Rassegna Stampa


dal 3 al 7 ottobre  2003

 

1. IMMIGRAZIONE - Più di 1 europeo su 4 vede nell'immigrazione una minaccia alla cultura e all'identità nazionale, circa il 36% all'occupazione e all'ordine pubblico. I dati della Fondazione Nord Est. (Redattore Sociale)

2. RIFUGIATI – Ruud Lubbers confermato Alto Commissario dell'Unhcr fino a tutto il 2005. (Redattore Sociale)

3. POVERTA’ - Bambine costrette a sposarsi con adulti per riscattare i debiti della famiglia. La fame in Malawi fa riemergere arcaiche consuetudini. (Redattore Sociale)

4. POVERTA' - Anche l'Italia aderisce alla campagna ''No excuse 2015'' per combattere la povertà assoluta nel mondo. (Redattore Sociale)

5. IMMIGRAZIONE: Dai comuni nuovo sistema di accoglienza inaugurato a Roma, presente direttore Organizzazione Migrazioni  (Ansa)

6. IMMIGRAZIONE - Inaugurata la sede del Sid: garantirà servizi di accoglienza, cooperazione decentrata, reinserimento. (Redattore Sociale)

7. IMMIGRAZIONE – Livia Turco: ''L'Europa fortezza non sarà un attore nelle politiche di integrazione''. Silvia Costa: ''Importanti l'accesso al lavoro, la lingua e l'istruzione''. (Redattore Sociale)

8. IMMIGRAZIONE – Alessandrini (Cnel): ''Il diritto al voto per gli stranieri residenti? Priorità per riequilibrare le politiche migratorie''. (Redattore Sociale)

9. IMMIGRAZIONE: Ue; entro l'anno agenzia controllo frontiere. Lo annuncia rappresentante Commissario Europeo Giustizia. (Ansa)

10. Comunità Europea: ricongiungimenti familiari degli extracomunitari. (Stranierinitalia)

11. IMMIGRAZIONE - La situazione sgomberi e politiche dell'alloggio a Treviso. Presto il fondo di garanzia per gli affitti. (Redattore Sociale)

12. Minorenni in vendita. Sospetti sul traffico Italia-Albania. (Panorama.it)

13. MINORI - Primo congresso mondiale di ex bambini lavoratori sullo sfruttamento del lavoro minorile in Toscana. (Redattore Sociale)

14. Bambini stranieri a scuola, un vademecum del Ministero dell’istruzione. (migranews.org)

15. L'inchiesta: sono soprattutto le Pmi ad assumere immigrati. Rari gli stranieri nella grande industria italiana. (Stranierinitalia)

16. Lampedusa, sbarcano 133 immigrati. Tra le persone giunte nel porto dell'isola su un barcone di dieci metri, ci sono anche 35 donne e nove bambini. Hanno trovato ricovero nel centro di prima accoglienza dell'isola. (Il Nuovo)

17. Frattini: Turchia capofila lotta al traffico di clandestini. (Agi)

18. L’Europa tuteli gli immigrati. Alla vigilia della Conferenza intergovernativa dell'Unione europea - che si apre il 4 ottobre a Roma - Amnesty International e un gruppo che raccoglie decine di Ong europee, in un documento esprimono preoccupazione per le disposizioni in materia di diritti umani contenute nel progetto di Costituzione. (Nigrizia)

19. OCCUPAZIONE: Eurispes, Istat include immigrati regolarizzati  (Ansa)

20. OCCUPAZIONE: De Franciscis (Udeur), l'Istat da' i numeri  (Ansa)

 

1. IMMIGRAZIONE - Più di 1 europeo su 4 vede nell'immigrazione una minaccia alla cultura e all'identità nazionale, circa il 36% all'occupazione e all'ordine pubblico. I dati della Fondazione Nord Est. (Redattore Sociale), ROMA, 7 ottobre 2003. In Europa più di 1 cittadino su 4 vede nell'immigrazione una minaccia alla cultura e all'identità nazionale, circa il 36% all'occupazione e all'ordine pubblico (+8% rispetto al 2000). E la "geografia della paura" si concentra soprattutto in pregiudizi verso chi arriva dai Balcani o dai paesi arabi; chi non è orientato politicamente nutre maggiori timori. I dati risalgono alla fine del 2002 e sono tratti da una ricerca curata dalla Fondazione Nord Est illustrata stamani al Cnel dal sociologo Ilvo Diamanti, docente di sociologia dell’Università di Urbino e di Parigi, in occasione del convegno “Le politiche dell’Ue per l’immigrazione: diritti fondamentali, integrazione sociale, cooperazione allo sviluppo”. L’indagine ha riguardato in particolare Spagna, Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia, oltre a 3 paesi dell’allargamento: Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia. “Il fenomeno dell’immigrazione è vissuto in Europa con preoccupazione crescente”, ha ribadito il sociologo; in generale, il 33.3% degli intervistati lo vede come una minaccia, e la percentuale è salita in modo significativo dal ’99 (27%) ad oggi. Ben l’81% dei cittadini europei interpellati afferma che tra le priorità delle politiche dell’Ue deve figurare la lotta all’immigrazione regolare. “Ma su questo tema non bisogna fare troppa demagogia – ha commentato Diamanti -: 2 immigrati su 3 oggi regolari in Italia sono entrati nel nostro paese come irregolari e clandestini. È giusto puntare sull’ingresso regolare, ma anche sapere che l’immigrato arriva non attraverso i canali che la legge ha previsto: giunge in Italia più nei camion e alle frontiere che grazie ai concordati stipulati tra le ambasciate”. In Italia e Francia l’immigrazione è percepita più come un problema di sicurezza, legato quindi all’ordine pubblico, mentre in Germania i timori dell’opinione pubblica investono il settore lavoro e in Spagna (ma anche in Francia) il tema dell’identità. In ogni caso, “l’unificazione dell’Europa sta avvenendo nel segno della paura – ha evidenziato il sociologo -, che riguardava gli stranieri provenienti dai Balcani fino al 2000: ora l’ostilità maggiore, dopo il 2001, si concentra sugli immigrati in arrivo dai paesi arabi”. Quindi il “confine” europeo si è spostato dall’est al sud, “oltre il Mediterraneo che, più che mare di scambio e comunicazione, rischia di apparire un muro. Ma nessuna civiltà – ha osservato Diamanti – può accettare di percepire l’altro come qualcuno da cui difendersi”. Tuttavia emergono alcune diversità marcate a livello nazionale nella percezione dell’immigrazione: ad esempio, nelle zone metropolitane urbane e nelle periferie le paure nei confronti degli immigrati appartengono soprattutto alla classe operaia, ai disoccupati e comunque ai ceti marginali. “Al degrado della qualità urbana – ha spiegato il sociologo – si somma la percezione dello straniero come un concorrente sul mercato del lavoro”. Invece tra i ceti medi dell’area alpina il timore va declinato come “minaccia di un ambiente tranquillo, chiuso: l’immigrato turba la vita sociale”. Di conseguenza, “maggiore è la paura nei confronti degli immigrati, minore e più debole è la domanda di costruzione dell’Europa, crescente il timore dell’allargamento, ritenuto poco strategico e poco sicuro”. Però – ha concluso lo studioso – “costruire le istituzioni europee e l’Europa politica non è altro che affrontare il tema dell’immigrazione”. “Negli ultimi 4-5 anni l’immigrazione è diventata una questione principale per la politica nazionale italiana, anche se in nome di questo fenomeno si possono scambiare politiche poco dignitose per una manciata di voti”, ha rilevato Diamanti, evidenziando anche come i sondaggi, “strumenti di rilevazione dell’opinione pubblica, la influenzino e condizionino sulla visione dell’immigrato e delle politiche migratorie: ma spesso i sondaggi non rispecchiano la realtà”.

