostro paeseî.

 

RAI ñ MORRI: DA BALDASSARRE E ALBERTONI ATTO OFFENSIVO VERSO PRESIDENTI CAMERE"

ìSe fossero confermate le illazioni secondo le quali il duo Baldassarre-Albertoni anzichÈ prendere atto della sfiducia ormai generale da cui sono circondati e quindi piuttosto che limitarsi ad un gesto di responsabile dimissioni, senza se e senza ma, avrebbero addirittura posto delle condizioni ai Presidenti delle Camere, saremmo di fronte ad un atto inaudito di arroganza offensiva verso la seconda e la terza carica dello Stato e al Parlamentoî.

Lo afferma il responsabile Informazione dei Ds, Fabrizio Morri.

ìSe a questo aggiungiamo le notizie sui vertici di governo che si tengono in residenze private del Presidente del Consiglio, si ha bene líidea di cosa sia il conflitto di interessi e líossessivo desiderio di controllare i media e líinformazioneî.

 

NOVITAí PER I TOSCANI ALLíESTERO: IL CONSIGLIO REGIONALE MODIFICA IL PIANO PLURIENNALE PER GLI INTERVENTI 2001-2005

Pi˜ respiro per gli interventi a favore dei toscani allíestero. Lo stabilisce una delibera approvata dal Consiglio regionale, che prevede lo slittamento di alcune date di scadenza (di fatto rinviate al programma finanziario annuale) per la presentazione delle domande previste dal piano pluriennale 2001-2005 e soprattutto una diversa percentuale di ripartizione delle varie misure.

Il piano prevede: per le iniziative a favore dei giovani residenti allíestero un incremento dal 40 al 70 per cento; per il sostegno al funzionamento di Coordinamenti e Associazioni dallí11 fino al 32 per cento; per gli interventi sociali dal 5 fino al 25 per cento; per la promozione della cultura, ricerca e documentazione dallí1 fino al 22 per cento. A fianco di tale ripartizione, rimane un fondo di riserva attestato al 2 per cento.

Lucia Franchini (La Margherita), presentando il provvedimento, si Ë soffermata sulla flessibilitý dei finanziamenti da destinare alle diverse misure previste dal piano e sul sostegno ai cittadini disagiati, in particolare in Argentina. Da qui líimportanza di eliminare le soglie fisse, per poter rispondere con pi˜ elasticitý alle esigenze dei toscani allíestero. La Franchini ha inoltre ricordato che, in sede di commissioni congiunte, Cultura e Attivitý produttive, la Giunta Ë stata impegnata a riferire, ogni anno, sullíattuazione del piano.

Roberto Caverni (Forza Italia), sottolineando che il piano per i toscani allíestero Ë stato nelle finalitý sempre condiviso da tutti, si Ë soffermato sulla struttura complessa dellíorganizzazione e sulla necessitý di avere una relazione completa sugli interventi, cosÏ da valutare costi e benefici.

Líassessore Mariella Zoppi si Ë impegnata a mandare una relazione circostanziata, di vero monitoraggio di ciÚ che Ë stato fatto, ed ha comunque assicurato che. ìcon i pochi soldi a disposizione, in tutto 750 mila euro líanno, la Regione Toscana riesce a fare grandi coseî. Tra queste il congresso nazionale dei giovani, giunto alla seconda edizione, in programma per il 24 e 25 aprile prossimi.

Il dibattito si Ë quindi chiuso registrando il voto favorevole dei gruppi di maggioranza e líAstensione tecnica del centro-destra, ìin attesa di saperne di pi˜î.

 

SUCCESSO DELLE INIZIATIVE ìSOS ARGENTINAî PROMOSSE DAI GIOVANI DELLíABM

Pienamente riuscite le due serate, promosse dalla Sezione Giovani dellíAssociazione Bellunesi nel Mondo, la prima a Longarone, la seconda a S.Giustina, a sostegno dellíiniziativa della Regione Veneto ìSOS Argentinaî. La partecipazione del pubblico, che ha visto líesibizione del gruppo teatrale ìLa fontana contaî di Vallesella di Cadore, con lo spettacolo ìSane, sane, vado in Americaî, Ë stata veramente buona, accompagnata anche dalla presenza delle autoritý locali. LíABM ha ringraziato quanti hanno collaborato alle manifestazioni, in particolare le Amministrazioni comunali di Longarone e di S.Giustina, le locali ìFamiglieî di ex emigranti e la Zanussi Elettromeccanica di Mel che vi ha generosamente contribuito. Lo stesso ringraziamento va alla compagnia teatrale che ha rinunciato al suo cachet, devolvendolo alla sottoscrizione.

