A.A. 2002 Đ 2003

Universitˆ degli Studi di Palermo

Facoltˆ di Scienze della Formazione

Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione

 

 

 

 

 

 

 

ABSTRACT DELLA TESI DI LAUREA

IN SEMIOTICA

 

Mamma, li turchi!

 

LŐimmagine degli immigrati nei media

 

 

 

 

 

                                      Relatore:

                                                Prof. Gianfranco Marrone

 

                                              Candidata:

                                              Giusy Gattuso

                                

                                     

Indice

 

PremessaÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ...É...ÉÉpag. 3

IntroduzioneÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ....Épag. 6

Capitolo 1: La narrazioneÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ....pag. 10

Capitolo 2: I TemiÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ...Épag. 15

Capitolo 3: Le FigureÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ.É.pag.19

Capitolo 4: Spazi, tempi, attoriÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ.É..pag.21

Capitolo 5: Le passioniÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ...Épag. 24

Capitolo 6: LŐenunciazioneÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ....pag. 26

Capitolo 7: Il linguaggio e un caso singolare: il talk showÉÉÉÉpag. 28

Capitolo 8: I pubbliciÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ.É.pag. 31

Capitolo 9: LŐaltro e la paura: il ruolo dei mediaÉÉÉÉÉ...É....pag. 32

Capitolo 10: Conclusioni: la comunicazione interculturale nel bricolage televisivoÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ.Épag. 34

Post ScriptumÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ...ÉÉÉpag. 36

BibliografiaÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ..pag. 39

Appendice I: Composizione del corpus di analisiÉÉÉÉÉ...ÉÉpag. 42

Appendice II: La griglia dŐanalisiÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ...É.pag. 42

Appendice III: La raccolta del materiale: una strada in salitaÉ...É..pag. 42

 

 

 

 

 

 

Premessa

Questa pubblicazione propone un abstract della mia tesi di laurea in semiotica dal titolo ŇMamma li Turchi! LŐimmagine degli immigrati nei mediaÓ (originariamente 532 pagine).

Ho scelto di mantenere lŐimpostazione originale e di proporre sinteticamente gli argomenti pi interessanti del lavoro concentrandomi soprattutto sulle conclusioni a cui sono pervenuta. Purtroppo, vista la scelta dellŐabbreviazione, non  stato possibile proporre gli innumerevoli esempi concreti di ancoraggio al testo presenti nella tesi originale.

LŐobiettivo della ricerca  stato quello di indagare sullŐimmagine degli immigrati nei media analizzando le strutture narrative, i temi, le figure, gli spazi, i tempi, gli attori, le passioni, lŐenunciazione, il linguaggio, i pubblici-modello dei testi del corpus di riferimento, nonchŽ il concetto di alteritˆ e il meccanismo della paura che i testi stessi costruiscono.

LŐesposizione della ricerca  stata organizzata presentando allŐinizio unŐintroduzione che approfondisce la tesi sostenuta,  la metodologia utilizzata, il corpus di riferimento. Seguono dieci capitoli.

Nel primo ho analizzato le strutture narrative ovvero lŐarchitettura narrativa soggiacente che offre schemi generali per interpretare il senso del discorso attraverso lŐindividuazione dei valori, degli attanti narrativi, delle modalitˆ e dellŐarticolazione logica delle categorie semantiche nei quadrati semiotici.

Nel secondo capitolo mi sono occupata dei temi. La tematizzazione  la ricopertura semantica delle strutture narrative attraverso la selezione di uno dei temi possibiliÓ[1]: il tema, infatti, costituisce la cerniera tra la semantica narrativa e la sua resa figurativa.

Nel terzo capitolo ho ricercato le figure. Esse ricoprono i temi con forme di verbalizzazione, immagini, parole, musica, visioni varie del mondo.

Nel quarto ho avuto modo di approfondire tre questioni: quella della spazializzazione e della temporalizzazione in cui si costruiscono i soggetti e quella dellŐattorizzazione attraverso cui si realizza la concretizzazione degli attanti narrativi in una serie di figure del mondo che chiamiamo personaggi.

Nel quinto ho esaminato la dimensione patemica: le passioni che percorrono i testi analizzati, le strategie oggettivanti e soggettivanti del discorso e il caso controverso della definizione di infotainment.

Nel sesto capitolo ho indagato a proposito dellŐenunciazione cio lŐatto materiale attraverso cui si produce un discorso analizzando, per quanto il taglio del corpus lo permettesse, le identitˆ e i tipi di contratti presentati dalle testate.

Nel settimo ho scandagliato il linguaggio (scritto e verbale): le forme di resa espressiva, le figure retoriche, le definizioni degli immigrati, i registri, le forme della political correctness e, ancora, il caso particolare del talk show, re della parola televisiva e invasore degli odierni i palinsesti.

NellŐottavo mi sono soffermata sul pubblico, in particolare sul pubblico-modello o intended audience, cio quel costrutto testuale che la televisione o il settimanale costruiscono e che rappresentano attraverso i propri testi.

Nel capitolo nono ho proposto delle riflessioni sulla concezione dellŐaltro e sulla costruzione della paura attraverso i media.

ŇChe televisione  emersa in generale dal mio corpus? E come appaiono gli immigrati in essa e nei settimanali?Ó A queste domande, traendo le conclusioni, ho risposto nel capitolo decimo.

Ho aggiunto, poi, un Post Scriptum, in cui ho effettuato il confronto con la parte del corpus relativa allŐanno 2003, e tre appendici.

Nella prima ho descritto il corpus originario attraverso una presentazione generale, una classificazione e una schedatura.

Nella seconda ho inserito la griglia dŐanalisi. Essa costituisce uno strumento molto utile per rilevare tutte le variabili pertinenti alla mia analisi, per fare dei confronti e reperire degli esempi concreti.

Infine, la terza e ultima appendice racchiude tutte le peripezie che ha richiesto la raccolta del materiale: le ricerche in Rai, in Mediaset e nelle associazioni costituite da immigrati.

 

Volevo, infine, precisare il perchŽ della scelta del titolo ŇMamma, li turchi!Ó. QuestŐesclamazione risale al periodo dell'arrivo dei mori in Sicilia: la gente era terrorizzata al solo nominarli e quando si avvicinavano ai castelli o ai fortini gridava, spaventata, questa curiosa espressione folkloristica di paura. Tale locuzione , infatti, ed  stata spesso citata in opere riguardanti la paura verso gli immigrati e la xenofobia ma, nelle connotazioni moderne, ha preso anche un tono ironico. Essa, comunque, evoca antiche paure ancora oggi presenti nei confronti dei diversi in generale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Introduzione

Per quanto riguarda la metodologia utilizzata, questa ricerca si ispira alla semiotica strutturalista francese e, in particolare, alla sociosemiotica strutturale che studia i fenomeni sociali, ovvero come vengono costruiti gli oggetti sociali e come i soggetti individuali e collettivi vi si inscrivono[2]. Il suo scopo principale  quello di ricostruire le procedure di senso attraverso cui esiste qualcosa come una socialitˆ. Rispetto alla semiotica generale costituisce, perci˜, uno sguardo empirico verso la concretezza dei vissuti sociali.

Il metodo sociosemiotico  di tipo interdisciplinare per cui lŐapertura verso altri metodi  importante: spesso, infatti, lŐapporto delle categorie proprie di altre discipline pu˜ essere decisivo. NellŐanalisi ho fatto riferimento, ad esempio, allŐipotesi dellŐanalisi interazionale della conversazione che mi  sembrata funzionale a cogliere alcuni meccanismi che si dispiegano nei programmi e negli articoli del mio corpus. Tale teoria ha, dunque, affiancato secondariamente la visione globale di tipo sociosemiotico, senza per questo propormi uno studio di tal genere in senso stretto quanto una lettura ispirata alle sue procedure.

Ho fatto uso, inoltre, di una griglia dŐanalisi per rilevare via via nel corpus tutte le caratteristiche dei programmi e degli articoli che erano pertinenti alla mia analisi. Ho elaborato, quindi, le categorie descrittive e interpretative trascelte sulla base della letteratura sullŐargomento e secondo i livelli del percorso generativo del senso. Ci˜ allo scopo di far uso di un metodo omogeneo e non dellŐintuizione momentanea, di capire quali variabili ci sono in gioco e di preelaborare una ricognizione finale.

La semiotica, infatti, cerca di ritagliare in una nebulosa di contenuti delle categorie e delle opposizioni da cui deriva lŐeffetto di senso globale, facendole scaturire dai testi. Molte di queste categorie saranno delle opposizioni portanti e dei topics ricorrenti.

Questo metodo garantisce un rilevamento che consente confronti e forme di riscontro testuale dando la possibilitˆ di mostrare degli esempi concreti cio delle forme testuali che hanno prodotto dei determinati effetti di senso, affinchŽ diano veridicitˆ alle mie teorie, in una sorta di proficuo ancoraggio alla fattualitˆ.

Relativamente alla tesi sostenuta vorrei chiarire il fatto che, avendo scelto questa metodologia, le unitˆ e le ipotesi non devono essere stabilite preliminarmente ma devono scaturire dallŐanalisi del testo (inteso nella sua pi ampia accezione). Il modello di partenza che ho scelto di utilizzare , comunque, quello del percorso generativo del senso.

Il corpus di riferimento  composto da testi scritti e audiovisivi e si divide in due parti. La prima parte comprende tutti gli articoli dei settimanali Famiglia Cristiana e LŐEspresso dellŐanno 2000 sul tema dellŐimmigrazione. La seconda include le puntate dedicate a questo tema, sempre nellŐanno 2000, dalle trasmissioni televisive Maurizio Costanzo Show, Terra!, Giubileo 2000, Le ragioni della speranza, Il Fatto, Un mondo a colori.

Le tabelle seguenti (la prima relativa ai settimanali e la seconda alle trasmissioni televisive) illustrano brevemente e globalmente la composizione del campione:

 

 

 

 

 

Settimanali

Numero articoli

Famiglia Cristiana

42 spazi, di cui:

6 inchieste

12 articoli di cronaca

1 articoli personaggio

8 articoli di coda

16 articoli da rubriche

+

16 tabelle e

7 riquadri interni

LŐEspresso

31 spazi, di cui:

6 inchieste

8 articoli di cronaca

1 dossier

3 articoli di coda

10 articoli da rubriche

3 vignette

+

17 tabelle e

18 riquadri interni

 

 

Trasmissioni televisive

Numero Puntate

Numero Servizi

Maurizio Costanzo Show

(canale 5)

3

 

Terra!

(canale 5)

 

3

(da tre

puntate)

Giubileo 2000

(raiuno)

 

4

(da quattro puntate)

 

Le ragioni della

Speranza

(raiuno)

3

 

Il fatto

(raiuno)

5

 

Un mondo a

Colori

(raidue)

4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Successivamente, sono stati aggiunti al corpus originario gli articoli di Famiglia Cristiana (8 articoli) e de LŐEspresso (6 articoli) del periodo compreso fra la metˆ di giugno e la metˆ di luglio del 2003 con lo scopo di comparare i due momenti e, alla fine del lavoro, capire cosՏ cambiato nel frattempo.

Questo veloce raffronto ha completato ulteriormente il quadro complessivo dellŐimmagine degli immigrati sui media, approfondendo anche a livello diacronico, oltre che sincronico, la trattazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 1

La narrazione

In questo capitolo ho analizzato la costruzione narrativa sottostante ai testi e ho fatto uso degli strumenti che offre la semiotica narrativa greimasiana.

In particolare, ho seguito il modello del Ňpercorso generativo del sensoÓ, uno strumento teorico che permette di distribuire e articolare fra loro le osservazioni che  possibile fare di fronte a qualsiasi testo. Secondo questo paradigma il senso presente in un qualsiasi testo  articolato in significazione secondo livelli di pertinenza collocati a vari piani in ordine crescente di profonditˆ e concretezza. Di questi livelli quello narrativo  il pi profondo ed  articolato in due strati: quello dei valori (rappresentato dal quadrato semiotico) e quello pi concreto e antropomorfo dei concatenamenti delle azioni (rappresentato dallo schema e dai programmi narrativi).

Relativamente ai valori, ho riscontrato nei settimanali una tendenza a seguire i valori coerentemente allŐindirizzo ideologico o religioso della testata ossia cattolico per Famiglia Cristiana (come accoglienza, solidarietˆ, generositˆ, aiuto, amore

) e laico-liberale per LŐEspresso (come libertˆ, affrancamento, curiositˆ, tolleranza, uguaglianza,

); nei programmi televisivi emergono invece i valori che provocano pi suspance, che stimolano lŐattenzione patemica e fanno pi sensazionalismo (come successo, solidarietˆ, comprensione, integrazione, ma anche razzismo, guerra, violenza, inimicizia).

 

 

LŐimpressione generale  che tv e settimanali non veicolano valori omogenei; che spesso entrano in conflitto valori che pertengono alle logiche televisive come la commercializzazione, la spettacolarizzazione, ecc. e valori che riguardano gli ambiti della persona, della morale, del rapporto sociale, ecc.; che i valori etici-estetici spesso oscillino, non si attestino attorno a una proposta definitiva, fatto causato ad esempio dalla frequente reversibilitˆ dei ruoli, soprattutto in ambito televisivo. CՏ, insomma, una diffusa incertezza e mobilitˆ sui valori e sulle assiologie che, per altro verso,  anche unŐaltra faccia di una duplicitˆ presente con cui spesso vengono presentati i caratteri dei partecipanti. Infatti, essi costituiscono una rete di tipi umani e motivazioni tra le quali non risulta immediata la decidibilitˆ patemica e morale e ci˜ finisce per provocare un certo disorientamento nel pubblico.

Pi la televisione che i settimanali provvede ad un rifornimento regolare di valori da riprendere ed elaborare, successivamente, sulla carta stampata. Quel che  certo  che  sempre tracciata una precisa linea di confine fra quel che  bene e quel che  male. Talvolta, per˜, succede anche che si realizzi una sorta di sospensione valoriale, data anche dalla scarsa visibilitˆ e dal non pronunciarsi o da non sbilanciarsi troppo su particolari circostanze. I valori proposti riprendono frequentemente le forme comunicative dei grandi miti, dei temi, dei simboli, degli stereotipi storicamente e culturalmente determinati. Volendo fare un riferimento a delle ricerche precedenti sullŐargomento[3] direi che mentre prima lŐimmigrato era o forza-lavoro o sradicato e solo a ci˜ veniva ridotta la sua figura, per cui alla sua personalitˆ sfuggivano i tratti che non rientravano nello stereotipo del deviante o del lavoratore manuale, oggi la percezione  cambiata in quanto vengono mostrate, e talora esibite, tutte le ŇcomplicanzeÓ proprie di una personalitˆ costituitasi con riferimento a norme e valori diversi da quelli dominanti nella nostra cultura nazionale.

