BOZZA NON CORRETTA

Back

Seduta del 23/10/2003


Pag. 2


...
Audizione del capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, prefetto Anna Maria D'Ascenzo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione comune delle frontiere e sul contrasto all'immigrazione clandestina in Europa, l'audizione del prefetto Anna Maria D'Ascenzo, capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Con il prefetto è presente anche il prefetto Michele Lepri di Gallerano, vice capo dipartimento.
Desidero innanzitutto ringraziare il prefetto per aver accettato con la consueta sollecita disponibilità l'invito del Comitato. L'avvio dell'indagine all'ordine del giorno, nonché le nuove competenze attribuite al Comitato in materia di immigrazione, rendono indispensabile un costante aggiornamento e monitoraggio circa lo stato di attuazione della nuova legge sull'immigrazione e le problematiche ad essa connesse.
Scopo dell'indagine conoscitiva è quello di approfondire la conoscenza del fenomeno dell'immigrazione in un quadro


Pag. 3

strettamente collegato alle prospettive e alle iniziative in ambito europeo, volte alla realizzazione di un processo di armonizzazione e coordinamento, essenziale per un'efficace politica comune di immigrazione.
Quanto al quadro nazionale, appare opportuno avviare un'analisi sull'efficacia degli strumenti utilizzati per la concreta attuazione della riforma introdotta dalla legge Bossi-Fini in materia di immigrazione, integrazione e occupazione.
La presenza odierna del prefetto D'Ascenzo può pertanto essere l'occasione per un approfondimento di alcuni aspetti quali - e direi soprattutto - lo stato attuale di esame delle domande di regolarizzazione (ci piacerebbe poter ascoltare qualche dato in percentuale rispetto al totale delle domande) e le previsioni di conclusione; i criteri di applicazione delle norme in materia di regolarizzazione e situazioni particolari che ne escludono la possibilità; chiarimenti riguardo allo stato di attuazione dei regolamenti previsti dall'articolo 34 della legge Bossi-Fini; ordinanze e sentenze dei TAR in materia di regolarizzazione e ricongiungimento familiare; nuove competenze attribuite dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 maggio 2003, relativo alle misure d'urgenza per l'apertura di centri di permanenza temporanea.
Do pertanto la parola al prefetto D'Ascenzo.

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Rivolgo un saluto al presidente e ai componenti della Commissione. Premetto che siamo attualmente molto impegnati anche a causa del semestre europeo di Presidenza italiana. Per questo motivo mi scuso di non avere portato alcun documento da sottoporre all'attenzione della Commissione.
Per quanto riguarda la prima delle domande che il presidente mi ha rivolto, relativa alla regolarizzazione, rispondo


Pag. 4

attraverso un dato, che è definitivo: le domande non sono in tutto 703.000 bensì 705.172. Il motivo di questo secondo numero diverso dal primo è che all'inizio erano state contate le buste mentre, in un secondo tempo, sono state conteggiate le domande e ci siamo accorti che in alcune buste ve ne era più di una: ci sono state più domande di quelle che all'inizio pensavamo.
Vorrei subito sottolineare che l'emersione dal lavoro irregolare è una questione che lascio alle spalle: per noi è un capitolo assolutamente già concluso, perché abbiamo svolto una grande attività di coordinamento e di controllo su ciò che stavano facendo le prefetture in periferia e le cose sono andate più che bene, forse anche al di là delle nostre aspettative.
Abbiamo già concluso l'86 per cento dei procedimenti (addirittura, ci sono 87 prefetture su 103 che li hanno conclusi) ma preferisco non fornirvi ulteriori dati perché il ministro dell'interno rilascerà a breve delle informazioni più dettagliate.
Ci sono poi altre prefetture che stanno portando avanti il lavoro. La prefettura di Roma, per esempio, che, come ben saprete, è quella che ha ricevuto più domande di tutte le altre, ha già superato il 68 per cento delle istanze.
Vorrei poi semplicemente segnalare qualche prefettura che si è particolarmente distinta in questo processo e, poiché ritengo giusto premiare in vita chi si comporta in maniera tanto esemplare, permettetemi di citare le prefetture di Vicenza e di Torino (quest'ultima, addirittura, per numero di istanze, era la terza in ordine di graduatoria - a scendere - ma ha già concluso i procedimenti).
Riteniamo che il lavoro svolto sia stato utile ma vorrei anche sottolineare che l'aspetto più importante di tutta quest'opera volta all'emersione del lavoro irregolare è stato lo


