Siluri e tante promesse
"Carrette dei mari", sconcertante proposta del generale Jean
L'uso del bastone, con poca carota per tacitare i "moderati" del governo, è una costante quando si parla in materia di immigrazione. Mentre a Roma, una delegazione incontrava il capo del Dipartimento per le libertà civili, il Prefetto A. Maria D'Ascenzo, per trovare una soluzione ai problemi di un migliaio di richiedenti asilo provenienti dalla Campania, veniva presentato un progetto per dotare le imbarcazioni della marina militare di "siluri intelligenti e non letali" atti a bloccare il fenomeno dell'immigrazione irregolare.

L'occasione per riproporre simili metodologie di "accoglienza" è stata la presentazione del rapporto sul "Controllo dei traffici migratori illeciti nel mare mediterraneo, realizzato dalla Scuola superiore dell'economia e delle finanze (Ministero dell'economia) e dal Centro studi geopolitica economica (Csge).

Lo studio, coordinato dal generale degli alpini Carlo Jean - già consulente prediletto del presidente Francesco Cossiga - si sofferma su scenari recuperati da una spy story di Fleming. Il siluro intelligente dovrebbe limitarsi a bloccare le eliche fuori bordo di un natante. Non si disdegnano opzioni come congegni acustici ed ottici, scariche elettromagnetiche, barriere a schiuma e polimeri in grado di rendere totalmente scivolosa l'imbarcazione. Ma è sui siluri che l'attenzione è maggiore: il costo di una missione si aggira intorno ai 150 mila euro, un siluro costa poi un milione di euro. Ma non c'è problema, per pura coincidenza - guai a dubitarne - la Marina Miliare ne ha in eccedenza e vorrebbe rivenderli a prezzo di realizzo. Un affare davvero intelligente con cui si rischia di dover fare i conti quando, con la buona stagione, potrebbero riprendere gli sbarchi.

In contemporanea, alle 11 di ieri, una delegazione proveniente dalla Campania è stata ricevuta al Viminale. Insieme a loro c'erano compagni del movimento di Caserta, il responsabile nazionale immigrazione del Prc, un rappresentante del Comitato Immigrati in Italia, Padre Giorgio, dei Comboniani di Castelvolturno insieme a due suore e ad un altro religioso.

Fuori, in Piazza S. Maria Maggiore attendevano in centinaia, richiedenti asilo provenienti dai paesi del continente africano, lavoratori truffati da datori di lavoro che non li avevano regolarizzati, ambulanti e un piccolo gruppo di compagni italiani del movimento. Due notti passate in condizioni difficili, quasi all'addiaccio, c'era bisogno di segnali forti e concreti, di risultati tangibili.

Le parole pronunciate dal Papa domenica mattina all'Angelus erano state vissute come un segnale di incoraggiamento. Giovanni Paolo II aveva ricordato le sofferenze dei migranti e dei rifugiati e benedetto chi si batte in difesa dei loro diritti. L'incontro con il Prefetto è stato - a detta dei partecipanti, positivo. Rispetto alle richieste specifiche c'è stato un impegno ad esaminare ogni pratica per la richiesta d'asilo entro marzo a Caserta, dove vive la maggior parte dei migranti. Persone che aspettano risposta anche da oltre un anno. Per i lavoratori truffati poche possibilità di rivalersi, l'unica soluzione proposta è stata quella di denunciare il datore di lavoro in quanto non erano messi in condizione di lavorare e avere così diritto ai sei mesi di attesa occupazione prevista dalla circolare ministeriale. Poche possibilità anche per gli ambulanti, per quest'anno visto che le quote del decreto flussi in cui si sarebbero potuti inserire, sono ridicole e già coperte dai paesi che cooperano per bloccare l'emigrazione irregolare. Uscendo dai punti concordati la delegazione ha interpellato il prefetto anche i merito all'annosa questione dei Cpt. La Dottoressa D'Ascenzo si è difesa rimproverando il fatto che i centri e il regolamento che ne determina le condizioni sono stati emanati dal governo di centro sinistra e si è mostrata irritata soprattutto per il rapporto redatto in merito da Medici Senza Frontiere. «Una pugnalata alle spalle - così è stato riferito da uno dei componenti della delegazione - Avevano garantito che avrebbero prima fatto avere al Ministero il risultato del rapporto per poter procedere a miglioramenti e invece hanno preferito utilizzare la stampa per attaccarci». Secondo il Prefetto è questa la ragione per cui gli spazi di trasparenza dei centri si restringono. Finché la legge non cambia lei la farà applicare, convenendo sull'assurdità del fatto che nei centri finiscano per l'identificazione anche ex detenuti: «Ho già criticato il ministero di grazia e giustizia per inadempienza ai propri obblighi». Ha continuato a sostenere che spetta alla politica - se ne ha - trovare soluzioni alternative.

Stefano Galieni