Ho applicato, inoltre, alla mia analisi un modello di quadrato semiotico che, solitamente, viene utilizzato in ambito pubblicitario e che dˆ la possibilitˆ di costruire una tipologia dei possibili modi in cui un soggetto tende a valorizzare un oggetto attraverso la proiezione dellŐopposizione tra valorizzazione utopica e pratica. EŐ il famoso quadrato ideato da Floch[4]:

 

Valorizzazione pratica                              Valorizzazione utopica

 

 

Valorizzazione critica                                 Valorizzazione ludica

 

 

Nel mio caso, nella valorizzazione pratica lŐimmigrato viene considerato come strumento; nella critica  preferito per la sua convenienza; nellŐutopica realizza la propria identitˆ congiungendosi con lŐoggetto di valore e, infine, la ludica valorizza lŐimmigrato per il piacere, il divertimento che procura o per la sua bellezza o esoticitˆ.

Queste valorizzazioni costituiscono quattro classi in cui si raccolgono le forme di razionalitˆ con cui spesso gli immigrati vengono considerati o scelti come protagonisti di un articolo o di una trasmissione e vengono riempite da immigrati socialmente e culturalmente molto diversi fra loro.

UnŐopera piuttosto recente di Landowski[5] propone un quadrato semiotico che si  rivelato di grande interesse per il mio lavoro. In essa egli intraprende una semiotica del discorso come atto e suggerisce di configurarla come una sorta di poetica della presenza dellŐaltro proponendo quattro modi in cui lŐaltro (lŐimmigrato nel mio caso) pu˜ essere vissuto nelle nostre societˆ: dallŐinclusione allŐesclusione, dallŐammissione alla segregazione. Le testate da me analizzate si pongono su tutte le posizioni possibili del quadrato:

 

      Congiunzione                                                   Disgiunzione

Inclusione, assimilazione                                         Esclusione

 

 

 

 


Ammissione, aggregazione                                    Segregazione

       Non disgiunzione                                        Non congiunzione

 

 

LŐimmigrato assume, poi, le pose narrative pi varie: fa notizia sia quando funge da Soggetto operatore di trasformazioni (eroe) o di stato sia da Antisoggetto, sia da Destinante o Antidestinante, sia come Sanzionatore o Aiutante.

LŐimmagine complessiva dellŐimmigrazione risulta, dunque, molto variegata e rispecchia le strategie di notiziabilitˆ utilizzate dal discorso giornalistico per rendere appetibile la notizia al pubblico. La visione generale dellŐimmigrazione  non uniforme ed  incoerente per molti versi: tv e settimanali non assumono un atteggiamento determinato ma occupano tutte le possibili opposizioni espresse dallŐassiologia valoriale. Questa continua oscillazione  dovuta a varie ragioni: prima fra tutte il fatto che i media, per certi versi, sono lo specchio del mondo e rendono conto delle oscillazioni che nel mondo sono presenti, della varietˆ in esso presente ma, per altri, sono un discorso sul mondo e ne offrono una loro rappresentazione; essi, poi, sono anche una componente del mondo e della societˆ e hanno con la realtˆ un rapporto di intersemioticitˆ[6].

Dietro questa rappresentazione si staglia unŐetica sociale in perenne movimento, fluida, polimorfa e plurivalente con i suoi conflitti, le sue tensioni, i suoi poteri e le sue resistenze.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 2

I Temi

In questo capitolo mi sono spostata ad un livello superiore del percorso generativo del senso elaborato da Greimas[7]. Oltre alla dimensione sintattica del discorso, infatti, che concretizza le articolazioni narrative profonde, vi  la dimensione prettamente semantica. In essa i valori e le modalitˆ narrative vengono manifestati e riempiti di contenuti semantici  attraverso il ricorso a determinati temi.

Nel mio corpus ho rilevato 15 temi e li ho divisi in quattro gruppi secondo un criterio quantitativo:

 1Ą gruppo:

    La paura verso gli immigrati (14 testi)

    La Chiesa e lŐimmigrazione (14 testi)

 2Ą gruppo:

    LŐntegrazione (10 testi

    Gli immigrati di successo (8 testi

    Gli immigrati come risorsa (7 testi

 3Ą gruppo:

    La criminalitˆ (7 testi)

    LŐimpegno verso il paese di origine (6 testi)

    La prostituzione(6 testi)

 4Ą gruppo:

    I centri di accoglienza (5 testi)

    La solidarietˆ (5 testi)

    I matrimoni misti (5 testi)

    I senzatetto (4 testi)

    I rifugiati (3 testi)

    Il viaggio (3 testi)

    Imparare dagli immigrati (2 testi)

 

La maggior parte degli articoli e delle puntate si concentrano, dunque, su quelli della paura verso gli immigrati e sulla Chiesa.

Il tema della paura  trattato, soprattutto, ne LŐEspresso e ne Il Fatto. Si pu˜ dire, per molti versi che, da un punto di vista testuale, vi  una costruzione narrativa ripetuta che rivela un meccanismo stabile di produzione mediale della paura: lo straniero  visto spesso come il nemico.

Chiaramente, quasi tutti gli articoli e le puntate che trattano della Chiesa li ho ritrovati in Famiglia Cristiana e Giubileo 2000 ma non solo. La Chiesa occupa diversi ruoli attoriali: ha una funzione di guida, elargisce i suoi valori e sanziona (destinante), aiuta, salva e lotta (eroe) per conquistare nuovi adepti e mantenere il suo potere. Non manca la trattazione dei temi dellŐintegrazione, degli immigrati di successo e degli immigrati come risorsa.

A livello televisivo, vi  una diffusa disomogeneitˆ di temi data spesso dalla compresenza di una varietˆ di argomenti generali, linguaggi e, soprattutto, di sottotemi in uno stesso programma.

Interessante anche il viaggio: il modo di vivere il viaggio da parte degli immigrati  mostrato dai settimanali e dalla tv  stato analizzato da Landowski[8] che ha elaborato un quadrato semiotico considerando come categoria di base quella della giunzione rispetto allŐaltro:

 

      Congiunzione                                      Disgiunzione

Viaggiatore disponibile                   Passeggero programmatore

        (LŐesteta)                                              (Il turista)

   Famiglia Cristiana

      Giubileo 2000

   Le ragioni della speranza

  Un mondo a colori

 

 

 


 Non disgiunzione                                     Non congiunzione

Viaggiatore curioso                                Passeggero respnsabile

   (LŐetnografo)                                           (LŐuomo dŐaffari)

    LŐEspresso                                                   LŐEspresso

 Maurizio Costanzo Show                                       Il Fatto

 

LŐimmagine dŐinsieme, dunque,  quella di un viaggiatore polimorfo: manca solo il passeggero immigrato programmatore, colui che  semplicemente in vacanza cio il turista per eccellenza in quanto, sia nel quadro televisivo sia nella carta stampata del mio corpus,  totalmente assente.

Ogni tema, poi, pu˜ essere visto come un microracconto tematico con i suoi attanti narrativi e i suoi valori inscritti nellŐoggetto di valore. Per esempio il tema dellŐintegrazione ha per soggetto gli immigrati, per antisoggetto i razzisti e la societˆ indifferente, per destinante la Chiesa, il Comune, il mondo politico o gli imprenditori e per valori lŐaiuto, la convivenza, lo scambio.

