Rassegna Stampa


dal 19 al 22 settembre 2003

 

1. PROSTITUZIONE - Brattoli (Pari opportunità) spiega la nuova legge sulla tratta. 'Italia all'avanguardia''(Redattore Sociale)

2. PROSTITUZIONE – L'impatto della Bossi-Fini e della nuova legge del Governo sulle vittime della tratta. Le critiche degli enti (Redattore Sociale)

3. PROSTITUZIONE – Questure diffidenti verso i ''percorsi sociali''; scarsi i permessi. Monitoraggio critico di enti locali e associazioni sul recupero tramite art.18 (Redattore Sociale)

4. AIDS - Rapporto congiunto di Msf e Oms sulla somministrazione di farmaci antiretrovirali in 10 paesi (Redattore Sociale)

5. Direttiva europea sui ricongiungimenti familiari: una grave violazione di un diritto fondamentale di Saleh Zaghloul (Migranews.net)

6. Nasce a Roma il catering multietnico: pietanze di tutto il mondo preparate da cuochi stranieri e italiani di Anelise Sanchez (Migranews.net)

7. IMMIGRAZIONE - A Roma lezioni di lingua e cultura etiope per i bambini originari del paese africano (Redattore Sociale)

8. Aumentano le adozioni internazionali: 1382 nel primo semestre dell'anno. Quasi 6mila negli ultimi tre anni (Stranieri in Italia)

9. LEGA: Ruini, rattrista come affronta problemi immigrazione dichiarazioni intermittenti su problema etico e umano (ANSA)

10. IMMIGRAZIONE:Cè,critiche Ruini assolutamente ingiustificate (ANSA)

11. IMMIGRAZIONE: Speroni a Ruini,dietro volontari giro di soldi (ANSA)

12. GB: Blunkett ammette di non sapere numero immigrati illegali (ANSA)

13. La storia di Mahila Maraà: l'impresa sociale che nasce dal dialogo tra le identità (Stranieri in Italia)

14. DS: 'visto' rapido per casi d'urgenza sanitaria per immigrati (AGI)

15. BADANTI: il Veneto le preseleziona nel paese d'origine(AGI)

16. In Italia vivono oltre 75 mila rumeni (AGI)

17. FIRENZE: dibattito su mass media e xenofobia (AGI)

18. AFRICA - Nuovi schiavi. Il governo del Ghana in difficoltà: mancano leggi per punire i trafficanti di bambini (Redattore Sociale)

19. Welcome Bank: il 3 ottobre a Biella un convegno dedicato al rapporto tra banche e migranti (Stranieri in Italia)

20. IMMIGRAZIONE: Emergency pensa a centri accoglienza in italia gino strada, rispetto diritti di tutti per ridurre violenza (ANSA)

21. IMMIGRAZIONE: ragazzi di destra con piu' pregiudizi secondo ricerca. cgil, serve scuola multiculturale (ANSA)

22. IMMIGRAZIONE: La Loggia, da Bossi-Fini risultati positivi per ulteriore contrasto necessaria azione coordinata Europa (ANSA)

23. IMMIGRAZIONE: Viminale, riammessi a Malta 162 clandestini erano sbarcati a Pozzallo - 'eccellenti relazioni bilaterali' (ANSA)

24. IMMIGRAZIONE: D'Ali', necessarie politiche integrate Chiaravalloti, UE restituisca a Mediterraneo suo giusto peso (ANSA)

 

 

1. PROSTITUZIONE - Brattoli (Pari opportunità) spiega la nuova legge sulla tratta. 'Italia all'avanguardia''(Redattore Sociale) 22 sett 2003 .BENEDETTO DEL TRONTO (Ap)– A 45 anni dall'approvazione della legge Merlin, la prostituzione torna prepotentemente al centro della discussione tra operatori, politici e pubblica opinione. A San benedetto del Tronto il punto della situazione con il convegno “Oltre le terre di mezzo. Ipotesi per nuove politiche sulla prostituzione”, promossa dall’associazione On the Road e dal Cnca. Gli aspetti antropologici e legislativi, l’importanza dell’art.18, la nuova legge sulla tratta, le ipotesi e le prese di posizione sulla nuova normativa in materia di prostituzione. Questo nella due giorni di lavori, aperta oggi con una sessione che ha visto l’intervento di Bruno Brattoli, magistrato, Capo dipartimento Pari Opportunità e presidente della Commissione interministeriale sull’art.18. A lui il compito di ribadire la validità dell’art.18 della legge 286/98 (“uno strumento recepito e confermato anche dalla legge Bossi-Fini. Esso ha avuto successo nell’attività di contrasto. Certo, c’è qualche difetto di coordinamento nella sua applicazione; ciononostante siamo in presenza di un sistema sicuramente valido ed efficace, tanto che anche l’Unione Europea sembra voler adottare provvedimenti simili”) e il compito di illustrare la legge sulla tratta, recentemente approvata dal Parlamento.“Oggi il fenomeno della prostituzione – ha premesso Brattoli – si presenta come estremamente variegato. Per questo, secondo me, va affrontato non con polemiche ma con il maggior numero di contributi possibili. Mi sono convinto che non si può discutere in senso generale di prostituzione. E’ necessario fare delle distinzioni. E proprio per fare delle ulteriori precisazioni ed affrontarlo in maniera più compiuta che all’art.18 si è aggiunta recentemente la legge sulla tratta. Finalmente il nostro Paese si è attrezzato e si è mostrato ancora una volta all’avanguardia. E’ un successo del Governo e del Parlamento tutto”. Brattoli è passato poi all’illustrazione del nuovo testo legislativo. “Alla finalità ‘premiale’ dell’art.18 si è affiancata – ha precisato – la necessità di assistere le donne straniere ai fini della integrazione sociale. Successivamente si è reso necessario implementare il tutto sotto il profilo dell’azione penale. Tale obiettivo è stato raggiunto proprio con la nuova legge, che tenta di reprimere il fenomeno dello sfruttamento e del traffico. Sono stati individuati nuovi reati e sono state allargate alcune fattispecie già esistenti. Nel corso degli anni si è dovuto ‘interpretare’ il concetto di riduzione in schiavitù, anche sulla base delle diverse interpretazioni giurisprudenziali. Oggi non è più così”. Nello specifico: la nuova legge modifica gli artt. 600 e 601 del codice penale, rivisitando il concetto di riduzione in schiavitù; individua delle condotte tipizzate e caratterizzanti il reato (violenze, minacce, inganno, ecc…); elimina alcune difficoltà di ordine probatorio (a vantaggio delle vittime); estende la punibilità anche al ‘mantenimento’ dello stato di schiavitù (dunque, anche quello iniziato da altri); colpisce il traffico di esseri umani in ogni suo segmento, anche quando il territorio dello Stato è di passaggio nel compimento del crimine; arriva ad un pesante inasprimento della pena (fino a 20 anni) e prevede aggravanti in caso di riduzione in schiavitù di minori (fino a 30 anni), con ulteriore inasprimento in caso di traffico a fini di vendita di organi; individua la possibilità di punire anche persone giuridiche (e quindi non solo singoli); introduce misure già previste per la lotta alla mafia (dunque al crimine organizzato); prevede l’aumento della durata delle indagini preliminari; istituisce un Fondo speciale per le misure antitratta presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri; ecc…Tutte misure, ha ribadito, Brattoli, che fanno fare all’Italia un salto in avanti nella lotta alla tratta. Un provvedimento, infine, che anche le associazioni sembrano aver recepito in maniera positiva. In un documento redatto anche da enti locali, infatti, si esprime “un giudizio molto positivo sulla nuova legge”. Ovviamente, si precisa, si attende l’emanazione del decreto di attuazione, che “dovrà chiarire la effettiva destinazione dei fondi stanziati e i criteri per la loro attribuzione, per i quali si auspica che vengano tenute in considerazione le esperienze maturate attraverso l’art.18”. Unica critica degli enti: “Il legislatore ha introdotto alcune forme di cooperazione internazionale nonché una specifica formazione professionale. Tuttavia non sono stati definiti né i modi né i tempi di una tale cooperazione, né stanziati appositi fondi”.