Pag. 5

sportello polifunzionale. Tale strumento ha permesso al cittadino di poter adire ad uno sportello unico per ottenere ciò che, una volta, avrebbe ottenuto solo da più amministrazioni dello Stato diversificate e lontane fra loro (probabilmente ciò che oggi il cittadino ha ottenuto con un'attesa di 30, 20 o, come in qualche caso, addirittura 15 minuti, in passato lo avrebbe ottenuto dopo delle settimane).
Questo è un gioco vincente che probabilmente anticiperà il discorso futuro sullo sportello unico per gli uffici territoriali di Governo - le prefetture - che dovrebbero poter concentrare in periferia sportelli che permetteranno al cittadino di concludere più pratiche nell'ambito di uno stesso ufficio. In merito alla domanda sui criteri di applicazione delle norme in materia di regolarizzazione e sulle situazioni particolari, desidero replicare che stiamo applicando la legge Bossi-Fini e tutto per noi sta procedendo particolarmente bene. Desidero sottolineare ciò in questa sede anche in riferimento alla documentazione inviatami da questo Comitato relativa alla ipotesi di un controllo semestrale in materia di immigrazione. Come saprete, noi siamo competenti solo su parte del problema in quanto la competenza spetta anche al dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno e in gran parte al dipartimento per gli affari territoriali che amministra gli uffici territoriali del Governo e le prefetture. Collaboriamo poi con risultati positivi anche con altri dicasteri e vari soggetti; in particolare in questa circostanza abbiamo lavorato congiuntamente con le Poste italiane, una società privata che rappresenta l'unica realtà in grado di assicurare una capillarità e presenza sul territorio che nessun altro può garantirci.
Abbiamo con ciò favorito particolarmente il cittadino italiano proprio perché abbiamo creato uno sportello che porta la pubblica amministrazione vicino alle case degli


Pag. 6

italiani: in montagna, al mare, dovunque. Come saprete le istanze presentate sono state inviate soprattutto nel periodo estivo, quindi spesso non siamo stati in grado di conoscere la ripartizione per province delle domande proprio a causa del loro invio a volte dalle località di vacanza.
Abbiamo altresì lavorato insieme ai dicasteri del lavoro e degli affari esteri, e congiuntamente ad INPS e INAIL; queste collaborazioni hanno rappresentato la vera carta vincente, anzi, questo modo di procedere ha fatto sì che la pubblica amministrazione ottenesse un buon ritorno di immagine presso il cittadino. Spesso si sostiene che la pubblica amministrazione non funziona: in questo caso abbiamo dato prova di efficienza. Desidero ricordare brevemente che le precedenti fasi di regolarizzazione, che interessavano un numero di soggetti molto inferiore (la più numerosa riguardava 250 mila domande) hanno comportato tempi molto lunghi, due anni e mezzo o addirittura anche tre anni.

PRESIDENTE. Prefetto, mi sembra di aver compreso che la procedura per l'86 per cento delle istanze sia già giunta a conclusione; la precedente fase di regolarizzazione, invece (quella sì che era una sanatoria), ha richiesto due anni e mezzo: dal che possiamo dedurre che in questo caso siete stati 5 volte più veloci che in qualsiasi altra operazione, peraltro non paragonabile perché stiamo parlando sì di regolarizzazione ma anche di emersione del lavoro nero con un impegno richiesto da parte vostra ben più gravoso. Credo che tutti noi dobbiamo rivolgervi un complimento per questo lavoro.

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. La ringrazio, credo che i complimenti vadano indirizzati a tutti i prefetti italiani.


Pag. 7


Un altro aspetto importante riguarda i regolamenti della legge Bossi-Fini. Speravamo che il tempo necessario per la loro realizzazione fosse minore ma si è presentato un problema con la conferenza Stato-regioni la quale, per la verità, si è trovata di fronte a dei regolamenti piuttosto corposi e ha ritenuto opportuno esaminarli con molta attenzione. Molte sono state le osservazioni sollevate alle quali i nostri uffici legislativi hanno già risposto; gli stessi uffici legislativi del Ministero dell'interno e della Presidenza del Consiglio dei ministri, poi, si stanno attivando in tal senso. L'obiettivo è ottimizzare il testo affinché sia possibile la sua presentazione al Consiglio di Stato. L'iter, in realtà, si presenta lungo: è, infatti, necessario attendere che sui regolamenti si esprima proprio il Consiglio di Stato; poi i testi torneranno al Governo per essere inviati definitivamente alla Corte dei conti per la loro registrazione. Chiaramente i regolamenti rappresentano l'attuazione vera e propria della legge Bossi-Fini.
Uno degli aspetti più importanti, all'ordine del giorno anche del semestre di Presidenza italiana dell'Unione, riguarda il riconoscimento dello status di rifugiato e le domande per la richiesta di asilo. Sono temi per noi importanti: tutte le decisioni al riguardo cambieranno completamente l'iter burocratico delle pratiche. Riteniamo che la situazione dovrebbe migliorare moltissimo e ci stiamo attrezzando affinché la commissione per i rifugiati sia dotata di uffici periferici sul territorio per permettere l'abbreviazione dell'iter burocratico di esame delle pratiche. Va sottolineato che le domande per la richiesta di riconoscimento dello status di rifugiato sono aumentate notevolmente negli ultimi anni. Attualmente il tempo medio necessario per l'esame di queste pratiche è di dieci mesi; l'obiettivo è portare tale termine a 20 giorni proprio usufruendo del lavoro delle commissioni territoriali.