Inoltre, unendo tutti i temi pi generali che ho riscontrato nel mio corpus  stato possibile ricostruire una sorta di macroracconto secondo il punto di vista dellŐintegrazione del soggetto. Per illustrarlo ho creato un modello composto da due rette di cui una rappresenta il livello del discorso e lŐaltra il livello narrativo.

 

Livello del discorso: temi

                                        centri                        impegno x

viaggio crimin  senzatett accogl chiesa  success paese origin

 

                   

               prostituz rifugiati paure    solidar  risorsa  fam mist imparare                     Integrazine

                                                                                   da immigrati

    pr dŐuso pr dŐuso antisogg manipolsanzion sanzione sanzione

 

        pr dŐuso sanzion sanzion aiutant aiutant  sanzione  pr dŐuso                                  valore

        

 

Livello narrativo: funzioni narrative e momenti narrativi

 

        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 3

Le figure

Le figure, dunque, ricoprono i temi con forme, immagini, parole, visioni varie del mondo. La figurativizzazione pu˜ essere resa tramite la verbalizzazione (per esempio attraverso le descrizioni verbali), la musica (per esempio la funzione di commento o di interpretazione che essa assume in alcuni servizi televisivi di cronaca nera) o le immagini

Per ognuno dei temi che ho esaminato nel capitolo 2 ci sono, naturalmente, delle precise figure:

    La paura verso gli immigrati: racket, bande criminali, proteste

    La Chiesa e lŐimmigrazione: perdono, confini, Islam, clandestini

    LŐintegrazione: lavoro, luoghi di culto, scuole, manifestazioni

    Gli immigrati di successo: lavoro, fabbriche, strumenti, prodotti

    Gli immigrati come risorsa: neonati, diluvio, lavoro

    La criminalitˆ: blitz, carabinieri, manette, controlli, aggressioni

    LŐimpegno verso il paese di origine: biblioteche, luoghi di studio

    La prostituzione: strade, immagini spinte. preti, clienti, politici

    I centri di accoglienza: sbarre, celle, carabinieri, centri, sbarchi

    La solidarietˆ:volontari, mani, tabelle

    I matrimoni misti: bambini, mani giunte, abbracci, matrimoni

    I senzatetto: strade, marciapiedi, rifiuti, stazioni, barbe, stracci

    I rifugiati: campi profughi, uomini in cammino, famiglie, case, navi

    Il viaggio: ponti, fiumi, frontiere, reti, fughe, navi, silenzio

    Imparare dagli immigrati:esercizi, scuola, meditazione, preghiere

 

Analizzando il mio corpus ho rilevato come la maggior parte delle figure sono stereotipate, classicamente e tradizionalmente riprese quando si parla di determinati temi, richiamate da fatti di attualitˆ o dal repertorio rappresentativo del tema considerato. Le eccezioni sono davvero rarissime.

Si verifica, quindi, un dominio degli stereotipi in cui le figure usurate non vengono risemantizzate ma ribadiscono una visione iconizzante del mondo.

In definitiva, un proliferare di figure di neonati di colore o dagli occhi a mandorla, dellŐOccidente consumistico e del diluvio, di immigrati al lavoro.

Anche le figure vengono, inoltre, utilizzate per creare effetti di continuitˆ, soprattutto nel caso televisivo. Le continuizzazioni figurative possono avvenire sia sul piano del contenuto sia sul piano dellŐespressione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 4

Spazi, tempi e attori

Sul fronte delle strutture discorsive la sintassi narrativa viene articolata in dettaglio attraverso procedure di spazializzazione, temporalizzazione e attorizzazione. In questo modo lŐastrattezza della narrativitˆ si trasforma in una vera e propria storia. Si passa, perci˜, dagli schemi generali del livello profondo a quelli pi concreti e particolareggiati del livello superficiale. Qui le strutture narrative sono collocate in uno spazio ed un tempo e, in essi, circolano gli attori.

EŐ bene chiarire, inoltre, lŐimportanza di distinguere fra due punti di vista: quello dellŐenunciato e quello dellŐenunciazione. In ogni racconto giornalistico, infatti, ci sono almeno due storie: quella enunciata (livello dellŐenunciato) si riferisce a una figura o situazione del mondo che diventa il tema della notizia e quella dellŐenunciatore (livello dellŐenunciazione) relativa alla figura del discorso che deve dare la notizia.

Si hanno, poi, due strategie principali di allestimento televisivo[9]: quella della costruzione del luogo e quella della costruzione del non luogo. La prima si verifica quando si ha la tendenza a ricostruire, attraverso le scenografie, dei luoghi veri che tendono a modellarsi il pi possibile sul prototipo dei luoghi sociali come una piazza o un salotto; la seconda, la costruzione del non luogo, invece, enfatizza il carattere virtuale e la costruzione dello spazio di interazione con il telespettatore: si sottolinea, insomma, il fatto che si tratta di uno studio televisivo, una forma di enunciazione enunciata di ci˜ che abbiamo chiamato lŐessere in televisione. Si vedono quindi microfoni, monitor, schermi, ecc..

 

A proposito degli spazi, ho constatato come, sul piano dellŐenunciato, vengono privilegiati i luoghi aperti e vasti mentre, a livello dellŐenunciazione, si alternano, a seconda delle testate, quelli aperti o quelli chiusi.

Le immagini de LŐEspresso e i montaggi di Un mondo a colori sono fra i pi elaborati: il fine  la produzione di effetti di senso come, ad es., quello di dinamicitˆ.

A livello televisivo, vengono applicate sia le strategie di costruzione del luogo (tendenza a ricostruire, dei luoghi sul prototipo dei luoghi sociali) come nel Maurizio Costanzo Show che riproduce una sorta di salotto-teatro, sia quella di costruzione del non luogo (enfatizza il carattere virtuale dello studio televisivo) come in Terra! dove  ostentata la presenza dei monitor.

Anche per ci˜ che riguarda il tempo  evidente una comune costruzione lineare del tempo del racconto in Famiglia Cristiana mentre essa  molto pi articolata (con prolessi, analessi, ecc.) ne LŐEspresso e nelle trasmissioni televisive.

Ci si sofferma molto sulla costruzione degli antefatti significativi (contesto, cause) e meno sia sugli eventi singoli in dettaglio sia sullo scenario futuro. Ci˜ potrebbe essere sintomatico di un atteggiamento della tv verso il futuro degli immigrati in Italia e anche del sentire della societˆ italiana nei loro confronti: evidentemente questo futuro non ha prospettive che abbiano preso una forma o una mappa anche solo cognitivamente.

A proposito dellŐattorizzazione, i giornali tendono ad attribuire ruoli attoriali agli individui, assegnano ruoli tematici ad attori sociali e tracciano dei round characters mentre i programmi televisivi propendono per la trasgressione dei ruoli, il cogliere lŐimmigrato nel quotidiano, per la centralitˆ della conduzione in Maurizio Costanzo Show e Il Fatto in contrasto con la sua marginalitˆ in Terra!, Le ragioni della speranza, Giubileo 2000 e Un mondo a colori.

