Rassegna Stampa


dal 9 al 12 settembre  2003

 

1. IMMIGRAZIONE - Vaggi (Univ. Pavia): ''Bossi-Fini pensata per contenere l'immigrazione, non ad alzarne il livello''. (Redattore Sociale)

2. IMMIGRAZIONE - Ad un anno dall'entrata in vigore la Bossi-Fini ha raccolto almeno 302 eccezioni d'illegittimità costituzionale. Il 15 ottobre ''l'esame'' della Corte. (Redattore Sociale)

3. Loreto: giovani del Mediterraneo "insieme per una società diversa”. (Misna)

4. Immigrazione: le proposte italiane sui flussi. (Ansa)

5. IMMIGRAZIONE(1) - L’identikit delle colf straniere in una ricerca Fondazione Andolfi-Cnel. Trattate peggio nel nord Italia. I motivi dell’emigrazione. (Redattore Sociale)

6. IMMIGRAZIONE(2) - Identikit colf straniere. Il fastidio per il forte clima di gerarchia e il giudizio sulle famiglie italiane: viziano i figli e considerano gli anziani come un peso. (Redattore Sociale)

7. UE: anche europarlamento a vertice Giustizia-Interni a Roma  (Ansa)

8. ISLAM: Ferretto (An), 100 mila firme contro fanatismo. Petizione sara' consegnata a Ciampi e Parlamento  (Ansa)

9. 11 SETTEMBRE: Frattini, migliorare comunicazione paesi arabi. (AGI)

10. Michelangelo Starita (Uilps): "Gli uffici stranieri sono al collasso, e i mille poliziotti previsti dal decreto del governo saranno operativi solo tra due anni…". (Stranierinitalia)

11. Immigrazione, 166 palestinesi sbarcati in Sicilia. Gli immigrati di origine palestinese sono stati avvistati dalle fiamme gialle al largo delle coste siciliane. Tra loro una donna. (Il Nuovo)

12. IMMIGRAZIONE: Sinisi, nuovi sbarchi prova fallimento governo. (Ansa)

13. IMMIGRATI: Rovigo, fermato camionista che trasportava clandestini  (Adnkronos)

14. SCUOLA: a Follina la piu' alta percentuale di stranieri. (Ansa)

15. SCUOLA: immigrazione, opportunita' per integrazione, sport condiviso, incontri tra le famiglie, attivita' ricreative  (Ansa)

16. Cresce la domanda di lavoratori stranieri qualificati, la parola d'ordine è formazione: il gruppo CEPU scende in campo  (Stranierinitalia)

17. Pezzotta: "Diamo il voto agli immigrati per le istituzioni locali. Una politica unitaria europea sembra lontana"  (Stranierinitalia)

 

1. IMMIGRAZIONE - Vaggi (Univ. Pavia): ''Bossi-Fini pensata per contenere l'immigrazione, non ad alzarne il livello''. (Redattore Sociale),PAVIA, 12 settembre 2003. Crisi del lavoro istruito, difficoltà per gli stranieri di vedersi riconosciuto un titolo di studio, mancanza di una chiara volontà politica di puntare su personale qualificato straniero, assenza di investimenti diretti dall’estero. Secondo Gianni Vaggi, professore di Economia dello sviluppo all’Università di Pavia, occorre ragionare a fondo su queste problematiche per capire come mai in Italia manchi una richiesta di personale straniero qualificato e per spiegare i motivi di un’immigrazione prevalentemente a bassa qualifica.Perché in Italia esiste richiesta di lavoratori stranieri quasi esclusivamente per gli impieghi dequalificati?“Le questioni sono fondamentalmente due. La prima, comune a diversi paesi del sud Europa, è che in Italia facciamo fatica ad attrarre personale qualificato straniero che si inserisca nelle Università o nei Centri di ricerca. Che arrivi qui, insomma, non solo ‘per arrivare’. Nel nostro paese, come anche in Spagna, non esiste la situazione di ragazzi indiani o cinesi che lasciano il proprio paese d’origine per venire a studiare, come accade invece negli Stati Uniti, ma anche in altri paesi europei, come la Germania o l’Inghilterra. E’ una debolezza tipica del sud Europa, in più l’Italia è penalizzata anche dalla lingua. Il primo ragionamento da fare, quindi, è che mancano le basi e gli strumenti per attrarre immigrazione qualificata. La seconda questione, invece, è la nostra legislazione in materia di immigrazione”.In che senso?"La Bossi-Fini non viene certo incontro a questa esigenza. Secondo la legge, infatti, gli ingressi in Italia sono vincolati alle quote di flusso. Un esempio: ho un collega indiano, qui all’Università di Pavia, di 64 anni, in pensione in India, che ha lavorato in moltissime Università in giro per il mondo. Gli è stata offerta una cattedra, con un contratto a tempo indeterminato, ma continua ad avere problemi con il permesso di soggiorno. Il motivo? Non sono state previste, per quest’anno, quote di flusso relative all'India. Il problema nasce quindi dalle norme per l'ingresso in Italia, è un problema prima di tutto politico. La Bossi-Fini, in particolare, è stata fatta per contenere l’immigrazione, senza pensare in nessun modo a come alzare il livello dell’immigrazione”. Secondo alcune ricerche, del Gruppo Cerfe e della Caritas, il livello d’istruzione degli immigrati che arrivano in Italia è comunque spesso alto.“E’ vero che in Italia molte persone arrivano con un titolo di studio. Ma qui sorgono altri problemi: innanzitutto per il riconoscimento dei titoli stranieri, cosa francamente non facile da risolvere. I livelli di preparazione, infatti, in molto paesi sono diversi dai nostri. In più si aggiunge una struttura produttiva, in Italia, che non ha bisogno di molti lavoratori istruiti. Il lavoro istruito, nel nostro paese, è in crisi per tutti, stranieri e non. Al fattore lavoro si somma, poi, il fattore capitale: leggendo i dati sugli investimenti diretti esteri, si capisce il problema italiano: nella classifica dei paese europei l’Italia è quindicesima, viene dopo paesi piccoli come il Belgio o l’Olanda”.Che cosa significa?“Questo vuole dire che l’Italia raccoglie meno investimenti esteri rispetto a paesi come Francia, Germania, Spagna. Se da una parte, quindi, non c’è la necessità di lavoratori qualificati, dall’altra è proprio l’assenza di lavoratori qualificati che ostacola e limita gli investimenti dall’estero. Se, per esempio, una multinazionale sapesse che a Pero ci sono 100 indiani, esperti in informatica e disposti a lavorare, probabilmente penserebbe a un investimento. O si marcia, come si dice, o si rimane indietro. E si tratta di due facce della stessa medaglia, che portano a un circolo vizioso: le infrastrutture sono deboli, non si apre all’immigrazione qualificata, e gli investimenti non arrivano. In questo modo il mercato, verso paesi che offrono personale qualificato, come l’India o la Cina, non si espande”.Che cosa ci vorrebbe per sbloccare la situazione?“Bisognerebbe innanzitutto avere una legge sull’immigrazione attiva, in modo da attirare cittadini latino americani o asiatici, per fare un esempio: un mercato enorme e specializzato. E una politica attiva, in campo di immigrazione, significa proprio valorizzare la qualificazione di chi arriva in Italia. Perché, oggi, un’impresa cinese dovrebbe consociarsi con un’impresa italiana? Ma il problema è molto più ampio, in questo momento tutta l’economia italiana non ha capacità di attrazione. Manca, infatti, una precisa volontà politica di attrarre investimenti esteri”.