Pag. 8


Nel regolamento relativo alla richiesta di asilo - come da noi desiderato - è stato previsto che tutte le pratiche arretrate siano evase dalla commissione centrale in modo da permettere alle commissioni territoriali di iniziare il loro lavoro partendo da zero. Certo, è importante eliminare il lavoro arretrato ma se facendo ciò creiamo altri arretrati non avremo compiuto un ottimo lavoro.
Passo ora al tema delle ordinanze e delle sentenze dei Tribunali amministrativi regionali. Sappiamo che il numero di ricorsi al TAR è elevato e che esistono alcuni problemi sulle regolarizzazioni ed i ricongiungimenti familiare. Ma questo ambito non è prettamente di competenza del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione presso cui operiamo, si tratta, piuttosto, di un ambito di competenza del dipartimento per la pubblica sicurezza.
In merito alle nuove competenze attribuite dal Consiglio dei ministri in relazione alle misure d'urgenza per l'apertura dei centri, devo ammettere che si tratta di uno dei problemi più grossi con cui ci dobbiamo confrontare. Stiamo lavorando in particolare insieme al collega Lepri di Gallerano (che si è recato in molte zone d'Italia) per far sì che questi centri di permanenza temporanea possano essere costruiti nel più breve tempo possibile. Voi sapete però che le difficoltà sul territorio sono molte: in linea di massima, né le regioni né gli enti locali e né, tantomeno, la popolazione desiderano la presenza di tali centri. Se mi è permesso un pessimo paragone potrei dire che l'immondizia la si vuole sempre a casa degli altri, mai nella propria. Ed effettivamente viviamo le stesse problematiche di chi deve realizzare una discarica.
Per accelerare la costruzione di nuovi centri abbiamo tentato anche di ricorrere ad edifici già esistenti, ristrutturandoli e trasformandoli in centri di permanenza temporanea.


Pag. 9

Non possiamo però far ricorso ad edifici carcerari che altrimenti ci verrebbero chiusi, preciso tra l'altro che subiamo addirittura anche i controlli della Commissione europea. Dobbiamo, quindi, individuare dei centri simili a carceri ma che non siano propriamente tali. La situazione come intuirete è particolare e difficile.
Uno degli esempi più eclatanti di questo quadro riguarda Lampedusa dove quando si verificarono i primi sbarchi è stato costruito un centro di permanenza temporanea e assistenza situato addirittura all'interno dell'aeroporto. Tale centro svolge funzioni di permanenza temporanea e, all'occorrenza, anche di prima accoglienza e ci consente di trattenere per 60 giorni le persone di cui si è ritenuto opportuno il collocamento in un centro di permanenza temporanea.
Noi, proprio perché quest'anno - in realtà, già dall'estate del 2002 - abbiamo notato che le rotte degli sbarchi erano completamente cambiate, dirigendosi tutte dall'Africa verso Lampedusa, ci siamo dati da fare per costruire sull'isola un centro di prima accoglienza, di assistenza e di soccorso, che è esattamente quello che ci vuole su un isola come Lampedusa, ove le persone, arrivando stremate, vengono rivestite, rifocillate ed immediatamente curate, grazie anche alla presenza di centri medici e diagnostici.
Queste persone, poi, vengono trattenute sull'isola per poche ore (ad esempio, coloro che sono giunti ieri sera, con l'ultima delle navi - si tratta di 153 persone - oggi pomeriggio verranno già portati via). Perché l'isola non debba soffrire della loro presenza a lungo, abbiamo pensato di costruire a Lampedusa soltanto un centro di prima assistenza, che ci avrebbe permesso di eliminare il centro di permanenza temporanea.


Pag. 10


Ebbene, nonostante i nostri sforzi, l'intervento da parte del sindaco sul ministro dell'interno e l'aiuto da parte di vari parlamentari della Sicilia, alla fine, la popolazione e il sindaco stesso ci hanno ripensato, costringendoci a rallentare. Io dico solo a rallentare o a fermare temporaneamente questa costruzione, che risulta indispensabile e consentirebbe di eliminare il centro di permanenza temporanea, che si trova all'interno dell'aeroporto che è stato considerato dall'ENAV non più sicuro e dovrebbe essere declassato. Ora, se non ci è permesso costruire, finirà che lasceremo lì il centro e chiuderemo l'aeroporto.
Con ciò voglio dire che ci sono grandi difficoltà e tante volte crediamo di essere giunti al momento in cui cominciamo a mettere mattoni e a costruire e poi, invece, ci bloccano tutto quanto.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire.

CIRO ALFANO. Voglio innanzitutto congratularmi per quanto riguarda l'ultima regolarizzazione effettuata, anche perché ho provato direttamente l'efficienza, la serietà e la professionalità delle strutture, almeno di quelle romane.

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Le assicuro che è stato così in tutta Italia.