 

IMMIGRAZIONE IN ITALIA: IMPARARE DALLA SVIZZERA?

Da qualche mese nelle librerie sta avendo un grande successo il libro di recente pubblicazione del giornalista e scrittore Gian Antonio Stella ìLíorda. Quando gli albanesi eravamo noiî. Un successo dovuto anche grazie alle polemiche che il libro ha suscitato nellíopinione pubblica italiana ed ancor di pi˜ tra le comunitý italiane allíestero, avendo riportato alla memoria le tristi vicende vissute da tanti emigrati italiani dalla seconda metý dellíottocento sino ai tempi pi˜ recenti, nelle quali líautore ha individuato un parallelismo con quelle vissute da molti degli attuali immigrati in Italia. Il saggio di Gian Antonio Stella, peraltro, sta avendo successo e provocando polemiche soprattutto in Svizzera. Innanzitutto perchÈ un capitolo del libro Ë dedicato proprio alle iniziative antistranieri, ai vari episodi di xenofobia ed ai tanti soprusi subiti in Svizzera dagli emigrati italiani. In secondo luogo perchÈ nella Confederazione vivono tuttora molti emigrati italiani anziani di prima generazione ed altri, pi˜ giovani, di seconda generazione che quelle iniziative referendarie, quegli episodi e quei soprusi li hanno vissuti, purtroppo, sulla propria pelle e li hanno ancora impressi indelebilmente nella memoria. Un interesse nei confronti del libro, da parte della comunitý italiana in Svizzera, testimoniato anche dalla grande partecipazione di pubblico che cíË stata recentemente ad un dibattito tenutosi alla Casa díItalia di Zurigo sul tema ìEmigrazione italiana, generazioni a confrontoî con líautore del libro, lo storico Luciano Trincia ed il poeta e scrittore Leonardo Zanier. Dal dibattito sono emerse tra il pubblico, anche in questa occasione, differenti posizioni come, díaltra parte, avviene pure in Italia ogni qualvolta si affronta líargomento immigrazione e da parte di qualcuno si cerca di far ricordare la storia dellíemigrazione italiana. Alcuni respingono veementemente líaccostamento tra líemigrazione italiana di un tempo e quella attuale che vi Ë in Italia. Altri che riconoscono, sia pure tra qualche pudico distinguo, il parallelismo tra la nostra storia e quella dellíimmigrazione in Italia. Altri ancora che, sia pure largamente minoritari, si schierano invece apertamente a favore degli immigrati.

Da parte mia credo che il libro di Gian Antonio Stella abbia, comunque, il grande merito di aver ricordato una parte importante della storia, neppure troppo lontana, dellíItalia e degli italiani e, sicuramente, non troppo piacevole. Anche se il paragone con ìgli albanesiî puÚ sembrare eccessivo (ma Ë evidente la voluta provocazione dellíautore del libro), specie agli occhi di chi non ha mai conosciuto líemigrazione, ritengo che il libro dovrebbe essere letto e dibattuto in tutte le scuole italiane affinchÈ i giovani recuperino una memoria storica del passato dei propri antenati e possano vedere con occhi diversi e meno prevenuti gli immigrati in Italia. Se, poi, il problema Ë aggravato dallíimmigrazione selvaggia, la colpa Ë essenzialmente delle istituzione e non certamente degli immigrati ed a questo proposito deve far riflettere seriamente quanto affermato, alcuni giorni orsono, da una emigrata italiana in Svizzera in una intervista alla Radio della Svizzera Italiana nella quale, commentando la situazione, a suo dire caotica, dellíimmigrazione in Italia, ha sollecitato lo Stato italiano ad imparare dalla Svizzera in materia di immigrazione!

Dino Nardi

 

LA FILEF DI REGGIO EMILIA RICORDA I NOMADI VITTIME DEL NAZISMO

La FILEF di Reggio Emilia, insieme ai campi Nomadi, líassociazione sportiva ìRangers 2000î (nomadi), la Coop. El Karama, il Centro Culturale Internazionale di Bagnolo, líOpera Nomadi di Mantova, líArci di Reggio e varie associazioni di immigrati e con il patrocinio del Comune di Bagnolo in Piano, ha ricordato, nella ìGiornata della memoriaî, líolocausto dimenticato di 800.000 zingari trucidati nei campi di sterminio nazisti.