 

2. IMMIGRAZIONE - Ad un anno dall'entrata in vigore la Bossi-Fini ha raccolto almeno 302 eccezioni d'illegittimità costituzionale. Il 15 ottobre ''l'esame'' della Corte. (Redattore Sociale), MILANO, 12 settembre 2003. Oggi 11 settembre, è un anno esatto che la nuova legge sull'immigrazione, la cosiddetta Boss-Fini, è in vigore. Il testo di legge, contestato da una larga fetta della società civile italiana, ha un record poco invidiabile: in meno di un anno di vita ha raccolto almeno 302 eccezioni d’illegittimità costituzionale. 302 volte in cui i giudici di tutto lo Stivale hanno deciso di sospendere il processo che stavano presiedendo, ritenendo che alcuni articoli della legge fossero in contrasto con la Costituzione. “Terre di mezzo”, il giornale di strada, dedica il suo numero di settembre all’anniversario della Bossi-Fini.La nuova legge, secondo Terre di mezzo, ha un “trend di incostituzionalità” superiore a quello della precedente legge sull’immigrazione, la cosiddetta Turco-Napolitano, che, dal novembre ‘98 al maggio 2002, in 3 anni e mezzo, suscitò 285 eccezioni, tutte respinte dalla Corte costituzionale. Queste però, ed è la novità, potrebbero essere le ultime settimane di vita della Bossi-Fini. Infatti il 15 ottobre, una prova decisiva aspetta l'attuale legge sull'immigrazione: la Corte Costituzionale, riunita in camera di consiglio, metterà sotto esame la Bossi-Fini. Obiettivo: decidere se il testo faccia a pugni o meno, in alcune sue parti, con la massima legge dello Stato, la Costituzione. L'articolo su cui si sono incagliati la maggior parte dei processi almeno 221 casi- è senza dubbio il 13 che disciplina l’”arresto obbligatorio in flagranza”. La norma prevede che un extracomunitario debba essere arrestato, processato in direttissima e punito con la detenzione se si trattiene sul territorio italiano nonostante l'ordine di espulsione (“arresto obbligatorio in flagranza”). Misure che violerebbero prima di tutto il principio di uguaglianza fra i cittadini di cui parla l'articolo 3 della Costituzione.

 

3. Loreto: giovani del Mediterraneo "insieme per una società diversa”. (Misna), 12 settembre 2003. "Dall’incontro dei giovani del Mediterraneo emerge la gioia di stare insieme e si ha la netta sensazione che si può costruire una società diversa". Lo dice alla MISNA don Giuseppe Pellegrini, vice direttore dell’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese della Cei (Conferenza episcopale italiana), che ha promosso l’Agorà dei Giovani del Mediterraneo con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei e il Centro Giovanni Paolo II di Loreto, diretto da padre Alfredo Ferretti. Iniziata l’8 settembre, l’Agorà terminerà il 13, ma già don Pellegrini è in grado di tracciare un primo bilancio dell’incontro - alla sua seconda edizione e intitolato ‘Beati coloro che sono nella tristezza: Dio li consolerà’ - al quale stanno partecipando un centinaio di giovani (circa 60 in rappresentanza dei vari Paesi del Mediterraneo e una trentina italiani). "Nato da un convegno su questi temi svoltosi tre anni fa a Malta - spiega l’intervistato - l’incontro intende affrontare le problematiche relative ai Paesi del Mediterraneo perché questa area è sempre stata una sorta di cerniera tra nord e sud e perché, purtroppo, è stata teatro di guerre tragiche, come quella dei Balcani e quella tuttora in corso tra ebrei e palestinesi. Proprio questo conflitto – sottolinea don Pellegrini – è tornato più e più volte in tutti i dibattiti: come ebbe a dire Giorgio La Pira, e come è tornato a ricordare il cardinal Carlo Maria Martini, la pace nel mondo ci sarà solo quando avremo la pace in Terra Santa". Una ventata di speranza all’interno del dibattito, continua il vice direttore dell’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese, l’ha portata l’intervento del cardinal Ersilio Tonini su ‘I luoghi della consolazione del Mediterraneo’: il porporato, arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia, ha detto che la più grande consolazione che supera le ferite è la coscienza dei giovani. Loro, i protagonisti di questo evento, sono apparsi contenti e soddisfatti, "impegnati nella fatica di capirsi – continua don Pellegrini – perché le lingue sono tante e diverse, ma felici di stare insieme. Era bello vedere i ragazzi dei diversi Paesi della ex Jugoslavia vivere e cantare insieme, faceva capire come a quell’età è possibile superare ogni contrasto. Come dice il Papa, sono loro la nostra speranza e il nostro futuro". In questi giorni i partecipanti all’Agorà si sono divisi in tre gruppi per scrivere tre messaggi: uno per il Pontefice, uno destinato alla società civile ed uno alla comunità cristiana e ai vescovi. Sarà il loro modo di ricordare al mondo la loro voglia di fare del Mediterraneo una terra di pace e di unione tra i popoli.

