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Freedom and Democracy Congress Congrs pour la
Dmocratie et la Libert du Kurdistan |
Roadmap per una soluzione
pacifica e democratica
della questione kurda in
Turchia
La Turchia e il Kurdistan hanno
sofferto molto a causa delle guerre. Nel corso degli ultimi trentanni,
diecimila persone hanno perso la loro vita e tutti i segmenti della societ:
destra, sinistra, islamismi, laici, alevi e kurdi, hanno preso parte al
conflitto.
La Turchia ha un urgente bisogno di
stabilit politica e sociale, ma non ha ancora trovato una soluzione
democratica per il problema kurdo e per questo la crisi e latmosfera di
conflitto permangono.
Il conflitto tra lo stato turco e
il popolo kurdo, che dura da ottantanni, ha richiesto un grande sacrificio da
parte di entrambe le parti, ma nessuno, n lo Stato n il popolo kurdo, ha
ottenuto da questa guerra un risultato concreto.
Riconoscendo che labnegazione, la
repressione e la ribellione non hanno potuto risolvere i problemi esistenti, il
2 agosto 1999, il Presidente Apo e il nostro movimento hanno deciso di dare il
via ad un nuovo processo per aprire la strada ad una soluzione pacifica e
democratica della questione kurda; per questo, dal 1 settembre 1999 in poi, abbiamo
quindi trasferito le nostre forze fuori dai confini della Turchia, al fine di
creare ununione libera e democratica con lappoggio di altre realt
democratiche esistenti in Turchia.
Allo scopo di spiegare i nostri
intenti ed avanzare suggerimenti per una soluzione pacifica e democratica del
problema, abbiamo anche pubblicato e diffuso una serie di dichiarazioni: il
Progetto di pace del 20 gennaio 2000, il Piano dazione urgente per la pace e
la democrazia del 4 novembre 2000, la Richiesta urgente contro la guerra del 19
giugno 2001, la Dichiarazione urgente di pace del 22 novembre 2002, nonch
lultima Dichiarazione di pace del 15 aprile 2003.
Allinizio dellanno 2000 prima e alla fine del 2002 poi,
abbiamo inviato una lettera al Presidente, al Primo Ministro, al Capo del
Parlamento, al Capo di Stato Maggiore e ai capi di tutti i partiti politici di
Turchia per esporre il nostro pensiero circa una possibile soluzione della
questione kurda; attraverso tutti i media abbiamo continuato ad enfatizzare il nostro
favore per una risoluzione di fratellanza entro i confini turchi, evidenziando
la nostra volont di risolvere i problemi con il governo e la societ.
Prestando fede alla nostra
decisione, a partire dal 2 agosto 1999, non solo abbiamo fermato le nostre
azioni armate ma abbiamo anche cercato, attraverso ragionevoli suggerimenti e
proposte, di giungere ad una pace reale, facendo tutto ci che era in nostro
potere per creare unatmosfera favorevole alla conclusione del conflitto.
Sebbene ancora in modo insufficiente, in alcune parti della Turchia, si sono
avuti segnali di distensione e la qualit della discussione sulla necessit di
risolvere la questione kurda migliorata, emergendo anche a livello dopinione
pubblica. diventato evidente che primario che lo stato faccia dei passi
avanti a riguardo.
Tuttavia, sebbene nel 2002 siano
stati fatti dei limitati passi avanti, le decisioni prese non sono state
attuate, al contrario la repressione aumentata e le operazioni militari sono
diventate continue.
Al momento attuale, quando la
societ kurda si sente pronta per una soluzione, quando le condizioni della
Turchia possono considerarsi mature per attuare veri passi in avanti, quando
gli sviluppi regionali esigono ancora di pi una risoluzione della questione
kurda, insistere sulla mancanza di soluzione significa mettere fine ad un
cessate il fuoco durato quattro anni.
Lultima Legge sul Pentimento,
finalizzata di fatto alleliminazione del KADEK ha significato la fine del
processo di pace, dato che, in realt, essa rappresenta chiaramente un attacco
alle nostre forze. Inoltre, le recenti relazioni tra la Turchia, lIran e la
Siria sono ancora basate sulla repressione del popolo kurdo, oltre che essere
finalizzate alla soppressione del nostro movimento.
Lo spiegamento di truppe turche in Iraq usato come strumento
affinch gli USA attacchino militarmente il KADEK ed i suoi guerriglieri un
altro segno che la Turchia preferisce il conflitto invece che risolvere la
questione kurda.
Questo fatto, unito al recente
aumento del livello di repressione contro la popolazione civile, mostra
chiaramente che si sta conducendo, nei confronti del nostro movimento, una
politica fatta di minacce e di ricatti. chiaro che la Turchia vuole farci
capire che non accetta nessuna soluzione diversa dalla nostra resa definitiva.
di pubblico
dominio che noi abbiamo numerose volte messo in guardia nei confronti di un
simile approccio; nei suoi messaggi dallisola di Imrali e nella sua lettera al
governo, il nostro Presidente Abdullah Ocalan ha ricordato che devono essere
fatti dei passi in avanti per trovare una soluzione della questione kurda,
altrimenti la missione di pace che per tanto tempo, stata portata avanti
dovr essere considerata un fallimento.
