novità europa –5 novembre 2003
asgi– ires
piemonte-osservatorio per l'immigrazione in piemonte www.piemonteimmigrazione.it/IPO3.html
La Commissione europea ha iniziato dei procedimenti di infrazione nei
confronti di alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, per violazione dell’obbligo
di attuazione delle seguenti direttive:
Direttiva 2001/40 sul reciproco riconoscimento dei provvedimenti di
espulsione (Francia, Belgio, Lussemburgo, Italia, Portogallo, Spagna e Grecia);
Direttiva 2001/51 sulle sanzioni dei vettori (Francia, Lussemburgo,
Olanda, Belgio, Svezia, Grecia, Spagna, Italia);
Direttiva 2001/55 sulla protezione temporanea (Francia, Regno Unito, Olanda, Lussemburgo, Grecia, Belgio, Spagna).
La Commissione europea ha rilasciato una dichiarazione relativa alla
denuncia spagnola contro il Regno Unito ai sensi dell’art. 227 T Ce, per la
violazione del diritto comunitario relativamente al diritto di voto del
Parlamento europeo nelle elezioni in Gibilterra. La Commissione ha affermato
che il Regno Unito ha riconosciuto l’estensione del diritto di voto ai
residenti in Gibilterra secondo modalità conformi al diritto comunitario. Tuttavia,
considerando l’importanza di questa vicenda bilaterale la Commissione ha deciso
di astenersi dal rilasciare un parere motivato ai sensi dell’art. 227 T Ce
invitando le parti a trovare una soluzione amichevole. La denuncia spagnola è
basata sulla violazione degli articoli 17, 19, 189 e 190 del T Ce perché il
diritto di voto è riconosciuto a persone appartenenti al Commonwealth che non sono cittadine del Regno Unito e,
quindi, non sono cittadini europei. Risulterebbe violato anche l’allegato II
all’Atto del 1976 sulle elezioni del Parlamento europeo in quanto crea una
regione elettorale combinata inserendo Gibilterra in una unica circoscrizione
con l’Inghilterra e il Galles. La legge del Regno unito è stata adottata dopo
la sentenza della Corte europea dei diritti umani “Matthews v. United
Kingdom” del 18 febbraio 1999
nella quale il Regno Unito è stato condannato perché nessun parlamentare era
mai stato eletto in Gibilterra. Così il Regno Unito ha adottato la legge in
questione permettendo all’elettorato di Gibilterra di prendere parte a tali
elezioni. Come noto il Trattato attribuisce alla Comunità europea la competenza
a formulare regole uniformi per le elezioni del Parlamento europeo compresa la
categoria di persone che hanno diritto di voto. Tuttavia ciò è avvenuto solo in
parte ed infatti l’Atto del 1976 non tratta la questione delle zone franche
rispetto alle quali rimangono applicabili le disposizioni nazionali. Secondo la
Commissione non vi è alcun principio generale comunitario in base al quale
l’elettorato del Parlamento europeo non possa essere esteso anche ai non
cittadini europei.
Il Consiglio europeo di Bruxelles del 16 e 17 ottobre
2003 ha trattato, tra l’altro, del rafforzamento dello spazio di
libertà, sicurezza e giustizia, incentrandosi sulle questioni della gestione
delle frontiere comuni dell’Unione e del controllo dei flussi migratori. Da
quanto risulta dalle Conclusioni della Presidenza la Commissione sta
progettando di destinare 140 milioni di euro tra il 2004-2006 al sostegno della
gestione delle frontiere esterne, all’attuazione del programma d’azione in
materia di rimpatrio e allo sviluppo del Sistema d’informazione visti (VIS). I
15 hanno concordato di istituire il Centro per le frontiere aeree e,
eventualmente, altri due centri per le frontiere marittime. La Commissione è
stata incaricata di formulare una proposta in modo che il Consiglio pervenga ad
una decisione entro l’anno sull’istituzione dell’organismo e sull’istituzione
di un programma di lavoro sulle frontiere marittime. Il Consiglio europeo ha
ribadito la necessità di concludere accordi di riammissione nel quadro dei più
ampi rapporti di cooperazione con i Paesi terzi interessati ed ha invitato la
Commissione e il Consiglio ad individuare le priorità di una politica comune in
materia di riammissione e le misure adottate per assicurare lo sviluppo
positivo di tale politica attribuendo la massima priorità all’attuazione del
piano d’azione adottato nel novembre 2002. La Commissione presenterà una
proposta sulle prospettive finanziarie per fornire sostegno finanziario al
rimpatrio degli immigrati illegali e delle persone la cui richiesta di asilo è
stata respinta verso i Paesi d’origine e di transito. Il Consiglio europeo ha
fatto riferimento “ai lavori nelle sedi internazionali (ICAO, G8)
sull’introduzione di identificatori biometrici nei visti, titoli di soggiorno e
passaporti ed ha esortato il Consiglio GAI a giungere entro il 2003 ad un
accordo politico sulle due proposte di regolamenti del Consiglio relativi agli
identificatori biometrici, presentate dalla Commissione, e a prendere le
decisioni necessarie sullo sviluppo del Sistema d’informazione visti (VIS) e
del Sistema d’Informazione Schengen (SIS) II, nel pieno rispetto del calendario
previsto per l’introduzione del SIS II”. Sulla questione delle quote di
ingresso il Consiglio ha
ribadito che ogni Stato membro è responsabile del numero di immigrati legali
ammessi nel suo territorio (si vedano le dichiarazioni di Pisanu riportate nel
precedente bollettino), conformemente alla sua legislazione e secondo la sua