CIRO ALFANO. Su tutta Italia ho delle grosse perplessità; per esempio, nella mia città, Napoli, non ho riscontrato grande professionalità nelle strutture della prefettura messe a disposizione per la regolarizzazione.
Riguardo a Lampedusa, vorrei sapere se l'area sia già stata identificata, anche perché mi risulta che sull'isola esista una


Pag. 11

grossa area di pertinenza del Ministero della difesa cui si potrebbe fare riferimento per realizzare la struttura di cui ha parlato.

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Avevamo già identificato l'area ed è proprio quella cui ha fatto riferimento. Essa è del Ministero della difesa, con il quale, tra l'altro, abbiamo dovuto superare non poche problematiche.
Però, il punto fondamentale - non ce lo nascondiamo, perché sarebbe sciocco - è la non volontà della cittadinanza di avere lì il centro e, per poterlo evitare, si trovano tutte le scuse possibili ed immaginabili. Addirittura hanno sollevato il problema dinanzi al Ministero dei beni culturali ed ambientali; invero si tratta di un problema che si pone solo dal punto di vista ambientalistico e non sotto altri profili. Tra l'altro, ciò era superato dallo stato di emergenza riguardo all'immigrazione e dalle ordinanze della protezione civile.
Inoltre, era tutto pronto: addirittura erano già stati costruiti i container; bisognava soltanto sbancare un pezzo di collina, e poi, per costruire, ci sarebbe voluto solamente un mese di tempo. Ma, l'ostruzionismo locale è stato così forte che, non volendo fare le cose a dispetto dei santi, ci siamo fermati.
Aspettiamo con calma, ma, come potete immaginare un momento di calma non ci viene concesso dallo stato della situazione, perché, purtroppo, gli sbarchi continuano e spesso si tratta di naufragi e non più di sbarchi.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Mi piacerebbe intrattenerla su tanti altri argomenti, come sul recente dibattito sul problema dell'armonizzazione della disciplina a livello europeo, ma, per non rubare troppo tempo, mi limiterò a fare alcune richieste di precisazione.


Pag. 12


Fermo restando che siamo tutti assolutamente convinti - e la ringrazio di averlo voluto sottolineare - dell'importanza e degli effetti positivi che ha offerto, offre ed offrirà la legge n. 189, più nota come legge Bossi-Fini, volevo chiederle un commento in relazione ai dati del Ministero dell'interno riguardo alle espulsioni, riferiti ai primi nove mesi di quest'anno. Questi rilevano ancora un numero non indifferente di clandestini (si tratta di circa 18 mila persone), cui è stato notificato il provvedimento di espulsione ma che non sono stati fisicamente rimpatriati.
Ciò evidenzia che, per quanto, attraverso la legge Bossi-Fini e la sua applicazione pratica, si sia fatto un esercizio virtuoso nel rendere più spediti i processi di effettiva espulsione, esiste ancora un dato abbastanza rilevante di non rimpatriati, legati evidentemente ancora al sistema di espulsione in via amministrativa. Questo dato, insieme a quello relativo alle esplusioni per via giudiziaria (657 espulsi su provvedimento dell'autorità giudiziaria sempre nei primi nove mesi), dimostra che effettivamente bisogna ancora mettere, di più e meglio, a regime il sistema delle espulsioni, con accompagnamento coatto alla frontiera.
Tengo anche a sottolineare - non oso chiederle un giudizio - che tutti i ricorsi alla Corte costituzionale, che sono in via di valutazione per supposti profili di incostituzionalità di alcuni articoli, in particolare quelli che attengono alla libertà individuale della persona, potrebbero, in qualche modo, creare ulteriori problemi nell'applicazione pratica della legge Bossi-Fini.
Segnalo, incidenter tantum, l'esistenza di questa preoccupazione, fermo restando il fatto che, se dovessero essere accolti alcuni profili di incostituzionalità, probabilmente dovremmo mettere mano, dal punto di vista amministrativo o addirittura


Pag. 13

dal punto di vista normativo e legislativo, ad alcune modifiche. In questo senso, le volevo domandare delucidazioni in merito alla situazione delle espulsioni e se il dato dei non rimpatriati possa trovare risposta in un'accelerazione dei criteri di espulsione reale. Le domando, cioè, qual è la situazione, ad oggi, dell'insieme di clandestini presenti in Italia. Si fa riferimento ad alcuni numeri, ma quali sono i criteri adottati e cosa stanno facendo le forze dell'ordine, su direzione del ministro dell'interno, oltre alle splendide azioni - mi sembra si chiamassero «vie pulite» - che hanno già fruttato ottimi risultati?
In ogni caso non possiamo abbassare la guardia nei confronti del fenomeno dell'immigrazione clandestina, soprattutto quando non significa marginalizzazione dei precari o di coloro che entrano in forma clandestina, ma il fenomeno si associa alle realtà criminali interne (le joint-venture di cui si è sempre parlato tra criminalità extracomunitaria ed italiana).
Vi sono informative che, purtroppo, segnalano una forte presenza di realtà criminogene, di appartenenza albanese, cinese, marocchina, eccetera, che devono richiedere la massima attenzione da chi è preposto alla tutela del territorio.
Formulo anche un'altra domanda, cercando di essere il più sintetico possibile. Lei ha fatto riferimento anche agli sbarchi che si succedono da circa tre - cinque mesi. Stiamo assistendo, purtroppo, non solo ad un numero non indifferente di sbarchi, ma anche a situazioni di assoluta drammaticità. Non vorrei essere né cinico né baro, ma dei disperati arrivati a Lampedusa lei ha detto che molti sono stati portati via dall'isola, per decongestionare tale drammatica situazione. È stata applicata la politica del ritorno nei paesi d'origine - o di provenienza - o sono stati dirottati in altre parti del territorio italiano? In altre parole, sono considerati - come


