Noi siamo intessuti in una fitta rete dinterdipendenze: come diciamo con unespressione africana, una persona una persona attraverso altre persone.    (Desmond Tutu: Non cՏ futuro senza perdono, 1999).

 

 

 

Distribuzione territoriale e rapporti sociali

 

Il fenomeno migratorio in sintonia con i dati italiani negli ultimi anni appare in crescita anche nella nostra provincia.

In generale si pu affermare che ogni etnia presente nel territorio tende a mantenere rapporti soprattutto con famiglie e persone della stessa Nazione di origine. Molto spesso a causa delle catene migratorie troviamo, a seconda delle zone, famiglie o singoli che hanno tra loro legami di parentela o sono conoscenti perch originari degli stessi villaggi, paesi o citt.

La concentrazione maggiore di presenze straniere la troviamo in Valsassina , nelloggionese e a Lecco, minori presenze si registrano nel paesi del lago e nella zona di Casatenovo.

Questa situazione, alla quale si aggiunge una solidariet etnica sempre presente, ha favorito la creazione di rapporti costanti e di sostegno reciproco tra gli immigrati.

Questo si nota in particolare nella comunit senegalese, cingalese e kossovara.

Le stesse comunit spesso costituiscono associazioni di cui fanno parte le persone appartenenti alla stessa Nazione di origine, uniche eccezioni sono date da APAL che accoglie tutti gli africani, dallAssociazione dello Sri Lanka  cui si possono iscrivere anche gli italiani e da quella kossovara che riferimento anche per serbi, croati e albanesi residenti nel territorio.

Sono pochi i migranti che intrattengono rapporti di amicizia e di scambio con italiani e questi li troviamo soprattutto tra persone in possesso di titoli di studio (diplomi o lauree). Anche i minori che frequentano le istituzioni scolastiche tendono ad avere rapporti extrascolastici soltanto tra loro, salvo qualche eccezione che si sta verificando soprattutto negli ultimi due anni e legata soprattutto alla condivisione di alcune attivit sportive o alla partecipazione su invito dei compagni italiani ad alcune feste famigliari.

Un dato significativo della nostra provincia laltissimo numero di Nazionalit rappresentate.

Oltre alle 20 comunit pi numerose e che da sole rappresentano circa 83,4% degli immigrati, troviamo persone con un centinaio di diverse cittadinanze (dati ISMU 2002). La comunit pi numerosa quella marocchina, seguita dagli albanesi, dai senegalesi ,dalle persone provenienti dalla ex Jugoslavia e dalla Costa dAvorio.

Questi primi cinque Paesi coprono da soli il 54% del totale degli immigrati. Sono anche consistenti numericamente le persone provenienti dalla Tunisia, dallEgitto e dalla Romania.

 

Associazioni di immigrati e che si occupano di immigrazione

 

Tra le Associazioni di migranti ve ne sono alcune legalmente costituite ed altre informali ma che operano attivamente. Gli schemi organizzativi non sempre rispecchiano le modalit adottate in Italia come ad esempio liscrizione e il pagamento di una tessera annuale. Talvolta lappartenenza ad una Associazione data soltanto dallorigine dei componenti.

Tutte le Associazioni contemplano obiettivi legati al sostegno, alla solidariet, allaiuto degli aderenti. Alcune si pongono anche obiettivi di tipo culturale nonch di progetti da realizzarsi nei Paesi di origine.

 

 

APAL (Associazione degli africani della Provincia di Lecco), con sede presso la CGIL di Lecco, nata sei anni fa. E legalmente costituita e dotata di uno statuto.

Non richiede liscrizione annuale degli aderenti.

Raggruppa tutte le persone africane cercando di creare rapporti positivi tra le varie etnie.

Si occupa di solidariet, sostegno alle persone e ha finalit anche culturali.

Organizza spettacoli, partite di calcio soprattutto nel capoluogo e collabora con altre associazioni.

Referente Doh Bernard tel. 338/8212667

 

ARNI BURKINA FASO. LAssociazione nata circa otto anni fa e da circa quattro ha adottato uno Statuto. Ha sede presso lARCI di Via Cesare Cant a Lecco. Si occupa di assistenza per i burkinab aderenti che sono circa 200.

Sostiene progetti nel Paese di origine, tra questi stata acquistata unambulanza, sta finanziando la costruzione di un collegio e sta seguendo un progetto per rifornire un ospedale di materiali e strutture alienate nel vecchio ospedale lecchese.

Organizza feste e ha promosso tra un gruppo di aderenti un gruppo informale di danza tradizionale. Il responsabile Toguim Guibr tel. 0341/220115

 

ASSOCIAZIONE BANGLADESH. Ha sede a Milano per opera anche nella nostra provincia. Il referente lecchese Abutarek  Ansari tel. 333/1093553.

Ha uno statuto interno e non prevista ladesione annuale. Si occupa prevalentemente di sostegno e assistenza per lo svolgimento di pratiche come il rinnovo dei passaporti.

Organizza anche manifestazioni culturali soprattutto musicali.

Nel lecchese vi aderiscono circa 80/85 persone.

 

ASSOCIAZIONE DEI MAROCCHINI IMMIGRATI A LECCO. Non ufficialmente istituita ma ha iniziato ad operare dal 2002. Tra gli scopi che si prefiggono cՏ lorganizzazione di iniziative culturali e feste rivolte sia ai marocchini che a tutti i lecchesi per favorire la conoscenza della loro cultura.