situazione specifica, ivi compresi i mercati del lavoro, ma ha invitato gli
Stati a partecipare attivamente alla realizzazione da parte della Commissione
di uno studio sul rapporto tra immigrazione legale e clandestina. Infine il
Consiglio ha esortato “il Consiglio GAI a completare urgentemente i lavori
sulle proposte di direttive riguardanti l’ammissibilità e le procedure in
materia d’asilo, al fine
di rispettare i termini stabiliti dai Consigli europei di Siviglia e di
Salonicco, ossia la fine del 2003, e consentire all’Unione di affrontare gli
abusi e l’inefficienza in materia di asilo, pur nel pieno rispetto della
Convenzione di Ginevra e delle sue tradizioni umanitarie”.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, dopo aver riassunto le conclusioni della
Presidenza in materia di immigrazione e asilo, ha ricordato la recente tragedia
(e tutte le altre tragedie che si continuano a verificare del Mediterraneo) a
poca distanza dalle coste italiane, con la perdita “di così tante vite umane
che cercavano con la forza della disperazione un futuro migliore. […] La nostra
formazione cristiana ci induce a guardare a questi immigrati con l’intenzione
di dare loro un’accoglienza davvero degna del nostro livello di civiltà. Queste
persone lasciano paesi dove vige la miseria per venire nel nostro continente,
confidando soltanto sulla loro voglia di lavorare e sulla forza delle loro
braccia. Tutti dovremmo fare un’attenta riflessione sul modo con cui l’Europa
colta, l’Europa cristiana, l’Europa del benessere, deve aprirsi ad accogliere
chi viene con la speranza nel cuore, cercando di cambiare il proprio futuro e
quello dei propri figli». Il Presidente della Commissione Romano Prodi ha detto che al fine di sfruttare fino in
fondo le risorse economiche dell’Unione occorre liberare tutte le energie
esistenti, comprese quelle che provengono da un’immigrazione legale che
fornisce manodopera per quei lavori che i giovani europei non vogliono più fare
e tecnici ad alta specializzazione di cui la produzione europea ha bisogno.
Questo significa però gestire fenomeni come quello dell’integrazione degli
immigrati legali, che debbono godere dei diritti garantiti a tutti i cittadini, e quello della lotta alla
tratta di esseri umani. Occorre un unico approccio politico europeo e non si
può lasciare il problema sulle spalle dei singoli Stati membri. Prodi ha
parlato di “politica dell’anello degli amici”: è la realizzazione della soft
security, di quella politica
di sicurezza che l’Europa ha affidato al dialogo, al legame economico e al
legame culturale, ed è in quest’ambito che si deve inserire il problema
dell’immigrazione. Su questo problema si sono fatti già due grandi passi
avanti: la cooperazione nel pattugliamento e l’agenzia che coordina l’azione
UE. Quest’ultima sarà un organismo al servizio delle istituzioni europee per
poter coordinare l’azione comunitaria. Tuttavia ciò non è sufficiente, occorre
fermare gli immigranti nei paesi da cui essi provengono. Secondo il Presidente
della Commissione occorre un doppio accordo con questi paesi sulla protezione e
sul controllo degli immigrati, dando loro una possibilità di potere interagire
e anche di ottenere un legittimo vantaggio da questo. Egli ha sostenuto che non
c’è alternativa alla politica delle quote, respinta dal Consiglio: serve un
accordo con questi paesi per garantire loro un minimo di emigrazione in modo
che aiutino l’Unione a proteggere i propri confini. In mancanza di una
relazione amichevole con i confinanti, essi invieranno in modo ostile e
strumentale gli emigranti.
Il Parlamento
europeo ha quindi adottato
una risoluzione con la quale si dichiara favorevole a una struttura operativa,
coordinata dalla Commissione, che precorra un corpo finanziato dall’UE a
guardia delle frontiere, incaricato di sostenere i corpi nazionali speciali.
L’Aula ha valutato inoltre in modo positivo “l’importanza attribuita alla piena
attuazione del piano per la gestione delle frontiere esterne e l’istituzione di
centri per le frontiere aeree e marittime, quali passi concreti verso la
cooperazione per evitare le tragedie umane che si sono recentemente consumate
sulle coste mediterranee spagnole e italiane”. I deputati sostengono anche
l’approccio globale volto a rafforzare i partenariati con i paesi d’origine, ma
ogni Stato membro deve in definitiva restare responsabile del numero di persone
ammesse sul suo territorio. La politica di rientro, da finanziare con uno
strumento specifico, deve comunque rispettare i principi umanitari. Il
Consiglio è chiamato ad adottare rapidamente le norme di base in merito a un
sistema d’asilo comune europeo e a misure legislative in materia di
immigrazione. Entro il 2003 il Consiglio dovrebbe inoltre raggiungere un
accordo politico sulle proposte relative agli identificatori biometrici nei
visti, titoli di soggiorno e passaporti: il Parlamento valuterà la
compatibilità di tali proposte con la legislazione europea sulla protezione dei
dati. L’Aula chiede poi il rafforzamento e la comunitarizzazione di Europol ed
esprime preoccupazione perché molti Stati membri non hanno ancora adottato le
misure giuridiche necessarie per l’entrata in vigore del mandato d’arresto
europeo entro il 1° gennaio 2004: il Consiglio dovrà garantire l’entrata in
vigore di tale disposizione in tempo utile in tutti gli Stati membri.