 

2. RIFUGIATI – Ruud Lubbers confermato Alto Commissario dell'Unhcr fino a tutto il 2005. (Redattore Sociale), GINEVRA, 7 ottobre 2003. GINEVRA - Su proposta del Segretario Generale, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha esteso il termine del mandato dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Ruud Lubbers fino alla fine del 2005, portando a cinque anni la sua durata complessiva. A Ginevra, Lubbers ha espresso soddisfazione per il rinnovato sostegno e per la fiducia da parte del Segretario Generale Kofi Annan e della comunità internazionale. "Il nostro obiettivo comune è quello di perseguire soluzioni per i rifugiati e gli sfollati di tutto il mondo - ha dichiarato l'Alto Commissario -. Ci troviamo in un momento in cui stiamo svolgendo iniziative interne ed esterne di ampia portata che credo possano contribuire al raggiungimento dei nostri obiettivi e mettere in condizione l'Unhcr di affrontare le numerose nuove sfide che si presenteranno". Per oltre vent'anni Ruud Lubbers, 64 anni, ha ricoperto incarichi per il governo dei Paesi Bassi - di cui è stato anche Primo Ministro per 12 anni, il periodo più lungo nella storia del suo paese - ed ha riservato una particolare attenzione allo sviluppo di soluzioni innovative per i rifugiati, soprattutto con riferimento alle crisi che si protraggono in Africa e in Asia. Tra queste, la promozione di una maggiore assistenza internazionale per lo sviluppo dei paesi poveri che ospitano la maggior parte dei rifugiati e programmi di istruzione finalizzati a fornire loro le competenze di cui hanno bisogno per ricostruire le proprie vite e le proprie società. Lubbers, che ha assunto l'incarico di Alto Commissario il primo gennaio 2001, ha lanciato importanti programmi e operazioni di emergenza in diversi paesi e regioni, tra cui l'Africa occidentale, l'Angola e l'Afghanistan, dove oltre 2,5 milioni di rifugiati e sfollati hanno fatto ritorno alle proprie case nell'ambito di uno dei più imponenti programmi di rimpatrio dell'Unhcr. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) dispone attualmente di circa 6mila operatori dislocati in 250 uffici in 115 paesi. Circa l'85% di questi è impegnato in operazioni sul terreno, la maggior parte dei quali spesso opera in condizioni di pericolo e lontano dalla propria famiglia. Il budget totale richiesto per il 2004 dall'agenzia per svolgere le sue operazioni in favore di oltre 20 milioni di persone in tutto il mondo ammonta a circa 1 miliardo di dollari.

 

3. POVERTA’ - Bambine costrette a sposarsi con adulti per riscattare i debiti della famiglia. La fame in Malawi fa riemergere arcaiche consuetudini. (Redattore Sociale), 7 ottobre 2003. A CAUSA della fame sta riemergendo la consuetudine in base alla quale diverse famiglie costringono le giovani figlie ad avere relazioni con adulti più anziani allo scopo di pagare debiti o rimborsare mutui. E’ quanto ha rilevato la commissione del Malawi per i diritti umani (Malawi Human Rights Commission).  Un rapporto dell’Mhrc afferma che la pratica del “kupimbira” – che permette a una famiglia povera di contrattare con un uomo ricco un prestito di denaro o di bestiame in cambio della propria figlia, senza alcun riguardo della sua età – “è tornata in superficie negli ultimi due anni circa, a causa della fame devastante che ha imperversato le zone settentrionali del Malawi”.  Solo recentemente il paese ha ridotto la diffusa carestia causata da una combinazione di condizioni atmosferiche irregolari, dell’impatto dell’Hiv/Aids e della controversa vendita delle riserve strategiche nazionali di cereali. Più di 3 milioni di persone hanno richiesto aiuti alimentari al culmine della crisi dello scorso anno. La situazione è aggravata dal fatto che il Malawi è tra le nazioni più povere del mondo, con circa il 65% della popolazione che vive in estrema indigenza, con meno di un dollaro al giorno.  L’autore del rapporto dell’Mhrc, il principale ricercatore della commissione, Harry Kambwembwe, ha condotto un’indagine sulla pratica di cui stiamo parlando in seguito a una lettera giunta alla stessa commissione da un cittadino preoccupato. La lettera “portava alla luce un caso a Iponga [nell’estremo nord del paese] in cui una ragazza di 13 anni era stata costretta dai genitori a sposare un uomo più anziano come restituzione di 4.000 K [circa 45 dollari] che essi gli dovevano”, dice il rapporto.  Dopo aver condotto interviste e raccolto dichiarazioni scritte da parte di leader della comunità, testimoni e gruppi ecclesiali, Kambwembwe ha avuto la conferma che il fatto aveva effettivamente avuto luogo e che altre simili usanze che violavano i diritti dei minori venivano praticate in quell’area. Il suo resoconto sottolinea che l’usanza del “kuhaha/kuhara” era tra quelle che venivano praticate ma di cui non si parlava apertamente. Il rapporto spiega di che si tratta: “E’ quando un uomo vuole una ragazza poco più che bambina e concorda con i suoi genitori di prendersi cura di lei finché non sarà abbastanza matura da sposarlo. Il pretendente si occupa delle necessità della ragazza, comprese le spese scolastiche. Ma ha anche il diritto di interrompere la sua frequenza in qualsiasi momento lo voglia. Persino prima della pubertà, l’uomo ha il diritto di trattarla come una moglie. La ragazza non può rifiutare questa situazione perché i suoi genitori hanno già incassato la dote”.  Il kupimbira è molto “popolare” tra i popoli Nyakyusa e Ngonde, nelle aree vicine al confine. Organizzazioni cattoliche hanno condotto campagne di educazione e coscientizzazione per prevenire il perpetuarsi di “questa orrenda pratica che riduce in schiavitù delle ragazzine da parte di uomini anziani contro la loro volontà”. Kambwembwe afferma che tutte queste usanze sono incostituzionali e assimilabili allo schiavismo. “Si tratta – si legge nel suo rapporto – di una pratica molto arcaica e inumana che non dovrebbe essere tollerata nel nostro ordinamento democratico. La commissione (Mhrc) quindi ha l’obbligo di salvaguardare e promuovere i diritti di queste ragazze così vulnerabili”. Essa fa quindi appello a un intervento urgente tramite la definizione di “forti e ben mirate strategie di educazione civica”, sottolineando che per il fatto che le aree interessate sono situate in luoghi remoti “pressoché prive di mezzi di comunicazione (giornali, radio e televisione)”, sono necessarie campagne in loco.Lo studio mette in guardia sul fatto che “nella progettazione di interventi nell’area, la scelta della lingua è molto critica in quanto la maggior parte delle persone non parlano né inglese né Chichewa [le due lingue ufficiali]”. Come punto di partenza, il rapporto raccomanda che l’Mhrc dovrebbe sperimentare programmi congiuntamente con le chiese, che hanno già in atto dei programmi nelle aree interessate.