Per cercare di sostenere gli sforzi
del nostro Presidente, per raccogliere i frutti della pace, ad aprile di
questanno abbiamo pubblicato la nostra Dichiarazione per una via duscita
allimpasse della Turchia e abbiamo avanzato proposte per una soluzione
complessiva.
Abbiamo anche reso nota la nostra
contrariet nei confronti della Legge sul Pentimento, evidenziandone il
carattere provocatorio e domandando insistentemente una legge per la pace
sociale e la partecipazione democratica. Attraverso la nostra campagna per la
pace sociale e la partecipazione democratica durante giugno e luglio, ci siamo
sforzati di mettere un freno agli sviluppi negativi e abbiamo cercato di
promuovere la riconciliazione, alimentati dal nostro senso di responsabilit
verso tutta la popolazione di Turchia, senza distinzioni tra turchi e kurdi.
Nonostante questo non abbiamo ottenuto nessuna risposta responsabile.
Linsistenza del governo a
mantenersi fermo sulle sue posizioni ha reso insignificante il cessate il
fuoco, avviato nel tentativo di ottenere la pace. Non del resto giunto un
minimo segno che ci possa incoraggiare a continuare il cessate il fuoco.
Ci siamo impegnati unilateralmente
per la pace e per la soluzione e ci siamo battuti per creare le condizioni di
un cessate il fuoco bilaterale, anche se fino ad ora non arrivata nessuna
risposta ufficiale circa la nostra decisione di deporre le armi. Sebbene i
nostri sforzi abbiano creato le condizioni per un leggero miglioramento della
situazione, gli stessi non hanno consentito di evitare la tensione e gli
scontri.
evidente che, a questo punto,
dobbiamo rivedere la posizione che abbiamo assunto durante gli ultimi quattro
anni, in unatmosfera in cui un cessate il fuoco unilaterale non ha pi alcun
senso. necessario che giochiamo il nostro ruolo storico per il raggiungimento
della pace e della democrazia. Laccettazione della negazione e della
repressione, e la trasformazione in meri spettatori delle politiche che si
attuano contro i popoli di Turchia, sono fuori discussione.
Il cessate il fuoco unilaterale che
abbiamo mantenuto dal 1999 ha in qualche modo giocato il suo ruolo. Se ci
fossero state le condizioni perch mantenesse la sua funzionalit, lavremmo
proseguito anche nel futuro. Sfortunatamente, lo stato turco, con la sua
mentalit e con il suo comportamento di repressione, ha considerato la nostra
decisione di deporre le armi come unopportunit per annientare le forze
democratiche, invece che sfruttarla come unoccasione di democratizzazione.
Come si potuto vedere in questi ultimi mesi, abbiamo cercato in tutti i modi
di evitare scontri e aggressioni sia politiche, sia militari, nei nostri
confronti e per prevenire nuovi attacchi contro di noi e per evitare la morte
dei nostri combattenti, siamo dovuti ricorrere alla sola arma della legittima
difesa. I toni bassi del conflitto sono dipesi dalla nostra determinazione a
lavorare per la pace e per la soluzione pacifica del conflitto, nellattesa che
qualche passo in avanti venisse compiuto.
Tutto questo porta alla considerazione che il cessate il fuoco
unilaterale dichiarato da parte nostra terminato. lo stato turco a rendere
questo cessate il fuoco privo di senso e a porvi fine, continuando ad attuare
politiche repressive nei nostri confronti. chiaro che un cessate il fuoco non
pu essere mantenuto se non viene mantenuto da entrambe le parti.
Le politiche di annientamento e
negazione da parte dello stato oligarchico, nonch lesperienza vissuta negli
ultimi quattro anni, ci hanno dimostrato che linstaurarsi e il mantenersi di un
cessate il fuoco bilaterale possibile solo tramite una roadmap utile a negoziare accordi
che possano essere attuati gradualmente ed accettati da entrambi i lati.
divenuto chiaro come, senza una
simile prospettiva, non sussistano pi motivi pratici o politici per il
mantenimento del cessate il fuoco.
La tregua, durata quattro anni solo
grazie ai grandi sacrifici che abbiamo affrontato, e il cessate il fuoco, mai
accettato ufficialmente, hanno rappresentato, dopo quindici anni di cieco
conflitto, unimportante possibilit di svolta per la Turchia ma dato che non
vi stato alcun cambiamento politico e di mentalit, continuare su questa
strada divenuto impossibile.
Tenendo a mente ci e con
sentimento di responsabilit storica, abbiamo preparato una roadmap da
presentare, per cominciare, allo Stato turco e poi a tutte le altre parti
interessate.