Pag. 14

devono essere - clandestini e, quindi, una volta rifocillati ed assistiti, respinti oppure sono ricollocati sul territorio nazionale?
Alcuni esponenti politici - anche della maggioranza - si sarebbero espressi a favore di un'ipotesi di concessione del diritto di asilo nei loro confronti, ma si fa riferimento solo ad i somali, rispetto ai quali esiste effettivamente una situazione di belligeranza interna nel loro paese, che potrebbe giustificare la concessione del diritto d'asilo. Le esprimo dunque la mia preoccupazione circa il passaggio da una politica rigorosa nei confronti dei clandestini ad una loro accoglienza, attraverso l'applicazione strumentale della concessione del diritto d'asilo.
Altra brevissima domanda: come funziona il sistema dei rilievi dattiloscopici? Vi sono situazioni anomale: alcune persone con cui ho parlato mi hanno detto che in alcune realtà importanti, quali la periferia di Milano, le impronte sono prese ancora con il sistema dell'inchiostro. Si era detto che era necessario informatizzare tutto il sistema, rendendo possibile il rilievo dattiloscopico con sistemi e strumenti molto agevoli. Anticipo che ho presentato, in tal senso, un emendamento alla legge finanziaria di quest'anno, anche se non so che sorte avrà, data la contingenza della situazione economica.
Sui centri di permanenza lei ha svolto considerazioni molto corrette. È inutile che le chieda, dato che è tutto secretato, a che punto sono e quanti sono. Si tratta di una domanda che faccio spesso, ma cui non ottengo mai risposte precise.
Inoltre, se ho ben compreso, signor prefetto, lei ha detto che state operando al fine di togliere i centri di permanenza ed assistenza presenti a Lampedusa. Mi domando: ne prevedete un altro al di fuori dell'aeroporto di quell'isola o, semplicemente, volete lasciare il centro di assistenza e di soccorso? Lampedusa costituisce, infatti, l'esempio di come


Pag. 15

può essere applicata la legge Fini-Bossi. Per quanto - le ripeto - possa sembrare cinico il mio ragionamento, se i clandestini arrivano, un centro di permanenza ed assistenza temporanea a Lampedusa è assolutamente necessario, poiché le politiche di respingimento devono essere applicate laddove arriva effettivamente il clandestino che non ha titolo di permanere in Italia.

GRAZIANO MAFFIOLI. Mi associo ai ringraziamenti già espressi dai colleghi. Vorrei avere alcune delucidazioni e rassicurazioni circa il problema degli asilanti, che è molto sentito nella mia provincia, Varese, per la presenza dell'aeroporto di Malpensa e la vicinanza del confine svizzero.
Tale problema è davvero grave, perché non ci sono neppure le strutture per ospitare gli asilanti: è necessario dirottarli sugli alberghi e quelli che li accettano sono ormai praticamente esauriti. Viviamo in una situazione drammatica, e le forze sindacali e tutte le associazioni che collaborano alla soluzione di tale problematica ripetono continuamente che, qualora fosse possibile concedere almeno il permesso di lavoro ai richiedenti asilo, si potrebbe ovviare a molti problemi, non ultimo fornire loro un'occupazione retribuita.
Il problema è la dichiarazione di rifugiato. Vorrei sapere a che punto ci troviamo con il regolamento e le altre connesse procedure. Grazie.

PASQUALE NESSA. Ringrazio anzitutto i due prefetti per la loro presenza. Volevo, in sintesi, chiederle, dottoressa D'Ascenzo: poiché sono pugliese e noi pugliesi abbiamo vissuto il dramma legato allo sbarco dei profughi albanesi, dieci anni fa, conviene investire di più, come si è fatto, ad esempio, per l'accordo con l'Albania, e cercare di fare altrettanto con la Tunisia e la Libia?


Pag. 16


LUCIANO MAGNALBÒ. Vorrei semplicemente domandare se è vero che talvolta mancano i fondi per riaccompagnare queste persone al luogo in cui debbono prendere l'aereo o altri mezzi di trasporto, come peraltro mancano per le volanti e la riparazione delle auto.

PRESIDENTE. Do ora la parola alla dottoressa D'Ascenzo per la replica.