 

2. PROSTITUZIONE – L'impatto della Bossi-Fini e della nuova legge del Governo sulle vittime della tratta. Le critiche degli enti (Redattore Sociale) 22 sett 2003.BENEDETTO DEL TRONTO – Quale l’impatto della nuova legge sull’immigrazione sulle vittime della tratta? Il documento redatto da associazioni ed enti locali e presentato al convegno nazionale “Oltre le terre di mezzo” contesta in termini generali la Bossi-Fini e, nello specifico, “l’intensificazione delle retate e delle espulsioni che colpiscono le persone che si prostituiscono, spesso vittime della tratta, e non le organizzazioni criminali”. Per coloro che hanno sottoscritto il documento, “nel contesto delle retate e nel periodo successivo, nei centri di permanenza temporanea non risultano adottate misure e forme di collaborazione con gli enti sociali volte ad informare le persone fermate dei loro diritti previsti dall’art.18 e ad accedervi qualora se ne riscontrino gli estremi”. Così, la nuova normativa “scoraggia le vittime ad intraprendere un percorso di fuoriuscita, spingendole a rinsaldare la propria sottomissione allo sfruttatore (con le donne che tendono ad accettare di esercitare la prostituzione in appartamento, sottomettendosi ad un assai più incisivo potere di controllo e soggezione dello sfruttatore)”. Sempre per gli enti, “si registra un peggioramento delle condizioni di vita e della possibilità di accesso alle opportunità dell’art.18 delle persone immigrate coinvolte nella prostituzione, poiché: è aumentata fortemente la loro mobilità, spesso diretta dalle reti di sfruttamento; sono state spostate in luoghi chiusi o all’aperto nelle periferie più degradate ed insicure e nella notte avanzata; si trovano peraltro in entrambi i casi maggiormente esposte a forme di violenza esercitate dai clienti”. “La nuova legge sull’immigrazione – si legge ancora nel documento – spostando le risorse umane ed economiche delle forze dell’ordine dall’azione investigativa (lotta ai trafficanti e sfruttatori) a quella repressiva, ha come prima ricaduta una criminalizzazione che spinge queste persone ad invischiarsi sempre di più con le reti di sfruttamento, individuando Forze dell’ordine e Stato italiano non più come un soggetto a cui chiedere aiuto ma un nemico da cui difendersi”. Manca inoltre, viene fatto notare, un organismo che vigili sul rispetto dei diritti dei migranti trattenuti nei Centri di permanenza temporanea (Cpt) e, si dice, “grave è anche l’effetto della nuova legge in merito alla possibilità di arrestare tutti coloro che hanno più di un procedimento di espulsione: la questura di Roma, per esempio, sta applicando alla lettera questa norma, provvedendo all’arresto e al processo per direttissima anche delle vittime di tratta”. Uno sguardo le associazioni lo rivolgono anche al possibile impatto della legge sulla prostituzione proposta dal Governo. “Il giudizio è assai negativo – affermano – in quanto si ritiene che la disciplina proposta risulterebbe incentivante le varie forme di marginalizzazione e sfruttamento della prostituzione”. Si giudica la legge come “parziale (mirata unicamente ad eliminare dalle strade il fenomeno della prostituzione) e irrazionale, in quanto presuppone che la prostituzione di strada sia costituita da persone regolari”. Inoltre, si lamenta “lo stravolgimento dell’art.18, che viene rivisitato in un’ottica premiale e finalizzato soltanto al rimpatrio assistito”; e “grave è anche la discriminazione tra cliente e prostituta, sia per quanto riguarda le sanzioni e le pene, sia per quanto attiene al tema delle malattie sessualmente trasmissibili, perpetuando l’immagine di una prostituta che è innanzitutto untrice e portatrice di disordine sociale”. Tra le gravi conseguenze previste: la possibilità degli sfruttatori di segregare, minacciare e controllare le donne immigrate coinvolte nella prostituzione; una “drammatica perdita di potere contrattuale non solo nei confronti dello sfruttatore ma anche relativamente al cliente”; il contatto fra le vittime dello sfruttamento e gli enti “diverrà molto più difficoltoso”, mentre il processo di spostamento della prostituzione dalla strada al chiuso subirà un’accelerazione, “determinando – si afferma – la creazione di un doppio mercato della prostituzione, uno legale e uno illegale”.

 

3. PROSTITUZIONE – Questure diffidenti verso i ''percorsi sociali''; scarsi i permessi. Monitoraggio critico di enti locali e associazioni sul recupero tramite art.18 (Redattore Sociale) 22 sett 2003 S.BENEDETTO DEL TRONTO (Ap) – Al convegno “Oltre le terre di mezzo”, in programma oggi e domani a San Benedetto del Tronto, presentato un documento contenente le osservazioni di alcune associazioni ed enti locali operanti nell’ambito dell’art.18 (tra essi, solo per citarne alcuni, realtà come On the Road, Donne in movimento, associazione Lule, Caritas di Mantova, Parsec, Casa dei Diritti Sociali Focus, ed i Comuni di Roma, Venezia e Perugia, le province di Genova e Lecce). Si tratta di un documento con cui gli enti prendono posizione sull’applicazione dell’art.18 da parte delle Questure, formulano proposte per ottimizzare il sistema degli interventi e valutano sia l’impatto della nuova legge sull’immigrazione sulle vittime della tratta sia il possibile impatto della legge sulla prostituzione proposta dal Governo, qualora venisse approvata. Andiamo con ordine. Molto critico il giudizio sull’applicazione dell’art.18 da parte delle questure. Gli enti denunciano diffidenza verso i percorsi sociali, con netta preferenza per il percorso giudiziario. Da qui lo scarso numero di permessi ottenuti tramite percorsi sociali. In questo contesto, si segnala che “mentre in alcune questure il rilascio dei permessi di soggiorno percorso sociale avviene senza particolari problemi (Genova, Cremona, Firenze, Ascoli Piceno, Macerata, Teramo, Lecce), nelle altre risulta estremamente difficoltoso o addirittura non contemplato (Roma, Milano, Pistoia, Brindisi, Taranto, Bergamo, Pavia, Como, Mantova, Ancona e Perugia). Questi dati – continuano – mostrano le grosse difficoltà incontrate dalla quasi totalità degli enti nel condurre a conclusione il percorso sociale, richiesto alle Questure ma da queste spesso osteggiato in modo più o meno esplicito. Di contro, laddove il percorso sociale viene applicato, si registra la dimostrazione della sua efficacia anche nel contrasto alla criminalità, poiché spesso, una volta rassicurate, le vittime decidono per la denuncia e comunque offrono informazioni preziose alle indagini”. Enti pubblici ed associazioni ritengono necessaria la nomina per ciascuna questura di un responsabile unico per l’applicazione dell’art.18 e corsi di formazione ad hoc per le forze dell’ordine. Importante sarebbe anche nella normativa sull’immigrazione venisse esplicitata la possibilità di ricongiungimento familiare per i congiunti delle vittime del traffico di esseri umani. Ritenute necessarie, inoltre, disposizioni che “invitino le Prefetture ad accelerare i tempi della sospensione o revoca dei decreti di espulsione”. Fondamentale anche la previsione di “Tavoli provinciali interistituzionali per l’applicazione dell’art.18”. Sottolineati, infine, i tempi troppo lunghi per i percorsi giudiziari (anche 12 mesi e oltre), la necessità di affidare proprio al Questore il potere di rilascio di un permesso di soggiorno momentaneo, la necessità di un maggiore coordinamento tra Forze dell’ordine e autorità giudiziaria. Quanto ad ulteriori proposte per ottimizzare il sistema di interventi, sottolineati gli aspetti finanziari: necessità di rendere più cospicuo e stabile il sistema di finanziamenti; revisione delle modalità e dei tempi di finanziamento e loro attribuzione mediante progetti di durata triennale e non più annuale (in tal senso si potrebbe prevedere – viene sottolineato – la regionalizzazione del fondo destinato a finanziare i progetti locali e nuovi criteri di attribuzione dei fondi stessi); stimolare ulteriormente gli enti locali (regioni, province e comuni) a cofinanziare i progetti ex art. 18. Fondamentale viene considerato “estendere i finanziamenti per i percorsi delle vittime di forme di sfruttamento diverse da quello sessuale (lavoro nero, ecc…).