Tenendo in considerazione i seri
problemi della Turchia e gli sviluppi regionali, riteniamo inevitabile attuare
una roadmap in tre fasi, a partire dal primo settembre 2003 fino al primo
settembre del 2004. Pensare di affrontare il problema gradualmente in un anno
ci sembra un approccio ragionevole. Inoltre, dato che le trattative per entrare
nellUE inizieranno alla fine del 2004, seguire una tale roadmap potrebbe
facilitare lingresso della Turchia nellUE.
Oggi, le condizioni per
lattuazione di una roadmap sono pi mature che mai.
Mantenere il problema irrisolto,
ogni giorno che passa, accresce sempre di pi la possibilit di una ripresa dei
combattimenti e il rischio di nuovi scontri, che cancellerebbero ogni
possibilit di soluzione e porterebbero ad un escalation del conflitto. Questa
roadmap ridurr le tensioni e fornir le possibilit e il tempo per la
soluzione della questione.
Per questo:
Bisogner portare a compimento una
serie di passi per raggiungere il cessate il fuoco bilaterale. Questo processo
dovrebbe iniziare il primo settembre 2003 e completarsi entro il primo dicembre
2003.
In primo luogo e prima di tutto
dovrebbe esserci un dialogo tra le due parti riguardo alla roadmap e per la
creazione di un Comitato per la pace e il dialogo che si occupi di seguire le
modalit di attuazione della roadmap. Questo Comitato dovrebbe essere formato
da rappresentanti delle organizzazioni civili, dei partiti politici e da
intellettuali, artisti e personalit democratiche. fondamentale che le
attivit del Comitato vengano sostenute e promosse dallo stato.
Il Comitato dovrebbe favorire
lincontro tra le parti; consentire una continuit nel dialogo, con lo scopo di
assicurare la reciproca comprensione; definire le varie fasi della roadmap;
intervenire per risolvere nel momento appropriato problemi e spaccature.
Inoltre, il Comitato per la pace e il dialogo dovrebbe instaurare relazioni con
le istituzioni rappresentative dellopinione pubblica ed incoraggiare le stesse
a partecipare al processo da una parte e a favorire il dialogo e la pace fra le
parti, fortificandone il terreno dallaltra. Dovr inoltre mantenere un
contatto regolare con la stampa, affinch dimostri la sua responsabilit e il
suo ruolo al riguardo e perch siano condotti adeguati sforzi per preparare appropriatamente
lopinione pubblica.
Il Comitato deve lavorare a livello
permanente fino alla piena attuazione della roadmap e fino a che la pace e la
soluzione della questione kurda non vengano raggiunte.
La tappa pi urgente la
trasformazione della precedente tregua unilaterale in un cessate il fuoco
bilaterale e per questo e passi che entrambe le parti devono intraprendere
sono:
da parte dello Stato
1)
le
operazioni militari devono essere fermate, perch aprono la strada, senza alcun
via duscita, a scontri ed azioni di rappresaglia. Le operazioni militari,
aprendo la strada agli scontri, giocano un ruolo che determina mancanza di fiducia
e rompe la posizione di cessate il fuoco sabotando la linea di pace. La
mancanza di fiducia non si crea solo nelle forze guerrigliere ma anche nel
popolo. In molti ambienti stata avviata un percorso di antipropaganda che
indebolisce la fiducia nella soluzione democratica e pacifica della questione;
2)
il
sistema delle guardie di villaggio, prodotto del tempo della guerra, deve
essere smantellato. Anche durante il periodo del cessate il fuoco, le guardie
di villaggio, che sono state utilizzate come mezzo di pressione contro la
popolazione, hanno avuto la funzione di portare il cessate il fuoco ad essere
insignificante. Per questo pensiamo che la mancata eliminazione del sistema
della guardie di villaggio corrisponda ad una mancanza di volont a porre fine
alla guerra condotta contro di noi. La tirannia delle guardie di villaggio
indebolisce la fiducia della popolazione nel cessate il fuoco e nella
prospettiva di una soluzione pacifica della questione kurda, rafforzando al
richiesta popolare di una ripresa delle attivit della nostra guerriglia per
porre fine ai comportamenti oppressivi delle guardie di villaggio. Crediamo che
debbano essere adottate misure economiche e sociali che consentano lo
smantellamento del sistema delle guardie di villaggio, bisogna porre fine alla
loro posizione di malviventi in Kurdistan;
3)
uno
dei risultati pi gravi del conflitto stato la migrazione forzata dai
villaggi. Per allontanare dalla cultura della guerra, abbassare il livello
della tensione e per un cessate il fuoco affidabile, per quanto riguarda il
ritorno ai villaggi bisogna avere una forte volont ed adottare le misure
amministrative, economiche, legali e sociali necessarie. Lo stato su questo
tema deve assumere un ruolo semplificativo e stimolante;
4)
si
devono ritirare dal Kurdistan le forze operative come le Squadre speciali e le
Forze speciali di polizia. Non deve restare alcuna forza di sicurezza se non le
normali unit di polizia, la gendarmeria e lesercito regolare. Si visto che
dopo il terremoto che ha distrutto la citt di Bingol, le forze speciali hanno
assunto comportamenti di chiusura nei confronti della popolazione locale,
attaccando i civili per ogni minimo pretesto. La presenza delle forze non
allenta la tensione e contribuisce alla continua sfiducia tra la popolazione.