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Comincio dall'ultima domanda. È vero, il problema dei riaccompagnamenti, per quanto riguarda l'Italia, è essenzialmente economico. È evidente che dove le cose hanno un costo maggiore è più difficile realizzarle e riaccompagnare gli immigrati costa moltissimo.
Voglio cogliere l'occasione per dire che il nostro nuovo dipartimento, creato dal Ministero dell'interno, ha ricevuto un grande aiuto da parte della Corte dei conti, ufficio controllo di gestione, per definire delle linee - guida che ci hanno permesso di abbattere di molto i costi, sia quelli di gestione dei CPT sia di costruzione. Siamo anche riusciti a ridurre i costi dei rimpatri, ricorrendo, anziché ai voli di linea, ai charter o all'affitto di aerei, spesso quelli delle Poste italiane.
Però, il problema è grandissimo. Qualche mese fa, in occasione di una precedente audizione presso questa stessa Commissione, feci una battuta con la quale ricordai che noi, in tutto il dipartimento, siamo sempre 365 e lavoriamo per un'infinità di questioni. Purtroppo, proprio l'aspetto economico non ci permette di ottenere più personale per aiutarci. Pensate che queste 365 persone, oltre a svolgere il lavoro quotidiano, si occupano anche del semestre di Presidenza italiano: ci troviamo quindi seduti a due tavoli. Quindi, è vero:


Pag. 17

i soldi sono così pochi che, a volte, non possiamo neanche aggiustare le automobili.
Per quanto riguarda la politica che è stata attuata per i movimenti tra la Puglia e l'Albania, rispondo subito affermando che si tratta di una politica vincente, con cui l'Italia ha dimostrato che le cose possono funzionare molto bene. Stiamo cercando di esportare tale approccio in Europa, tentando di far cogliere agli altri paesi europei che, attraverso gli accordi bilaterali e la relativa possibilità di concedere quote con cui far giungere persone dall'estero regolarmente (sul modello di ciò che accade fra Italia e Albania) e attraverso l'aiuto a quei paesi nei quali vi sono persone che desiderano emigrare, si è riusciti a bloccare il fenomeno. Tanto è vero che stiamo ora cercando di negoziare accordi simili anche con la Libia e la Tunisia e, se mi permettete una battuta, si potrebbe affermare che la maggiore o minore misura dei flussi migratori è spesso collegata anche al momento in cui la trattativa si ferma o non riesce più a procedere come dovrebbe. Ritengo che questa sia la carta vincente.
Per quanto riguarda la questione dell'asilo e il problema di Malpensa, questo si risolverà quando sarà applicata del tutto la legge Bossi-Fini, perché saranno poi abbattuti i tempi che intercorrono fra i vari passaggi burocratici dall'arrivo alla sistemazione dell'immigrato nel nostro paese.
In termini pratici, l'immigrato può giungere da noi in vari modi anche se, nella maggior parte dei casi, lo fa come clandestino. Una volta scoperto, lo portiamo in un centro di prima accoglienza dove viene rifocillato e assistito ma, soprattutto, è là che gli viene dato il tempo e la possibilità - se vuole - di chiedere asilo. È questo il tempo (45 giorni) che, per esempio, nel caso di Varese, i clandestini trascorrono negli alberghi. Nel momento in cui il clandestino esce dalla condizione


Pag. 18

di clandestinità e chiede il riconoscimento del diritto di asilo, esso lascia l'albergo e, da quel giorno in poi, secondo la precedente norma Turco-Napolitano, alcune norme precedenti alla legge Bossi-Fini, ha la possibilità di ottenere un assegno giornaliero per essere mantenuto (fino a 45 giorni). Il problema, semmai, è che non bastano quei giorni per dichiararlo o meno profugo.
In questo caso, abbiamo potuto supplire alla mancanza di una normativa con un progetto integrato, stipulato fra l'Italia, l'ACNUR e l'ANCI per il cosiddetto piano nazionale d'asilo (PNA), affinché i comuni possano trattenere i richiedenti asilo (i quali non possono lavorare) perché possano essere mantenuti.
Nel momento in cui la normativa andrà a regime, le cose dovrebbero migliorare. Allora, vi sarà soltanto un periodo di tempo, strettamente necessario, per permettere a questi immigrati di richiedere l'asilo, dopodiché dovrebbe seguire subito la fase dell'esame della richiesta con la conclusione del procedimento in tempi abbastanza rapidi.

GRAZIANO MAFFIOLI. Mi scusi, ma questo periodo in quanto consisterà?