La manifestazione che si Ë svolta a Bagnolo in Piano dal 25 gennaio al 2 febbraio 2003, ha registrato la partecipazione oltre che delle diverse associazioni, anche quella delle locali scuole elementari e medie, che hanno potuto visitare le mostre fotografiche, allestite nella biblioteca comunale e nellíatrio della palestra comunale, inaugurate il 25 gennaio alla presenza delle autoritý locali e provinciali. Le scolaresche hanno potuto anche prendere visione del paragrafo della sentenza al processo di Norimberga che ordinava la fucilazione degli zingari. Il paragrafo dice testualmente:

ìI gruppi díassalto ricevettero líordine di fucilare gli zingari. Non fu fornita nessuna spiegazione circa il motivo per cui questo popolo inoffensivo, che nel corso dei secoli ha donato al mondo, con musica e canti, tutta la sua ricchezza, doveva essere braccato come un animale selvaggio. Pittoreschi negli abiti e nelle usanze, essi hanno dato svago e divertimento alla societý, líhanno talvolta stancata con la loro indolenza. Ma nessuno mai li ha condannati come una minaccia mortale per la societý organizzata, nessuno tranne il nazionalsocialismo, che per bocca di Hitler, di Himmler, di Heydrich, ordinÚ la loro eliminazioneî.

CíË poi stato un torneo di calcetto che si Ë svolto alla presenza di oltre 300 spettatori, quasi tutti nomadi, e ha visto la presenza di otto squadre di calcio amatoriale (Acquedotto, Barco, Codemondo, Gavassa, Masone, Massenzatico, Modena, Roncocesi) e altre squadre di ragazzi provenienti dai campi nomadi di Reggio Emilia, Modena e Mantova che fino a notte inoltrata hanno dato vita ad una magnifica esibizione di sport e solidarietý.

Prima e durante il torneo di calcetto ci sono state anche varie esibizioni musicali.

(Dante Bigliardi, Presidente Filef Reggio Emilia)

 

JELSI 2005: Eí PARTITA A MONTREAL LA PREPARAZIONE DEL BICENTENARIO

La comunitý jelsese di Montreal, indirettamente, quella molisana, hanno vissuto intense giornate di lavoro e di relazione. Alla presenza di una folta delegazione giunta dallíItalia e dagli Usa, nella giornata di sabato 22 febbraio, si Ë svolto un lungo incontro di preparazione di un significativo evento, il secondo centenario della festa di S.Anna, che nel 2005 consentirý di ricomporre a Jelsi tutti i tasselli di una comunitý ramificata nei quattro continenti. La festa di S.Anna, nata per devozione alla Santa che nel 1805 aveva protetto Jelsi da un devastante terremoto, Ë una delle pi˜ tipiche tra quelle che si svolgono nel Mezzogiorno díItalia. Consiste in una sfilata di carri (traglie) addobbati con coreografie di spighe intrecciate della pi˜ diversa ispirazione. La ricorrenza di S.Anna Ë diventata anche un forte simbolo di identitý degli Jelsesi nel mondo, tanto Ë vero che, pure in forme pi˜ semplici, si replica a South Norwalk (Connecticut), Montreal, Buenos Aires, Venezuela. In particolare, da oltre ventíanni, a Montreal sfilano una quindicina di carri addobbati con grano lavorato. Allíincontro di sabato ha partecipato una delegazione proveniente da Jelsi, capeggiata dal sindaco Mario Ferocino e composta dagli assessori Sergio Marinaro e Salvatore Valiante, da Antonio Maiorano, Antonio Fonte e da Giovanni Fratino, del Comitato Festa S.Anna. Erano presenti, altresÏ, Michele Petraroia, segretario della CGIL del Molise e componente della Consulta Regionale dellíEmigrazione e Norberto Lombardi, coordinatore del Forum per gli Italiani nel mondo, entrambi di origine Jelsese. A conclusione della lunga riunione si Ë deciso di costituire il Comitato Mondiale Jelsi 2005, aperto a tutte le realtý jelsesi del mondo, di avviare un progetto di comunicazione in internet (www.jelsi.com), di sviluppare gli scambi tra giovani di origine, di realizzare una ricerca sullíemigrazione jelsese dalla fine dellíOttocento a oggi e di impostare il complesso lavoro di accoglienza. Domenica 23 febbraio, questi impegni sono stati comunicati alla comunitý jelsese nel corso di un affollato incontro coordinato da Gennaro Panzera e dal comitato 2005. Oltre agli interventi degli ospiti italiani, la serata ha conosciuto anche líesibizione de ìLe perle del Moliseî che hanno presentato danze tradizionali e del gruppo Canoro Jelsese, che ha riproposto, sotto la direzione di Tony Cianciullo, canti tradizionali e nuovi. La serata Ë stata chiusa dal baritono Donato Di Gioia, anche lui di origine jelsese, impegnato nei giorni 25 e 26 in due concerti presso il teatro del Centro ìLeonardo da Vinciî. MartedÏ 25, lo stesso Donato Di Gioia, in compagnia del mezzosoprano montrealese Mariateresa Magisano, di origine italiana, ha dato un concerto di musica lirica e di canzoni napoletane nel teatro del Centro culturale ìLeonardo da Vinciî a Saint-LÈonard. Nel corso della serata, il direttore del centro, Pasquale Iacobacci, ha voluto che i componenti della delegazione italiana apponessero pubblicamente la loro firma sullíalbo díoro dellíistituzione culturale. Il concerto ha avuto una replica mercoledÏ 26 in presenza di un pubblico numeroso ed entusiasta.