 

4. POVERTA' - Anche l'Italia aderisce alla campagna ''No excuse 2015'' per combattere la povertà assoluta nel mondo. (Redattore Sociale), ROMA, 6 ottobre 2003. Parte anche in Italia “No excuse 2015” la campagna Onu di pressione sui Governi per eliminare la povertà assoluta dal mondo: “Niente scuse per il 2015” lo slogan della campagna per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, un’iniziativa che vede le Nazioni Unite rivolgersi direttamente ai cittadini di ciascun Governo per contribuire attivamente alla realizzazione di un mondo più giusto. “Gli Obiettivi del Millennio non devono essere raggiunti nelle Nazioni Unite, ma in ogni singolo Paese, con l’impegno di ogni Governo e di ogni popolo” ha detto il Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, individuando nel coinvolgimento di tutti la vera chiave del successo. Dal punto di vista mediatico l’adesione del Paese a questa iniziativa internazionale sarà rappresentata da otto coloratissime porte nel tratto finale del tragitto Perugia-Assisi che faranno da cornice alla Marcia della Pace del 12 ottobre 2003, spiegano i promotori, otto gigantesche porte a firma delle Nazioni Unite per spiegare cosa si può e si deve fare per costruire davvero un mondo senza più povertà e senza più ingiustizie entro il 2015 otto gòli obirettiviillustrati sui rispettivi pannelli che rappresentano anche le rivendicazioni della Campagna: eliminare la povertà estrema e la fame; assicurare l'istruzione elementare universale; promuovere la parità fra i sessi; diminuire la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere l'HIV/AIDS e le altre malattie; assicurare la sostenibilità ambientale e sviluppare una partnership globale per lo sviluppo.  Ciò che si chiede è, in sostanza, la sottoscrizione di un documento di petizione rivolto ai propri Governi affinché questi rispettino gli obiettivi concordati durante il Millenium Summi. “La realizzazione di questi obiettivi richiede l’impegno di tutti i paesi. – sottolineano i sostenitori dell’iniziativa - Nei paesi poveri la sfida è di raggiungere i primi sette obiettivi, mentre i paesi ricchi devono agire nell’ambito dell’ottavo obiettivo” . Al centro della Campagna per gli Obiettivi di Sviluppo nei paesi ricchi è, dunque, l’ottavo obiettivo, quello relativo alle responsabilità specifiche dei Paesi sviluppati e per questo motivo, la campagna del Millennio intende premere affinché i governi dei Paesi ricchi compiano delle azioni precise – entro determinate scadenze temporali - nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, della riduzione del debito e della riforma del commercio internazionale, affinché l’obiettivo di loro competenza possa essere raggiunto entro il 2015. Si può aderire all’iniziativa attraverso il sito ufficiale della Campagna per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (www.millenniumcampaign.it), ciascun cittadino può firmare direttamente on line il documento di petizione delle campagna oppure off line inviando un’e-mail ad adesione@millenniumcampaign.it, esprimendo così il proprio esplicito rifiuto di appartenere alla generazione che ha perso l’opportunità di eliminare la povertà assoluta nel mondo.

 

5. IMMIGRAZIONE: Dai comuni nuovo sistema di accoglienza inaugurato a Roma, presente direttore Organizzazione Migrazioni  (Ansa), ROMA, 6 ottobre 2003. Servizi innovativi di accoglienza e integrazione in Italia, cooperazione decentrata e reinserimento nell'area di origine di rifugiati, profughi e gruppi vulnerabili di migranti (minori non accompagnati, anziani, portatori di handicap e vittime di tratta): sono gli obiettivi principali del Sid (Sistemi di interventi decentrati e in rete) inaugurato a Roma dall'Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) e dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), rappresentate dal Direttore Generale dell'Oim, ambasciatore Brunson McKinley e del Sindaco di Ancona, Fabio Sturani, delegato Anci per le politiche dell'immigrazione e dell'inclusione sociale. In particolare, il nuovo sistema dell'Anci si rivolge alle categorie di immigrati più vulnerabili (minori, anziani) che sfuggono ai principi che hanno ispirato le quote d'ingresso regolare per lavoratori migranti e ricadono nella definizione di "flussi migratori non programmati". Si tratta di un numero di persone difficilmente quantificabile ma in costante aumento e comunque non inferiore alle 20.000 persone, che permangono in una zona d'ombra tra ingresso irregolare e possibilità di permanenza legale in Italia. Tra le prime attività di cui si occuperà il Sid figura il Servizio Centrale di informazione, promozione, consulenza, monitoraggio e supporto tecnico agli Enti locali che prestano servizi di accoglienza. Il Servizio Centrale raccoglie l'eredità del Programma Nazionale Asilo (Pna). Il programma si propone di realizzare da un lato una mappatura completa dei servizi disponibili a livello locale e dall'altro creare nuovi servizi di accoglienza, counselling, orientamento sociale e al lavoro. L'Unità SID prevede inoltre un'attività di cooperazione decentrata tra Comuni italiani e autorità locali e nazionali nei paesi d'origine, in particolare in aree a forte pressione migratoria verso l'Italia. In questo contesto sarà incentivata la partecipazione di comunità straniere presenti in Italia e le loro associazioni nella promozione dello sviluppo delle proprie aree di origine. In questa occasione, McKinley ha definito il protocollo "molto importante" perché pone le basi per lo sviluppo di una gestione dell'immigrazione in Italia non più basata sull'emergenza bensì su un approccio integrato e coordinato da parte delle autonomie locali che possa perdurare nel tempo. McKinley ha definito "strategico" il ruolo dei Comuni nelle politiche per l'immigrazione perché conoscono l'articolazione interna di questo fenomeno.Fabio Sturani ha sottolineato che "la gestione della presenza degli stranieri sul territorio è materia con la quale i Comuni si confrontano quotidianamente". Per l'Anci - ha aggiunto - è strategica ogni forma di partnership che favorisca il lavoro di rete e la capacità di affrontare il fenomeno incidendo anche sulle aree d'origine dei flussi". In base all'accordo, Anci e Oim si impegnano a costituire tra loro un Coordinamento con il compito di definire le iniziative da intraprendere, individuare le linee strategiche degli interventi e promuovere progetti di comune interesse.

