Rassegna Stampa


dal 12 al 16 settembre  2003

 

1. ADOZIONI (1) - Forte aumento delle coppie che richiedono l'autorizzazione all'ingresso in Italia di minori stranieri: 1.170 nel primo semestre di quest'anno. (Redattore Sociale)

2. ADOZIONI (2) - Tra i paesi con i maggiori flussi di minori da gennaio a giugno 2003 l'Ucraina (270), Bulgaria (170) e la Bielorussia (167) (Redattore Sociale)

3. Fondazione ‘Piero e Lucille Corti’: convegno “una nuova Africa è possibile”. (Misna)

4. Schiavitù minorile ed emigrazione: un ottimo affare. (Migranews.net)

5. Gli albanesi in Italia, un rapporto dell'Oim. (Migranews.net)

6. Cultura: parte da Genova progetto Mediterraneo. (Ansa)

7. IMMIGRAZIONE: Ds, visto piu' rapido per urgenze sanitarie. Interpellanza della Quercia dopo morte di cittadina colombiana  (Ansa)

8. Regolarizzazione: a Roma chiuse 45mila pratiche su 108mila. Solo 2mila i "bocciati"  (Stranierinitalia)

9. Emilia Romagna: raccolte oltre 5mila firme per una rapida approvazione della legge regionale sull'immigrazione. (Stranierinitalia)

10. IMMIGRAZIONE: Pisanu, buoni risultati della legge Bossi-Fini(1)  (Ansa)

11. IMMIGRAZIONE: Pisanu, buoni risultati della legge Bossi-Fini(2)  (Ansa)

12. IMMIGRAZIONE: Pisanu, importanti accordi con Tunisia e Libia  (Ansa)

13. IMMIGRAZIONE: Bulgarelli, chiarimenti su no status rifugiato 'sei africani rischiano vita se rimpatriati'. (Ansa)

14. UE: Schily, su quote immigrati decidono singoli paesi. (agi)

15. RAZZISMO: farneticante volantino rinvenuto nel Senese. (AGI)

16. BOLOGNA: sindacati manifestano per legge regionale su immigrazione. (AGI)

17. Riconoscimenti: ad Aly Baba Faye il Premio Mediterraneo per la pace e la solidarietà. (Stranierinitalia)

18. UE: immigrazione; Sarkozy, bene proposta Presidenza Italiana. Necessario collaborare con paesi da cui partono flussi  (Ansa)

19. LAVORO: immigrazione; Coldiretti, quote stagionali esaurite. Situazione precipita. (Ansa)

 

1. ADOZIONI (1) - Forte aumento delle coppie che richiedono l'autorizzazione all'ingresso in Italia di minori stranieri: 1.170 nel primo semestre di quest'anno. (Redattore Sociale), ROMA, 16 settembre 2003. Aumenta il numero delle coppie che richiedono l'autorizzazione all'ingresso in Italia di minori stranieri: 1.170 nel primo semestre di quest'anno, rispetto alle 1.530 di tutto il 2002. È pronto il rapporto della Commissione adozioni internazionali sui fascicoli pervenuti dal 16 novembre 2000 al primo semestre 2003 (30 giugno scorso), realizzato in collaborazione con l’Istituto Innocenti di Firenze.A differenza dei dati relativi ai bambini, che risultano sostanzialmente completi, non tutte le informazioni sui genitori adottivi “sono al momento ricavabili dai fascicoli” perché ancora “imprecise e lacunose se non del tutto mancanti”, fa notare la Cai. Per quanto riguarda le coppie richiedenti l’adozione di minori stranieri, i decreti d’idoneità arrivati alla Commissione ed emessi dai Tribunali dei minorenni sono stati 2.179 nei primi 6 mesi di quest’anno (5.711 nel 2002). Complessivamente, dal 16 novembre 2000 al 30 giugno 2003, le incidenze più rilevanti si registrano nei Tribunali per i minorenni di Milano (11,5%), Roma (11,1%), Venezia (9,2%), Firenze (8,5%), Bologna (8,4%), Torino (6,4%), Napoli (6,3%), Brescia (5,2%) e Bari (4,2%). Tuttavia solo un terzo delle 15.374 coppie che hanno ottenuto l’idoneità, cioè 4.929 in totale (il 32%), hanno poi richiesto alla Commissione l’autorizzazione all’ingresso in Italia di almeno un minore straniero a scopo adottivo.Inoltre il Rapporto evidenzia la relazione tra il numero di coppie richiedenti adozione e la popolazione regionale di 30-59 anni, rilevando che – rispetto a un valore medio nazionale di 7,7 coppie richiedenti per 100mila abitanti – si collocano sopra la media Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise e Calabria. Circa il 94% delle coppie (4.625) ha ottenuto il decreto di idoneità “a seguito di un provvedimento del Tribunale per i minorenni competente”. Le altre 304 coppie (il 6,2% delle richiedenti) hanno ottenuto l’idoneità ricorrendo in Corte d’Appello.Le caratteristiche delle coppie adottanti: tra marito (41,2 anni) e moglie (39 anni) corre una differenza di circa 2 anni. Rimane costante – nota il Rapporto – “lo sbilanciamento verso le classi di età anziane per i mariti” più di quanto non avvenga per le mogli; per entrambi la classe di età con maggiore frequenza è quella tra i 35 e i 39 anni (mariti 33.4%, mogli 36.5%). Nella maggioranza dei casi si tratta di famiglie senza figli (90,2%), mentre il 9% ha già uno o più figli: su 484 coppie, 360 ne hanno 1 (il 74,4%), 96 ne hanno 2, 21 ne hanno 3, 6 ne hanno 4, una ne ha 5