 

IN MEMORIA DI ALBERTO SORDI

Tassinaro, vigile urbano, cocchiere, medico della mutua, presidente di una squadra di calcio, sceicco, mercante díarmi, e poi ancora radio, rivista, avanspettacolo, teatro e cinema.

A 82 anni Ë scomparsa la maschera comica che oltre a divertire ha incarnato ed ha fatto riflettere intere generazioni di italiani.

Una uscita di scena inconsueta per lui, che ìcaciaroneî nella finzione, se ne Ë andato in punta di piedi dalla vita, con una sobrietý ed una discrezione come mai aveva mostrato sotto i riflettori.

Díaltro canto si diceva che fosse un avaro mentre in realtý era solo parco, visto che spendeva fortune per opere di caritý.

Come Ë vero che non si finisce mai di conoscere le persone! E questo Ë particolarmente vero nel caso di Albertone che ha incarnato tanti personaggi e cosÏ veri di questo nostro strano Paese, che anche chi non lo ha mai conosciuto di persona lo riteneva un amico, un vecchio conoscente, un compagno di strada.

Anche per questo nella sua morte non cíË il senso del distacco e della solitudine, perchÈ i personaggi a cui ha dato vita, continueranno a vivere in mezzo a noi e a ricordarci costantemente questo grande uomo e questo grandissimo attore.  (C.M.)

 

DOCUMENTAZIONE

 

GUERRA IRAQ: INCONTRI A BERLINO DI FASSINO CON SCHROEDER E A ROMA DI DíALEMA E RUTELLI CON BLAIR

FASSINO-SCHROEDER: PIENA IDENTITAí DI VEDUTE

"Una completa convergenza", "una perfetta identitý di vedute". Il segretario dei Ds Piero Fassino incontrando il cancelliere della repubblica tedesca Gerard Schroeder nella sede dell'Spd (venerdÏ 21 febbraio, ndr) ha pi˜ volte rimarcato la sostanziale intesa che unisce i due partiti nell'impegno di scongiurare il rischio di una guerra in Iraq. Settanta minuti passati insieme, con una colazione di lavoro allestita nello studio al partito del capo del governo tedesco, hanno confermato "l'ottimo clima" che intercorre tra i Ds e l'Spd.     
"Il senso di questa nostra offensiva diplomatica - ha spiegato Fassino al termine dell'incontro - Ë che consideriamo che la guerra non sia inevitabile e che dopo le decisioni del consiglio europeo e del dibattito al consiglio di sicurezza dell'Onu gli spazi per una soluzione politica si siano allargati ed Ë possibile scongiurare una guerra che sarebbe catastrofica raggiungendo una soluzione pacifica della crisi e disarmando pacificamente Saddam Hussein". Per Fassino e Schroeder occorre seguire questa strada ma occorre "farlo con molta determinazione". Non a caso Fassino ha sottolineato come anche il cancelliere tedesco sia convinto che vi siano "spazi maggiori" per una soluzione pacifica convinto anche della determinazione francese a seguire questa strada.
Nella serata di ieri, 20 febbraio, Fassino era stato a Parigi dove tra gli altri ha incontrato il segretario generale del partito francese Francois Hollande. In tutti i partiti socialisti europei c'Ë la consapevolezza dell'importanza del "ruolo che l'Europa puÚ giocare. Per questo Spd e Ds hanno deciso di continuare "a consultarsi per convenire ad azioni comuni in tutte le sedi dove Ë possibile ed impegnarsi a lavorare nei rispettivi paesi per scongiurare la guerra. Un impegno che deve dar corso alla decisione comune sull'Iraq con il quale si Ë chiuso un mese il consiglio generale del Partito socialista europeo.       
Nel frattempo, a Roma, venerdÏ 21 febbraio, presso la residenza dellíAmbasciatore inglese, Massimo DíAlema, insieme a Francesco Rutelli, si Ë incontrato con il premier britannico Tony Blair, che sabato vedrý il Papa. ''A Blair abbiamo chiesto un impegno per una soluzione pacifica'', dice Massimo D'Alema, dopo il colloquio di circa mezz'ora con il leader britannico. 
''E' stata una discussione interessante - riferisce D'Alema - e l'occasione per incontrare di nuovo un amico. Naturalmente le posizioni nostre sono note: abbiamo insistito perchË si faccia ogni sforzo per una soluzione pacifica di questa crisi. Questa È stata la prima questione sulla quale abbiamo insistito, chiedendo un suo personale impegno in questa direzione''. ''La seconda questione - aggiunge D'Alema - È che abbiamo apprezzato l'impegno di Blair per la ricerca di una soluzione alla tragedia del Medio Oriente. Tutti consideriamo la pace in Medio Oriente come una grande prioritý''.