A livello televisivo, la presentazione dellŐimmagine degli immigrati  varia: si va da quella degradante (sono vittime, profughi, delinquenti, clandestini, ecc.) a quella gente decorosa (la gente normale) fino a quella esaltante (quelli di successo).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 5

Le passioni

Le passioni sono inerenti la terza dimensione della significazione discorsiva cio quella patemica. La semiotica fa uso del cosiddetto Ňbarometro passionaleÓ per misurare nel tempo le turbolenze e le bonacce patemiche che determinano lŐefficacia comunicativa del testo nei confronti del pubblico, ovvero la capacitˆ di produrre emozioni.

Relativamente ad esse ho rilevato la presenza di patemi ricorrenti come la speranza e lŐamarezza, la rassegnazione e la nostalgia, presentati in forme stereotipate e infarciti di effetti di patemizzazione, di veritˆ ed elementi Kitsch, molto pi palesi ne LŐEspresso che in Famiglia Cristiana e diffusissimi in tv, con barometri passionali oscillanti.

EŐ ormai condiviso nellŐambito degli studi semiologici, inoltre, che nei programmi non si pu˜ distinguere fra la cosiddetta ŇinformazioneÓ e lŐÓestetizzazione spettacolareÓ[10] nŽ fra lŐŇinformazione oggettivaÓ e i Ňcommenti soggettiviÓ.

Molti studiosi dei mass media fanno ancora queste distinzioni convinti che lŐinformazione, da una parte, regoli il passaggio del sapere e che lŐestetizzazione e lo spettacolo, dallŐaltra, renda pi o meno gradevole questo sapere.

La prospettiva dŐanalisi semiotica non contempla questa suddivisione poichŽ ci˜ che considera  complessivamente una produzione di senso dove anche le scelte estetiche agiscono sin dai livelli pi profondi. Si tratta solo di differenti strategie scelte dal programma: quelle oggettivanti o quelle soggettivanti. Le strategie oggettivanti dissimulano per definizione lŐistanza dellŐenunciazione e vogliono suggerire che la tv o il settimanale stanno mostrando le veritˆ del mondo. Degli esempi sono lŐuso della diretta, lŐhappening (cio lŐimprovvisazione esibita), le immagini dure, di cattiva qualitˆ, la presenza di figure garanti. Si dissimula, in questo caso, il punto di vista dellŐenunciatore, creando cos“ unŐillusione referenziale:  lŐatteggiamento documentaristico, oggi meno in voga. Le strategie soggettivanti  vogliono, invece, mostrare le veritˆ del soggetto enunciatore, esibirne il punto di vista per cui tutto viene riportato alla sua credibilitˆ (come dire Ňsto facendo un discorso vero perchŽ sono sincero, lo sentoÉ). Si ha, quindi, un emergere enunciazionale e patemico dellŐio. Anche in questo caso si crea unŐillusione referenziale ma la ŇrealtˆÓ che si viene a creare  riferibile non pi al mondo ma al soggetto. Si esibiscono allora, ad esempio, immagini della sfera privata dei vip o si enfatizza il mondo privato dello spettatore. EŐ la strategia pi congeniale alla tv odierna: lo spettacolo, presente in ogni programma televisivo, si fa ostentato, insomma, e si trasforma spesso in sensazionalismo.

Soprattutto, poi,  molto diffuso quel fenomeno che comunemente (ma anche forzatamente, considerata la mia premessa) viene definito infotainment. Questo genere discorsivo televisivo  generato dallŐunione fra i generi propriamente detti informativo e spettacolare (anche se, voglio ribadirlo, tutti i programmi hanno la loro componente spettacolare: diciamo che le trasmissioni spettacolari sono quelle in cui questa dimensione  molto manifesta), nato allo scopo di costruire una forte identitˆ giornalistica del programma ma, nello stesso tempo, di renderlo piacevole, attrattivo, gradevole e comunicativamente efficace.

Vi , infine, sia in tv sia sui settimanali un diffuso uso (e talvolta abuso) di procedure di patemizzazione.

 

 

Capitolo 6

LŐenunciazione

LŐenunciazione  lŐatto materiale attraverso cui si produce un discorso e, allo stesso tempo, il processo nel quale lŐenunciato (il contenuto del messaggio) passa dallŐemittente al destinatario.

Bisogna ben distinguere, dunque, fra enunciato ed enunciazione: sul piano dellŐenunciato (lŐoggetto il cui senso fa essere il soggetto cio il prodotto dellŐatto del raccontare) si trova la produzione dei racconti o almeno i loro schemi narrativi suscettibili di espansione:  il tempo del racconto ossia il racconto in sŽ di un fatto; sul piano dellŐenunciazione (lŐatto col quale il soggetto fa essere il senso cio lŐatto del raccontare) il discorso si fa esso stesso azione: in esso si dispongono differenti strategie di comunicazione che determinano altrettanti tipi di ruoli discorsivi per ciascuno dei due protagonisti (emittente e ricevente) del discorso che si sta per enunciare: si tratta, appunto, del tempo del discorso cio il modo in cui il fatto si  saputo e si enuncia.

Alla base di ogni scambio comunicativo cՏ sempre una forma di contratto ossia un accordo implicito o esplicito sui valori che saranno messi in gioco; questo patto potrˆ essere presupposto o stipulato, potrˆ trasformarsi nel testo stesso o via via nel tempo a seconda delle esigenze strategiche del momento e attraverso tutta una serie di microtattiche. Ogni testata, quindi, cerca una strategia della complicitˆ in cui costruire un rapporto diretto col lettore, in cui il destinatario diventa una sorta di co-enunciatore.

Ci sono, inoltre, diversi tipi di contratto possibili che determinano diversi approcci: quelli informativi, in cui lŐenunciatore si carica del dover informare e del saper trovare la notizia e lŐenunciatario del voler sapere e del voler comprendere; quelli paritetici in cui le due istanze intersoggettive si assumono entrambe il voler sapere e il voler comprendere; quelli pedagogici in cui lŐenunciatore informa e spiega poichŽ lŐenunciatario non  dotato del poter comprendere. 

Si ha, quindi, un nuovo criterio di veritˆ: non si tratta pi di quello determinato dal rapporto di adeguatezza alla realtˆ esterna ma dal rapporto intersoggettivo fra enunciatore ed enunciatario che trovano un accordo sulla veridicitˆ dellŐenunciato.

Ogni testata costruisce, inoltre, una sua identitˆ. LŐidentitˆ  un effetto di senso derivante dallo stile praticato dalla testata ed  costruito nel paradigma (cio in opposizione agli altri poichŽ nessun io pu˜ essere dato se non in relazione ad un altro) e nel sintagma (cio i modi in cui opera).       

La costruzione di unŐidentitˆ stabile attraversa tre fasi: 1) riconoscimento dellŐaltro e dei suoi tratti pertinenti; 2) costruzione di sŽ e dei propri tratti pertinenti in opposizione allŐaltro (in termini paradigmatici e sincronici) attraverso procedure di differenziazione; 3) mantenimento e la perseveranza di alcuni di questi tratti, quelli prevalenti che differenziano dallŐaltro, nonostante le continue metamorfosi: tutto ci˜ allo scopo di rendersi riconoscibili (in termini sintagmatici e diacronici).

Ho descritto alcuni tratti salienti dellŐidentitˆ dei componenti del mio corpus poichŽ, date le modalitˆ con cui ho ritagliato il mio corpus (distribuito nellŐarco di un anno ma relativo solo agli articoli sugli immigrati) non sarebbe stato possibile tracciarla in maniera completa, integra ed esauriente.