 

6. IMMIGRAZIONE - Inaugurata la sede del Sid: garantirà servizi di accoglienza, cooperazione decentrata, reinserimento. (Redattore Sociale), ROMA, 6 ottobre 2003. L'Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) e l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), hanno inaugurato oggi la sede dell'Unità dei Sistemi di Interventi Decentrati e in Rete (Sid) in via dell'Ara Coeli 3, alla presenza del Direttore Generale dell'Oim, Amb. Brunson McKinley e del Sindaco di Ancona, Fabio Sturani, Delegato Anci per le politiche dell'immigrazione e dell'inclusione sociale. Il Sid intende avviare servizi innovativi di accoglienza e integrazione in Italia, cooperazione decentrata e reinserimento nell'area di origine di rifugiati, profughi e gruppi vulnerabili di migranti (minori non accompagnati, anziani, portatori di handicap e vittime di tratta). Queste ultime categorie, infatti, sfuggono ai principi che hanno ispirato le quote d'ingresso regolare per lavoratori migranti e ricadono nella definizione di "flussi migratori non programmati". Si tratta di un numero di persone difficilmente quantificabile ma in costante aumento e comunque non inferiore alle 20.000 persone, che permangono in una zona d'ombra tra ingresso irregolare e possibilità di permanenza legale in Italia. Tra le prime attività di cui si occuperà il Sid figura il Servizio Centrale di informazione, promozione, consulenza, monitoraggio e supporto tecnico agli enti locali che prestano servizi di accoglienza, istituito dalla legge 189 del 2002 che modifica la normativa in materia di immigrazione e asilo, c.d Bossi-Fini. Il Servizio Centrale raccoglie l'eredità del Programma Nazionale Asilo (Pna) che ha saputo dare, attraverso il coordinamento e la messa in rete dei servizi offerti dai Comuni a rifugiati e richiedenti asilo, valenza nazionale a interventi prima frammentati sul territorio. Attraverso l'Unità Sid, si intende estendere tale metodologia innovativa ad una più ampia utenza immigrata realizzando da un lato una mappatura completa dei servizi disponibili a livello locale e dall'altro creando nuovi servizi di accoglienza, counselling, orientamento sociale e al lavoro. L'Unità Sid prevede inoltre un'attività di cooperazione decentrata tra Comuni italiani e autorità locali e nazionali nei paesi d'origine, in particolare in aree a forte pressione migratoria verso l'Italia. In questo contesto sarà incentivata la partecipazione di comunità straniere presenti in Italia e le loro associazioni nella promozione dello sviluppo delle proprie aree di origine attraverso il trasferimento e lo scambio di professionalità e di esperienze, la gestione delle rimesse per lo sviluppo, la creazione di joint ventures e altre attività. In questa occasione, l'Amb. McKinley ha dichiarato: "Il protocollo d'intesa tra Oim e Anci che istituisce il Sid è un accordo molto importante che pone le basi per lo sviluppo di una gestione dell'immigrazione in Italia non più basata sull'emergenza bensì su un approccio integrato e coordinato da parte delle autonomie locali che possa perdurare nel tempo", e aggiunge "in questo scenario, i Comuni assumono un ruolo strategico nelle politiche per l'immigrazione perché conoscono l'articolazione interna di questo fenomeno, soprattutto nei settori dell'accoglienza e dell'integrazione sociale degli immigrati sul territorio." Fabio Sturani ha sottolineato che "la gestione della presenza degli stranieri sul territorio è materia con la quale i Comuni si confrontano quotidianamente: l'A nci considera strategica ogni forma di partnership che favorisca il lavoro di rete, la condivisione di politiche per l'integrazione, e la capacità di affrontare il fenomeno incidendo anche sulle aree d'origine dei flussi", e ha aggiunto "è fondamentale per i Comuni che si costituiscano nuove reti che estendano il modello Pna a altri fenomeni migratori, a partire da quello dei minori stranieri non accompagnati, diventati ormai per gli enti locali una vera e propria emergenza." In base all'accordo, l'Anci e l'Oim si impegnano a costituire tra loro un Coordinamento con il compito di definire le iniziative da intraprendere, individuare le linee strategiche degli interventi e promuovere progetti di comune interesse.

 

7. IMMIGRAZIONE – Livia Turco: ''L'Europa fortezza non sarà un attore nelle politiche di integrazione''. Silvia Costa: ''Importanti l'accesso al lavoro, la lingua e l'istruzione''. (Redattore Sociale), ROMA, 6 ottobre 2003. L'Europa fortezza non sarà un attore reale nelle politiche di integrazione". Lo sostiene Livia Turco, deputata dei Ds e già ministro degli Affari sociali, intervenuta oggi al convegno “Le politiche dell’Ue per l’immigrazione: diritti fondamentali, integrazione sociale, cooperazione allo sviluppo”, in corso fino a domani presso il Cnel. “L’Italia ha una grande responsabilità: far vivere nel terzo millennio la cultura mediterranea con la sua vocazione universalistica – ha aggiunto Turco -. Il modo in cui l’Italia e l’Europa governano i flussi migratori è un banco di prova per rendere concreta una politica di pace; infatti i flussi non sono un pezzo della politica, ma lo sguardo reale con cui l’Europa guarda al mondo”. “Se chiediamo agli altri paesi europei di assumere un impegno nel controllo delle frontiere comuni, dobbiamo pronunciarci su una politica di asilo, di integrazione, contro il razzismo e la xenofobia – ha argomentato la deputata diessina -. Invece cifre allarmanti dicono che in Italia, paese di transito, il diritto di asilo non esiste più”. Inoltre per Turco è indispensabile che il Governo italiano “adotti una nuova politica per l’integrazione”. E l’immigrazione clandestina “si contrasta rendendo conveniente e accessibile l’immigrazione regolare, favorendo il meccanismo di incontro tra domanda e offerta di lavoro, configurando in modo più flessibile il sistema delle quote”. È necessario, quindi, “non lucrare sulle paure, ma stabilire con gli immigrati un patto di reciproca necessità su cui costruire una pacifica convivenza”. Per Silvia Costa, consigliere del Cnel, è auspicabile appoggiare “l'orientamento europeo sulla cittadinanza civile, come nucleo di diritti e doveri che lo straniero acquisisce nel tempo: un concetto innovativo da verificare nella praticabilità dei singoli paesi”. E le politiche di integrazione europee devono “comprendere al loro interno anche una verifica delle politiche di lotta alla povertà e all’esclusione sociale”. Tra i capitoli principali di una politica di integrazione necessariamente “multisettoriale”, Costa individua non solo l’accesso al mercato del lavoro, ma anche “l’istruzione e l’insegnamento della lingua, con il riconoscimento dei titoli di studio e professionali: non in tutti i paesi membri esiste il diritto a un corso di lingua gratuito nelle scuole”; importanti anche “le politiche della casa e di alloggi, senza costruire ghetti, l’accesso ai servizi sociosanitari, con il diritto di accedere alle prestazioni di emergenza, alla tutela della maternità, al di là dello status di immigrato regolare”. Secondo Costa, infine, vanno maggiormente sostenute le associazioni degli immigrati e le donne, quali “soggetti strategici per la mediazione interculturale”; occorre favorire un maggiore intreccio collaborativo tra politiche d’integrazione e coinvolgimento diretto di parti sociali, associazionismo, società civile. “Le politiche di integrazione – ha concluso – sono ancora concepite come accoglienza e solidarietà, più che come riconoscimento dei diritti civili e sociali degli immigrati”.