Il Consiglio (pp. 11-12) ha tenuto un
dibattito politico sulla Comunicazione della Commissione su immigrazione,
integrazione e occupazione. Le seguenti questioni chiave sono emerse
dal dibattito del Consiglio: tutte le delegazioni hanno accolto con favore la
Comunicazione della Commissione, ritenendola una buona base per i lavori futuri
ed hanno sottolineato che tutte le iniziative dovrebbero essere adottate nel
quadro della strategia di Lisbona e della strategia europea per l’occupazione;
un certo numero di delegazioni ha indicato il ruolo limitato dell’immigrazione
proveniente dai paesi terzi, affrontando il problema della carenza di
manodopera dovuta all’invecchiamento della popolazione. Esse hanno sottolineato
l’importanza di sfruttare tutte le risorse del mercato del lavoro interno,
incluso il potenziale dei futuri Stati membri; la maggior parte delle
delegazioni è favorevole all’elaborazione di principi generali per
l’integrazione nel mercato del lavoro degli immigrati legali a livello dell’UE,
consentendo al tempo stesso agli Stati membri di far fronte a situazioni
specifiche del loro mercato del lavoro; occorre adottare misure specifiche per
consentire una migliore integrazione degli immigrati legali nel mercato del
lavoro, conformemente al principio di non discriminazione, soprattutto per
quanto riguarda un migliore accesso all’istruzione (in particolare alle
conoscenze linguistiche) e alla formazione, tenendo conto sia della situazione
dei nuovi immigrati che di quella degli immigrati di seconda e terza
generazione; alcune delegazioni sono favorevoli al fatto che il Consiglio
“Occupazione, politica sociale, salute e consumatori” definisca un approccio
equilibrato sulla questione in collaborazione con il Consiglio GAI (Giustizia e
affari interni). Sulla base delle discussioni, il Consiglio ha incaricato il
Comitato dei Rappresentanti Permanenti di preparare una serie di conclusioni
per presentarle alla sessione di dicembre del Consiglio.
Il Consiglio Occupazione e affari sociali (p.
19) ha raggiunto un accordo politico sulla proposta di decisione che istituisce
una seconda fase del programma DAPHNE II (2004-2008). Il Consiglio adotterà
formalmente la sua posizione comune in una delle prossime sessioni dopo la
messa a punto definitiva del testo. Questo programma è volto a prevenire e
combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne e a proteggere le
vittime e i gruppi a rischio. Tutte le delegazioni sono favorevoli alla
prosecuzione di questo programma dopo il 2003, riconosciuto generalmente quale
strumento vincente per combattere la violenza e hanno concordato una soluzione
per estendere detto programma oltre le attuali prospettive finanziarie che
scadranno nel 2006. Per quanto concerne la dotazione finanziaria, tutte le
delegazioni hanno approvato una dotazione di 50 milioni di EUR per 5 anni, di
cui 29 milioni di EUR per il periodo sino al 31 dicembre 2006. La struttura e
l’obiettivo della nuova proposta è simile al programma DAPHNE I, ma si basa
sull’esperienza maturata nel corso dell’attuazione del programma originario e
prevede un aumento della dotazione finanziaria. Il programma DAPHNE II
contribuirà all’obiettivo generale di fornire ai cittadini un livello elevato
di protezione contro la violenza, fra cui la protezione della loro salute
fisica e mentale, nel contesto di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
Il Consiglio Occupazione e affari sociali (pp.
20-22) ha adottato una Risoluzione sulla tratta degli esseri umani, in
particolare le donne, nella quale esorta gli Stati membri ad impegnarsi nella
lotta alla tratta attraverso una pluralità di azioni tra cui la ratifica degli
strumenti internazionali esistenti in particolare il protocollo di Palermo
addizionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità
organizzata transnazionale per prevenire, reprimere e punire la tratta di
persone, in particolare di donne e bambini. Il Consiglio invita inoltre la
Commissione e gli Stati membri ad utilizzare le risorse finanziarie
dell’iniziativa comunitaria EQUAL per promuovere l’integrazione sociale e
professionale di coloro che ne beneficiano ed a promuovere misure volte
all’istituzione di un sistema di monitoraggio sulla tratta di esseri umani al
fine di fornire dati aggiornati attraverso la raccolta continua e regolare di
informazioni dalle competenti autorità nazionali quali uffici nazionali e
relatori nazionali.
È stato siglato a
margine del Consiglio Relazioni esterne del 13 ottobre 2003
un accordo fra la Comunità e la regione ad amministrazione speciale di Macao
della Repubblica popolare cinese sulla riammissione di persone residenti senza
autorizzazione.
Il Consiglio GAI del 5-6 novembre tratterà i seguenti punti: il seguito
da dare al Consiglio di Salonicco; la Comunicazione della Commissione sullo
sviluppo di una politica comune in materia di immigrazione illegale,
sfruttamento e tratta degli esseri umani, frontiere esterne e rientro degli
immigrati illegali; Comunicazione su un sistema di asilo più accessibile, equo
con l’esame dei risultati del seminario europeo sulle domande di asilo
presentate fuori dall’Unione; comunicazione della Commissione in materia di
immigrazione, integrazione e occupazione; seguito dello studio di fattibilità
sul controllo delle frontiere marittime; seguito dello studio sulla creazione
di un sistema comune europeo di scambio dei dati sui visti; stato dell’arte
sugli accordi di riammissione; proposta di direttiva sul rilascio di un
permesso di soggiorno di breve durata alle vittime del favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina o del traffico di esseri umani che collaborano
con le autorità competenti; proposta di direttiva “procedure”; proposta di
decisione sull’organizzazione di voli congiunti europei per i rimpatri;
proposta di direttiva sull’ingresso per motivi di studio; proposta di direttiva
per motivi di lavoro; proposta di regolamento sulla Costituzione di una rete di
funzionari di collegamento in materia di immigrazione; sviluppo del SIS II.