Le identitˆ dei settimanali sono risultate pi coese e coerenti, plasmate nel giornalismo dŐinchiesta, con plurimi punti di vista per LŐEspresso, come credibile voce della Chiesa per Famiglia Cristiana. I programmi tv sono apparsi alcuni storicamente attecchiti e con una conduzione forte, altri pi recenti si presentano meno sistematici, con caratteristiche meno costanti e pi dispersivi.

Capitolo 7

Il linguaggio e un caso singolare: il talk show

Analizzare la lingua dei media vuol dire confrontarla con quella ŇsocialeÓ per definizione. Significa occuparsi di una sorta di rete intertestuale linguistica che non  un sistema chiuso ma fortemente intrecciato e immerso nella realtˆ, per cui sarˆ necessario esaminarne i nessi, i rapporti e i nodi di confluenza. Tutti i testi e i linguaggi passando per il canale dei media, subiscono delle riformulazioni mirate a fini ben precisi: vengono riutilizzati, citati e ŇacclimatatiÓ alle nuove situazioni mediatiche attraverso operazioni di contrapposizione dialettica e reciproco bilanciamento.

La lingua , quindi, una parte fondamentale della Ňmessa in scenaÓ del testo mediatico, sia esso televisivo o della carta stampata.

La scrittura dei giornali italiani risulta caratterizzata da una forte espressivitˆ e dal ricorso continuo sia a frasi fatte sia a sperimentazioni nuove. Ho rilevato anche la presenza di strutture tradizionali provenienti dalle sfere burocratiche e giuridiche nonchŽ la ricerca di una resa icastica e impressiva dei dettagli. Molti sono i giochi linguistici usati per ŇanimareÓ la scena: discorsi diretti, incipit dŐeffetto, gerghi, linguaggi specializzati, strutture sintattiche e testuali anomale, perifrasi di carattere espressivo, frasi secche ad effetto, interrogazioni retoriche, ecc..

Nei programmi tv  evidente una colloquialitˆ aperta, una gradualitˆ di registri che va dal parlato/parlato al becero, toni dal didattico al divertente.

UnŐaltra questione molto delicata riguarda la definizione degli immigrati: si parla di immigrati, migranti, extracomunitari, stranieri, marocchini, neri, ecc.. QuestŐincertezza terminologica mediatica, ma anche semantica e sociale,  lo specchio della loro non chiara posizione nella nostra societˆ.

Un fenomeno che si riscontra spesso , inoltre, quello della political correctness attraverso cui si cerca di codificare il riconoscimento delle differenze sociali e il mutuo rispetto.

Il vero palcoscenico della parola in tv, comunque,  oggi il talk show, un genere proteiforme e polimorfo in cui la parola ha assunto un valore a sŽ ed  diventata Ňparlata-parlataÓ, sicura e arrogante o controllata ed equilibrata, rassicurante e pedagogica o rissosa e accanita, sorniona e ambigua o risoluta ed energica.

In una televisione che  portatrice di una neo-oralitˆ che invade tutti i programmi del palinsesto, questo genere si presenta come un flusso ininterrotto di parole attraverso cui viene simulato un dialogo con procedure scopertamente simulacrali.

Il talk show ormai ha pervaso tutto il palinsesto televisivo, insediandosi in buona parte dei programmi. La spettacolaritˆ insita nel talk show, infatti,  potenzialmente di grado molto elevata e, in una tv che la rincorre continuamente, il risultato non poteva essere diverso.

E lŐAdamo del talk show in Italia, il talk show per eccellenza e modello per tutti gli altri,  rimasto il Maurizio Costanzo Show.

Maurizio Costanzo  quel che si dice un Ňanimale televisivoÓ e stabilisce con i suoi telespettatori un doppio patto, contemporaneamente dŐintrattenimento e dŐinformazione.

Il conduttore  ben definito e accentratore, mediatore e partecipativo, con una grande competenza nel riconoscere, approvare lŐappropriatezza delle frasi scambiate o nel provocarne la produzione al momento giusto.

Nel corso della conversazione  normale la rottura isotopica che realizza degli scarti rispetto alla norma ma qui costruita secondo una strategia coerente: per es. si fanno discutere simmetricamente lŐintellettuale e la ragazza che vuole sposare un miliardario. Cos“, le pi disparate categorie socio-professionali partecipano ai programmi in maniera incongrua rispetto ai propri ruoli: si tratta di una deposizione vera e propria dei ruoli[11], dunque, anche a livello di linguaggio, per cui ad es. lŐesperto o il politico non usano pi linguaggi specifici ma si esprimono con semplicitˆ.

Vengono utilizzati, inoltre, tutti i registri e tutti i toni con una prevalenza del parlato-parlato, un palese mimetismo della conversazione quotidiana e il coinvolgimento del pubblico, nuovo luogo sociale in cui si contratta sui valori. Gli ospiti, poi, sono molto eterogenei e i temi trattati fra i pi disparati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 8

I pubblici

In questo capitolo mi sono occupata dellŐanalisi dei pubblici-modello o intended audience ossia quei costrutto testuale che la televisione o il settimanale costruiscono e che rappresentano attraverso i propri testi.

 

Ho effettuato solo una ricostruzione parziale di tali pubblici visto il modo in cui  stato tagliato il corpus ed  stato anche necessario il riferimento ad altre fonti.

Per quanto riguarda LŐEspresso si pu˜ parlare di un lettore-cittadino impegnato mentre per Famiglia Cristiana si pu˜ tracciare lŐimmagine di un lettore attivo, riflessivo, cristiano e, spesso, molto religioso.

Maurizio Costanzo Show ha un telespettatore che vuole ŇaffabulareÓ, Terra! un Ňcritico e appassionatoÓ, Giubileo 2000 e Le ragioni della speranza un religioso, Il Fatto un ben informato, Un mondo a colori un curioso.

Ma chi  e comՏ visto lŐimmigrato da questi telespettatori?

EŐ una curiositˆ e, alternativamente, una vittima per lo spettatore del Maurizio Costanzo Show; una realtˆ appassionante di oggi da indagare per quello di Terra!; un emarginato o, comunque, una persona da aiutare per quelli di Giubileo 2000 e de Le ragioni della speranza; un cittadino da capire per quello de Il Fatto; una realtˆ di oggi da affrontare adeguatamente e con razionalitˆ per quello di Un mondo a colori.

 

 

 

 

 

 

Capitolo 9

LŐaltro e la paura

Il discorso sullŐaltro attualmente si fronteggia secondo prospettive diverse: da un lato si va verso di lui accettando la comunicazione e il confronto, dallŐaltro ci si ripiega sempre di pi su sŽ stessi nel tentativo di difendere la propria identitˆ. Anche lŐatteggiamento dei media, in questo senso,  bifronte: da una parte alcuni programmi e settimanali mostrano una grande apertura, dallŐaltro cՏ un indietreggiare, una paura manifestata anche con i testi mediatici.

Essi spingono soprattutto su quellŐelemento di stigmatizzazione di senso comune degli stranieri che  la paura, prodotta da un meccanismo tautologico[12] e autopoietico: tautologico poichŽ la semplice enunciazione di essa dimostra la realtˆ che esso enuncia e anche autopoietico visto che si definiscono le situazioni come reali solo in quanto esse lo sono nelle loro conseguenze[13], anche se la definizione  sotto ogni punto di vista falsa, bizzarra, improbabile. EŐ cos“ che, grazie agli imprenditori morali della paura ossia i media, leggende metropolitane, dicerie, pregiudizi possono diventare prima risorse simboliche e poi veritˆ sociali oggettive.