 

4. AIDS - Rapporto congiunto di Msf e Oms sulla somministrazione di farmaci antiretrovirali in 10 paesi (Redattore Sociale) 22 sett 2003 ROMA – Medici Senza Frontiere e l'Organizzazione mondiale della Sanità hanno presentato oggi un rapporto congiunto che documenta l’esperienza di Msf nella somministrazione di farmaci antiretrovirali per la lotta all’Hiv/Aids in 10 Paesi. Un rapporto “pensato per aiutare i Governi nazionali e gli altri soggetti interessati all’acquisto su larga scala di terapie antiretrovirali economiche e di qualità”. La diffusione di questi farmaci in Africa non è più rinviabile secondo le due organizzazioni visto che nell’Africa sub-sahariana almeno 4 milioni di persone hanno urgentemente bisogno di questi trattamenti, ma oggi solo l’1% di loro riesce ad averli. Il rapporto presentato a Nairobi nel corso della prima giornata della Conferenza Internazionale sull’Aids in Africa dimostra che nei Paesi in cui sono registrati equivalenti generici dei farmaci di marca e in cui esiste una concorrenza tra generici e farmaci brevettati, i prezzi delle terapie si riducono enormemente. Tra i casi illustrati nel rapporto quello relativo al Malawi dove l’Hiv ha una prevalenza vicina al 16% della popolazione ed i prezzi delle terapie antiretrovirali sono tra i più bassi al mondo: 288 dollari l’anno per paziente. Il Governo locale ha infatti autorizzato la registrazione di diversi farmaci generici favorendo una sana concorrenza tra diversi produttori. “Purtroppo il Malawi è un’eccezione: in molti dei 10 Paesi citati nel rapporto i Governi nazionali non hanno adottato strategie analoghe per incentivare la concorrenza dei generici. In questi casi MSF cerca di ottenere autorizzazioni speciali per acquistare i farmaci di qualità a basso costo, ma inevitabilmente i beneficiari sono molti meno e i prezzi un po’ più alti”, ha spiegato Sophie-Marie Scouflaire, una delle autrici del rapporto. In totale MSF tratta circa 5mila sieropositivi in 14 Paesi poveri, ma in breve tempo l’organizzazione umanitaria conta di arrivare a trattare 10mila persone in tutto il mondo. Intanto prosegue l’attività di advocacy per arrivare a un prezzo di 70$ l’anno per paziente per le terapie antiretrovirali. Una soglia giudicata raggiungibile dagli esperti. L’Oms – che proprio in questi giorni, nel corso di un vertice sull’Aids all’Onu, ha annunciato misure eccezionali per favorire l’accessibilità dei farmaci anti-Aids che rappresenta ormai un’emergenza di salute pubblica - si era data l’obiettivo di trattare 3 milioni di sieropositivi entro la fine del 2005. L’ambizioso risultato non potrà essere raggiunto se i Governi dei Paesi più colpiti non si impegneranno seriamente promuovendo programmi terapeutici nazionali. A loro volta i Paesi donatori dovranno mantenere le promesse a partire da un finanziamento ragionevole del Global Fund per la lotta ad Aids, malaria e tubercolosi , ormai agonizzante: quest’anno sono stati versati appena 2mld $, contro i 10miliardi l’anno richiesti dall’Onu.

 

5. Direttiva europea sui ricongiungimenti familiari: una grave violazione di un diritto fondamentale di Saleh Zaghloul (Migranews.net) 22 settembre 2003 Il Coordinamento europeo per il diritto degli stranieri a vivere in famiglia chiede al Parlamento Europeo di presentare ricorso alla Corte di Giustizia della Comunità Europea contro la direttiva sul ricongiungimento familiare concordata tra gli stati membri durante il Consiglio dei Ministri “Giustizia e Affari Interni” del 28 febbraio e del 1° Marzo 2003 senza tenere conto del parere dello stesso parlamento. Il Coordinamento in una lettera al Presidente del Parlamento Europeo ricorda che la direttiva concordata rappresenta una violazione di alcuni principi e diritti che fanno parte della Carta dei diritti fondamentali che sarà inserita nella futura costituzione europea. Il rispetto della vita privata e familiare, la proibizione di discriminazioni in funzione dell’età sono, per esempio, citati nel testo della Carta che sarebbe svuotato della sua sostanza se la direttiva sul ricongiungimento familiare venisse adottata. Ecco i principali punti della direttiva che rappresentano una grave violazione del diritto al ricongiungimento familiare e che permetteranno solo in modo molto marginale l’esercizio di tale diritto:

1. solo i coniugi e i figli minori possono beneficiare del ricongiungimento familiare (i genitori non sono per nulla menzionati);

2. si fissa un periodo di attesa di due anni o anche di tre, se la legislazione dello Stato membro lo prevede (ora è possibile fare domanda subito dopo la prima busta paga);

3. il diritto al ricongiungimento familiare sarà subordinato alla condizione della “capacità di accoglienza” dello Stato membro (i ricongiungimenti familiari non entrano, oggi, nelle quote annuali dei decreti flussi);

4. il rifiuto del ricongiungimento familiare potrà essere basato su motivi di ordine pubblico o di sicurezza interna, mettendo da parte la nozione di giurisprudenza comunitaria di “ordine pubblico”;

5. la direttiva indica come titolari del diritto al ricongiungimento familiare le persone che possono dimostrare di avere diritto al soggiorno “duraturo” (oggi basta essere titolari di un permesso di soggiorno della durata di un anno);

La direttiva non si limita a intaccare il diritto al ricongiungimento familiare tramite le condizioni di esercizio di questo diritto, ma colpisce anche le condizioni di soggiorno previste nei riguardi dei membri della famiglia beneficiari del ricongiungimento familiare. Così, questi membri della famiglia ricevono solo un’autorizzazione di soggiorno della durata di «almeno un anno»; è possibile proibire loro l’esercizio di un’attività professionale per un periodo che può arrivare ad un anno; il diritto al soggiorno può essere rimesso in discussione se la persona che ricongiunge ha una relazione stabile con un’altra persone o se si stabilisce che si tratta di un matrimonio di “compiacenza”. Questa direttiva, oltre a rendere il ricongiungimento più difficile, comporta una vera e propria precarizzazione del soggiorno di coloro che sono ricongiunti. Nella sua lettera al presidente del Parlamento europeo il Coordinamento sottolinea che la direttiva è contraria al diritto comunitario e agli impegni internazionali dell’Unione; è contraria alle seguenti disposizioni che il diritto comunitario deve o dovrà ben presto rispettare: art. 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, art. 12 e 13 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, art. 3 e 9 della Convenzione internazionale sui diritti del bambino, art. 7 e 33 della Carta dei diritti fondamentali. D’altra parte, la direttiva va contro i principi consacrati in certi strumenti internazionali ed europei, come la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri della loro famiglia, adottata nel quadro dell’Onu, la Carta sociale europea e la Convenzione europea relativa allo statuto del lavoratore migrante del 1977. L’approvazione degli stati membri - prosegue il Coordinamento - di testi che sono contrari ai principi della Carta dei diritti fondamentali, proprio quando ci si propone di integrare la stessa Carta nella futura costituzione europea, è un segnale inquietante per quel che riguarda il rispetto da parte dell’Unione dei principi da essa stessa affermati. In conclusione della propria lettera il Coordinamento si rivolge al Presidente del Parlamento europeo in quanto suo rappresentate e garante del suo ruolo affinché faccia ricorso per annullare la direttiva sui ricongiungimenti familiari.

 

6. Nasce a Roma il catering multietnico: pietanze di tutto il mondo preparate da cuochi stranieri e italiani di Anelise Sanchez (Migranews.net) 22 settembre 2003 Se è vero che gli italiani non rinunciano ai piaceri della tavola, c’è chi li sa accontentare, riuscendo ad unire il gusto per la culinaria con la solidarietà. La Casa dei Diritti Sociali-Focus (Federazione delle Organizzazioni dei Consumatori, Utenti e Sociali), un’organizzazione di tutela e promozione dei diritti umani che dal 1985 opera su tutto il territorio nazionale, ha lanciato un ambizioso progetto: il cosiddetto catering bio-multietnico. In un’attrezzata cucina di un centro residenziale per cittadini extracomunitari, a Porta Maggiore, Roma, cuochi stranieri e italiani preparano quotidianamente pietanze di tutto il mondo, nonché specialità regionali italiane, per enti non profit, istituzioni e privati. Ogni giorno sono circa 750 i pasti preparati, tra colazioni, pranzi e cene, per diverse strutture residenziali, più le prenotazioni, che oscillano da 15 a 500. Crescono, inoltre, anche le richieste di catering per occasioni come anteprime cinematografiche e teatrali, feste private e vernissage.  Anna Adamczyk e Maria Topputo, della Cooperativa Sociale CDSequolink, iniziativa della federazione per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, spiegano che l’idea di creare il catering bio-multietnico è nata dall’esperienza acquisita con un progetto precedente, ovvero, la gestione di una cooperativa agricola biologica che, dal 1991 al 1995, ha organizzato dei corsi di ristorazione e ha promosso l’attività di educazione alimentare e ambientale nelle scuole, offrendo prodotti biologici a circa 70 mense scolastiche. Attualmente, il catering multietnico coinvolge otto stranieri in modo continuo, 45 sporadicamente ed altri 15 nell’attività di educazione alimentare presso le scuole della Regione Lazio. «Inoltre - dichiara Anna Adamczyk - la nostra l’iniziativa non si limita alla semplice preparazione e somministrazione di pasti». E aggiunge: «Questi vengono accompagnati da momenti di interculturalità, una delle mission della Casa dei Diritti Sociali». Collaborando con una federazione che da 15 anni segue da vicino il fenomeno dell’immigrazione, Anna Adamczyk e Maria Topputo osservano che mentre si verificano sempre più spesso la lunga permanenza degli immigrati in Italia e l’arrivo di stranieri con buona cultura socio-lavorativa, aumenta parallelamente, sotto gli occhi di tutti, l’indice di immigrati che rischiano l’emarginazione. «I più suscettibili di esclusione sono bisognosi di asilo, vittime di tratta e torture, i rom, gli anziani stranieri e i minori non accompagnati». Casa dei Diritti Sociali-Focus Via dei Mille, 6 00185 – Roma Tel. 06/4464613