 

SONDAGGI ABACUS: LíOTTANTA PER CENTO DEGLI ITALIANI  Eí CONTRO LA GUERRA

Líottanta per cento degli italiani resta contro la guerra. Tutti i sondaggi lo confermano. Nel caso di un attacco allíIraq deciso dallíOnu questa percentuale non scenderebbe di molto, attestandosi attorno al 70%. Insomma gli italiani erano e rimangono ìpacifistiî anche dopo il compromesso europeo che ha allentato la tensione con gli Usa. Dentro questo rifiuto della guerra svolgono un ruolo di primissimo piano i cattolici: le parole, forti e solenni, del Papa hanno fatto breccia anche tra i non credenti e il fronte del no alla guerra si Ë connotato di una dimensione ricca di ideali e valori, pi˜ che di politica o di schieramenti. Eí questa líanalisi che Nando Pagnoncelli, direttore generale di Abacus, líautorevole societý di ricerche di mercato e sondaggi díopinione fondata nel 1978, svolge sul rapporto tra gli italiani e Desert Storm 2.

Daniele Vaninetti dellíEco di Bergamo lo ha intervistato.

La crisi irachena dura da novembre. Negli ultimi giorni, sul fronte dei difficili rapporti Europa-Usa, alcune cose sono cambiate. Gli italiani restano, comunque, contrari alla guerra?

ìSÏ, tutti i sondaggi sono concordi nellíevidenziare una larga maggioranza di italiani contrari allíintervento in Iraq. Siamo tra il 70 e lí80% della popolazione. Le posizioni non cambiano anche nel caso di una guerra dichiarata in sede Onuî.

Come leggete questo dato?

ìIn realtý non siamo di fronte a una presa di posizione sorprendente. Gli italiani sono sempre stati molto pacifisti, per diversi motivi. Uno di questi Ë che la Seconda guerra mondiale ha lasciato una ferita profonda nel nostro Paese. Eí scattata una sorta di rimozione del concetto di guerra come evento positivo, ammesso che lo possa essere. E cosÏ prevalgono sempre gli atteggiamenti contrari agli interventi armati. Questo Ë líaspetto storico-culturale del problema, cosÏ comíË vissuto in Italia anche nel suo legame con il periodo del ventennio fascista. In Francia non Ë cosÏ perchÈ lý ci sono state anche delle guerre di liberazione. In altre nazioni, invece, lo scontro armato puÚ far parte addirittura del dna di un popoloî.

CíË altro vero?

ìCerto. Eí líaspetto legato ad una forte presenza di un pacifismo cattolico nel nostro paese. Tradizionalmente si pensa che il pacifismo sia di sinistra, mentre líinterventismo sarebbe di destra. Questa semplificazione, a mio parere, non Ë del tutto accettabile. E cosÏ ci dobbiamo confrontare con questa componente, larghissima, di pacifismo cattolico. Nel momento in cui ci si confronta tra il bene e il male, tra la guerra e la pace, questíultima prevale sempre. Allíestero, magari, qualcuno lo vede come un atteggiamento di paviditý o di scarso coraggio della politica estera italiana. Io non la penso cosÏ. Io credo che da noi il cattolicesimo abbia radici davvero profonde, per cui prima di attaccare qualcuno ci si pensa parecchio. E aggiungo che in questa circostanza di una forte affermazione della scelta di pace cíË stato, a pesare moltissimo, líintervento del Papa che ha convinto anche i pi˜ scettici e fatto breccia anche tra i non credentiî.

Quale ruolo gioca la paura in questo rifiuto cosÏ largo della guerra?