 

 

 

Ma non vi  solo la paura della societˆ verso gli immigrati bens“ anche quella di questi ultimi verso la societˆ. Navi di clandestini, scafi carichi fino a scoppiare, di eroi che appaiono impauriti di fronte al nuovo, da noi quasi alla ricerca della paura ma che giungono dai loro paesi come eroi senza paura[14], alla ricerca  dellŐautoritˆ da riconoscere.

 

 

 

La paura a livello semiotico occupa uno spazio semantico ampio e articolato e presenta varie determinazioni come il timore, lo spavento, il terrore, ecc.. Essa  definita quindi in termini passionali perchŽ  essa stessa una passione che ha come nucleo il turbamento o lŐostacolo. In ogni intrigo passionale il soggetto che patisce, nel nostro caso di paura,  portato a sentire lŐeffimero della propria esistenza di soggetto ŇpienoÓ e a riconoscersi come oggetto in un programma altrui (dallŐanalisi di I. Pezzini del racconto LŐultima visita del Gentiluomo malato di Giovanni Papini): il destino, insomma, di essere una posizione sintattica. Questa  talvolta anche la condizione e dei migranti per come vengono presentati ed ŇesibitiÓ in tv o sui settimanali e del pubblico nei confronti degli immigrati per come viene rappresentato giornalisticamente e televisivamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 10

Conclusioni: la comunicazione interculturale nel bricolage televisivo

Che televisione , dunque, emersa in generale dal mio corpus? E come appaiono gli immigrati in essa e nei settimanali?

Innanzitutto, una neo-televisione che presenta un flusso non pi unitario ed omogeneo nei confronti dei temi sociali: un grande supermarket dellŐimmaginario, in cui vi  unŐofferta espressivo-simbolica differenziata e pi fili di discorso: pi punti di vista, pi mission, pi matrici culturali e pi frame simbolico-cognitivi, pi audience e target, pi modi di trattare lo stesso tema.

Il discorso televisivo  instabile, ipersemplificato nei contenuti, con la presenza di demenzialitˆ e spiegazioni dellŐovvio che indicano una profonda incertezza sulla condivisione dei saperi, complesso nelle strutture con il fine di risultare pi veloci e vivaci, con continui cambiamenti di footing, incassature, sovrapposizioni di sensi e usi idiosincratici, virgolettature, messe fra parentesi, presa delle distanze, oscillazione fra diverse competenze, alla ricerca di autolegittimazione in un universo di insicurezze.

LŐimmigrato , per lo pi, sradicato, forza lavoro, vittima, carnefice, ecc.. Tutti i tratti che rientrano nello stereotipo comune sono calcati dai media. Ma vengono considerate anche le ŇcomplicazioniÓ proprie di unŐidentitˆ costituitasi con riferimento a norme e valori diversi da quelli dominanti nella nostra cultura nazionale come le regole alimentari previste dalle varie confessioni religiose, lŐintegrazione degli scolari stranieri nelle scuole italiane, la richiesta dei luoghi di culto per le minoranze religiose, la problematica dei matrimoni misti, ecc..

Spesso, lŐimmigrazione diviene metafora sociale della devianza: lŐinfrazione reale o virtuale viene ingigantita. Vi sono, poi, due tendenze: la prima  quella di rendere retoricamente omogenee criminalitˆ organizzata e microcriminalitˆ, trasformando un sintomo e un epifenomeno in una causa o in un fatto strutturale; la seconda  quella di equiparare la devianza al crimine. Cos“ lo straniero diventa il personaggio rappresentativo dellŐillegalitˆ trovando la sua consacrazione di nemico pubblico.

Gli immigrati sono mostrati dai media, comunque, secondo due stigmatizzazioni prevalenti: o sono dei nemici o sono non persone, invisibili, che non esistono socialmente o, se esistono, sono tollerati e non visti, in sospensione, in un limbo che pu˜ essere in ogni momento allontanato o fatto sparire e che, addirittura solo come violatore della legge pu˜ ottenere la protezione da essa[15].

Complessivamente, quindi, unŐimmagine articolata sia nei due settimanali sia in televisione: fluida, sfumata, incerta, mutevole, proteiforme, flessibile, multiforme, eclettica, versatile, polimorfica e polivalente; ma in questo senso cՏ una nota positiva: , infatti, se non altro, unŐimmagine pluralista.

Serve, dunque, una tv multirazziale, multietnica e forse la vera realizzazione di questo passo avanti potrˆ realizzarsi solo quando anche gli immigrati entreranno in numero significativo nelle file del giornalismo, dello spettacolo, del mondo della pubblicitˆ e della comunicazione, fra gli autori, i registi, i tecnici, ecc..

 

 

 

 

 

 

 

Post Scriptum

Ancora oggi, sfogliando le pagine dei quotidiani, dei settimanali e guardando la tv  evidente come il tema dellŐimmigrazione continua ad essere di grande attualitˆ. Ho stabilito, dunque, un rapido e laconico confronto fra lŐanno che avevo scelto allŐinizio (il 2000 appunto) e il periodo compreso fra la metˆ di giugno e la metˆ di luglio dellŐanno in corso ossia il 2003. La comparazione si  concentrata, in particolare, sui settimanali (chiaramente sempre Famiglia Cristiana e LŐEspresso), mentre sulla questione televisiva mi limiter˜ a fare delle osservazioni generali a margine.

La scelta del periodo non  casuale: in questo lasso di tempo, infatti, sono successe delle vicende che hanno animato il dibattito sugli immigrati nei media.

Il corpus, come giˆ anticipato nellŐintroduzione, comprende gli articoli di Famiglia Cristiana (8 articoli) e de LŐEspresso (6 articoli) del periodo compreso fra la metˆ di giugno e la metˆ di luglio del 2003 (nn. 25, 26, 27, 29) con lo scopo di comparare i due momenti e, alla fine del lavoro, capire cosՏ cambiato nel frattempo.

Dal confronto sono emerse sottili trasformazioni distribuite nei vari livelli e nelle varie parti del testo legate, soprattutto, allŐincombenza e allŐurgenza del momento connessa al vespaio scatenato dalla legge Bossi-Fini.

Complessivamente ho rilevato una certa revisione (una sorta di ritocco) sui valori di entrambe le testate verso quelli che spingono pi ad affrontare lŐurgenza del momento ossia il coraggio, la pietˆ, la responsabilitˆ contro il pericolo della legge Bossi-Fini, lasciando da parte le critiche allŐimmigrazione largamente trattate (ne LŐEspresso soprattutto) nel corpus del 2000. Ci si concentra ora sullŐimportanza dellŐidentitˆ e della convivenza pacifica e si sottolinea lŐipocrisia politica anche se ci˜ non toglie che lŐimmigrato resti un problema. Il quadro risulta molto pi omogeneo, uniforme e concorde che nel 2000.

