Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 543 del 10/11/2004
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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3107 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 settembre 2004, n. 241, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione (Approvato dal Senato) (5369) (ore 18,47).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvata dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 settembre 2004, n. 241, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione.
Ricordo che nella seduta si di ieri sono svolti gli interventi sul complesso delle


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proposte emendative e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno espresso i relativi pareri.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 5369)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5369 sezione 1), nel testo della Commissione, identico a quello recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A - 5369 sezione 2).
Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo della Commissione, identico a quello recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A - 5369 sezione 3).
Ricordo altresì che non sono stati presentati emendamenti riferiti all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bellillo 1.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, l'emendamento Bellillo 1.16 è la prima delle proposte emendative presentate e sottoscritte dai gruppi di opposizione ed è interamente soppressivo dell'articolo 1. Abbiamo presentato un emendamento interamente soppressivo perché questo decreto-legge, anziché rispondere alle giuste osservazioni della Corte costituzionale, nel modo che spiegheremo successivamente, compie un'operazione anche cinica di raggiro delle motivazioni e dei contenuti delle due sentenze della Corte costituzionale, che hanno dichiarato incostituzionale la cosiddetta legge Bossi-Fini con riferimento ad un punto cruciale, almeno secondo l'impostazione della maggioranza di Governo: mi riferisco alle espulsioni degli immigrati in condizioni di clandestinità. Se vi fosse una minima possibilità di ascolto reciproco e libero tra di noi, tutti dovremmo ragionare attorno all'evidenza dei fatti. È, infatti, ormai acclarato il fallimento di questa legge sull'immigrazione tanto voluta e tanto propagandata dal Governo Berlusconi e dai due ministri che l'hanno promossa. Era una legge sbandierata come la soluzione di quelli che venivano individuati come i problemi principali. Si diceva «mai più sanatorie», ma poi è stata fatta la più grande sanatoria della storia recente (so che qualcuno di voi si alzerà a dire che si deve parlare di regolarizzazione, ma sempre di sanatoria si tratta). Venne detto agli italiani «mai più sbarchi clandestini», ma tutti hanno assistito a ciò che è accaduto nei mesi scorsi a Lampedusa ed in altri territori del nostro paese. Tuttavia, questa disponibilità all'ascolto in voi non c'è; e se vi fosse stata ci avreste ascoltato quando vi dicevamo di fare attenzione, perché è assolutamente incostituzionale prevedere un provvedimento di convalida del giudice e, in ogni caso, l'immediata esecutività del provvedimento di polizia di espulsione. Ve lo avevamo detto e vi avevamo già detto ciò che afferma oggi la Corte costituzionale - e non poteva non farlo - ossia che questo provvedimento lede il diritto di difesa e lede il principio del contraddittorio, che è sacro per tutti, cari colleghi, non soltanto quando lo si invoca per alcuni.
Come si risolve, secondo il vostro provvedimento, il grave quesito posto dalla Corte costituzionale? Si ricostruisce formalmente una procedura completa e si comprende anche l'istituto del contraddittorio; ma ancora non ci avete spiegato - e mi auguro che lo farete - il motivo per cui si affida il provvedimento di convalida al giudice di pace. Nei confronti di tale figura noi abbiamo un grandissimo rispetto, tanto che nella scorsa legislatura il Governo di centrosinistra incentivò la formazione, la specializzazione e la funzione del giudice di pace, sebbene, come è ovvio, entro limiti comprensibili e stabiliti. Perché non si sceglie la magistratura togata? Si è detto per un rischio di ingolfamento che, però, a ben vedere, cari colleghi, sarà molto maggiore, se decine di migliaia di provvedimenti finiranno sul tavolo dei giudici di pace. Essi, infatti, non