Dato che le forze dassalto risalgono al periodo della guerra e sono quelle che
hanno portato avanti le operazioni della guerra speciale, la loro esistenza
contraria al cessate il fuoco, essendo viste dalla popolazione come segno di
guerra imminente. Se queste non verranno ritirate, molto difficile arrivare
ad un cessate il fuoco bilaterale;
5)
le
bande irregolari ed extra legali che vengono usate nella guerra psicologica e
speciale devono essere disciolte perch, traendo profitto dalla guerra possono
svolgere atti provocatori. Nel caso che queste bande continuino ad esistere
naturale e chiaro che guerriglieri e popolazione possano credere che non ci sia
volont di costruire la pace. Lesistenza di queste forze, durante il cessate
il fuoco, che sono state attori del persistere della guerra sporca e speciale,
un fattore importante per porre fine e togliere senso al cessate il fuoco.
Mentre le operazioni militari sono state tenute sotto controllo nel corso del
tempo, queste squadre non hanno mai smesso la loro attivit. Per questo
nellambito di un cessate il fuoco bilaterale. Le stesse devono essere
disciolte e ai loro membri deve essere proibito lingresso in Kurdistan. Fra
laltro queste giocano un ruolo che deteriora lo stato e sono diventate un peso
per lo stato stesso;
6)
preparare
lopinione pubblica alla risoluzione del problema e creare una cultura di pace,
sono fattori fondamentali per la riuscita del processo. Se non cՏ
antipropaganda, non abbiamo dubbi che anche la popolazione turca vorr una
soluzione in termini dunit. La popolazione kurda pronta per una soluzione
genuina del problema. Per questo il governo dovrebbe portare sulla linea di
questa responsabilit tutte le istituzioni dello stato.
7)
lo
stato non deve porre in nessun modo ostacoli alle attivit legali e riconoscere
come diritto democratico ogni attivit democratica legittima.
da parte del KADEK e delle
sue forze guerrigliere
1)
deve
fermare totalmente le sue attivit militari e mantenere la sua attuale
posizione. Nessun gruppo di guerriglieri deve entrare in Turchia. Se non
attaccate, le forze non devono prendere le armi e devono posizionarsi in modo
tale da non far sentire la propria esistenza. Non devono scendere nelle citt,
nei villaggi e nelle province.
2)
nellattivit
di propaganda e stampa non deve adottare posizioni che incitino alla guerra o
contro lo stato. Deve condividere la pace con la popolazione della Turchia,
comportarsi in modo da non svolgere alcuna attivit contro la Turchia e
difendere lunit politica della Turchia. Le trasmissioni televisive e
radiofoniche e le pubblicazioni, non devono avere altro scopo che contribuire
alla democratizzazione della Turchia e difendere i diritti naturali del popolo
kurdo, seguendo una linea di trasmissione che dia fiducia al popolo della
Turchia.
3)
deve
realizzare azioni popolari che siano totalmente in ambito democratico e che non
portino allesaltazione.
Deve essere quella delladozione di misure di accrescimento della
fiducia, come passaggio pratico verso la soluzione.
Da parte dello Stato
1) la questione kurda
dovrebbe essere considerata come una questione chiave per la democratizzazione.
2) tutte le restrizioni
alla libert di parola e dorganizzazione dovrebbero essere abolite e dovrebbe
essere consentita una libert dazione politica. Queste libert dovrebbero
essere totalmente riconosciute per tutte le questioni riguardanti il problema
kurdo. La possibilit di esprimere liberamente le proprie opinioni, la libert
di organizzazione, cos come quella di impegnarsi politicamente, sono fattori
chiave per la creazione di una situazione in cui non sussistano ragioni per la
presenza di forze armate.
3) dopo aver raggiunto
quanto previsto al punto 2 dovrebbe essere approvata una legge per la pace
sociale e la partecipazione democratica. Con questa legge dovrebbe essere
consentito a tutti i membri della guerriglia, ai prigionieri politici e agli
esiliati la partecipazione incondizionata alla vita politica democratica. Per
questo, tutti i loro diritti politici, civili e sociali dovrebbero essere
reintegrati e dovrebbero essergli cancellate tutte le imputazioni.
4) secondo quanto disporr
la legge per la pace sociale e la partecipazione democratica, in questa fase.
Le relazioni del nostro leader Abdullah Ocalan con il mondo esterno, le sue
condizioni di vita e di salute dovrebbero essere nuovamente regolate e i suoi
legali e parenti dovrebbero essere liberi di fargli visita. Dovrebbe essere
facilitata la divulgazione al pubblico dei suoi pensieri, che contribuiscono
alla soluzione della questione kurda e alla democratizzazione della Turchia.
