Roma, Conferenza stampa dell’10 marzo 2003, ore 11 – Sala Stampa Estera
2002, una
regolarizzazione dalle dimensioni inaspettate e dagli aspetti controversi
Le operazioni chiuse l’11 novembre 2002 hanno registrato 702.000 domande di regolarizzazione. Il risultato è andato ben oltre le ipotesi degli studiosi: al massimo si ipotizzava un numero dimezzato. In quest’ultima operazione sono stati coinvolti tanti immigrati quanti se ne contarono nelle tre regolarizzazioni degli anni ’90 (1990, 1995 e 1998).
Per spiegare questo inaspettato aumento degli irregolari si è disputato se l’afflusso sia avvenuto durante il precedente governo del centro-sinistra, oppure sia continuato e si sia ingrossato nella fase di dibattito e di approvazione della legge “Bossi-Fini” e delle norme per la regolarizzazione, ma neppure va dimenticata la pressione migratoria internazionale va al di là degli schieramenti partitici. Le vie della irregolarità vengono più battute quando è meno consistente l’inserimento stabile di lavoratori: nel 2002 i 20.000 ingressi per chiamata nominativa sono stati programmati solo alla fine dell’anno e sono slittati al 2003.
Comunque, una presenza sommersa e giustificata da motivi di lavoro meritava di essere fatta emergere: su questo punto si è verificato l’assenso di un vasto schieramento trasversale. Un’altra opportuna decisione del Governo è consistita nell’incaricare gli uffici postali dell’accettazione delle domande di regolarizzazione, evitando così il ripetersi di file interminabili e poco dignitose.
Sui contenuti giuridici della regolarizzazione è stato, invece, notevole il contrasto. Si è lamentato il mancato riconoscimento al lavoratore di un ruolo attivo per l’ufficializzazione di un rapporto nel quale è parte sostanziale. Fatta eccezione per una tardiva circolare, emanata per assimilare negli effetti l’apertura di una vertenza giudiziale alla presentazione di una istanza di regolarizzazione, il fatto che l’iniziativa sia stata demandata per intero ai datori di lavoro non poteva non alimentare una catena di sfruttamenti, per cui spesso i lavoratori non solo hanno dovuto pagare il contributo posto a carico dei datori di lavoro ma anche hanno dovuto sborsare loro delle consistenti tangenti per convincerli ad avviare la pratica.
Attualmente, un aspetto di grande importanza è la celerità con cui potranno essere definite le numerose domande presentate. Ciò è del tutto comprensibile perché, prima che venga rilasciato il contratto di soggiorno, l’immigrato interessato non solo è incerto sulla propria sorte ma è costretto ad una sorta di domicilio coatto in Italia, privato della possibilità di fare temporaneamente ritorno nel proprio paese e di occuparsi delle proprie vicende personali e familiari.
Ai primi inconvenienti di natura informatica, insorti per la difficoltà di lettura ottica di domande compilate a mano e talvolta anche in carattere non latini, sono seguiti i ritardi in fase di registrazione e di smistamento delle pratiche, e quindi l’andamento lento del loro esame presso gli Uffici territoriali del Governo. Si è cercato di porre rimedio agli inconvenienti, sia attraverso un controllo del sistema di lettura ottica che con l’assegnazione di 1.200 lavoratori a tempo determinato, di cui 900 al Ministero dell’Interno e 350 al Ministero del Lavoro, utilizzando parte delle quote pagate dai datori di lavoro al momento di presentare le istanze di regolarizzazione (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 31.1.2003).
Non si è tuttavia ancora attenuato il timore di tempi eccessivamente lunghi e praticamente non passa giorno senza che i sindacati o altre organizzazioni sociali richiamino l’attenzione sugli inconvenienti della situazione attuale, che è auspicabile riuscire a recuperare anche per ridare agli interessati la possibilità di recarsi in patria per motivi urgenti. Inoltre, così come alla morte del datore di lavoro che presentato la domanda di regolarizzazione è possibile ottenere un permesso di soggiorno di 6 mesi per la ricerca di lavoro, sono necessarie ulteriori aperture: è auspicabile che il permesso di soggiorno per ricerca lavoro venga rilasciato non solo quando un regolarizzato è stato licenziato ma anche si è dimesso a seguito di condizioni di lavoro inaccettabili. Ulteriori chiarimenti servono in merito alla possibilità per il datore di lavoro di pagare i contributi nelle more di concessione del permesso di soggiorno.
Alla fine delle operazioni di regolarizzazione sarà anche possibile fare la rassegna dei vari tipi di imbrogli avvenuti, dei quali si è avuta solo qualche anticipazione (dichiarazioni false di datori di lavoro e timbri rubati, ad esempio).
E’ troppo presto per potere avere le disaggregazioni sulla regolarizzazione in corso, in particolare per quanto riguarda l’incrocio tra i paesi di provenienza e il sesso. Nell’attesa i dati già disponibili possono essere d’aiuto per inquadrare meglio il rapporto tra il mercato occupazionale e la forza lavoro immigrata.
Lasciando fuori dal conteggio i lavoratori provenienti dall’UE o da altri paesi a sviluppo avanzato (circa 100.000), i lavoratori immigrati che giungono dai paesi a forte pressione migratoria sono raddoppiati a seguito della regolarizzazione: ai 706.329 registrati a fine 2001 si aggiungono le 702.156 istanze di regolarizzazione, che coinvolgono in maniera disuguale le diverse aree del paese.
