Rassegna Stampa


dal 14 al 17ottobre 2003

 

1. IMMIGRAZIONE – I ''nuovi compagni di scuola'' sono sempre di più. 232.766 gli studenti stranieri in Italia; 20 anni fa erano 6mila (Redattore Sociale)

2. IMMIGRATI: Castelli, proposta AN ingiusta e incostituzionale (AGI)

3. FINI: litigheremo fino al 2006, ma non cambiamo governo colloquio con Repubblica (ANSA)

4. IMMIGRAZIONE: AN, voto attivo e passivo per amministrative primi firmatari Anedda e La Russa (ANSA)

5. IMMIGRAZIONE: a novembre parte esame PDL alla camera decisone Presidenza Commissione affari costituzionali (ANSA)

6. IMMIGRAZIONE: D'Alema, c'e' maggioranza per diritto al voto nulla di scandaloso se nasce la "legge Turco-Fini" (ANSA)

7. Come e dopo quanto tempo votano gli immigrati negli altri paesi europei. di Saleh Zaghloul (Migranews.net)

8. Bambino albanese comprato: scomparso fratello maggiore (AGI)

9. IMMIGRAZIONE - Voto agli immigrati? I missionari Comboniani chiedono al governo italiano di cambiare la legge (Redattore Sociale)

10. Ricerca dell'Anci: la maggioranza dei sindaci è favorevole a far votare gli stranieri alle amministrative (Stranieri in Italia)

11. IMMIGRAZIONE: da assemblea ANCI coro di consensi a voto (ANSA)

12. FINANZIARIA: Lazio; Storace, piu' soldi per salute immigrati (ANSA)

13. ECONOMIA - Banca Etica: nella Giornata della povertà il fotografo Salgado apre un conto a Milano (Redattore Sociale)

14. MINORI - Riforma della giustizia, appello degli assistenti sociali: ''il minore rischia di perdere una posizione centrale'' (Redattore Sociale)

15. POVERTA' – Al via la campagna ''More and better'', lanciata da un gruppo di ong europee, africane, asiatiche e nord americane (Redattore Sociale)

16. IMMIGRAZIONE – Melegari (Centro Studi Immigrazione): ''Moltissimi i modi per entrare clandestinamente in Italia'' (Redattore Sociale)

17. AFRICA - ''Le nuove frontiere del prendersi cura'': 5 incontri del Cuamm per riflettere sulle questioni africane (Redattore Sociale)

18. Indagine sui proprietari di case: il 57% dice 'no' agli affitti per gli stranieri. Bologna guida la classifica negativa   (Stranieri in Italia)

19. IMMIGRAZIONE - ''Io non sono razzista ma…'': parte da Conegliano una mostra itinerante su stereotipi e pregiudizi (Redattore Sociale)

20. IMMIGRAZIONE - Quale impatto della regolarizzazione sul diritto alla salute degli immigrati? Workshop al Cnr (Redattore Sociale)

21. ECONOMIA – Finanziaria 2004. L'Associazione Ong: ''Si specula ancora sulla vita dei poveri del Sud del mondo'' (Redattore Sociale)

22. IMMIGRAZIONE - Saranno 4 i nuovi consiglieri aggiunti immigrati nel Consiglio comunale della capitale (Redattore Sociale)

23. IMMIGRAZIONE – Le colf in Lombardia. Hanno una minore anzianità migratoria: una su tre è in Italia da 5 anni. Il 77% è regolare (Redattore Sociale)

24. IMMIGRAZIONE – Le colf in Lombardia. Il grado di istruzione non è così elevata come nel resto d'Italia (Redattore Sociale)

25. IMMIGRAZIONE - A partire dal 2004 la Provincia di Roma avrà un Consiglio degli immigrati, eletto dagli stessi stranieri (Redattore Sociale)

26. IMMIGRAZIONE – Le colf in Lombardia. Condizioni abitative: oltre il 30% alloggia sul luogo di lavoro (Redattore Sociale)

27. IMMIGRAZIONE – Guadagnano in media 700 euro e si occupano di pulizie, anziani e bambini. Il profilo delle colf in Lombardia effettuato dalla Fondazione Andolfi (Redattore Sociale)

28. IMMIGRAZIONE - Bossi-Fini, inizia l'esame della Corte Costituzionale sulle 435 eccezioni d'incostituzionalità (Redattore Sociale)

29. PROSTITUZIONE - Una nuova grande sfida alla vita religiosa: è il tema formativo dell'incontro al Sedos (Redattore Sociale)

30. PISANU, con riforma prefetture regolarizzazione veloce no a passi indietro con tentazioni centraliste (ANSA)

 

1. IMMIGRAZIONE – I ''nuovi compagni di scuola'' sono sempre di più. 232.766 gli studenti stranieri in Italia; 20 anni fa erano 6mila (Redattore Sociale) 17 ottobre 2003 ROMA - I "nuovi compagni di scuola" sono sempre di più: nell’anno scolastico 2002-2003, gli alunni stranieri nelle classi italiane erano circa 40 volte di più rispetto a 20 anni prima. E’ quanto emerge dall’ultima indagine, condotta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sulla presenza di alunni con cittadinanza non italiana nelle nostre scuole. I risultati dell’indagine, che saranno presto pubblicati interamente sul sito istituzionale www.istruzione.it, sono stati parzialmente anticipati ieri, 16 ottobre, presso la sede del Centro Studi Emigrazione di Roma. “Viviamo in un momento di ottimismo - ha affermato Padre Gianmario Maffioletti, Direttore dello CSER -, grazie alle recenti aperture rispetto alla partecipazione degli immigrati alla vita democratica del nostro Paese. Ma questo riconoscimento giuridico, pur essendo un momento fondamentale, non è conclusivo: occorre garantire agli immigrati l’effettivo esercizio dei loro diritti politici e sociali. Ciò sarà possibile solo attraverso un approccio interculturale, che definisca i metodi e i contenuti della convivenza civile”. Proprio a questo approccio è chiamata oggi con urgenza la scuola italiana, che nel processo di integrazione gioca un ruolo fondamentale: “Questi dati, evidenziando la presenza significativa degli alunni stranieri nelle nostre scuole, possono forse convincerci a cambiare atteggiamento nei confronti degli immigrati”, ha affermato Franca Eckert Cohen, Consigliera Delegata del Sindaco di Roma alle Politiche della Multietnicità. Anche per Alessandro Musumeci, “la presenza di questi ragazzi è un’opportunità per allargare le nostre vedute. Il multiculturalismo consiste nel riconoscimento che la realtà ha diversi piani di lettura”. Musumeci, Direttore Generale del Servizio Automazione Informatica e Innovazione Tecnologica del MIUR, ha poi presentato alcuni dati significativi, raccolti con “metodi statistici e con tecnologie che ci impegniamo a raffinare di anno in anno”: dall’indagine, risulta innanzitutto che, mentre nell’anno scolastico 1983/84 si contavano 6.104 alunni di nazionalità non italiana, alla fine dello scorso anno se ne registravano 232.766. “Grazie all’elaborazione di modelli statistici, possiamo inoltre prevedere che, nei prossimi 10 anni, si registrerà un ulteriore aumento. Di fronte a questa situazione, occorre preparare gli insegnanti, garantendo loro una formazione adeguata”. Altri dati interessanti sono stati presentati da Vinicio Ongini, che ha partecipato personalmente all’indagine del Ministero. “Per capire se 232.766 alunni stranieri siano tanti o pochi”, ha spiegato, “bisogna confrontare questo dato con quelli che riguardano altri Paesi europei”. In Italia, come in Spagna, circa il 2,95% della popolazione scolastica è formata da alunni stranieri: “Decisamente pochi, rispetto al 6% della Francia, al 9,7% della Germania, al 14% della Gran Bretagna. Ma bisogna considerare due elementi: innanzitutto, la difformità dei criteri di misurazione adottati nei diversi Paesi, che non rende ancora possibile un confronto veramente scientifico; poi, la “giovinezza” dell’Italia e della Spagna come Paesi di immigrazione e la rapidità, negli ultimi anni, dell’inserimento di alunni stranieri nelle scuole di questi due Paesi”. Disaggregando poi il dato complessivo per regioni, si scopre che la regione con la massima percentuale di alunni stranieri è l’Emilia Romagna (5,93%), seguita da Umbria, Marche e Lombardia. “E’ significativo che nelle regioni meridionali, dove avvengono gli sbarchi, la presenza di alunni di cittadinanza non italiana sia quasi irrilevante. E’ evidente come la concentrazione in alcuni centri sia legata alle opportunità occupazionali”, ha spiegato Ongini. “Se la distribuzione di questi alunni fosse più omogenea, 232.766 non sarebbe un numero molto alto”, ha spiegato Elena Besozzi, docente di Sociologia dell’Educazione presso l’Università Cattolica di Milano. “Invece, in alcune situazioni si ha la sensazione di una vera e propria ondata. In alcune classi della Lombardia, la metà degli alunni è di cittadinanza non italiana”. Di fronte a questa realtà complessa, l’educazione interculturale si rivela una risorsa preziosa: “Ma bisogna innanzitutto domandarsi seriamente cosa sia l’educazione interculturale”, continua la Besozzi Oggi, credo che si rischi, in questo ambito, soprattutto la routinizzazione, cioè la proposta di soluzioni standardizzate di fronte agli alunni stranieri. Questo taglia alle radici il potenzialo trasformativo dell’educazione interculturale, che è innanzitutto provocazione, in quanto richiede la trasformazione del modo di essere e di fare scuola”. Riferendosi ad alcuni progetti scolastici solo apparentemente “interculturali”, la Besozzi mette in guardia contro quelle attività che, perdendo appunto il loro potenziale provocatorio, “assumono un carattere folklorico e giocoso, ma del tutto privo di contenuti”. Allo stesso modo, secondo la Besozzi, bisogna chiedersi cosa intendiamo con la parola integrazione: “Dietro la nobile causa dell’integrazione, si cela il rischio di una bieca assimilazione, che suona così: “Questa è la cultura italiana: vedi di fartela piacere!”. Questa indicazione degli insegnanti, peraltro, incontra il desiderio di mimetismo e assimilazione proprio di molti alunni stranieri, che non vedono l’ora di confondersi con i loro compagni italiani”. I dati evidenziati dall’indagine del MIUR, dunque, ben lungi dall’essere inerti, devono piuttosto interrogare, interpellare, “provocare” la scuola, affinché possa essere luogo di vera “integrazione”, capace di valorizzare le differenze e di arricchire, tramite queste, la nostra stessa cultura.(Chiara Ludovisi)