 

2. ADOZIONI (2) - Tra i paesi con i maggiori flussi di minori da gennaio a giugno 2003 l'Ucraina (270), Bulgaria (170) e la Bielorussia (167) (Redattore Sociale), ROMA, 16 settembre 2003. Da gennaio a giugno 2003 i paesi con i maggiori flussi di minori sono stati Ucraina (270), Bulgaria (170), Bielorussia (167), Russia (158) e Colombia (132); ma al nord Italia arrivano più bambini dall'America Latina e dall'Asia: lo rileva il Rapporto della Commissione adozioni internazionali sui fascicoli pervenuti dal 16 novembre 2000 al 30 giugno 2003. Nel primo semestre di quest’anno sono arrivati dalla Bolivia 27 bambini, con un significativo incremento rispetto a tutto il 2002 (19), mentre dal Brasile sono giunti 63 minori (130 lo scorso anno), dal Cile 26 (41 nel 2002). Un calo ha registrato l’Etiopia: adottati soltanto 37 bambini nei primi 6 mesi dell’anno, rispetto ai 112 dell’anno 2002. Per quanto riguarda l’Asia, dall’India sono approdati in Italia 68 minori (101 lo scorso anno), dal Vietnam 58 (90 nel 2002), dal Nepal 37 (52).Lo studio sottolinea che “i tempi per l’espletamento delle pratiche per l’autorizzazione all’ingresso in Italia dei bambini stranieri sono molto contenuti”: in media passano 5 giorni tra l’istanza di autorizzazione all’ingresso in Italia di minori straneri presentata dalle coppie e l’effettiva autorizzazione nell’intero periodo dell’indagine. Ma analizzando il primo semestre di quest’anno, i tempi di attesa si riducono a 2,1 giorni: rispetto alla media di 180 autorizzazioni al mese, nell’ultimo trimestre si è registrano un picco (273 autorizzazioni ad aprile, 233 a maggio e 288 a giugno).Sono arrivati in Italia più bambini (3.209, il 55.8%) che bambine (2.541, il 44.2%), soprattutto tra gli 1 e i 4 anni di età (2.685, il 47% del totale); la seconda classe d’età è quella compresa tra i 5 e i 9 anni (1.900 minori: il 33%), seguita dai ragazzi con più di 10 anni: 686, il 12% degli adottati. I meno numerosi in assoluto sono i neonati (fino a un anno): 479, pari all’8% del totale. Infine, ben il 70% dei minori (3.906 su 5.750) proviene da paesi che non hanno ratificato la Convenzione de L’Aja.

 

3. Fondazione ‘Piero e Lucille Corti’: convegno “una nuova Africa è possibile”. (Misna), 16 settembre 2003. “Una nuova Africa è possibile”. È il tema del convegno organizzato dalla fondazione ‘Piero e Lucille Corti’ che si terrà a Milano, presso il centro congressi ‘Cardinale Schuster’, martedì 30 settembre alle 09:30. Verranno presentati i risultati di 40 anni di lavoro del St. Mary’s hospital di Gulu, ospedale attivo nel nord Uganda e tra i più all’avanguardia nell’Africa subsahariana. Saranno anche illustrati i programmi futuri della fondazione. Tra i relatori il professor Donato Greco, direttore del dipartimento di epidemiologia e biostatistica dell’Istituto superiore di sanità e Dominique Corti, responsabile della fondazione. Per informazioni: Koinètica, ufficio stampa, tel.: 02.67.07.82.56.

 