 

8. IMMIGRAZIONE – Alessandrini (Cnel): ''Il diritto al voto per gli stranieri residenti? Priorità per riequilibrare le politiche migratorie''. (Redattore Sociale), ROMA, 6 ottobre 2003. "Il diritto al voto amministrativo per gli immigrati residenti di lunga durata – come già avvenuto in Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia e Finlandia - dovrebbe essere una priorità per un riequilibrio delle politiche migratorie”. Lo ha auspicato Giorgio Alessandrini, presidente vicario Organismo nazionale di coordinamento delle politiche di integrazione sociale degli stranieri del Cnel, aprendo stamani gli interventi del convegno sul tema “Le politiche dell’Ue per l’immigrazione: diritti fondamentali, integrazione sociale, cooperazione allo sviluppo”, promosso oggi e domani al Parlamentino del Cnel. Le politiche di integrazione, dunque, devono essere “centrali” nelle scelte del paese, anche se si tratta di un “processo difficile che si colloca in grandi tensioni, fra globalizzazione e identità”, ha rilevato Alessandrini, delineando alcune urgenze: “Il passaggio dalle pratiche solidaristiche all’integrazione nel sistema sanitario, difficile anche per le carenze della legge; un servizio di osservazione qualitativo e quantitativo del fenomeno migratorio; un programma nelle politiche per assicurare pari opportunità; un apporto dell’associazionismo non autoreferenziale, nel rispetto del principio di sussidiarietà”. Un’attenzione particolare va riservata alle donne, “che possono subire una doppia discriminazione: di genere e per la loro origine etnica; proprio loro rivestono un ruolo importante nell’integrazione delle generazioni future”. Le autonomie e le comunità locali restano le “protagoniste nelle sfide dell’integrazione, la risorsa strategica per una risposta efficace alla nuova complessità della coesione sociale”. Secondo Alessandrini è urgente anche “un cambiamento profondo di indirizzo politico nel diritto di asilo, che recuperi un giusto equilibrio tra politiche di accoglienza civile e politiche di sicurezza”, con un relativo “adeguato investimento di risorse finanziarie”, finora fermo “tra lo 0,8 e lo 0,9 delle spese per le politiche interne dell’Unione, e per oltre il 40% destinato al Fondo europeo per i rifugiati, istituito nel 2000 e quasi totalmente gestito dagli Stati membri, da alcuni dei quali prevalentemente speso per il rimpatrio dei richiedenti asilo”. Diritti fondamentali, integrazione sociale, cooperazione allo sviluppo, promozione dell’area di libero scambio sono alcuni degli altri temi dibattuti nel corso della conferenza sulle politiche dell’Unione europea per l’immigrazione. Lo scopo della conferenza è quello di impegnare la presidenza italiana dell’Ue, nel secondo semestre del 2003, sui tre obiettivi della politica comunitaria sull’immigrazione: una forte saldatura tra politiche immigratorie e politiche di cooperazione per lo sviluppo, con la promozione di accordi tra Ue e paesi di origine degli immigrati; il completamento, già fissato entro il 2004, del quadro giuridico comunitario in tema di immigrazione ed asilo; la promozione del metodo aperto di coordinamento delle politiche di integrazione sociale, che sono di competenza dei singoli Stati. Protagonisti della conferenza saranno, accanto ai rappresentanti delle governo e delle istituzioni, i rappresentanti dei Consigli economici e sociali europei, degli Enti locali, delle ong, delle associazioni di tutela degli stranieri, delle parti sociali

 

9. IMMIGRAZIONE: Ue; entro l'anno agenzia controllo frontiere. Lo annuncia rappresentante Commissario Europeo Giustizia. (Ansa), ROMA, 6 ottobre 2003. In arrivo l'Agenzia dell'Ue per il controllo delle frontiere: entro l'anno la Commissione europea avanzerà una proposta operativa in tal senso. Lo ha detto Joaquim Nunes De Almedia, del Gabinetto del Commissario europeo per la Giustizia e gli affari interni, intervenuto alla conferenza europea sull'immigrazione in corso al Cnel. L'agenzia - ha precisato - "ha l'appoggio del governo italiano. Si occuperà della formazione di guardie di frontiera, delle analisi dei rischi, del materiale informativo. Inoltre controllerà le zone a rischio più deboli". De Almedia ha sottolineato che a livello europeo non si pensa ad una polizia comune, ma allo sviluppo di un controllo comune delle frontiere. "Dobbiamo avere il controllo del nostro territorio, non siamo per le porte aperte a tutti - ha osservato - gli illegali devono essere rimpatriati". A suo avviso, a differenza di quanto si pensa, l'integrazione sociale degli immigrati in Europa negli ultimi 20-30 anni "é stato un successo. Chi vede invece questa come un problema ha difficoltà a vedere che le società sono cambiate".Per De Almedia, "le classi politiche devono fare più pedagogia per migliorare l'integrazione degli immigrati ma le popolazioni immigrate devono rispettare i nostri valori fondamentali". Le competenze sulla politica di integrazione, nell'ambito della Costituzione europea, "non può essere decisa a Bruxelles. Devono rimanere competenze nazionali o addirittura regionali e locali".Il rappresentante della Commissione ha, fra l'altro, rilevato che "l'immigrazione non è né una panacea né un problema ma una realtà che va gestita". Si è detto contrario alle politiche di contrasto dell'immigrazione ("non è solo disumana ma contraria ai nostri interessi") e ha sottolineato che non c'é alcun legame fra disoccupazione ed immigrazione ("non fa né alzare né abbassare i salari. Ma non è certamente negativa"). "L'Italia - ha aggiunto - accetta l'immigrazione legale con meno tabù di quanto accada in altri paesi europei. L'Italia ha sempre avuto un atteggiamento lodevole in tal senso. Siamo però un pò preoccupati su alcuni strumenti" che attualmente mancano, come la direttiva sull'asilo politico."Siamo inoltre d'accordo - ha proseguito - sull'idea del governo italiano di contrattare le quote legali di immigrazione in cambio di accordi di riammissione con i paesi terzi interessati".

 

10. Comunità Europea: ricongiungimenti familiari degli extracomunitari. (Stranierinitalia), 6 ottobre 2003. E’ stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea n. L 251/12 del 3 ottobre 2003, la Direttiva 2003/86/CE del 22 settembre 2003 con la quale si fissano alcuni orientamenti comuni in materia di ricongiungimenti familiari che dovranno essere adottati dagli Stati membri entro il 3 ottobre 2005. Si prevede che lo straniero potrà chiedere il ricongiungimento familiare soltanto dopo un soggiorno di almeno due anni nel territorio di uno Stato della Comunità.  Il diritto al ricongiungimento spetta al coniuge ed ai figli minorenni, mentre negli altri casi (es. ascendenti, ulteriori coniugi in caso di poligamia, conviventi di fatto, ecc.) la decisione è rimandata ai provvedimenti dei singoli Stati membri.

 