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hanno le strutture di cui può godere la magistratura ordinaria e nemmeno quelle logistiche. Voi prevedete addirittura che siano le questure ad ospitare i giudici di pace nello svolgimento di questa funzione. E non potete far finta di non sapere che, essendo tale fenomeno concentrato in alcune aree territoriali, questo ingolfamento sarà davvero massiccio.
In voi vi è una forma di prevenzione, che la Commissione giustizia ha bene sottolineato nel suo parere negativo, affermando che certi principi devono valere per tutti e non si può creare un canale separato: per alcuni, gli italiani, vale il giudice ordinario; per altri vale una giurisdizione di tipo diverso. Questo è uno dei motivi per il quale chiediamo la soppressione dell'articolo 1 attraverso questo emendamento. Sugli altri temi interverremo successivamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, nel corso della discussione sulle linee generali e nel corso degli interventi svolti sul complesso degli emendamenti i colleghi hanno illustrato le ragioni di fondo che ci fanno giudicare fallimentare questa politica sull'immigrazione. Fallimentare, dal nostro punto di vista, per la filosofia a cui si ispira la legge Bossi-Fini, e fallimentare persino dal vostro punto di vista per via delle previsioni con cui avete ipotizzato una limitazione degli ingressi nel nostro territorio.
Come ricordava poc'anzi il collega Leoni, in questo caso siamo di fronte alla necessità di adeguare la legislazione da voi prodotta a due sentenze della Corte costituzionale. Due sentenze che, richiamandosi ai principi della nostra Costituzione, sottolineano come non sia possibile espellere gli stranieri in via amministrativa senza che questo provvedimento di espulsione passi attraverso una convalida del giudice.
Un'altra questione che si pone è quella dell'arresto disposto con provvedimenti di carattere amministrativo; provvedimenti, questi, in palese contrasto con tutta la nostra normativa.
Il decreto-legge al nostro esame evidenzia la vera faccia che ispira la politica del Governo. Fino ad ora avevamo assistito a due atteggiamenti. Il primo, più dialogante; un secondo, espressamente e anche cinicamente contro la presenza di immigrati nel nostro paese. Il provvedimento fa chiarezza nel senso negativo e peggiore perché in questo caso il cinismo si manifesta in tutte le sue potenzialità non rispondendo a ciò che la Corte ha indicato, ma aggirando quanto disposto dalla medesima. Da una parte, si risolve il problema della convalida ricorrendo al giudice di pace (al riguardo, diverse voci provenienti dalla magistratura si sono levate a dire che ciò è incompatibile con le funzioni fino ad ora riconosciute ai giudici di pace); dall'altra, si alzano le pene e, anziché risolvere il problema della facoltà di arresto in flagranza, lo si rende obbligatorio costituendo, di fatto, un terzo binario dopo il doppio binario stabilito per le leggi antimafia. Qui, di fronte a sanzioni di carattere amministrativo, addirittura s'introduce un terzo livello di giustizia, che giustizia chiaramente non è, e si impedisce persino agli stranieri di ricorrere in Cassazione per contestare un provvedimento di espulsione.
Con questo provvedimento, ci troviamo di fronte all'idea progettuale e organica del modo in cui si intende affrontare la questione dell'immigrazione; ad essa si aggiungono poi degli aspetti particolarmente pesanti e dirompenti come, ad esempio, l'invio in CPT all'estero, peraltro senza fissare norme minime per questi centri e neanche prevedendo per questi paesi, genericamente chiamati in causa, l'obbligatorietà di aderire alle norme di carattere internazionale.
Vi sono poi altri aspetti particolari su cui avremo modo di tornare successivamente, ma ritengo che già le questioni fondamentali, cui veniamo richiamati da questo decreto-legge, ci chiedano di domandare la soppressione dell'articolo unico di questo disegno di legge di conversione,