4. Schiavitù minorile ed emigrazione: un ottimo affare. (Migranews.net), 15 settembre 2003. Il 30 luglio scorso, l’agenzia dell’Unicef di Londra, organismo delle Nazione Unite per i bambini, ha dichiarato che 1.200.000 bambini all’anno sono vittime del traffico illegale per sfruttamento di lavoro e prostituzione, di cui 200.000 sono importati dall’Africa per il “mercato” europeo. Un mercato che frutta circa 8.700 milioni di dollari all’anno. L’Africa non è la sola zona di provenienza del traffico illegale di bambini per lo sfruttamento di lavoro e prostituzione come segnalato dall’Unicef. Quasi tutte le regioni del pianeta, Est europeo, Asia, Medio Oriente e America Latina, fanno parte delle aree fornitrici di schiavi-bambini per l’Europa; cosa già nota a tutti e più volte segnalata non solo dalla stessa Unicef. Come note sono anche le cause di questo “mercato”, che molti, moltissimi fruitori europei, fanno finta di ignorare. Basta pensare alle ottime opportunità da sfruttare che offre l’America Centrale. Paesi compresi tra il Belice, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama, dove vengono sfruttati per lavoro quasi due milioni di bambine e bambini all’anno con un’età compresa tra 5 e 17 anni. Il Guatemala, che è in testa alla “classifica” con oltre 940.000 bambini in schiavitù, il 41% della popolazione infantile del paese, è assieme agli altri stati della regione un permanente serbatoio da cui il mondo globalizzato del profitto attinge per offrire merce al “mercato” cui si riferisce l’Unicef. «Nel decennio passato, la povertà aveva il volto della donna» spiega una funzionaria dell’Unicef che lavora a Panama per America Latina e Caribe , e aggiunge: «oggi, nel terzo millennio, la faccia è diventata infantile». Non è diversa la situazione nel Sud America. Proprio in Bolivia, la direttrice Graciela Chàvez della scuola secondaria Monseñor Santistevan di Santa Cruz de la Sierra, conferma che «l’abbandono scolastico dei minorenni è dovuto alla crisi economica che subiscono le famiglie». Nella località di Pailòn, sempre a Santa Cruz, la diserzione scolastica arriva al 70% (Servicio Departamental de educaciòn –SEDUCA- Santa Cruz de la Sierra) cosa che vuol dire che solo tre bambini su dieci si possono permettere il lusso di andare a scuola. Molti genitori si vedono costretti ad emigrare in altri stati lasciando soli i loro figli. Sempre Graciela Chàvez sottolinea che: «questi, per le precarie condizioni in cui restano dopo l’abbandono forzato dei genitori, si vedono costretti ad abbandonare la scuola per lavorare ed avere quel piccolo reddito, che consente loro di sostenersi assieme ad altri fratelli». Bambini che in questi casi si trasformano presto in un’appetibile merce per lo sfruttamento di ogni genere, che consiste, nei migliori dei casi, nel lavoro forzato in patria in attesa di un “futuro migliore”. Bene ha sintetizzato la situazione l’ex segretario dell’Onu Boutros-Boutro Ghali: «In molte realtà del terzo mondo un bambino se lavora muore di fatica, e se non lavora, muore di fame». Da questa situazione per arrivare ad una vera e propria esportazione clandestina di esseri umani, come nei vecchi tempi memorabili degli schiavi neri, ci vuole poco. I bambini, in questi casi, presto entrano nei giri delle più perverse fantasie della schiavitù. Già nello scorso anno, in un rapporto presentato dalla Fondazione Basso in un convegno internazionale sulla tratta dei bambini (Roma luglio 2002) si affermava che «nel mondo l aberrante commercio dei bambini è stimato intorno a due milioni ogni anno. L’Italia è il porto di approdo, e di smistamento verso l'Europa, di migliaia di bambine albanesi, moldave, rumene, bulgare, ucraine, africane e cinesi vendute dai genitori, rapite o adescate dalle bande criminali». Giuseppina Coppo, funzionaria dell’Assessorato alla Famiglia e alla Solidarietà Sociale della Regione Lombardia, in un recente seminario a Milano titolato Minori immigrati tra ricerca d’identità e desiderio di appartenenza, organizzato dalla Fondazione Ismu, Iniziative e Studi sulla Multietnicità, ha evidenziato che «oggi ci sono in Italia quasi 50.000 minorenni non accompagnati e molti di essi arrivano in Italia dall’aeroporto della Malpensa». La Coppo sostiene che «spesso si trovano minori in aeroporto nella zona transito senza passaporto e senza documenti, che sicuramente viaggiano con qualcuno e poi vengono abbandonati». Bambini “trasportati” della cui provenienza non si sa nulla, né dalla loro volontà di trovarsi proprio lì. Senza contare gli altri bambini, quelli ignoti che sfuggono ai controlli doganali. Quindi bambini abbandonati alle loro sorti, o meglio, nelle mani dei mercenari del traffico illegale come segnalato dall’Unicef, destinati a ingrossare un mercato ricco d’affari. Un affare o «una merce multiuso», come ha sottolineato Raffaele Salinari, Presidente Terre des Hommes Italia, riferendosi alla dimensione planetaria di questo mercato «I bambini rappresentano per questa particolare forma di criminalità, organizzatasi attorno al traffico di esseri umani, un investimento prezioso. Acquistare un bambino infatti costa poco o nulla. Prima vengono impiegati nella prostituzione o nella pornografia oppure spinti all'accattonaggio o verso la piccola criminalità; alla fine del loro “valore di uso” possono essere semplicemente uccisi per prelevarne gli organi». Molto meno costa acquistare “la materia prima”se il minorenne non è stato mai registrato da nessuna parte. E se non è stato mai registrato alla nascita: non esiste. Quindi non esiste lui o lei, come accade nelle zone del mondo più depresse economicamente. I “bambini di strada” del Brasile sono l’esempio. Bambini anonimi, bambini mai esistiti, bambini che, qualora venissero a mancare, nessuno se ne accorgerebbe e il loro destino “multiuso” proseguirebbe indisturbato. Solo le denunce degli organi preposti, solo le colpevoli consapevolezze dei “beneficiari europei”, che fanno quadrare in ottimo affare gli 8.700 milioni di dollari all’anno di profitto.

 