5) si dovrebbe avviare una
mobilitazione per lo sviluppo economico del Kurdistan e dovrebbero effettuarsi
investimenti dove le infrastrutture lo consentono. Una riduzione delle tasse
previste per le imprese private e pi bassi interessi per laccesso al credito
dovrebbero incentivare ulteriori investimenti.
6) come in ogni guerra,
obbligatorio fare indagini sui crimini commessi al di fuori di quelli dovuti
agli scontri militari, politici, economici ed amministrativi e portare i
colpevoli davanti alla giustizia. Solo cos si potranno superare i traumi e la
crisi profonda che questa guerra ha prodotto. Lattuazione di questo obiettivo
molto importante per costruire un clima di fiducia tra la popolazione turca e
quella kurda e tra lo stato e i kurdi. I casi di esecuzione illegali,
rapimenti, sparizioni, decessi presso i posti di polizia e stupri sono
argomenti fondamentali devono essere oggetto di indagine i cui colpevoli devono
essere identificati. Per tutti i paesi che dalla guerra sono passati alla pace
questi sono stati argomenti di ricerca, diventati fondamento di una pace
definitiva. Per questo dovrebbe essere creato subito un Comitato di
indagine delle verit, di giustizia e di amnistia. Un Comitato costituito da
rappresentanti delle organizzazioni per i diritti umani e altre organizzazioni
operanti in ambito giuridico, oltre che da membri di ONG porter avanti questo
lavoro. Questo Comitato non dovrebbe limitarsi solo ad investigare sui crimini
commessi dagli agenti statali e dagli organismi ad essi collegati ma anche, se
ce ne sono, quelli commessi dai guerriglieri e dal KADEK. A tal fine, sia lo
stato, sia il KADEK dovrebbero essere a disposizione per facilitare le
indagini. Consegnando al Comitato tutta la documentazione e le informazioni sui
fatti. Dopo di che, questi colpevoli dovranno essere processati in tribunali
equi ed imparziali appositamente istituiti da una legge speciale, che una volta
esaurito il loro compito saranno sciolti.
7) la popolazione kurda ha
sofferto dolori terribili a causa della repressione politica e del regime e
tantissime persone sono rimaste traumatizzate. Per non far rimanere alcuna
ferita e alcun segno nei cuori e nella memoria del popolo kurdo importante che
chieda perdono per i comportamenti del passato. Chiedere perdono in questo modo
giocher un ruolo importante per rafforzare la pace e la fraternit.
8) il governo dovrebbe
impegnarsi a raggiungere gli obiettivi previsti in questa seconda fase entro
aprile 2004 e ad attuarli rapidamente.
Da parte del KADEK e delle forze guerrigliere
1)
dopo che lo Stato avr adottato le necessarie misure legislative
previste in questa fase del processo di pace, i gruppi guerriglieri e gli
attivisti in esilio ritorneranno in Turchia, a gruppi di 500 per volta, per
partecipare alla vita politico-democratica. I guerriglieri porteranno le armi e
lequipaggiamento di cui sono dotati.
2)
tutti coloro che faranno ritorno in Turchia si impegneranno in quei
lavori che rafforzano la pace sociale. Applicheranno i loro diritti
democratici. Non svolgeranno attivit a scapito dello stato.
3)
anche il KADEK, da parte sua, per tutti i reati commessi nei confronti
del popolo, creer un Comitato di indagine delle verit, di giustizia e di
amnistia e far luce sui colpevoli. Processer
questi colpevoli secondo le regole universali di diritto escludendo la pena di
morte li condanner, rendendone pubbliche le sentenze.
TERZA FASE
quella della piena democratizzazione, della soluzione democratica
della questione kurda e del raggiungimento della pace.
Gli impegni dello Stato in questa fase:
1)
kurda dovrebbe essere legalmente e costituzionalmente salvaguardata e
i kurdi dovrebbero essere accettati costituzionalmente come intrinseci
cittadini della repubblica democratica. In questo modo con la partecipazione
dei kurdi alla repubblica, il cui stato di diritto, sociale, democratico e
laico, nel suo vero significato la Turchia diventer la patria comune di turchi
e di kurdi. Il popolo kurdo avr lincarico di mettere in lidentit pratica
gli impegni e ogni responsabilit nei confronti di questo paese democratico.
2)
i diritti culturali e linguistici dovranno essere riconosciuti e
garantiti da apposite disposizioni di legge. Nessuna restrizione dovr essere
imposta alla diffusione radiotelevisiva e alla carta stampata. Le stesse
disposizioni di legge e le procedure, cui sono sottoposte le trasmissioni radio
televisive in turco, dovranno regolare le attivit di trasmissione in lingua
kurda o in ogni altra lingua. Lo stesso deve essere per tutte le altre attivit
culturali.
3)
si user la lingua kurda per leducazione elementare. Chi vorr potr
far studiare i propri figli in queste scuole. Invece nei licei sinseriranno
lezioni di lingua, cultura e letteratura kurda. Nella procedura ministeriale di
decisione degli insegnamenti si dovr permettere che queste lezioni siano a
scelta individuale. Invece nelle universit si creeranno dipartimenti di
lingua, letteratura, cultura e storia kurda.