 

4. Immigrazione: le proposte italiane sui flussi. (Ansa), ROMA, 11 settembre 2003. Per combattere il traffico di essere umani e la criminalita' organizzata che gestisce il settore, la presidenza italiana dell'Ue proporra' alla riunione informale dei ministri europei dell'interno (venerdi' e sabato a Roma) un uso ''sapiente dell'immigrazione legale'', la massima collaborazione tra gli stati membri dell'Ue per il pattugliamento congiunto delle frontiere - il progetto 'Nettuno' - e la lotta al terrorismo attraverso il rilancio di Europol. Alla riunione dei 25 ministri, l'Italia proporra' inoltre la creazione di un pacchetto di quote che l'Ue possa mettere a disposizione dei paesi di origine e di transito dei principali flussi migratori. La concessione delle quote sara' condizionata alla collaborazione di tali stati attraverso accordi per il rimpatrio,la lotta all'immigrazione illegale. La prima giornata sara' dedicata tutta ai problemi della sicurezza, sabato ci sara' l'incontro dei ministri della giustizia.

 

5. IMMIGRAZIONE(1) - L’identikit delle colf straniere in una ricerca Fondazione Andolfi-Cnel. Trattate peggio nel nord Italia. I motivi dell’emigrazione. (Redattore Sociale), ROMA, 11 settembre 2003. Al Nord lavorano di più (oltre 8 ore al giorno) ma gli straordinari e la malattia sono pagati raramente. Colte (il 46,4% è diplomata e il 25,3% laureata), soprattutto coniugate (41,6%), irregolari nel 23% dei casi, arrivate in Italia per aiutare i figli (66,8%): con il salario mantengono in media 6-10 membri della famiglia in patria. Traccia l'identikit di 400 collaboratrici domestiche provenienti da 7 paesi la ricerca “Le colf straniere: culture familiari a confronto”, curata dalla Fondazione Silvano Andolfi e promossa dall'Organismo Nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione sociale dei cittadini stranieri presso il Cnel. Oggi, nella Sala Gialla del Cnel, l’indagine è stata presentata alla stampa. Il settore domestico rappresenta secondo il Cnel “una vera e propria ‘nicchia etnica’, dove la metà dei lavoratori dichiarati all’Inps è costituita da stranieri”. Spinte ad emigrare per bisogno economico (73,5%), ma non sempre per fuggire da una situazione di precarietà estrema, le colf straniere hanno un buon livello di istruzione e in patria lavoravano: il 40,2% faceva l’impiegata, il 14,6% la libera professionista, l’1,8% la dirigente, mentre il 10% era casalinga e il 21,5% disoccupata. Tra loro solo un terzo è nubile; oltre la metà ha meno di 40 anni, mentre il 27,3% ha tra i 41 e i 50 anni, il 15,8% è ultra 50enne. Sapevano che avrebbero fatto la colf in Italia nel 56,6% dei casi e hanno deciso di partire per migliorare la propria condizione, per sé (32,7%) e per aiutare la famiglia e in particolare i figli (66,8%). Ben il 75,1% ritiene che la propria vita sia cambiata in meglio. Più di un terzo delle intervistate svolge un lavoro di collaborazione domestica (pulizie 35,8%), mentre le altre sono impegnate in servizi di cura alla persona, tra cui assistenza agli anziani (26,1%) e baby-sitter (9%). Però il 29,2% si definisce “tuttofare”. Quasi per tutte (90%) l’attività svolta è importante: prevalgono i motivi economici (58,1%), ma il 31,3% giudica in maniera positiva il suo lavoro “per ragioni affettive, legate alla cura alla persona”. Al Nord le colf lavorano di più, ma sono rispettate di meno: si richiede loro una certa “flessibilità e disponibilità”, che a volte fa saltare le giornate di riposo e la malattia non è pagata nel 75% dei casi. Le intervistate sono immigrate da oltre 10 anni nel 34,6% dei casi, dai 6 ai 10 nel 28,7%, dai 3 ai 5 nel 20,5% e da 2 nel 16,2%. Tra le prime ad arrivare nel nostro paese, soprattutto le filippine e le africane. Se il 77% ha una posizione regolare, il 23% risulta non in regola: il 40% di irregolari proviene dal Perù e dalla Polonia, mentre la percentuale diventa minima o inesistente per le donne provenienti dai paesi africani. Alta, invece, l’incidenza di irregolarità tra le colf che risiedono in Italia da 2 anni (68,3%): una percentuale che scende al 38,8% per quelle presenti dai 3 ai 5 anni, al 12,6% dai 6 ai 10 anni, per attestarsi sullo 0,7% per le immigrate approdate in Italia da oltre 10 anni