 

2. IMMIGRATI: Castelli, proposta AN ingiusta e incostituzionale (AGI) - Roma, 17 ott. - Giudizio critico del ministro ella Giustizia Roberto Castelli sulla proposta di legge costituzionale presentata da Alleanza Nazionale riguardo al diritto di voto degli immigrati. "Con la proposta di legge di An sul voto agli immigrati, che introduce la necessita' di avere 'un reddito sufficiente per il sostentamento' per poter votare si torna indietro fino al 17 marzo 1848", ha detto Castelli a margine del convegno dei dottori commercialisti che si sta svolgendo a Roma. Si torna alla "legge elettorale del Regno di Sardegna che stabiliva che per votare bisognava pagare un censo di 40 lire", ha sottolineato il guardasigilli che ha concluso: "Con questo testo, An ha cercato di evitare di fare una legge di sinistra, ma l'esercizio gli e' riuscito male. E' una legge piena di incongruenze e ingiustizie, in quanto stabilisce una serie di discriminazioni francamente incomprensibili". Si tratta di "un caso di legge costituzionale patentemente incostituzionale". (AGI)

 

3. FINI: litigheremo fino al 2006, ma non cambiamo governo colloquio con Repubblica (ANSA) - ROMA, 17 OTT - "Litigheremo fino alla fine della legislatura, ma senza cambiare il presidente del Consiglio, a differenza della sinistra che ne ha utilizzati tre".Il vicepremier Gianfranco Fini, in un colloquio con REPUBBLICA, manda due messaggi. Il primo: lui non fa complotti, non usa gli extracomunitari come pretesto per cambiare gli assetti della maggioranza. "Il presidente del Consiglio è e resta Berlusconi". Il secondo: An è leale con la coalizione su tutto ciò che riguarda il programma di governo, ma sul resto vuole mani libere. "Ogni forza politica può e deve avanzare proprie proposte, se crede. Specie quando ci sono di mezzo problemi di coscienza". "Tutto questo gran discutere sulla mia proposta - polemizza Fini - ha fatto passare in secondo piano la coalizione granitica della maggioranza su almeno due questioni di fondo: la riforma della Costituzione, che non è certo un emendamentino perché riguarda la forma di stato con federalismo e devoluzione, e l'intesa politica sulla riforma delle pensioni. In altre maggioranze ci sono stati momenti di tensione così vivi che non sono riusciti a elaborare nemmeno uno straccio di proposta. L'unico che ci ha provato, D'Alema Massimo, sta ancora a chiedersi perché non ci è riuscito".

 

4. IMMIGRAZIONE: AN, voto attivo e passivo per amministrative primi firmatari Anedda e La Russa (ANSA) - ROMA, 16 OTT - Alleanza Nazionale ha messo nero su bianco la proposta di legge costituzionale che prevede il voto, attivo e passivo, nelle amministrative per gli immigrati, primi firmatari il capogruppo alla camera Gianfranco Anedda e il coordinatore nazionale del partito, Ignazio La Russa. La proposta si compone di un solo articolo da inserire dopo l' articolo 48 della Costituzione: "Agli stranieri non comunitari che hanno raggiunto la maggiore età, che soggiornano stabilmente e regolarmente in Italia da almeno sei anni, che sono titolari di un permesso di soggiorno per un motivo che consente un numero indeterminato di rinnovi, che dimostrano di avere un reddito sufficiente per il sostentamento proprio e dei familiari e che non sono stati rinviati a giudizio per reati per i quali è obbligatorio o facoltativo l' arresto, mé riconosciuto il diritto di voto attivo e passivo nelle elezioni amministrative in conformità alla disciplina prevista per i cittadini comunitari. L' esercizio del diritto di cui al comma 1 é riconosciuto a coloro che ne fanno richiesta e che si impegnano contestualmente a rispettare i principi fondamentali della Costituzione italiana".La proposta di legge (sottoscritta anche da Fiori, Landi, Landolfi, Carrara, Briguglio, Bocchino, Cristaldi, Migliori, Nespoli) verrà presentata tra poco alla stampa in un incontro nella sala Tatarella al gruppo di An alla Camera.

 

5. IMMIGRAZIONE: a novembre parte esame PDL alla camera decisone Presidenza Commissione affari costituzionali (ANSA) - ROMA, 16 OTT - Le proposte di legge che concedono il voto agli immigrati inizieranno il loro iter alla Camera a novembre. Lo ha stabilità l'ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali di Montecitorio. La richiesta è stata avanzata dal vicepresidente dei deputati di An, Nicolò Cristaldi (An) e dal Ds Carlo Leoni. Gli esponenti degli altri gruppi hanno concordato, compreso il capogruppo di Forza Italia, Michele Saponara. Il leghista Pietro Fontanini non ha preso parola. L'ufficio di presidenza di giovedì prossimo stabilirà il calendario nel dettaglio e deciderà anche chi sarà il relatore delle proposte di legge.

 

6. IMMIGRAZIONE: D'Alema, c'e' maggioranza per diritto al voto nulla di scandaloso se nasce la "legge Turco-Fini" (ANSA) - ROMA, 16 OTT - "La grande novità di queste ore è che la posizione di Fini fa pensare che ci sia finalmente una maggioranza per riconoscere il diritto degli immigrati a votare nelle elezioni amministrative". Massimo D'Alema, in una conferenza stampa, esprime l' auspicio che su questo tema il Parlamento possa approvare un provvedimento e lo fa rendendo merito al vicepresidente del Consiglio e ricordando, però, che i Ds già dall' agosto 2001 avevano presentato una proposta di legge costituzionale ad hoc.  Oggi infatti alla commissione Affari costituzionali la Quercia tornerà a chiedere che la proposta diessina, che porta come prime firme quelle di Livia Turco e Luciano Violante, sia calendarizzata in quota opposizione, in attesa che arrivi il tanto atteso testo di An.  "In materie come queste che attengono i diritti fondamentali delle persone - osserva il presidente dei Ds - non valgono motivi di disciplina di maggioranza, né di disciplina di opposizione. Sono i classici temi in cui in parlamento può e deve manifestarsi liberamente l' opinione non solo dei gruppi, ma perfino dei singoli parlamentari". Il presidente dei Ds ironizza sulla possibilità che si arrivi a un "testo unico Turco-Fini". "Non c' è nulla di scandaloso in questo - aggiunge - l' importante è il contenuto di un provvedimento, i diritti che riconosce". D'Alema, che in conferenza stampa si è presentato insieme a Livia Turco, Luciano Violante, Gavino Angius e Carlo Leoni, esprime parole di apprezzamento verso il vicepremier, ma rivendica anche la primogenitura del suo partito in tema di diritti agli immigrati. "E' un merito di Fini - riconosce il presidente dei Ds - se questo tema torna al centro della discussione e noi speriamo che sia possibile realizzarlo. Non c'é nulla di più devastante che suscitare speranze e poi tutto si affoga nel chiacchiericcio della politica"."A noi - assicura D'Alema - sta a cuore l' oggetto del provvedimento. Si passi quindi dalle parole ai fatti e se Fini ha preso queste posizioni vuol dire che fa sul serio e noi lo prendiamo in parola". "Siamo curiosi di confrontare la proposta che c' è, e non da ieri, con quella che verrà", chiosa D'Alema, che dice di voler, "senza presunzione, ristabilire la verità" sul fatto che la proposta di legge della Quercia è stata depositata dal 2001. "Noi non abbiamo cambiato idea - osserva D'Alema - semmai é Fini che dopo due anni di dura opposizione a quella iniziativa si è reso conto della validità della proposta di dare il voto agli immigrati". "Sottolineo l'importanza di questo - aggiunge - perché nulla é più importante per un politico del rendersi conto che anche i suoi avversari possono avere delle ragioni". "Ma da qui ad appropriarsi di questa proposta il passo è lungo e non sarebbe neanche giusto" osserva D'Alema.  Livia Turco ricorda i punti qualificanti della proposta del suo partito che prevede per gli immigrati residenti da almeno cinque anni, oltre al diritto di voto anche quello di essere eletto nei consigli comunali e provinciali. Gli stranieri regolarmente residenti possono, inoltre, presentare petizioni alla Camera e hanno l' accesso agli uffici delle pubbliche amministrazioni che erogano servizi sanitari e sociali. Livia Turco contesta le affermazioni di Fini sulla coerenza della sua proposta con la legge che porta il nome suo e quello del leader della Lega. "La proposta del vice premier non è coerente con la Bossi-Fini", osserva Turco che sottolinea come "le politiche di integrazione siano state totalmente abbandonate e siano state inasprite norme come quella del ricongiungimento dei familiari". Sempre in attesa di conoscere la proposta di Alleanza Nazionale, Massimo D'Alema sottolinea l' importanza che gli immigrati siano considerati un elettorato attivo: "La limitazione ad essere solo un elettorato passivo sarebbe uno sfregio. Non si può scrivere in Costituzione che una persona può votare e non può candidarsi alle elezioni. E' un obbrobrio. Si sancirebbe un mezzo diritto". Ai giornalisti che osservano come una legge costituzionale abbia bisogno di una maggioranza dei due terzi, D'Alema osserva che una legge costituzionale "si può approvare anche con una maggioranza assoluta", ricordando che poi c' è la facoltà di chiamare l' elettorato ad esprimersi con un referendum. "Noi cerchiamo - aggiunge il presidente dei Ds - una maggioranza semplice. Se ci sono i due terzi allora è meglio".  Il presidente dei Ds prevede come un "tempo ragionevole" per il varo dell' iniziativa le elezioni amministrative del 2005 e, viste le aperture del leader di An, lo invita ad accogliere "due proposte". La prima: "riconoscere agli immigrati l'assistenza sanitaria" come un diritto "riconosciuto e non caritativo"; la seconda: prevedere "l' estensione dell' assegno di maternità anche per le immigrate regolari".E a chi si è chiesto quale titolo domani farà la Padania per queste proposte, D' Alema replica: "se ci facessimo condizionare dalla Padania, questo Paese non farebbe passi in avanti".(ANSA).

