Rassegna Stampa


dal 21  al 24 ottobre 2003

 

1. CIAMPI, necessario integrare lavoratori immigrati (ANSA)

2. IMMIGRAZIONE: Pisanu, la legge bossi-fini e' da rivedere (ANSA)

3. PROSTITUZIONE - Si insedia ufficialmente il Tavolo sulla prostituzione istituito dalla Provincia di Ancona (Redattore Sociale)

4. PROSTITUZIONE - Borini (Free Woman): ''Fenomeno in costante aumento. Le ragazze lavorano sempre più su appuntamento e per strada si vedono meno'' (Redattore Sociale)

5. RIFUGIATI – ''Storie di diritti negati'': 5 associazioni per una ricerca sui richiedenti asilo (Redattore Sociale)

6. IMMIGRAZIONE - Cala il numero di sbarchi dei clandestini, il più basso degli ultimi anni (tra le 13mila e le 14mila persone). ''Ingiustificati gli allarmismi politici e mediatici'' (Redattore Sociale)

7. IMMIGRAZIONE – Msf: ''Finalmente l'impegno del Governo a garantire la permanenza degli irregolari con problemi di salute'' (Redattore Sociale)

8. “Ci servono tanti soldi e radar, non la polizia” (Corriere della Sera)

9. IMMIGRAZIONE: 5+5, prioritaria lotta a clandestinità/ANSA Conclusa con un documento la conferenza di Rabat (ANSA)

10. IMMIGRAZIONE: Forlani (UDC), più cooperazione tra paesi UE togliere embargo a Libia, rivedere la legge Bossi-Fini (ANSA)

11. IMMIGRAZIONE: Violante, incerto il futuro proposta di Fini (ANSA)

12. IMMIGRATI: esaminate 550 mila domande regolarizzazione (AGI)

13. RIFUGIATI – Richiedenti asilo vittime di torture e violenze. Il 51% arriva dal Medio Oriente; il 75% ha meno di 35 anni (Redattore Sociale)

14. RIFUGIATI – Sono circa 250 i richiedenti asilo senza dimora intercettati ogni giorno in alcune zone di Roma. Il 26% dorme all'aperto da un anno o più (Redattore Sociale)

15. RIFUGIATI – Il percorso dei richiedenti asilo: in media 6 notti all'aperto e poche informazioni. Solo il 10% ha avuto un corretto orientamento; 10 mesi per arrivare in Commissione (Redattore Sociale)

16. CLANDESTINI: Cuffaro, un piano Marshall per il Mediterraneo (AGI)

17. MAFIE STRANIERE IN ITALIA: tratta esseri umani nuovo business (AGI)

18. IMMIGRAZIONE: Francia, presentata riforma diritto asilo de Villepin propone razionalizzazione procedure (ANSA-AFP)

19. IMMIGRAZIONE: 5+5; Maroni a Rabat, collaborazione e quote ministro del lavoro sottolinea importanza legge Bossi-Fini (ANSA)

20. IMMIGRAZIONE: europarlamentari Italia invocano UE / ANSA Prodi, o politica di tutta Europa o altre Lampedusa (ANSA)

21. COX: direttive approvate su immigrati, ma paesi frenano intervista al Corriere della Sera (ANSA)

22. IMMIGRAZIONE: Berlusconi, accoglienza degna nostra civilta' (ANSA)

23. IMMIGRAZIONE: Berlusconi, accoglienza degna nostra civilta' (2) (ANSA)

24. CLANDESTINI:Pisanu,tragedia che pesa su coscienza Europa (AGI)

25. CLANDESTINI: Pisanu, Europa adotti sistema quote di ingresso (AGI)

26. IMMIGRATI: Fini, non forza lavoro ma uomini con dignità (AGI)

27. CLANDESTINI: Domenici (ANCI), sostenere progetti decentrati (AGI)

28. SBARCHI: Vigna, mafia e 'ndrangheta estranee (AGI)

29. RIFUGIATI - Schiavone (Ics): ''Con le nuove norme saranno trattenuti migliaia di immigrati che non hanno commesso alcun reato'' (Redattore Sociale)

30. IMMIGRAZIONE:donne somale, colpa e' indifferenza generale (ANSA)

31. COOPERAZIONe - I 160 milioni mai erogati alle ong alle imprese italiane che operano all'estero? Legambiente: ''E' assurdo'' (Redattore Sociale)

32. COOPERAZIONE - Ong Italiane: ''Le risorse dei paesi poveri finiscono nelle tasche delle imprese italiane” (Redattore Sociale)

33. WELFARE – Dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali 13milioni e mezzo di euro per i progetti delle associazioni (Redattore Sociale)

 

1. CIAMPI, necessario integrare lavoratori immigrati (ANSA) 24 ott 2003 ROMA - Per sostenere lo sviluppo ''e' necessario sapere sempre meglio integrare nel sistema nazionale i lavoratori immigrati richiesti in molte aree del paese da nostre imprese agricole e industriali'', ha detto il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale. E' positivo inoltre, ha sottolineato, che si torni a tassi positivi di crescita demografica. E contribuisce a sostenere lo sviluppo ''la politica di bilancio in condizioni di equilibrio della finanza pubblica''.

 

2. IMMIGRAZIONE: Pisanu, la legge bossi-fini e' da rivedere (ANSA) 24 otto - ROMA - ''La legge Bossi-Fini ad un anno dalla sua approvazione ha manifestato punti di forza e debolezze che vanno riviste''. Lo ha dichiarato il ministro dell'Intero, Giuseppe Pisanu, nell'informativa al Senato sull'immigrazione. ''Dunque, proprio su proposta del ministro Bossi - ha detto il responsabile del Viminale - il governo si appresta a fare un bilancio complessivo ad un anno dall'entrata in vigore del provvedimento''. Riferendosi poi a quanto sostenuto dal presidente del Copaco, Enzo Bianco, che aveva parlato di circa un milione e mezzo di immigrati pronti a partire dal Nord Africa, il ministro ha spiegato che ''In Libia, su 5 milioni di abitanti, ci sono 2 milioni di immigrati, stabilizzati e che non sono sul piede di partenza''

 

3. PROSTITUZIONE - Si insedia ufficialmente il Tavolo sulla prostituzione istituito dalla Provincia di Ancona (Redattore Sociale) 24 ottobre 2003 ANCONA - Enti locali, Aziende Usl, associazioni, ma anche prefetture, questure, commissariati di polizia e comandi dei carabinieri. Sono i membri che partecipano al Tavolo provinciale sulla prostituzione, istituito dalla Provincia di Ancona per combattere in sinergia lo sfruttamento della prostituzione e la tratta. Il Tavolo, dopo i primi mesi di attività, si è ora insediato ufficialmente e ha messo a punto i propri obiettivi. I suoi compiti? Programmare gli interventi nella provincia, funzionare come raccordo tra le istituzioni (UE, Ministeri, Regione, prefetture, questure, Enti locali), tra i diversi attori che lavorano nel campo della prostituzione (Enti pubblici e privato sociale), tra aree (servizi sociali, sanità, formazione professionale). Non solo: il Tavolo si occuperà di definire le strategie di reperimento delle risorse finanziarie per avviare i diversi progetti, di attivare azioni di accompagnamento, di informazione e formazione, di stimolare il lavoro di rete con l’organizzazione di momenti di ascolto e di scambio tra i soggetti che lavorano a vario titolo nei progetti, di monitorare e valutare le varie azioni. Le zone su cui si concentra il lavoro del Tavolo sono i Comuni di Falconara, Montemarciano, Senigallia, tutti territori fortemente interessati al fenomeno della prostituzione di strada: aree periferiche industriali e commerciali che di notte diventano deserte, attraversate da una strada statale a grande scorrimento (la SS 16) e con numerose aree di servizio; zone molto vicine alle linee ferroviarie Ancona-Bologna e Falconara-Roma, nelle vicinanze dello scalo aeroportuale di Ancona-Falconara e a 10 Km dal porto di Ancona, punto di arrivo e partenza dei traghetti per Albania, Croazia e Grecia, Montenegro, Turchia. I dati arrivano dall’associazione Free Woman, membro del Tavolo, che porta avanti dal 1995, in collaborazione con gli enti locali e le istituzioni, progetti per contrastare il fenomeno dello sfruttamento e della tratta. Le ragazze che ogni notte popolano queste strade, nella zona Nord di Ancona, provengono principalmente da Nigeria, Albania, Moldavia, Ucraina, Romania, Brasile, Russia.

 