ITALIA. Lavoratori soggiornanti e istanze
di regolarizzazione per lavoro (2002)
Aree territoriali |
Istanze regolarizzazione |
Lavoratori immigr. provenienti dai paesi a
forte
pressione migratoria sogg. al 31.12.2001
|
Incid. Domande regolar. su 100 lav. Soggiornanti |
Nord Ovest |
233.943 |
242.016 |
96,7 |
Nord Est |
132.291 |
177.874 |
74,4 |
Centro |
203.852 |
191.451 |
106,5 |
Sud |
111.216 |
64.223 |
173,2 |
Isole |
20.854 |
30.765 |
67,8 |
ITALIA |
702.156 |
706.329 |
99,4 |
FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione/Caritas-Migrantes su dati del Ministero dell’Interno
Il rapporto tra istanze di regolarizzazione e lavoratori soggiornanti è un indice molto concreto della pressione migratoria, che risulta così ripartita: per il 52,2% è concentrata nel Nord, per il 29,0% nel Centro e per il 18,8% nel Sud. Non è, quindi, esatto affermare che l’irregolarità è una faccenda che riguarda in prevalenza il Meridione, al quale spetta solo una quota pari a un quinto del totale delle domande. Si tratta in realtà di un problema nazionale, che richiede un’adeguata calibratura della programmazione dei flussi.
Nel Settentrione a distinguersi è il Nord Ovest (97 istanze di regolarizzazione ogni 100 lavoratori soggiornanti, mentre il Nord Est ne ha il 74). Il Centro si colloca ad un livello più elevato: poco più di 100 istanze di regolarizzazione ogni 100 lavoratori soggiornanti.
Ma è nelle regioni del Sud che la pressione migratoria è, in proporzione, più accentuata con 173 istanze ogni 100 lavoratori soggiornanti; invece, il fenomeno è più contenuto nelle Isole (68 istanze ogni 100 lavoratori soggiornanti).
Poiché non basta riferirsi alle grandi aree territoriali, l’analisi va portata anche sulle singole regioni, per le quali si può compilare una graduatoria della minore o maggiore pressione migratoria evidenziata dalla regolarizzazione.
ITALIA. Regolarizzazione e graduatoria della pressione migratoria
nelle Regioni (2002)
* Poco al di sotto della media: Puglia (96,4); Veneto (84,4); Lombardia
(91,1),
*Molto al di sotto della media: Trentino Alto Adige (34,5), Friuli Venezia
Giulia (47,2), Valle d’Aosta (52,1),
Emilia
Romagna (79,8), Marche (74,7), Sicilia (68,5), Sardegna (63,9)
*Poco al di sopra della media: Toscana (105,6), Piemonte (107,5), Umbria
(103,5), Lazio (113,0);
*Molto al di sopra della media: Molise (118,9), Abruzzo (121,7), Liguria
(128,3), Basilicata (142,5),
Calabria (200,3), Campania (220,2)
FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione/Caritas-Migrantes su dati del Ministero dell’Interno
L’area a maggiore pressione migratoria è costituita dalla Campania, dalle regioni confinanti (Puglia esclusa) e da quelle del Centro, con una propaggine in Liguria e un’evidenza non trascurabile in Lombardia (91 domande di regolarizzazione ogni 100 lavoratori soggiornanti).
Nelle regioni a minor tasso di irregolarità, le istanze di emersione, rispetto ai lavoratori già soggiornanti, vanno da 1/3 in Trentino Alto Adige, alla metà in Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta) e ai 2/3 in Sardegna, Sicilia, Marche, Emilia Romagna.
L’andamento nelle province è ancor più differenziato e si va dalle 27 pratiche di regolarizzazione ogni 100 lavoratori nelle province di Trento e Bolzano alle 313 pratiche nella provincia di Benevento. Per misurare la pressione migratoria in atto basti pensare che il territorio del Trentino alto Adige, che è in assoluto quello meno toccata dalla regolarizzazione (anche perché beneficia in misura maggiore e più organizzata dell’apporto di lavoratori stagionali), ha registrato un numero di istanze di regolarizzazione pari a un quarto dei lavoratori già soggiornanti
Nella regione lombarda si va dalle 52 istanze di regolarizzazione a Sondrio alle 92 a Milano, alle 100 a Varese e alle 124 a Pavia.
Nel Lazio, Roma si attesta su 147,8 pratiche ed è superata da Latina con 184,5.
ITALIA. Regolarizzazione e graduatoria della pressione migratoria
nelle Province (2002)
Trento e
Bolzano (26,9), Trieste (21,6); Gorizia (32,9); Trapani (39,8);
Più di 140 pratiche di regolarizzazione
ogni 100 lavoratori soggiornanti:
Venezia
(148,9), Ferrara (154,3),
Padova (159,8), Alessandria (161,7), Terni (170,5),
Reggio
Calabria (179,9), Latina (184,5), Napoli (192,7), Teramo (202,0) Avellino
(275,5),Potenza (217,6),
Caserta
(236), Vibo Valentia (254,9), Crotone (279,2), Cosenza (288,8), Salerno (300,5),
Benevento (312,7),
FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione/Caritas-Migrantes su dati del Ministero dell’Interno
In conclusione, la situazione attuale è caratterizzata da inaccettabili proporzioni del sommerso, che risultano consistenti anche là dove le cose vanno meglio, per cui si può parlare di un problema generalizzato: il cospicuo numero delle persone da regolarizzare assume un significato di maggior rilievo per il fatto che è decorso un periodo relativamente breve dalla precedente regolarizzazione (1998) Pertanto, si può fondatamente ritenere che allo stato attuale la programmazione dei flussi per inserimento stabile (esclusi, quindi, i lavoratori stagionali) non sembra in grado in grado di assicurare risultati soddisfacenti. Al di là delle appartenenze partitiche, questo induce a riflettere sulle necessità del mercato occupazionale italiano. Non meno importante è la riflessione sui criteri più adeguati per la determinazione delle quote e sui meccanismi di collocamento: una recente indicazione del Parlamento Europeo che ha invitato la Commissione a prendere in considerazione la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per ricerca lavoro, come si faceva in Italia fino al 2001 attraverso la sponsorizzazione.