5. Gli albanesi in Italia, un rapporto dell'Oim. (Migranews.net), 15 settembre 2003. Oim, Gli albanesi in Italia. Inserimento lavorativo e sociale, a cura di Ugo Melchionda, FrancoAngeli editore, Milano 2003, pp. 313, euro 22,00. www.francoangeli.it Su iniziativa della Missione di Roma dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni si è svolta tra l’estate e l’autunno del 2001 una ricerca sulla presenza albanese in Italia. Attraverso una serie di interviste, compiute su tutto il territorio nazionale, un’équipe di ricercatori ha indagato sull’immigrazione degli albanesi, sul loro inserimento lavorativo e sulla loro integrazione nella società. Ne è venuto fuori un quadro interessante, che copre la quasi totalità delle regioni italiane e offre ampi margini di conoscenza delle nuove migrazioni, le cosiddette migrazioni mediterranee. Nella prefazione il curatore analizza le cause che spingono decine di migliaia di albanesi a cercare fortuna in Italia, sottolineando come la difficile transizione verso un’economia di mercato sia stata l’elemento determinante. Il crollo del comunismo e il successivo fallimento delle finanziarie piramidali hanno infatti prodotto un’ingente immigrazione, determinata soprattutto dalla vicinanza dell’Albania con l’Italia, dove nel periodo 1991-2000 sono sbarcati circa 200.000 immigrati, dei quali una buona parte costretta al rimpatrio. Tuttavia la presenza albanese, al secondo posto nell’immigrazione in Italia, presenta le caratteristiche più rilevanti del paradigma migratorio. A causa del consistente aumento conosciuto nel corso degli anni ’90 gli albanesi sono diventati il primo gruppo in 7 regioni (Abruzzo, Molise, Basilicata, Marche, Puglia, Toscana, Umbria) e il secondo gruppo in 6 regioni (Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Liguria, Piemonte, Trentino Alto Adige). La ricerca, coordinata da Franco Pittau, conferma questi dati e attesta una propensione alla regolarizzazione da parte degli albanesi negli ultimi anni per motivi di lavoro e di famiglia. Dalla ricerca di Enrico Alcasino e Roberta Ricucci risulta invece che le situazioni di irregolarità sarebbero ancora molto diffuse in Piemonte a differenza di altre regioni centro settentrionali. I dati statistici, raccolti ed elaborati nei vari saggi, non riguardano solo gli aspetti demografici (numero di presenze, ripartizione e classi di età), ma investono aspetti più problematici come la condizione della donna, quella dei minori non accompagnati e soprattutto il fenomeno della criminalità organizzata dagli albanesi. Ciò ha favorito la diffusione del pregiudizio etnico nei loro confronti, creando una doppia immagine dell’albanese, che nelle varie realtà regionali – oltre ad essere considerato pericoloso – gode di un’ottima fama sul luogo di lavoro. Il saggio di Laura Zanfrini, dedicato agli albanesi in Lombardia, considera la loro situazione emblematica per comprendere il tasso di integrazione degli immigrati, rappresentato dal numero dei matrimoni misti e dalla collocazione lavorativa. Se si considerano i dati relativi alla presenza e all’inserimento lavorativo degli albanesi in altre regioni, si può trarre la conclusione che sono in corso grandi mutamenti sia nei settori tradizionali e in quelli nuovi, sia in forme tipiche di lavoro dipendente e nelle prime esperienze imprenditoriali di lavoro autonomo (soprattutto nell’edilizia). La ricerca mette in rilievo come il settore lavorativo principale riguarda quello edilizio, agricolo e industriale con inserimenti d’impiego anche in altri settori. Se in Lombardia si possono rilevare lavoratori albanesi nelle ditte di costruzioni, in Veneto si ritrovano nel subappalto dell’edilizia, nel settore alberghiero e della ristorazione; in Piemonte nell’edilizia come manovali o muratori e piccoli imprenditori, mentre in Toscana in molti settori produttivi come l’agricoltura, l’edilizia o l’industria vetraria, metalmeccanica e tessile. Ma la distribuzione territoriale presenta forme diverse d’integrazione, che si avvalgono scarsamente della rete associativa e dei servizi legati al mondo del lavoro. Questi aspetti sono considerati dai ricercatori non una debolezza, ma una manifestazione specifica degli albanesi, che accordano le loro preferenze a reti sociali su basi familiari e comunitarie.

 

6. Cultura: parte da Genova progetto Mediterraneo. (Ansa), GENOVA, 15 settembre 2003. ''Schegge di Mediterraneo'', il progetto europeo di cui e' capofila la provincia di Genova, e' stato inserito, tra 600 progetti presentati, nel programma comunitario Cultura 2000. Obiettivo del progetto e' quello di fare del Mediterraneo un bacino di scambi e di dialogo tra le culture, dall' Europa al mondo arabo. Come primo risultato il testo teatrale ''Le crociate viste dagli arabi'' - libero adattamento dai romanzi dello scrittore libanese Amin Maalouf - e' stato inserito nella programmazione 2004 degli istituti di cultura del ministero degli esteri, e sara' rappresentato in numerosi paesi euro-Mediterranei. ''Schegge di Mediterraneo'' si snoda attraverso una serie di iniziative ed eventi internazionali a Genova, Montpellier, Barcellona e Madrid nel campo del teatro, della musica, del cinema, della danza e dell' arte. Avviato nel maggio scorso, proseguira' fino al febbraio 2004, in concomitanza con l' anno europeo della cultura che vede quest' anno Genova protagonista.