4. PROSTITUZIONE - Borini (Free Woman): ''Fenomeno in costante aumento. Le ragazze lavorano sempre più su appuntamento e per strada si vedono meno'' (Redattore Sociale) 24 ottobre 2003 ANCONA – Monitoraggio costante del territorio, analisi del fenomeno dello sfruttamento, sinergia. Sono questi i punti fondamentali da cui parte il lavoro del neonato Tavolo sulla prostituzione della Provincia di Ancona. Riccardo Borini, dell’associazione Free Woman, ci ha spiegato in che modo è nato il progetto.Da dove nasce il Tavolo? “Nasce tutto da un progetto avviato nel 1995, come associazione di volontariato, e dall’attività degli anni seguenti. Poi gli Enti locali, Regione, Provincia, Comune di Ancona, Falconara, Montemarciano, Senigallia hanno via via aderito al progetto. Si è quindi reso necessario uno spazio stabile di raccordo sulle questioni dello sfruttamento e della prostituzione, e la Provincia di Ancona ha istituito il Tavolo. Vi partecipano Enti locali, Ausl, associazioni e anche prefetture e forze dell’ordine”. In altre realtà italiane non sempre è facile stabilire rapporti di collaborazione con le forze dell’ordine…“I rapporti qui sono buoni. Non solo era già stato istituito – anche se ora è venuto meno – un Consiglio territoriale per l’immigrazione presso la Prefettura, che si occupava nello specifico di tratta, ma esiste anche un referente della questura di Ancona sull’articolo 18”. In che cosa consiste questa collaborazione? “La questura ci avvisa quando, dopo operazioni particolari o retate, entra in contatto con ragazze in difficoltà, soprattutto per fare partire percorsi di protezione sociale per le vittime della tratta. Con la legge Bossi Fini, poi, e i problemi con i permessi di soggiorno e le espulsioni, si è intensificata molto la collaborazione con l’Ufficio stranieri”.Ritornando al Tavolo, quali sono i suoi compiti?“Il Tavolo è un organismo di indirizzo politico; decide quindi le risorse da destinare ai progetti e coordina le attività tra tutti gli attori coinvolti. Esiste poi un Tavolo più tecnico, questo intercomunale, che si occupa della parte pratica, operativa, della messa in pratica degli interventi. Questo secondo Tavolo coinvolge in particolare il Comune di Montemarciano, Senigallia, Falconara. Si occupa quindi del lavoro delle unità di strada, degli sportelli, del materiale informativo per le ragazze”.Come è cambiato il fenomeno della prostituzione nelle vostre zone? “La prostituzione è cambiata molto. A partire da quella di strada. Qualche dato: nel 2002 avevamo 30-60 presenze, nel 2003, fino ad aprile, le presenze sono calate notevolmente, solo 10-30; da maggio ad oggi c’è invece di nuovo un lieve aumento, da 20 a 40. Questo significa che il fenomeno è in costante mutamento. Le ragazze lavorano sempre più su appuntamento, quindi per strada si vedono meno: scendono da una macchina di un cliente, per intenderci, e salgano subito dopo su quella di un altro. Le nigeriane, invece, che sono sempre di più, si sono spostate in zone ancora più periferiche e nascoste, in mezzo ai campi, dove è facile scappare se arriva la polizia. E’ chiaro che in questo modo chi sfrutta le ragazze rischia molto meno, diventano invisibili”.E la prostituzione indoor? E’ un fenomeno diffuso nelle zone in cui lavorate?“E’ molto diffusa. Basta dare un’occhiata agli annunci sui giornali, e mi riferisco ai quotidiani non a quelli “specializzati”. Sono aumentati in modo visibile: le ragazze segnalano il numero di telefono e la zona in cui ricevono i clienti. Diciamo che a Nord di Ancona è più diffusa la prostituzione su strada, mentre a Sud, sulla costa, intorno a località balneari come Numana, sono le case chiuse ad essere più numerose”. Come cambia, quindi, la vostra attività?“Stiamo pensando e mettendo a punto nuove modalità di intervento. La nostra unità di strada esce due volte a settimana, ma accade sempre più spesso che dopo 3, 4 contatti le ragazze non si vedono più. E’ difficile quindi stringere, approfondire i contatti. La prima cosa che faremo sarà allargare il Tavolo anche ai Comuni che hanno più diffuso nei loro territori il fenomeno della prostituzione in appartamenti, locali notturni, centri massaggi. Forme di sfruttamento molto più strette e difficili da contrastare, per cui diventa ancora più fondamentale un lavoro di sinergia coordinato”.

 

5. RIFUGIATI – ''Storie di diritti negati'': 5 associazioni per una ricerca sui richiedenti asilo (Redattore Sociale) 24 ottobre 2003 ROMA – Da una parte, la mancanza assoluta di dati quantitativi sulla condizione dei richiedenti asilo a Roma, dall’altra l’assenza di analisi su bisogni e aspettative di persone costrette a lasciare improvvisamente la propria terra, spesso in conseguenza di persecuzioni o violenze: sono le due motivazioni che hanno spinto diverse associazioni ad avviare un monitoraggio sul territorio cittadino, nell’ambito del progetto “Diritti umani e volontariato”. Ora le 5 associazioni (Centro Astalli, Casa dei Diritti Sociali-Focus, Ronda della Solidarietà, Medici contro la tortura, Progetto Casa Verde) presentano il risultato della loro ricerca nella pubblicazione “Storie di diritti negati”, presentata oggi alla Sala Assunta. L’attività di monitoraggio, durata 12 mesi a partire dal giugno 2002, ha consentito di intervistare 250 persone, di cui oltre l’81% sono richiedenti asilo; poco meno del 15% ha già ottenuto lo status di rifugiato, mentre il rimanente 4% circa è in possesso di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. “La situazione dei richiedenti asilo in Italia, già compromessa da diversi anni per la mancanza di una legge organica in materia, si è aggravata dopo l’approvazione della cosiddetta legge Bossi-Fini – denunciano le associazioni -. In vista della piena efficacia degli articoli in materia di asilo (che avverrà in seguito all’entrata in vigore del regolamento di attuazione, in via di promulgazione) è iniziato un periodo di attesa, in cui sono state sospese le già esigue misure di assistenza previste dalla normativa in vigore e la stessa procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato è divenuta nebulosa e ancora più incerta”. I risultati del monitoraggio ribadiscono la gravità della situazione: “Viene confermata la vergognosa trafila che i richiedenti asilo deve sopportare: mancanza di informazioni sui propri diritti, notti all’aperto, file lunghissime davanti alla Questura, attesa di anni prima di essere convocati dalla Commissione che decide sulla loro domanda di asilo. Tutto questo, mentre non possono lavorare e non hanno alcuna certezza sul proprio futuro”, osserva la ricerca, che al III capitolo presenta 10 casi studio di richiedenti asilo e rifugiati, monitorati dal maggio 2002 a giugno 2003. “Attraverso la lettura delle loro storie, può essere approfondito il percorso che hanno compiuto in Italia, la precarietà della loro condizione, i bisogni, le speranze, le attese negate – sottolinea l’indagine -, ma anche le buone pratiche di orientamento e assistenza che si riescono a mettere in atto da parte sia di Istituzioni che di Associazioni del settore. Purtroppo ancora per troppe poche persone”. Sintetizzando i risultati del monitoraggio, le associazioni notano “la mancanza di un organico ‘sistema pubblico’ di accoglienza, orientamento e integrazione dei richiedenti asilo e rifugiati, capace di dare un supporto, seppur minimo, alle loro attese e ai loro bisogni. La mancanza di una legge specifica sull’asilo (l’Italia è l’unico Paese europeo a conservare questo triste primato) e l’insufficienza cronica di risorse finanziarie dedicate, non consentono alcuna programmazione e dunque l’adozione di piani o misure significative”. Non mancano le buone pratiche di Istituzioni locali e di associazioni di volontariato, “ma non bastano. Eppure la questione richiedenti asilo in Italia riguarda un numero limitato di persone, ben inferiore alla media europea, che certamente dovrebbe essere alla portata di uno dei Paesi più industrializzati al mondo. Basterebbe volerlo”

 

6. IMMIGRAZIONE - Cala il numero di sbarchi dei clandestini, il più basso degli ultimi anni (tra le 13mila e le 14mila persone). ''Ingiustificati gli allarmismi politici e mediatici'' (Redattore Sociale) 24 ottobre 2003 - ROMA - Ingiustificati gli allarmismi politici e mediatici sull'immigrazione irregolare: secondo i dati quest'anno si potrebbe registrare il numero di sbarchi più basso degli ultimi anni (tra le 13mila e le 14mila persone). Lo evidenzia la ricerca “Gente umana. L’immigrazione irregolare in Italia tra allarmismo politico-mediatico e realtà dei numeri”, curata da Luigi Manconi e Andrea Boraschi per l'associazione "A buon diritto". Lo studio, ancora in versione provvisoria, è stato illustrato stamani dallo stesso Manconi durante la conferenza stampa alla Sala Assunta promossa dal Centro Astalli per la presentazione del volume “Storie di diritti negati” e della ricerca sugli orientamenti giurisprudenziali in materia d’asilo. “A fronte di alcuni periodi in cui l’afflusso di migranti sulle nostre sponde si intensifica (è il caso delle prime settimane di giugno 2003 e di questa seconda metà di ottobre), la tendenza complessiva risulta in linea con quelle degli anni precedenti, a partire dal ’98, ed è una tendenza alla riduzione”, sottolinea lo studio. I cambiamenti riguardano le rotte di viaggio, la provenienza dei migranti, l’organizzazione e la gestione delle “tratte”. Nei primi 9 mesi e mezzo di quest’anno si stima che circa 11mila stranieri siano arrivati irregolarmente, via mare, sulle coste italiane; 181 gli sbarchi; nello stesso periodo considerato, relativo però al 2002, gli arrivi erano stati quasi 15mila, per un totale di 248 sbarchi, con una media di 57.7 persone per sbarco, contro le 59.4 del 2003. Più numerose le tragedie avvenute nel corso degli sbarchi o della navigazione verso le nostre coste nei primi 10 mesi dello scorso anno: 113 morti, 82 dispersi, 182 feriti (fino ad oggi, quest’anno sono stati rispettivamente 68, 159, 76). Nel 2003 la regione più interessata dagli sbarchi (165 finora) è la Sicilia, per un totale di 10.345 persone arrivate. In generale, il gruppo più significativo è costituito dai somali (12,3% degli identificati), seguiti dai palestinesi (11,5%), dagli iracheni (8,3%), mentre il 7,3% degli stranieri sbarcati è di etnia curda. Complessivamente i nord-africani sono il 20,6%, gli eritrei il 5,3%. Invece nel 2002 curdi e cingalesi rappresentavano le comunità più numerose; gli albanesi sono notevolmente diminuiti rispetto agli anni ’90, mentre tra i nord-africani il gruppo più significativo resta quello dei marocchini (35%). Impressionante, e in aumento, il numero dei dispersi, che comprende “migranti che, avvistando un’imbarcazione, si gettano in mare per raggiungerla a nuoto, senza riuscirvi e senza più venire recuperati; vittime di naufragi, stimati numericamente sulla base delle testimonianze dei superstiti, di cui si perde ogni traccia; persone gettate in mare dagli scafisti per ‘alleggerire’ le imbarcazioni in condizioni di navigazioni difficili, o cadute a seguito di colluttazioni avvenute sugli scafi, in conseguenza della fame e della sete, della costrizione e dello sconforto”. Questi dispersi – commenta la ricerca – sono nella maggioranza dei casi “migranti deceduti, di cui non è mai stato rinvenuto il corpo”: 195 morti (113) e dispersi (82) nel 2002 e 227 (76 dispersi e 159 morti) fino al 20 ottobre di quest’anno: 1 morto o 1 disperso ogni 47 migranti sbarcati (1 ogni 91 nel 2002). In ogni caso la ricerca conferma “una sostanziale costanza nel tempo del fenomeno ‘immigrazione irregolare’, con la sola eccezione del picco del ’99 (20.174 arrivi), che vede oscillare il numero degli sbarchi tra le 12mila e le 15mila unità. E per 3 immigrati irregolari su 4 l’Italia è soltanto una tappa di transito verso un paese diverso, non solo dell’Europa”.