 

7. IMMIGRAZIONE - A Roma lezioni di lingua e cultura etiope per i bambini originari del paese africano (Redattore Sociale) 22 sett.2003 ROMA - A partire da domani in collaborazione con l'Ambasciata d'Etiopia in Italia e l'associazione EthioRosa, verrà avviato un progetto di lezioni di lingua e cultura etiope per i bambini originari di questo paese ed attualmente residenti nella capitale.Le lezioni promosse dal Centro Comunale per l'affido, l'adozione e il sostegno a distanza "Pollicino" si terranno dalle ore 18 alle ore 19.30, presso i locali messi a disposizione dal Comune di Roma - Municipio IX del Centro Famiglie di Villa Lais (P.za Cagliero n° 20) Le lezioni saranno tenuti dal prof. Mulugeta che illustrerà ai ragazzi presenti alla prima lezione, la città di Addis Abeba e darà brevi cenni informativi sull'Etiopia. Subito dopo si darà avvio alla prima lezione con i primi cenni sull'alfabeto amarico e verranno informati gli studenti dello svolgimento del programma del primo anno didattico 2003-2004. L'appuntamento per le lezioni sarà quindicinale sempre nella giornata di martedì nell'orario dalle ore 18.00 alle ore 19.30.

 

8. Aumentano le adozioni internazionali: 1382 nel primo semestre dell'anno. Quasi 6mila negli ultimi tre anni (Stranieri in Italia) 22 settembre 2003 ROMA - Cresce il numero i bambini stranieri adottati da coppie italiane. Nei primi sei mesi del 2003 sono stati 1382, quasi quanti ne sono entrati complessivamente lo scorso anno (1530). La Commissione per le adozioni internazionali della Presidenza del Consiglio ha da poco pubblicato un rapporto sull'andamento delle adozioni internazionali dal novembre 2000 (quando è entrata in vigore la nuova legge in materia ) al 30 giugno di quest'anno. La Commissione controlla le pratiche dell'adozione e dà il nulla osta per l'ingresso del bambino in Italia, mentre a far da tramite fra gli aspiranti genitori e i paesi di origine dei bambini ci sono 67 enti autorizzati. Nel periodo preso in considerazione dal rapporto sono entrati in Italia 5mila 750 bambini. Tra i paesi di provenienza, guidano la lista quelli dell'est europeo: il 24,2% dei bambini arriva dall'Ucraina, il 10% dalla Bulgaria. Seguono Colombia (9,1%), Bielorussia (8,8%), Russia (8,6%), Brasile (5,9%) e India (5,8%). I più adottati sono i maschi (55,8% del numero complessivo). Circa uno su due (47%) ha meno di quattro anni; segue la fascia di età 5-9 anni (33%) del totale. I bambini con età superiore ai 10 anni, sono stati in totale 686 (12%), quelli con meno di un anno sono invece l'8% del totale. I genitori "tipo" hanno tra i 35 e i 39 anni, e nel 9% dei casi hanno anche figli naturali. Sono per lo più lombardi (1.203), seguiti da veneti (612), laziali (521), emiliani (442), e toscani (417). Solo un terzo delle coppie che ha ricevuto il decreto di idoneità all'adozione dai tribunali per i minorenni ha portato effettivamente a termine l'adozione chiedendo l'autorizzazione all'ingresso in Italia del bambino. Nei tre anni i decreti emessi sono stati 15.374 (di cui 7.041 nel 2001, 5.711 nel 2002, 2.179 nei primi sei mesi del 2003). Il numero più alto di decreti emessi si registrano a Milano (11,5%), Roma, (11,1%), Venezia (9,2%), Firenze (8,5%), Bologna (8,4%). Nel 2003 hanno fatto richiesta di autorizzazione all'ingresso in Italia di un bambino straniero 1.170 coppie. Per il ministro per le pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, la crescita del numero di adozioni nel 2003 è dato incoraggiante: "è il segnale più chiaro che la politica adottata in questo delicato settore sta dando i frutti sperati promuovendo l'incremento di questi atti di grande generosità umana". "L'impegno - ha continuato il ministro- è di proseguire su questa strada anche attraverso misure di sensibilizzazione che facciano conoscere e diffondere ulteriormente questa opportunità di adozione". Tra queste c'è una campagna televisiva che partirà breve con un testimonial d'eccezione: Lino Banfi.

 

9. LEGA: Ruini, rattrista come affronta problemi immigrazione dichiarazioni intermittenti su problema etico e umano (ANSA) - ROMA, 22 SET - "Rattrista" il modo in cui la Lega affronta l'immigrazione. Lo sottolinea il presidente della Cei Camillo Ruini che critica chiaramente la Lega, senza però nominarla, nella prolusione al Consiglio permanente dei vescovi, aperto oggi a Roma."Rattrista - afferma il porporato a proposito dell' immigrazione - il modo in cui una problematica così complessa e soprattutto così umanamente ed eticamente rilevante viene affrontata in dichiarazioni intermittenti di esponenti di una forza politica che partecipa alla responsabilità di governo, attaccando e dileggiando tra l'altro anche il servizio generoso e disinteressato che la comunità cristiana svolge in proposito"."Da ultimo - rimarca Ruini - proprio in questi giorni, espressioni inaccettabili sono state impiegate riguardo alla Chiesa anche in un diverso contesto, confermando purtroppo il persistere di atteggiamenti scarsamente responsabili

 

10. IMMIGRAZIONE:Cè,critiche Ruini assolutamente ingiustificate (ANSA) - ROMA, 22 SET - "Le critiche del cardinale Ruini alla Lega sull'immigrazione mi sembrano assolutamente ingiustificate". Così il presidente dei deputati della Lega Nord Alessandro Cé risponde ai rilievi avanzati in tema di immigrazione dal presidente della Conferenza episcopale."Da sempre - sottolinea Cé - la Lega punta al rispetto della diversità ma anche alla difesa dell'identità dei popoli. In altre parole, accettare chi può svolgere un lavoro ed integrarsi nella nostra realtà ma provvedere a dare aiuti direttamente nei paesi d'origine degli immigrati. Mi pare che in questo non ci sia nulla di discriminatorio"."Quelle critiche che alla Chiesa abbiamo talvolta mosso le ribadiamo - prosegue Cé - non tutte le associazioni cattoliche sono così disinteressate come dice Ruini, e su questo parlano i dati. Ad esempio il costo di un immigrato in un centro di accoglienza è assolutamente spropositato: mi pare che ci vogliano 75 euro al giorno che vanno a beneficio anche di associazioni che non è che lavorino poi con tanto disinteresse...".(

 

11. IMMIGRAZIONE: Speroni a Ruini,dietro volontari giro di soldi (ANSA) - ROMA, 22 SET - "Prima di tutto non sempre il servizio della comunità cristiana sugli immigrati, come dice Ruini, è così generoso e disinteressato. La verità è che dietro il cosiddetto volontariato c'é un giro di soldi". Così il capo di gabinetto del Ministro Bossi, Francesco Speroni, replica all'intervento del Presidente della Cei, Camillo Ruini."Vi sono tanti servizi - prosegue Speroni - che vengono da persone che hanno una contribuzione o almeno un indennizzo. Insomma dietro di loro c'é un giro di soldi"."E poi - sottolinea Speroni - noi con la legge abbiamo solo detto che se uno deve venire in Italia deve avere un lavoro. Gente allo sbando non ne vogliamo e credo che questo non sia un atteggiamento poco cristiano o poco caritatevole. E poi se uno viene illegalmente e sta a disagio e finisce per diventare manodopera della malavita, allora - conclude - è meglio che a disagio ci stia nel suo paese, non da noi".(ANSA)

 

12. GB: Blunkett ammette di non sapere numero immigrati illegali (ANSA) - LONDRA, 22 SET - Il ministro degli Interni David Blunkett ha ammesso di non sapere quanti immigrati illegali si trovino in Gran Bretagna e ha dichiarato che l'introduzione di carte d'identità obbligatorie e di nuove procedure per l'espulsione di coloro che non sono riusciti ad ottenere l'asilo in Gran Bretagna rappresentano perciò un obbiettivo urgente.Durante un'intervista alla BBC, Blunkett ha dichiarato: "Non ho idea di quanti immigrati illegali si trovino nel Paese, e ciò è dovuto alla mancanza di un sistema rigoroso che determini l'identità degli individui, collegato ad un registro di coloro che si trovano nel Paese".L'ammissione del ministro ha sollevato le critiche da parte dell'opposizione, secondo cui l'intero sistema d'immigrazione e d'asilo del paese sta fallendo e necessita di una revisione radicale.Blunkett vorrebbe che l'introduzione di carte d'identità obbligatorie per tutti, che utilizzino fra l'altro anche l'immagine dell'iride come sistema d'identificazione, sia inclusa tra i diversi obbiettivi del governo che verranno elencati durante il discorso della Regina a novembre.Secondo Blunkett, inoltre, il processo di espulsione degli immigrati illegali che non sono riusciti ad ottenere l'asilo nel Paese dovrebbe essere semplificato, riducendo tra l'altro il numero dei ricorsi.Il ministro degli Interni ha dichiarato che alcuni immigrati possono essere utili per ricoprire posti di lavoro liberi, ma che il loro numero deve essere ridotto per poter riguadagnare la fiducia dell'opinione pubblica. "Dobbiamo far capire alla gente che sappiamo da dove arrivano queste persone, chi sono, quante sono e che chi non lavora ed è qui solo per avvantaggiarsi dei servizi pubblici, sanità inclusa, può essere rintracciato ed espulso".