 

7. IMMIGRAZIONE: Ds, visto piu' rapido per urgenze sanitarie. Interpellanza della Quercia dopo morte di cittadina colombiana  (Ansa), ROMA, 15 settembre 2003. Integrare la legge Bossi-Fini con misure idonee a concedere rapidamente visti di espatrio per i cittadini extracomunitari "in caso di gravità e urgenza sanitaria". E' quanto chiedono i deputati Ds con un'interpellanza ai ministri degli Esteri e dell'Interno, ai quali si chiede anche conto delle ragioni che hanno impedito il rapido rilascio del visto per una cittadina colombiana morta in Italia mentre attendeva di partire per Bogotà per un trapianto di midollo osseo."Una cittadina colombiana residente in provincia di Cremona - denunciano i Ds - è morta il 23 agosto per il mancato trapianto di midollo osseo, che avrebbe potuto essere donato dalla sorella residente a Bogotà e unica donatrice compatibile. L'iter burocratico non ha consentito il tempestivo rilascio del visto, pur sollecitato dai familiari, dagli organi di informazione, dall'amministrazione locale. I deputati Ds della Camera chiedono di dare conto delle ragioni che hanno impedito il rapido rilascio del visto e di approntare le misure idonee a consentire procedure rapide in caso di gravità e urgenza sanitaria".'Al di la' delle più volte denunciate incongruenze e rigidità della nuova disciplina in materia di immigrazione - scrivono ancora - appare comunque del tutto inammissibile una sua applicazione che non sappia adeguatamente far fronte a specifiche esigenze, quali quelle delle emergenze sanitarie". Il primo firmatario dell'interpellanza è il capogruppo dei Ds a Montecitorio Luciano Violante

 

8. Regolarizzazione: a Roma chiuse 45mila pratiche su 108mila. Solo 2mila i "bocciati"  (Stranierinitalia), ROMA, 15 settembre 2003. La regolarizzazione capitolina ha appena superato quota 40%. Fino ad oggi, dalle 108mila domande presentate a Roma e provincia, sono usciti 45mila nuovi permessi di soggiorno per lavoro. Agli altri 60mila dannati della sanatoria si chiede ancora (sono già allenatissimi) un po' di pazienza. Nei 25 sportelli polifunzionali della capitale, la maggior parte dei quali aperti anche di pomeriggio, si lavora ormai al ritmo di 900 convocazioni al giorno, e l'accelerazione registrata negli ultimi mesi lascia sperare che si finisca davvero entro la fine dell'anno. Secondo il Corriere della Sera, una garanzia in questa direzione sarebbero le convocazioni."I sessantamila che mancano, - si legge in un articolo di sabato scorso - hanno già in mano tutti la data di convocazione da qui alla fine dell'anno". In realtà, a giudicare dalle segnalazioni che arrivano in redazione, sono ancora molti gli stranieri che ancora non conoscono il giorno in cui potranno presentarsi con il loro datore di lavoro allo sportello polifunzionale. Chi non ha sicuramente più nulla in cui sperare sono i bocciati dalla sanatoria, quelli la cui domanda è stata giudicata inammissibile. Si tratta di una categoria molto ristretta, che a Roma conta appena duemila persone. Anche nel resto d'Italia i bocciati sono davvero pochi, e questo dimostra quanto fossero infondati gli allarmi su possibili speculazioni lanciati da qualcuno all'inizio della regolarizzazione. Intanto, la capitale farebbe bene ad attrezzarsi per il post-regolarizzazione. A fine regolarizzazione avrà 100 mila immigrati regolari in più, che porteranno la sua popolazione straniera oltre quota 320mila. Una crescita esplosiva, alla quale non può non corrispondere un potenziamento altrettanto significativo di uffici stranieri, servizi sociali, edilizia pubblica ecc.

 

9. Emilia Romagna: raccolte oltre 5mila firme per una rapida approvazione della legge regionale sull'immigrazione. (Stranierinitalia), BOLOGNA, 15 settembre 2003. Si fa sempre più crescente, tra i cittadini immigrati che risiedono in Emilia Romagna, la richiesta di una rapida approvazione della legge regionale sull'immigrazione, peraltro gia' approvata dalla Giunta.Sono state oltre cinquemila, le firme raccolte e consegnate dai sindacati Cgil, Csil e Uil all'assessore regionale alle politiche sociali Gianluca Borghi e al Presidente del Consiglio regionale Antonio La Forgia. La richiesta dei sindacati è che la legge venga approvata entro la fine dell'anno: il Presidente del Consiglio Regionale ha dichiarato che la cosa e' compatibile con i tempi del dibattito istituzionale. Per i sindacati si tratterebbe della conclusione positiva di una vicenda che dura ormai da anni. La legge regionale, a parere dei sindacati, va in controtendenza rispetto alla Bossi - Fini, garantendo meglio i diritti degli immigrati sui temi relativi alla formazione, all'abitazione, all'assistenza e alla sanita', rendendo inoltre obbligatoria l'elezione di forme di rappresentanza locale e regionale degli immigrati. I sindacati hanno colto l'occasione per denunciare la grave situazione relativa alla sanatoria, con ritardi definiti inaccettabili: in Emilia Romagna sono 56.000 le domande presentate il cui esame, iniziato a novembre dell'anno scorso, non si e' ancora concluso, nonostante la legge prevedesse un termine di 60 giorni. A fine agosto l'esame delle domande era arrivato in provincia di Reggio Emilia al 75%, a Parma all'80%, a Modena al 65%, a Bologna poco oltre il 70%. Solo a Ferrara e Forli' la sanatoria e' pressoche' terminata.

 

10. IMMIGRAZIONE: Pisanu, buoni risultati della legge Bossi-Fini(1)  (Ansa), CORTINA D’AMPEZZO, 14 settembre 2003. Il ministro dell' Interno, Giuseppe Pisanu, giudica buoni i risultati della legge Bossi-Fini attuata dal governo Berlusconi e rileva: "nei prossimi giorni faremo una valutazione accurata" dell' applicazione della legge.Snocciolando poi i risultati ottenuti ad un anno dall'entrata in vigore del provvedimento, Pisanu ha infatti ricordato che sono stati ridotti del 45% gli sbarchi clandestini in Italia e "per ogni clandestino sbarcato ce ne sono quattro che abbiamo rimandato a casa non con azioni di deportazione - ha sottolineato - ma in base a regolari accordi internazionali". Alla fine dell'anno, ha detto ancora il responsabile del Viminale "avremo regolarizzato 705 mila lavoratori clandestini che lavoravano in nero e che invece avranno un regolare contratto di lavoro, una regolare posizione assicurativa, un regolare permesso di soggiorno".