 

7. IMMIGRAZIONE – Msf: ''Finalmente l'impegno del Governo a garantire la permanenza degli irregolari con problemi di salute'' (Redattore Sociale) 24 ottobre 2003 ROMA - Medici Senza Frontiere ha espresso soddisfazione per l'impegno assunto dal Governo italiano a garantire la permanenza sul territorio italiano degli stranieri privi di permesso di soggiorno con problemi di salute. "Il Governo italiano finalmente si impegna a tutelare il diritto alla salute delle persone che arrivano nel nostro paese in cerca di una vita migliore. A nome di tutti i cittadini italiani che sostengono le nostre attività mi congratulo con il sottosegretario Mantovano e mi impegno a monitorare l'effettiva applicazione di questo principio di umanità - ha detto Enrico Davòli, direttore esecutivo di Medici Senza Frontiere-Italia - La legge Bossi-Fini non ha modificato quanto già previsto dalla Turco-Napolitano in materia di tutela della salute degli irregolari spiega Roberto Losciale, responsabile del Dipartimento legale di MSF-Italia e cioè che anche agli irregolari devono essere assicurate le cure urgenti ed essenziali, anche se continuative. Ma questo diritto fino a oggi è stato sostanzialmente negato per una scorretta interpretazione della legge. MSF ha infatti constato moltissimi casi di espulsione di stranieri affetti da gravi patologie. Finalmente l'On. Manotovano assicura non solo la corretta applicazione della legge e quindi il divieto di allontanare gli irregolari bisognosi di cure - ma anche l'introduzione di un ulteriore strumento di tutela: la concessione di permessi di soggiorno straordinari per gli stranieri che scoprono di essere gravemente malati una volta arrivati in Italia". L’organizzazione si è detta però preoccupata per il destino dei richiedenti asilo che approdano sull'isola di Lampedusa. “Nelle ultime settimane episodi drammatici come questo sono diventati una tragica costante. – sottolinea Msf - Il 3 ottobre, almeno 100 persone, incluse 17 donne e 17 bambini, sono partiti da Tripoli, capital e della Libia. Quattro ore dopo la partenza il motore del natante si è rotto, i passeggeri della barca avevano provviste di acqua e cibo per sole 36 ore. Al quarto giorno è avvenuto il primo decesso. Dieci giorni dopo, al loro arrivo a Lampedusa, tutti i bambini erano morti e solo due delle 17 donne erano ancora vive, una di queste versa ancora in stato di coma”. "Il governo italiano, semplicemente, non è preparato a prevenire questo tipo di tragedie a Lampedusa" spiega Loris De Filippi, Capo Missione di MSF-Missione Italia. "Nonostante l'Italia non sia sotto assedio, da metà giugno del 2003 circa 5000 rifugiati sono arrivati sull'isola. Ad ottobre, circa 600 rifugiati sono arrivati e quasi ogni girono c'è una barca in arrivo. A causa delle manchevolezze delle autorità italiane nell'assumersi le proprie responsabilità, l'accoglienza rimane disorganizzata, il livello di assistenza è minimo e i rifugiati che sopravvivono non sono nemmeno informati dei loro diritti più elementari" Secondo Msf la posizione italiana rifletta l'attuale trend presente in tutta l'Unione Europea, “ focalizzandosi principalmente sulla deterrenza invece che investire in un sistema di seconda accoglienza ed un'assistenza di più alto livello”

 

8. “Ci servono tanti soldi e radar, non la polizia” (Corriere della Sera) 23 ottobre 2003 RABAT (Marocco) “Non è certo con i poliziotti che si risolve questo problema»  Il ministro libico per la sicurezza: non vogliamo proteggere noi le vostre coste, abbiamo 9 mila chilometri di confine. Il Maghreb e l’Europa, cinque Paesi a confronto con altri cinque, l’Italia per noi, insieme a Francia, Spagna, Portogallo, Tunisia. Mentre le carrette della disperazione continuano ad affondare nello specchio dei nostri mari, qui in Marocco, a Rabat, ci ha pensato l’Oim, l’Organizzazione internazionale per la migrazione, a riunire intorno a un tavolo i Paesi interessati per cercare soluzioni a questo dramma. È la seconda conferenza, ma è la prima con carattere operativo: una delle idee è di creare una Interpol mediterranea, ovvero organizzare la collaborazione di tutte le forze di sicurezza dei Paesi. «Ma non è così, non è con la polizia che si risolve questo problema». Mohamed Mesrati è il ministro libico per la giustizia e la sicurezza. Per capire: l’omologo del nostro ministero dell’Interno. Monsieur Mesrati, ma le carrette continuano a partire ogni giorno, proprio dalle vostre coste della Libia. Cosa pensate di fare? «Noi mica vogliamo guardare le vostre coste per voi. Il problema dell’immigrazione clandestina deve essere risolto nel suo complesso. Servono tanti soldi e tanti aiuti da portare nei Paesi d’origine. Non la polizia». Ma c’è gente disperata che continua a morire in mare. Tanta gente. E’ un’emergenza, un dramma. «E noi in Libia tutto il tempo guardiamo a questo problema, partecipiamo a tutte le conferenze, cerchiamo soluzioni». E dunque? In luglio avete fatto anche un accordo con il nostro Paese. Il ministro dell’Interno italiano è venuto da voi per concordare una strategia per la lotta all’immigrazione clandestina. Un accordo dai termini segreti... «Segreti? Non c’è nulla di segreto in quell’accordo». Non avete chiesto voi la segretezza? «Affatto». E allora? Cosa avete deciso? «Cosa stiamo ancora decidendo si deve dire. Il problema è vasto e complesso. Dopo l’accordo di luglio la vostra polizia italiana in agosto è venuta in Libia per studiare la situazione. Poi ci siamo di nuovo incontrati a fine settembre a Malta con il ministro Pisanu e, ancora, la prossima settimana verrà una delegazione a parlare di nuovo con voi». E alla fine? Cosa avete deciso per i controlli delle coste? «Controlli? Ma avete presente come è fatta la Libia?». In che senso? «In Libia ci sono 2 mila chilometri di coste sul mare e altri 7 mila chilometri di confini desertici. Neanche se decidessimo di mettere tutti e 5 i milioni di libici a fare da guardia a questi confini saremmo capaci di controllarli. È dal 1970 che la Libia ha cominciato ad avere problemi con l’immigrazione illegale da parte di tutta l’Africa. Abbiamo speso un sacco di soldi, abbiamo provato in tutti i modi, abbiamo sempre fallito». Ma adesso avete idea di quante persone siano in Libia pronte per partire dalla vostre coste? «No, assolutamente». E dunque adesso cosa pensate di fare? Cosa state decidendo con l’Italia? «Abbiamo bisogno di soldi, tanti soldi e di mezzi e di tanto hi-tech. Una nostra commissione tecnica ha preparato una lunga lista per l’Italia di ciò che ci serve: elicotteri, binocoli, radar. Ma c’è il problema dell’embargo con l’Unione Europea. Abbiamo chiesto per questo all’Italia di farsi portavoce in Europa». Ma se riusciste mai ad avere tutti questi mezzi, allora sareste capaci di controllare le vostre coste, i vostri confini desertici? Sareste in grado di controllare l’immigrazione clandestina? «Qualsiasi programma di sicurezza non sarà mai sufficiente». Alessandra Arachi

 

9. IMMIGRAZIONE: 5+5, prioritaria lotta a clandestinità/ANSA Conclusa con un documento la conferenza di Rabat (ANSA) - RABAT, 23 OTT - La seconda Conferenza ministeriale sull'emigrazione nel Mediterraneo occidentale (dialogo 5+5) si e' conclusa nel primo pomeriggio di oggi a Rabat, in Marocco. Alla Conferenza hanno partecipato 5 paesi dell'Europa meridionale (Italia, Spagna, Portogallo, Francia e Malta) e 5 paesi dell'Africa settentrionale (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia e Mauritania). Tutti i partecipanti hanno approvato il documento finale proposto dalla presidenza marocchina in quanto paese ospitante e accompagnato da un documento attuativo di integrazione. Tra i punti salienti della risoluzione approvata oggi, la lotta all'immigrazione clandestina come priorita' che prescinde anche dagli accordi di cooperazione. ''Si e' partiti dalla lotta al traffico di clandestini - ha detto Roberto Maroni, che guidava la delegazione italiana - per arrivare alla lotta all'immigrazione clandestina nel suo insieme''. ''Abbiamo voluto sottolineare l'importanza della lotta all'immigrazione clandestina slegandola dalla cooperazione un risultato importante e per nulla scontato, soprattutto da parte dei paesi del Maghreb''. Nel documento finale del 5+5 si auspica una''gestione efficiente dei flussi migratori'' nel quadro di una stretta collaborazione tra i paesi delle due rive del Mediterraneo. Si chiede di promuovere il miglioramento delle condizioni di vita di soggiorno, di lavoro, degli immigrati maghrebini regolari. I paesi del 5+5 si impegnano anche a procedere nella messa in atto delle raccomandazioni contenute nella 'Dichiarazione di Tunisi'' e fanno appello per il reperimento e la disponibilita' dei fondi a questo necessari. Tra le novita' di questa sessione dei 5+5, il nuovo atteggiamento della Libia che a detta di molti osservatori si e' mostrata piu' aperta e disponibile, pur sottolineando spesso che il suo territorio e' solo un punto di passaggio dei flussi migratori clandestini, e che non un solo un libico e' emigrato in Europa. La Libia e' apparsa disposta a collaborare per combattere l'emigrazione clandestina, ma ha messo sul piatto della bilancia la fine dell'embargo europeo e aiuti economici e tecnologici. Il ministro del Lavoro Maroni si e' detto soddisfatto per i risultati raggiunti in questa Conferenza, ricordando come l'Italia abbia dimostrato il ruolo importante che contro l'immigrazione clandestina giocano gli accordi bilaterali. ''Gli accordi bilaterali funzionano - ha detto - con la Tunisia un accordo bilaterale ha sensibilmente ridotto il fenomeno. Con il Marocco ne stiamo per concludere uno analogo e speriamo di convincere comunque la Libia, anche se su questo ci sarà molto da lavorare”.   Maroni porterà il documento approvato oggi a Berlusconi che il 5-6 dicembre parteciperà a Tunisi alla riunione dei capi di stato e di governo del 5+5.(ANSA).