 

6. IMMIGRAZIONE(2) - Identikit colf straniere. Il fastidio per il forte clima di gerarchia e il giudizio sulle famiglie italiane: viziano i figli e considerano gli anziani come un peso. (Redattore Sociale), ROMA, 11 settembre 2003. Le collaboratrici domestiche straniere vivono nelle case un clima di forte gerarchia con i datori di lavoro e formulano un giudizio piuttosto negativo su molte famiglie italiane: viziano i figli e considerano gli anziani come un peso. Dà uno spaccato del nostro paese visto con gli occhi delle colf immigrate la ricerca “Le colf straniere: culture familiari a confronto”, curata dalla Fondazione Silvano Andolfi e promossa dall’Organismo nazionale di coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri del Cnel, che ha voluto presentarne stamani nella propria sede i risultati dello studio compiuto durante i mesi della regolarizzazione prevista dalla Legge Bossi-Fini. Tra le 400 donne intervistate, le filippine sentono che la famiglia per cui lavorano si fida di loro, mentre le altre vivono in un clima di “subordinazione”. In patria, invece, la relazione con il datore di lavoro era basata sulla fiducia per ben 5 culture su 7 (Filippine, Perù, Polonia, Eritrea, Somalia). Anche la percezione della famiglia nel paese di origine viene idealizzata in molti casi, con il rimpianto per i valori, lo stile di vita e “un ambiente dove la gente è più umana”. Tuttavia prima della partenza anche l’immagine dell’Italia era di un posto dove la propria esistenza sarebbe stata “bella, facile e benestante”. Nel nostro paese le collaboratrici domestiche ravvisano una cultura individualistica e allo stesso tempo “tipicamente latina”, cioè più espressiva e orientata alla produzione, mentre ritengono “comunitarie” (di gruppo e forte appartenenza) le loro culture di provenienza. Tuttavia gli italiani viziano i figli - che da parte loro non sempre rispettano i propri genitori – e ritengono un onere prendersi cura dei nonni. Se l’Italia viene giudicata “molto libera nell’espressione delle emozioni”, allo stesso tempo è “ipocrita verso estranei e stranieri e dove è ancora la donna a farsi carico del lavoro nella famiglia, anche se sempre più supportata e aiutata dal marito”. Al Sud, però, le colf riconoscono la prevalenza di un modello familiare caratterizzato da “coabitazioni intergenerazionali”, numerosi contatti sociali e aiuto reciproco tra i parenti; nel Mezzogiorno tengono ancora l’istituzionalizzazione del matrimonio e l’influenza dei genitori nelle scelte personali di figli. Al Nord, invece, c’è più curiosità e interesse per la cultura d’origine delle colf, ma è diffusa una mentalità del lavoro “basata su pianificazione, ordine e disciplina in cui al lavoratore non si regala niente”. Il 42,4% delle colf straniere vive presso la famiglia per cui lavora (in particolare capoverdiane, somale e polacche, complessivamente il 61,9% di chi è arrivato da 2 anni), mentre abita con i propri familiari il 34,2%, il 48,1% dopo 10 anni di permanenza in Italia. Anche le donne che emigrano sole (69,6%) si fanno in seguito ‘promotrici’ di ricongiungimenti, riuscendo a costruire o ricostituire il proprio nucleo familiare in Italia. Risultano ancora molto rare le occasioni di scambio con italiani coetanei e con interessi simili: un reale ostacolo per un’autentica integrazione. Tuttavia solo il 10,8% delle colf progetta di tornare nel proprio paese: il 14,4% intende stabilirsi in Italia. Cospicua la fetta delle “indecise” (36,2%), che rimandano il ritorno per guadagnare di più (21,8%) o per sistemare i figli (11%). Vorrebbero ritornare in patria nella metà dei casi le immigrate da oltre un decennio; spesso la loro famiglia chiede loro di restare, a motivo del vantaggio economico per tutti i membri. Se il 28,7% è soddisfatta del suo lavoro e non desidera cambiarlo, il 24,5% ne preferirebbe un altro qualsiasi e il 16,3% uno adeguato agli studi svolti.

 

7. UE: anche europarlamento a vertice Giustizia-Interni a Roma  (Ansa), BRUXELLES, 11 settembre 2003. Una delegazione dell' Europarlamento guidata dal vicepresidente della commissione giustizia Giacomo Santini (Fi/Ppe) parteciperà domani e sabato a Roma al vertice informale dei ministri dell'Interno e della Giustizia Ue: lo ha reso noto l'ufficio stampa del Ppe.Alla riunione di Roma, presieduta dai ministri dell'Interno e della Giustizia italiani, Giuseppe Pisanu e Roberto Castelli, saranno in primo piano - ha detto ai cronisti Santini - l'immigrazione, con le proposte di quote europee per gli immigrati legali, il controllo delle frontiere e la lotta al terrorismo, la cooperazione fra le forze di polizia, come pure, sul fronte giustizia, il problema della durata dei processi civili e dell'esecuzione delle pene.  ministri della giustizia Ue dovrebbero inoltre fare il punto a Roma sulla situazione nelle carceri.