 

11. IMMIGRAZIONE: Pisanu, buoni risultati della legge Bossi-Fini(2)  (Ansa), CORTINA D’AMPEZZO, 14 settembre 2003. Pisanu ha poi detto che gli immigrati dovranno avere "diritti e doveri uguali agli altri cittadini italiani. Abbiamo aperto le braccia a chi vuol lavorare, alzato un muro più alto contro i clandestini e altro aspetto, che si vede di meno, ma è importantissimo, abbiamo mosso una guerra efficace alle organizzazioni criminali che sfruttavano spietatamente i clandestini".Il ministro dell'Interno prevede quindi un futuro in cui non si esclude una società "nella quale gli immigrati, che sono già una componente importante della popolazione attiva dell' Europa e dell' Italia, possono o integrarsi nella nostra realtà o almeno pacificamente convivere con le nostre culture".

 

12. IMMIGRAZIONE: Pisanu, importanti accordi con Tunisia e Libia  (Ansa), CORTINA D’AMPEZZO, 14 settembre 2003. Sono stati raggiunti importanti accordi tra l'Italia, la Tunisia e la Libia per combattere l'immigrazione clandestina. Lo ha detto il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu precisando che con la Tunisia è stato ratificato un accordo che sta "funzionando perfettamente e che praticamente ci ha consentito di ridurre del 90% gli immigrati provenienti dalle coste di quel Paese".Con la Libia, ha aggiunto Pisanu, "abbiamo stabilito un accordo internazionale per combattere le organizzazioni criminali che sfruttano i clandestini e questo accordo, nel giro di 3 mesi, sta producendo risultati eccellenti come si può constatare".Secondo Pisanu "grazie a quell'iniziativa italiana è stato possibile sviluppare anche altre iniziative che stanno facilitando il ritorno della Libia nel circuito delle relazioni internazionali. Non a caso - ha sottolineato - le Nazioni Unite hanno rimosso l'embargo". Per Pisanu quello recentemente ottenuto "é un grandissimo risultato che va ascritto anche a merito della politica estera condotta dall'Italia, in prima persona dal presidente Berlusconi".

 

13. IMMIGRAZIONE: Bulgarelli, chiarimenti su no status rifugiato 'sei africani rischiano vita se rimpatriati'. (Ansa), BARI, 14 settembre 2003. Chiarimenti sulle "sconcertanti decisioni prese dalla commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato" a proposito di un gruppo di africani che, "se rimpatriati, rischiano la vita", sono chiesti in sei interrogazioni parlamentari presentate dal deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli.Si tratta - informa una nota di Bulgarelli - di cinque cittadini congolesi ed uno ghanese, prima ospitati nel Campo di Bari-Palese ed attualmente al Regina Pacis di San Foca con decreto di espulsione. Alcuni - secondo Bulgarelli - "hanno già subito la tortura, come comprovano i referti medici, altri rischiano seriamente di essere giustiziati dall' attuale regime congolese". In tale contesto, "la Commissione non può permettersi leggerezze: interviste rapide e sommarie, con domande insignificanti, inopinate acquisizioni, irregolarità nella tempistica, ma soprattutto evidenti ed inspiegabili disparità di trattamento". Infatti "la commissione ha accettato la richiesta di tre appartenenti al movimento di opposizione dell' attuale regime congolese (mrpc) tra cui, il segretario del Movimento, Benoit Mukenga, rifiutandone altri giunti assieme, pur avendo questi vicende assolutamente simili"."Date queste premesse - afferma Bulgarelli - credo che le domande d' asilo in questione debbano essere riviste e mi chiedo quanti casi analoghi siano avvenuti senza che nessun parlamentare abbia avuto l' occasione di occuparsene. A tutt' oggi nessuno è in grado di quantificare il numero degli espulsi condannati di fatto a morte ed incarcerati per motivi politici grazie alla Bossi Fini".

 

14. UE: Schily, su quote immigrati decidono singoli paesi. (agi), ROMA, 13 settembre 2003. Sulle quote di ingresso degli immigrati decidono i singoli Paesi, non la Commissione europea. Lo ha detto il ministro dell'Interno tedesco, Otto Schily, a margine della riunione informale dei ministri dell'Interno e della Giustizia della Ue. Sulle quote di ingresso - ha spiegato Schily - ogni Paese deve mantenere la propria competenza perche' abbiamo cosi' tante differenze e situazioni e tradizioni diverse. Deve essere mantenuto il sistema attuale a questo non vuol dire che non dobbiamo coordinarci". Se, per esempio - ha aggiunto Schily uno Stato concede l'ingresso ad un certo numero di immigrati, questo non significa che essi diventino automaticamente cittadini europei. La decisione, lo ribadisco, deve essere presa da ogni singolo Stato. Sono pronto a discutere del potere decisionale, ma non a riconoscere alla Commissione europea la competenza sul numero degli immigrati che possono entrare nei vari Paesi".