(ANSA) Alla seconda Conferenza ministeriale sulla migrazione nel
Mediterraneo occidentale “è passato il principio dell’importanza della lotta
all’immigrazione clandestina, a prescindere dalla cooperazione”. Lo ha
annunciato il Ministro del Lavoro, Roberto Maroni, al termine del vertice a
Rabat, cui hanno partecipato i rappresentanti di 5 Paesi europei (Italia,
Francia, Spagna, Portogallo e Malta) e 5 del Mediterraneo (Algeria, Libia,
Mauritania, Tunisia e Marocco). Nel documento finale è passata la posizione
sostenuta dall’Italia di rafforzare e rendere più efficace la prevenzione della
lotta contro l’immigrazione clandestina a partire dai Paesi d’origine e di
transito a prescindere dal tipo di rapporti di cooperazione bilaterali tra le
due sponde del Mediterraneo.
(ANSA) Il Ministro dell’Interno Pisanu ha proposto di elaborare una Carta europea “del
dialogo interreligioso e della coesione sociale” già nel corso del confronto
alla “Conferenza europea sul dialogo interreligioso”, che si è aperta oggi a
Roma. Pisanu ha invitato a vigilare “sulla tolleranza, come sulla
libertà. Per difendere entrambe - ha detto - bisogna essere pronti, quando
occorre, ad applicare la legge anche con la forza”. Entrambe, ha sottolineato,
richiedono ogni giorno “disponibilità al dialogo, al compromesso, alla
contaminazione felice”. Il Ministro dell’interno ha inoltre sottolineato che è
necessario rispettare i valori culturali e religiosi dei nuovi venuti, e che
“lo Stato democratico deve aprire agli immigrati la porta a due ante dei
diritti e dei doveri”. L’emarginazione sociale degli immigrati e la
predicazione estremista - ha quindi ammonito Pisanu - non devono fare breccia
tra i disperati spingendoli al terrorismo: “Non possiamo rischiare che, proprio
alle porte dell’Europa, il collasso economico e demografico di molti Paesi
africani faccia esplodere nella violenza la collera dei più poveri”. Per questo
il ministro ha assicurato che “l’Europa di oggi, come l’Atene di Pericle, “non
caccia lo straniero”, ma come l’Atene di 25 secoli fa è “aperta al mondo”.
“Obiettivo prioritario dei ministri dell’Interno dell’Unione Europea, è
la costruzione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, in cui tutti si
sentano a casa loro”. Lo ha sostenuto il Papa nel discorso ai ministri degli Interni
della Ue, ricevuti in udienza lo scorso 31 ottobre. Fare dell’Europa una casa
comune, nelle parole di Giovanni Paolo II, “comporta la ricerca di nuove
soluzioni per i problemi collegati con il rispetto della vita, con il diritto
di famiglia, con l’immigrazione; problemi che devono essere considerati, non
solo nella prospettiva europea, ma anche nel contesto del dialogo con i Paesi
dell’area mediterranea. Un obiettivo al quale il dialogo tra le religioni può
dare un contributo.
Il Comitato economico e sociale ha tenuto la sessione plenaria lo scorso 29 e 30 ottobre nella quale ha approvato il parere sul programma di cooperazione con i Paesi terzi in materia di immigrazione. La Relazione presentata dall’italiana Giacomina Cassina sostiene il Programma ma sottolinea che dovrebbero essere adottate misure sulla trasparenza delle politiche migratorie e di cooperazione con i Paesi di origine che siano coerenti e gestite in modo da rispettare le politiche e i valori delle politiche dell’Unione. La formazione professionale, la trasparenza delle procedure di espatrio e la creazione di una banca dati simile a Eures dovrebbero essere elementi centrali della cooperazione con i Paesi terzi.
Il Comitato economico e sociale ha tenuto un’audizione di rappresentanti di Caritas,
Enar, Migration policy Group e alter ONG oltre al direttore e al Presidente
dell’Osservatorio di Vienna per discutere sul lavoro dell’osservatorio. Tra
l’altro il Comitato adotterà una relazione sulla lotta al razzismo e alla
xenofobia nel corso della plenaria di dicembre 2003. Il Comitato ha fortemente
voluto nel 1997 l’istituzione dell’Osservatorio ed adesso che le istituzione si
stanno interrogando su come migliorarne le attività ha voluto svolgere questa
audizione.
Nell’ultima riunione della CIG tenutasi a Bruxelles con i Ministri degli Affari esteri dai Frattini ha confermato che la proposta con il testo finale della Costituzione europea sarà presentata dall’Italia nella terza decade di novembre, prima della riunione del 28 e 29 a Napoli. Nel terzo appuntamento della CIG si è parlato delle presidenze dei consigli settoriali, dell’estensione del voto a maggioranza qualificata, dei temi non istituzionali incluso il richiamo, nel preambolo, ai valori giudiaco-cristiani e degli emendamenti chiesti dai ministri Ecofin. Per le presidenze dei consigli, si è discusso ancora di quelle di gruppo, con nuovi richiami a garantire uguaglianza, equilibrio, parità nella rotazione e continuità nella gestione dei dossier. Sul voto a maggioranza qualificata, ci sono state pressioni per tornare indietro rispetto all’attuale testo Costituzionale e quindi reintrodurre l’unanimità in tema di fiscalità, sociale, cooperazione giudiziaria e penale, e estendere la maggioranza qualificata soprattutto in politica estera.