 

7. Come e dopo quanto tempo votano gli immigrati negli altri paesi europei. di Saleh Zaghloul (Migranews.net) 16 ottobre 2003 A proposito dei contenuti della proposta di legge sul diritto al voto agli immigrati alcuni esponenti di Alleanza nazionale hanno parlato di 8 anni di residenza altri di 6 anni, mentre la proposta di legge dei Ds parla di 5 anni di residenza. Dopo i “festeggiamenti” in seguito alla proposta di Fini gli immigrati cominciano a preoccuparsi dei contenuti della proposta di legge e chiedono di lavorare affinché la legge che li darà il diritto al voto sia una buona legge. Dicono di non lasciare sola An che dopo le critiche che ha subito da più parti potrebbe indurla a presentare una proposta di legge restrittiva. Altri esponenti della maggioranza di governo dichiarano, come fa l’onorevole Tabacci dell’Udc, che dice: «Nessuno ha già posto dei limiti invalicabili. La proposta di Fini è quella di cominciare a ragionare su questo punto, come fanno in tutti i paesi europei». Pur riconoscendo il ruolo centrale dell’onorevole Tabacci nel far uscire dalla clandestinità 700.000 immigrati, ricordiamo che in Europa non si ragiona soltanto, ma che gli immigrati già votano, ad esempio in Svezia dal 1975, in Norvegia dal 1982, in Danimarca dal 1981, in Irlanda dal 1963, in Spagna 1985. Dall’altra parte il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, l’esponente più autorevole di An in materia d’immigrazione ha dichiarato che il voto agli immigrati sarebbe concesso a chi possiede la carta di soggiorno, essendo in Italia da almeno 6 anni. Aggiungendo che attualmente si tratta di circa 150.000 persone, un numero quindi ancora circoscritto. Altri esponenti di An dicono che il voto amministrativo sarà concesso agli immigrati, comunitari ed extracomunitari, che hanno un lavoro, un codice fiscale, sono in grado di mantenere una famiglia, non hanno precedenti penali e sono quindi pienamente inseriti. La Carta di Soggiorno non c’entra niente con il diritto al voto, è stata pensata e introdotta per garantire stabilità al soggiorno degli immigrati e per risparmiare loro la fatica delle code davanti alle questure per rinnovare il permesso di soggiorno, la sua funzione non può essere quindi quella di escludere dai diritti coloro che non la possiedono. Inoltre il diritto al voto legato alla Carta di soggiorno significherebbe l’introduzione del voto in base al censo, visto che per poter aver la Carta di soggiorno occorre il possesso di un reddito. In Europa gli immigrati votano alle stesse condizioni degli altri cittadini. E’ importante che sia garantita la parità di trattamento e l’uguaglianza dei diritti anche nella vicenda del diritto al voto. Se i cittadini italiani disoccupati votano dovrebbero votare anche i disoccupati immigrati, se per votare gli italiani devono essere maggiorenni anche gli stranieri lo devono essere e così via. L’unica questione da decidere è il periodo di residenza necessaria per poter votare. Gli altri paesi europei si comportano come segue: in Svezia gli immigrati hanno il diritto al voto alle elezioni comunali e regionali dopo 3 anni di residenza, in Norvegia alle elezioni comunali e provinciali dopo 3 anni di residenza, in Danimarca alle elezioni comunali dopo 3 anni di residenza, in Irlanda alle elezioni comunali dopo 6 mesi di residenza, in Spagna alle comunali dopo un solo giorno di residenza. La mozione approvata al Consiglio comunale di Genova fissa in due anni il periodo di residenza necessaria per votare. I cittadini (non italiani) appartenenti all’Unione Europea residenti in Italia votano subito alle amministrative dopo aver ottenuto la residenza. In fine il diritto al voto in tutte le sopraccitate situazioni è attivo e passivo.

 

8. Bambino albanese comprato: scomparso fratello maggiore (AGI) - Milano, 16 ott. - Il fratello maggiore del bambino albanese «comprato» da una famiglia di Sersale (Catanzaro), sarebbe scomparso. A sostenerlo e' il settimanale «Panorama» in edicola domani. Secondo il settimanale il fratello maggiore di Arben (cosi' lo chiama Panorama per proteggere la sua identita') sarebbe stato portato clandestinamente in Italia e, secondo quanto dichiarato dalla madre Fatmira alle autorita' albanesi, un clan mafioso di Scutari lo utilizzerebbe come spacciatore di droga nella metropoli lombarda. «Il ragazzo - scrive Panorama - si chiama Admiral ed ha 14 anni». «L'inchiesta non e' ancora chiusa», ha detto a «Panorama» il sostituto procuratore di Pescara, Giampiero Di Florio, che da un anno e mezzo indaga sul traffico di esseri umani tra Durazzo, Bari e Ancona. Arben, 7 anni comprato per 10 milioni di lire e un televisore a colori, viene assistito da psicologi e assistenti sociali nella casa-famiglia di Sant'Anna di Botricello, in Calabria, di cui e' responsabile don Alfonso Velona'.

 

9. IMMIGRAZIONE - Voto agli immigrati? I missionari Comboniani chiedono al governo italiano di cambiare la legge (Redattore Sociale) 16 ottobre 2003 ROMA - I Missionari comboniani di "Azione ecclesiale nonviolenta" appoggiano in Italia la proposta di dare il voto amministrativo agli immigrati regolari, ma chiedono allo stesso tempo una modifica profonda della legge governativa conosciuta con il nome di due suoi firmatari: Bossi-Fini. Lo riferisce l'agenzia Vidimus Dominum. E proprio a Fini, attuale vicepresidente del consiglio e firmatario della legge contestata, i missionari hanno scritto per appoggiare la sua inattesa proposta di voto agli immigrati e per chiedergli, coerentemente, il ripudio della legge punitiva che porta il suo nome. "Con la nostra andata in Nigeria, alcuni anni fa, - scrivono i missionari - abbiamo dato avvio a relazioni internazionali contro la prostituzione. Attualmente tra gli altri progetti sosteniamo la comunità di accoglienza per la riabilitazione di ragazze che hanno lasciato la strada. Nel giugno scorso ci siamo incatenati alla Prefettura-Questura di Caserta per protestare contro l'operazione "Alto Impatto" che nel nostro territorio colpiva soprattutto gli immigrati irregolari. Le autorità, le Forze dell'Ordine, si sono sempre difese affermando che applicavano la legge Bossi-Fini, che loro non erano responsabili e che tutto cadeva sotto la responsabilità della legge". Dopo aver ricordato le varie iniziative di lotta in difesa dei diritti degli immigrati i missionari annunciano che la prossima iniziativa sarà il 15 Novembre, vigilia della festa delle Migrazioni, "quando rilasceremo il permesso di soggiorno in nome di Dio agli immigrati irregolari, davanti alle Prefetture d'Italia. È questa - concludono i comboniani - una campagna di sensibilizzazione del mondo ecclesiale e laicale per contrastare gli effetti della legge Bossi-Fini che riteniamo lesiva dei diritti fondamentali della persona umana ed espressione di una visione superata e anacronistica. Riteniamo questa legge espressione di una politica repressiva e meschina che tende a difendere gli interessi di una parte politica che rivendica diritti assurdi a scapito del mondo dell'immigrazione".

 

10. Ricerca dell'Anci: la maggioranza dei sindaci è favorevole a far votare gli stranieri alle amministrative (Stranieri in Italia) 16 ottobre 2003 FIRENZE I sindaci italiani sono favorevoli alle elezioni amministrative in cui possano esprimersi anche gli immigrati. Questo, in sintesi, il risultato di un'indagine condotta dall'Anci in collaborazione con l'Università di Roma La Sapienza, su 250 comuni nei mesi tra febbraio e aprile 2003. I risultati sono stati presentati oggi a Firenze nell'ambito della 20/ma Assemblea nazionale dell'Anci. L'indagine ha messo in evidenza come il 53% dei sindaci intervistati sia favorevole al voto agli immigrati. Il 23% si è detto invece contrario e il 24% non si è espresso. Per quel che riguarda i sindaci di centrosinistra i favorevoli al voto sono il 71%, quelli contrari il 19%, mentre un buon 10% non si è espresso. Sul fronte opposto, nello schieramento di centrodestra, i favorevoli sono solo il 27%, i contrari il 41% mentre non ha risposto il 32%. L'immigrazione è vista dai sindaci in stretta relazione con la sicurezza: essi ritengono che il problema più rilevante da combattere sia quello della immigrazione clandestina; la pensano così il 36% dei sindaci, mentre per il 22% è prioritario contrastare lo spaccio di stupefacenti; per il 14% poi è la criminalità in genere a dover essere combattuta, mentre per il 9% vi è lo sfruttamento della prostituzione. Dall'indagine risulta infine che vi è una percezione diversa del fenomeno dell'immigrazione irregolare tra il centro e il nord Italia: è indubbiamente più sentito al centro con il 51,1% dei sindaci, mentre al nord riguarda il 28,6% dei sindaci intervistati. In conclusione l'indagine mette in evidenza un altro lato significativo, relativo all'introduzione di norme più restrittive per l'ingresso di immigrati nel nostro paese, anche in questo caso segnando una differenza tra sindaci di centrosinistra e sindaci di centrodestra: fra i primi sono contrari a norme più severe il 68% dei sindaci intervistati (il 16% è, invece, favorevole), contro il 25% dei sindaci di centrodestra che si è detto contrario (favorevole il 57%).