 

10. IMMIGRAZIONE: Forlani (UDC), più cooperazione tra paesi UE togliere embargo a Libia, rivedere la legge Bossi-Fini (ANSA) - ROMA, 23 OTT - La legge sull'immigrazione va cambiata, l'embargo alla Libia revocato e la cooperazione tra i paesi europei rafforzata. Lo chiede il senatore dell'Udc Alessandro Forlani. "Anche su questo tema - dice il parlamentare - l'Europa deve superare divisioni anacronistiche e dannose ed adottare strategie coraggiose e strumenti più efficaci ed impegnativi. Gli accordi bilaterali conclusi dai singoli stati europei con i paesi di origine dei potenziali immigrati sono importanti ma non più sufficienti e spesso l'impegno richiesto appare insostenibile, nella pratica attuazione, da parte dei singoli firmatari. La pretesa di fermare gli sbarchi attraverso interventi sporadici e parziali o cooperazioni di polizia non supportate da mezzi adeguati, o addirittura attraverso accordi finanziariamente insostenibili da parte dei singoli paesi appare ormai utopistica ed elusiva".Secondo Forlani "si pone un problema di complessiva strategia europea in termini di politica estera, con la rimozione di un anacronistico embargo alla Libia che limita la collaborazione e con più efficaci strategie di cooperazione economica e prevenzione dei conflitti. Deve considerarsi urgente, anche per il nostro paese, una disciplina organica del diritto di asilo, invocata dal presidente Casini. La stessa normativa sull'immigrazione, già profondamente riformata lo scorso anno, richiede forse qualche correzione ed integrazione"(ANSA).

 

11. IMMIGRAZIONE: Violante, incerto il futuro proposta di Fini (ANSA) - FIRENZE, 23 OTT - "Non so che fine farà la proposta Fini" sul voto agli immigrati, "ma penso che entro il mese di febbraio andremo in aula. A quel punto si vedrà". Lo ha detto Luciano Violante intervenendo a Firenze a un dibattito organizzato dai Ds toscani che stanno pensando di far inserire nel nuovo Statuto della Regione l' estensione del voto agli immigrati. Secondo Violante "nella proposta Fini quello che non è accettabile è condizionare il diritto di voto al reddito: non si fa più così dal Quattrocento".Il presidente dei deputati dei Ds definisce "importante" l' iniziativa della Quercia toscana: "Proporre il diritto di voto per gli immigrati per le elezioni regionali, credo che sia una iniziativa molto seria. naturalmente ciò va visto in relazione con gli articoli 117 e 118 della Costituzione che attribuiscono alle Regioni particolari funzioni per questo tipo di elezioni. Aspetto di conoscere il parere del costituzionalista, che dice sia possibile, per avere le idee più chiare. Ma è certo che il centrodestra sta venendo su posizioni che noi portiamo avanti da anni".

 

12. IMMIGRATI: esaminate 550 mila domande regolarizzazione (AGI) - Roma, 23 ott. - Già 550.000 domande di regolarizzazione di immigrati extra-comunitari su complessive 705.172 presentate sono state esaminate dalle prefetture che hanno proceduto finora a 632.842 convocazioni. 87 Prefetture su un totale di 103 hanno gia' terminato questo lavoro relativo alle regolarizzazioni che si prevede possa essere concluso su tutto il territorio nazionale entro il prossimo 31 dicembre. Sono le cifre fornite al Comitato parlamentare di controllo e di vigilanza in materia di Immigrazione (Schengen-Europol, presidente Alberto Di Luca) dal prefetto Anna Maria D'Ascenzo, capo Dipartimento per le Liberta' Civili e l'Immigrazione del Ministero dell'Interno. Nella seduta del Comitato parlamentare Di Luca ha messo in rilievo che "il calo del 40% degli sbarchi di clandestini verificatosi dal 1° gennaio al 10 agosto di quest'anno e' il risultato sia dell'applicazione della Legge Bossi-Fini sia dell'efficacia degli accordi in vigore con alcuni paesi di partenza". "A questo si affianca - ha detto ancora - il dato che per ogni clandestino arrivato ben quattro sono stati allontanati nello stesso periodo". Di Luca - informa una nota del Comitato - ha espresso "i piu' vivi complimenti al Prefetto e a tutte le strutture del Viminale impegnate in questa attivita' di applicazione della Legge che non ha proprio nulla della sanatoria e che e' persino improprio chiamare regolarizzazione. Si e' infatti dimostrata, e cosi' verra' ricordata, come la piu' importante operazione di emersione dal lavoro nero. Inoltre - ha proseguito Di Luca - mi sembra che gia' dai dati oggi comunicati dal Prefetto D'Ascenzo, si possa dire che i tempi richiesti risulteranno cinque volte piu' veloci della ultima 'semplice' sanatoria del centrosinistra".

 

13. RIFUGIATI – Richiedenti asilo vittime di torture e violenze. Il 51% arriva dal Medio Oriente; il 75% ha meno di 35 anni (Redattore Sociale) 23 ottobre 2003 - ROMA – Molti richiedenti asilo e rifugiati hanno subito nei Paesi di origine torture e violenze di ogni genere: di loro si occupa l’associazione umanitaria “Medici contro la Tortura”, composta da medici, psicologi, psicoterapeuti e terapisti della riabilitazione, passata dalle 62 visite registrate nel 1999 alle 255 del 2002. I dati relativi alle attività dello scorso anno vengono riportati nel volume “Storie di diritti negati”, curato dal Centro Astalli e presentato oggi alla Sala Assunta.Il 51% delle vittime di tortura contattate nel 2002 dall’associazione – che opera a Roma da oltre 10 anni con richiedenti asilo che hanno subito nei paesi di origine trattamenti violenti, degradanti e disumani per motivi politici, religiosi o etnici - proveniva dall’area medio-orientale, quasi esclusivamente dal Kurdistan (iracheno,iraniano e turco), il 27% dall’Africa subequatoriale; seguono l’Africa nord-orientale (soprattutto Sudan) e nord-occidentale, che include le regioni del Maghreb. Le persone assistite sono prevalentemente giovani, di età compresa tra i 17 e i 53 anni; il 75% ha meno di 35 anni e solo il 3% supera i 45 anni. Nell’85% dei casi i pazienti sono di sesso maschile, in arrivo soprattutto dall’Asia islamica e dall’Africa nord-orientale. La presenza femminile più rilevante proviene dall’Europa orientale (38%) e dall’Africa subequatoriale (27%). Le vittime di origine africana hanno un titolo di studio più elevato (l’86% ha almeno un diploma superiore) rispetto a quelle provenienti dall’area medio-orientale (36%). Il 61%dei pazienti parla almeno un’altra lingua oltre alla propria; la percentuale sale all’83% nel caso dei curdi.Nella casistica analizzata da “Medici contro la tortura”, il 64% delle vittime ha subito percosse violente (tipologia di tortura che arriva al 72% tra chi proviene dall’Africa nord-occidentale). Le vittime provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa nord-orientale subiscono più frequentemente torture mediante posizioni innaturali forzate (rispettivamente, 21% e 20%), immersione in liquami e getti d’acqua gelida (14% e 18%),violenze con gravi lesioni permanenti (27% e 24%) e torture particolarmente crudeli (9% e 8%). La maggiore frequenza di condizioni carcerarie disumane e degradanti corrisponde alle persone provenienti dall’Africa nord-orientale (Sudan): nel 16% dei casi riferiscono di essere stati tenuti in celle sottoterra. La tortura tramite ustioni e/o corrente elettrica è riferita più frequentemente dalle persone provenienti dall’area medio-orientale e dall’Africa subequatoriale (circa il 30%). Le situazioni in cui le vittime hanno subito violenza sessuale e psicologica è più frequente in chi proviene dall’Africa subequatoriale (rispettivamente 23% e 44%); se i maschi subiscono in maggior misura tutti i tipi di tortura, per la violenza sessuale (39% nelle donne contro 12% negli uomini) e quella psicologica (41% nelle donne contro 26% negli uomini) il triste primato spetta al genere femminile.“Il sovrapporsi delle sofferenze causate dalle violenze subite nel proprio Paese a quelle durante la fuga e a quelle legate alla condizione di estremo bisogno in cui si trovano i richiedenti asilo nel nostro paese, rende necessaria la formulazione di un progetto terapeutico-riabilitativo ad hoc e di inserimento sociale”, nota l’associazione. Per quanto riguarda le condizioni di accoglienza in cui le vittime si trovano in Italia, Medici contro la tortura sottolinea che “oltre 1/5 degli assistiti non è ospitato presso alcun centro ed è senza dimora fissa”: una percentuale raddoppiata dal 1999 al 2002 (14% contro 29%). “Le vittime di tortura sono persone vulnerabili per le quali occorre una tipologia di intervento e di accompagnamento specifico e qualificato – nota l’associazione -. Invece la loro sorte e la loro cura è spesso affidata solamente all’attività di associazioni che non possono accompagnare tutti coloro che hanno bisogno di sostegno. La speranza è che finalmente a livello istituzionale cresca l’attenzione per questi temi e si abbia la capacità di coordinare meglio quello che già c’è,ma soprattutto promuovere quello che ancora manca in termini di azioni e strutture”.

 