 

13. La storia di Mahila Maraà: l'impresa sociale che nasce dal dialogo tra le identità (Stranieri in Italia) 22 sett 2003 Il nostro viaggio alla ricerca di progetti d'imprenditorialità migrante, che possano rappresentare in modo significativo dei modelli di creatività produttiva da imitare e che nel contempo realizzino una fattiva politica d'integrazione sociale, ci porta a Marcaria, un piccolo paese della campagna mantovana dove - presso la sede della cooperativa sociale Agorà - incontriamo le fondatrici della cooperativa Mahila-Maraà.Un nome musicale, dolce e facile da ricordare. Ma cosa significa? Scopriamo che il significato è, nella sua semplicità, molto originale: è infatti la traduzione di " donna ", in lingua indi (Mahila) e in lingua araba (Maraà). Una parola che racchiude in sé la determinazione di otto donne, sei d'origine indiana e due d'origine araba, a dare vita a un'impresa in grado di valorizzare e divulgare i valori, le tradizioni e la cultura dei rispettivi paesi d'origine. Come ben rappresentato dal logo che racchiude due mani femminili dipinte con l'henne, elemento comune alle due culture. Mahila-Maraà è la prima impresa sociale mantovana costituita da donne migranti sotto forma di cooperativa di produzione e lavoro finalizzata alla promozione e alla diffusione delle culture altre nonché al sostegno ai migranti in difficoltà attraverso l'attività di confezione di abbigliamento, accessori e complementi d'arredo. Un'iniziativa tanto originale da diventare uno dei momenti d'attrazione della 9° Fiera nazionale del commercio equo solidale "Tuttunaltracosa" che si è svolta a Modena dal 12 al 15 giugno scorso e che ha ospitato una sfilata di moda etnica organizzata da Mahila-Maraa

Il progetto formativo Il progetto è nato nel 2001 dopo che il consorzio di cooperative sociali Sol.co. Mantova - aderente a livello nazionale al Consorzio Gino Matterelli - ha preso i primi contatti con la comunità indiana insediata nel comune di Marcaria che esprimeva forti bisogni d'orientamento al lavoro e di maggior integrazione sociale nel contesto locale. Questi bisogni sociali sono diventati lo spunto per il progetto E.A.S.I. (Emancipazione, Autonomia, Solidarietà, Integrazione) predisposto dal Comune di Marcaria e da Sol.co. Mantova e finanziato dalla Regione Lombardia nell'ambito del "programma regionale per le politiche d'integrazione concernente l'immigrazione - art. 45 decreto legislativo 286/98 - Fondo nazionale politiche migratorie". Il progetto E.A.S.I. era dedicato ai migranti, senza distinzioni di genere, e si proponeva di condurli a gestire in autonomia la propria carriera lavorativa e soprattutto a superare le barriere d'integrazione conseguenti alla cura dei figli, alle difficoltà di spostamento, alla scarsa domanda del mercato del lavoro per professionalità scarsamente significative. Infatti le richieste del mercato mantovano si concentrano prevalentemente nell'industria manifatturiera (alimentari) e nei servizi (pulizie) e sono rivolte a donne in grado di garantire un'elevata flessibilità negli orari di lavoro. La prima fase del progetto - a cui hanno aderito 18 donne (12 indiane, 1 cingalese e 4 marocchine) e nessun uomo - è iniziata nel settembre 2002 ed è stata mirata allo sviluppo della conoscenza della lingua italiana, dell'organizzazione del lavoro, delle varie forme di attività commerciali e produttive e dei rapporti economici in Italia. L'avvio del progetto è stato possibile anche grazie all'intervento di Anita - una mediatrice interculturale indiana - che ha sensibilizzato e motivato le donne appartenenti alla numerosa comunità indiana presente sul territorio mantovano, che ha svolto il ruolo di tutor durante tutto il corso e che ora è la presidente della neonata cooperativa.

Il progetto imprenditoriale Nella seconda parte del progetto (febbraio - maggio 2003) è stata sviluppata l'idea imprenditoriale che ha valorizzato la creatività, le competenze e le tradizioni sartoriali possedute da alcune allieve e in particolare da Kulwinder, già sarta in India. Un'idea che ha consentito di valorizzare l'esperienza della cooperativa Agorà nella gestione del negozio equo solidale Eureka (Via Paccini, 6/bis 46012 Bozzolo), e della cooperativa Primavera di San Benedetto Po nel confezionamento di abiti per conto terzi. Al progetto d'impresa hanno aderito otto allieve mentre per le altre è ancora in corso il rafforzamento delle competenze di base ed è previsto un graduale inserimento nella cooperativa.  Tutte le socie hanno in comune l'esperienza migratoria (per alcune risalente a dieci anni fa) e il matrimonio con un connazionale. Khadija (ora vicepresidente) e Zoubida sono di religione musulmana e provengono dal Marocco: la prima da Rabat e la seconda da Casablanca. Più numeroso è il gruppo indiano: Anita (sikh di Bombay), Harjit (indù del Punjab) Kulwinder, Satbir, Hardeep e Jaswinder tutte sikh provenienti dal Punjab. Cinque socie su otto sono mamme e tra queste spicca Zoubida con quattro bambine e un bambino. Otto storie di migrazione, tre religioni e due culture che s'incontrano in un progetto d'auto mutuo aiuto cooperativo che tiene conto degli impegni familiari e che vuole conservare e valorizzare le modalità tipiche del lavoro femminile nella tradizione indiana e marocchina. Un progetto reso possibile dal coinvolgimento appassionato dell'intero staff di Sol.Co. che è il nono socio (sovventore) della cooperativa e che ora sta aiutando le socie a definire l'offerta, a reperire le materie prime e le attrezzature e a perfezionare il primo business plan. A un mese dallo start-up (finanziato completamente con i fondi del progetto) la cooperativa è già impegnata a smaltire i primi ordinativi (370 tute da lavoro per la cooperativa sociale Santa Lucia e diversi lavori su ordinazione provenienti da privati) e a preparare la sfilata di moda etnica che si terrà il prossimo 20 settembre a Casatico - Corte Castiglioni. Un altro importante impegno è rappresentato dalla predisposizione del primo catalogo che comprenderà le linee d'abbigliamento femminile prodotto con tessuti in seta, lana e cotone provenienti dall'India e dal Bangladesh - linea tradizionale indiana, linea tradizionale marocchina e linea etnica - e gli accessori e i complementi d'arredo. Nel frattempo continua la formazione professionale delle socie e il rafforzamento delle loro competenze ed è stato avviato il trasferimento delle responsabilità funzionali: quelle tecnico-produttive a Kulwinder, quelle commerciali ad Anita e quelle amministrative a Kadija. Il tutoraggio di Sol.co. proseguirà per un altro anno con due consulenti interni e con l'obiettivo di valorizzare ogni risorsa interna ed esterna, di ricercare le migliori opportunità per collocare i prodotti sul mercato e gestire le relazioni interne e i compiti istituzionali. Con il tempo l'identità aziendale risulterà più definita ma già sin d'ora appaiono chiare alcune caratteristiche: la determinazione di proporsi come impresa sociale e interculturale in grado di coniugare efficienza, auto mutuo aiuto e promozione delle culture altre e la volontà di coinvolgere - come partner - le reti e le comunità migranti del territorio mantovano, il mondo dell'economia solidale e le botteghe commercio equosolidale. Un'esperienza innovativa che vede coinvolti l'ente locale, la cooperazione sociale e il commercio equo e che rappresenta un modello di promozione dell'imprenditorialità migrante attenta al sociale e al dialogo interculturale e in grado di diventare attore sociale a favore di tutto il territorio. informazioni 333.2535728 - Anita Virk (presidente di Mahila Maraà) 0376.950882 - Kadija Marokcha (vice presidente) 0376.263674 - Maurizio Giacomazzi e Roberto Bellini (Sol.Co. Mantova) e-mail: comes.eureka@libero.it

tratto da www.etnica.biz

 

