Premesso che:
il 20 giugno 2004 37 profughi del Sudan sono stati soccorsi in pieno Mediterraneo dalla nave "Cap Anamur", appartenente ad un’associazione umanitaria tedesca;
la nave si trova a 17 miglia al largo di Porto Empedocle, bloccata da una non meglio specificata decisione "dell'Autorità di Roma", in seguito all'impossibilità tecnica di attraccare a Lampedusa;
la permanenza in mare, per così lungo ed incerto periodo, determina il progressivo deterioramento delle condizioni igenico-sanitarie e della complessiva vivibilità dei profughi;
la complessa e delicata vicenda ha suscitato la presa di posizione di “Amnesty International” Italia, del "Consorzio italiano di solidarietà", di "Medici senza frontiere" e dell'appositamente costituito "Comitato Cap Anamur", che ha promosso un ricorso in via cautelare alla Corte europea dei diritti umani;
la decisione di impedire alla "Cap Anamur" di varcare le nostre acque territoriali e di attraccare in un porto italiano costituisce palese ed esplicita violazione delle norme, già restrittive, che regolano nel nostro Paese la concessione del diritto di asilo,
si chiede di sapere:
in base a quali decisioni e su ordine di chi una motovedetta della guardia costiera abbia notificato alla "Cap Anamur" l'assoluto divieto di accesso nelle acque territoriali italiane;
se non si ritenga, per porre immediatamente fine alla tragica odissea dei profughi sudanesi, di disporre tutti gli atti e le decisioni per consentire l'attracco della nave al porto più vicino;
se
non si ritenga altresì di disporre che tutti i necessari controlli
e gli accertamenti avvengano sul nostro territorio in condizioni umanitarie
accettabili, al fine di esaminare le eventuali richieste di asilo ed evitare
al nostro Paese, che è l'unico in Europa a non avere adottato una
legge organica in materia, di essere esposto a inevitabili censure, considerato
che si sta agendo in dispregio di un diritto che la nostra Costituzione recepisce
tra i suoi principi fondamentali.