11. IMMIGRAZIONE - La situazione sgomberi e politiche dell'alloggio a Treviso. Presto il fondo di garanzia per gli affitti. (Redattore Sociale), TREVISO, 6 ottobre 2003. Immigrati a Treviso e dintorni: a che punto sono le politiche per la prima e seconda accoglienza, per l’alloggio, per l’integrazione? In una città che, negli ultimi anni, ha fatto parlare di sé per gli atteggiamenti di chiusura – anche eclatanti - dell’amministrazione comunale nei confronti degli stranieri e di chi è “diverso”, si riscontrano le recenti chiusure di pubblici servizi per gli immigrati, decise dal Comune: il dormitorio (con l’invito della Prefettura, finora inascoltato, a provvedere ad un’altra struttura) e le docce. Rimane stazionaria la situazione sgomberi (alcuni annunciati ma non ancora attuati), così come permane l’emergenza alloggi, all’avvicinarsi della stagione fredda. “Circa 400 persone sono senza alloggio a Treviso e nelle immediate vicinanze: si tratta per la maggior parte di stranieri in regola, accampati in fabbriche dismesse, presso l’ex ospedale psichiatrico o ex seminari, ai caselli ferroviari o in una roulottopoli. Di questi, almeno 150-200 sono a rischio sgombero” spiega Gianni Rasera, presidente del coordinamento provinciale “Fratelli d’Italia” che riunisce associazioni di immigrati e di volontariato, cooperative e gruppi attivi nell’ambito dell’immigrazione. Il problema è la mancanza di una seria politica della prima e seconda accoglienza e di azioni coordinate (e lungimiranti) tra i Comuni del territorio. “Possiamo calcolare anche alcune migliaia di immigrati che, in tutta la provincia, vivono in condizioni di sovraffollamento, dovuti al costo eccessivo degli affitti. Questo rischia di creare ghetti e allarme sociale” continua Rasera “E inoltre, si riscontrano migrazioni interne alla penisola: stranieri regolarizzati nel Sud Italia, che si spostano al Nord in cerca di lavoro, andando ad aggravare la già precaria situazione abitativa, in quanto mancano strutture anche minime di prima accoglienza”. “Fratelli d’Italia” sta lavorando con la Provincia di Treviso ad un progetto di fondo di garanzia per l’accesso agli alloggi, che dovrebbe partire a breve e che vede la Provincia garante nei confronti dei proprietari di immobili, versando un deposito cauzionale per l’affitto, che viene poi recuperato attraverso la busta paga del lavoratore; la somma deriva dal fondo regionale 2001-2002 per l’immigrazione: circa 2 miliardi delle vecchie lire, che potrebbero far stipulare circa 800 contratti d’affitto. “Ma il fondo, da solo, non basta - continua Rasera -. Bisogna vincere la sfiducia dei proprietari, che persiste anche quando si offrono garanzie; ma, soprattutto, le istituzioni devono affrontare il problema in modo coordinato nel territorio: ‘Fratelli d’Italia’ ha invitato la Provincia a convocare le conferenze dei sindaci delle varie Ulss per stabilire interventi mirati e coordinati. Finora non c’è nulla a livello pubblico come strutture di accoglienza in provincia, e quel poco che c’è è in mano al volontariato. Inoltre bisognerebbe trovare anche forme di sostegno per chi desidera acquistare la casa e avviare centri di prima accoglienza, con azioni di educazione al buon abitare”.

 

12. Minorenni in vendita. Sospetti sul traffico Italia-Albania. (Panorama.it), 6 ottobre 2003.  Arben stava per avere un compagno di giochi, un fratellino.  «Porta i soldi alla madre, ma non sono per lei, sono per quello che ha in grembo»: è una delle frasi estrapolate dalle intercettazioni telefoniche (di poche settimane fa) con cui è motivato l'arresto di Angelo Borrelli, 69 anni, il commerciante di Sersale (Catanzaro) accusato di avere acquistato nel 1999 Arben (che oggi ha 7 anni) a Durazzo per 10 milioni di lire e un televisore a colori. La madre naturale del bambino albanese sta infatti per dare alla luce l'ottavo figlio e il sospetto di polizia e magistrati è che Borrelli e la moglie Iole Rodio, 57 anni, volessero farsi carico anche del futuro del piccolo che sta per nascere. Riempiendo, sì, d'amore e di attenzioni i due fratelli, ma, secondo gli investigatori, saltando le regole della legalità per soddisfare il loro desiderio di essere genitori grazie al potere dei soldi e alla mediazione del crimine organizzato.  «Il nostro è stato un atto di umanità»: così si sono giustificati con il magistrato i coniugi calabresi. Che hanno fornito versioni contrastanti sulle modalità con cui Arben (il nome è scelto da Panorama per proteggere l'anonimato del bambino) è arrivato a Sersale ed è diventato «loro» In un primo tempo, per mettere a tacere la curiosità del paese, la matura coppia diceva a tutti di averlo avuto in affidamento da una polacca. La donna potrebbe ottenere gli arresti domiciliari, ma a casa non troverà ad aspettarla il figlio venuto dall'Albania, affidato a una comunità, in attesa che sul suo destino si pronunci il Tribunale per i minorenni di Catanzaro.  «La via del male è lastricata di buone intenzioni»: la saggezza di Fëdor Dostoevskij dà solo una chiave di lettura dell'inchiesta che il pm di Pescara Giampiero Di Florio sta conducendo da un anno e mezzo sul traffico di minorenni tra Valona, Durazzo e Ancona. Un commercio che secondo il ministero dell'Ordine pubblico albanese riguarda 6.075 bambini portati illegalmente in vari paesi europei, 3.971 in Italia.  L'indagine, partita dal capoluogo abruzzese nel settembre 2002 con l'arresto di Ramis e Xhulijeta Petalli, è riuscita a chiudere il canale che faceva capo a Besin Metani, il temuto boss di Durazzo che aveva fatto fortuna trafficando in esseri umani.  Un commercio costoso e rischioso, fatto di stamperie per falsificare i documenti, corruzione di chi effettua controlli nei porti, soldi da dare ai «porteur», cioè agli uomini e alle donne che come i Petalli si fingono parenti dei ragazzi traghettati nell'Adriatico.  Nel quaderno di seconda elementare che aveva appena cominciato a frequentare Arben ha avuto soltanto il tempo di raccontare le sue vacanze a Chianciano, e quanto gli sono piaciuti «gli occhi grandi della signora Dolcetti». Adesso Fatmira, la donna che lo ha messo al mondo, lo rivuole con sé. Mentre un'altra donna si dispera all'idea di perderlo.

 

13. MINORI - Primo congresso mondiale di ex bambini lavoratori sullo sfruttamento del lavoro minorile in Toscana. (Redattore Sociale), FIRENZE, 6 ottobre 2003. Si svolgerà nel maggio del 2004 nel capoluogo toscano il primo congresso mondiale di ex bambini lavoratori sullo sfruttamento del lavoro minorile. L’iniziativa sarà presentata domani a Firenze, presso la Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio da Mani Tese/Rete Lilliput, Cgil, Cisl, Uil, in collaborazione con la Regione Toscana e il Comune di Firenze. Parteciperanno alla conferenza stampa il Presidente della Regione Toscana Claudio Martini, il Sindaco di Firenze Leonardo Domenici , Daniela Lastri Assessore pubblica istruzione, politiche infanzia, adolescenti e giovani di Firenze, Frans Roselaers Direttore del Programma IPEC - OIL – Ginevra, Kailash Satyarthi Segretario Internazionale Global March against Child Labour, il Direttore Centrale delle Indagini su Condizioni e Qualità della Vita dell’Istat Linda Laura Sabbadini, Carmelo Cedrone in rappresentanza di Cgil, Cisl, Uil, Mariarosa Cutillo Coordinatore Europeo Global March against Child Labour, Isabella Pirone del Gapa di Catania. Il Congresso ha ricevuto in questi giorni l’alto patronato del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e rappresenta, sottolineano i promotori, l’apice di un percorso che vedrà impegnata Mani Tese, come coordinatore europeo della Global March against Child Labour in diverse iniziative tra cui il 20 novembre la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia ed il lancio nazionale del Childen’s World Congress on Child Labour nel febbraio 2004.

