Roma 15 Ottobre 2003

 

Egregio Senatore,

 

finalmente si determinano le condizioni per lĠapprovazione da parte del Parlamento di un provvedimento che sancisca il diritto di voto per i migranti, obiettivo per il quale da 15 anni si batte  il movimento antirazzista.

 

Questo non attenua il giudizio negativo che abbiamo espresso sulle forze politiche che hanno approvato la legge Bossi-Fini, per i  contenuti discriminatori e razzisti che la caratterizzano.

 

Ci sembra giusto per˜  cogliere questa possibilitˆ che oggi  si apre, entrando nel merito della proposta per

portare  il punto di vista di chi  da tanti anni lavora a fianco dei migranti per promuoverne lĠintegrazione e i diritti.

 

La scelta, giˆ annunciata da Fini e dagli esponenti del suo partito, di riconoscere il diritto di voto solo a coloro che sono in possesso di carta di soggiorno,  va secondo noi contrastata.

 

Far dipendere lĠesercizio del  diritto di voto dal possesso della  carta di soggiorno vuol dire consentire di votare solo a chi, essendo presente in Italia da 6 anni, pu˜ dimostrare di avere un reddito pari alla pensione sociale minima e una abitazione  con  le caratteristiche previste dalle leggi regionali per l'edilizia popolare.

 

Questo comporta che una famiglia mono -reddito di quattro persone deve dimostrare di avere un reddito pari a due  volte la pensione minima e che tra due immigrati con la stessa storia e lo stesso lavoro, quello senza famiglia  potrebbe votare, lĠaltro con moglie e figli no.

 

 Se si considera poi la difficoltˆ per un immigrato di accedere ad un normale contratto d'affitto si capisce come la condizione della carta di soggiorno diventa una discriminante inaccettabile per lĠaccesso a un diritto civile.

 

Si determinerebbe insomma una  discriminazione basata sul censo nellĠesercizio di un diritto, discriminazione che, in contrasto col dettato costituzionale, sancirebbe  la non uguaglianza   tra cittadini immigrati e tra immigrati e cittadini italiani.

 

Per questo riteniamo che  lĠesercizio del diritto di voto deve essere subordinato alla sola condizione della residenza, come dĠaltra parte   previsto in molti paesi europei.

 

Ci rivolgiamo dunque a tutti i parlamentari che si riconoscono nellĠarticolo 3 della nostra Costituzione  per chiedere un impegno a sostenere come unico vincolo quello della residenza, in modo da rendere davvero universale un diritto civile, convinti che la democrazia   per tutti.

 

Ringraziandola per lĠattenzione e restando a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento, inviamo cordiali saluti.

    

         Tom Benetollo                                                                           Filippo Miraglia 

Presidente nazionale Arci                                                     Responsabile immigrazione Arci                                                                                    

 

            

Filippo Miraglia - c/o Arci, Piazza dei Ciompi, 11 50122 Firenze- tel. +39.055.262971 +348.4410860
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