14. DS: 'visto' rapido per casi d'urgenza sanitaria per immigrati (AGI) - Roma, 20 set. - I parlamentari DS sollecitano i ministri competenti a prevedere il rapido rilascio dei visti per gli immigrati in casi di particolare gravita' ed urgenza sanitaria. La richiesta, formalizzata in un'interpellanza presentata dai deputati DS, primo firmatario il capogruppo, Luciano Violante, prende spunto dalla vicenda di una cittadina colombiana residente in provincia di Cremona, morta per il mancato trapianto di midollo osseo, che avrebbe potuto essere donato dalla sorella residente a Bogota' e unica donatrice compatibile. L'iter burocratico - sottolineano gli interpellanti chiedendo conto ai ministri dell'accaduto - non ha consentito il tempestivo rilascio del visto, pur sollecitato dai familiari, dagli organi di informazione, dall'amministrazione locale. (AGI)

 

15. BADANTI: il Veneto le preseleziona nel paese d'origine(AGI) - Venezia, 20 set. - "A fine mese arriveranno in Veneto le prime badanti selezionate e formate nel Paese d'origine, in questo caso la Romania, grazie ad un progetto pilota voluto dalla Regione. Secondo noi e' questo il sistema piu' valido per garantire ad un tempo gli assistiti e i lavoratori regolari che scelgono di venire in Italia". Lo annuncia l'assessore regionale ai flussi migratori Raffaele Zanon, commentando le notizie che riguardano un fenomeno che pare stia diffondendosi, quello di badanti che rientrano nel Paese d'origine senza piu' dare notizie di se', o di badanti e colf che accettano di lavorare in pratica al di fuori dei contratti di lavoro, magari pagandosi i contributi. "La regolarizzazione di molte posizioni voluta con la legge Bossi Fini era certamente necessaria - aggiunge Zanon - ma rispetto a questa il Veneto ribadisce che la scelta strategica e' quella di prendere accordi con i Paesi di provenienza e provvedere in loco alla ricerca e formazione almeno iniziale del personale che serve alla societa' e all'economia italiana, proprio per evitare che il lavoro irregolare ora regolarizzato, assuma poi aspetti di lavoro nero". Da questo punto di vista - sottolinea l'assessore - e' ormai in fase di conclusione il primo progetto pilota per la formazione di badanti straniere, realizzato con la collaborazione dell'USSL 14 di Piove di Sacco, che assisteranno a domicilio in Veneto disabili o anziani non autosufficienti". L'iniziativa fa parte del programma 2001 di iniziative e di interventi in materia di immigrazione, finanziato con oltre 103 mila euro. Alle famiglie che accoglieranno queste assistenti familiari con un regolare contratto di lavoro l'Ulss 14 concedera' un contributo economico di 188 euro mensili per la durata di sei mesi. La formazione di queste badanti e' stata fatta in parte dalle suore Orsoline di Costanza in Romania e si concludera' poi in Veneto per gli aspetti relativi alle norme igienico - sanitarie, alle attivita' domestiche, alle tecniche per l'uso di ausili, e per sostenere in modo adeguato la persona disabile o l'anziano nei suoi bisogni assistenziali. Alle badanti cosi' selezionate, d'intesa con il Governo, viene riservata una quota dei permessi di immigrazione previsti dal Ministero. Altre azioni analoghe di formazioni in loco verranno realizzate in Tunisia, Romania, America Latina". Le colf e badanti regolarizzate risultano essere in Veneto circa 27 mila 500: quasi 4.500 nel Padovano, poco meno di 800 nel Bellunese e quasi altrettante nel Polesine, oltre 4.000 nel Veneziano, 1.500 nel Vicentino, 3.500 nel Veronese e 10.400 nel Trevigiano.

 

16. In Italia vivono oltre 75 mila rumeni (AGI) - Roma, 20 set. - Sono 75.377 i Rumeni provvisti di permesso di soggiorno residenti in Italia. I dati arrivano dalla Caritas e sono stati diffusi diffusi in occasione di un seminario sui flussi migratori che si e' svolto nei giorni scorsi a Bucarest. La meta' circa dei romeni si concentra nelle regioni dell'Italia centrale (42,2%), seguite dal Nord-Ovest e Nord-Est (rispettivamente 29,2% e 22,6%), mentre al Sud e nelle Isole la loro presenza e' piu' scarsa (4,4% e 1,7%). In particolare, nel Lazio i romeni sono diventati la seconda comunita' straniera. La maggior parte e' emigrata per cercare un lavoro (64,9%), il 28% per motivi familiari, il 4,6% per svolgere un'attivita' autonoma, l'1% per studiare. A muoversi per lavoro sono soprattutto gli uomini (85,1%), mentre tra le donne il 46,1% ha un permesso per motivi di famiglia e il 45,2% per lavoro (soprattutto nei servizi alla persona). Le donne rappresentano comunque la meta' (50,6%) dei romeni soggiornanti in Italia, con una percentuale piu' alta rispetto alla media sul totale degli immigrati (47,7%). Se si considera il lavoro, i romeni rappresentano la terza comunita' per numero di assunzioni (28.690, pari al 6,8% del totale degli immigrati assunti) e la seconda come saldo tra nuovi rapporti e cessazioni (8.523). La maggior parte di loro (76,7%) ha un'eta' compresa tra i 19 e i 40 anni, il 29% risiede in Italia da almeno cinque anni e i coniugati sono in aumento (53,4%). La Romania e' poi la prima nazione per acquisizioni di cittadinanza: nel 1998, piu' di mille cittadini sono stati naturalizzati, di cui il 90% donne e il 95% in virtu' del matrimonio con un partner italiano. Ma detiene anche un altro primato: e' terza in graduatoria per numero di persone straniere denunciate, pari al 10% complessivo. Se sono sempre piu' numerosi i romeni presenti nel nostro Paese, esiste tuttavia ancora oggi un flusso di italiani che si trasferisce in Romania (nel 2000 risultano mille iscritti all'ambasciata di Bucarest): discendenti di emigrati italiani, che vogliono riacquistare la cittadinanza, ma anche molti imprenditori e tecnici. La Romania, infatti, e' un paese appetibile per l'imprenditoria italiana grazie al basso costo del lavoro, alle agevolazioni fiscali e doganali, alla buona dotazione di materie prime, alla posizione geografica strategica. Prevale la forma degli investimenti diretti esteri, soprattutto nel comparto della manifattura e dell'industria, orientati a creare societa' miste di piccole dimensioni. Tra il 1990 e il 2001 gli investimenti diretti esteri in Romania sono ammontati complessivamente a 7.842 milioni di dollari, di cui 517 provenienti dall'Italia. Il nostro Paese e' sesto per capitale registrato, ma primo per numero di imprese: su 82.424 aziende straniere nate in Romania, 10.634 sono italiane (13%) e impiegano 250 mila romeni. Nel 2001, infine, l'Italia e' stata il primo partner commerciale con il 34% del commercio bilaterale complessivo tra Romania e Unione europea. (AGI)

 

17. FIRENZE: dibattito su mass media e xenofobia (AGI) - Firenze, 20 sett. - Il 24 settembre a Firenze presso lo Spazio Multiculturale si terra' il dibattito: "Mass media e xenofobia: il ruolo positivo delle redazioni interculturali".
   Un incontro organizzato dall'Arci in collaborazione con l'associazione Cospe sul ruolo fondamentale che i media rivestono nella societa' in relazione alle forme di discriminazione di cui si fa spesso autore, agli spazi effettivi che esso dedica alla programmazione e alle redazioni multiculturali, alla rappresentazione che fornisce dell'immigrazione e delle diversita'. (AGI)

 