 

14. Bambini stranieri a scuola, un vademecum del Ministero dell’istruzione. (migranews.org), 6 ottobre 2003. Un vero e proprio vademecum per l'accoglienza dei bambini stranieri nei servizi educativi per l'infanzia (nidi e materne) del paese. Una scuola per tutti... - questo il titolo del volume - è una iniziativa del Ministero dell’Istruzione pensato per fornire agli insegnanti un aiuto concreto nel non facile compito di accogliere bambini provenienti da culture spesso molto diverse. Oltre ad indicazioni di carattere più strettamente metodologico, il testo contiene anche informazioni pratiche quali quelle sul "pronto soccorso linguistico" (l'elenco delle parole chiave nelle lingue straniere più diffuse) e sugli "avvisi di routine e i messaggi" per le famiglie. L'ultimo capitolo inoltre fornisce gli indirizzi e i numeri di telefono di tutte le associazioni di immigrati e dei centri che si occupano di famiglie e genitori stranieri nelle diverse regioni italiane. Il vademecum rientra in un progetto più complessivo per l'inserimento dei bambini stranieri che comprende varie iniziative, fra cui anche un corso di formazione al quale hanno partecipato 100 coordinatori pedagogici (le figure che a loro volta devono formare gli insegnanti). Un’iniziativa che punta a creare le migliori condizioni possibili per accogliere i bambini stranieri e le loro famiglie, educando alla tolleranza, alla interculturalità e alla comprensione reciproca. Gli ultimi dati nazionali infatti parlano di una crescita delle iscrizioni dei bambini stranieri per il ciclo 2003-04 dell'8% (mentre calano del 2,5% quelle dei bambini italiani).

 

15. L'inchiesta: sono soprattutto le Pmi ad assumere immigrati. Rari gli stranieri nella grande industria italiana. (Stranierinitalia), 6 ottobre 2003. Azienda Italia, chi assume gli immigrati? Una risposta è arrivata da una mini-inchiesta del quotidiano Repubblica, che ha svelato dati interessanti sul numero di stranieri che trovano lavoro nelle aziende italiane, grandi o piccole che siano.Ecco in sintesi i dati della ricerca: sono soprattutto le piccole e medie imprese ad assumere immigrati. Quote ridotte, invece, nei gruppi di ampie dimensioni: nella grande industria gli stranieri sono una rarità.Gli immigrati sono quasi sempre impiegati per mansioni di bassa manovalanza ( per lavori spesso appaltati a ditte esterne). Imprese in dettaglio. Il gruppo Luxottica, presente nell´area di Belluno, dà lavoro a 60 stranieri su 5000. Vengono dal Nord Africa, dalla Romania, dall´ex blocco sovietico e la loro collocazione è quella cosiddetta della manovalanza media.Alla Fiat lavorano circa 400 extracomunitari, su 86 mila dipendenti, di cui la metà solo nell´area torinese. Vengono dal Nord Africa e dall´ est europeo e sono tutti integrati. Il dato va considerato alla luce di due elementi. Primo: l´azienda non assume più nessuno da qualche anno. Secondo: tutti i lavori a livello più basso, dalle pulizie tecniche ai servizi, sono affidati a ditte esterne.Divella, uno degli industriali della pasta più famosi, nell´impianto in provincia di Bari impiega un solo straniero su 250 dipendenti: è un marocchino addetto all´ufficio commerciale. Il gruppo Benetton, che ha già delocalizzato molte produzioni in paesi dove il costo del lavoro è più conveniente, impiega 150 persone provenienti dall´ Europa dell´est, dalla Cina, dal Nord Africa tutte con la qualifica di "tecnico" medio-alto. I dipendenti italiani sono 2500. Il gruppo Merloni ne impiega 125 (su 5000), tutti operai nord africani e tutti concentrati nelle fabbriche vicino Bergamo, Treviso e Torino. L´azienda ha cercato anche di assumere un pò di manodopera ben qualificata, ma confessa di aver rinunciato per i troppi vincoli burocratici incontrati. Negli organici del gruppo Telecom figurano 150 stranieri (su 81 mila dipendenti) in massima parte provenienti da ogni angolo d´Europa.In Italia Secondo le statistiche della Camera di Commercio di Milano, la Regione che assume più immigrati è la Lombardia: oltre 33 mila, il 20 per cento del totale. Seguono il Veneto (22 mila, il 13,5 per cento del totale) e l´Emilia Romagna (circa 19 mila, l´11,5 per cento). Il Sud è praticamente a zero. La maggior parte delle aziende che assumono i lavoratori stranieri ha un massimo di 9 dipendenti

 

16. Lampedusa, sbarcano 133 immigrati. Tra le persone giunte nel porto dell'isola su un barcone di dieci metri, ci sono anche 35 donne e nove bambini. Hanno trovato ricovero nel centro di prima accoglienza dell'isola. (Il Nuovo), LAMPEDUSA, 5 ottobre 2003.  Una carretta del mare è approdata questa mattina nel porto di Lampedusa. Sono sbarcati 133 immigrati, tra cui 35 donne e nove bambini. L' imbarcazione in legno, lunga dieci metri, era stata avvistata ieri sera da un aereo della Marina militare a 65 miglia a sud dell'isola. Dopo l’avvistamento il barcone è stato agganciato da due motovedette della guardia costiera che l’hanno scortato fino a Lampedusa. Gli immigrati, di diverse nazionalità, sono stati trasferiti nel centro di prima accoglienza dell'isola, di nuovo sovraffollato. Nei giorni scorsi infatti, in seguito alla nuova ondata di sbarchi, sono giunti circa 400 clandestini.

 

17. Frattini: Turchia capofila lotta al traffico di clandestini. (Agi), 4 ottobre 2003. La collaborazione tra Turchia ed Unione Europea nella lotta contro il traffico di clandestini e' sempre piu' stretta. Lo hanno detto i ministri degli Esteri di Italia e Turchia al termine di una colazione a Villa Madama. "Ho raccolto" ha detto il capo della diplomazia italiana, Franco Frattini, "la disponibilità molto apprezzabile da parte di Ankara a collaborare ancora di più non solo con l'Italia, ma con le operazioni europee di prevenzione e controllo". Secondo Frattini "questo vuol dire coinvolgere la Turchia nella strategia europea messa a punto a Salonicco che prevede iniziative politiche nei confronti dei Paesi terzi di origine e di transito dei flussi migratori". Il ministro degli Esteri turco Abdullah Gul, ha sottolineato da parte sua, che le misure adottate da Ankara hanno portato a una "sensibile riduzione" delle migrazioni attraverso il suo Paese. La lotta contro il traffico dei clandestini e' uno dei temi principali della politica della presidenza italiana dell'Unione Europea nei confronti dei paesi del Mediterraneo. Il tema è stato affrontato nel maggio scorso durante le visite che Frattini ha fatto in nord Africa e in Medio Oriente e durante quella di Berlusconi in Turchia il 12 maggio. Il ministro degli Esteri italiano ha ribadito l'apprezzamento per le riforme compiute da Ankara per adeguarsi ai criteri di adesione all'Unione e si e' detto convinto che, mantenendo questo ritmo, alla fine del 2004 potranno essere avviati i negoziati per l'ingresso nell'Ue. Frattini ha assicurato che la presidenza italiana continuerà a portare avanti il suo "impegno ad aiutare la Turchia a completare le riforme nei campi civile, giudiziario, politico ed economico, come stabilito a Copenaghen".