Su tutti i temi prevale quello di attualitˆ del Ňcacciare gli immigratiÓ accompagnato, comunque, dalle medesime figure linguistiche e visive, dagli stessi spazi e tempi, con qualche lieve differenza attoriale (mancano i preti di frontiera in Famiglia Cristiana e sono pi individuali e meno trasgrediti i ruoli tematici ne LŐEspresso). Uguali o molto simili anche i patemi, solo con qualche effetto di veritˆ in pi per LŐEspresso (i dati statistici costantemente presenti ad es.) e cos“ anche per il linguaggio, equilibrato per la testata cattolica ed esuberante per quella di sinistra, a parte una leggera attenuazione nellŐuso delle figure retoriche ne LŐEspresso e un uso pi limitato dellŐironia in Famiglia Cristiana.

In tv lŐimmagine dellŐimmigrati sembra continuare ad essere sempre polimorfa ma anche molto pi concentrata sullŐurgenza dei fatti del giorno o della settimana, meno generica e pi pragmatica e il tema prevalente  la polemica sulla legge Bossi-Fini.

 

 

 

 

 

Complessivamente ho rilevato, quindi, sottili trasformazioni distribuite nei vari livelli e nelle varie parti del testo legate, soprattutto, allŐincombenza e allŐurgenza del momento connessa al vespaio scatenato dalla legge Bossi-Fini: quasi come dire, appunto, Ňtutto sarˆ lo stesso mentre tutto sarˆ cambiatoÓ, celebre frase de Il Gattopardo che Tomasi di Lampedusa mette in bocca a Don Fabrizio, in contrasto con Óse vogliamo che tutto rimanga comՏ bisogna che tutto cambiÓ (pronunciato da Tancredi) perchŽ pi impersonale, senza progettualitˆ, propria di coloro che comprendono un programma di trasformazione ma non lo condividono, finendo per accettare una sorta di pace rassegnata che si lascia trasportare dal flusso degli eventi.

In definitiva, oggi lŐimmagine dellŐimmigrazione risulta molto meno polimorfa e instabile, meno contraddittoria e fluida, pi omogenea e coesa rispetto a quella del 2000, concentrata sullŐimpellenza dei fatti e sulle polemiche intorno alla legge Bossi-Fini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia

 

á      AA.VV. (1998), Stile Stampa, Editrice La Stampa, Torino.

á      Bailey K.D. (1995), Metodi della ricerca sociale, Il Mulino, Bologna.

á      Balbo L., Manconi L. (1990), I razzismi possibili, Feltrinelli, Milano.

á      Balbo L., Manconi L. (1992), I razzismi reali, Feltrinelli, Milano.

á      Barbagli M. (1998), Immigrazione e criminalitˆ in Italia, Il Mulino, Bologna.

á      Barthes R. (1975), Barthes di Roland Barthes, tr. it. Einaudi, Torino (1980).

á      Bloor D. (1994), La dimensione sociale della conoscenza, Raffaello Cortina, Milano.

á      Bolaffi G. (1996), Una politica per gli immigrati, Il Mulino Bologna.

á      Bonifazi C. (1998), LŐimmigrazione straniera in Italia, Il Mulino, Bologna..

á      Basso P.L., Calabrese O., Marsciani F., Mattioli O. (1995), Le passioni nel serial tv, Eri Rai Vqpt, Roma.

á      Calafato P., Caprettini G.P., Coalizzi G. (a cura di) (2001),  Incontri di Culture, la semiotica tra frontiere e traduzioni, UTET, Torino.

á      Caprettini G.P. (1993), Del Maurizio Costanzo Show e della religione  rumorosa, Vallecchi, Firenze.

á      Caprettini G.P. (1997), Segni, testi e comunicazione, Utet Libreria, Torino.

á      Casetti F. (a cura di) (1988), Tra me e te. Strategie di coinvolgimento del telespettatore nei programmi della neotelevisione, Eri Vqpt Rai, Roma.

á      Cassano F. (1989), Il gioco della scienza, Laterza, Roma Đ Bari.

á      Dal Lago A. (1999), Non persone. LŐesclusione dei migranti in una societˆ globale, Feltrinelli, Milano.

á      Fabbri P. (1996), La svolta semiotica, Lezioni tenute a Palermo per la Sigma Tau.

á      Floch J. M. (1992), Semiotica, marketing e comunicazione, Franco Angeli, Milano.

á      Floch J. M. (1995), IdentitŽs visuelles, Puf, Paris, tr. it. Identitˆ visive, Angeli, Milano (1997).

á      Geertz C. (1999), Mondo Globale, Mondi Locali, cultura e politica alla fine del ventesimo secolo, Il Mulino, Bologna.

á      Hall E.T. (1968), La dimensione nascosta, Bompiani, Milano.

á      Hjelmslev L. (1943), Prolegomena to a theory of language, University of Wisconsin, tr. it. I fondamenti della teoria del linguaggio, Einaudi, Torino, (1968).

á      Kafka F. (1990), Il Castello, Newton, Milano.

á      Katz E., Liebes T. (1984), Once upon a time in Dallas, Intermedia, 12, 3.

á      Landowski E. (1989), La sociŽtŽ rŽflechiŽ. Essais de socioĐsŽmiotique, Seuil, Paris, La societˆ riflessa, tr. it. Meltemi, Roma (1998).

á      Marrone G. (1998), Estetica del telegiornale, Meltemi, Roma.

á      Marrone G. (1999), CŐera una volta il telefonino, Meltemi, Roma.

Appendice 1:

Composizione del corpus dŐanalisi

Nella versione originale comprende una presentazione generale, una classificazione  e una schedatura del corpus.

 

Appendice 2

 

La griglia dŐanalisi

Comprende la griglia costruita sulla base dei livelli del percorso generativo del senso di  Greimas.

 

Appendice 3:

 

La raccolta del materiale: una strada in salita

Racchiude tutte le peripezie che ha richiesto la raccolta dei componenti del corpus: le ricerche in Rai, in Mediaset e nelle associazioni costituite da immigrati.

 

 

 

 

 

 

Autorizzo il Cestim CESTIM - CENTRO STUDI IMMIGRAZIONE ONLUS
via S.Michele alla Porta 3 - 37121 Verona
al trattamento dei miei dati personali secondo le disposizioni previste dalla Legge nĄ675 del Ő96 e alla pubblicazione del presente abstract della mia tesi.

 



[1] Marrone (1998).

[2] Pozzato (1992).

[3] Balbo L., Manconi L. (1990), I razzismi possibili, Feltrinelli, Milano.

Balbo L., Manconi L. (1992), I razzismi reali, Feltrinelli, Milano.

[4] Floch (1995).

[5] Landowski (1997).

[6] Marrone (1999).

[7] Per avere un quadro preciso del percorso generativo del senso consultare:

Greimas A.J. (1970), Du sens, Editions du Seuil, Paris, tr. it. Del senso, Bompiani, Milano (1974) e

Marrone G. (1998), Estetica del telegiornale, Meltemi, Roma

e anche ci˜ che su questo argomento  stato specificato nel capitolo 1 al paragrafo 5.

[8] Landowski E. (1996), Stati di luoghi in Versus 73/74, 1996.

[9] Pezzini I. (1999), La tv delle Parole. Grammatica del Talk Show, Eri Rai Vqpt, Roma.

 

[10] Marrone (1998).

[11] Pezzini I. (1999), La tv delle Parole. Grammatica del Talk Show, Eri Rai Vqpt, Roma.

[12] Dal Lago (1999).

[13] McHugh (1968).

[14] Greimas (1970).

[15] Dal Lago (1999).