14. RIFUGIATI – Sono circa 250 i richiedenti asilo senza dimora intercettati ogni giorno in alcune zone di Roma. Il 26% dorme all'aperto da un anno o più (Redattore Sociale) 23 ottobre 2003 ROMA – Sono circa 250 i richiedenti asilo senza dimora intercettati quotidianamente in alcune zone di Roma dall’Associazione “Ronda della Solidarietà”, che da anni si occupa degli homeless dedicando una particolare attenzione ai potenziali richiedenti asilo. Nell’ambito del Progetto “Diritti umani e volontariato”, l’associazione ha condotto una ricerca sui gruppi di senza fissa dimora presenti in tre zona della città: Colle Oppio, Stazione Tiburtina e via Marsala. I risultati dell’indagine sono illustrati in “Storie di diritti negati”, volume curato dal Centro Astalli e presentato oggi alla Sala Tra i motivi per cui queste persone non hanno dimora, “certamente le insufficienti misure di accoglienza previste in Italia, che spingono molti a cercare di raggiungere altri Paesi”, nota la “Ronda”, che stima un possibile flusso annuo di potenziali richiedenti asilo senza tetto:si tratta di 6.000 persone, delle quali solo l’1%risiede stabilmente in Italia, mentre il 17% rimane fino a 1 mese nella penisola, gli altri sono “di passaggio”.Dalle 101 interviste effettuate, emerge che Colle Oppio (67% delle rilevazioni) è un luogo di transito: a distanza di un mese cambiano il 74% delle persone. Invece a Tiburtina (14% delle rilevazioni) il periodo di permanenza è decisamente più lungo: nessun intervistato era lì da meno di 1 anno. A via Marsala è stato effettuato il 19% delle interviste, a fronte di una percentuale di senza dimora presenti da meno di una settimana che è di poco inferiore a quelli di Colle Oppio. Il 75% dichiara di non aver richiesto assistenza (quindi un posto letto) alle strutture comunali: alcuni “perché informati della mancanza di posti disponibili, ma la maggior parte perché vuole lasciare l’Italia”. Il 12% dichiara di essere in lista di attesa per essere ammesso in un centro di accoglienza, mentre il 3% dichiara di non aver chiesto un posto letto per ottenere invece il “contributo dei 45 giorni” (l’alternativa all’accoglienza in un centro del Comune). Oltre 1/3 degli intervistati (il 35%) dichiara di non avere una dimora da oltre un mese; ma i rifugiati e i richiedenti asilo - soprattutto sudanesi - che dicono di dormire all’aperto o in strutture fatiscenti da un anno o più sono il 26% (da oltre un anno il 10%).Come arrivano nel nostro paese? Il costo medio di un viaggio per arrivare in Italia si aggira intorno ai 3.700 dollari per una durata media di 22 giorni. I mezzi di trasporto utilizzati sono soprattutto la nave (49%) e il camion (45%), usati spesso in abbinamento. Il 3% dichiara di aver fatto l’intero viaggio su mezzi di fortuna, ad esempio i gommoni. Paese di transito è la Grecia, “ponte” verso l’Italia per il 42,3% degli intervistati, spesso passati anche dalla Turchia, tappa obbligata per i curdi iracheni (42,3%). Dalla Germania proviene il 7,7% (quasi tutti richiedenti asilo che in base alla “Convenzione di Dublino” vengono rinviati in Italia). Tra coloro che dichiarano di voler lasciare l’Italia, ben il 38,1% ambiscono a raggiungere la Germania come meta finale. Anche la Gran Bretagna è considerata una buona meta dal 28,6%; seguono Francia, Norvegia, Svezia e Olanda. I richiedenti asilo, tra gli intervistati, sono il 17%, a cui va sommato il 7%delle persone che dichiarano di aver scelto l’Italia come paese d’asilo e sono in attesa di recarsi in Questura per la formulazione della domanda. Tra il 64% di coloro che dichiarano di non avere uno status, figura chi ha intenzione di lasciare l’Italia. L’età media è pari a 24,2 anni, con un arco che va dai 15 ai 48 anni. I “più anziani ” provengono dall’Africa, mentre quelli di etnia curda dichiarano generalmente un’età molto giovane. Per quanto riguarda la nazionalità e il luogo di permanenza, gli iracheni (80%del totale degli intervistati) si concentrano a colle Oppio, mentre presso la Stazione Tiburtina vivono soprattutto i sudanesi (il 10% del campione); i turchi curdi sono il 3%. Il curdo è la lingua parlata dalla maggioranza degli intervistati (74%), seguita dall’arabo (11%), mentre una minoranza parla persiano, turco e inglese. La conoscenza dell’italiano è molto scarsa; i curdi dichiarano di non avere molte difficoltà, grazie soprattutto al sostegno dei curdi già presenti in Italia da tempo. Per quanto riguarda i titoli di studio, il 45% ha conseguito il diploma di scuola media, il 31 % il diploma elementare, il 14% quello delle superiori; il 4% ha frequentato l’Università e la metà di questi è laureato. Tuttavia il 6% degli intervistati afferma di non aver frequentato neppure un giorno di scuola.

 

15. RIFUGIATI – Il percorso dei richiedenti asilo: in media 6 notti all'aperto e poche informazioni. Solo il 10% ha avuto un corretto orientamento; 10 mesi per arrivare in Commissione (Redattore Sociale) 23 ottobre 2003 - ROMA – Quale percorso compie in Italia il richiedente asilo, dal momento del suo arrivo fino all’esito della procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato? L’indagine “Storie di diritti negati”, curata dal Centro Astalli, raccoglie i risultati di un monitoraggio ad hoc compiuto da 5 associazioni sul territorio romano. I primi giorni dall’arrivo in Italia si configurano come “un forte momento di difficoltà. La media delle notti passate all’aperto per il totale dei 250 intervistati (sia uomini che donne) è pari a 6”. Risulta molto difficoltoso per i richiedenti asilo accedere alle informazioni sulle forme di assistenza previste e sulla corretta procedura per la richiesta d’asilo: “Spesso le ricevono dalla polizia, anche se frettolosamente e non sempre in presenza di interpreti e mediatori, da connazionali o altri stranieri”. Soltanto il 10% circa “dichiara di aver ricevuto, nel primo periodo dall’arrivo in Italia, un corretto orientamento da parte di organismi di volontariato e del privato sociale. Eppure accedere a tali informazioni è vitale: sia per usufruire delle già esigue forme di assistenza previste, sia per affrontare l’audizione decisiva davanti alla Commissione Centrale necessariamente preparati”. I tempi per la presentazione della richiesta d’asilo in Questura (nel luogo di arrivo o a Roma) variano complessivamente da 1 a 10 giorni nel 59,5% dei casi, fino a un mese per il 19,8% e a 3 mesi o più per il 15,2%. Presso alcune Questure, ad esempio quella di Roma, è necessario recarsi più volte (due o più) sia per la presentazione della richiesta, sia per assolvere gli obblighi previsti nelle varie fasi della procedura. “L’attesa fuori dagli uffici supera spesso le 5 ore – riferisce la ricerca -. In alcuni casi, la fila davanti la Questura inizia la notte precedente, perché l’accesso agli uffici è organizzato secondo un sistema di numerazione ad esaurimento. Chi arriva tardi è costretto ad una nuova attesa il giorno successivo”. Oltre la metà degli intervistati (61,1%) è ancora in attesa dell’intervista presso la Commissione Centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato, mentre il 25,2% ha già sostenuto l’intervista; tra loro, solo il 40% è a conoscenza dell’esito. Il tempio medio di attesa dell’intervista è di 10 mesi dalla data della richiesta (con punte anche di 18 mesi), a cui va aggiunto il tempo necessario per essere informati sulla decisione della Commissione Centrale che, in assenza di sospensioni per ulteriori indagini e verifiche nel paese di origine del richiedente asilo, è di 2 mesi in media. “Il sentimento più diffuso riportato dal richiedente asilo al termine dell’intervista è di forte delusione per la sua brevità e di scarsa comprensione di quanto accaduto”. Al momento della rilevazione, il 55,7% degli intervistati, presenti in Italia da almeno 2 mesi, è ospitato presso un centro di accoglienza a Roma, il 22,6% presso privati (affittuari, ospitalità di amici, connazionali) e il 17,6% è privo di alloggio, “che quasi sempre significa dormire all’aperto”. Il problema della casa “resta uno dei nodi insoluti dell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati e i rischi per loro di restare senza una vera dimora sono, nei primi anni della loro permanenza in Italia, piuttosto alti”. Per quanto concerne l’accesso ai servizi sanitari, il 77,1% degli intervistati ha dichiarato di aver fatto una visita medica in Italia: oltre il 75% di questi ha usufruito dei servizi di un’associazione di volontariato, all’interno del centro di accoglienza o presso un ambulatorio, mentre il 17% circa si è recato presso un medico di base o il pronto soccorso di un ospedale. “Il richiedente asilo che arriva in Italia può aver subito violenze e torture, può essere ammalato e debilitato per il viaggio, può egli stesso essere sopravvissuto a un naufragio, può aver trascorso del tempo in un campo profughi, in un carcere, nascosto in una foresta, aver perduto i suoi cari – ricorda l’indagine -. Necessita dunque di una particolare assistenza medica e psicologica, sia all’arrivo che nel tempo. Di tutto questo, al momento, si fanno carico, quasi esclusivamente le Associazioni di volontariato”. Come provvedono alle spese personali i richiedenti asilo? Il 36,6% afferma di ricevere aiuti da familiari o associazioni, mentre il 39,7% preferisce non rispondere e il 22,1% dichiara di lavorare in nero. “Senza un lavoro in nero o nonostante questo, il richiedente asilo, reso indigente, entra in un circuito di povertà ed emarginazione sociale che trasforma radicalmente il suo status e la percezione che ha di sé: da persona in cerca di protezione per un fondato timore di persecuzione, a ospite temporaneo di mense e dormitori di emergenza, a senza fissa dimora, oppure lavavetri, raccoglitore di pomodori, venditore di giornali ecc. – osserva la ricerca -. Ciò costituisce l’ennesima, dolorosa negazione dei suoi umani fondamentali, questa volta ad opera del Paese in cui, con fiducia e speranza, ha chiesto asilo”.

 

16. CLANDESTINI: Cuffaro, un piano Marshall per il Mediterraneo (AGI) - Palermo, 23 ott. - "E' necessario che l'Europa dedichi un'attenzione ed uno sforzo particolare ai Paesi della sponda sud del Mediterraneo. Si tratta di passare ad una articolata politica di prossimita'". Lo ha detto il presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro. "Gli stanziamenti comunitari nei confronti dei Paesi confinanti - ha aggiunto - e' indispensabile che siano significativamente elevati. A questo risultato si puo' giungere predisponendo un piano straordinario per il Mediterraneo". Una sorta di "piano Marshall in forza del quale ogni regione - spiega - adotti un'altra regione e ne diventi partner privilegiato per il suo sviluppo". Tra le proposte anche la creazione di una Assemblea parlamentare euro-mediterranea, la costituzione di una Banca euro-mediterranea, "per la cui sede - continua - candidiamo la Sicilia". Infine, il presidente della Regione propone la creazione di una Fondazione euro-mediterranea per promuovere il dialogo fra culture e civilta'. (AGI)

 

17. MAFIE STRANIERE IN ITALIA: tratta esseri umani nuovo business (AGI) - Roma, 23 ott. - Il traffico e la tratta di esseri umani sono il nuovo, grande business delle organizzazioni criminali straniere presenti in Italia: secondo il Dipartimento di stato Usa, sono tra le 700mila e i 4 milioni le persone che ogni anno lasciano il loro Paese, o sono costretti a lasciarlo, per cercare migliori condizioni di vita in Occidente. E' quanto emerge dalla ricerca "Mafie straniere in Italia", curata da Enzo Ciconte per il Centro studi "Temi" fondato nel '98 dalla Confesercenti. "Il traffico e la tratta di esseri umani - scrive Ciconte - sono sempre piu' integrati con il traffico di droga e questo testimonia che vecchi e nuovi mercati criminali si sono sovrapposti". Attualmente, le mafie straniere presenti sul nostro territorio si possono ragguppare in due grandi categorie: le mafie "stanziali" e quelle "di transito e d'affari". Le mafie stanziali sono la mafia albanese, la cinese e la nigeriana. Gli albanesi sono coinvolti anche nel compimento di reati di tipo predatorio ed e' per questo che sono percepiti come soggetti socialmente violenti e pericolosi: detengono il monopolio della prostituzione di strada e hanno stretto rapporti di collaborazione con i turchi (import di eroina) e i colombiani (cocaina). I nigeriani gestiscono la prostituzione delle loro connazionali con l'aiuto delle "maman" e di riti magico-tribali-religiosi, mentre per lo spaccio della droga si servono di corrieri di altri Paesi, per lo piu' marocchini, tunisini, algerini ed europei dell'Est. I cinesi si sono radicati in specifiche realta' territoriali, come il quartiere Esquilino a Roma o la zona di Prato, promuovendo attivita' economiche al cui interno viene impiegata manodopera sfruttata o, in alcuni casi, ridotta in caso di schiavitu'. Le mafie di transito sono, invece, la turca, la colombiana e la russa, tutte e tre dedite al traffico di droga e al riciclaggio di denaro sporco: "Mantengono rapporti con la madrepatria all'interno della quale, utilizzando pratiche corruttive, hanno instaurato rapporti con esponenti del potere politico e finanziario". (AGI)