 

18. L’Europa tuteli gli immigrati. Alla vigilia della Conferenza intergovernativa dell'Unione europea - che si apre il 4 ottobre a Roma - Amnesty International e un gruppo che raccoglie decine di Ong europee, in un documento esprimono preoccupazione per le disposizioni in materia di diritti umani contenute nel progetto di Costituzione. (Nigrizia), 3 ottobre 2003. Il documento chiede alla Conferenza intergovernativa di premere per il pieno rispetto dei fondamentali diritti umani e dedicare la necessaria attenzione alle carenze presenti nella Parte III del progetto di Costituzione, in materia di immigrazione, asilo, cooperazione giudiziaria e cooperazione di polizia. «Senza un preciso chiarimento – affermano le Ong – alcune delle disposizioni della nuova Costituzione rischiano di essere male applicate e di abbassare gli attuali standard in materia di diritti umani». Tra i vari punti sollevati, la gestione dei flussi di asilo «Il progetto di Costituzione - sostengono le Ong - contiene una disposizione riguardante "il partenariato e la cooperazione con paesi terzi per gestire i flussi di richiedenti asilo o protezione sussidiaria o temporanea". Senza un chiarimento, questa formula rischia di essere male applicata, nel senso di autorizzare gli Stati membri a "subappaltare ai paesi terzi i propri doveri di protezione". Questo articolo "contiene la possibilità che l’Unione europea spinga i paesi terzi ad accogliere le persone che chiedono protezione all’interno dell’Unione"». Per quanto concerne l’immigrazione le Ong sottolineano che «occorre chiarire e integrare il riferimento al trattamento equo dei cittadini di paesi terzi legalmente residenti negli Stati membri». A giudizio delle Ong «gli standard di trattamento devono essere equiparati a quelli relativi al trattamento dei cittadini di nazionalità degli Stati membri». Il documento è stato promosso da:Amnesty International, Cimade (Service Oecumenique d’entraide), ECRE (European Council on Refugees and Exiles), Finnish Jurists for Human Rights, ILPA (Immigration Law Parctitioners’ Association), Jura Hominis (Sezione Italiana di International Commission of Jurists), JUSTICE, NJCM (Sezione olandese di International Commission of Jurists), OMCT - Europe (World Organisation Against Torture), Open Society Institute (Brussels), Statewatch.In Italia vi hanno aderito:ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà e Medici Senza Frontiere - Missione Italia. Il documento "Verso una Costituzione per l’Europa: Giustizia e Affari interni. I commenti delle Organizzazioni non governative per la Conferenza intergovernativa" può essere scaricato da www.amnesty-eu.org o da www.statewatch.org oppure lists.peacelink.it.

 

19. OCCUPAZIONE: Eurispes, Istat include immigrati regolarizzati  (Ansa), ROMA, 3 ottobre 2003. L'Eurispes polemizza con l'Istat sui dati diffusi il 24 settembre relativi alle forze lavoro che, nel terzo trimestre, secondo l'istituto di statistica, hanno registrato un incremento degli occupati di 231.000 mila unità rispetto allo stesso periodo del 2002. L'Eurispes parla di "occupati fantasma dell'Istat" e per spiegare chi siano i 231.000 afferma che "basta guardare i dati sulle regolarizzazioni degli immigrati dell'ultimo anno e considerare i modi come l'Istat costruisce il suo universo di rilevazione". Il Presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara osserva che "il prodotto interno diminuisce, la produzione industriale è in calo, gli ordinativi delle imprese segnano una flessione, gli investimenti sono crollati ed i consumi rallentano, secondo quanto denunciano tutte la categorie interessate" per cui "all'interno di un siffatto scenario macroeconomico non è logicamente possibile che l'occupazione si accresca, a meno di non ipotizzare un abbassamento consistente della produttività e delle retribuzioni".L'Istituto di Statistica, spiega Fara, "effettua una indagine campionaria trimestrale intervistando 200.000 persone, scelte fra quelle iscritte alle anagrafi comunali". Non appena gli immigrati si regolarizzano secondo la legge Bossi-Fini, vengono iscritti come residenti nel comune nel quale vivono. "Ovviamente, gli immigrati che si regolarizzano hanno tutti un lavoro, che è la condizione indispensabile per ottenere il permesso di soggiorno". Gli immigrati regolarizzati nell'ultimo anno, aggiunge l'Eurispes, "dovrebbero essere più di duecentomila, giacché sappiamo che a giugno 2003 le prefetture erano riuscite ad evadere oltre il 30% delle oltre 700.000 domande presentate dagli extracomunitari, mentre a fine settembre 2003 si è tranquillamente superato il 70%. Facendo le debite proporzioni secondo Fara - risulta che l'emersione legale e quindi statistica degli extracomunitari ammonterebbe nel giugno 2003 a 259.000 unità, dato sorprendentemente vicino o addirittura sovrapponibile al numero dei nuovi posti di lavoro immaginati dall'Istat". L'Eurispes rileva ancora che "la regolarizzazione degli extracomunitari interessa innanzitutto il nord Italia (54%), seguito dal Centro (29%) e solo in misura minore il Sud (17%). L'aumento dell'occupazione secondo la rilevazione trimestrale dell'Istat investe innanzitutto il Settentrione (62%), secondariamente il Centro (27%) e solo marginalmente il Mezzogiorno (11%)". Quindi, secondo Fara, "in tutt'altra luce vanno letti i dati sul Mezzogiorno, che rappresentano un vero e proprio campanello d'allarme. Nel Mezzogiorno la situazione dell'occupazione continua ad essere gravissima, poiché, sempre secondo la rilevazione dell'Istat, 1.300.000 persone, per lo più giovani, sono ancora alla ricerca di un lavoro. Questo significa che il tasso di disoccupazione permane elevatissimo, al 17%, che è il doppio della disoccupazione a livello europeo e cinque volte quella del Nord"."In realtà conclude il Presidente dell'Eurispes - l'occupazione nel Sud si è ulteriormente ridotta: infatti le iscrizioni degli extracomunitari sono quasi sicuramente superiori all'incremento dell'occupazione rilevato dall'Istat. Ciò significa che, poiché i lavoratori stranieri regolarizzati avevano già un'occupazione nel 2002, il tasso di attività complessivo ha subito un calo nell'ultimo anno".

 

20. OCCUPAZIONE: De Franciscis (Udeur), l'Istat da' i numeri  (Ansa), ROMA, 3 ottobre 2003. Sull'occupazione l'Istat "dà i numeri": ne è convinto il portavoce dell'Udeur, Sandro De Franciscis. "Non prendiamoci in giro. I 231.000 nuovi occupati di cui parla l'Istat sono solo un bel sogno. La realtà - sottolinea - é ben diversa da quella che ci vorrebbe far credere l'Istituto Centrale di Statistica. Non si tratta di giovani, o meno giovani, che finalmente escono dal tunnel della disoccupazione. E questa sarebbe una belle notizia. No, il calcolo è stato fatto su quelle migliaia di immigrati che già lavoravano, ma in nero, nel nostro paese e che ora hanno deciso di uscire dalla clandestinità: si sono muniti di un contratto di lavoro e quindi si sono potuti regolarizzare"."La disoccupazione, soprattutto al Sud, è invece ancora livelli allarmanti e resta - conclude De Franciscis - la vera emergenza nazionale. Invece di giocare con i numeri, il governo farebbe bene dopo oltre due anni, di ricordarsi di quel 'Patto' firmato con gli italiani e di affrontare il problema con determinazione e senza bluff".

 

 

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