4)
il nostro Presidente Abdullah Ocalan dovr essere rilasciato in piena
libert e gli si dar la possibilit di svolgere attivit politica e di
contribuire alla libera unione dei due popoli e alla vita politica democratica.
5)
dovranno essere approvate leggi democratiche per le autorit locali, in
modo da aumentarne i poteri, diffondendo ed approfondendo intrinsecamente la
democrazia.
6)
si rifaranno secondo criteri democratici la legge elettorale e quella
sui nuovi partiti. Entro 6 mesi si andr a nuove elezioni.
7)
questi passi dovranno essere realizzati senza che passi troppo tempo,
entro il primo settembre 2004.
Gli impegni del KADEK in questa fase:
1)
i
dirigenti, compresi i comandanti, tutta la struttura organizzativa e i
guerriglieri torneranno in Turchia, con le loro armi, sotto la protezione delle
organizzazioni internazionali e degli stati.
2)
tutti
i media operanti fuori dalla Turchia si devono organizzare per il periodo della
pace e faranno trasmissioni fondate a contribuire allunione democratica tra i
popoli e quelli che non devono pi svolgere le attivit dei mass-media fuori
dallo stato, ritorneranno in Turchia continuando a svolgere i propri lavori
secondo la legge.
3)
tutte
le associazioni e le organizzazioni fuori dal paese si uniranno sotto un tetto
comune con le organizzazioni e associazioni democratiche. Fuori dal paese non
creeranno nessuna organizzazione, che non sia in linea con la pace in Turchia..
Fuori dal paese non parteciperanno ad attivit - politiche e diplomatiche a scapito della Turchia.
4)
nei
rapporti con i kurdi che si trovano fuori dal paese e nelle altre parti del
Kurdistan si muoveranno secondo gli interessi della Turchia democratica.
In conclusione, la Turchia ormai giunta ad un
bivio. Non pu continuare a lungo con la politica n guerra, n pace. Il suo
comportamento nei confronti della roadmap da noi presentata, dimostrer su
quale strada si avvier. Ci aspettiamo che rispondendo positivamente alla
roadmap preferir la strada della pace. Scegliendo questo percorso, la Turchia
si avvier verso una trasformazione democratica e diventer una forza guida per
tutta la regione mediorientale. La questione kurda non sar pi fonte di
preoccupazione, ma diventer un fattore di forza per la Turchia. Diventer un
paese dattrazione per tutti i kurdi e per tutte le popolazioni della regione,
non solo per i kurdi che vivono dentro i confini.
Assumendo questa posizione, oltre ad esercitare un
controllo politico della regione, diventer un centro economico; come forza
principale dellasse economico e politico della regione, la Turchia potr dare
il via ad un grande sviluppo che potr garantire il benessere economico. I
popoli della regione raggiungeranno la stabilit politica, impiegando le
risorse economiche della regione.
Con la roadmap che abbiamo elaborato diamo occasione
alla Turchia di abbandonare i comportamenti di negazione adottati da sempre nei
confronti dei kurdi e di appropriarsi di un futuro diverso; in caso contrario
insistendo sulle vecchie politiche entrer in un perenne circolo vizioso.
Attuando questa roadmap e creando la pace, la
Turchia e i kurdi otterranno molto. Per questo motivo, sostenuti anche dalla
responsabilit che sentiamo verso il nostro popolo, pensiamo che il progetto da
noi preparato sia positivo e ci aspettiamo che avvii in Turchia e in Medioriente
una nuova era.
A cominciare dai kurdi che si trovano in Turchia,
tutti i kurdi diventeranno parte e solido alleato strategico della Turchia, se
il governo si comporter positivamente.
Essere al servizio di una Turchia cos per noi sar
fonte dorgoglio e donore.
La Turchia da 50 anni in stretta relazione con
lEuropa. diventata paese membro del Consiglio dEuropa e oggi fa parte di
tutti i suoi organismi. un paese candidato allUnione Europea. Se lUE
accetta la Turchia come paese membro, vuol dire che anche i kurdi verranno a
far parte dellUnione. Purtroppo nei documenti relativi alla partecipazione e
nella loro roadmap non si fa esplicita menzione dellidentit del popolo kurdo,
facendo solo riferimento in termini generali ai diritti linguistici e
culturali. Questo costituisce unimplicita accettazione della politica di
negazione portata avanti dalla Turchia contro i kurdi. La Turchia, da parte
sua, prendendo coraggio da questo, non nominando lidentit kurda, ha fatto
delle leggi il cui uso impossibile, cercando nel contempo di salvare la
faccia davanti allUE. In questo senso, sono un esempio le leggi dellagosto
2002 e 2003 riguardanti le diversit culturali e linguistiche: tutte le
richieste dapplicazione che sono state fatte per riconoscere e promuovere
lidentit kurda sono infatti state respinte.