Semplificando, si può dire che far venire più lavoratori in modo regolare significa non essere costretti a regolarizzarne tanti a posteriori. La programmazione dei flussi garantisce dignità e favorisce l’integrazione, la regolarizzazione è un intervento emergenziale: con la prima si realizza una vera politica migratoria, con la seconda si riparano solo dei danni. I ragionamenti motivati dei demografi, degli esperti del mondo del lavoro e degli imprenditori su questo aspetto non dovrebbero lasciare dubbi circa la strada da intraprendere con maggiore decisione.
Per completare l’analisi, finora condotta a livello territoriale, occorre prendere distintamente in considerazione le tipologie delle pratiche, separando le 341.121 presentate per il lavoro domestico dalle 361.035 relative al lavoro in aziende.
Innanzitutto ci si può soffermare sulla diversa ripartizione per aree geografiche e constatare che il Nord detiene una quota più elevata di pratiche per assunzioni presso le aziende (58,1%), rispetto a quelle relative al lavoro domestico (46,1%).
ITALIA. Distribuzione per aree geografiche delle domande di
regolarizzazione (11.11.2002)
|
Ripartizione territorial domande
di regolarizzione: valori percentuali
|
||
|
Settore aziendale e collab. fam. |
Settore aziendale |
Collaborazione familiare |
Nord Ovest |
33,3 |
37,5 |
28,9 |
Nord Est |
18,8 |
20,4 |
17,2 |
Centro |
29,0 |
25,4 |
32,8 |
Sud |
15,9 |
14,1 |
17,7 |
Isole |
3,0 |
2,6 |
3,4 |
FONTE. Elaborazioni Dossier Statistico
Immigrazione/Caritas-Migrantes su dati del Ministero dell’Interno
Invece il rapporto è rovesciato sia nel Centro (il 32,8% delle domande riguarda il lavoro domestico mentre il 25,5% quello aziendale) che nel Meridione (21,1% nel settore domestico rispetto al 16,7% del lavoro presso aziende).
Possiamo, quindi, confrontare le istanze di regolarizzazione per l’assunzione in aziende con il numero dei lavoratori immigrati assicurati presso l’Inps (nell’industria, in agricoltura, e nei servizi), escluso il settore domestico che prenderemo in considerazione successivamente: nel 2001 si è trattato (ma probabilmente il dato è sottostimato) di 361.035 persone.
ITALIA. Lavoratori soggiornanti e istanze
di regolarizzazione per lavoro presso le aziende (11.11.2002)
Aree territoriali |
Istanze regolarizzazione |
Lavoratori immigrati extracomunitari
dichiarati all’INPS al 31.12.2001
|
Incid. domande regolar. su 100 lav. assic. all’INPS |
Nord Ovest |
135.410 |
113.309 |
119,5 |
Nord Est |
73.683 |
162.100 |
45,5 |
Centro |
91.807 |
55.503 |
165,4 |
Sud |
50.929 |
11.928 |
427,0 |
Isole |
9.206 |
7.008 |
131,4 |
ITALIA |
361.035 |
349.848 |
103,2 |
FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione/Caritas-Migrantes su dati del Ministero dell’Interno
In media ogni 100 lavoratori dichiarati vi sono 103 pratiche di regolarizzazione: 45,5 nel Nord est, 120 nel Nord Ovest; 165 nel Centro; 131 nelle Isole e 427 nel Sud. Il carattere abnorme della situazione nel Sud, dove vi è un lavoratore dichiarato ogni 7 istanze di regolarizzazione, è costituito non solo dall’alto numero delle persone da regolarizzare ma anche dalla diffusa predisposizione a non dichiarare i lavoratori alle proprie dipendenze.
La media del Sud riflette una situazione assai differenziata con il primato della Campania con 12 domande di regolarizzazione per ogni lavoratore assicurato presso l’INPS. Nelle altre regioni il rapporto, per quanto sproporzionato a favore dei “regolarizzandi”, non arriva a proporzioni così vistose: si va dalle due pratiche di regolarizzazione per lavoratore assicurato in Abruzzo, Molise e Basilicata, a 3 pratiche in Puglia, 4 in Calabria. In alcuni contesti provinciali vengono superati i valori medi della Campania: a Catanzaro e a Vibo Valentia si raggiunge il picco, rispettivamente con 13 e 16 istanze di regolarizzazione per ogni lavoratore dichiarato.
L’incidenza in assoluto più contenuta si riscontra in Trentino Alto Adige con 1 istanza di regolarizzazione ogni 10 lavoratori assicurati; seguono il Friuli (1 istanza ogni 3 lavoratori), la Valle d’Aosta, il Veneto e l’Emilia Romagna (1 istanza ogni 5 lavoratori). Nelle altre regioni del Nord i “regolarizzandi” o superano di poco i lavoratori dichiarati (Lombardia e Piemonte) o rappresentano il doppio (Liguria).
Anche in Lombardia la media maschera una forte differenziazione territoriale. La provincia di Milano, con 51.000 che attendono di essere regolarizzati rispetto a 36.000 lavoratori dichiarati, è caratterizzata da una pressione migratoria superiore alle forze lavoro ufficiali e lo stesso avviene per Brescia, Lodi e Pavia; nelle altre province, invece, prevalgono le forze lavoro già dichiarate. Analoga è la situazione in Piemonte; in particolare a Torino, rispetto a 10.225 lavoratori dichiarati all’INPS, altri 19.075 attendono di esserlo.
Nell’insieme
di delinea una crescita del mercato del lavoro anomala, non perché non si debbano far emergere queste posizioni ma
perché, se questa è l’esigenza del mercato, bisognava
intervenire con una “regolarizzazione preventiva” e cioè con
la programmazione da attuare attraverso meccanismi di collocamento a più
corsie.