Vorrebbero gestire anche un luogo di incontro (tipo circolo/bar) ma ad oggi nel territorio non cՏ la disponibilit di nessuno spazio adatto. Il responsabile Hassan Kouhane tel. 333/6176602. 

 

ASSOCIAZIONE DEI SENEGALESI di Lecco. E stata la prima associazione costituita da stranieri. La sua nascita risale al 1991. E registrata e ha un proprio statuto. Prevede ladesione dei senegalesi senza il pagamento di una tessera annuale, ad oggi ha circa 250 aderenti.

Si occupa di problemi sociali, sanit e scuola, fornisce aiuti agli aderenti e non, organizza attivit culturali. Si riunisce presso i locali della CGIL.

Il responsabile Mamadou Diane (attualmente in Senegal) tel. 338/3740871 Vicepresidente Ass Casset (347/8128557). 

 

ASSOCIAZIONE LAVORATORI  IVORIANI  DI LECCO E PROVINCIA. Si costituita nel 1997, ha uno Statuto e prevede liscrizione annuale degli aderenti che nel 2002 sono stati 317.

Opera nel campo sociale, culturale e sportivo. Organizza corsi di italiano e francese.

Finanzia progetti in Costa dAvorio come ad esempio lallestimento di ununit sanitaria di maternit. A livello locale stanno cercando un locale adeguato per organizzare un asilo nido per aiutare le donne lavoratrici.

Il responsabile Isaka Kamagate, tel. 328/5754694.

 

 

ASSOCIAZIONE SRI LANKA EUROPE FRIENDSHIP onlus. I cingalesi nel 1993 hanno formato un gruppo denominato Rasikaio che confluito nella nuova associazione. La costituzione di questultima risale al 10 marzo 2001. A questa onlus aderiscono non soltanto cingalesi ma anche persone italiane che non solo si possono iscrivere, ma che ricoprono cariche importanti nel quadro dirigente. Questa caratteristica la rende unica nel territorio tra quelle promosse da stranieri.

Sri Lanka E.F.A. ha sede a Lecco in Via dellIsola 15.

Si propone di promuovere iniziative di solidariet a favore di minori dello Sri Lanka, con particolare riferimento agli orfani di guerra per favorirne un proficuo inserimento nella societ civile nellambito di una cultura della tolleranza tra le diverse etnie presenti nel Paese. Laltra finalit dellAssociazione quella di attuare iniziative di interscambio culturale e diffondere la cultura e la storia del Paese con attivit ricreative e di studio. Da anni sta seguendo un progetto per la costruzione di un orfanotrofio nello Sri Lanka aperto ad adolescenti di tutte le etnie.

Lassociazione in questione ha sempre sostenuto, fornito aiuto e assistenza a tutti gli stranieri del territorio.

Il responsabile Sylvester Iayakody tel. 333/2054787. Attualmente gli iscritti sono circa 120.

Una particolare nota merita Sylvester che non solo molto stimato e conosciuto tra la sua gente e quella proveniente da India e Bangladesh, ma rappresenta un importante punto di riferimento per tutti i migranti.

 

 

ASSOCIAZIONE UM. MADRE TERESA KOSSOVARI.

E attiva dal 1999, dotata di statuto e prevede ladesione formale allassociazione.

Raggruppa circa 400 persone e si occupa prevalentemente di problemi legati allo stato degli immigrati (casa, lavoro, pratiche) e di sostegno alle famiglie disagiate.

Realizza progetti nel Kossovo. Il gruppo lecchese da circa tre anni e mezzo sostiene finanziariamente sette studenti nel Paese di origine ed stato artefice di ristrutturazioni di case e dellassistenza di famiglie indigenti.

Pur essendo formata solo da kossovari ha fornito e fornisce aiuti anche a Serbi, Croati, Albanesi e, dalla nascita del Coordinamento per i diritti dei migranti della Provincia di Lecco ha fornito aiuti anche a persone appartenenti ad altre etnie.

Non possiede una sede propria, si riunisce e ha recapito presso quella di Les Cultures-onlus.

Ha contatti anche con altre associazioni kossovare in Germania e Svizzera.

Il referente Pask Ballabani tel. 0341/420952.

 

DEKOTE CLUB-COSTA DAVORIO. Non una vera e propria Associazione, ma un piccolo gruppo formato da una quindicina di persone appartenenti a diverse nazioni che organizzano iniziative di carattere musicale e culturale. Il Club nato circa 10 anni fa, non dotato di statuto.

Il responsabile Hie Hino Paul, tel. 338/731424. Tra le prossime attivit vorrebbero proporre una rassegna cinematografica ma faticano a reperire i fondi per finanziarla.

 

 

Nel territorio operano anche Associazioni Culturali e/o di servizio per le tematiche dei migranti formate da italiani e con adesioni, dirigenti e militanti stranieri.

Anche alcune Parrocchie si occupano di immigrazione e cercano di essere punti di riferimento e di creare momenti di aggregazione e di scambi interculturali.

 

 

A.N.O.F. (Associazione Nazionale Oltre le Frontiere) con sede presso la CISL di Lecco (tel. 0341/275575).

Si occupa di attivit informativa, consulenza e assistenza finalizzata alla promozione dei diritti degli immigrati. Segue progetti formativi che favoriscano lintegrazione e la socializzazione. Organizza seminari, ricerche e feste di incontro tra i popoli. Fornisce servizi di sportello a Lecco, Barzan e Merate.

 

ARCI di Via Cesare Cant 18 a Lecco (tel. 0341/365580)

Organizza interventi di mediazione culturale, interpretariato, animazione interculturale, corsi di italiano, di altre lingue e di qualificazione professionale. Promuove attivit culturali e corsi rivolti a italiani e stranieri.