 

11. IMMIGRAZIONE: da assemblea ANCI coro di consensi a voto (ANSA) - FIRENZE, 16 OTT - Voto agli immigrati: la questione che in questi giorni tiene banco nel dibattito politico e ha minacciato la stabilità della coalizione di governo, trova un coro di consensi dalla platea dei sindaci dell'Anci riuniti a Firenze. I sindaci si dicono d'accordo con la proposta di Fini, senza distinzione di schieramenti: lo conferma, oltre alle numerose prese di posizione, anche una ricerca fatta dall'Associazione nazionale dei Comuni in collaborazione con l'università La Sapienza di Roma, in tempi non sospetti (febbraio-aprile 2003), secondo la quale il 53% di sindaci intervistati (in una prima fase 250) si è espresso a favore. Ma la questione del voto si accompagna, sempre secondo l'indagine, a quella della sicurezza legata per il 36% dei sindaci alla immigrazione clandestina, nel 22% dei casi allo spaccio di stupefacenti, nel 14% alla criminalità in generale e nel 9% allo sfruttamento della prostituzione. "Mi pare - ha detto il sindaco di Ancona, Fabio Sturani (Ds), che è anche responsabile della commissione Immigrazione dell' Anci - che ci siano le condizioni politiche per andare avanti. Le dichiarazioni di Fini, fatte al Cnel la scorsa settimana, sono sicuramente importanti". Sturani, entrando poi nel merito della ricerca, ha detto che da essa emerge la necessità di dare risposte concrete agli immigrati regolari, e che oggi sono soggetti attivi delle comunità locali, al pari di altri cittadini. "Un problema però emerge in questo contesto - ha aggiunto - ed è quello dell'abitazione e dell'integrazione scolastica: due questioni sulle quali dovremo lavorare di più, facendo i conti con le contraddizioni della Bossi-Fini". Il sindaco di Ancona, annunciando che l'Anci darà in conferenza unificata parere negativo al regolamento della Bossi-Fini, ha concluso: "La legge poteva essere buona, ma il regolamento sembra andare in un'altra direzione".Anche il sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino, si è detta assolutamente favorevole al voto agli immigrati. "L'avevamo previsto nel ddl presentato dal ministro Napolitano e da Livia Turco - ha ricordato - quando ero presidente della commissione Affari costituzionali del Senato. Sia io, sia tutto il centrosinistra sostenemmo all'epoca fino questa norma, ma l'opposizione di An è stata talmente forte da chiedere lo stralcio di quell'articolo come condizione per cominciare a discutere la legge. Dopo averci pensato stralciammo la norma". Simone Di Cagno Abbrescia (Cdl), sindaco di Bari, non si discosta dal parere dei colleghi e si dice favorevole al voto agli immigrati, anche se sostiene che essi ambiscono più "alla casa". "Innanzitutto dobbiamo garantire agli immigrati che vengono qui con tutti i crismi della legalità, un alloggio, servizi sanitari, la scuola, la possibilità di ricongiungersi con i loro familiari. Il voto è uno dei diritti che devono essere loro garantiti per una qualità di vita accettabile".Biagio Tempesta, di Fi, sindaco dell'Aquila, è decisamente favorevole. "Mi auguro che tutti i cittadini italiani, quindi anche quelli immigrati possano partecipare attivamente alle scelte della città "."Gli immigrati - ha detto poi Osvaldo Napoli, vicepresidente dell'Anci e sindaco di Giaveno (Torino) - sono un patrimonio importante per il nostro paese, ci aiutano a produrre, ma per un loro pieno inserimento devono capire che una volta nel nostro paese sono obbligati a rispettare le nostre regole e la nostra cultura". Dicendosi comunque favorevole al voto, Napoli ha però suggerito che sia concesso solo dopo dieci anni insieme alla possibilità di andare in Parlamento. Pierluigi Bersani, responsabile economico dei Ds, intervenuto all'assemblea, ha detto: "Siamo pronti a vedere testi unificati e soluzioni concordate che portino a un risultato di natura parlamentare, non ci interessa mettere in crisi il governo su questo tema, ci interessa che la civiltà di questo paese faccia qualche passo in avanti". (ANSA).

 

12. FINANZIARIA: Lazio; Storace, piu' soldi per salute immigrati (ANSA) - LATINA, 16 OTT - La Regione Lazio chiederà più soldi nella finanziaria per l'assistenza sanitaria da garantire agli immigrati. Lo ha detto il presidente della Giunta Francesco Storace, durante la visita all'ospedale San Giovanni di Dio, a Fondi e al centro di neuropsichiatria infantile a Priverno. "Grazie alla legge Bossi-Fini - ha detto Storace - abbiamo molti immigrati regolarizzati, che lavorano e pagano le tasse e che hanno diritto all'assistenza sanitaria. Non vorrei essere costretto a fare una scelta tra italiani e immigrati che sono qui regolarmente e per questo mi impegnerò affinché il Lazio, dove, è altissimo il numero di extracomunitari regolari, abbia maggiori finanziamenti".

 

13. ECONOMIA - Banca Etica: nella Giornata della povertà il fotografo Salgado apre un conto a Milano (Redattore Sociale) 16 ottobre 2003 ROMA - Banca Popolare Etica ha reso operativa la possibilità di richiedere mutui per l'acquisto della prima casa. Un servizio che l'istituto di credito mette a disposizione di chi, socio da almeno tre mesi e proprietario di almeno cinque azioni, risiede in una delle città dove sono presenti i suoi sportelli (Padova, Milano, Roma, Brescia, Vicenza, Treviso, Firenze e Bologna) oppure i "banchieri ambulanti", cioè i promotori finanziari (Modena, Genova, Verona, Torino, Perugia, Trieste e Bergamo). Banca Etica si propone come punto di incontro tra risparmiatori che condividono l'esigenza di una più consapevole e responsabile gestione del proprio denaro, e le iniziative socio-economiche che si ispirano ai principi di un modello di sviluppo umano e sociale sostenibile. A oggi la Banca ha concesso più di 1.100 finanziamenti per un importo complessivo di 126 milioni di euro, nel campo della cooperazione internazionale, dei servizi socio-sanitari, della tutela ambientale e della promozione culturale. E domani anche il fotografo Sebastião Salgado aprirà un conto corrente presso la banca, nella Filiale di Milano, che servirà a raccogliere fondi a favore dell’Instituto Terra, la fondazione creata nel 1998 da Salgado e dalla moglie, Lèlia Wanick, per il recupero di una vasta area deforestata della Foresta Atlantica brasiliana. Il momento scelto per l’apertura del conto coincide la Giornata mondiale di Lotta alla Povertà, indetta dall’Onu. “Abbiamo già piantato mezzo milione di alberi, e la nostra scuola ha diplomato le sue prime generazioni di studenti. Noi crediamo che l’Instituto Terra sia la dimostrazione di come sia possibile tornare indietro nel tempo e recuperare ciò che sembrava perduto per sempre”, ha commentato Salgano.

 