 

18. IMMIGRAZIONE: Francia, presentata riforma diritto asilo de Villepin propone razionalizzazione procedure (ANSA-AFP) - PARIGI, 23 OTT - Il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin ha proposto una "razionalizzazione delle procedure" del diritto d'asilo per ridurre i tempi di esame delle domande, presentando in serata al Senato il suo progetto di riforma in materia. Tale progetto rientra nell'ambito dell'armonizzazione delle politiche europee in materia di diritto d'asilo. De Villepin ha descritto per la Francia una situazione del diritto d'asilo "in crisi", parlando di "procedure ridondanti, un dispositivo saturo, intollerabili ritardi nelle risposte, centri di accoglienza sommersi e, soprattutto, rifugiati ingiustamente mantenuti nella precarietà per lunghi mesi".Pur riconoscendo che "l'afflusso di coloro che chiedono asilo testimonia dell'aggravarsi delle violazioni dei diritti umani e delle persecuzioni su scala planetaria", il capo della diplomazia francese ha sottolineato che "il 90% delle domande non possono essere accolte perché si basano su motivazioni economiche e sociali che non rientrano nel diritto d'asilo". "Il fatto è che molti stranieri sollecitano il nostro sistema d'asilo non per ottenere la protezione del nostro Paese ma per restarvi il più a lungo possibile, essendo la loro motivazione di natura economica", ha spiegato. Per rimediare a tale situazione, de Villepin propone che i richiedenti asilo si rivolgano a uno "sportello unico" - che sarà l'Ofpra (ufficio francese di protezione dei rifugiati e apolidi) - e a un canale di "ricorso unico", vale a dire la Commissione ricorsi dei rifugiati. Nel quadro dell'armonizzazione europea, il progetto di legge comporta tre innovazioni: "l'abbandono del criterio dell' origine statale delle persecuzioni" e le nozioni, più controverse, di "asilo interno" e "Paese d'origine sicuro". Per tener conto del fatto che "intere regioni sfuggono all' autorità degli Stati" - ha detto de Villepin . "ormai la qualifica di rifugiato potrà essere concessa anche se le minacce di persecuzione provengono da attori non statali", milizie locali, organizzazioni mafiose o terroristiche. Per contro, il concetto di asilo interno permetterà all' Ofpra "di non accogliere la domanda d'asilo di una persona che avrebbe accesso a protezione su una parte del territorio del suo Paese d'origine e che potrebbe ragionevolmente esservi inviata senza timore di venire perseguitata".Quanto ai richiedenti asilo provenienti da Paesi "sicuri", le loro domande non saranno necessariamente respinte, bensì trattate secondo una procedura speciale e accelerata. In vista delle probabili critiche dell'opposizione di sinistra al progetto governativo, il ministro ha tenuto a riaffermare "la tradizione francese dell'asilo". "La Francia conta di restare una terra d'asilo", ha sottolineato.

 

19. IMMIGRAZIONE: 5+5; Maroni a Rabat, collaborazione e quote ministro del lavoro sottolinea importanza legge bossi-fini (ANSA) - RABAT, 22 OTT - Il ruolo della collaborazione tra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo per gestire i flussi migratori, le quote di immigrazione legale per gli extracomunitari e il ''pilastro della legge italiana sull' immigrazione 189 Bossi-Fini'' sono stati al centro dell' intervento che il ministro del lavoro Roberto Maroni ha fatto questo pomeriggio alla seconda Conferenza ministeriale sulla migrazione nel Mediterraneo occidentale apertasi oggi a Rabat. Alla Conferenza, chiamata ''dialogo 5+5'', partecipano cinque paesi dell'Europa meridionale - Spagna, Francia, Italia, Portogallo e Malta - e cinque paesi del Nordafrica - Algeria, Libia, Mauritania, Tunisia e Marocco -. La Conferenza fa seguito a quella tenutasi l'anno scorso a Tunisi e gli esperti dei paesi interessati stanno ora approfondendo i temi fondamentali contenuti nella ''Dichiarazione di Tunisi'' che concluse la precedente sessione: regolare i flussi migratori attraverso una gestione concertata dei movimenti delle persone e un rafforzamento degli scambi umani; diritti e obblighi dei migranti e processo di integrazione; migrazione e co-sviluppo. Nel suo intervento, il ministro del Lavoro italiano ha ribadito come sia fondamentale per il controllo dei flussi migratori la collaborazione tra i paesi interessati (quelli di origine, di transito e di destinazione finale degli immigrati) e come questa collaborazione debba portare a una gestione dei flussi migratori nell'intero bacino del Mediterraneo. Maroni ha definito ''pilastro'' della politica migratoria italiana la legge 189 (detta Bossi-Fini) che e' entrata in vigore lo scorso anno. Tale legge - secondo il ministro - unisce regole destinate a facilitare il lavoro, l'assistenza sociale e l'integrazione degli emigranti, aggiungendo misure piu' strette per ogni forma di illegalita'. La 189 - sempre secondo Maroni - amalgama vecchi e nuovi metodi per gestire l'immigrazione del lavoro e ''introduce strumenti innovativi che saranno pienamente operativi una volta che il meccanismo sara' completamente implementato, ma che stanno gia' contribuendo a una effettiva lotta contro la immigrazione irregolare''. Maroni ha ricordato come la nuova legge abbia gia' permesso la regolarizzazione di oltre 600 mila immigrati in Italia, di questi piu' di 70 mila provenienti da paesi dell' area del Maghreb: circa 54 mila dal Marocco, 10 mila dalla Tunisia, 6 mila dall' Algeria, 200 dalla Libia e 70 dalla Mauritania. Nel 2003 - ha ricordato il ministro - oltre 80 mila cittadini non comunitari sono potuti entrare in Italia per lavorarvi attraverso il sistema delle quote. Maroni ha ricordato anche come attraverso la collaborazione e i nuovi strumenti concordati per l'emigrazione si possa garantire un flusso di risorse umane sulle basi di necessita' qualitative e quantitative effettive, e a questo riguardo ha menzionato un progetto pilota ''in corso di definizione proprio in questi giorni in collaborazione con il governo tunisino''. Si tratta del progetto che prevede l'inserimento di lavoratori tunisini nel mercato del lavoro nelle regioni Lombardia e Veneto, ''prima applicazione di un modello che spero - ha concluso Maroni - possa essere replicato con successo in altri paesi del Mediterraneo meridionale''. (ANSA).

 

20. IMMIGRAZIONE: europarlamentari Italia invocano UE / ANSA Prodi, o politica di tutta Europa o altre Lampedusa (ANSA) - STRASBURGO, 21 OTT - Gli echi della tragedia di Lampedusa arrivano all'Europarlamento, dove trovano un consenso unanime e trasversale fra gli esponenti politici italiani sulla necessità di coinvolgere l'Unione Europea per intervenire in maniera efficace ed impedire che disastri di questo genere si ripetano. Ad affermare in maniera esplicita che è l'Ue la cornice nella quale affrontare questo problema è stato il presidente della Commissione europea Romano Prodi. "O noi capiamo che questa è una politica di tutta l'Europa e siamo coerenti con questo, o avremo questi episodi ancora e ancora in futuro", ha spiegato a chiare lettere, in una intervista televisiva, il presidente dell'esecutivo Ue, il quale ha però messo in risalto come su questo tema il raggiungimento di politiche comuni non sia sempre facile. Il riferimento è all'introduzione di quote di ingresso per gli extracomunitari, argomento dibattuto durante l'ultimo vertice Ue di giovedì e venerdì scorso a Bruxelles, ma che non ha trovato il consenso dei partner europei, che, ha osservato Prodi, "hanno bloccato l'iniziativa della Commissione e dell' Italia".La necessità di lavorare a livello europeo, e quindi di non lasciare sola l'Italia nell'affrontare un problema che ha perso i contorni di una questione puramente nazionale, è stata evocata da più di un esponente italiano all'Europarlamento. L'Unione europea - ha osservato il capogruppo europeo di Fi Antonio Tajani - deve capire che "il problema dei 7.000 km di coste italiane è una questione europea, sono 7.000 km di frontiera sud dell'Europa". Il leader dello Sdi Enrico Boselli ha sottolineato come "l' Europa deve capire che il problema non può essere affrontato dall'Italia da sola".La sollecitazione a considerare quello dell'immigrazione un tema europeo è venuta anche dal presidente del Pdci Armando Cossutta, mentre il segretario del Prc Fausto Bertinotti chiede che Italia e Europa "fondamentalmente pensino i rapporti con i paesi poveri del mondo in maniera diversa, per evitare questi picchi di disumanità".L'altra faccia della medaglia delle iniziative da adottare per evitare il ripetersi di tragedie come quella di Lampedusa è rappresentata dalla stipula di accordi con i paesi dai quali vengono le ondate di immigrazione clandestina. Un tema sollevato da vari esponenti italiani e sul quale si è soffermato il ministro per le Politiche comunitarie Rocco Buttiglione, il quale ha sollecitato accordi con tutti i paesi della sponda sud del Mediterraneo per "bloccare l'immigrazione clandestina e aprire invece i canali dell'immigrazione legale".E' l'Europa, ha insistito Buttiglione, che deve siglare accordi con i paesi rivieraschi, "in modo da bloccare i flussi all'origine", perché innanzitutto occorre porre fine "a questa ecatombe di gente".