 

ASSOCIAZIONE Ale G.dalla parte dei bambini Onlus.

Ha sede a Lomagna in Via DAdda Busca 11/a (tel. 039/9278141)

Gestisce direttamente uno sportello informativo per le famiglie straniere. Fornisce consulenze e servizi di interpretariato, interventi di facilitazione culturale ed educazione interculturale nelle scuole.  Attua interventi di mediazione e di assistenza per le famiglie, organizza corsi di italiano e lingue rivolti soprattutto alle donne.

 

ASSOCIAZIONE BONDEKO PROGETTI Onlus.

Ha sede a Civate in Via Dott. Coppola 16 (tel.0341/210464).

E dotata di sportello e gestisce un centro di aggregazione. Propone corsi di italiano e segue attivit di facilitazione culturale, sostegno allapprendimento rivolti ai minori e corsi pre-post- scuola estivi.

Organizza attivit sportive e culturali.

 

COE, Centro Orientamento Educativo, sede di Barzio in Via Milano 4 (tel. 0341/910311 e 0341/996453).

 

 

ASSOCIAZIONE NAMASTE, Castello Brianza, Via Romitaggio 1, tel. 039/5310738 e 039/5310220. Ha sede presso i missionari della consolata di Bevera.

Namaste oltre alla prima accoglienza degli immigrati, si occupa di animazione per le scuole, parrocchie e centri di aggregazione giovanile, organizza corsi di italiano e feste multietniche.

Fornisce un servizio informativo di sportello per il disbrigo delle pratiche burocratiche.

 

ASSOCIAZIONE volontari LA CASCINA,Barzan , Via L.Manara tel. 039/957908.

Organizza corsi di italiano e segue le tematiche legate allinserimento delle persone straniere nel mondo del lavoro.

 

CENTRO DI ASCOLTO DELLA CARITAS DECANALE DI LECCO tel. 0341 363473

Si occupa di accoglienza, ascolto, orientamento ai servizi territoriali, fornisce informazioni alle persone straniere.  A Bellano, Oggiono, Calolzio e Merate personale della Caritas si occupa della gestione degli sportelli decentrati frutto dellaccordo tra Comune di Lecco e Questura.

 

GRUPPO ARCOBALENO. Servizio per lintegrazione nel territorio degli immigrati.

Fa capo alla Parrocchia di Foppenico di Calolziocorte (tel. 0341/64 1197) e si occupa di accoglienza e di iniziative atte a favorire lintegrazione dei migranti, di ricerca del lavoro e della casa per gli stranieri residenti in loco.

 

LA PACE. Per informazioni  339/5231318 oppure 039/9212149 (Hassan)

E un associazione religiosa fondata nel 1998. Organizza feste religiose e attivit culturali. Attualmente ci sono due classi di bambini che seguono un corso di arabo.

Fino a tre anni fa si riuniva in Via Besonda a Lecco, attualmente la sede si trova in prossimit del confine tra a provincia di Milano e quella di Lecco (Cassago/Renate). E in contatto con lAssociazione La Speranza di Costamasnaga. Ha uno statuto e un direttivo formato da 10 persone, il centro di circa 130 mq. frequentato da unottantina di marocchini.

 

LES CULTURES onlus. La sede centrale si trova a Lecco in Corso Martiri 31 tel. 0341/284828.

E organizzata per gruppi di lavoro tematici (gruppo pro Infanzia, di Cooperazione internazionale, scuola, Ufficio diritti) ed in provincia sono attive le sedi della Brianza, Orsenigo e di Bellano .

Si occupa di progetti di facilitazione linguistica-culturale per minori stranieri iscritti alla scuola dellobbligo, interpretariato, tutela dei diritti dei migranti (dal novembre 2002 attivo un Ufficio Diritti), sensibilizzazione ed informazione sui temi dellimmigrazione, gestisce un centro di documentazione e organizza attivit culturali, musicali, di studio e atte a favorire la conoscenza della cultura dei Paesi di origine degli immigrati. Si occupa anche di ospitalit terapeutica di minori ucraini e di interventi di cooperazione in Niger e Ucraina, Mali e Senegal.

 

UFFICIO POLITICHE SOCIALI CISL LECCO. Via Besonda 11, tel 0341/275553.

Servizio di sportello a Lecco, Barzan e Merate.

Offre un servizio di accompagnamento nello svolgimento delle pratiche burocratiche legate allingresso e al soggiorno dei cittadini stranieri. Fornisce un aiuto nella ricerca del lavoro e dellabitazione, offre consulenza legale.

 

UFFICIO STRANIERI CGIL LECCO. Via Besonda 11, tel. 0341/488237.

E uno sportello della CGIL che fornisce consulenze, informazioni e orientamento su questioni burocratico amministrative agli stranieri. Si occupa inoltre dei problemi legati al lavoro e dei diritti di cittadinanza. Favorisce lincontro con i servizi territoriali.

 

Una nota particolare merita il COORDINAMENTO LECCHESE PER LA DIFESA DEI DIRITTI DEI MIGRANTI, cui aderiscono associazioni e singoli in base alla condivisione di un documento degli intenti approvato durante unassemblea pubblica il 16 marzo del 2002.