 

15. RAZZISMO: farneticante volantino rinvenuto nel Senese. (AGI), COLLE VAL D’ELSA, 13 SETTEMBRE 2003. "Caccia (tutto l'anno) per la seguente salvaggina migratoria: ebrei, albanesi, negri, zingari, arabi, extracomunitari in genere". E' il testo di un farneticante volantino anonimo rinvenuto nei giorni scorsi a Colle Val d'Elsa, nel senese, e sul quale i Carabinieri stanno indagando. Il volantino, fotocopiato, e' stato rinvenuto in tre esemplari: presso la casa del popolo, la Asl e la coop. Esso appare come una grossolana falsificazione di una carta intestata della Regione Toscana ed e' intitolato "Calendario venatorio 2003". Si afferma anche che "e' sospesa da questo momento la caccia ai comunisti in quanto entrati a far parte delle specie in via d'estinzione, restando salva la possibilita' di cacciarli nelle zone di ripopolamento, quali casa del popolo, coop, centri sociali, etc". Il testo delirante parla anche di "fucili, bombe a mano, obici, mitragliatrici, gas velenosi" e avverte: "Attenzione: non esiste limite giornaliero di capi da abbattere". Infine si fa riferimento a viaggi premio in Austria e si cita Jorg Heider.

 

16. BOLOGNA: sindacati manifestano per legge regionale su immigrazione. (AGI), BOLOGNA, 13 SETTEMBRE 2003. Oltre cinquemila firme, raccolte tra i cittadini immigrati che risiedono in Emilia Romagna, sono state consegnate dai sindacati Cgil, Csil e Uil all'assessore regionale alle politiche sociali Gianluca Borghi e al Presidente del Consiglio regionale Antonio La Forgia per chiedere una rapida approvazione della legge regionale sull'immigrazione, gia' approvata dalla Giunta. La consegna delle firme e' avvenuta nei giorni scorsi al termine di una manifestazione davanti alla sede regionale. A fronte della richiesta dei sindacati che la legge venga approvata entro la fine dell'anno, il Presidente del Consiglio Regionale ha dichiarato che la cosa e' compatibile con i tempi del dibattito istituzionale.Per Cgil, Cisl e Uil si tratterebbe della conclusione positiva di una vicenda durata alcuni anni. La legge regionale, a parere dei sindacati, va in controtendenza rispetto alla Bossi - Fini, garantendo meglio i diritti degli immigrati sui temi relativi alla formazione, all'abitazione, all'assistenza e alla sanita', rendendo inoltre obbligatoria l'elezione di forme di rappresentanza locale e regionale degli immigrati. I sindacati hanno colto l'occasione per denunciare la grave situazione relativa alla sanatoria, con ritardi definiti inaccettabili: in Emilia Romagna sono 56.000 le domande presentate il cui esame, iniziato a novembre dell'anno scorso, non si e' ancora concluso, nonostante la legge prevedesse un termine di 60 giorni. A fine agosto l'esame delle domande era arrivato in provincia di Reggio Emilia al 75%, a Parma all'80%, a Modena al 65%, a Bologna poco oltre il 70%. Solo a Ferrara e Forli' la sanatoria e' pressoche' terminata.

 

17. Riconoscimenti: ad Aly Baba Faye il Premio Mediterraneo per la pace e la solidarietà. (Stranierinitalia), 13 settembre 2003. Premiato per il suo impegno per i diritti dei migranti e per aver promosso il dialogo e la convivenza pacifica tra i popoli in Italia ed in Europa. Aly Baba Faye, sociologo senegalese in Italia da 20 anni, è stato da poco insignito del prestigioso Premio Mediterraneo per la pace e la solidarietà, assegnato ogni anno a Lauria, in provincia di Potenza. Sul palco c'erano anche Dominique Strass Kann (già Ministro dell'economia e delle Finanze del Governo Jospin), Vladimir Zagladin (Segretario Generale della Fondazione Gorbaciov) e Mino Carta (Consigliere del Presidente brasiliano Lula sull'informazione). "Sono fiero - dice Faye - di essere stato premiato insieme a personalità internazionali così importanti. Ho dedicato questo riconoscimento alle persone senza nome scomparse nel Mediterraneo, persone di buona volontà che speravano di migliorare le loro condizioni di vita e quelle delle loro famiglie, ma sono annegate con tutti i loro sogni". Per Faye il premio è un invito ad impegnarsi ancora di più. "Un africano che riceve un premio simile non può non pensare alle tante guerre dimenticate in Africa e alla situazione difficile in cui si trovano molti dei nostri fratelli, con governi instabili, guerre etniche ecc. Dobbiamo attivarci per prevenire i conflitti in Africa, e dove i conflitti sono già scoppiati, trovare soluzioni efficaci. Il premio mi sfida ad agire concretamente per promuovere la pace in Africa". Arrivato in Italia vent'anni fa per studiare, Faye iniziò a girare per le scuole parlando di solidarietà, per creare la consapevolezza che tutte le persone sono legate tra loro. Tra i fondatori della prima associazione senegalese in Italia, ha viaggiato per tutta la penisola per incoraggiare i suoi compagni riunirsi in organismi che potessero fare da ponte tra le comunità e le autorità locali. Nel suo curriculum c'è anche l'organizzazione del primo meeting tra Italiani e africani (Perugia 1988), e la prima manifestazione nazionale contro il razzismo (Roma 1989), dove parlò a più di 50mila persone riunite a piazza del Popolo. Faye è stato anche responsabile della Cgil per le politiche sui diritti dei lavoratori stranieri, e nel 1991, primo cittadino straniero a ricoprire questa carica, venne eletto nel Comitato direttivo nazionale. Lasciato il sindacato nel 2001 per candidarsi alle elezioni comunali di Roma, Faye ha fondato una società di consulenza per piccole e medie imprese che vogliono investire nei paesi in via di sviluppo. Consulente del partito socialista europeo, nel 2001, subito dopo l'attacco alle Twin Towers, è intervenuto al Parlmento Europeo nel corso di un forum organizzato per ascoltare le comunità straniere ed i musulmani in europa. Il suo discorso impressionò profondamente i parlamentari, e di certo ha giocato un ruolo chiave per l'assegnazione del Premio Mediterraneo. Faye, del resto, è impegnato nel confronto interculturale in ogni momento della sua giornata. Musulmano, è sposato infatti con un'italiana di religione cristiana, dalla quale ha avuto due bambine. "Mia moglie - dice - è per me un sostegno importante. Le differenze culturali le superiamo dialogando". "Dobbiamo essere pronti al dialogo, - spiega Faye - sia tra singoli che tra comunità. Solo così si può comprendere il punto di vista degli altri, il dialogo è un'opportunità di crescita. Certo non è facile, ognuna delle parti deve essere pronta a rinunciare a qualcosa. Ma non si dovrebbe mai smettere di dialogare: nella vita di coppia, quando finisce il dialogo, va seriamente in crisi il matrimonio".

