RASSEGNA STAMPA

Tratto da Il Manifesto 31 dicembre 2003

 

MILANO

Vandali contro i Rom

 

La nuova sede dellOpera Nomadi di Milano stata scassinata e danneggiata nella notte tra luned e marted. Gli atti vandalici sono stati firmati con scritte razziste contro i Rom, svastiche e croci celtiche. I teppisti hanno ammucchiato il poco materiale che sono riusciti a trovare, libri e fotografie e gli hanno dato fuoco: un piccolo fal che ha danneggiato limpianto elettrico. La sede che si trova in un negozio nel quartiere Barona stata affittata dal Comune ed avrebbe dovuto essere inaugurata il prossimo 27 gennaio. Non cera mai successo niente di simile racconta Maurizio Pagani dellOpera Nomadi purtroppo a Milano cresce unavversione diffusa contro i nomadi, atteggiamenti aggressivi che registriamo anche da parte di cittadini comuni.

Tratto da lUnit 31 dicembre 2003

 


Tratto da La Repubblica 31 dicembre 2003

 

Sconosciuti hanno devastato di notte la sede del centro di documentazione sui Rom e i Sinti. Scritte naziste e svastiche sui muri

 

Milano, assalto fascista all'Opera Nomadi

 

di Laura Matteucci

 

Milano L'hanno devastata nella notte. Hanno divelto la cancellata che d sulla strada, rotto la porta a vetri, fracassato mobili e attrezzature. Hanno ammassato suppellettili e libri, ne hanno fatto un mucchio in mezzo alla stanza. E lasciato, come firma, scritte razziste sui muri, svastiche e croci uncinate. Oltre alla scritta Non vi vogliamo qui.

Assalto nella notte

La nuova sede dell'Opera Nomadi di Milano, aperta da poco pi di un mese in via De Pretis alla Barona, un quartiere della periferia sud-ovest, stata presa di mira da sconosciuti nella notte tra luned e marted. Morale: l'impianto elettrico non funziona pi, i danni sono gravi per arredi, attrezzature e per il materiale documentario dell'archivio.

Siamo rimasti esterrefatti davanti alla devastazione, quando siamo arrivati stamattina (ieri, ndr) - dice Maurizio Pagani, vicepresidente dell'Opera Nomadi di Milano - Un fatto che dimostra, una volta di pi, come non esista alcun controllo del territorio. Non nel senso di militarizzazione, ci mancherebbe, ma nel senso di visibilit.

A questo punto - prosegue Pagani - dovremo valutare se sia il caso di rimanere ancora nella stessa sede, o se provare a fare richiesta al Comune per un altro luogo. Il che, comunque, non semplice, vista anche l'attenzione del Comune di Milano per progetti di questo tipo. Valuteremo la cosa pi giusta da fare. Anche perch lOpera un luogo aperto, un centro di documentazione cui si rivolgono Rom e Sinti. Che a Milano sono circa 3.500, tra i l2Omila e i l30mila in tutta Italia.

Da notare che all'ingresso della sede non era stata affissa alcuna targa che indicasse la presenza dell'Opera Nomadi, di cui per, negli ultimi tempi, si era sparsa voce nel quartiere.

I locali della sede devastata l'altra notte erano stati concessi in affitto dal Comune nel luglio scorso. L'apertura era stata realizzata grazie ad un finanziamento dellUCEI (l'Unione delle Comunit Ebraiche Italiane), e destinato alla creazione di un centro permanente di documentazione sulla Porrajmos - la persecuzione contro i Rom durante il nazifascismo - e di un osservatorio sulla discriminazione razziale.

Fortunatamente, buona parte del materiale relativo alle ricerche sulla Porrajmos, incluse alcune interviste ai sopravvissuti ai campi di sterminio, si salvato dall'atto di vandalismo. Proprio in questi giorni, infatti, si stava concludendo il montaggio di un documentario che l'Opera Nomadi aveva commissionato in vista della Giornata della Memoria, il 27 gennaio. Si tratta di un video - spiega Pagani - che testimonia della persecuzione dei nomadi in Italia durante il regime fascista.

Presi di mira

Le precedenti sedi dell'Opera Nomadi non avevano mai dovuto subire atti di questo genere. Quest'ultima, invece, per la verit, era gi stata presa di mira da qualche settimana, praticamente dalla sua apertura. Pa­gani, infatti, parla di sassi conficcati nella vetrata, lanciati con delle fionde.

La devastazione dell'altra notte, certo, ha ben altra portata. Anche perch questa volta - riprende Pagani - la matrice ben riconoscibile come di destra, visto che i muri sono stati imbrattati da scritte razziste, svastiche e croci uncinate.

 


Tratto da LUnit 31 dicembre 2003

 

Distrutta la nuova sede alla Barona: svastiche e croci celtiche come firma

 

Assalto allOpera Nomadi "Qui non vi vogliamo"

 

di Oriana Liso

 

Non cera ancora la targa sulla porta, n c'era stata linaugurazione ufficiale. Ma qualcuno aveva ugualmente individuato la nuova sede dellOpera Nomadi, trasferita da un mese in via De Pretis, alla Barona. Sono entrati luned notte ed hanno devastato i tre locali: i mobili sfasciati, libri e documenti bruciati, l'impianto elettrico manomesso. Come firma svastiche croci celtiche e una scritta Non vi vogliamo.

Avevamo gi avuto qualche avvisaglia - racconta Maurizio Pagani, vicepresidente della fondazione - due sassate che avevano spaccato un vetro, la prima quindici giorni fa, la seconda la settimana scorsa, e poi una delle grate di protezione della vetrina divelta. Ma allinizio pensavamo fosse solo vandalismo. Unipotesi giustificata dal fatto che intorno al centro non c'e molto movimento di negozi, e lallestimento di una nuova attivit non sar passata inosservata.

Prima di questi episodi, infatti, la presenza del centro era diventata pi visibile, grazie ad un video documentario che avevano girato proprio in quei locali. La nuova sede nata in locali affittati dal Comune, grazie ad un finanziamento dellUnione delle Comunit Ebraiche Italiane. Erano stati rimessi a posto anche con laiuto delle Comunit Rom. Lidea quella di fare un Centro permanente di Documentazione sulla Porrajmos, la persecuzione nazifascista contro i Rom, oltre ad un Osservatorio sulla Discriminazione. Un luogo ideale per gli studenti universitari che ci chiedono materiale per la Tesi, gli studiosi, i mediatori culturali, aggiunge Pagani. Ma ieri, dopo pranzo, Pagani e alcuni collaboratori sono arrivati al centro, per portare altro materiale darchivio. Scoperta la devastazione, hanno chiamato la polizia. Sono arrivate la Digos e la scientifica per i rilievi: La polizia ci ha detto che questo luogo indifendibile. Un atto come questo anche figlio della politica del Comune, che sfratta le associazioni dal centro e le manda in periferia denuncia Pagani.

Il primo messaggio di solidariet arrivato dal Centro di documentazione ebraica contemporanea attraverso lo storico della Shoah Marcello Pezzotti.

Chi entrato nella sede di via De Pretis, per, non riuscito a distruggere perch al sicuro in un altro luogo il materiale sullolocausto zingaro, tra cui interviste ai sopravvissuti ai campi di sterminio, che fa parte del documentario che verr presentato il 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria.