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Europa: fatti e cifre
Servizio speciale realizzato per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri

IMMIGRAZIONE: SACCONI, NO ALLA SANATORIA CONTINUA
(AGI) - Roma, 24 ago. - "L'ipotesi - cara alla sinistra - di abbandonare i meccanismi della legge Bossi-Fini per una sorta di sanatoria continua che consenta la facile emersione di chiunque - comunque entrato - vanti ora un rapporto di lavoro, e' doppiamente pericolosa. Essa significherebbe il richiamo di altri flussi clandestini nella speranza della successiva emersione e la rinuncia alla politica di qualificazione dei flussi che sola puo' consentire integrazione sostenibil" Lo ha dichiarato il sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali Maurizio Sacconi.
   "Ogni considerazione sull'immigrazione - ha spiegato Sacconi - deve muovere dalla consapevolezza che l'Italia ha subito nel corso degli anni novanta flussi migratori di straordinaria dimensione e soprattutto disordinati e di bassa qualita'. Basti pensare alla provenienza da ben 124 paesi, che non ha uguali in nessun altro paese di accoglienza. La legge Bossi-Fini, di cui sara' varato il regolamento attuativo nei primi giorni di settembre a seguito del parere del Consiglio di Stato, consente finalmente una politica di qualificazione dei lussi di ingresso non solo attraverso le quote ma anche e soprattutto attraverso il diritto di prelazione e la facolta' di quote aggiuntive per coloro che sono stati formati e selezionati nei paesi di origine".
   "Cio' - ha continuato Sacconi - ha gia' determinato la promozione di programmi in questo senso da parte di molte associazioni di categoria, e per le stesse badanti il Ministero del Lavoro, la Regione Veneto e la Caritas locale hanno avviato un progetto sperimentale di servizi rivolti alla domanda e all'offerta in questo settore. La qualificazione a monte dei flussi potra' soprattutto svolgersi nei Paesi disponibili ad accordi di collaborazione ed e' necessaria anche ad evitare quei flussi a bassa professionalita' che sono stati attratti dalle manifatture povere o peggio dall'economia sommersa. Molti di questi lavoratori - in nome di una logica usa e getta - sono facilmente destinati alla disoccupazione di lungo periodo e quindi all'esclusione sociale quando quelle manifatture chiudono o si trasferiscono in altri paesi produttori".(AGI) -
241934 AGO 04


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