Il settore domestico, che comprende le collaboratrici e i collaboratori familiari che prestano assistenza alle famiglie e ai membri che sono malati, era già conosciuto come una “nicchia etnica” dove la metà dei lavoratori dichiarati all’Inps è costituito da immigrati: in alcune aree, come quella romana, gli extracomunitari sono i due terzi.
Nel “Dossier Statistico Immigrazione 2002” sono stati commentati i risultati di alcune ricerche che, con riferimento al 12,5% delle famiglie italiane costituite da anziani che vivono soli e al 18,4% delle famiglie costituite da coppie con due figli, hanno stimato il potenziale fabbisogno di lavoratori aggiuntivi per il settore domestico pari a quasi mezzo milione di persone.
ITALIA. Lavoratori soggiornanti e istanze
di regolarizzazione per lavoro (2002)
Aree territoriali |
Istanze regolarizzazione |
Lavoratori domestici immigrati
iscritti all’INPS al 31.12.20001
|
Incid. domande regolar. su 100 domestici soggiornanti |
Nord Ovest |
98533 |
46.306 |
212,8 |
Nord Est |
58.608 |
16.620 |
352,6 |
Centro |
112.045 |
53.294 |
210,2 |
Sud |
60.287 |
11.368 |
530,3 |
Isole |
11.648 |
9.031 |
129,0 |
ITALIA |
341.121 |
136.619 |
249,7 |
FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione/Caritas-Migrantes su dati del Ministero dell’Interno
Nel 2000 (ultimo dato disponibile) i collaboratori e le collaboratrici domestiche sono stati 137.000. Per ogni unità dichiarata all’Inps ci sono state 2,5 istanze di regolarizzazione (341.121 nel totale), che in parte riguardano la stessa persona, per cui dovrebbero ridursi di circa un terzo. Si trattasse pure di un numero tra le 2020/250.000 persone l’impressione che emerge è l’incapacità di questo settore lavorativo di svilupparsi normalmente attraverso la programmazione del fabbisogno.
Mentre nelle regolarizzazioni del settore aziendale ha mostrato un andamento più contenuto rispetto alle altre aree del paese, il Nord nel settore domestico è soggetto a una maggiore pressione migratoria e quanto alla incidenza delle domande di regolarizzazione è superato solo dal Sud. Infatti, per ogni Colf in servizio si registrano
- 2 domande di regolarizzazione: in Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Liguria
- 3 domande di regolarizzazione: in Trentino alto Adige, Emilia Romagna e Rimonte
Nel Veneto si arriva a 4 domande di regolarizzazione per ogni colf dichiarato.
A
livello provinciale si raggiungono le 5 istanze di regolarizzazione per
lavoratore dichiarato a Mantova, Belluno, Venezia, Forlì Cesena,
Piacenza, Reggio Emilia, Grosseto, mentre le istanze sono addirittura 10
a Rovigo e Ferrara.
Con 2 istanze ogni colf dichiarato, il Centro ha un’incidenza più bassa sia rispetto alle due aree del Nord ( tuttavia, le Marche e l’Umbria superano la media dell’area con 3,3 e 3,7 istanze per ogni unità dichiarata). A livello territoriale vi sono province con valori più alti (Grosseto e Terni 5, Pesaro-Urbino e Viterbo 4, Latina 7, Frosinone 8, Roma 6).
Dati più contenuti si riscontrano nelle Isole: 1,2 istanze in Sicilia e 2,1 in Sardegna, con punte di 3,6 a Trapani, 4,9 a Ragusa e 4,4, a Sassari.
I valori sono invece più alti nelle regioni del Sud: 2,3 istanze in Puglia, 3 in Molise, 4,4 in Abruzzo, 5,1 in Calabria, 6,7 in Campania, 9,4 in Basilicata e 10 o più istanze in numerose altre province (Avellino, Benevento, Caserta, Salerno, Foggia, Potenza, Crotone, Vibo Valentia e Foggia, con 15).
I punti critici della situazione attuale possono essere così riassunti:
- la soppressione della venuta sotto sponsorizzazione per la ricerca del posti di lavoro che, nonostante riguardasse solo 15.000 persone l’anno, esercitava un forte incentivo alla legalità delle procedure sia tra gli italiani che gli immigrati, offrendo loro un meccanismo concreto per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro (e pertanto sarebbe quanto mai opportuna una sua reintroduzione);
- i requisiti reddituali troppo alti, spesso proibitivi per l famiglie interessate, per far venire un lavoratore o una lavoratrice domestica tramite chiamata nominativa;
- il mancato potenziamento delle quote d’ingresso con una loro soddisfacente ripartizione a livello territoriale;
- la mancata presa in considerazione dell’ipotesi di fiscalizzare interamente i contributi previdenziali nel caso di lavoratori assunti da persone sole o da famiglie con un basso reddito, evitando nel primo caso la costosa ipotesi di istituzionalizzazione ed assicurando nel secondo un concreto aiuto alle famiglie povere.
Il
crescente invecchiamento della popolazione e l’aumento del bisogno di
assistenza impongono di ritornare su questi aspetti e sottolineano la
necessità di un ripensamento nel merito di decisioni che non sono
risultate funzionali.
Il numero dei lavoratori immigrati sta aumentando in maniera notevole ma non nella misura della quale talvolta si sente parlare.
Secondo il Comitato di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS (relazione svolta il 5 febbraio 2003 al Consiglio Superiore della Magistratura) , se si incrociano i dati del Ministero dell’Interno, dell’Inps e dell’Inail, i lavoratori immigrati con permesso di soggiorno sono già attualmente 1.877.180; aggiungendo i 700.000 in attesa di regolarizzazione si arriva ai due milioni e mezzo circa di lavoratori extracomunitari, ai quali bisognerebbe poi aggiungere i familiari e le persone presenti ad altro titolo.