 

8. ISLAM: Ferretto (An), 100 mila firme contro fanatismo. Petizione sara' consegnata a Ciampi e Parlamento  (Ansa), MILANO, 11 settembre 2003. Silvia Ferretto, consigliere regionale lombardo di An, è soddisfatta: la sua petizione contro il fanatismo islamico - ha spiegato - ha raggiunto 100 mila firme, 50 mila delle quali sono state esposte oggi, scenograficamente, sul grande tavolo nell'auditorium del Consiglio della Lombardia in occasione della conferenza stampa. La petizione, che non richiede a chi la firma di dover lasciare i dati di un documento d'identificazione, riguardava tre specifiche richieste: che il partito islamico fondato da Adel Smith venga sciolto; che nessuna associazione islamica possa usufruire del contributo dell'8 per mille fino a quando non prenda una netta e chiara posizione contro la violenza, il fanatismo e la guerra santa; che non sia permessa la costituzione di partiti ispirati a principi palesemente anti-democratici e in aperta violazione dei diritti dell'uomo.Ora le firme saranno inviate al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e al Parlamento. "Sono giunte moduli firmati da tutta Italia che sono stati distribuiti non solo in banchetti ma anche via internet - ha spiegato Silvia Ferretto - addirittura c'é chi ha scritto dagli Stati Uniti e dalla Francia. La gente ha capito che la nostra è una battaglia non contro le religioni ma contro il fanatismo. Ognuno è libero di pregare il Dio che vuole, ma bisogna combattere l'integralismo cioé di chi approfittando della buona fede e della democrazia rivendica i propri diritti e libertà negandoli a chi non la pensa come lui".Tra l'altro, il consigliere ha sottolineato che "in diversi convegni è stato denunciato che in Italia vi sono circa 30 mila immigrate che hanno subito l'infibulazione, fra cui 10 mila abusivamente nel nostro Paese con la scusa di applicare il diritto islamico che nega i diritti della donna e la pone in condizione di inferiorità giuridica".

 

9. 11 SETTEMBRE: Frattini, migliorare comunicazione paesi arabi. (AGI), ROMA, 11 SETTEMBRE 2003. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ritiene necessaria l'istituzione di canali di comunicazione privilegiati con i Paesi arabi moderati per combattere il terrorismo. Intervenendo al programma televisivo «Speciale Tg1» sull'11 settembre, il capo della Farnesina ha parlato della nascita della Fondazione euromediterranea per il dialogo interculturale con i Paesi del bacino sud-orientale, attraverso la quale dovrebbe essere perseguito il rafforzamento dei rapporti con Paesi arabi moderati. Secondo Frattini, è fondamentale cercare di diffondere i principi della democrazia partecipando ai processi costituzionali di Afghanistan e Iraq. «Può essere - ha sottolineato - un ottimo modo per aiutare quei Paesi, attraverso governi legittimi, a recuperare una strada maggiormente democratica e vicina a quei valori in cui noi crediamo, come il valore dell'uomo».

 

10. Michelangelo Starita (Uilps): "Gli uffici stranieri sono al collasso, e i mille poliziotti previsti dal decreto del governo saranno operativi solo tra due anni…". (Stranierinitalia), ROMA, 11 settembre 2003. "Gli uffici stranieri? Sono al collasso" Per Michelangelo Starita, segretario nazionale della Uilps (Unione italiana lavoratori Polizia di Stato), siamo al limite. Gli organici degli uffici stranieri non riescono più a far fronte alle esigenze dei loro utenti. Si tratta di un problema nato con la Bossi-Fini, oppure esisteva in precedenza? In realtà gli Uffici immigrazione hanno sempre sofferto carenze d'organico, ma con la regolarizzazione prevista dalla Bossi-Fini il carico è aumentato anche del 40%. La popolazione di immigrati regolari in Italia è cresciuta infatti in maniera esponenziale. E gli organici delle forze di polizia? Assolutamente no. Al momento non siamo in grado di far fronte alle esigenze di tutti questi nuovi utenti. Se noi permettiamo a centinaia di migliaia di extracomunitari di regolarizzarsi, dobbiamo anche pensare che ci siano uffici capaci di rispondere alle loro richieste. A parte i controlli sulle domande di regolarizzazione, è aumentata anche la "normale amministrazione"? Certo. Pensiamo, per esempio, a tutti quelli che ha ottenuto un permesso di soggiorno perché il datore di lavoro era morto prima della convocazione allo sportello polifunzionale. Quel permesso dura sei mesi, e intanto buona parte di quelle persone hanno trovato un altro lavoro, quindi vengono a rinnovarlo. L'ufficio stranieri di Torino, che fino a ieri aveva a che fare con 50mila immigrati regolari, dopo la sanatoria si trova a doverne gestire 90mila. Senza contare che se oggi un agente sta smaltendo una pratica, non è detto che possa farlo anche domani. Perchè? Perché, ad esempio, potrebbe essere mandato a scortare un accompagnamento alla frontiera, Oppure destinato ad altri interventi di ordine pubblico. C'è una direttiva ministeriale che lo vieta, ma è continuamente disattesa. E per ogni agente spostato a fare altre cose, ci sono pratiche che si accumulano, e tempi che si allungano. Avete spesso tirato in ballo anche i ricongiungimenti familiari. Perché? Perché la legge è fatta in modo che chi si è regolarizzato, se è cittadino di una nazione non soggetta a visto per turismo, può portare facilmente i parenti in Italia. Dopo qualche mese, raggiunta una certa somma, può chiedere il cosiddetto ricongiungimento di fatto. Quindi, sempre facendo il caso di Torino, a quei 90mila dobbiamo aggiungere le famiglie che ottengono il ricongiungimento. Che tradotto in altri termini vuol dire lunghe attese… Vuol dire problemi di ordine pubblico. Perché la gente che andrà davanti agli sportelli sarà insoddisfatta, e quindi inizierà a pressare, a gridare per far valere un proprio diritto. Gli stranieri devono ottenere un servizio, il personale deve poter lavorare nel migliore dei modi. Allo stato dei fatti, invece, il personale degli uffici immigrazione è sempre più mortificato, perché anche se ci si fa in quattro ma non si può essere efficienti. Quali sono le situazioni più difficili? In cima a questa brutta classifica ci sono Torino, Milano, Napoli e Roma. Ma in realtà gli organici sono bassi un po' ovunque. Però recentemente il governo ha decretato l'assunzione di altri mille poliziotti… "Bisogna essere realisti: per veder quei mille poliziotti in azione ci vorranno almeno due anni". Può spiegarsi meglio? "Il decreto prevede che si riapra la graduatoria di un concorso del 1997. Gli idonei hanno già superato dei quiz, ma dovranno essere sottoposti anche a delle selezioni mediche. Chi supererà le visite dovrà poi seguire un corso di un anno, e se ci mettiamo anche il periodo di prova, prima che quegli agenti diventino operativi passeranno due anni". E alla fine di questo iter crede che questi poliziotti saranno impiegati negli uffici immigrazione? "Su questo sono piuttosto scettico.La mia impressione è che ci sia più attenzione alle questioni di criminalità che alla gestione ordinaria dell'immigrazione. Evidentemente, secondo qualcuno, gli immigrati regolari possono aspettare…"