Le Associazioni sono: Ale G., APAL - Ass. Africani, ARCI, ARNI Burkina Faso, Ass. Bangladesh, Ass. Italia - Nicaragua, Ass. Marocchini, Ass. Senegalesi, Ass. Senegalese Dahira Tadjani, Ass. Umanitaria Madre Teresa dei Kossovari, Attac, Bondeko, CGIL, Chitarfisa, Dekote - Costa D'Avorio, Khorakan, Les Cultures onlus, Namaste, Oss. Europeo sulla legalit, Rete Radi Resch, Sri Lanka Europe Friendship Assoc. e oltre trecento cittadini immigrati e italiani.

Il coordinamento oltre a organizzare iniziative di critica alla legge Bossi-Fini si pone come obiettivo prioritario quello di rappresentare gli interessi, i bisogni, le aspirazioni degli immigrati residenti nel lecchese e di creare rapporti positivi e di collaborazione con gli Enti e le Istituzioni pubbliche presenti nella nostra Provincia.

Sono stati nominati 5 portavoce: Ass Casset, Magnon Olivier, Mamadou Kolibaly, Butti Daniela e Sandro Magni.

 

La casa, primo problema degli immigrati lecchesi

 

I migranti si trovano ad affrontare una serie di problemi comuni: il problema della casa il pi sentito da tutti.

Questo problema si ancor pi aggravato con laumento dei ricongiungimenti famigliari che hanno comportato per i richiedenti la necessit di possedere uno spazio abitativo per ogni famiglia.

Il modello insediativo di natura famigliare in Lombardia passato dal 15,7% del 1996 al 20, 4% nel 2000 e la sua crescita costante negli ultimi anni e corrisponde ad una seconda fase dellesperienza migratoria caratterizzata appunto dal radicamento in Italia.

I singoli, invece, soprattutto uomini, tendono per motivi economici a condividere le abitazioni in gruppi ristretti ( generalmente tre, quattro persone).

Esiste uno studio recente sulla situazione abitativa nella nostra provincia pubblicato nel Rapporto 2002 dellOsservatorio Provinciale di Lecco.

Tra gli immigrati residenti nel territorio da molti anni troviamo il maggior numero di persone che hanno acquistato una casa anche se questa condizione ancora percentualmente circoscritta (17,3%, si evidenzia comunque che questo dato molto superiore rispetto alla media regionale che del 8,9%).

Le difficolt maggiori a trovare una abitazione vengono segnalate dalle persone neo arrivate o residenti da poco in Italia. Spesso queste ultime o vivono con famigliari e amici oppure accettano di vivere in case inferiori agli standard italiani: case prive di riscaldamento, con servizi igienici precari, case vecchie non ristrutturate.

Si ha notizia anche di proprietari che aumentano i canoni daffitto pi del dichiarato per concedere agli stranieri la disponibilit degli alloggi.

Si fa inoltre rilevare che in Provincia di Lecco, soprattutto nei paesi lacustri e delle vallate adiacenti, molto alto il dato delle case non abitate continuativamente durante lanno (alcuni di questi paesi superano abbondantemente il 50%) e che vengono affittate anche in nero come seconde case ai turisti soprattutto milanesi .

In Provincia assistiamo anche ad una mancanza di politiche istituzionali che affrontino concretamente questo problema, fatto salvo qualche sporadico progetto che per si rivolge a numeri assolutamente esigui di destinatari.

 

Centri di prima e seconda accoglienza

 

In Provincia esistono nove centri di prima accoglienza residenziali in grado di ospitare circa 130 persone per dei periodi di tempo (solo la Valsassina e lalto lago sono scoperti). Queste strutture sono sia pubbliche che private. Le prime le troviamo a Colle Brianza dove lamministrazione gestisce la casa di Via Manzoni capace di ospitare sette persone; a Lecco il dormitorio di Via dellIsola pu ospitarne ventidue e quello di via Fiandra altri venti. A Merate il Comune ospita una persona nelledificio di Via San Pietro e in collaborazione con la Curia arcivescovile gestisce la struttura in Via Podgora con venti posti letto.

I centri residenziali privati sono: a Calolzio dove la Parrocchia di Foppenico ha creato un dormitorio in Via Calvi che accoglie sedici persone; a Lecco in Corso Monte San Gabriele dove la Cooperativa Arcobaleno ospita tre persone; a Ponticello in Via Balocca nella grande casa spazio mondialit troviamo venti ospiti; a Sirtori in localit Bersaglio dove lAssociazione la Cascina ha realizzato una abitazione che accoglie ventuno persone.

Queste strutture sono costantemente al completo spesso ricevono richieste di aiuto che non possono soddisfare e molte delle persone ospitate hanno regolari contratti di lavoro.

Tutte sono dotate di regolamenti interni per il funzionamento del servizio ed, in particolare il centro di Via dellIsola risponde a delle situazioni di emergenza immediata che vengono segnalate dal Comune o dalle forze dellordine.

 

 

Spazi aggregativi

 

Tutte le comunit di migranti ed in particolare quella marocchina, lamentano la mancanza nel lecchese di spazi aggregativi che sarebbero anche in grado di gestire autonomamente e che possano diventare punti di riferimento e di ritrovo stabili.

Alcune parrocchie o Associazioni cercano in relazione a progetti o iniziative sportive (come Bondeko) e ricreative di coinvolgere gli immigrati, ma le comunit e i singoli che rispondono positivamente sono pochi.

Attualmente quando gli aderenti delle associazioni di migranti senza sede propria si riuniscono vengono ospitati nelle sedi della CGIL,di Les Cultures-onlus, dellARCI e della CISL.

 

 

 

 

Il lavoro

 

Nella provincia di Lecco landamento occupazionale, secondo i dati ISTAT dellAnnuario statistico regionale relativi allanno 2002, ha registrato un incremento nellindustria del 3,3% mentre nel terziario diminuito del 2,2%.