Dibattito del Parlamento europeo sulla Conferenza intergovernativa
Il Presidente Pat COX ha affermato che tutti gli impegni assunti nei
confronti dell’Aula dal Presidente in carica del Consiglio durante la visita di
alcuni mesi fa sono stati raggiunti, in particolare quanto alla partecipazione
alla Conferenza intergovernativa (CIG). Iñigo Méndez De Vigo e Klaus Hänsch hanno partecipato a pieno titolo agli incontri
dei ministri degli esteri, con un grado di coinvolgimento che non ha precedenti
per il Parlamento. Per la prima volta in assoluto, inoltre, il Presidente del
Parlamento è stato invitato a partecipare e intervenire alla CIG, riunita a
livello di Capi di Stato e di Governo. Si tratta di un fatto eccezionale, che
rispetta le richieste dell’Assemblea e gli impegni assunti in Aula nella
riunione di luglio: Cox ha quindi espresso gratitudine. Con l’approvazione di
una risoluzione comune sui risultati del Consiglio europeo di Bruxelles, il
Parlamento europeo ha ribadito che la CIG fallirà se smantellerà il consenso
raggiunto dalla Convenzione europea sul progetto di Trattato che istituisce una
Costituzione per l'Europa. L’Aula preme affinché la CIG si concluda nel
dicembre 2003: i suoi lavori dovrebbero concentrarsi sulla coerenza della parte
III rispetto alla I e II e sul miglioramento delle disposizioni della parte IV.
Quanto ai contenuti, i deputati si oppongono alla scomparsa del Consiglio
legislativo, insistono sul rispetto del principio della separazione dei poteri
e sulla pubblicità della procedura legislativa e ricordano che l’accordo
raggiunto dalla Convenzione in merito al Ministro degli Affari esteri era
inteso a raggruppare una serie di funzioni concernenti le relazioni esterne:
qualsiasi tentativo di sopprimere, limitare o indebolire tali funzioni
segnerebbe la fine del compromesso.
Il Presidente dell’Esecutivo ha poi affrontato il tema della Conferenza
intergovernativa, rilevando che il Consiglio europeo non ha fatto grandi passi
avanti. É essenziale che la Presidenza presenti già entro la metà di novembre
proposte chiare attorno alle quali si possa organizzare il consenso. Secondo
Prodi, il pacchetto di proposte presentato dalla Convenzione costituisce una
buona base di discussione, ma la CIG dovrà affrontare le questioni che la
Convenzione non ha potuto dibattere o approfondire. I punti da cambiare nel
progetto di Costituzione sono pochi e gli incontri a livello ministeriale del 4
e del 13 ottobre hanno dimostrato che molte delle questioni aperte possono
essere affidate alla legislazione secondaria o ai regolamenti interni di
ciascuna istituzione. Il Presidente si è soffermato sul tema della maggioranza
in seno al Consiglio. Egli non ha mai nascosto la sua delusione per i risultati
del Trattato di Nizza, allorché si era battuto perché le decisioni del
Consiglio venissero prese alla maggioranza del 50% degli Stati membri e del 50%
più uno della popolazione, sistema più facilmente comprensibile per i cittadini.
Sebbene il progetto della Convenzione preveda una formula un po’ più complicata
(il 50% degli Stati membri e il 60% della popolazione), esso costituisce
comunque una soluzione soddisfacente, perché è ancora semplice e trasparente.
In termini pratici, in tal modo una decisione ha quasi le stesse probabilità di
successo di quelle consentite dalla complicatissima ponderazione dei voti di
Nizza. Prodi ha invece manifestato una netta opposizione alla proposta di
portare la soglia della popolazione al 66%, che renderebbe più facile per una
minoranza congelare un’iniziativa e tenere in scacco tutta l’Unione. Il
Presidente condivide la proposta della Convenzione, in base alla quale la
Commissione sarebbe composta da un commissario per Stato membro, ma ritiene che
essa, così com'è, conduca a una struttura complicata e ingovernabile. La
Commissione non intende riaprire il pacchetto costituzionale ma semplicemente
offrire un contributo a un compromesso finale: del resto la maggioranza dei
paesi chiede che i commissari provengano da ogni paese dell’Unione e abbiano
tutti eguale diritto di voto. La Commissione ha già proposto un’organizzazione
del lavoro per il Collegio allargato idonea a garantire l’efficienza del
processo decisionale e la sua piena legittimità. Essa può esercitare il suo
ruolo politico soltanto se è in grado di affermare una legittimità ed una
credibilità proprie, derivanti dal legame stretto con tutte le culture e le
sensibilità nazionali. Prodi ha aggiunto che è assolutamente indispensabile affrontare
il problema degli emendamenti futuri della Costituzione. Facendo riferimento
alla storia degli USA, ha manifestato la sua contrarietà nei confronti di una
costituzione rigida e ha ammonito che non è possibile emendare nessuna
costituzione se occorre la ratifica all’unanimità: in questo caso, la
Costituzione europea cadrà in pezzi alla prima difficoltà.