 

21. COX: direttive approvate su immigrati, ma paesi frenano intervista al Corriere della Sera (ANSA) - ROMA, 22 OTT - Una parte dell'Europa "ha già fatto il suo dovere". Commissione e Parlamento "hanno adottato ben sei direttive sull'immigrazione". Il Consiglio europeo, invece, cioé i capi di Stato e di governo, "neanche una". Pat Cox, presidente dell'Europarlamento - intervistato dal CORRIERE DELLA SERA - parla della tragedia di Lampedusa: "Ho passato la sera a guardare le immagini sulle tv italiane. Quello che è successo ha sconvolto tutti e tutta l'Europa deve farsene carico. Purtroppo non è la prima volta che ci troviamo di fronte a simili tragedie. (...) Stiamo aspettando che entri in funzione l'Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne. Sono sicuro che i Paesi della Ue troveranno gli strumenti per rendere più efficace la sorveglianza. Ma è un'illusione pensare che sia possibile gestire i problemi dell'immigrazione con una logica semplicemente militare. Qualche mese fa in Italia ho sentito qualcuno proporre di puntare i cannoni contro le barche dei profughi...". E' stato Umberto Bossi, leader della Lega nord, ministro del governo Berlusconi - precisa il CORRIERE DELLA SERA. "E' sbagliato - ribatte Cox - gli immigrati non sono un obiettivo militare, ma se mai un obiettivo di una politica di civiltà".(ANSA).22-OTT-03 08:32

 

22. IMMIGRAZIONE: Berlusconi, accoglienza degna nostra civilta' (ANSA) - STRASBURGO, 22 OTT - Silvio Berlusconi nel manifestare il suo cordoglio e il suo dolore per la tragedia degli immigrati morti nel tentativo di raggiungere Lampedusa, ha detto che "la nostra formazione cristiana ci induce a guardare a questi immigrati con uno spirito di accoglienza degno del nostro livello di civiltà". (ANSA)

 

23. IMMIGRAZIONE: Berlusconi, accoglienza degna nostra civilta' (2) (ANSA) - STRASBURGO, 22 OTT - "Questi immigrati - ha detto ancora Berlusconi parlando davanti all'Europarlamento - lasciano i loro paesi dove c'é miseria e vengono nel nostro continente spinti dalla voglia di lavorare, con la forza delle loro braccia. Dobbiamo fare tutti una attenta riflessione su come l'Europa colta, cristiana, del benessere deve aprirsi a chi viene qui con la speranza di cambiare il proprio futuro e quello dei propri figli". (ANSA).

 

24. CLANDESTINI:Pisanu,tragedia che pesa su coscienza Europa (AGI) - Roma, 22 ott. - Il naufragio dei clandestini a largo Lampedusa e' "una grande, ignorata tragedia, che pesa come un macigno sulla coscienza civile dell'Europa ma chiama anche in causa la responsabilita' dei Paesi da cui partono o transitano i migranti clandestini diretti in Europa". E' quanto ha affermato il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, parlando in Aula alla Camera del recente naufragio. Per Pisanu, e' "doveroso alzare lo sguardo al di sopra delle emozioni e delle polemiche", per cogliere le dimensioni e la complessita' del fenomeno e cercare, "senza improvvisazioni, regole e strumenti per governarlo". Il ministro dell'Interno ha sottolineato che lasciare il fenomeno a se stesso, e cioe' "alla forza selvaggia della disperazione, al crudele cinismo dei traghettatori e degli altri sfruttatori ci costerebbe di piu', molto di piu' di ogni ragionevole tentativo volto a governarlo". In altri termini, il 'lasser faire' sull'immigrazione avrebbe costi umani, sociali e politici insostenibili per ogni paese civile. Quindo Pisanu ha ricordato le tre linee di fondo, tra loro strettamente connesse, che hanno caratterizzato il programma della Presidenza Italiana. "La prima - ha detto - e' quella degli aiuti allo sviluppo dei paesi del Terzo Mondo da cui hanno origine i flussi migratori piu' importanti. A questo proposito mi limito a ricordare che attualmente le rimesse degli emigrati ai paesi d'origine superano nettamente l'ammontare complessivo degli aiuti provenienti dal Primo Mondo, cosicche' possiamo dire che il contributo piu' consistente ai paesi sottosviluppati arriva proprio dai piu' poveri dei paesi piu' ricchi: gli emigrati". La seconda linea di azione e' la regolazione dei flussi migratori, mediante accordi bilaterali e multilaterali tra paesi di origine e transito, da un lato, e paesi di destinazione dei migranti dall'altro. La terza e' la gestione integrata delle frontiere esterne europee, indispensabile sia per governare i flussi legali, sia per condurre con la maggiore efficacia possibile la guerra alle organizzazioni criminali che sfruttano l'immigrazione clandestina. (AGI)

 

25. CLANDESTINI: Pisanu, Europa adotti sistema quote di ingresso (AGI) - Roma, 22 ott. - "La chiave di una politica europea dell'immigrazione sta nell'adozione di un sistema di quote di ingresso nei Paesi dell'Unione. Le quote dovrebbero essere stabilite autonomamente da ciascun Paese e concordate con i Paesi di origine dei migranti, in cambio della loro collaborazione per regolare i flussi legali, per bloccare l'immigrazione clandestina e per riaccogliere i clandestini espulsi". E' quanto ha affermato il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, parlando in Aula alla Camera sul naufragio dei clandestini a largo di Lampedusa. "Ho avanzato questa proposta nelle sedi istituzionali dell'Unione ed il tema sara' ora oggetto di un apposito studio della Commissione - ha aggiunto Pisanu -. L'iniziativa si basa, come molti Colleghi sanno, sulla significativa esperienza maturata da noi italiani: abbiamo visto che negoziando quote relativamente limitate di ingressi regolari, si ottiene dai Governi una collaborazione stretta sia per il controllo delle frontiere, sia per il rimpatrio degli espulsi. In questo modo noi abbiamo azzerato l'immigrazione dall'Albania e dallo Sri Lanka, ed abbiamo ridotto del 90% quella dalla Tunisia". "In estrema sintesi - ha spiegato -, possiamo dire che quest'anno siamo riusciti a rimandare a casa per ogni clandestino sbarcato quattro clandestini scoperti in Italia, e possiamo dire di averlo fatto non con azioni di deportazione, ma in virtu' di accordi di rimpatrio regolarmente stipulati con i paesi di origine e di transito".(AGI)

 

26. IMMIGRATI: Fini, non forza lavoro ma uomini con dignità (AGI) - Roma, 22 ott. - Gli immigrati "non sono forza-lavoro non sono solo braccia, innanzitutto sono persone con una dignita' umana".- Lo ha detto Gianfranco Fini intervenendo al primo convegno internazionale degli imprenditori italiani nel mondo. Il Vicepremier ha ammonito: "non mercifichiamo tutti, ricordiamoci che si tratta di persone, uomini, donne, bambini. Persone che - ha proseguito - desiderano non essere discriminati con il sacrosanto diritto di vedersi integrati a patto di rispettare regole e doveri del paese che li ospita". Per Fini l'Italia "che ha alle spalle esperienze di emigrazione, può e deve avere un atteggiamento all'insegna di valori, rispetto e considerazione. C'e' un rischio di retorica? Questa non e' retorica, sono valori e la politica o ha dei solidi valori di riferimento o la riduciamo ad amministrazione e diventa una occupazione come tante". Il vicepresidente del Consiglio ha quindi sottolineato che tutto questo e' alla base della sua proposta di legge per il voto agli immigrati che rappresenta, ha detto, "uno dei tanti passaggi fondamentali per garantire l'integrazione, integrazione che e' un dovere - ha concluso - altrimenti la Storia non ci ha insegnato nulla".

 

27. CLANDESTINI: Domenici (ANCI), sostenere progetti decentrati (AGI) - Roma, 22 ott. - "E' necessario invertire la tendenza lanciando subito dei segnali forti intervenendo nelle aree d'origine. I Comuni e le Regioni che, in assenza di finanziamenti, hanno promosso microprogetti di cooperazione decentrata vanno sostenuti e potenziati. Mille progetti concreti sono piu' utili di un solo megaprogetto di cui e' difficile ipotizzare la realizzazione". Cosi' il Presidente dell'Anci, Leonardo Domenici, sulla tragedia dei migranti accaduta a Lampedusa. "Non e' possibile rimanere a guardare - aggiunge Domenici - come Anci abbiamo dato vita, insieme all'Acnur(Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e al Ministero dell'Interno-Dipartimento liberta' civili e migrazione, ad un programma d'interventi che ha coinvolto oltre 150 Comuni italiani, creando un sistema nazionale di accoglienza e assistenza, coordinato dall'Anci, che ha permesso di rispondere ad oltre 4000 cittadini stranieri". "Ma questo certamente non basta. Oggi, infatti, sono in missione a Lampedusa rappresentanti dell'Anci e dell'Acnur per verificare concretamente, insieme al Sindaco di Lampedusa, le piu' urgenti necessita' e quali sono gli interventi da realizzare. E' necessaria, pero' - conclude il Presidente del'Anci - l'apertura di un adeguato centro di prima accoglienza in Sicilia su cui siamo disponibili anche a discuterne insieme al ministero dell'Interno".

 

28. SBARCHI: Vigna, mafia e 'ndrangheta estranee (AGI) - Roma, 22 ott. - Dietro gli sbarchi dei clandestini sulle nostre coste non c'e' la mano della mafia o della 'ndrangheta. Ad affermarlo e' il procuratore nazionale antimafia, Piero Luigi Vigna, intervenuto alla presentazione di una ricerca sulle mafie straniere in Italia promossa dal Centro studi della Confesercenti. "Sulla base delle informazioni avute sia dai procuratori distrettuali sia dalle forze dell'ordine - spiega Vigna - ritengo che Cosa nostra e 'ndrangheta siano del tutto estranee a questo business: voglio dire, per paradosso, che se fossero loro ad organizzare gli sbarchi, avremmo meno morti. Sul tema si sono fatte molte ipotesi, tutte infondate: si e' detto che quando i centri di accoglienza si svuotano, subito arrivano nuovi clandestini, e non e' vero; che gli sbarchi non potrebbero avvenire senza il consenso implicito di Cosa nostra, ma francamente non vedo i mafiosi a fare da guardacoste; che il beneplacito agli sbarchi nasca da accordi a livelli di vertici, su traffici come quello di droga, ma non si sono trovati riscontri. Non ho idea di come Provenzano veda gli sbarchi, ma spero di poterglielo chiedere.." Per Vigna, il fenomeno dell'immigrazione clandestina "e' molto difficile da arginare. Ci sono in gioco delle condizioni di vita insostenibili per povertà, fame , conflitti bellici, razziali o di religione che spingono persone che si sentono votate alla morte a giocare una sorta di roulette tragica nel tentativo, spesso vano, di salvare la vita. L'ideale sarebbe intervenire su queste condizioni, ma questo e' un compito che va oltre le competenze dei singoli governi, e che spetta alla comunità internazionale; nel frattempo, bisogna garantire aiuti adeguati, vigilando sulla loro effettiva destinazione, e rafforzare gli accordi con i Paesi d'origine, anche attraverso forme di dazione di mezzi a quelli piu' collaborativi".