ìMolto, anche se poi viene razionalizzata. In ogni caso, il timore di possibili attentati di ritorsione pesa moltissimo. Detto questo, mi pare difficile isolare líaspetto della paura da quello, pi˜ complessivo, di una radicale contrarietý agli interventi armati in altri Paesiî.

Il rifiuto allíattacco allíIraq come si articola dentro le varie fasce dellíopinione pubblica italiana?

ìLo dicevo prima, assistiamo al condensarsi di un pacifismo piuttosto allargato a matrice cattolica e un poí poco propenso a compromessi. La mia sensazione Ë che líopinione pubblica non stia tanto a distinguere tra diritto di sorvolo e permesso di utilizzo delle basi Usa. Non si sottilizza molto su questi aspetti del problema. Si pone, invece, il dilemma: guerra sÏ, guerra no. Questa semplificazione ha poche opzioni, per cui si tende in qualche modo a schierarsi, Ë un processo tipicamente contemporaneo. In Italia io penso che oggi sia pi˜ premiante una posizione di pace, ìsenza se e senza maî, come qualcuno dice, piuttosto che una ricerca machiavellica di soluzioni che la gente fa fatica a capireî.

Lei ha giý risposto, in parte, a questa domanda, ma se fosse líOnu a condurre la guerra, come cambierebbero le posizioni degli italiani?

ìSi ridurrebbe un pochino la quota di chi Ë contrario, una decina di punti percentuali. Faccio riferimento ai nostri sondaggi ma anche a quelli pubblicati da Mannhaimer, Eurisko, Doxa. Dopo la manifestazione di sabato scorso e dopo le prese di posizione, cosÏ esplicite, del Papa il no alla guerra resta maggioritario nel Paeseî.

E questo pone il problema di quanto líopinione pubblica possa e debba influenzare le decisioni politicheÖ

ìEí una questione problematica. Ci sono alcune scelte politiche che debbono tener conto della sensibilitý diffusa della popolazione. Eí vero, allíinverso, che sulla base di questa sola sensibilitý non avremmo mai fatto líeuro o líunificazione delle due Germanie. Ma la delicatezza  del tema della guerra dovrebbe indurre le istituzioni ad ascoltare la gente, anche se non sono convinto che sia sempre giusto farlo. La politica deve fare la politicaî.

Come stanno reagendo gli italiani allí ëoverdoseí di notizie sul conflitto prima che sia scoppiato?

ìDa un sondaggio Abacus di poche settimane fa Ë risultato che i lettori dei giornali vogliono uníampia e alta informazione sulle vicende della guerra. Si cerca di capire, si vuole evitare di essere colti in contropiede, si pongono a confronto le posizioni. Preciso perÚ che i giornali sono letti da una minoranza della popolazione, la pi˜ acculturata e desiderosa di approfondire i problemiî.

Quale confronto si puÚ fare tra un cosÏ largo rifiuto della guerra allíIraq e il ìsÏî italiano allíintervento in Kosovo? Si Ë aperta una polemica politica su questoÖ

ìAnche allora non ci fu un larghissimo appoggio allíintervento armato, ma cíË stato un elemento che ha in qualche modo giocato da fattore di compensazione: la ìMissione Arcobalenoî. Io ricordo che questa missione veniva vissuta come un fatto che qualificava la presenza italiana nei Balcani. Si ragionava su questo: come italiani non possiamo sottrarci agli obblighi internazionali che derivano dalle nostre storiche alleanze, perÚ noi, come popolazione, ci siamo distinti per esportare la nostra storia e i nostri valori umanitari in una terra martoriata. Questo rendeva ìaccettabileî la partecipazioneî.

(Daniele Vaninetti ñ LíEco di Bergamo, 22 febbraio 2003)

 

IRAQ: TRENI USA, RETE LILLIPUT CONDIVIDE AZIONI PACIFICHE

La Rete Lilliput ''condivide ed appoggia gli attuali tentativi in corso da parte del movimento per la pace tesi ad ostacolare e bloccare il transito di treni armati sul territorio italiano e invita tutti i lillipuziani disponibili ad attivarsi e a partecipare, secondo le modalitý integralmente nonviolente utilizzate dalla Rete''. E' quanto si legge in un comunicato diffuso dall'organizzazione che fa parte del Social forum.