Tenuto conto che i titolari di permesso di soggiorno per lavoro sono il 59% di tutta la popolazione immigrata, se i lavoratori stranieri fossero veramente 1.900.000, la popolazione straniera nel suo complesso salirebbe a 3.180.000 e, aggiungendo le persone da regolarizzare, si arriverebbe a sfiorare i 4 milioni: nel giro di un anno si sarebbe arrivati a più del raddoppio.
In realtà il Ministero dell’interno, sul cui archivio è basato anche quello dell’INPS, al 1° gennaio 2002 ha conteggiato 1.362.630 titolari di permesso di soggiorno a qualsiasi titolo, dei quali 800.680 per motivi di lavoro e 393.865 per motivi di famiglia.
ITALIA. Stima della popolazione straniera regolare in Italia
all’inizio del 2003
Stima
popolazione straniera regolare presente al 1.1.2002 |
|
1.363.000 |
Soggiornanti stranieri a qualsiasi titolo presenti in Italia al
1°.1.2002 |
82.000 |
Ipotesi di nuovi permessi sfuggiti alla registrazione del Ministero
dell’Interno in quanto inviati successivamente dalle questure e recuperati a distanza di tempo
dall’ISTAT (6%) |
230.000 |
Minori non registrati nell’Archivio di soggiorno in quanto
riportati sul permesso di soggiorno dei genitori |
1.675.000 |
Popolazione straniera regolare all’inizio del 2002 |
Stima incremento popolazione straniera tra il
2002 e il 2003 |
|
75.000 |
Nuovi permessi concessi nel corso del 2002 e validi alla fine
dell’annoper lavoro, famiglia e ad altro titolo |
45.000 |
Nati stranieri in Italia nel 2002 più minori venuti a carico
di un familiare e non conteggiati tra i permessi |
120.000 |
Stima incremento medio complessivo |
600.000 |
Immigrati che hanno presentato istanza di regolarizzazione
(conteggiando una volta sola quelle riguardanti la stessa persona) |
2.395.000 |
POPOLAZIONE STRANIERA REGOLARE ALL’INIZIO DEL 2003 |
FONTE: Stima Dossier Statistico Immigrazione/Caritas-Migrantes su
dati del Ministero dell’Interno
Possiamo
ipotizzare che al massimo 200.000 tra i familiari prima menzionati siano stati
regolarmente assunti, come peraltro consente la vigente normativa, e
così arriviamo a 1.000.000 di lavoratori immigrati. Possiamo anche
calcolare che, tenuto conto delle duplicazioni di istanze di regolarizzazione
per lo stesso lavoratore domestico occupato presso diverse famiglie, i
“regolarizzandi” siano non più di 600.000. Pertanto, la
forza lavoro immigrata può essere realisticamente stimata pari a
1.600.000 unità.
E’ risaputo, poi, oltre ai lavoratori, vi sono i coniugi, i figli, i parenti le altre persone presenti a titoli diverso da quello lavorativo o familiare. Neppure bisogna dimenticare che nel corso del 2002 sono entrati regolarmente altri immigrati per ricongiungimento familiare o per altri motivi, come anche bisogna tenere conto dei figli degli immigrati nati in Italia.
Al termine di
questo calcolo la presenza straniera complessiva in Italia può
essere stimata pari a 2.395.000 persone, includendo non solo i lavoratori ma
tutti i soggiornanti regolari e persone che aspettano di essere regolarizzati.
Concluse
le operazione di regolarizzazione, l’Italia si affiancherà alla
Gran Bretagna o addirittura la supererà, diventando nell’Unione
Europea il terzo Stato membro per numero di immigrati.
La tendenza demografica negativa, che porta a prevedere a metà secolo la diminuzione di almeno 10 milioni di persone nella popolazione italiana, il fabbisogno delle imprese e la necessità di lavoratori per l’assistenza familiare lasciano intendere che il numero degli immigrati continuerà ad aumentare.
Bisogna
abituarsi a questo aumento, reso necessario da ragioni demografiche e
occupazionali, senza lasciarsi prendere dal panico.
Può essere d’aiuto a tal fine pensare che il futuro che ci può attendere è già presente in altri paesi: gli immigrati hanno un’incidenza del 10% negli Stati Uniti, del 16% in Canada e del 20% in Svizzera e in Canada. Si tratta di paesi che hanno programmato il loro futuro, tenendo conto della necessità strutturale dell’immigrazione, e hanno mostrato nel concreto che con l’immigrazione si può convivere. Il confronto può essere condotto anche per vari Stati dell’Unione Europea, a partire dalla Germania.
Il vero problema, quindi, non è il numero degli immigrati, quando questi sono necessari per i bisogni della società, bensì la mancanza di politiche che riescano ad essere inclusive nei confronti delle persone delle quali si ha bisogno.
Va, perciò, sostenuto e potenziato l’impegno per una adeguata programmazione dei flussi, anche in collaborazione con i paesi di origine, e per l’integrazione socio-culturale degli immigrati. Questi obiettivi non devono essere ritenuti residuali rispetto alle preoccupazioni di ordine pubblico e al comprensibile contenimento dei flussi irregolari: in caso contrario la politica migratoria perde due dei suoi fondamentali cardini ed è condannata a risultare inefficace.
L’auspicio è che si arrivi ad una realistica presa in considerazione dei termini della questione: bisogni delle famiglie e delle aziende, conseguente programmazione dei flussi, meccanismi di collocamento più agibili, misure di sostegno dell’integrazione e un minimo di solidarietà a livello globale nei confronti di paesi dallo sviluppo debole e dalle esigenze occupazionali forti; naturalmente questo impegno va congiunto con la dovuta severità nei confronti di chi non rispetta le regole.
I cittadini, adeguatamente informati sugli esatti termini del problema, capirebbero le scelte ed eviterebbe così il rischio di una xenofobia incosciente, pensando a una invasione quando invece si tratta di flussi funzionali alle nostre necessità.