LUnione Europea non riconoscendo lidentit kurda,
considerando queste leggi che non consentono lo sviluppo della lingua e della
cultura kurda come passi
importanti per la soluzione della questione kurda, diventa complice della
politica di negazione del popolo kurdo messa in atto dalla Turchia.
La popolazione kurda non certo contraria
allentrata nellUnione Europea fondata sulla realizzazione di ununione libera
e democratica. Ma sarebbe inaccettabile un comportamento che consideri risolto
il problema kurdo e cos come risulta improponibile laccesso di una Turchia
che non concede ai kurdi i diritti linguistici, culturali ed identitari e ne
impedisce lesercizio.
Nel caso in cui non si arrivi a una soluzione,
continuer la legittimazione della lotta di liberazione kurda. Se lEuropa si
metter al fianco della Turchia potr mettere il popolo kurdo e lUE luno
contro laltra.
Per questo, lappoggio che lUnione Europea dar
alla roadmap, che segue gli stessi tempi dei negoziati di adesione della
Turchia, sar un indicatore importante.
La roadmap che abbiamo preparato allo stesso tempo
anche una roadmap di preparazione delladesione della Turchia allUE. Da questo
punto di vista, il sostegno dellUE alla roadmap necessit legata ai suoi
principi fondanti.
La questione kurda, ormai non solo pi un problema
della Turchia, ma dellintera Unione Europea. Per questo motivo, la forza
politica pi adatta a fare da intermediario lUE. Serve che lUnione Europea
chieda alla Turchia di risolvere la questione e faccia anche da intermediario.
Il problema kurdo non ha meno importanza di quella
di Cipro e non si potr non vederlo. Nel XX secolo lEuropa, invece di giocare
un ruolo positivo nella soluzione democratica della questione kurda, come
richiederebbero i suoi valori, sfuggendo le sue responsabilit morali e
politiche, ha contribuito a fare in modo che la situazione rimanesse
invariata..
LUnione Europea deve smettere di farsi strumento di
una Turchia che insiste a non risolvere il problema e che, entrando nellUE
legittimer le sue negazioni e il concetto di liquidazione della lotta di
liberazione del popolo kurdo.
Non si deve rivedere la decisione di far aderire la
Turchia allUE ma, considerato che anche i kurdi ne fanno parte, occorre
risolvere i problemi attraverso vie democratiche.
Il nostro Presidente recandosi in Europa era
intenzionato a risolvere la questione kurda, ma lEuropa diventata complice
del complotto internazionale perpetrato proprio contro di lui.
Per questo lEuropa ha una storica responsabilit e
per questo deve contribuire alla realizzazione della roadmap che abbiamo
elaborato. Accettiamo quindi lUE come intermediaria e la chiamiamo ad
assumersi una responsabilit simile a quella assunta per la questione di Cipro.
Intervenendo in Iraq, gli Stati Uniti si sono
insediati in Medio Oriente. Con al caduta del regime di Baath diventato
possibile creare un Iraq federale e democratico. Un sistema federale e
democratico la struttura politica pi adatta alle ricchezze nazionali e
culturali dellIraq. Sviluppare ed esprimere liberamente le culture e le
identit di arabi, siriani, kurdi e turchi in un Iraq cos, sar un modello di
sviluppo della democrazia per tutto il Medio Oriente.
Lottenimento dei diritti culturali, linguistici ed
identitari dei kurdi senza il cambiamento dei confini di Siria, Iran e Turchia,
il loro diventare soggetto attivo nella vita sociale e politica, sar la chiave
dello sviluppo della democrazia in tutto il Medio Oriente. Su questo tema gli
USA sono nella posizione di poter giocare un ruolo positivo.
Gli Stati Uniti sono nella posizione di poter
giocare un ruolo positivo in tal senso. Visti i loro rapporti con la Turchia
per realizzare le libert espresse nella roadmap in nord Kurdistan potranno
giocare un ruolo costruttivo. Una Turchia che abbia risolto la questione kurda,
diventando il motore della democratizzazione del Medio Oriente, accelerer e
rafforzer lobiettivo della democratizzazione del Medio Oriente, che ha
giustificato lintervento degli Stati Uniti in Iraq.
Far scontrare luno contro laltro gli USA e il
KADEK serve solo a sabotare la democratizzazione del Medio Oriente e a
proteggere il vecchio status quo. Questa politica che da decine danni dimostra
di non essere a favore della Turchia, nel periodo dellintervento stato causa
di antagonismi tra gli stessi.
In Turchia la soluzione del problema kurdo non pu
quindi essere raggiunta mantenendo i contrasti tra USA e KADEK, ma deve basarsi
sulla cooperazione tra USA e Turchia necessaria per risolvere democraticamente
la questione. Su questo argomento gli Stati Uniti entrando in dialogo con il
KADEK e la Turchia potranno attuare insieme la roadmap da noi ragionevolmente
elaborata.