Per Massimiliano Pilati, referente del gruppo nonviolenza e conflitti della Rete Lilliput, Ë ''importante affermare che la disobbedienza civile Ë nonviolenza''. ''La nonviolenza, per teoria e per storia, include da sempre la disobbedienza civile tra le sue pratiche legittime. Ovviamente, secondo la legge di progressione gandhiana, non Ë da attivarsi come primo passo, infatti le lillipuziane e i lillipuziani continuano e continueranno nella loro quotidiana attivitý ad impegnarsi nelle 'normali' campagne e iniziative di opposizione alla guerra: dalla Campagna Bandiere della pace che tanto ha significato nello spostare l'opinione pubblica su posizioni nettamente pacifiste alla campagna Stop Esso War per denunciare il nesso tra guerra e petrolio, per arrivare alla campagna Scelgo la nonviolenza, alle biciclettate nonviolente e alle ore di silenzio contro la guerra''.

 

ìNON VOGLIAMO GUERRE ñ NON VOGLIAMO QUESTA GUERRAî

APPELLO AL PAPA IN FAVORE DELLíOBIEZIONE DI COSCIENZA AD UNA GUERRA ALLíIRAQ

La petizione, che ha raggiunto oltre 1500 firme, Ë on line allíindirizzo www.peacelink.it/appellopapa .

Eí possibile firmare e stampare un volantino col testo dellíappello, per poterlo spedire direttamente al Papa. Se condividete líiniziativa, firmate e invitate la gente a farlo. Fotocopiate il testo dellíappello, distribuitelo a quanti pi˜ potete.

Mandate il testo ai giornali locali, fatelo girare nelle liste in rete, chi lo puÚ tradurre in altre lingue lo mandi anche fuori díItalia ... insomma inondate la terra di pace.

Questo Ë il testo dellíappello:

 ìAl Papa Giovanni Paolo II

siamo la voce di un popolo: tra noi vi sono cattolici che La riconoscono pastore e autoritý della Chiesa; vi sono cristiani di diverse confessioni, fedeli di altre religioni e non credenti, che Líascoltano e La rispettano come autorevole capo spirituale e morale.

Siamo in tanti: uomini e donne diversi per credo religioso e politico, per provenienza e cultura, per condizioni e scelte di vita. Ci lega un filo: non vogliamo guerre, non vogliamo questa guerra.

Temiamo che gli organi istituzionali e le diplomazie, molti Capi di Stato e politici, non abbiano la volontý o la forza per evitare un altro massacro.

Ci rivolgiamo a Lei perchÈ chieda solennemente, ancora una volta, a governanti e governati di non fare questa guerra. Vorremmo che si levasse la Sua voce autorevole per invitare ogni uomo e donna di buona volontý a porre ad essa obiezione di coscienza. Che i parlamentari non la deliberino, che i militari non la combattano, che ogni persona, secondo le sue possibilitý, percorra attivamente la strada dellíobiezione e della non collaborazione.

Le chiediamo uníaffermazione semplice e univoca, che non lasci scappatoie per gli incisi e i distinguo.

Ci sentiamo accanto al popolo iracheno, che da una guerra vedrebbe solo accresciute le proprie sofferenze. Ci sentiamo accanto alle vittime di ogni guerra, di ogni terrorismo e a tutti i crocefissi della storia.

Santitý, confidiamo in Lei perchÈ si faccia voce di questo popolo. Grazie per quanto ha fatto e farýî.

 

IL PRESIDENTE DELLA REGIONE TOSCANA: îADERIROí AL DIGIUNO PROMOSSO DAL PONTEFICEî ñ IL GRAZIE DEL CARDINALE SODANO

ìNel ringraziarla per il premuroso pensiero e per líadesione allíopera pacificatrice del Sommo Pontefice, auspico per Lei, per i Collaboratori e per quanto Ella rappresenta copiosi doni di prosperitý e di concorde progresso, per un servizio sempre pi˜ generoso e proficuo al bene comuneî.

Sono le parole del Cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato del Vaticano, che ha risposto alla lettera del presidente Martini di adesione al digiuno promosso dal Pontefice, esprimendogli apprezzamento per essersi fatto ìinterprete dei sentimenti degli abitanti di codesta Regioneî e per aver manifestato ìstima e riconoscenza per gli interventi del Santo Padre in favore della pace nellíattuale situazione internazionaleî.

Nei giorni scorsi il presidente Martini ha anche annunciato che aderirý al digiuno promosso dal Pontefice per il 5 marzo prossimo.

 

GUERRA IRAQ ñ DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL COMITATO DIRETTIVO DELLA CGIL DEL 24.02.03

Milioni di donne, di uomini, di ragazzi hanno manifestato il 15 febbraio in tutto il mondo per dire no alla guerra, sbagliata ed illegittima anche sulla base della Carta dell'ONU, gravida di conseguenze terribili per le persone, per il Medio Oriente, per il ciclo economico, per l'assetto futuro del mondo.