 

18. UE: immigrazione; Sarkozy, bene proposta Presidenza Italiana. Necessario collaborare con paesi da cui partono flussi  (Ansa), ROMA, 12 settembre 2003. Bene la proposta della Presidenza Italiana dell'Ue sull'immigrazione, grazie alla quale i quindici paesi membri cercano di riflettere senza tabù sul tema e lottare contro gli ingressi dei clandestini. Lo ha detto il ministro francese dell'interno Nicolas Sarkozy, lasciando la riunione informale dei ministri del' interno e della giustizia europei in corso a Roma.L'altro aspetto positivo della proposta, ha spiegato il ministro, "é che non si può lottare efficacemente contro l'immigrazione clandestina se non si coinvolgono i paesi da cui provengono i flussi. E perché questi Stati lottino con noi devono avere interesse a farlo. E' quanto la Francia sta cercando di fare con Senegal, Romania e Bulgaria"."Abbiamo deciso - ha rilevato poi Sarkozy - di approfondire lo studio sulle quote degli ingressi. Ciò non vuol dire che abbiamo preso una decisione, vogliamo approfondire questa proposta per vedere ciò che può essere concretamente efficace. Naturalmente - ha aggiunto - si tratta di una cosa complicata, perché ciascuno di noi ha una sua storia e delle sue specificità".Sarkozy ha poi parlato dell'esistenza "di un legame tra le reti di trafficanti di uomini e il crimine, quale che sia la sua natura. Quello che è certo è che le filiere dell'immigrazione clandestina sono legate alle mafie criminali: per questo bisogna lottare contro queste filiere".

 

19. LAVORO: immigrazione; Coldiretti, quote stagionali esaurite. Situazione precipita. (Ansa), VENEZIA, 12 settembre 2003. (ANSA) - VENEZIA, 12 SET - Quote esaurite da mesi: la Federazione regionale Coltivatori Diretti del Veneto avverte "che la situazione sta decisamente precipitando in fatto di quote per ingressi regolari di lavoratori extracomunitari stagionali"."E' esaurita pure la speranza di emanazione di ulteriori provvedimenti anticipatori - spiega una nota della federazione dei coltivatori - tenuto conto che con il Dpcm del giugno scorso é stato raggiunto il massimo delle quote erogabili corrispondente al tetto assegnato per l'anno 2002".A determinare fabbisogni superiori alle previsioni, prosegue la nota, "hanno sicuramente concorso fattori esterni al sistema di rappresentanza delle imprese venete: come previsto da Coldiretti, l'evento ha generato un incremento di impieghi tale da ridurre in maniera sostanziale la disponibilità delle quote determinate dal Ministero".Le imprese Coldiretti, da parte loro, hanno messo in atto tutti gli strumenti per alleggerire la criticità della situazione: recupero di autorizzazioni non fruite, proroghe, passaggi da azienda ad azienda e reingressi di lavoratori extracomunitari già autorizzati."Solo palliativi - afferma Coldiretti - a fronte dell'entità del fabbisogno, riscontrabile dalle sole richieste di autorizzazione inevadibili ad oggi, depositate presso gli Uffici periferici del Ministero del Lavoro, senza considerare quelle in corso di istruttoria".Nella nota, la federazione ricorda di aver "ribadito con forza che venga riconosciuto alla platea delle imprese venete il diritto morale più che giuridico di poter operare in piena trasparenza e legalità, secondo un principio di responsabilità e reciproco rispetto degli impegni".Coldiretti Veneto, pertanto, "confida nell'esito positivo della richiesta da lei avanzata e condivisa da tutte le parti sociali del Veneto e fatta propria con l'approvazione dell'ordine del giorno della Commissione Regionale di Concertazione del 31/07/2003, affinché il Ministero del Welfare attivi la procedura di compensazione territoriale, regione su regione, su quote assegnate e non fruite in altre regioni".

 

 

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