(ANSA) La Polonia è decisa a condurre una ferma battaglia in difesa del rapporto di forze all’interno del futuro Consiglio europeo stabilito nel Trattato di Nizza e potrebbe cambiare posizione solo di fronte a validi argomenti di merito. Lo ha detto il ministro degli Esteri polacco, Wlodzimierz Cimoszewicz. Parlando con giornalisti stranieri Cimoszewicz non ha nascosto la rigida posizione del suo governo sul futuro sistema di voto nell’Unione europea, e ha definito ingiusta la valutazione di essa come un tentativo troppo aggressivo di difendere interessi particolari. “La nostra favorevole opinione sul Trattato di Nizza - ha detto il ministro – è in linea con i cardini dell’intero processo di integrazione europea: la cultura del compromesso, la visione comune degli interessi comuni”. Secondo Cimoszewicz il governo polacco, in attesa delle consultazioni previste nella seconda metà di novembre è aperto a discutere ragionevoli argomenti “quelli di merito e non quelli politici”) presentati dall'Italia. ''Ci rendiamo conto del difficile compito dei nostri amici italiani - ha detto Cimoszewicz - perché le proposte che aspettiamo saranno anche le indicazioni di quanto grande è la loro Presidenza”. Per il capo della diplomazia di Varsavia, la Polonia non e' affatto isolata nella sua battaglia in difesa del Trattato di Nizza, la sua posizione e' condivisa da Estonia, Malta e Spagna. “Non può essere che alcuni stati sono visti a priori come più favorevoli alla Europa unita e altri no'”ha ribadito Cimoszewicz, secondo il quale le prese di posizione del suo governo vanno seriamente analizzate dai partner europei. La sua non vuole essere una minaccia, ha detto, ma piuttosto un preavviso che la CIG potrebbe non chiudere nei tempi programmati.
(ANSA) La Commissione degli episcopati della Comunità europea
ha affermato che “includere un richiamo al cristianesimo nella Costituzione non
vuole dire che le altre eredità religiose, quella greco-romana o musulmana
debbano essere escluse”, ha aggiunto il presidente della Commissione, monsignor
Josef Homeyer, aggiungendo che un tale riferimento “non rimetterebbe in
discussione né la separazione chiesta-stato, né a neutralità delle istituzioni
europee”. I vescovi europei si sono detti inoltre perplessi sull’ammissione
della Turchia nell’Unione. “è una questione molto delicata. Noi - ha detto
Adrian van Luyn, vescovo di Rotterdam - abbiamo delle riserve, in particolare
sulla posizione di Ankara sulla questione dei curdi ed anche su quella
concernente i cristiani”.
A Varsavia è giunta la risposta del presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi, alla richiesta del primate della Polonia, cardinale Jozef
Glemp, di inserire nel testo del futuro Trattato costituzionale il riferimento
esplicito ai valori cristiani come un elemento di eredità del nostro
continente: Lo stato italiano, si legge nella lettera, “comprende e condivide
pienamente” la posizione espressa dal primate polacco, “perché fa parte anche
della nostra storia”, e il governo italiano sta facendo il meglio perché il
testo comprenda “l’invocatio Dei”.
E sulla
questione di un riferimento ai valori cristiani c’è stato un nuovo appello del
cardinale Camillo Ruini: “Per servire veramente alla costruzione della casa
comune europea, il nuovo ordinamento costituzionale deve riconoscere e tutelare
quei valori, incentrati sulla dignità inviolabile della persona umana, che
costituiscono il patrimonio più prezioso dell’umanesimo europeo” sostiene
Ruini.
Si è conclusa a Roma la seconda riunione del Partenariato Euromediterraneo,
alle quali, con la Presidenza italiana, hanno partecipato 35 alti funzionari
rappresentanti 35 Paesi. La prima giornata è stata dedicata alla trattazione
dei temi politici e di sicurezza. Nel corso della riunione il Direttore per le
Relazioni Esterne del Parlamento Europeo ha dato comunicazione del
raggiungimento di un’intesa - nel Gruppo di lavoro istituito ad hoc - per la
creazione di un’Assemblea Parlamentare Euromediterranea. Anche se tale intesa
dovrà ancora essere ratificata dai rappresentanti dei Parlamenti nazionali, la
Presidenza ritiene che l’inclusione nel Processo di Barcellona, con funzioni
consultive, di detta Assemblea possa essere formalizzato in occasione della VI
Conferenza Ministeriale Euromediterranea di Napoli del 2-3 dicembre. Nella
seconda giornata i partecipanti al Comitato EUROMED hanno approvato un
documento per la creazione di una Fondazione per il Dialogo fra le Culture e le
Civiltà, precisandone le funzioni, la struttura ed il finanziamento; tale
documento sarà presentato alla Conferenza di Napoli per la approvazione dei
Ministri degli Esteri dei 35 Paesi del Partenariato. È stata dunque raggiunta
un’intesa su due delle tre priorità indicate dalla Presidenza italiana nel
contesto del Processo di Barcellona (la terza è la creazione di uno strumento
finanziario dedicato, quale la creazione di una filiale della B.E.I. per
accrescere il flusso di investimenti nella regione e la realizzazione di più
numerosi progetti di sviluppo, relativamente alla quale una decisione dovrà
essere adottata nelle prossime settimane).
La Commissione europea ha pubblicato la Comunicazione COM (2003) 606 del 15 ottobre 2003
sull’interpretazione dell’art. 7 T Ue come emendato dal Trattato di Nizza che
conferisce nuovi poteri alla Commissione nel monitoraggio del rispetto dei
valori comuni agli Stati membri e nell’identificare possibili minacce di tali
valori. In particolare l’art. 7 T Ue conferisce alla Commissione, al Parlamento
europeo e agli Stati membri, il potere di adottare misure preventive o
sanzioni. Nella Comunicazione la Commissione sottolinea l’importanza della
prevenzione piuttosto che delle sanzioni. La Comunicazione esamina i
presupposti materiali e formali per l’applicazione dell’art. 7 T Ue in caso di
una grave e persistente violazione dei valori comuni o di un rischio evidente
di tale violazione. Esamina anche le misure preventive che possono essere usate
per assicurare lo scrupoloso rispetto dei valori comuni. In particolare per
promozione si intende: introduzione di periodici monitoraggi del rispetto dei
diritti fondamentali nell’Unione europea e lo sviluppo di esperti indipendenti;
azioni concertate delle istituzioni europee e degli Stati membri; dialogo con
la società civile; cooperazione con gli organismi del Consiglio d’Europa;
informazione e formazione dell’opinione pubblica.