Il tasso di disoccupazione, sempre secondo questi dati, risulta essere il pi basso di tutta le province lombarde (2,1%), nel dettaglio la disoccupazione femminile del 4,7% mentre quella maschile si attesta sullo 0,4%.

Nonostante questi dati favorevoli un problema importante degli immigrati, soprattutto quelli presenti nel lecchese da pochi anni, riguarda la ricerca di un lavoro stabile.

Spesso questi ultimi sono in possesso di contratti a termine e la perdita del lavoro corrisponde ad un evento drammatico in quanto la Legge Bossi-Fini ha dimezzato da un anno a sei mesi di tempo per trovare una nuova occupazione, pena il mancato rinnovo del permesso di soggiorno. Questo a prescindere dalla possibilit o meno per limmigrato di avere a disposizione somme di denaro che potrebbero sostenerlo economicamente anche per periodi pi lunghi.

In sintonia con i dati regionali i settori in cui troviamo pi manodopera migrante sono a bassa o bassissima qualificazione, quelli cio che restano scoperti a causa dellindisponibilit e del progressivo abbandono da parte degli italiani.

La maggioranza dei migranti fornisce manodopera alle industrie meccaniche e nel settore dei servizi domestici e di assistenza nelle famiglie.

In generale si pu affermare che lintegrazione lavorativa una realt in evoluzione positiva anche se alcuni lamentano discriminazioni o ingiustizie, ma a questa integrazione non sempre ne corrisponde una effettiva nel sociale.

Molti stranieri sono anche iscritti alle organizzazioni  sindacali.

La quota degli occupati regolari molto elevata (il 39,8 % possiede occupazioni a tempo indeterminato, il 4,8 % con contratti part-time, il 13,3 % a tempo determinato- Dati ISMU 2002). Persiste ancora una quota di lavoro irregolare che, seppur ridotta dalla possibilit di regolarizzazione, non si ancora esaurita.

Lecco comunque rappresenta un territorio che interessato allinserimento lavorativo regolare degli stranieri grazie allalta presenza di grandi e medie imprese artigianali ed industriali che la rendono per molti una meta predefinita al momento dellimmigrazione.

Un dato significativo rappresentato dal numero di occupati che in rapporto con i titoli di studi posseduti varia notevolmente: chi ha ultimato la scuola dellobbligo o ha un diploma di scuola superiore trova con pi facilit lavoro. Anche chi ha frequentato corsi professionali favorito nellinserimento lavorativo e questa realt dovrebbe stimolare le istituzioni pubbliche o i privati a potenziare nel territorio un sistema permanente di formazione. 

Il lavoro svolto dalla maggioranza degli uomini (46,5%) quello di operaio nelle industrie manifatturiera ( soprattutto meccaniche), e circa il 4,9 % lavora nel settore edilizio, mentre le donne svolgono soprattutto lavori domestici e assistenza agli anziani  (39,2%) cui segue un 12,8% di operaie generiche. Il 29,1 % delle donne non svolge nessuna attivit lavorativa

Le occupazioni svolte si connotano anche per le appartenenze etniche: gli operai non specializzati sono in gran parte africani o asiatici, i muratori, gli operai qualificati o specializzati provengono prevalentemente dai Paesi dellEst Europa, molte domestiche o assistenti degli anziani sono di origine sudamericana.

Negli ultimi anni sono aumentati gli infortuni anche gravi sul lavoro e questa una realt che dovrebbe essere considerata molto attentamente e dovrebbero essere potenziati i controlli dellARPA nei luoghi di lavoro.

Ad esempio solo a Calolzio  secondo i dati forniti dalla CGIL di Lecco nel 2002 sono stati 261 gli infortuni registrati.

Un altro aspetto che caratterizza le comunit straniere dato dalle modalit adottate per la ricerca di una nuova occupazione o di cambiamento del lavoro. Sono pochi coloro che si rivolgono ai canali del servizio pubblico o privato, vengono  invece privilegiate la ricerca attiva personale, e soprattutto quella fatta da parenti o amici (che fungono da garanti). Solo in alcune occasioni chi cerca lavoro si rivolge alle Associazioni chiedendo un aiuto.

I redditi percepiti dalla quasi totalit degli stranieri variano tra i 500 e i 1000 euro mensili (56,6 %), secondo i dati del 2002 solo il 18,8% supera questa soglia. Conseguentemente facile comprendere le difficolt economiche che derivano da spese come laffitto elevato, laumento costante del costo della vita, il dover mantenere se stessi e, qui o nel Paese di origine, la famiglia (non solo coniugi e figli ma spesso anche genitori e altri parenti), e limpossibilit di sopportare i costi degli studi per i figli oltre la scuola dellobbligo. 

Lapprovazione della Legge Bossi-Fini ha creato nelle famiglie immigrate un senso di instabilit e di preoccupazione per il futuro loro e dei figli e rende i lavoratori dipendenti pi succubi alle richieste, non sempre legittime, dei datori di lavoro.

La possibilit di regolarizzazione ha creato molte aspettative che sono state messe a dura prova considerando i tempi necessari alle conclusioni delle pratiche.

Le pratiche di regolarizzazione presentate in Provincia di Lecco hanno ottenuto questi esiti:

2126    contratti  di cui 1122 per lavoro subordinato e 1004 per lavoro domestico,

37        rigetti

229    archiviazioni di cui 130 a seguito di interruzione di lavoro domestico e 99 di lavoro subordinato

 

 

Ricongiungimenti famigliari

 

Negli ultimi anni anche in provincia aumenta la richiesta di ricongiungimenti famigliari.