14. MINORI - Riforma della giustizia, appello degli assistenti sociali: ''il minore rischia di perdere una posizione centrale'' (Redattore Sociale) 16 ottobre 2003 MILANO - Riforma della giustizia minorile: dettata da un allarme sociale che non trova conferma nei numeri: negli ultimi dieci anni diminuite le denunce a carico dei minorenni italiani da 45000 a circa 39000, i minori stranieri denunciati da circa 12000 nel 1995 a poco meno di 8000 nel 2001. La riforma non aiuterebbe più l'inclusione dei ragazzi ma aumenta le misure restrittive: l'appello del Coordinamento Assistenti Sociali della Giustizia. Sono al vaglio delle Camere due disegni di legge approvati dal Consiglio dei Ministri sulle competenze del Tribunale per i Minorenni in materia civile e penale. Il disegno di legge prevede la soppressione dei Tribunale per i Minorenni e l’istituzione delle sezioni specializzate per la famiglia presso i tribunali ordinari, che dovrebbero occuparsi di tutte le controversie in materia civile. "Nel porre maggiore attenzione a separazioni, divorzi, adozioni, affidamenti e tutele, il minore, nel nuovo disegno di legge, rischia di perdere quella posizione centrale che oggi ricopre nei Tribunali per i Minorenni e di essere considerato solo una delle parti del soggetto famiglia, quindi non più riconosciuto come titolare di diritti prioritari, così come previsto dalla Convenzione ONU e Convenzione dell’Aja" spiega Anna Muschietiello, segretaria nazionale del Coordinamento Assistenti Sociali della Giustizia. "La figura del Giudice Onorario non compare più nelle Sezioni Specializzate -continua la Muschitiello-. Scelta che determinerà la perdita di un importante patrimonio culturale e professionale in quanto il Giudice Onorario, per la sua specifica professionalità nel campo minorile, garantisce una possibilità di giudizio multidisciplinare". Nel disegno di legge in discussione si torna ad attribuire competenze nell’ambito civile ad un organo dello Stato, quale l’Ufficio di Servizio Sociale per i minorenni della Giustizia, "tornando indietro di 25 anni" afferma la Muschitiello. Il DPR 616/77 aveva trasferito la materia agli uffici di servizio sociale degli Enti Locali, in quanto, proprio per la loro dislocazione sul territorio, ritenuti più vicini ai bisogni della famiglia e dei minori e in grado di individuare e intervenire tempestivamente a tutela dei minori. Ma d’altro canto la proposta di legge non sembra prendere in considerazione i servizi sociali come servizi in grado di fornire aiuto nelle situazioni di bisogno, mentre appare evidente l’intenzione di volerli relegare ad un ruolo di controllo, più vicino ad un compito ausiliario di forza pubblica, riducendoli alla sola esecuzione dei provvedimenti civili. Particolare preoccupazione suscita anche la proposta di riforma relativa alla materia penale minorile. Bisogna, però, distinguere l’allarme sociale, che si è creato a seguito di fatti eclatanti e ha condotto a tale proposta legislativa, dal reale fenomeno della delinquenza minorile (denunce a carico dei minorenni italiani negli ultimi dieci anni diminuite da 45.000 a circa 39.000, i minori stranieri denunciati da circa 12.000 nel 1995 a poco meno di 8.000 nel 2001). Il nuovo disegno di legge sembra non tutelare più il percorso individuale di inclusione sociale del minore orientandosi maggiormente sulla tipologia del reato e sull'incremento delle misure restrittive. Se l’intenzione è quella di escludere i minori che hanno commesso i cosiddetti reati gravi da alcuni benefici, va evidenziato al legislatore che non sempre ad un reato grave corrisponde una effettiva pericolosità sociale e che, invece, dietro a reati lievi ci possono essere gravi problemi. Le situazioni vanno valutate per le loro specificità e il contributo dei servizi sociali della Giustizia può aiutare il Giudice, che se ne avvale, a coniugare l’esigenza di aiuto e sostegno alla crescita del minore con quella di giustizia e di sicurezza sociale. Magistrati, Giudici Onorari, Assistenti Sociali, organismi del privato e volontari, pur convinti dell’importanza e necessità di una riforma del settore, si interrogano sui nuovi orientamenti. Il Coordinamento Assistenti Sociali della Giustizia (CASG), ha evidenziato in un documento, inviato ai parlamentari, ai componenti della commissione giustizia, agli Uffici Centrali del settore minorile, i rischi dell’applicazione di tale riforma. "E' necessario un intervento, una presa di posizione da parte della società civile affinché non vengano sottratti diritti sanciti dalla costituzione" concludono dal coordinamento.

 

15. POVERTA' – Al via la campagna ''More and better'', lanciata da un gruppo di ong europee, africane, asiatiche e nord americane (Redattore Sociale) 15 ottobre 2003 ROMA – Dimezzare la povertà nel mondo: questo è il progetto “Millenium Goals” delle Nazioni Unite, ma a tre anni dall’annuncio dell’iniziativa, quest’obiettivo appare inavvicinabile. “Dimezzare il numero di poveri entro il 2015 significa che a quella data solo 400 milioni di persone dovranno soffrire la fame - afferma Sergio Marelli, Direttore Generale di Volontari nel mondo Focsiv -. Purtroppo però considerato lo scarso impegno dei Governi del mondo questa scadenza rischia di non essere rispettata. E davanti ad una tragedia di queste proporzioni non ci sono né scuse, né giustificazioni. Tutti, in tutto il mondo, vanno richiamati alle proprie responsabilità”. Per questo un gruppo di organizzazioni non governative europee, africane, nord americane e asiatiche ha deciso di lanciare la Campagna More and Better. A presentarla domani 16 ottobre nella sede della Fao a Roma, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, sarà la Focsiv, unico partner italiano dell’iniziativa. Gli obiettivi della Campagna sono due: il rilancio e il miglior utilizzo degli aiuti all’agricoltura e allo sviluppo delle aree rurali dei Paesi del Sud del mondo, che nell’ultima decade del ventesimo secolo sono stati ridotti del 20%; il miglioramento della qualità degli aiuti e una maggiore partecipazione delle organizzazioni agricole dei Paesi riceventi; la valorizzazione, la difesa e l’integrazione delle conoscenze e delle pratiche agricole tradizionali. Doppio il livello di operatività della Campagna: nei Paesi Ocse, un’azione per spingere i governi a incrementare gli aiuti; nei Paesi del Sud, un’utilizzazione più efficace degli aiuti, lo sviluppo di una maggiore comunicazione con i Paesi donatori e del dialogo tra agricoltori e governi locali, per un miglior funzionamento dell’agricoltura. Per la Focsiv i mercati agricoli dei Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di un doppio sbocco internazionale: commerciale e politico. “Dobbiamo sì pensare a migliorare la produttività - sostiene Marelli - ma anche far sì che gli agricoltori del Sud del mondo abbiano più voce in capitolo nel consesso internazionale, in modo da non dover subire passivamente scelte prese da chi si ispira a modelli che non tengono conto della diversa realtà rurale dei Paesi poveri”.

 

16. IMMIGRAZIONE – Melegari (Centro Studi Immigrazione): ''Moltissimi i modi per entrare clandestinamente in Italia'' (Redattore Sociale) 15 ottobre 2003 VERONA – “Da una parte ci sono i tempi troppo lunghi per ottenere un permesso di soggiorno: i datori di lavoro non possono permettersi di aspettare così tanto quando cercano manodopera. Dall’altra parte ci sono persone con l’urgenza di trovare una qualche forma di reddito che permetta di sfuggire dalla miseria. Risultato: si aggira la legge, perché questa fa di tutto per non facilitare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro”. Parola del veronese Carlo Melegari, direttore del Centro Studi Immigrazione di Verona, che da tredici anni studia l’immigrazione e che conosce bene la realtà dei clandestini. La mega-inchiesta della Squadra Mobile di Verona che ha sgominato una organizzazione internazionale composta da italiani, ghanesi e senegalesi, con un’operazione portata a termine oggi (47 persone arrestate in 9 regioni italiane), mette in luce ancora una volta gli affari che girano attorno ai clandestini che arrivano in Italia in cerca di fortuna. “Superare gli impedimenti di legge – continua Melegari - conviene a tutte e due le parti. Il fenomeno degli stranieri irregolarmente in Italia nasce da questo, tanto più che c’è sempre la speranza di qualche sanatoria”. Tutto questo finisce con l’essere funzionale a chi nelle organizzazioni malavitose sfrutta questo bisogno di ingresso producendo carte false, facilitando i passaggi alle frontiere, rendendo possibile l’arrivo in Italia in cambio di lauti guadagni. L’inasprimento delle pene previste dalla legge per questo tipo di reati è inoltre irrilevante rispetto alla mole dei guadagni, tanto più che è molto difficile riuscire a provare il coinvolgimento in questi traffici come schiavisti, per i quali la legge è invece molto severa. “I modi per entrare clandestinamente in Italia sono moltissimi – spiega il direttore del Cestim - per questo affermare che la clandestinità è diminuita perché sono diminuiti gli sbarchi non vuol dire proprio niente”. E non ci sarebbero grandi differenze fra la legge Turco-Napolitano, del centrosinistra, e l’attuale Bossi-Fini del centrodestra. “La ragione vera - sostiene Melegari – va infatti ricercata nella proceduta macchinosa. Anche il metodo delle quote non ha mai funzionato, anzi, ha comportato sempre grosse difficoltà”. Al poste delle quote Melegari vede bene, in un sistema globalizzato come quello attuale, la libera circolazione delle persone. “E’ assurdo – commenta - che merci e capitali possano circolare senza restrizioni e che le persone non possano farlo. Questo non significa trasferimento senza controlli, ma che la circolazione può avvenire con regole ragionevoli. La circolazione stradale funziona perché ci sono norme ragionevoli da rispettare, ma cosa accadrebbe se i semafori rossi invece di durare un minuto durassero mezz’ora? Tutti passerebbero con il rosso. Con l’immigrazione accade la stessa cosa. Paradossalmente risulta molto più facile uscire da un paese quando si è entrati legalmente che quando si è entrati illegalmente. Infatti se una persona per arrivare in Italia illegalmente si è indebitata, dovrà rimanere qui alla mercé dei suoi sfruttatori finché non ha pagato tutti i suoi debiti.

 

17. AFRICA - ''Le nuove frontiere del prendersi cura'': 5 incontri del Cuamm per riflettere sulle questioni africane (Redattore Sociale) 15 ottobre 2003 PADOVA - Dal Rapporto mondiale Undp sullo sviluppo umano 2003 la fotografia scattata denuncia che quasi tutti i paesi a “basso sviluppo umano” (in una classifica di 175 stati) sono presenti nell’Africa sub-sahariana (30 nazioni su un totale di 34): tra cui Kenya al 146 posto, Uganda (147), Rwanda (158), Tanzania (160), Angola (164), Etiopia (169) e Mozambico (170). È in questo panorama che, da oltre cinquant’anni, ha scelto di operare il Cuamm – Medici con l’Africa, la Ong padovana di cui fanno parte medici, tecnici e infermieri impegnati in progetti di cooperazione con il personale sanitario locale per la ristrutturazione di dispensari e ospedali e per il sostegno delle infinite richieste d’aiuto della popolazione indigente. In Italia l’impegno del Cuamm prevede non solo la formazione di medici pronti a partire per l’Africa per realizzare i progetti di solidarietà, ma anche l’organizzazione di giornate di studio e approfondimento sui temi della cooperazione e della politica sanitaria. Sabato 18 ottobre, riparte, dunque, la rassegna dei Saturday Cuamm: cinque incontri di dialogo e confronto aperti al pubblico per presentare le riflessioni dell’Ong padovana sui temi e le questioni africane, ma anche per diffondere le attività, i progetti di intervento e di cooperazione sanitaria che tentano ogni giorno di far fronte alla drammatica povertà del continente nero.  Il primo appuntamento mette sullo sfondo l’analisi della difficile situazione della cooperazione internazionale, l’assenza di un impegno costante di solidarietà tra i paesi del mondo con la tendenza a intervenire solo in caso di estrema emergenza e a trasformare ogni azione in un affare privato. Gianni Vaggi, docente di economia dello sviluppo dell’Università di Pavia, Guido Barbera, vicepresidente dell’Associazione Ong italiane, Paolo Chiodini, responsabile dei progetti del Cuamm, cercheranno di chiarire i processi politici in corso e comprendere quale ruolo possono avere le organizzazioni non governative. Tutti gli incontri dei Saturday Cuamm si svolgono presso la sede di via San Francesco 126 dalle 9.15 alle 13.15. Per conoscere il programma completo da ottobre a maggio: www.cuamm.org.