18. AFRICA - Nuovi schiavi. Il governo del Ghana in difficoltà: mancano leggi per punire i trafficanti di bambini (Redattore Sociale) 19 sett 2003 -in esclusiva da AfricaNews/2 ACCRA - Da quando si è reso conto delle dimensioni del fenomeno del traffico infantile nel paese, il governo ha cercato di combattere questa tendenza. Il vice presidente Aliu Mahama dice che “questa grossa ed abominevole violazione dei diritti umani è inaccettabile, e ci ricorda l’orribile traffico di schiavi infiltratosi nelle fabbriche del paese”. “Il governo si impegna a fronteggiare il problema utilizzando sia la strategia di rieducare i poveri, che quella di concedere fondi a donne in difficoltà che in questo modo possono prendersi cura di se stesse e dei loro bambini”, ha dichiarato. Ma l’enorme sforzo del governo nella lotta contro i trafficanti di bambini è spesso reso vano dalla mancanza di leggi contro i trafficanti stessi. Come risultato, i responsabili di questi crimini orrendi non possono essere perseguiti, e la loro cattura non può servire da deterrente per altri. La mancanza di leggi ha anche fatto sì che molti trafficanti non fossero puniti. Succede spesso che siano i genitori a lasciar i bambini nelle mani dei trafficanti. La polizia ha cercato si fronteggiare queste situazioni usando altre legislature riguardanti il sequestro di bambini per perseguire i trafficanti, ma in alcuni casi la corte ha dovuto abbandonare questi casi. Il Codice Criminale del paese non ha una definizione del traffico di bambini. Il Ministro per la Salute della Donna e del Bambino, Gladys Asmah, dice di aver evidenziato la situazione al Dipartimento Generale degli Avvocati. Wilbert Tengey, il Direttore esecutivo del Centro Africano per lo Sviluppo Umano (una ong) sostiene che il paese abbia dato per scontato il traffico dei bambini troppo a lungo. Il Ghana ha assunto una posizione chiara a favore dei diritti dei bambini, ma è incapace di garantirli e salvaguardarli. Il paese fu il primo ad approvare la convenzione CRC. Ed ha anche approvato sia la Convenzione ILO 182 sulle peggiori forme del lavoro minorile, sia la Convenzione 183 sull’età minima per lavorare. L’età minima per lavorare in Ghana è di 15 anni, che diventa di 18 per lavori pericolosi. Il governo si è anche impegnato a migliorare l’educazione di base, soprattutto per le bambine. Il Ministero per la salute della Donna e del Bambino è sorto quando ad altri quattro ministri e a due deputati sono state date le responsabilità di dirigere il Ministero dell’Educazione, dei Giovani e dello Sport. Ma nonostante tutti questi sforzi apprezzabili, c’è ancora molto da fare, ammette Angela Ofori-Atta, vice ministro per l’Occupazione e lo Sviluppo del Lavoro: “Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per fermare il traffico di bambini perché quelli fatti finora non hanno raggiunto l’obbiettivo a sufficienza”, ha detto. Forse il governo deve imporre i suoi interventi in modo che la lotta per il diritto del bambino coinvolga l’intera società, specialmente nelle zone rurali dove è fortemente violato. Inoltre è necessario che si intervenga per rendere nota la condizione di povertà delle donne e dei bambini in modo da incoraggiare la nascita di consultori e di centri per l’assistenza dei minori. Questo è ciò che il Ghana dovrebbe realizzare se fosse veramente intenzionata a combattere contro il fenomeno in crescita della violazione dei diritti del bambino.

 

19. Welcome Bank: il 3 ottobre a Biella un convegno dedicato al rapporto tra banche e migranti (Stranieri in Italia) 19 settembre 2003 I prodotti/servizi dedicati dall'economia privata ai migranti sono pochissimi e in gran parte concentrati nell'area del trasferimento dei fondi, dell'intermediazione finanziaria e della telefonia. Il mondo bancario tradizionale, a sua volta, si sta dimostrando incredibilmente distratto - oltre che poco sensibile - rispetto alle potenzialità del target migrante. Sono oltre 600 mila i migranti regolarmente soggiornanti e operanti in Italia ma "unbanked", cioè privi di un rapporto bancario. Al contempo le oltre 200 mila imprese migranti faticano a trovare credito e rischiano di svilupparsi principalmente nel mercato etnico e nei settori a ridotto valore aggiunto.  Etnica - con il progetto welcomebank - vuole contribuire all'integrazione economica e sociale dei migranti stimolando la moltiplicazione dei prodotti welcome e la diffusione della comunicazione e della mediazione interculturale nel mondo bancario e assicurativo. Proprio per favorire il dialogo tra gli operatori del settore, ma non solo, Etnica ha deciso di organizzare, il prossimo 3 ottobre a Biella, il primo convegno nazionale dedicato al rapporto tra banche e migranti: l'iniziativa si rivolge sia ai bancari sia ai comunicatori affinchè dal confronto tra questi due mondi e di entrambi con le esigenze dei migranti, nascano spunti di riflessione e, ci auguriamo, risposte concrete.
Leggi il programma del convegno
  info: Etnica - la scuola per l'economia interculturale www.etnica.biz scuola@etnica.biz c/o Profetica - idee e progetti per l'economia solidale via Gramsci 25 - 13900 Biella fax 015.21308 tel. 015.21308 (Annalisa Benna)

 

20. IMMIGRAZIONE: Emergency pensa a centri accoglienza in italia gino strada, rispetto diritti di tutti per ridurre violenza (ANSA) - PERUGIA, 19 SET - Dopo gli ospedali allestiti nelle zone di guerra e l' impegno a fianco del presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva contro la fame, la nuova frontiera di Emergency è l' Italia dove l' organizzazione vuole aprire centri di accoglienza per i profughi. Ad annunciarlo è stato ieri sera a Perugia il fondatore di Emergency Gino Strada. Nel capoluogo umbro il medico ha ricevuto i Sigilli della città. In serata ha poi partecipato a un incontro sul tema Costruire la pace. L' iniziativa si è tenuta nella sala dei Notari, ma è stata proposta anche nell' antistante piazza IV Novembre su un maxischermo. Presenti diverse centinaia di persone. Per quanto riguarda l' Italia, Strada ha spiegato che il primo centro di accoglienza verrà realizzato con ogni probabilità in Sicilia. "L' idea - ha affermato - è nata dopo l' esperienza avuta dalla nostra struttura di Palermo con un gruppo di sudanesi, uno dei quali gravemente menomato a una gamba. Ora stiamo cercando un posto fisico per entrare nella fase operativa. Perché lo facciamo? Perché vogliamo accogliere come si deve i profughi, nel rispetto dei loro diritti umani". I centri - ha spiegato ancora il fondatore di Emergency - forniranno non solo assistenza sanitaria, ma anche legale e attueranno iniziative per favorire l' integrazione degli immigrati. "Assisteremo - ha sottolineato ancora - persone che scappano dalle guerra e dalla povertà, provocata dalle politiche dei paesi ricchi. Obiettivo che rientra a pieno titolo tra quelli di Emergency che sta sempre più allargando le sue attività, non più solo di assistenza sanitaria ma di difesa dei diritti umani".Nel corso dell' incontro Strada ha affermato che "l' unico modo per ridurre il tasso di violenza nel mondo è di trattare tutti come esseri umani". "Emergency - ha ricordato - ha curato finora 720.000 persone. E' solo un sassolino, è solo una piccola tessera nel mosaico dei diritti umani e il primo di tutti è il diritto di potere stare in vita. Per questo abbiamo deciso che è arrivata l' ora di operare non più solo in Iraq o Afghanistan, ma anche in Italia".Emergency è attiva dal 1994. Attualmente ha dieci tra ospedali e centri in diverse nazioni del mondo. In ogni struttura opera un team internazionale composto da una decina di esperti, oltre a 200-250 persone locali.

 

21. IMMIGRAZIONE: ragazzi di destra con piu' pregiudizi secondo ricerca. cgil, serve scuola multiculturale (ANSA) - ROMA, 19 SET - L'attuale contesto politico-ideologico e lo status socio-economico sono i principali fattori alla base dei pregiudizi dei ragazzi nei confronti degli stranieri. E' uno dei risultati emersi dallo studio "Identità giovanile e la percezione dello straniero", condotto da alcune ricercatrici dell'università La Sapienza, su 404 studenti tra i 15 e 19 anni dell'istituto tecnico commerciale F.Magellano del XIII municipio. "Ben il 25-30% dei ragazzi ha un pregiudizio forte verso gli stranieri - spiega Roberta Cipollini, ricercatrice di metodologia e tecnica della ricerca sociale - nella maggior parte dei casi si tratta di persone con idee di centro-destra, dal profilo individualista, concentrato sulle proprie mete, e che vede nello straniero una minaccia economica e culturale. Più aperti e disponibili sono risultati i ragazzi di centro-sinistra o con convinzioni religiose tradizionali, portati ad impegnarsi nel sociale e ad aprirsi, anche se con il timore di una corruzione dei costumi sessuali". Ciò che emerge comunque è che il contatto interpersonale riduce questo atteggiamento pregiudiziale. "La cosa strana - continua Cipollini - è che questo succede se il rapporto è con lo straniero preso singolarmente. Diversamente, se è con più persone, queste vengono percepite come entità collettiva da fronteggiare. Il dato cambia nuovamente se si passa dall'ambiente del Municipio ad un contesto più allargato, quale quello metropolitano. Una ricerca condotta su Roma e le altre province laziali, sempre dal dipartimento di ricerca sociale de La Sapienza, i cui risultati sono ancora in fase di elaborazione, evidenzia proprio un ribaltamento di quest'atteggiamento in contesti sociali più allargati".Quali le conseguenze da trarre? "Per contrastare il radicamento di questi pregiudizi nei giovani - afferma Dario Missaglia, segretario generale Ffr-Cgil - serve una maggiore conoscenza, in cui la scuola sia aperta alla convivenza multiculturale, e una maggiore presa di responsabilità da parte della classe politica". A tal fine il Coordinamento genitori democratici (Cgd), intende proporre al ministero della Pubblica istruzione, come racconta Angela Nava, presidente del Cgd, "l'istituzione di gruppi di riflessione nelle scuole con degli esperti, per capire meglio l'immaginario dei ragazzi, che si conoscono molto poco, e che i genitori farebbero bene, una volta per tutte, a smettere di colpevolizzare e ascoltare di più ". A livello politico invece, la soluzione sarebbe "dare la massima capacità di rappresentanza - sostiene Luigi Manconi, presidente dell'associazione 'A buon diritto' - agli immigrati, perché finalmente questa massa di persone percepite sempre come indistinte, senza radici e geografia, e quindi da evitare, abbiano un nome e un volto".