Mons. Jean Louis Tauran, sostituto alla Segreteria di Stato del Vaticano, il 24 febbraio 2003, dopo aver ribadito che l’unilaterale ricorso alle forze è condannabile quando non trova giustificazione nella carta dell’ONU, ha richiamato l’attenzione su “i danni sproporzionati che un’azione miliare provocherebbe tra la popolazione, rispetto alla politica migratoria”.
A metà febbraio il Times ha dato notizie di un documento riservato del “Iraq Steering Committe”, che riunisce attorno allo stesso tavolo i responsabili delle agenzie delle Nazioni Unite; quindi il documento è stato reso pubblico da “Campaign against Sanctions inn Iraq”, una struttura affiliata all’Università di Cambridge. L’attacco all’Iraq dovrebbe provocare un’ondata di 2 milioni di profughi, dei quali la metà senza assistenza, in parte all’interno stesso del paese e in parte in altri paesi.
A seguito di un’audizione al Comitato parlamentare Schengen-Europol-Immigrazione, il 20 febbraio 2003 si è parlato di 1.200.000 profughi iracheni che potrebbero indirizzarsi verso l’Europa occidentale passando per il Nord Africa e quindi per l’Italia, che per certi sarebbe solo un’area di passaggio e per altri la terra di definitivo insediamento, per cui si starebbe già pensando ad attrezzare dei centri di accoglienza con roulotte e moduli abitativi con riserva di chiedere il supporto dell’Unione Europea, trattandosi di un problema comunitario.
Confermando una presa di posizione del Ministro dell’interno, il presidente del Comitato Di Luca ha ritenuto impensabile che l’Italia possa essere invaso da un milione di profughi, sia perché la guerra sarebbe breve, sia perché –per giunta sprovvisti di soldi- sarebbero interessati a ritornare nel loro paese anziché andare in Europa.
A sua volta la portavoce in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Laura Boldrini, ha precisato che l’Alto Commissariato sta pianificando l’intervento umanitario per 600.000 persone in caso di conflitto, che dovrebbero però spostarsi in prevalenza in Iran, Turchia e Giordania, a meno che vengano lasciate le frontiere aperte come impone la Carta dei diritti ONU e la convenzione di Ginevra. Secondo altri gli spostamenti verso questi paesi sarebbero solo provvisori e viene citato a riprova il fatto il fatto che nella striscia di mare che va da Istanbul a Izmia vi siano centinaia di migliaia di persone in attesa di recarsi in Europa. Si dice, anzi, che l’esodo sia già iniziato senza aspettare lo scoppio della guerra. Peraltro la Giordania ha ribadito di non voler accogliere nessun profugo iracheno: nel 1991, durante la guerra del Golfo, lasciò venire un milione e mezzo di profughi, dei quali 80.000 sono rimasti legalmente e almeno il doppio illegalmente.
Invece l’incaricato di affari dell’Iraq in Italia, il console Faris All A.M. Shooker ha commentato che se il 4-5% degli iracheni, curdi o meno, cercheranno di mettersi in salvo dalle 3.000 bombe che verranno sganciate, l’ipotesi di 1.200.000 persone che si spostano è senz’altro credibile.
Come si vede, non si concorda sulle quote di popolazione che la guerra potrebbe far spostare. La guerra avrebbe comunque un forte effetto distorsivo sulla politica migratoria e rispetto al problema dei profughi iracheni potrebbero apparire ben poca cosa i flussi di albanesi nel 1991 e negli anni successivi. Attualmente i profughi iracheni sono 350.000 (il terzo gruppo dopo burundesi e afgani), dei quali 200.000 in Iran, 51.000 in Germania, 26.000 sia Olanda che in Svezia e 19.000 negli Stati Uniti. Gli iracheni di etnia curda sono stati il gruppo più consistente tra i richiedenti asilo in Italia (1.985 nel 2001).
Non
bisogna neppure dimenticare la crescente pressione migratoria dall’Africa
Subsahariana, l’area del mondo
contrassegnata dal più alto tasso di crescita demografica e dalla
povertà più estrema. Sempre secondo il Viminale, sarebbero
già 1 milione e mezzo le persone concentrata nei paesi del Nord Africa
in attesa di poter lasciare un continente senza speranza per imbarcarsi verso
la mitica Europa e verso il paese più vicino che è
l’Italia. Anche sotto questo aspetto, la guerra in Iraq potrebbe
creare complicazioni.
La guerra in Iraq, insomma, avrebbe pesanti conseguenze anche sullo scenario migratorio, che come abbiamo visto è già di per sè difficile in condizioni normali,
Senza
pace e senza sviluppo, come amava ricordare mons. Luigi Di Liegro, la pressione
migratoria diventa la “bomba migratoria”. Di sicuro serve un
maggiore spirito di solidarietà nei confronti dei rifugiati e dei
profughi ma serve anche una maggiore spirito di pace nel rapporto tra gli
Stati: quella pace che Giovanni Paolo II ancora oggi instancabilmente
raccomanda e che da ultimo ha chiesto di esprimere con il digiuno all’inizio
della quaresima.