La CGIL ha portato in quella manifestazione líesperienza di questíanno di mobilitazione a difesa dei diritti, di uno sviluppo di qualitý, contro la precarietý sociale e del lavoro, perchË c'Ë un nesso inscindibile che lega la costruzione del processo di pace e líestensione ed il consolidamento dei diritti in Italia, in Europa e nel mondo.

Il terrorismo, che non ha mai ragione, va sconfitto e non esistono dubbi sul carattere dittatoriale del governo di Saddam. Ma la guerra non Ë nÈ strumento per risolvere le controversie internazionali nÈ strumento efficace contro il terrorismo, come dimostra líesperienza dellíAfghanistan. Il terrorismo al contrario va contrastato togliendo líacqua che lo alimenta: líingiustizia e la disuguaglianza cosÏ acuta tra Nord e Sud del mondo.

Il governo italiano, a dispetto del movimento crescente di opinione contro la guerra, consolida ogni giorno la subordinazione nei confronti delle scelte dellíamministrazione

Bush e assume comportamenti e scelte, quali la messa a disposizione delle infrastrutture civili per il trasporto di materiale bellico, che anticipano anzichË contrastare, scenari di guerra.

Ma la manifestazione del 15 febbraio ha lasciato il segno: ha segnato la politica italiana, ha segnato i comportamenti delle forze politiche e delle persone, ha influenzato le stesse decisioni del Parlamento Europeo ed ha aperto contraddizioni anche nelle forze schierate dalla prima ora; a favore della guerra in Iraq.

Dobbiamo continuare in questa direzione, mettendo in campo e proponendo la continuazione della mobilitazione con líobiettivo di estendere una opinione netta, determinata e argomentata contro la guerra "senza se e senza ma", per la pace.

La CGIL sceglie la non violenza e la legalitý democratica e costituzionale come modalitý di espressione della propria cultura di pace e scommette sulla possibilitý che líallargamento dellíopinione contraria alla guerra sia la via attraverso cui fermare la guerra. Questo Ë il nostro obiettivo di oggi, su questo dobbiamo investire tutte le nostre energie, attraverso assemblee nei luoghi di lavoro, nelle scuole e in tutti i luoghi di aggregazione sociale e attraverso manifestazioni a livello decentrato. In questo senso impegniamo le nostre strutture a proporre a livello locale a tutti i soggetti che hanno costruito il 15 febbraio fiaccolate in tutte le cittý italiane il 5 marzo, in concomitanza con la giornata di digiuno promossa dalla Chiesa per la pace.

LíItalia del Nord in questi giorni sarý attraversata da 26 treni che trasportano armi e supporti logistici per la guerra in Iraq.

La CGIL ha giý espresso la sua contrarietý all'utilizzo delle strutture e delle infrastrutture pubbliche per il sostegno alla guerra e ha chiesto al Governo un incontro di chiarimento.

Infatti si tratta di una scelta, in ogni caso sbagliata, che Ë avvenuta al di fuori del Parlamento. » una scelta che mette a rischio la sicurezza dei cittadini, tenuti scientificamente allíoscuro. » una scelta che chiede ai ferrovieri di trasportare armi, anzichË merci o persone emette a rischio la loro stessa sicurezza.

La Filt, insieme alle altre organizzazioni sindacali di categoria, ha richiesto giý nei giorni scorsi e prima della partenza dei convogli, un incontro con il governo senza esito, in cui portare le argomentazioni squisitamente sindacali e non individuali o di coscienza, che sostengono la contrarietý: del sindacato a quelle scelte. Condividiamo e sosteniamo le argomentazioni e le proposte di sciopero dei lavoratori portuali che la Filt ha pronunciato in queste ore.

Il Comitato Direttivo della CGIL impegna la Segreteria a lavorare perchË líesecutivo della CES del 6/7 marzo, trasformi le giornate di mobilitazione europea previste per il 21 marzo a sostegno del modello sociale europeo in una mobilitazione contro la guerra, per la pace.

La manifestazione del 15 marzo prevista a Milano per i diritti, aperta a chi ne condivide le ragioni, in questo quadro assumerý esplicitamente il carattere di una manifestazione per la pace e per i diritti, sulla base di quel legame logico che appare in tutta evidenza. Il Comitato Direttivo dý mandato alla Segreteria:

-Di fronte al precipitare degli eventi di predisporre tutti gli strumenti e le azioni sindacali a disposizione per sostenere la contrarietý alla guerra e segnare una ferma reazione di tutte le coscienze e le intelligenze.

-PerchË giý da ora si inizi con le altre organizzazioni sindacali un confronto utile a questo fine.