Noi riteniamo che gli Stati Uniti, sfruttando la
loro posizione attuale nella regione e dialogando con entrambe le parti,
giocheranno il proprio ruolo per la realizzazione della roadmap.
Gli stati della
regione a cominciare da Iran e Siria
La mancanza di soluzione per la questione kurda
come una condanna inflitta dagli Dei del male al Medio Oriente. Nel corso della
storia, i kurdi hanno contribuito in modo importatne allo sviluppo di
questarea.. Oggi invece a causa delle politiche di negazione e repressione
subite, sono caduti in una posizione che gli ha fatto perdere la forza.
Scontrarsi con i kurdi ha fatto perdere molto alle popolazioni della regione.
La soluzione della questione kurda, inoltre, facendo venir meno la divisione
tra Iran e Siria darebbe a questi due paesi grande forza. Per questo
necessario appoggiare la roadmap prevista per la Turchia, tendo a mente che la
stessa, potrebbe valere, con alcune variazioni dovute alle condizioni
specifiche di ciascun paese, anche per Iran e Siria.
Analogamente gli altri paesi arabi della regione ed anche Israele appoggiando la roadmap presentata, che porter alla soluzione della questione kurda, dovrebbero assumersi la propria responsabilit per la democratizzazione del Medio Oriente in uno spirito di fratellanza.
Forze politiche
kurde nel Kurdistan meridionale
Con il crollo del regime Baath, lIraq democratico
si avviato al periodo di creazione di un Kurdistan federale libero. Tuttavia,
la migliore garanzia di libert del popolo kurdo la democratizzazione
dellintero Medio Oriente. I paesi della regione che non risolvono la questione
kurda e che non vogliono che negli altri paesi si trovi una soluzione della
stessa, sono dostacolo alla democrazia. Per questo la democratizzazione della
Turchia un aspetto molto importante per la soluzione della questione kurda.
La roadmap che abbiamo presentato nellimmediato
interesse anche delle organizzazioni e dei partiti presenti nel Kurdistan
meridionale. In questo periodo in cui la soluzione della questione kurda
diventata ancora pi possibile, per tutte le parti comportarsi responsabilmente
ha valore storico. Lesistenza del KADEK d soltanto forza alle organizzazioni
del Kurdistan meridionale. Bisogna essere attenti di fronte alle forzature
della Turchia nei confronti degli USA a scontrarsi con il KADEK, cos come
delle forze del sud.
Queste forzature contro la libert del popolo kurdo
nel Kurdistan meridionale allo stesso tempo vanno viste come un attacco. I
rapporti con la Turchia devono essere nellambito dellapplicazione della
nostra roadmap. Aiutando la Turchia e il KADEK a questo riguardo si faciliter
lapplicazione della roadmap.
Le forze del sud devono vedere la realizzazione di
questa roadmap come garanzia della loro stessa libert e devono vederla come la
strada del mettersi in relazione continuativa e di beneficio, per questo devono
fare quanto di loro competenza ed appropriarsene.
Le forze democratiche
in Turchia
Nellattuazione della roadmap il compito pi
importante assegnato a queste forze. Gli ambienti a favore della stabilit
politica ed economica della Turchia devono vedere questa roadmap come il
progetto di stabilit, unit, democrazia e pace della Turchia.
Per quanto rischioso devono condividere la
responsabilit dellattuazione della roadmap. Le forze politiche, se cՏ
unatmosfera positiva, che incoraggia la posizione per la soluzione
nellopinione pubblica, dovranno fare i loro passi. In caso contrario, seguendo
le preoccupazioni politiche mancheranno alle loro responsabilit. Per questo i
sindacati, le organizzazioni della societ civile, gli intellettuali, gli
artisti, devono dichiarare il loro sostegno a questo progetto e devono
assumersi le loro competenze. Questo atteggiamento influenzer in maniera
rilevante la decisione dei partiti politici sul comportamento da assumere.
Nellopinione pubblica cՏ un alto livello di
pregiudizio ed errore che pu mettere in difficolt la soluzione. In
maggioranza le forze democratiche e la stampa potranno far superare questi
ostacoli.
Nel mondo di oggi i media sono la forza pi
importante nel preparare lopinione pubblica. Se si comportano
responsabilmente, per quanto riguarda lapplicazione della roadmap, daranno
coraggio ad ogni attore.
Riportando in comportamenti positivi dimostrati sia
dal KADEK che dallo Stato la stampa deve dimostrare che una tale roadmap sar
maggiormente di beneficio per la Turchia.
Se la stampa si mette a disposizione della soluzione
democratica della questione kurda fortificherebbe lunione e lincontro dei
popoli kurdo e turco. Quindi il comportamento dei media sar determinante nel
preferire la scelta della realizzazione della pace o del riavviarsi degli
scontri.
Noi, mossi dallidea che il destino di questa
roadmap sia collegato al comportamento delle forze democratiche e dei media, li
chiamiamo ad assumersi le loro storiche responsabilit appoggiando questa
roadmap.
Assemblea direttiva del KADEK, 2
agosto 2003