 

11. Immigrazione, 166 palestinesi sbarcati in Sicilia. Gli immigrati di origine palestinese sono stati avvistati dalle fiamme gialle al largo delle coste siciliane. Tra loro una donna. (Il Nuovo), RAGUSA, 10 settembre 2003. Il maltempo concede una piccola trega e sulle nostre coste riprendono gli sbarchi di immigrati clandestini. Questa notte gli uomini della Guardia di Finanza e della Capitaneria di porto di Ragusa hanno intercettato un’imbarcazione con a bordo 166 clandestini, di origine palestinese.

La barca, già avvistata ieri nelle acque territoriali di Malta vicino a Gozo, è stata scortata fino alle coste siciliane, nei pressi di Pozzallo, in provincia di Ragusa. Inutili i tentativi delle autorità maltesi che avevano intimato ai clandestini a fare scalo sull’isola. Le 166 persone, fra i quali una sola donna, hanno chiesto del carburante per proseguire fino in Sicilia.

I clandestini saranno accompagnati in un centro di prima accoglienza dove inizieranno presto le pratiche per il rimpatrio.

 

12. IMMIGRAZIONE: Sinisi, nuovi sbarchi prova fallimento governo. (Ansa), ROMA, 10 settembre 2003. "I 166 clandestini arrivati questa notte a Pozzallo sono l'ennesima prova del fallimento del governo nell'opera di contrasto all'immigrazione clandestina". Lo sostiene il responsabile Immigrazione della Margherita Giannicola Sinisi, che si chiede dove siano finiti gli accordi bilaterali e accusa il governo di aver fatto solo "propaganda"."Solo poco tempo fa -spiega Sinisi- Berlusconi e i suoi ministri avevano annunciato con la solita enfasi che grazie agli accordi bilaterali sottoscritti con Malta e Libia questo tragico flusso sarebbe stato non dico bloccato ma almeno contenuto. I continui sbarchi delle settimane passate e gli arrivi odierni dimostrano invece che si trattava solo di parole". "Com'é possibile, infatti, -si chiede- che a fronte di accordi realmente operativi le autorità maltesi che hanno intercettato il natante poi arrivato a Pozzallo, non lo abbiano bloccato, esponendo ad ulteriori rischi le persone imbarcate? E soprattutto come è possibile che continuino senza sosta le partenze dalla Libia?"."La verità -conclude Sinisi- è che il fenomeno è assai complesso e per risolverlo non basta la propaganda con la quale il governo ha nascosto in questi anni la sua incapacità ".

 

13. IMMIGRATI: Rovigo, fermato camionista che trasportava clandestini  (Adnkronos), ROVIGO, 10 settembre 2003. La Squadra Mobile di Rovigo, su segnalazione di alcuni automobilisti, ha fermato un camionista greco, D.B., accusato di aver trasportato e 'scaricato' lungo la A13, Bologna-Padova, un gruppo di clandestini pakistani. Gia' rintracciati alcuni dei pakistani, avviati al rimpatrio.

 

14. SCUOLA: a Follina la piu' alta percentuale di stranieri. (Ansa), TREVISO, 10 settembre 2003. E' cominciato regolarmente il primo giorno di scuola nell'Istituto comprensivo "Fogazzaro" di Follina, che vanta la più alta percentuale di alunni i cui genitori provengono da altri Paesi: quasi il 21%, quest'anno, 151 bambini "stranieri" su 723, tra elementari e medie.Ma una classe arriva al 54%, un'altra al 40, un'altra ancora al 36. La media trevigiana del 12%, la più alta d'Italia per bimbi immigrati, impallidisce al confronto con questa piccola grande scuola, capace di contenere venti Paesi del mondo. Laura, Claudiu, Diana sono arrivati dalla Romania da pochi giorni: si inseriranno nel ciclo delle elementari della scuola. Ad accoglierli, fin dai primi giorni, la maestra Emma, un'insegnante dedicata solo all'accoglienza degli alunni "che vengono da fuori"."Il vero problema è la lingua - dice il preside del 'Fogazzaro', Gianni Busolini - senza lingua non c'é integrazione. Noi usiamo la strategia dell'immersione immediata, i nuovi arrivati vengono subito messi assieme ai coetanei italiani: l'impatto emotivo è più elevato, ma imparano più velocemente: sono costretti, e, soprattutto, hanno voglia di farlo".