ITALIA. Domande
di regolarizzazione: graduatoria per province (11.11.2002)
province |
totale domande |
settore domestico |
lavoro subordinato |
ROMA |
107.476 |
66.949 |
40.527 |
MILANO |
87.165 |
35.922 |
51.243 |
NAPOLI |
36.572 |
24.285 |
12.287 |
TORINO |
35.792 |
16.717 |
19.075 |
BRESCIA |
24.520 |
7.473 |
17.047 |
FIRENZE |
17.218 |
7.239 |
9.979 |
CASERTA |
14.688 |
7.102 |
7.586 |
BERGAMO |
13.932 |
4.858 |
9.074 |
PADOVA |
13.364 |
5.893 |
7.471 |
BOLOGNA |
13.075 |
6.365 |
6.710 |
VERONA |
12.851 |
4.094 |
8.757 |
TREVISO |
11.732 |
4.167 |
7.565 |
SALERNO |
11.701 |
5.919 |
5.782 |
GENOVA |
10.951 |
6.631 |
4.320 |
VICENZA |
10.834 |
4.060 |
6.774 |
MODENA |
10.650 |
3.935 |
6.715 |
PERUGIA |
10.387 |
5.517 |
4.870 |
VENEZIA |
9.425 |
4.945 |
4.480 |
VARESE |
8.116 |
3.507 |
4.609 |
REGGIO EMILIA |
7.956 |
3.296 |
4.660 |
LATINA |
7.699 |
2.700 |
4.999 |
PRATO |
7.561 |
1.208 |
6.353 |
REGGIO CALABRIA |
6.478 |
3.664 |
2.814 |
BARI |
6.246 |
2.415 |
3.831 |
PAVIA |
5.967 |
2.639 |
3.328 |
PARMA |
5.360 |
2.894 |
2.466 |
ALESSANDRIA |
5.285 |
2.250 |
3.035 |
COMO |
5.193 |
2.372 |
2.821 |
RIMINI |
4.884 |
2.538 |
2.346 |
CUNEO |
4.793 |
2.046 |
2.747 |
MANTOVA |
4.777 |
1.863 |
2.914 |
NOVARA |
4.759 |
2.138 |
2.621 |
AREZZO |
4.515 |
2.232 |
2.283 |
PALERMO |
4.283 |
3.512 |
771 |
ANCONA |
4.225 |
2.264 |
1.961 |
FOGGIA |
4.207 |
1.324 |
2.883 |
RAVENNA |
4.205 |
2.243 |
1.962 |
COSENZA |
4.089 |
2.325 |
1.764 |
PISA |
4.040 |
2.136 |
1.904 |
FORLì |
3.942 |
1.776 |
2.166 |
FROSINONE |
3.851 |
1.936 |
1.915 |
PESARO |
3.848 |
2.170 |
1.678 |
PIACENZA |
3.775 |
1.916 |
1.859 |
VITERBO |
3.505 |
2.053 |
1.452 |
LUCCA |
3.493 |
1.815 |
1.678 |
TERNI |
3.465 |
2.306 |
1.159 |
MACERATA |
3.442 |
1.344 |
2.098 |
RAGUSA |
3.415 |
508 |
2.907 |
LIVORNO |
3.405 |
1.848 |
1.557 |
TRENTO |
3.392 |
1.923 |
1.469 |
ASCOLI PICENO |
3.391 |
1.486 |
1.905 |
L'AQUILA |
3.352 |
1.633 |
1.719 |
CATANIA |
3.334 |
1.953 |
1.381 |
UDINE |
3.307 |
1.792 |
1.515 |
CREMONA |
3.221 |
1.023 |
2.198 |
PISTOIA |
3.221 |
1.532 |
1.689 |
FERRARA |
3.212 |
2.085 |
1.127 |
AVELLINO |
3.166 |
1.842 |
1.324 |
SIENA |
3.120 |
1.716 |
1.404 |
MESSINA |
3.109 |
2.191 |
918 |
TERAMO |
3.034 |
884 |
2.150 |
SAVONA |
2.845 |
1.398 |
1.447 |
ASTI |
2.687 |
1.128 |
1.559 |
PORDENONE |
2.634 |
1.324 |
1.310 |
GROSSETO |
2.541 |
1.605 |
936 |
CATANZARO |
2.538 |
1.363 |
1.175 |
LODI |
2.390 |
809 |
1.581 |
LECCO |
2.367 |
1.105 |
1.262 |
IMPERIA |
2.259 |
949 |
1.310 |
BOLZANO |
2.173 |
835 |
1.338 |
PESCARA |
2.123 |
1.112 |
1.011 |
LECCE |
1.953 |
1.327 |
626 |
ROVIGO |
1.908 |
939 |
969 |
LA SPEZIA |
1.807 |
937 |
870 |
CHIETI |
1.792 |
790 |
1.002 |
MASSA CARRARA |
1.789 |
866 |
923 |
RIETI |
1.660 |
1.123 |
537 |
BENEVENTO |
1.551 |
1.053 |
498 |
POTENZA |
1.486 |
777 |
709 |
VERCELLI |
1.442 |
691 |
751 |
CAGLIARI |
1.409 |
783 |
626 |
SASSARI |
1.370 |
691 |
679 |
SIRACUSA |
1.313 |
744 |
569 |
CROTONE |
1.304 |
569 |
735 |
BELLUNO |
1.304 |
861 |
443 |
VIBO VALENTIA |
1.277 |
620 |
657 |
TRIESTE |
1.204 |
479 |
725 |
VERBANIA |
1.197 |
772 |
425 |
BIELLA |
1.161 |
728 |
433 |
GORIZIA |
1.104 |
248 |
856 |
TARANTO |
1.049 |
386 |
663 |
MATERA |
914 |
262 |
652 |
AGRIGENTO |
875 |
508 |
367 |
CAMPOBASSO |
740 |
297 |
443 |
AOSTA |
672 |
251 |
421 |
SONDRIO |
645 |
326 |
319 |
BRINDISI |
641 |
180 |
461 |
TRAPANI |
639 |
225 |
414 |
CALTANISSETTA |
459 |
221 |
238 |
ISERNIA |
315 |
158 |
157 |
ENNA |
262 |
158 |
104 |
NUORO |
226 |
102 |
124 |
ORISTANO |
160 |
52 |
108 |
|
|
|
|
Nord Ovest |
33,3 |
28,9 |
37,5 |
Nord Est |
18,8 |
17,2 |
20,4 |
Centro |
29,0 |
32,8 |
25,4 |
Sud |
15,9 |
17,7 |
14,1 |
Isole |
3,0 |
3,4 |
2,6 |
|
|
|
|
TOTALE |
702.156 |
341.121 |
361.035 |
FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione/Caritas-Migrantes su dati del Ministero dell’Interno
Italia.