Nel 2001 in Provincia ben il 58,8% delle donne possedeva il permesso di soggiorno per ricongiungimento contro il 5% degli uomini.

La presenza della famiglia in Italia ha permesso di stabilizzare i progetti migratori, almeno quelli di media/lunga durata e risolvere situazioni di solitudine e sradicamento.

Questo stato sicuramente positivo e ha costretto i capifamiglia a rapportarsi con Istituzioni e servizi presenti nel territorio.

Nel periodo per di ricostruzione o creazione di rapporti famigliari stabili sia con i coniugi che con i figli, il nostro territorio, salvo qualche sporadica iniziativa, non stato in grado di offrire nessun tipo di sostegno.

Si sono creati ad esempio rapporti di dipendenza totale delle donne dai mariti che conoscono gi la lingua e lambiente.

Un altro problema riguarda il confronto con gli schemi educativi diversi.

A questo proposito alcuni genitori hanno riproposto pedissequamente le modalit subite da giovani, modalit non sempre accettate in Italia. Inoltre, i figli che nei Paesi di origine avevano un concetto dei padri molto positivo ed idealizzato, giunti in Italia si sono scontrati con una realt dove spesso i confronti con le famiglie italiane erano per loro sfavorevoli. Questo ha messo in crisi limmagine dei genitori che, pur garantendo un miglioramento delle condizioni di vita, non sono stati in grado di reggere i confronti con gli italiani.

Per quanto riguarda invece i minori ricongiunti di origine africana si segnala il passaggio tra una educazione di tipo comunitario a quella in cui i soli genitori divengono loro referenti. Per educazione comunitaria si intende che i figli vengono cresciuti nei Paesi di origine da una famiglia allargata, dai vicini di casa, dalla comunit. Per questi bambini esistono difficolt, non solo perch spesso iniziano a vivere stabilmente con i padri solo dopo il loro arrivo in Italia, ma perch vengono a mancare loro una serie di punti di riferimento affettivi ed educativi. Talvolta gli stessi genitori non si rendono conto delle difficolt che da questo derivano e spessissimo la scuola non in grado di sostenere adeguatamente questo passaggio.

 

Un problema inerente ai ricongiungimenti famigliari riguarda la comunit marocchina.

Pur avendone titolo e avendone lautorizzazione dalla Questura esistono tempi lunghissimi per ottenere il ricongiungimento dei famigliari.

Questo stato causato dal fatto che in Marocco esistono solo due Consolati italiani, uno a Rabat, che segue solo le pratiche dei residenti in provincia e laltro a Casablanca che segue tutte le pratiche del Paese. Il Consolato di Casablanca stato condannato anche a Lecco (sentenza del 16.07.03) per non aver rilasciato i visti dingresso nei tempi indicati dalla legge.

Questa situazione di ritardo, che attualmente non ancora superata, ha comportato un aumento dei problemi per i migranti in quanto per ottenere lautorizzazione al ricongiungimento devono, tra laltro, fornire il contratto daffitto per una casa adeguata al numero delle persone che la dovrebbero abitare. Trovata la casa, i marocchini si sono ritrovati a dover pagare un affitto e delle spese maggiori rispetto a quando abitavano da soli o con altri e la necessit di garantire comunque il sostegno economico ai famigliari ancora nel Paese di origine per un tempo indeterminabile.

A questo si aggiungono disagi di ordine psicologico: dopo molti anni di separazione larrivo di coniuge e figli atteso con trepidazione e alla gioia iniziale di avere questa possibilit si sostituisce presto la frustrazione dovuta al fatto che pur essendo titolari di un diritto questo non possa realizzarsi nel concreto.

 

 

 

La scuola

 

La scuola, stata tra le prime Istituzioni di riferimento per molti migranti in quanto molte delle coppie ricongiunte avevano figli minori.

Dopo un periodo di disorientamento e di interventi legati allemergenza, si sta lentamente strutturando in modo da fornire risposte sempre pi organiche ai bisogni dei nuovi iscritti e la situazione in continua evoluzione.

Troviamo cos nel lecchese che alcuni Istituti scolastici hanno adottato protocolli di accoglienza per i bambini stranieri, creato apposite commissioni e hanno approvato progetti atti a favorirne linserimento.

Il numero pi elevato di iscritti stranieri lo troviamo nella Scuola Elementare, seguita da quella per lInfanzia e dalla Scuola Media.

La Scuola Superiore invece ha pochi iscritti stranieri e di questi alcuni hanno gi frequentato le scuole italiane, questo ha comportato nella scuola secondaria un ritardo nella progettazione di iniziative che favoriscano linserimento scolastico.

I bambini vengono iscritti alla Scuola dellInfanzia (non obbligatoria) principalmente per permettere lo svolgimento di unattivit lavorativa alle madri (anche di alcune ore giornaliere e non sempre in regola),  e per favorire lacquisizione della lingua italiana prima delliscrizione alla scuola elementare.

In generale le famiglie migranti danno molto valore allistruzione anche se la loro partecipazione alle assemblee, colloqui con gli insegnanti, organi collegiali scarsa. Questo dipende dagli orari di lavoro non compatibili, dalla scarsa padronanza dei genitori dellitaliano (questo vale in particolare per le donne) e dalla mancanza di interesse da parte di alcuni istituti o plessi (soprattutto delle Scuole Medie) per trovare e adottare delle forme di comunicazione con le famiglie migranti.