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. È esattamente legato all'approvazione del regolamento.
Per quanto riguarda Lampedusa, l'onorevole Landi di Chiavenna poneva una domanda riguardo al CPT. Rispondo dicendo che questo è strettamente necessario a Lampedusa ma mi permetta di farle anche osservare che ormai, a Lampedusa, anche al fine di evitare che quest'isola soffra di un flusso


Pag. 19

d'immigrazione così cospicuo, le persone vengono trattenute solo per pochissime ore (noi infatti le portiamo via immediatamente).
Nel momento in cui questi immigrati sono in grado di poter respirare e camminare, dopo essere stati rivestiti e messi a posto, vanno in un centro di prima accoglienza, come nel caso dell'albergo di Varese, dove possono eventualmente chiedere il diritto di asilo. Se qualcuno non avanza tale richiesta, si deve allora provvedere alla sistemazione presso un centro di permanenza temporanea (CPT).
A questo riguardo, vi sono centri di permanenza temporanea che sono in via di realizzazione (i lavori sono iniziati a Bari e saranno ultimati a breve a Foggia mentre, per Gorizia, ho firmato questa mattina l'autorizzazione a iniziare) e altri che sono già stati realizzati (Ragusa, Crotone).
Vi sono poi diversi altri centri che sono allo studio in termini di possibilità di realizzazione, tuttavia evitiamo di fare troppa pubblicità al riguardo, perché rendere pubbliche certe notizie serve soltanto a fare arrabbiare la gente se poi si incontrano difficoltà nella effettiva realizzazione. Perché fare arrabbiare la popolazione se poi non riusciamo a realizzare un progetto? Abbiamo addirittura messo in piedi un comitato, insieme con il Ministero delle infrastrutture, per studiare tutti i progetti allo stato potenziale (che peraltro vengono esaminati sul territorio proprio dal prefetto Lepri nell'ambito di una nostra Commissione interna) per verificarne la fattibilità. Solo nel momento in cui li avremo realizzati o saremo assolutamente sicuri di poterli realizzare daremo la notizia. Perché creare problemi quando già ce ne sono tanti? Tutti ci sparerebbero contro...
Per quanto riguarda la questione dei rilievi dattiloscopici e delle espulsioni, premetto che non sono titolata a rispondere


Pag. 20

perché si tratta di un compito che spetta al dipartimento della pubblica sicurezza. Posso peraltro fornirvi alcuni elementi perché lavoriamo a stretto contatto con i colleghi di tale dipartimento. Il problema è che mancano i soldi. È vero che ci stiamo attrezzando per avere la possibilità di prendere le impronte con una nuova macchina elettronica e che abbiamo avuto i finanziamenti, ma quest'ultima ha costi molto elevati e quindi procediamo con cautela. Quando, poi, si entra nel meccanismo delle gare, delle trattative private e via dicendo, i tempi, come ben saprete, sono molto lunghi.
Per quanto riguarda i rilievi dattiloscopici, tali tempi sono ancora più lunghi perché, apparentemente, vi è una sola ditta che fornisce questa nuova tecnologia. Comunque, il sistema che prevede il rilievo delle impronte attraverso il tampone andrà avanti a lungo, perché se si considera la dislocazione di alcuni commissariati o stazioni dei carabinieri, per esempio in montagna, non è pensabile parcellizzare una tecnologia così moderna e costosa in tutti i commissariati o le stazioni esistenti.
La cosa più intelligente che possiamo fare è procedere ad un'informatizzazione delle impronte grazie anche al sistema Eurodac, che permette una rilevazione a livello mondiale. Pertanto, prima avremo le impronte, meglio sarà.
Per quanto riguarda gli sbarchi, prendendo a riferimento i dati del 2003, è possibile verificare che tutti si sono verificati in Sicilia e, fra questi, il 70 per cento almeno a Lampedusa. Una volta che le persone sbarcate sono state accolte e rifocillate, appena le loro condizioni miglioravano, si è valutata la situazione e, posso garantirvelo, molto spesso, quando le loro condizioni lo permettevano, queste persone sono state rimpatriate anche 48 ore dopo.


Pag. 21


Tuttavia, dobbiamo mettere questi disperati anche in condizioni di poter presentare eventualmente una domanda di richiesta d'asilo. In questo caso, inizia una procedura standard che però è molto lunga.
Per quanto riguarda i rifugiati, stiamo svolgendo un consistente lavoro insieme all'ACNUR e nell'ambito del semestre europeo di Presidenza italiana: vi sono quindi due direttive che camminano in questa direzione. Il problema più grosso è che molti chiedono asilo per poter restare più tempo in Italia. Nel momento in cui il clandestino chiede asilo per essere riconosciuto come rifugiato non possiamo e non dobbiamo trattenerlo: non è consentito dalla legge. Quindi, tali soggetti possono circolare ed ecco perché si presentano problemi con le altre nazioni europee, Germania in particolare, che sostengono che costoro, una volta in grado di circolare, si recano presso di loro. In effetti il problema è che, a differenza di altri paesi europei, noi abbiamo molti clandestini mentre loro hanno molti regolari.
Sulle cifre delle espulsioni non posso essere più precisa in quanto non ho portato qui i dati, ma credo il Comitato ascolterà sicuramente il prefetto Pansa il quale potrà vi fornire tutti i dati necessari al riguardo.