 

18. Indagine sui proprietari di case: il 57% dice 'no' agli affitti per gli stranieri. Bologna guida la classifica negativa   (Stranieri in Italia) 15 ottobre 2003 Affittasi casa in ottimo stato, silenziosa, ben collegata ai mezzi, no stranieri. Quante volte vi sarà capitato di leggere messaggi simili a questo in riviste di annunci immobiliari, nelle bacheche universitarie, o lungo i viali di molte città italiane? Certamente non poche. Un'indagine condotta dall' Associazione piccoli proprietari di case (Appc) ha evidenziato come questo fatto sia comune in molte città italiane: il 57% degli affittuari di cinque città del Nord Italia e di sette del centro-sud sono contrari all'affitto a persone di nazionalità non italiana. Per l'indagine è stato preso in considerazione un campione di diecimila affittuari (su un totale di circa 60 mila iscritti all'associazione) di Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Perugia, Roma, Napoli, Bari, Cagliari e Palermo. Bologna è la città dove i proprietari di casa sono più contrari all'affitto agli immigrati: il 95% degli intervistati ha detto no all' affitto agli stranieri. Dopo il capolugo emiliano, ci sono le città di Perugia, dove contrario si è detto il 70% dei proprietari di case, Firenze con il 62%, Milano con il 60% e Napoli con il 55%. Tra le città più aperte in testa Torino con il 56% di favorevoli, Bari con il 54%, Genova con il 52%, Roma con il 51%, Cagliari con il 20%. Gli unici casi neutrali sono stati quelli di Venezia, dove il voto di contrari e favorevoli è stato del 50% ciascuno e di Palermo, dove, a fronte di un alto margine di astenuti (il 60%) ci sono stati il 20% di pro e il 20% di contro.

 

19. IMMIGRAZIONE - ''Io non sono razzista ma…'': parte da Conegliano una mostra itinerante su stereotipi e pregiudizi (Redattore Sociale) 14 ottobre 2003 TREVISO - Un viaggio nel mondo del razzismo, per comprenderlo e debellare i pregiudizi più comuni legati al rifiuto dello straniero e del diverso. E’ ciò che si propone la mostra “Io non sono razzista ma… Strumenti per dissipare il razzismo”, che apre i battenti a Conegliano (TV) il 16 ottobre. Si tratta di un originale percorso guidato interattivo, realizzato dagli studenti dell’istituto tecnico per il turismo “Da Collo”. L’iniziativa ha trovato la collaborazione della Città di Conegliano (assessorato alle politiche giovanili), del Progetto Giovani Area Coneglianese e Quartier del Piave, della Coop Adriatica, della Coop. sociale “Servire”, del laboratorio “Scuola Volontariato”, del Centro di servizio per il volontariato della provincia di Treviso, del Ceis di Treviso e della Caritas diocesana di Vittorio Veneto. La mostra o, meglio, il percorso di incontro, conoscenza e confronto sul tema del razzismo, ha respiro nazionale: nata ad Arezzo, ha toccato diverse città ed è arrivata anche in Veneto (Bassano del Grappa e Venezia); ora si trova a Conegliano, nel cuore di una terra ricca di fabbriche e imprese che richiedono un costante apporto di manodopera straniera. “Nelle altre città la mostra era animata da operatori del settore; a Conegliano, invece, i veri protagonisti sono gli studenti, che per primi si sono confrontati con la tematica e che in questo progetto hanno avuto un ruolo particolarmente attivo sia nell’organizzazione che nella guida ai visitatori, per la quale sono stati appositamente formati” spiega Giovanni Grillo di Coop Adriatica. La mostra si snoda su tre percorsi di colore diverso, ognuno dei quali cerca di affrontare i luoghi legati al razzismo in modi differenti: il percorso rosso “Io non sono razzista ma… loro sono diversi” è dedicato alle percezioni e analizza i pregiudizi che descrivono gli altri come diversi, inferiori e sottosviluppati. Il percorso giallo “Miti su povertà sottosviluppo e fame” è analizza alcuni argomenti che vengono usati comunemente per spiegare le presunte cause del sottosviluppo. Il percorso arancione “Il viaggio”, infine, fa provare ai visitatori le conseguenze tangibili del proprio modo di vedere gli altri. “Io non sono razzista ma…” rimane aperta fino al 31 ottobre presso i locali della scuola “Da Collo”. E’ possibile richiedere visite guidate sia di scolaresche (mattina e pomeriggio) sia di gruppi di adulti (la sera). Per prenotazioni di gruppi scolastici, telefonare presso l’istituto tecnico, 0438/63566 (lunedì e mercoledì dalle 11 alle 13 e dalle 14 alle 16); per la cittadinanza, rivolgersi all’Informacittà del Comune di Conegliano: tel 0438 413319, e-mail informacitta@comune.conegliano.tv.it

 

20. IMMIGRAZIONE - Quale impatto della regolarizzazione sul diritto alla salute degli immigrati? Workshop al Cnr (Redattore Sociale) 14 ottobre 2003 ROMA – Qual è stato l'impatto della regolarizzazione sul diritto alla salute degli immigrati? Per discutere anche di questo tema è in programma dal 27 al 30 ottobre presso il Cnr il workshop su "Cultura, salute e immigrazione", durante il quale verranno presentate anche ricerche sulle condizioni di salute degli homeless nel Lazio e sul fenomeno dell'infibulazione. Saranno i responsabili della Struttura Complessa di Medicina preventiva delle migrazioni, del turismo e di dermatologia tropicale (che fa parte dell’ospedale San Gallicano) a illustrare lo studio sull’iscrizione degli stranieri al Servizio sanitario nazionale, divenuta obbligatoria con la legge Bossi-Fini per tutti coloro che sono stati inseriti nella regolarizzazione. Emergeranno, quindi, anche quali sono le condizioni di salute degli immigrati e per quali patologie si rivolgono ai servizi sanitari. “La regolarizzazione dovrebbe portare a una maggiore tutela del diritto alla salute degli immigrati”, anticipa Aldo Morrone, responsabile della Struttura di Medicina delle migrazioni. Il seminario è organizzato e promosso, tra gli altri, dall’Ufficio nazionale pastorale sanitaria della Conferenza episcopale italiana e dalla Prefettura di Roma, insieme alla Regione Lazio.(lab)

 

21. ECONOMIA – Finanziaria 2004. L'Associazione Ong: ''Si specula ancora sulla vita dei poveri del Sud del mondo'' (Redattore Sociale) 14 ottobre 2003 ROMA – Informata dalla discussione in corso alla Commissione Affari Esteri del Senato riguardo la Legge Finanziaria 2004, l’Associazione delle Ong Italiane denuncia quella che definisce “la scandalosa proposta di tagliare del 15% i fondi destinati alla cooperazione internazionale rispetto allo stanziamento per l’anno 2003”. “Con questo taglio si ridurrebbero a 518 milioni di Euro i già esigui fondi per la cooperazione – denuncia Sergio Marelli, presidente dell’Associazione delle ONG Italiane -. Inoltre ancora una volta questo stanziamento è gonfiato dalla contabilizzazione dei 100 milioni per il fondo alla lotta all’AIDS e della cancellazione del debito”. Contemporaneamente è previsto per l’anno 2004 l’istituzione di un Fondo di riserva di 1.200 milioni di euro per provvedere ad eventuali esigenze connesse con la proroga delle missioni internazionali di pace. “Ciò che avevamo evitato con le mobilitazioni di luglio bloccando lo storno di fondi della cooperazione per finanziare la missione in Iraq – aggiunge Sergio Marelli – viene riproposto con uno stanziamento 4 volte superiore in questa finanziaria”. Il Governo, per l’associazione Ong, non mantiene dunque i propri impegni presi nell’incontro a Palazzo Chigi con i rappresentanti delle Ong alla presenza del Sottosegretario Letta e di ben 5 Ministri. “In tale occasione infatti, ci era stato garantito il mantenimento dei fondi destinati all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) a livello di quelli stanziati nel 2003 – ovvero il 0,19% del PIL – giustificando il mancato aumento con la difficile congiuntura economica attualmente in atto”. “Questa situazione è inammissibile ed inaccettabile - dichiara Marelli -. Eppure la situazione economica internazionale non era certo migliore quando a Monterrey il nostro governo si era impegnato a stanziare nel 2004 lo 0,27 del PIL a favore dell’APS. Ci stanno prendendo in giro, raccontando bugie non solo a noi ma anche ai Partner internazionali. Si tratta di una gravissima marcia indietro, attuata per di più in pieno semestre di Presidenza Italiana dell’Unione Europea”. “Se vi è una difficile congiuntura economica - continua Marelli - ciò è vero anche per gli altri paesi europei che attraversano lo stesso periodo di difficoltà economiche: eppure alcuni di essi non solo non hanno, come l’Italia, diminuito i fondi destinati alla cooperazione internazionale, ma al contrario le hanno aumentate. Il problema è dunque quello di un’assoluta mancanza di volontà politica ad assumere le responsabilità nei confronti dei destini dell’umanità ”. L’Associazione delle ONG Italiane chiede dunque a tutti i Parlamentari, di maggioranza e di opposizione, di impedire con tutti i mezzi possibili che a fare le spese di tutto ciò siano ancora una volta i poveri del Sud del mondo.