Inoltre la formazione degli insegnanti non sempre adeguata e non permette loro di gestire la presenza in classe di alunni portatori di culture diverse.

Nonostante dei tentativi da parte della Provincia e di talune scuole di organizzare corsi daggiornamento, che peraltro hanno avuto sempre numerose adesioni, e allauto aggiornamento di alcuni, molti insegnanti sono assolutamente impreparati a gestire in maniera adeguata i rapporti con i bambini stranieri  e mantengono un concetto di didattica interculturale limitato a dei progetti specifici senza avere la capacit di integrare con questa le varie materie ed educazioni scolastiche.

 

 

La sanit

 

Un altro luogo  di intervento strategico per veicolare informazioni e impostare interventi finalizzati allintegrazione sociale,di prevenzione e di sostegno alla famiglia lospedale.

A differenza del rapporto con il medico di famiglia, a cui anche le donne migranti si rivolgono, ma dove spesso la comunicazione mediata o dai mariti o dai figli pi grandi, in ospedale la situazione stanziale comporta da una parte il dover affrontare una serie di problematiche ma offre anche la possibilit di instaurare dei rapporti diretti con loro, anche quelle pi isolate allinterno delle famiglie.

 

ASPETTI OSTETRICI

Secondo i dati forniti dal Dott. Nicola Natale, primario di ostetricia allOspedale di Lecco, solo nel 2002 nel suo reparto sono state ricoverate ben 770 donne straniere e questo dato destinato ad aumentare nei prossimi anni.

Queste presenze hanno indubbiamente sollecitato lazienda sanitaria a elaborare delle modalit di interventi nuovi e differenziati rispetto sia alla necessit di comunicare e scambiare informazioni, che in relazione al rispetto di culture diverse.

Proprio in questo periodo sta partendo allospedale di Lecco un progetto di mediazione organizzato in collaborazione con Les Cultures onlus.

 

Ma se lospedale pu offrire una risposta ottimale su patologie acute, eroga invece una risposta insufficiente in ambito di educazione sanitaria e di prevenzione.

E proprio questa struttura che svolge un ruolo predominante nella cura della salute dei bambini stranieri, spesso a causa della non conoscenza delle strutture sanitarie presenti nel territorio o della diffidenza verso questo tipo di assistenza estranea alla cultura del soggetto migrante.

Dal 1996 al 2000 secondo i dati regionali (L.E. Tuberi -Direzione Generale Sanit- Regione Lombardia) sono aumentati sensibilmente sia il numero dei parti che quello delle interruzioni volontarie di gravidanza (+ 12,90%).

Molte delle donne che si sottopongono a IVG  di cui siamo a conoscenza si rivolgono a strutture diverse da quelle lecchesi sia per evitare di essere riconosciute ma soprattutto per i tempi inferiori di attesa dellintervento.

Il quadro della situazione emerge da uno studio regionale presentato in occasione del congresso Nuove povert Vecchie malattie, Aspetti sanitari dellimmigrazione nel febbraio 2002 organizzato dallospedale San Carlo Borromeo di Milano in cui lesame dei ricoveri dal 1996 al 2000 ha evidenziato un aumento delle presenze straniere del 4,8%, tra queste oltre allincremento di tutte le tipologie di ricovero, si evidenziano laumento dei parti (dal 5,5% al 10,3%) e delle interruzioni di gravidanza (dal 12,3 al 25,2%).

Questi dati fanno emergere chiaramente la necessit di ideare una politica seria di prevenzione delle maternit indesiderate rivolto specificatamente ai migranti.

Sempre da questa ricerca emerge che la fascia det dei ricoveri per i motivi sopraccitati per le donne straniere tra i 20 e i 30 anni a differenza delle italiane che dai 30 ai 40.

Esistono anche dei fattori di rischio che caratterizzano la gravidanza delle donne di provenienza dai

Paesi in via di sviluppo e che sono rappresentati dalla condizione di svantaggio economico, culturale e sociale, dalla difficolt di accesso ai servizi sanitari, dal maggior numero di gestanti minorenni, dalla maggior incidenza di infezioni materne per le condizioni di scarsa igiene in cui vivono alcune. Inoltre occorre considerare il minor controllo clinico, laboratoristico e strumentale delle gravidanze di queste donne che talvolta arrivano al parto senza sufficienti valutazioni precedenti.

 

ASPETTI GENERALI

La fruizione di servizi sanitari per i migranti spesso subordinata a condizioni contingenti non riferibili alle singole patologie.

Ad esempio la donna che dipende dal marito sia per la conoscenza della lingua, sia per gli spostamenti, pi facile che si rivolga al pronto soccorso dove il marito pu accompagnarla al di fuori dellorario di lavoro.

Questa situazione non incide ancora in maniera significativa a Lecco ma sar destinata ad aumentare con laumento dei ricongiungimenti e per questo occorrerebbe aprire una riflessione sullorganizzazione degli ambulatori medici in giorni e fasce orarie diverse dalle attuali.

Nello stesso modo emerge lesigenza sempre pi pressante di fornire strumenti di conoscenza per favorire lapproccio dei medici di base e di psicologi e neuropsichiatri infantili alle diversit culturali.

Ogni individuo costruisce la propria identit attraverso unarticolata e complessa rete dinterazioni, scambi relazionali, attribuzioni di significati, che lo fanno appartenere a quella specifica comunit.