PRESIDENTE. Approfitto per ricordare che abbiamo calendarizzato per il 12 novembre prossimo l'audizione del prefetto Pansa al quale sicuramente chiederemo chiarimenti in merito.
Le rinnovo, prefetto, i complimenti miei personali e di tutto il Comitato per il lavoro che state svolgendo in relazione a questo processo di regolarizzazione, tra l'altro di notevoli dimensioni e che ha visto coinvolte le prefetture. In realtà personalmente non userei il termine regolarizzazione quanto di emersione dall'irregolarità.


Pag. 22


Dai dati esposti emerge che siete stati 5 volte più veloci che in occasione delle altre semplici sanatorie; altri dati significativi poi ci permettono di sapere che dall'inizio dell'anno ad oggi si è verificata una diminuzione degli ingressi di clandestini pari al 40 per cento. Il dato ancor più importante però è che per ogni clandestino entrato dall'inizio dell'anno altri quattro soggetti sono stati effettivamente riaccompagnati nei loro paesi. Questo rapporto di 1 a 4 è un dato molto significativo.
Prefetto, molti si sono espressi nel senso di definire questo come un fenomeno europeo, non solo italiano; l'hanno fatto il Presidente Ciampi, il Presidente Berlusconi e il Presidente Prodi, anche se forse prima di tutti lo ha fatto il ministro Pisanu. Come italiani non possiamo scontare il fatto di avere oltre ottomila chilometri di coste, quando poi sappiamo che l'80 per cento di chi entra in Italia lo fa per recarsi nel nord Europa.
Prefetto, le chiedo quali aspetti del modello italiano, che si sono manifestati essere di successo, possano essere esportati in Europa.

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Ad esempio, possiamo pensare di farlo per quanto riguarda la tratta degli esseri umani; sui richiedenti asilo disponiamo di progetti e norme talmente buoni che altri paesi, Francia e Svizzera ad esempio, li hanno copiati: all'inizio io stessa mi sono meravigliata di ciò, ma poi ho accertato che questo comportamento si verificava molto spesso.
Alcune iniziative, come ad esempio gli accordi bilaterali con i vari paesi, hanno consentito di ottenere certi risultati, penso ad esempio alle quote di ingresso, alla possibilità di convincere alcuni paesi a trattenere i clandestini in cambio della possibilità di ingressi regolari: questa è la carta più vincente. Ciò


Pag. 23

è tanto più vero se si pensa che la presidenza italiana in Europa sta cercando di esportare proprio questo meccanismo (anche se si incontrano delle difficoltà da parte di alcuni paesi come Inghilterra e Germania). In realtà su questo versante il nostro paese agisce più velocemente di altri; in questo frangente poi emerge anche il cuore del nostro paese: vedere quelle immagini trasmesse dai media (si pensi all'ultimo episodio verificatosi a Lampedusa, con tutte quelle vittime e i sopravvissuti che sembravano usciti da Mathausen) tocca il cuore.
Non si tratta solo di un problema italiano o europeo, è una questione mondiale: come si può pensare che al mondo vi siano così tante persone che devono morire o nel deserto o in mare? Fa venire la pelle d'oca, se posso usare questa espressione. Si dovrà fare qualcosa affinché queste persone siano sfamate o usufruiscano di un maggior sviluppo dei loro paesi di origine. So che è un processo difficile, perché io stesso sono nata ad Asmara, vi ho vissuto per nove anni e mi sono resa conto che si tratta di un altro mondo, con una mentalità diversa che è quasi impossibile cambiare.

ANDREA DI TEODORO. Molto spesso gli elettori chiedono quanto costi allo Stato italiano la gestione dell'emergenza immigrati clandestini; penso alla costruzione di centri di permanenza e accoglienza, ai rimpatri, eccetera. Può aiutarci a conoscere tali cifre?

ANNA MARIA D'ASCENZO, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. In questo momento non dispongo dei dati esatti, ma mi riprometto di farglieli pervenire. Non ho nessun problema a evidenziare che, in particolare per il 2002, questa emergenza, lo posso assicurare, è costata molto.


Pag. 24


Magari in occasione dell'audizione del prefetto Pansa a tali dati si potranno aggiungere le cifre dei costi sostenuti dal dipartimento della pubblica sicurezza. Probabilmente si raggiungeranno cifre stratosferiche, anche perché vanno sommate le spese per i trasporti e i respingimenti, per alimenti e vestiario, per la costruzione e la gestione di centri, costi ai quali si sommano le spese sostenute per le forze dell'ordine che si occupano di tutti questi compiti: si tratta di cifre notevoli.

PRESIDENTE. A tal proposito devo dire che quanto spende lo Stato italiano è decine e decine di volte superiore a quanto si spende in Europa. Quando si sostiene che l'Europa, oltre a stabilire norme, dovrebbe metter mano portafoglio si è nel giusto.
Ringrazio il prefetto Anna Maria D'Ascenzo ed il prefetto Lepri di Gallerano per la loro presenza e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.15.

Back