 

22. IMMIGRAZIONE: La Loggia, da Bossi-Fini risultati positivi per ulteriore contrasto necessaria azione coordinata Europa (ANSA) - COPANELLO (CATANZARO), 19 SET - La legge Bossi-Fini sull'immigrazione sta funzionando e dando risultati positivi; per contrastare ulteriormente il fenomeno è necessaria un'azione coordinata a livello europeo. E' questo il giudizio del ministro agli Affari regionali, Enrico La Loggia, che ha partecipato, a Copanello, alla riunione del bureau della Conferenza delle Regioni d'Europa. Nel corso dei lavori, nel pomeriggio, si svolgerà un convegno avente per tema proprio quello dell'immigrazione. "Il ministro Pisanu - ha detto La Loggia parlando con i giornalisti - sta facendo un'opera realmente straordinaria, apprezzata da tutti. In effetti i risultati si stanno vedendo. La legge Bossi-Fini ha cominciato a funzionare e bene. Ci sono state diverse regolarizzazioni ed è aumentato il contrasto nei confronti delle immigrazioni clandestine ed anche della criminalità che spesso utilizza queste forme di introduzione di persone all'interno del Paese per poi utilizzarle a scopi criminali. Ovviamente questo va sempre conciliato con il senso di solidarietà che bisogna avere nei confronti di tanti disgraziati, nel senso letterale del termine, che fuggono dalla miseria, dalla guerra, dalle persecuzioni, spesso anche dai genocidi. Mi pare che l'azione del governo abbia dato risultati apprezzabili sui quali bisogna continuare a lavorare"."Per un'ulteriore possibilità di contrasto - ha proseguito La Loggia - è ovvio, come Pisanu e lo stesso presidente Berlusconi hanno sostenuto, occorre un'azione coordinata a livello europeo. E' di tutta evidenza che noi siamo il fronte sud dell'Europa, e siamo aperti, attraverso le vie del mare, ad essere più soggetti a questo fenomeno. Quindi è giusto che vi sia una forte collaborazione dell'Europa e su questo si sta lavorando e mi sembra molto bene". (ANSA).

 

23. IMMIGRAZIONE: Viminale, riammessi a Malta 162 clandestini erano sbarcati a Pozzallo - 'eccellenti relazioni bilaterali' (ANSA) - ROMA, 19 SET - Di comune accordo con le autorità locali saranno riammessi a Malta, da dove provenivano, 162 dei 166 clandestini (4 sono attualmente a disposizione dell'autorità giudiziaria) sbarcati a Pozzallo il 9 settembre scorso. Lo rende noto il ministero dell'Interno. Il giorno successivo al loro sbarco, su sollecitazione del Viminale, l'ambasciata d'Italia a La Valletta aveva presentato formale richiesta di riammissione, richiesta in seguito accolta dalle autorità maltesi. "La positiva soluzione della vicenda - sottolinea il Viminale - si inserisce nel quadro delle eccellenti relazioni bilaterali tra Italia e Malta, testimoniate anche dalla visita a La Valletta del ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu (il 28 luglio scorso), e dal recentissimo incontro bilaterale a Roma con il ministro dell'Interno e della Giustizia maltese, Tonio Borg (il 13 settembre 2003)".Entro "breve tempo" i 162 clandestini, in gran parte egiziani e tunisini, partiranno con un volo charter per Malta. (ANSA).

 

24. IMMIGRAZIONE: D'Ali', necessarie politiche integrate Chiaravalloti, UE restituisca a Mediterraneo suo giusto peso (ANSA) - COPANELLO (CATANZARO), 19 SET - Fronteggiare l' immigrazione clandestina è un impegno che deve vedere coinvolti tutti i Paesi europei, con politiche integrate a livello nazionale e locale. E' questo il messaggio che viene dal convegno organizzato a Copanello in concomitanza con la riunione dell' Ufficio di presidenza del Comitato delle Regioni dell' Ue. Un appuntamento che ha visto confrontarsi, tra gli altri, il sottosegretario all' Interno, Antonio D' Alì, il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, il sindaco di Dunkerque (Francia) e membro del Comitato delle Regioni, Michel Delebarre, ed il sindaco di Roccella Ionica, Sisinio Zito. "La nostra civiltà - ha detto D' Alì - rifugge l' intolleranza. E' compito della classe dirigente favorire un approccio più sereno ed equilibrato sulla questione. E' quindi necessario che questo moto ininterrotto di disperati, spesso vittime della criminalità che ne organizza gli spostamenti, sia conosciuto e governato da un sistema integrato". Secondo D' Alì è indispensabile "rafforzare l' attività di cooperazione e di intelligence con gli altri Paesi" per garantire un' accoglienza sicura in quanto controllata. Il sottosegretario all' Interno ha ricordato, quindi, gli accordi di cooperazione attivati con 23 Paesi ed i negoziati in corso per sottoscriverne altri. "Sul tema dell' immigrazione sicura - ha sostenuto D' Alì - il Governo ha portato avanti un' azione mirata che ha consentito di fissare alcune priorità. In tema di cooperazione bilaterale é stata sviluppata un' azione sinergica con il Ministero degli Affari esteri volta a far sì che il modello di collaborazione possa essere riprodotto a livello europeo sia con i Paesi di origine che con quelli di transito". Il sottosegretario ha poi fatto riferimento all' iniziativa da lui promossa per realizzare un permesso di soggiorno in formato elettronico con le stesse caratteristiche della carta d' identità, che è in fase di evoluzione, e alla legislazione italiana sulle quote d' ingresso. Al riguardo, D' Alì ha sostenuto che sarebbe utile "sondare i partner europei sulla fattibilità di una 'quota europea' di immigrazione. L' Italia - ha concluso - intende concludere entro il semestre di presidenza i lavori sulla Direttiva per la concessione di un permesso di soggiorno alle vittime della tratta". Chiaravalloti, dopo avere sottolineato i vantaggi prodotti dall' immigrazione (economici, riduzione del calo demografico, rimedio alle carenze del sistema di welfare), ha ricordato come la Calabria sia terra di approdo e quindi, costretta, "a fronte di limitati vantaggi, a sopportare notevoli sforzi organizzativi e finanziari per gestire l' accoglienza. Il costo sociale ed economico - ha proseguito Chiaravalloti - è stato ed è troppo elevato per essere sostenuto solo dalla Calabria. La politica europea garantisce agli immigrati legali una serie di diritti e benefici sul piano delle politiche di welfare. Questo tuttavia non basta. L' Ue deve intervenire in maniera più concreta, facendosi carico dei costi sociali che ne derivano ed attribuendo al Mediterraneo quel giusto peso che gli è stato invece sottratto, con la conseguente riduzione a zona di frontiera dell' Unione". Chiaravalloti ha poi definito valida la proposta italiana di un piano di quote nazionali di ingresso in ogni Paese dell' Ue. "Una misura, però, che rischia di rivelarsi insufficiente - ha aggiunto - se non sarà associata alla concreta realizzazione della zona di libero scambio euro-mediterraneo prevista nella Conferenza di Valencia. Ciò servirà a creare un tessuto economico efficace e capace di dare impulso alle economie di tutta l' Africa, alleggerendo contestualmente la pressione migratoria sull' Ue". Maggiori controlli sono stati chiesti da Delebarre. "Non è possibile - ha detto - che un clandestino possa percorrere 1.000-2.000 chilometri in Europa senza essere fermato e controllato. Le politiche messe in atto dall' Ue sono insufficienti. Stando così le cose il numero dei clandestini sarà sempre maggiore, con un conseguente aumento del rischio criminalità. All' Ue chiederemo, dunque, di aumentare i controlli". Zito, infine, ha sottolineato come l' immigrazione, per l' Italia, sia un fenomeno nuovo, trovando quindi il Paese "impreparato".

 

 

 

 

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