Nellesperienza della migrazione, frequentemente accade che lindividuo, sradicato dallintreccio relazionale fatto di tradizioni e solidariet e costretto ad affrontare altri tipi di contesti, corra il rischio di dover ridefinire anche la propria identit con problemi non sempre di facile soluzione.

Da qui la necessit di modificare lapproccio con lutente e conoscere nuove pratiche per chi deputato a rispondere a queste nuove problematiche legate strettamente alla condizione di migranti.

 

 

Le donne immigrate

 

La presenza femminile tra i migranti extracomunitari varia a seconda delle aree geografiche di provenienza: ancora ridotta in quelle africane, mentre di circa due terzi in quelle sudamericane e asiatiche.

Per quanto riguarda le aree comunitarie le donne provengono soprattutto da Ucraina, Polonia, Russia, Bielorussia e Repubblica Ceca.

Queste donne giungono in Italia prevalentemente da sole lasciando la loro famiglia nel Paese di origine e hanno progetti migratori a breve/medio termine, spesso prestano la loro opera come colf o assistenti per le persone anziane. Il loro obiettivo quello di riuscire ad accantonare una somma di denaro sufficiente per garantire un aiuto economico al coniuge, spesso disoccupato e ai figli.

 

Su tutte le donne ricongiunte grava la gestione famigliare e alcune di loro contribuiscono con lavori saltuari o regolari alleconomia famigliare. Tra le presenze femminili, quella di donne marocchine la pi cresciuta negli ultimi anni.

La situazione delle donne musulmane presenta caratteristiche diverse tra le diverse etnie.

Generalmente quelle di origine senegalese o albanese sono pi autonome, imparano la lingua italiana e si inseriscono pi facilmente nel sociale, mentre quelle del nord Africa e turche risultano essere molto pi dipendenti, alcune di loro non riescono neppure da sole a fare la spesa.

Molte delle donne arrivate in Italia hanno subito questa scelta decisa esclusivamente dal coniuge e alcune tra queste faticano ad accettare questa loro condizione, molte, dopo anni di matrimonio, si ritrovano per la prima volta a convivere in maniera continuativa con il marito che non vedevano da anni (non sempre per luomo cՏ la possibilit economica di passare ogni anno le ferie nel paese di origine).

Infine, per fortuna un numero limitato di uomini, evitano che le loro mogli si confrontino con una situazione sociale che offre alle donne un ruolo ben differente da quello assegnato nel Paese di origine. Questo comporta che lisolamento di alcune drammatico perch vivono solamente allinterno delle famiglie e hanno rapporti sociali quasi inesistenti.

Talvolta, per esigenze economiche, le mogli sono costrette a cercare unoccupazione, anche a tempo parziale, che per, conseguentemente al ruolo loro assegnato, molto spesso si limita al settore domestico.

Infine anche in provincia di Lecco si pu parlare per le donne, di dispersione e mancato utilizzo delle loro capacit, soprattutto riferendosi alle pi giovani che magari possiedono titoli di studio e si limitano a prestare la loro opera per attivit lavorative a bassa qualificazione.

Per conoscenza diretta e non documentata statisticamente esistono alcuni casi di violenze allinterno delle famiglie.

 

 

 

La Religione

 

Un significativo elemento di coesione tra le varie etnie rappresentato dallappartenenza a gruppi

religiosi.
Mentre il dato regionale fornito dalla Caritas (Immigrazione-Dossier statistico 2002) indica per la Lombardia come religione prevalente degli immigrati quella cristiana (dato comprensivo di cattolici, altri cristiani e ortodossi), nel lecchese invece quella musulmana (57,2%). Questo dato dovuto alla composizione numerica delle comunit ivi soggiornanti.

Le persone musulmane che provengono soprattutto da Marocco, Senegal e Albania, generalmente frequentano luoghi di culto diversi. Per esempio la moschea di Costamasnaga frequentata soprattutto da marocchini, mentre i Senegalesi fanno capo a Bergamo o, alcuni a Morbegno (SO), i Turchi frequentano una moschea a Como. Altri luoghi di culto si trovano a Milano, Delebio (SO), Colico .

Un indicatore della crescita delle presenze di musulmani praticanti dato dallapertura in provincia di parecchi negozi, ma soprattutto di macellerie, gestite direttamente da migranti dove si pu acquistare carne conforme ai dettami religiosi. Queste macellerie sono poco frequentate dagli italiani.

Nello stesso modo recentemente anche alcuni supermercati sono in grado di offrire carne con il marchio di conformit richiesto dai musulmani.

Ogni comunit resta coerente con le usanze e le tradizioni di origine, le persone musulmane rispettano il Ramadan anche se non sempre, a causa degli orari di lavoro, vengono recitate le cinque preghiere giornaliere.

In questa comunit alcuni uomini non rispettano lastensione dagli alcolici.

 

Dopo gli attentati dell11 settembre 2001 un elemento preoccupante dato dallaumento di diffidenza nei confronti delle persone musulmane di origine araba. Anche se questa nel nostro territorio non sfociata in veri e propri episodi di violenza, in maniera subdola viene rappresentata da alcune proposte della Lega e in generale della Casa delle Libert.

Tra queste la richiesta strumentale di riportare i Crocefissi nelle aule scolastiche o quella ben pi grave di richiedere controlli nelle case abitate da stranieri approvata da alcuni Consigli Circoscrizionale di Lecco.

Dal 2001 sono aumentate le scritte per le strade di stampo razzista.

 

                                                                      (Gabriella Friso )

                                                                                                  responsabile dellUfficio Diritti

                                                                                                  di  Les Cultures onlus

 

Lecco, 8 novembre 2003.