Il premio Sakharov per la libertà di pensiero per il 2003 è stato conferito al Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e allo staff delle Nazioni Unite in memoria di Sergio Vieira de Mello e molti altri funzionari delle Nazioni Unite che hanno perso la loro vita per svolgere il loro lavoro nel mondo per la pace. Il Premio sarà conferito a Kofi Annan il 29 gennaio 2004 nel corso di una seduta plenaria durante la visita del Segretario generale delle Nazioni Unite a Bruxelles.
Al vertice di Pechino del 30 ottobre tra Unione europea e Cina, è stato
sollevato ''a fondo'' anche il problema dei diritti umani, della libertà di
culto e di espressione di opinione. Si è parlato “delle ombre che esistono per
l’ampliamento della collaborazione tra i due popoli”, ha spiegato il presidente
del Consiglio, Silvio Berlusconi che guida la delegazione europea a Pechino,
''si è parlato con franchezza dei problemi che ci sono tra di noi, come quelli
riguardanti le armi, si è parlato anche dei diritti umani e dai nostri
interlocutori abbiamo avuto delle risposte molto chiare, e questo rappresenta l’unico
modo per sviluppare una forte collaborazione”. Da parte cinese la risposta è
rrivata immediata: “Stiamo preparando l’adesione alla convenzione
internazionale sui diritti civili e politici”, ha detto il primo ministro
cinese, Wen Jiabao, annunciando l’adesione ad uno specifico seminario che si
terrà entro un mese. Le autorità cinesi - ha poi spiegato il presidente della
Commissione europea, Romano Prodi - hanno chiarito di essere “coscienti” del
problema e di voler approfondire l’argomento anche con nuovi incontri
bilaterali.
Il Parlamento considera inaccettabile la persistente detenzione di 26 cittadini europei e in generale di tutti i 600 detenuti nella base di Guantanamo. I deputati ritengono che “l’incapacità, da parte dei leader dell'UE e della Presidenza del Consiglio, perfino di discutere di questo tema sia uno scandalo”. La Presidenza italiana è quindi invitata a discutere la questione con l'amministrazione statunitense in occasione del prossimo Vertice UE-USA.
La Sesta
Commissione del CSM ha approvato una risoluzione sulla cooperazione
internazionale nel contrasto al crimine organizzato nella quale dà anche un
giudizio positivo sull’istituzione della Procura europea. La Commissione
ritiene che sia cruciale pervenire ad un progressivo riavvicinamento degli
ordinamenti dei singoli Paesi membri dell’Unione europea con l’introduzione di
norme minime comuni relative alla definizione di reati penali e delle sanzioni
in sfere di criminalità particolarmente gravi o che necessitano di essere
combattuti su base comuni, di misure minime dirette a garantire l’ammissibilità
reciproca delle prove tra gli Stati membri e la previsione di misure dirette ad
assicurare il riconoscimento delle decisioni giudiziarie e la soluzione dei
conflitti di competenza. Per quanto riguarda l’Italia occorre rendere più
rapide e snelle le procedure di assistenza giudiziaria oltre a puntare sulla
formazione dei magistrati, incrementando innanzitutto “lo studio delle lingue
straniere e dei linguaggi giuridici dei Paesi dell’Unione europea”.
Con la legge comunitaria per il 2003
approvata in via definitiva dalla Camera lo scorso 23 ottobre, il Parlamento
italiano delega il Governo ad adottare i decreti legislativi per il
recepimento, tra le altre, delle seguenti direttive.
2001/40/CE del Consiglio del 28 maggio 2001, relativa al riconoscimento reciproco delle decisioni di allontanamento dei cittadini di paesi terzi;
2002/90/CE del Consiglio del 28 novembre 2002,
volta a definire il favoreggiamento dell’ingresso, del transito e del soggiorno
illegali;
2003/9/CE del Consiglio del 27 gennaio 2003,
recante norme minime relative all’accoglienza dei richiedenti asilo negli Stati
membri;
2003/8/CE del Consiglio del 27 gennaio 2003, intesa a migliorare l’accesso alla giustizia nelle controversie transfrontaliere attraverso la definizione di norme minime comuni relative al patrocinio a spese dello Stato in tali controversie;
2002/73/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del
23 settembre 2002, che modifica la direttiva 76/207/CEE del
Consiglio relativa all’attuazione del principio della parità di trattamento tra
gli uomini e le donne per quanto riguarda l’accesso al lavoro, alla formazione
e alla promozione professionali e le condizioni di lavoro.
In base all’art. 1, comma 1, il Governo ha 18 mesi di tempo per emanare
i decreti attuativi. Si noti però che per quanto riguarda la direttiva 2001/40
il termine previsto dalla direttiva scadeva nel dicembre 2002. La Commissione ha infatti iniziato una
procedura di infrazione nei confronti dell’Italia..
(ANSA) La Valle d’Aosta, in vista delle elezioni del 2004 chiede di poter eleggere un proprio deputato europeo. I consiglieri diessini e unionisti hanno presentato una mozione affinché il Consiglio presenti un proprio progetto di legge teso a dare alla Valle d’Aosta “un rappresentante nel Parlamento europeo per salvaguardare la nostra minoranza linguistica, storica e culturale nell’ambito del processo di allargamento dell’Ue”. Nella mozione viene ricordato che la Sardegna ed il Molise hanno già presentato dei progetti di legge per modificare la legge elettorale concernente le elezioni europee per garantire che tutte le Regioni e le Province autonome abbiano almeno un rappresentante a Strasburgo. La Valle d’Aosta fa parte della circoscrizione elettorale nord-ovest e la richiesta tende a creare per la Regione un collegio uninominale così come già avviene per l’elezione del senatore e del deputato.