 

15. SCUOLA: immigrazione, opportunita' per integrazione, sport condiviso, incontri tra le famiglie, attivita' ricreative  (Ansa), TREVISO, 10 settembre 2003. Attività sportive condivise, frequentazioni familiari allargate, iniziative promosse congiuntamente tra scuole, comuni e associazioni di immigrati: questi, secondo il preside del "Fogazzaro" di Follina (Treviso) Gianni Busolini - istituto con alta percentuale di studenti stranieri - ingredienti per una buona integrazione extrascolastica degli alunni e delle alunne nel territorio."Se la nostra esperienza scolastica può rappresentare un test per altre realtà - afferma Busolini - dobbiamo indicare subito il ruolo svolto dall'associazione calcistica locale, che ha sviluppato una politica intelligente, coinvolgendo nel gioco ragazzi di tutte le etnie: d'altra parte, non è stato un sacrificio, ce ne sono di bravissimi". Per le bambine, in loco l'opportunità sportiva è data principalmente dal volley.Nei rapporti tra famiglie, però, nessuna istituzione può intromettersi: non c'é altro modo che la reciproca conoscenza, dice il preside, per capirsi e accettare le diverse impostazioni culturali delle famiglie d'origine.E' molto difficile, ad esempio, parlare con una madre serba, se non in presenza del marito o del fratello, ed è altrettanto improbabile che un'insegnante donna riscuota la dovuta attenzione, tanto dal padre che dal bambino.I cinesi, invece, tendono a frequentarsi solo all'interno delle rispettive comunità e, oltre l'orario scolastico, sarà molto raro incontrare un piccolo con gli occhi a mandorla alla festa di compleanno di un compagno.Dall'osservatorio scolastico vengono seguite con interesse le amicizie che crescono tra genitori e che si riververano positivamente sulla socielità dei figli e delle figlie. Amicizie che si rinsaldano in occasione di attività ricreative come quelle organizzate dai comuni della Valsana, con animazioni, giochi, attività manuali condivise.Tutti ricordano ancora "La città ambulante", promossa dall'associazione Hillal in collaborazione con altri organismi locali. Vi erano riprodotti il mercato marocchino con le sue spezie e i suoi odori, il rito del té, la moschea, gli ambienti familiari: ma, soprattutto, chi vi entrava era letteralmente invitato "a mettersi nei panni dell'altro", indossando tipici vestiti marocchini.Così si dipanano le piccole tensioni dovute alla differenza culturale, come quando durante il Ramadan la giovane popolazione scolastica islamica non entra in mensa, o come quando, nella crescita, nasce qualche aggressività tra i giovani maschi. Come in tutte le scuole del mondo, anche quelle frequentate integralmente da italiani, fa osservare il preside.Un piccolo cruccio, infine, i ragazzini lo hanno manifestato, relativamente al rientro dalle vacanze: chi ha potuto, ha passato l'estate nei paesi originari e non è stato facile lasciare lì i nonni, che raramente vengono a vivere in Italia. Said, sei fratelli maschi e due sorelle, dice che, quando sarà grande, "lavorerà e li farà venire in Italia, ad abitare con noi a Follina". Chissà se qualcuno sta pensando ad una festa dei nonni.

 