Regolarizzazione di lavoratori domestici (11.11.2002)
|
Lavoratorii |
Domande
di |
%
verticali |
|
Domande
per |
|
extracomunitari |
regolarizzazione |
Lavoratori |
Domande |
100
dipendenti |
Piemonte |
25.607 |
30.646 |
7,32 |
8,49 |
119,7 |
Valle d'Aosta |
717 |
421 |
0,20 |
0,12 |
58,7 |
Lombardia |
82.889 |
96.396 |
23,69 |
26,70 |
116,3 |
Trentino-A. A. |
30.885 |
2.807
|
8,83 |
0,78 |
9,1 |
Veneto |
64.836 |
36.459 |
18,53 |
10,10 |
56,2 |
Friuli-V. Giulia |
13.021 |
4.406 |
3,72 |
1,22 |
33,8 |
Liguria |
4.096 |
7.947 |
1,17 |
2,20 |
194,0 |
Emilia-Romagna |
53.358 |
30.011 |
15,25 |
8,31 |
56,2 |
Toscana |
23.878 |
28.706 |
6,83 |
7,95 |
120,2 |
Umbria |
6.704 |
6.029 |
1,92 |
1,67 |
89,9 |
Marche |
12.623 |
7.642 |
3,61 |
2,12 |
60,5 |
Lazio |
12.298 |
49.430 |
3,52 |
13,69 |
401,9 |
Abruzzo |
3.812
|
5.882 |
1,09 |
1,63 |
154,3 |
Molise |
341 |
600 |
0,10 |
0,17 |
176,0 |
Campania |
2.317 |
27.477 |
0,66 |
7,61 |
1185,9 |
Puglia |
2.837 |
8.464 |
0,81 |
2,34 |
298,3 |
Basilicata |
833 |
1.361 |
0,24 |
0,38 |
163,4 |
Calabria |
1.788 |
7.145 |
0,51 |
1,98 |
399,6 |
Sicilia |
6.701 |
7.669 |
1,92 |
2,12 |
114,4 |
Sardegna |
307 |
1.537 |
0,09 |
0,43 |
500,7 |
|
|
|
|
|
|
Nord-Ovest |
113.309 |
135.410 |
32,39 |
37,51 |
119,5 |
Nord-Est |
162.100 |
73.683 |
46,33 |
20,41 |
45,5 |
Centro |
55.503 |
91.807 |
15,86 |
25,43 |
165,4 |
Sud |
11.928 |
50.929 |
3,41 |
14,11 |
427,0 |
Isole |
7.008 |
9.206 |
2,00 |
2,55 |
131,4 |
|
|
|
|
|
|
ITALIA |
349.848 |
361.035 |
100,00 |
100,00 |
103,2 |
FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione/Caritas-Migrantes su dati del Ministero dell’Interno
ITALIA. Regolarizzazione immigrati
dipendenti da aziende (11.11.2002)
PROVINCE |
Dipendenti |
Domande
di |
%
verticali |
Domande
per |
|
|
extracomunitari |
regolarizzazione |
Lavoratori |
Domande |
100
dipendenti |
Piemonte |
25.607 |
30.646 |
7,32 |
8,49 |
119,7 |
Valle d'Aosta |
717 |
421 |
0,20 |
0,12 |
58,7 |
Lombardia |
82.889 |
96.396 |
23,69 |
26,70 |
116,3 |
Trentino-A. A. |
30.885 |
2.807 |
8,83 |
0,78 |
9,1 |
Veneto |
64.836 |
36.459 |
18,53 |
10,10 |
56,2 |
Friuli-V. Giulia |
13.021 |
4.406 |
3,72 |
1,22 |
33,8 |
Liguria |
4.096 |
7.947 |
1,17 |
2,20 |
194,0 |
Emilia-Romagna |
53.358 |
30.011 |
15,25 |
8,31 |
56,2 |
Toscana |
23.878 |
28.706
|
6,83 |
7,95 |
120,2 |
Umbria |
6.704 |
6.029 |
1,92 |
1,67 |
89,9 |
Marche |
12.623 |
7.642 |
3,61 |
2,12 |
60,5 |
Lazio |
12.298 |
49.430
|
3,52 |
13,69 |
401,9 |
Abruzzo |
3.812 |
5.882 |
1,09 |
1,63 |
154,3 |
Molise |
341 |
600 |
0,10 |
0,17 |
176,0 |
Campania |
2.317 |
27.477 |
0,66 |
7,61 |
1185,9 |
Puglia |
2.837 |
8.464 |
0,81 |
2,34 |
298,3 |
Basilicata |
833 |
1.361 |
0,24 |
0,38 |
163,4 |
Calabria |
1.788 |
7.145 |
0,51 |
1,98 |
399,6 |
Sicilia |
6.701 |
7.669 |
1,92 |
2,12 |
114,4 |
Sardegna |
307 |
1.537 |
0,09 |
0,43 |
500,7 |
|
|
|
|
|
|
Nord-Ovest |
113.309 |
135.410 |
32,39 |
37,51 |
119,5 |
Nord-Est |
162.100 |
73.683 |
46,33 |
20,41 |
45,5 |
Centro |
55.503 |
91.807 |
15,86 |
25,43 |
165,4 |
Sud |
11.928 |
50.929 |
3,41 |
14,11 |
427,0 |
Isole |
7.008 |
9.206 |
2,00 |
2,55 |
131,4 |
|
|
|
|
|
|
ITALIA |
349.848 |
361.035 |
100,00 |
100,00 |
103,2 |
FONTE: Elaborazioni Dossier Statistico Immigrazione/Caritas-Migrantes su dati del Ministero dell’Interno