La Commissione europea, Direzione generale Occupazione e Affari
sociali, ha pubblicato tre bandi relativi al Programma d’azione della Commissione europea per
combattere le discriminazioni.
Nella sezione “Tribuna Ue” del sito della Presidenza UE è stato
pubblicato un nuovo argomento in discussione riguardante le politiche di controllo dei flussi migratori e di
integrazione della popolazione immigrata. Chiunque lo desideri può
intervenire con il proprio contributo alla discussione.
Il Parlamento europeo ha approvato la relazione Monica Frassoni
relativa all’accordo interistituzionale “Legiferare meglio” fra il Parlamento
europeo, il Consiglio e la Commissione. Doc.: A5-0313/2003. In relazione a questo il
Parlamento europeo ha rinviato alla Commissione giuridica la seconda relazione
di Manuel Medina Ortega sulla comunicazione della Commissione su semplificare e
migliorare la regolamentazione comunitaria Doc.: A5-0235/2003 in modo che il testo sia
adattato sulla base dell’accordo interistituzionale «Legiferare meglio».
(ANSA) La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Turchia
con alcune sentenze emesse il 23 ottobre 2003 per aver sottoposto ad un
processo da parte di un tribunale speciale quattordici persone appartenenti a
gruppi politici considerati illegali. I giudici di Strasburgo, all'unanimità
hanno sentenziato che “c’è stata violazione dell'articolo concernente il
diritto ad un processo equo” previsto dalla Convenzione europea dei diritti
dell'uomo. I quattordici imputati, ricorda la Corte nella sua decisione, sono
stati portati davanti ad una corte di sicurezza dello stato e condannati a pene
detentive “in ragione della loro appartenenza o per aver aiutato o cooperato
con organizzazioni armate illegali”. Secondo i giudici di Strasburgo gli
accusati non hanno beneficiato del diritto di essere giudicati da “un tribunale
indipendente ed imparziale per la presenza di un magistrato militare nella
composizione della corte”. Nel ricorso gli imputati avevano anche segnalato
altre presunte violazioni dei loro diritti commesse nel corso della procedura
giudiziaria. Gli accusati sono appartenenti al Partito rivoluzionario della
liberazione del Popolo, al Partito comunista turco, al Partito dei lavoratori
del Kurdistan (Pkk) al Partito della rivoluzione turca. I giudici della corte
di sicurezza li hanno condannati a pene che vanno dai dodici ai diciotto anni
di reclusione. Intanto la Commissione sta preparando un dettagliato rapporto
sui progressi della Turchia verso l’adesione all’UE. La Commissione Ue
sottolinea il proprio ''apprezzamento'' nei confronti delle riforme approvate
da Ankara negli ultimi tempi, sottolineando però con forza che ''la concreta
attuazione di tali riforme rimane il punto ''cruciale''. Una delle principali
note dolenti rilevate dalla Commissione Ue è il ruolo del Consiglio di
sicurezza nazionale, l'organo costituzionale in cui siedono i massimi vertici politici
e delle forze armate del paese. Anche se si riconoscono ''i fondamentali
cambiamenti legislativi introdotti nei confronti del Consiglio al fine di
allineare i rapporti tra civili e militari agli standard Ue, il documento
ricorda che ''le forze armate continuano a godere di un consistente grado di
autonomia nella preparazione e nell' istituzione del bilancio destinato alla
difesa, oltre che negli appalti pubblici nei settori vincolati a tale area. I
militari turchi ''possono contare anche su altri due fondi extra-budget,
aggiunge il documento, sottolineando che ''secondo i dati ufficiali, il budget
per la difesa copre il 7% del bilancio consolidato dello Stato. In merito alla
''prevenzione della tortura e dei maltrattamenti, Bruxelles ricorda che Ankara
si è impegnata al rispetto della ''tolleranza zero. In tale delicata area, ''la
legislazione è stata rafforzata” ma “la situazione è discontinua e permangono
casi di tortura”. Oltre alla tortura, il capitolo del documento sui diritti
civili e politici segnala anche il nodo della riforma del sistema delle
carceri, della libertà di stampa, di associazione e di religione. Sullo spinoso
dossier Cipro, Bruxelles sottolinea la necessità che la questione sia superata
prima del maggio del 2004 (data in cui la parte greca di Cipro entrerà
nell'Ue.) Infine, in merito alla corruzione si riconoscono ''alcuni progressi,
anche se - si precisa - ''la corruzione rimane un problema serio, in
particolare in settori quali ''i media, il governo, l'edilizia e la sanità, e d'altra
parte ''l'80% degli imprenditori vede proprio nella corruzione ''il principale
ostacolo agli investimenti esteri.
Fini: Bulgaria pronta a entrare nell’UE anche prima del 2007
(Ansa) Sofia “è in grado di rispettare con qualche anticipo i tempi
previsti per il suo ingresso nell’Unione europea nel 2007” ed ormai “mancano
pochi capitoli per la chiusura definitiva della trattativa” di adesione. Lo ha
confermato il Vicepremier Gianfranco Fini, in visita ufficiale in Bulgaria,
paese in lista di attesa. Fini ha sottolineato la necessità che la Bulgaria
“entri nel rispetto dei tempi, per stabilizzare l'area dei Balcani”. Un altro
contributo alla stabilizzazione dell’area sarà il Corridoio 8 (che collegherà
l’Adriatico al Mar Nero), la cui realizzazione resta “urgente e prioritaria”
per il Vicepremier ai fini dello sviluppo commerciale ed economico del sud-est
europeo.