16. Cresce la domanda di lavoratori stranieri qualificati, la parola d'ordine è formazione: il gruppo CEPU scende in campo  (Stranierinitalia), 9 settembre 2003. Chi pensava fosse solo un'avventura si sbagliava di grosso: tra imprese italiane e lavoratori immigrati è grande amore. La Banca d'Italia lancia l'allarme. "E' cresciuto il numero di lavoratori stranieri adibito a funzioni impiegatizie o come operai qualificati". Una ricerca di Unioncamere conferma: un terzo delle assunzioni del 2003 riguarderanno cittadini stranieri. "Senza di loro - dicono gli imprenditori - non potremmo più andare avanti". Mentre cresce la domanda, anche il tipo di lavoro che gli immigrati sono chiamati a svolgere sta però subendo un' evoluzione. Come spiega Claudio Gagliardi, vicesegretario di Unioncamere, "non solo si cerca di coprire posti a bassa qualificazione, ma si comincia a guardare anche a livelli più elevati". È un processo che è partito nel settore dei servizi, in particolare con la richiesta di operatori sanitari, paramedici e socio assistenziali, ma che si sta diffondendo a macchia d'olio in tutti gli altri settori. "L'inserimento di lavoratori extracomunitari - spiega il presidente di Federmeccanica, Alberto Bombassei - ha riguardato fino a oggi, in larga misura, qualifiche operaie a non elevata professionalità. Attualmente però molte imprese non riescono a coprire mansioni più specializzate" Dopo aver avuto modo di apprezzare le braccia dei lavoratori stranieri, le imprese italiane hanno quindi capito che non possono più fare a meno nemmeno dei loro cervelli. E non si tratta di una rivoluzione dettata solo da fattori demografici. "All'incapacità di trovare un numero adeguato di lavoratori italiani - spiega Gagliardi - si aggiunge il fatto di avere sperimentato positivamente i lavoratori stranieri in precedenza". Insomma, soddisfatte da quanto visto finora, le imprese bussano alla porta degli immigrati affidando loro responsabilità maggiori. Ma gli stranieri in Italia sono pronti a rispondere alla chiamata? Rispetto alla domanda del mercato, sembra infatti che tra i lavoratori extracomunitari le qualifiche professionali scarseggino. La parola magica per colmare il gap è quindi "formazione". Una sfida subito raccolta da Scuola Radio Elettra (gruppo Cepu), specialista della formazione professionale da più di mezzo secolo. Per l'amministratore Mauro Corazzi "nonostante la stragrande maggioranza delle imprese ricerchi continuamente personale qualificato, le qualifiche sono ancora rare e di basso livello tra i cittadini immigrati. È su questo che bisogna puntare. Formare un extracomunitario oggi significa poter disporre di un'importante risorsa produttiva". Dal 1951 ad oggi Scuola Radio Elettra ha formato tre generazioni di italiani, rilasciando ad oltre un milione di persone la certificazione del proprio apprendimento. Oggi offre programmi di formazione in ogni città d'Italia, con un'offerta che spazia dall'elettronica e dall' informatica all'impiantistica e all'automazione, passando per la formazione aziendale, artigianale e artistica, per l'ecologia e i servizi alla persona. I docenti, altamente qualificati, concordano con gli allievi orari di frequenza personalizzati in base alle esigenze di lavoro. Un target particolare come gli immigrati, ha però bisogno anche di metodi di insegnamento su misura. "Per i corsi che rilasciano la qualifica da elettricista o idraulico - spiega Corazzi - abbiamo ad esempio dato più spazio alla formazione in presenza che a quella a distanza, e forniamo dei pannelli dove gli allievi, guidati dai professori, possono costruire, lezione dopo lezione, degli impianti in miniatura". Tanta pratica, quindi, sotto la guida attenta dei docenti. Una formula scelta anche per altri due corsi della Scuola Radio Elettra, che rilasciano la qualifica di Web master e tecnico CAD - AUTOCAD. Adeguato "alle tasche" degli immigrati, sembra inoltre il programma di finanziamento con piccole rate mensili, senza bisogno di ricorrere all'aiuto di finanziarie sempre più esigenti in fatto di garanzie. Non tutti i corsi di formazione, però, sono uguali. Una caratteristica che fa la differenza è il riconoscimento, ottenuto da molti dei corsi della Scuola Radio Elettra, ai sensi della legge 845/78. Gli attestati rilasciati al termine dei corsi riconosciuti, sono una marcia in più per l'avviamento al lavoro e, per chi un lavoro già lo ha, servono a migliorare il proprio inquadramento contrattuale. Per gli stranieri il riconoscimento è ancora più prezioso: è un requisito indispensabile per chiedere, durante la frequenza, un permesso di soggiorno per motivi di studio. La formazione chiesta dalle aziende non si ferma all'apprendimento di un mestiere, ma va accompagnata allo studio della lingua italiana. Una buona conoscenza della lingua è una "competenza chiave" per integrarsi, e diventa addirittura indispensabile per chi lavora nelle piccole e medie imprese, come spiega il presidente della Confapi Roberto Radice: "la forza di queste imprese - dice - è proprio quella di creare un ambiente dove regna la sintonia, il gioco di squadra". Obiettivo irrealizzabile se i lavoratori hanno difficoltà a comunicare tra loro. A quest'esigenza si stanno adeguando anche i contratti collettivi di lavoro. "Nell'ultimo rinnovo contrattuale - ricorda Bombassei (Federmeccanica) - abbiamo previsto per i lavoratori stranieri l'utilizzo di 250 ore di permesso retribuito per l'apprendimento della lingua italiana". Un'altra sfida raccolta dal gruppo Cepu, colosso della formazione scolastica e universitaria. Nelle sue sedi, distribuite in tutta Italia, Cepu offre corsi di lingua italiana tagliati sulle esigenze dei lavoratori immigrati. Il salto di qualità che avvicinerà ulteriormente i lavoratori stranieri ai loro colleghi italiani è insomma sempre più vicino. A chi non vuole perdere quest'occasione non rimane che rimboccarsi le maniche, e ritornare tra i banchi di scuola… Per informazioni sui corsi della Scuola Radio Elettratel. 075.862911

 

17. Pezzotta: "Diamo il voto agli immigrati per le istituzioni locali. Una politica unitaria europea sembra lontana"  (Stranierinitalia), 9 settembre 2003. "E' necessario dare il voto agli extracomunitari alle istituzioni locali e puntare a un'immigrazione di lunga durata per sconfiggere la paura". Per Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl, l'Europa deve chiamare gli immigrati ad un partecipazione attiva, investendo sui suoi cittadini di domani, e non considerandoli solo come braccia da sfruttare nel breve periodo. Questi i cardini del suo intervenuto al forum "Coabitazione e immigrazione in Europa" nel corso dell'Incontro internazionale Uomini e Religioni organizzato dalla comunità di Sant'Egidio che si conclude oggi ad Aacheen (Germania). Secondo il segretario della Cisl il bilancio delle politiche migratorie in Europa è poco rassicurante. "Purtroppo una politica unitaria europea in campo di immigrazione sembra lontana. I governi europei cedono allo spirito xenofobo e localistico. Per ottenere consensi, propongono politiche restrittive". Tra questi interventi poco lungimiranti spicca proprio la Bossi Fini, che secondo Pezzotta "crea una immigrazione "corta", legata solo al lavoro, che non favorisce l'integrazione".Spesso l'opinione pubblica vive l'immigrazione come una minaccia. Una percezione che secondo il segretario della Cisl è figlia dell'abitudine di molti governi di fare degli immigrati i capri espiatori dei loro problemi. In Italia, ad esempio, sembra che non si possa parlare di sicurezza senza tirare in ballo gli stranieri. "Ma questo e' falso - spiega Pezzotta - la maggior parte degli omicidi avviene all'interno del nucleo familiare, la maggior parte dei morti sulle strade e' italiana, e se muoiono tanti anziani, in Italia o in Francia, non e' colpa degli immigrati."

 

 

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