 

22. IMMIGRAZIONE - Saranno 4 i nuovi consiglieri aggiunti immigrati nel Consiglio comunale della capitale (Redattore Sociale) 14 ottobre 2003 ROMA – Saranno 4 i nuovi consiglieri aggiunti immigrati nel Consiglio comunale della capitale, insieme ad altri 19, uno per municipio; parteciperanno al governo della città, ma ancora senza diritto di voto. Oggi pomeriggio si svolgerà la riunione elettiva nella Sala Giulio Cesare. “Le comunità di stranieri attendono da 8 anni questo momento”, ha dichiarato Franca Coen, delegata del Sindaco per le politiche della multietnicità, che si è impegnata a fianco del Comitato cittadino di supporto per consentire la presenza degli immigrati con permesso di soggiorno, residenti dal alcuni anni in Italia, all’interno del Consiglio comunale. “Con la creazione dei consiglieri comunali immigrati Roma è sempre più capitale europea e dell’integrazione – ha affermato il consigliere comunale Luigi Vittorio Berliri, presidente della Commissione Statuto e regolamenti, che ha redatto la delibera -. Da oggi gli immigrati che vivono e lavorano a Roma hanno i loro rappresentanti al Comune, che potranno partecipare al governo della città con le attuali rappresentanze politiche”. In molti paesi dell’Unione Europea come Svezia, Danimarca, Irlanda e Olanda gli immigrati “hanno da anni diritto di voto nelle elezioni locali – ricorda Berliri -. A Roma sono 250.000 gli immigrati (con una vasta comunità insediatasi oltre vent’anni fa) finora privi di una voce autentica che ne raccolga le richieste”. Quindi “questo piccolo ma essenziale passo del comune di Roma - rileva il consigliere comunale – sottolinea l’importanza degli enti locali nel processo di accoglienza e integrazione degli immigrati, e contribuisce al riconoscimento delle istanze di gruppi sempre più numerosi a Roma e nel Paese. Siamo convinti che la decisione del Comune di Roma rafforzerà la tendenza in atto in Italia verso un progressivo allargamento dei diritti civili riconosciuti agli immigrati del nostro paese”.(lab)

 

23. IMMIGRAZIONE – Le colf in Lombardia. Hanno una minore anzianità migratoria: una su tre è in Italia da 5 anni. Il 77% è regolare (Redattore Sociale) 14 ottobre 2003 MILANO - Oltre ad essere mediamente più giovani, le colf straniere presenti in Lombardia hanno anche una minor anzianità migratoria: se per i dati della Fondazione Andolfi oltre una donna su tre è in Italia da almeno un decennio, questa quota strettamente legata all’integrazione sul territorio si ridimensiona di molto all’interno della regione lombarda, e per l’esattezza si dimezza.Anche le donne arrivate in Italia negli ultimi due anni hanno diversa incidenza statistica sui totali dei due collettivi esaminati: 16,2% è il dato nazionale, 24,2% quello regionale. Esaminando i profili delle donne dalla più lunga anzianità migratoria in Italia troviamo, per entrambe le ricerche, ai primi posti filippine ed africane, mentre almeno sul territorio lombardo negli ultimi anni è andato crescendo quantitativamente il sottogruppo est-europeo. Dai dati della ricerca Andolfi emerge poi che il 77% delle colf stranieri presenti in Italia ha una posizione regolare. A questo proposito, la contemporanea ricerca dell’Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la Multietnicità segnala in Lombardia un dato simile, o forse più preciso: il 70% ha infatti o un permesso di soggiorno (61%, tre su quattro per lavoro dipendente, uno su cinque per motivi di famiglia) o addirittura la carta di soggiorno (7%) o anche la cittadinanza italiana (2%); ma una restante e consistente quota del 23% ha in corso una procedura di regolarizzazione (di cui, naturalmente, alla data dell’intervista non si è in grado di prevederne gli esiti). Scendendo nel dettaglio delle nazionalità, non trova invece particolare conferma il dato nazionale della Fondazione Andolfi che vede al primo posto delle presenze irregolari nei lavori domestici femminili peruviane e polacche, mentre ben al di sotto della media in quanto a regolarità risultano in Lombardia i contingenti ucraini, ecuadoriani e rumeni. Viceversa, nella regione oggetto di particolare attenzione da parte dell’Osservatorio, è interessante notare l’assoluto tasso di regolarità delle capoverdiane e quello altissimo delle somale: i due gruppi africani guidano questa speciale classifica, in Italia come in Lombardia. È poi massimamente notevole come quasi la metà delle attuali collaboratrici familiari straniere presenti in Lombardia sia entrata in Italia tramite un visto per motivi di turismo, nella quasi totalità dei casi rilasciato in patria. Inoltre, una donna su quattro non era inizialmente in possesso di un visto di nessun tipo ed una su sette aveva un visto per motivi di famiglia. Dato forte è che è una sola donna su quindici era inizialmente in possesso di un visto per motivi di lavoro, ad ulteriore riprova che quantomeno nel recente passato dell’immigrazione del nostro paese la cosiddetta manodopera extracomunitaria ha trovato in Italia, e non già in patria, il lavoro sul territorio italiano.

 

24. IMMIGRAZIONE – Le colf in Lombardia. Il grado di istruzione non è così elevata come nel resto d'Italia (Redattore Sociale) 14 ottobre 2003 MILANO - Il collettivo delle colf presenti in Lombardia ha mediamente un’istruzione non così elevata come nel resto d’Italia. Se si confermano i dati nazionali relativi a chi non ha titolo di studio (7,1% in Italia, addirittura un po’ meno in Lombardia) ed a chi ha fatto studi superiori (46,4% in Italia, e praticamente lo stesso livello in Lombardia), si osserva invece una minor incidenza della formazione di livello universitario (oltre una su quattro in Italia, poco più di una donna su dieci in Lombardia) ed una maggior rilevanza della scuola dell’obbligo (meno di una donna su cinque in Italia, più di una su tre in Lombardia). Difficilmente si può spiegare tale fenomeno avvertono i ricercatori in controtendenza rispetto ad una classica ottima istruzione dei collettivi stranieri presenti in Lombardia con la minor anzianità delle donne impegnate in regione rispetto a quelle impegnate sul resto del territorio italiano. Le under-25, infatti, pur relativamente numerose, sono comunque meno di una su dieci e non bastano a spiegare in toto questa situazione. Più verosimilmente, le donne straniere presenti in Lombardia riescono a trovare lavori ritenuti migliori rispetto ad un impiego gravoso e di sacrificio come può essere quello di collaboratrice domestica, magari a tempo pieno.

 

25. IMMIGRAZIONE - A partire dal 2004 la Provincia di Roma avrà un Consiglio degli immigrati, eletto dagli stessi stranieri (Redattore Sociale) 14 ottobre 2003 ROMA – A partire dai primi mesi del 2004 la Provincia di Roma avrà un Consiglio degli immigrati, eletto direttamente dagli stessi stranieri. La decisione – che comporta una modifica nello Statuto della Provincia – è stata annunciata ieri pomeriggio a Palazzo Valentini dal presidente Enrico Gasbarra e da Adriano Labbucci, presidente del Consiglio provinciale, alla presenza di numerosi rappresentanti delle comunità etniche che vivono e lavorano nella capitale e nei paesi limitrofi. Si tratta di una forma di rappresentanza delle comunità dei cittadini immigrati tutta ancora da definire, che si inserisce a pieno titolo nel tema della “partecipazione” ed è in linea con le scelte del Comune di Roma: oggi pomeriggio, infatti, il Consiglio comunale procederà all’elezione dei consiglieri comunali aggiunti stranieri. “Dopo la riforma del Titolo V della Costituzione alcuni Comuni, come Genova e Venezia, affermano il diritto di voto degli immigrati alle elezioni amministrative – ha riferito Labbucci -. Intendiamo inserire nello Statuto della Provincia questa possibilità per gli stranieri con regolare permesso di soggiorno e residenti in Italia da qualche anno”. “Il tema della partecipazione non ha più colore, provenienza o etnia – ha sottolineato Gasbarra -: si è cittadini tutti insieme, anzi: chi ha compiuto il percorso migratorio è motore della costruzione della comunità”; per questo il Presidente ha invitato i 12 sindaci della Provincia a creare nei loro Comuni dei Consigli per gli immigrati residenti sul territorio. Claudio Cecchini, Assessore Provinciale alle Politiche sociali, ha annunciato che nella Provincia dovrebbe nascere un altro luogo di “partecipazione e integrazione”: il Forum provinciale del terzo Settore, mentre il Consiglio provinciale dell’immigrazione contribuirà “alla conoscenza reciproca, alla corretta informazione sugli stranieri, lavorando per prevenire razzismo e discriminazione

 