 

29. RIFUGIATI - Schiavone (Ics): ''Con le nuove norme saranno trattenuti migliaia di immigrati che non hanno commesso alcun reato'' (Redattore Sociale) 22 ottobre 2003 FIRENZE - “Visto che il governo presenta all’estero il Programma Nazionale Asilo come fiore all’occhiello della nostra politica, a copertura della mancanza di una normativa unica ed organica, il progetto non può ora essere svuotato di contenuto”. Così interviene alla 2°Assemblea Nazionale delle Città dell’Asilo Gianfranco Schiavone, responsabile nazionale servizio immigrazione e asilo dell’ICS. “Vogliamo portare delle riflessioni concrete. La normativa contenuta nella Bossi Fini parla di sistema di protezione, e in questo ambito affida all’Anci un servizio centrale di monitoraggio. Cosa si intende con questa parola? Nella nostra ottica, se si vuole dare senso alla parola protezione, l’Anci è chiamato ad una valutazione concreta della situazione, indicando quanti sono gli assistiti, quante le domande rifiutate, quali le situazioni più anomale. Bisognerebbe poi creare un Gruppo di lavoro tra tutti gli enti coinvolti, per valorizzare un lavoro che dev’essere comune, e rafforzare oltre ai comuni la presenza delle regioni”. Inoltre, riguardo al futuro sistema di protezione “implica un approccio negativo verso i richiedenti asilo, considerati come potenzialmente abusivi, in possesso di domande tendenzialmente da rifiutare. Si configura insomma un sistema generale di trattenimento”. Senza considerare, continua Schiavone, che “in questo modo saranno trattenute migliaia di persone che non hanno commesso reati né irregolarità amministrative, assenti, come riporta la Convenzione di Ginevra del 1951, in caso di ingresso in un paese finalizzato alla richiesta di asilo”. “Il problema va visto in un’ottica più ampia”, commenta Antonio Ragonesi, referente Anci, “si sta portando avanti una politica sbagliata sull’immigrazione, senza pensare che la questione asilo chiama necessariamente in causa la gestione dei flussi migratori”. Un altro rischio, legato alla costituzione dei centri di identificazione di competenza dello stato, è che venga a mancare il raccordo tra governo centrale e governi locali, Comuni in particolare: “la responsabilità dev’essere di entrambi, solo un lavoro d’intesa può dare un segnale forte per le politiche migratorie nel loro complesso”. Il Programma Nazionale Asilo è stato recepito nella nuova normativa? “Bisogna distinguere tra gli interventi alle frontiere, nei centri di identificazione di competenza del governo e la seconda fase di accoglienza diffusa in mano secondo il Programma agli enti locali. Come essere sicuri che chi passa dai centri di identificazione abbia la stessa tutela di accoglienza diffusa prevista per la minoranza che da li non passa?”

 

30. IMMIGRAZIONE:donne somale, colpa e' indifferenza generale (ANSA) - ROMA, 21 OTT - La morte di decine di immigrati somali naufragati nel canale di Sicilia è la conseguenza della guerra civile infinita che sta devastando la Somalia e della quale, "anche solo per omissione, i governi europei e nordamericani sono corresponsabili". Insomma, la colpa è dell' "indifferenza generale" nei confronti di un popolo stremato da un decennio di guerra. La denuncia arriva dalla presidente dell'associazione delle donne somale emigrate in Italia (Adosoe) Zeina Ahmed Barahow che si definisce "indignata" dal comportamento dei governi e chiede al governo italiano di riconoscere l'eccezionalità della situazione somala e, "in nome dei vincoli speciali esistenti tra i due paesi", farsi difensore di quel popolo. Ai familiari delle vittime e ai naufraghi sopravvissuti, l'Adosoe esprime invece "profondo dolore e solidarietà". "Coloro che hanno trovato orrenda morte nelle acque della Sicilia non erano 'i soliti immigrati clandestini', attirati dal miraggio di condizioni di vita e di lavoro più vantaggiosi che in patria, aspirazione peraltro legittima, - afferma Barahow - ma persone, famiglie, che una patria, nella colpevole indifferenza generale non ce l' hanno e neppure forse sanno o ricordano cosa sia. In assenza di uno Stato e di un governo, non potendo accedere neppure ai più elementari servizi pubblici, ivi inclusa la rappresentanza e la protezione diplomatica e consolare, i nostri sventurati compatrioti che vogliono sfuggire ad un destino di guerra, stenti, malattia e miseria non hanno letteralmente altra possibilità, caso unico al mondo, che l'immigrazione illegale. e si è visto a prezzo di quali rischi".Al governo, dunque, l'Asosoe chiede di "riconoscere il carattere di eccezionalità di questa situazione e di ergersi a difensori degli inermi nostri concittadini vittime della violenza infinita che sconvolge la Somalia". Il primo e più urgente passo dovrebbe consistere, conclude Barahow, "nel promuove nelle opportune sedi europee e nordamericane il riconoscimento di uno statuto speciale per i profughi di nazionalità somala".

 

31. COOPERAZIONe - I 160 milioni mai erogati alle ong alle imprese italiane che operano all'estero? Legambiente: ''E' assurdo'' (Redattore Sociale) 21 ottobre 2003 ROMA - “In questa faccenda c’è dell’assurdo: i 160 milioni di Euro stanziati per la cooperazione internazionale e mai erogati ora andranno alle imprese italiane che operano all’estero. L’ultimo atto operato dal nostro Governo sul taglio dei fondi per la cooperazione internazionale è gravissimo se si pensa che quei soldi non sono mai stati disponibili per i progetti ai quali erano stati destinati, mentre potrebbero essere magicamente disponibili per iniziative imprenditoriali”. Commenta così Maurizio Gubbiotti responsabile del Dipartimento internazionale di Legambiente. “È ormai evidente – continua Gabbiotti - la scelta fatta da chi ci governa: cancellare dalla sua agenda politica quelle tematiche che, al contrario, dovrebbero essere i punti che una seria politica internazionale non deve perdere di vista. L’Italia però ha scelto di confermarsi maglia nera in Europa in materia di cooperazione allo sviluppo dei Paesi poveri”. Basta infatti ricordare, spiega ancorsa l'organizzazione, che il nostro Paese dall’1% del Pil addirittura promesso a gran voce dal Governo attuale, e’ tornato allo 0,39% da raggiungere entro il 2006 (target dell’Unione europea), per restare poi impantanato con lo 0,13% al penultimo posto, davanti solo agli Usa, per quota del Pil destinata ai Paesi poveri.

 

32. COOPERAZIONE - Ong Italiane: ''Le risorse dei paesi poveri finiscono nelle tasche delle imprese italiane” (Redattore Sociale) 21 ottobre 2003 ROMA – “Oltre il danno la beffa” è il commento di Sergio Marelli, Presidente dell’Associazione delle ONG Italiane sulla decisione che la quinta Commissione del CIPE intende prendere: ha infatti all’ordine del giorno la creazione di un fondo ex novo di 160 milioni di Euro provenienti dagli stanziamenti per la cooperazione internazionale non spesi negli ultimi tre anni. Questa somma si è resa disponibile, secondo quanto dichiarato dal Vice Ministro al Commercio Estero Adolfo Urso, in seguito alla scadenza della legge triennale che prevede che una percentuale dei fondi (il 20%) non utilizzati dalla cooperazione per lo sviluppo possa essere “riutilizzata”. Una somma che servirà ad aumentare dal 25 al 49% il sostegno della Sace alle iniziative imprenditoriali, in particolare nei Balcani, nel Mediterraneo, in Cina e in Russia.“Le Ong, oltre a non aver ricevuto i soldi stanziati per la cooperazione si trovano oggi a non poter fare affidamento su queste risorse nemmeno per i prossimi anni. – commenta l’associazione - Siamo infatti di fronte ad un progressivo andamento verso la commercializzazione della cooperazione. Si va imponendo in questa maniera il concetto del “legamento degli aiuti” che va ad assommarsi al disimpegno manifestato per le tematiche della cooperazione, da parte di un Governo che ha già proposto di tagliare del 15% i fondi destinati alla cooperazione internazionale per il 2004 rispetto allo stanziamento dello scorso anno.” “Di fronte a questa scandalosa prospettiva, che di fatto non fa che favorire gli investimenti privati a discapito dei fondi destinati alla cooperazione, chiediamo dunque - conclude Marelli - che il Governo non commetta un ennesimo furto delle risorse destinate ai Paesi poveri per favorire l’internazionalizzazione delle imprese italiane”.

 

33. WELFARE – Dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali 13milioni e mezzo di euro per i progetti delle associazioni (Redattore Sociale) 21 ottobre 2003 ROMA – Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha emanato i bandi per la concessione di finanziamenti alle associazioni di volontariato (legge 266/91) e alle associazioni di promozione sociale (legge 383/00) che presentino progetti sperimentali.Ne dà notizia lo stesso ministero, che sottolinea come le domande debbano essere indirizzate al Ministero del Welfare dalle associazioni di volontariato iscritte negli albi regionali entro il 30.10.2003 e dalle associazioni di promozione sociale iscritti nei registri nazionale e regionali entro l’8.11.2003.Per le associazioni di volontariato sono stati stanziati 3 milioni e 500mila euro, mentre alle associazioni di promozione sociale andranno 10 milioni di euro. La direttiva 2003 per progetti sperimentali di volontariato è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, serie generale, n.227 del 30 settembre scorso; quella relativa ai progetti dell’associazionismo di promozione sociale sulla Gazzetta Ufficiale del 24 settembre. Il sottosegretario al Welfare, Grazia Sestini, ha affermato: “Le due direttive si prefiggono l’obiettivo di rispondere alle domande e ai bisogni che le stesse associazioni avevano individuato. Per gli organismi di volontariato, in particolare, abbiamo provveduto ad aumentare il fondo nazionale progetti, passato da un milione a 3 milioni e mezzo di euro. Le iniziative che finanzieremo dovranno riguardare, in via prioritaria, la disabilità, quale segno d’attenzione ad un mondo di cui si ricorda l’Anno Europeo”.Ulteriori informazioni su sito del Ministero: www.welfare.gov.it

 

 

 

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