26. IMMIGRAZIONE – Le colf in Lombardia. Condizioni abitative: oltre il 30% alloggia sul luogo di lavoro (Redattore Sociale) 14 ottobre 2003 MILANO - Il 30,7% delle colf presenti in Lombardia alloggia sul luogo di lavoro, in una situazione dunque di lavoro full-time o, come è stata anche definita, “di nuova servitù”. Un’altra grande quota di donne, invero leggermente superiore, vive in una casa con affitto regolare, da sola o con parenti. La modalità dell’affitto, regolare o irregolare, da solo o con parenti o con altri immigrati, copre in totale il 54,3% delle sistemazioni abitative, e raro è il ricorso all’ospitalità di parenti, amici o conoscenti, pari al 3,4%. Il 31,8% delle collaboratrici familiari vive solo. Si tratta di un dato che ricalca ed è sicuramente associato a quello delle donne che abitano il proprio posto di lavoro, ed è la condizione prevalente. Molte donne vivono comunque con il coniuge o il partner, condizione declinata nelle diverse modalità: con figli (16,8%), senza figli (11,0%), con parenti e figli (4,6%), con parenti (2,8%), con amici e conoscenti ed eventualmente con figli (1,3%). Notevoli, ma di secondaria importanza quantitativa, sono poi anche le sistemazioni abitative con amici e conoscenti (10,2%), con parenti (9,7%) o con parenti, amici e conoscenti (5,8%). In Italia, mediamente, le collaboratrici familiari straniere abitano ancor più spesso il proprio posto di lavoro che in Lombardia, con punte tra capoverdiane, somale e polacche. Soffermando però l’analisi sulla realtà lombarda di cui abbiamo una maggior ricchezza di dati, direttamente elaborabili dal dataset dell’Osservatorio Regionale si nota una variabilità abbastanza forte tra i sottogruppi nazionali nelle quote di collaboratrici familiari che vivono sole. Esse sono moltissime fra le ucraine (tre su quattro), le somale (oltre il 60%) e anche tra le polacche (circa la metà). Sono invece in numero relativamente minore all’interno degli altri contingenti esaminati, oscillando tra la quota ancora alta del 40% fra le capoverdiane, i valori appena maggiori o appena minori al 30% di un discreto numero di nazionalità, e le più basse incidenze tra le peruviane (24%) e le albanesi (18%). Se consideriamo la forte correlazione tra l’abitare il proprio posto di lavoro e il viver soli, trova conferma a livello regionale Ecuador escluso la graduatoria nazionale della Fondazione Andolfi che vede capoverdiane, somale e polacche ai primi posti nell’incidenza dell’alloggio presso il proprio datore di lavoro.

 

27. IMMIGRAZIONE – Guadagnano in media 700 euro e si occupano di pulizie, anziani e bambini. Il profilo delle colf in Lombardia effettuato dalla Fondazione Andolfi (Redattore Sociale) 14 ottobre 2003 MILANO - Guadagnano in media 700 euro, si occupano di pulizie, anziani e bambini: è il profilo delle collaboratrici familiari, le colf, in Lombardia e in Italia che emerge dalle rilevazioni e dalle elaborazioni della Fondazione Silvano Andolfi e dell’Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la Multietnicità curato dalla Fondazione Ismu per conto della Regione Lombardia. I dati sono stati raccolti nel mese di luglio 2003. La Fondazione Andolfi ha intervistato in tutta Italia 400 donne provenienti da sette paesi extracomunitari tradizionalmente inseriti nel lavoro domestico. Negli stessi mesi, l’Osservatorio Regionale lombardo ha intervistato, tramite campionamento per centri e ambienti di aggregazione 8.000 immigrati ultra-quattordicenni presenti (regolarmente o irregolarmente) in Lombardia, provenienti dai Paesi in via di sviluppo o Est-europei. Le donne intervistate dalla Fondazione Andolfi svolgono lavori di collaborazione domestica: pulizie nel 36% dei casi, assistenza agli anziani nel 26%, baby-sitting nel 9%. Molte, tuttavia, si definiscono “tuttofare” (29%). L’universo di immigrate riprodotto dalle elaborazioni dell’Osservatorio Regionale lombardo vede invece “domestiche” nel 49% dei casi, oltre metà delle quali full-time, “assistenti domiciliari” nel 29%, “addette alle pulizie” nel 15%, baby sitter nel 10%, professioniste nella cura delle persone nel 2%. Per il solo collettivo lombardo è anche possibile stimare il reddito mediano desumibile dalle risposte delle intervistate, tarate per i pesi derivanti dal particolare metodo di campionamento adottato. Tale reddito mediano si colloca alle soglie dei 700 euro mensili, con casi molto rari in cui esso supera i 1.000 euro. Per lo più si tratta di occupazioni regolari a tempo indeterminato ed orario normale (nel 43,6% dei casi), ma non mancano situazioni d’irregolarità (26,9%) o di part-time (18,8%).

 

28. IMMIGRAZIONE - Bossi-Fini, inizia l'esame della Corte Costituzionale sulle 435 eccezioni d'incostituzionalità (Redattore Sociale) 14 ottobre 2003 MILANO - Domani, 15 ottobre, inizia l'esame della Corte Costituzionale alle 435 eccezioni d'incostituzionalità accumulate in poco più di un anno dalla legge Bossi-Fini sull'immigrazione. L'accoglienza da parte della Corte di una delle eccezioni porterebbe alla ridiscussione della legge, che norma diritti e doveri di almeno 2 milioni e 300 mila immigrati regolari in Italia. La procedura dell’esame di domani prevede che la Consulta, riunita in Camera di consiglio, ascolti la relazione di uno dei giudici a proposito dei rilievi alla legge; seguirà la discussione tra i giudici, la scrittura di una relazione finale che dia merito della sentenza e la divulgazione della decisione della Corte. La procedura potrebbe essere molto lunga e proseguire per mesi. Dopo il 15 ottobre, la Corte si riunirà nuovamente a discutere della Bossi-Fini mercoledì 29 ottobre. Si ricorda che anche la precedente legge sull’immigrazione, la cosiddetta Turco-Napolitano, collezionò un gran numero di rilievi d’incostituzionalità sollevati dai tribunali italiani. Infatti, la Corte Costituzionale dal novembre 1998 al maggio 2002 (ovvero in due anni e mezzo di lavoro) esaminò ben 285 eccezioni, respingendole tutte. La legge Bossi-Fini in fatto di eccezioni d’incostituzionalità ha un trend superiore: 435 in soli 13 mesi.

 

29. PROSTITUZIONE - Una nuova grande sfida alla vita religiosa: è il tema formativo dell'incontro al Sedos (Redattore Sociale) 14 ottobre 2003 ROMA - E' dedicato al tema della prostituzione e delle "nuove schiavitù" il prossimo appuntamento di conoscenza e formazione per religiose e religiosi organizzato dal Sedos, il Servizio di Documentazione aperto agli istituti di Vita Consacrata per aiutarli a capire e collocare la loro missione nella Chiesa e nella società, secondo quanto riferisce l'agenzia Vidimus Dominum. Venerdì prossimo, nella sede dei Fratelli delle Scuole Cristiane, a Roma, suor Eugenia Bonetti, Missionaria della Consolata, affronterà il tema "Dov'è tua sorella? La Nuova tratta degli schiavi sfida la Vita religiosa nel Terzo Millennio. Come possiamo reagire?". A "Vidimus Dominum", suor Eugenia Bonetti precisa che l'appuntamento di studio, dibattito e confronto è stato pensato in maniera articolata. Infatti alla sua relazione seguiranno la presentazione di diverse testimonianze ed esperienze di lavoro compiute da alcune religiose tra le ragazze che vogliono uscire dal giro perverso della prostituzione e dello sfruttamento. Inoltre verranno presentati i progetti di formazione per religiose e religiosi che sono stati approntati, tra cui un "kit" di informazione e formazione a cura della Commissione Giustizia Pace e Integrità della Creazione della Unione Superiori Generali e della Unione Internazionale Superiore Generali (JPIC-USG/UISG). "Non serve punire - spiega suor Bonetti a Vidimus Dominum - perché dobbiamo piuttosto occuparci e preoccuparci della formazione. Condannare non serve ma occorre invece fare una vera opera di recupero. La repressione non serve se non c'è recupero e un'azione concreta di accompagnamento, per capire cosa accade. E il panorama - aggiunge - è a tinte fosche perché stiamo distruggendo le famiglie".

 

30. PISANU, con riforma prefetture regolarizzazione veloce no a passi indietro con tentazioni centraliste (ANSA) - ROMA, 14 OTT - La riforma delle prefetture e il modello basato sugli Uffici territoriali di Governo puntano a "semplificare il rapporto con il cittadino e le pubbliche amministrazioni per far sì che gli uffici pubblici funzionino meglio e costino meno". Un esempio per tutti le regolarizzazioni degli immigrati: "con lo sportello unico abbiamo realizzato un incremento di efficienza da 1 a 6". Lo ha assicurato il Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu che, nel suo intervento in commissione affari costituzionali al Senato, ha difeso la riforma. "Ribadisco qui il mio convincimento -ha detto- che oggi non sussistano valide ragioni per ripensare la riforma dell'amministrazione periferica dello stato ed il modello basato sugli Utg". Una riforma che ha permesso di semplificare i passaggi burocratici e venire incontro ai cittadini, secondo il Ministro. "Basti pensare -ha spiegato- all'ufficio unico delle entrate, al responsabile unico in materia di lavori pubblici". Ma non solo: un esempio per tutti, ha detto Pisanu, è lo sportello unico per l'immigrazione "incardinato proprio presso le prefetture-Utg" e la cui piena attività è "pertanto direttamente correlata alla completa realizzazione della riforma". E i risultati, ha assicurato il ministro, non sono mancati: "in un anno riusciremo a regolarizzare circa 700mila persone, dando loro un contratto di lavoro, il permesso di soggiorno e una posizione fiscale e assicurativa. In due precedenti occasioni, per realizzare una sola operazione, cioé la mera 'sanatoria' di circa 240mila persone, si sono impiegati due anni volta: cioé significa che con lo sportello unico abbiamo realizzato un incremento di efficienza di 1 a 6". L'utilizzo delle Preftture-Utg, così come quello delle conferenze permanenti, ha aggiunto Pisanu, "ci consentiranno di procedere più speditamente verso la piena realizzazione del principio di sussidiarietà, rinsaldando nel contempo i legami con le comunità e le autonomie territoriali, sulla scia di una tradizione antica ma capace di rinnovarsi giorno per giorno". Ed ha concluso: "nessuno di noi può accettare che le amministrazioni dello Stato facciano passi indietro cedendo a tentazioni centraliste e burocratiche, certamente fuori dal tempo e lontane dalle attese dei cittadini".

 

 

 

 

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