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e non è un caso, anche perché non succede spesso, che persino la Commissione giustizia abbia ritenuto di esprimere su di esso un parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevole colleghi, rappresentanti del Governo, tento ancora una volta di ritrovare intorno ai temi dell'immigrazione un possibile dialogo fra opposizione e maggioranza, e di ricucire attorno alla validità di alcuni principi universali un'unità di intenti, soprattutto quando dalle politiche per l'immigrazione ne deriveranno i segni distintivi della civiltà del nostro paese e l'efficacia dell'azione dello Stato.
Voglio essere molto sintetico e mi auguro di poter essere anche semplice nelle mie considerazioni in modo che qualcuno possa trovare da queste uno spunto di riflessione.
La Corte costituzionale, nelle due sentenze dell'8 luglio 2004, la n. 222 e la n. 223, ha censurato due commi della legge sull'immigrazione, modificata dalla legge Bossi-Fini e dal decreto-legge adottato nel 2002, che riguardano l'accompagnamento coattivo e l'arresto in flagranza.
L'accompagnamento coattivo - ha ritenuto la Corte costituzionale - non può essere disposto senza il contraddittorio e senza un vaglio giurisdizionale. L'arresto in flagranza obbligatorio non può essere disposto per una mera contravvenzione.
La risposta che dà il Governo, e a questo punto anche il Senato, attraverso questo decreto-legge, è una risposta incongrua perché non tiene conto né della Costituzione vigente, né delle questioni che sono state poste dalla Corte costituzionale. Le voglio enucleare con riferimento a questo preciso emendamento sulle singole questioni che già emergono, anche se l'articolo ovviamente le compendia in massima parte.
Intanto, signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio rilevare come la scelta di radicare la competenza per la convalida della procedura di accompagnamento coattivo dinanzi al giudice di pace territorialmente competente sia di per sé una scelta sbagliata e, probabilmente, anche anticostituzionale. Vi spiego subito perché: l'accompagnamento coattivo viene disposto nel luogo in cui lo straniero extracomunitario viene ristretto in condizioni di permanenza temporanea. Questa scelta viene fatta ovviamente dal Governo attraverso le istituzioni di pubblica sicurezza.
Sono stato nel centro di permanenza temporanea di Caltanissetta e ho trovato venticinque cittadine moldave fermate a Udine. Il giudice di pace territorialmente competente sarà ovviamente il giudice di pace di Caltanissetta. Questo delinea una possibilità di scelta del giudice per opera della decisione del sistema nazionale della pubblica sicurezza. Se il questore deciderà di spostare uno straniero a Caltanissetta piuttosto che a Bari, deciderà così anche il giudice che dovrà decidere sul suo accompagnamento coattivo. È evidente che si configura una violazione del principio del giudice naturale e precostituito per legge sancito dalla nostra Costituzione.
Avremmo dovuto scegliere come giudice competente il giudice del luogo in cui il soggetto extracomunitario è stato fermato, perché soltanto così avremmo costruito quelle condizioni di obiettività e di predeterminazione che avrebbero sottratto a censura la scelta del legislatore.
La seconda questione, signor Presidente, onorevoli colleghi, sta proprio nella scelta del giudice di pace. Come ha detto il Consiglio superiore della magistratura, non indugerò nel ritenere il giudice di pace un giudice minore. Egli è un giudice diverso. Ad esso l'ordinamento affida delle competenze assai precise. È il giudice della mediazione sociale e della mediazione penale e non ha alcun potere di determinare restrizioni della libertà personale di natura detentiva.
Il giudice di pace, che è un giudice competente per fattispecie che non afferiscono le libertà personali, non può, proprio perché estraneo per materia, interloquire sui diritti fondamentali come la


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libertà dell'individuo. La Corte costituzionale, nella sentenza n. 105 del 2001, ha affermato con chiarezza che il trattenimento nei centri di permanenza temporanea costituisce una limitazione della libertà personale che, affliggendo direttamente sulla libertà e sulla dignità degli individui, riguarda essi in quanto tali e non è possibile distinguere tra cittadini e stranieri. Questo diritto appartiene loro in quanto esseri umani.
Ma voglio aggiungere, signor Presidente, onorevoli colleghi, che il giudice di pace è un giudice che non gode delle stesse prerogative e, per alcun verso, degli stessi privilegi degli altri magistrati dell'inamovibilità, dell'indipendenza e dell'autonomia che sono le prerogative e i poteri della magistratura costituzionale.

PRESIDENTE. Onorevole Sinisi, la invito a concludere.

GIANNICOLA SINISI. Le chiedo, Presidente, se sia possibile avere ancora un po' di tempo, magari cercherò di sottrarre qualcosa dai prossimi interventi.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Sinisi.

GIANNICOLA SINISI. Mi avvio alla conclusione e mi riservo di fare alcune osservazione sui prossimi emendamenti.
Il giudice di pace, dicevo, è un giudice che ha meno indipendenza, meno autonomia e, per ciò stesso, non può essere il giudice delle libertà individuali. Questa è una scelta che ha fatto il legislatore e noi principalmente; dunque, oggi è piuttosto singolare stabilire che debba esserci un giudice di pace che giudichi delle libertà degli stranieri e un giudice ordinario che giudichi delle libertà dei cittadini. Anche questa è una discriminazione che prefigura una violazione dell'articolo 3 della Costituzione e ci fa tornare alle censure che la Corte costituzionale ha già sollevato con le sentenze citate.
Mi riservo, Presidente, di argomentare ulteriormente sugli altri punti (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, anche noi insistiamo sull'approvazione di questo emendamento volto alla soppressione dell'articolo 1. I colleghi che mi hanno preceduto hanno giustamente ragionato a partire dalle sentenze della Corte costituzionale e il punto è esattamente questo: la Corte costituzionale ha evidenziato proprio gli aspetti critici che noi, durante il dibattito e durante la votazione della legge Bossi-Fini avevamo sottolineato, evidenziando che quei punti critici svelavano un impianto completamente sbagliato. Non si trattava solo di un articolo ma di una modalità tecnica che conteneva in sé un vizio di natura anticostituzionale. La legge Bossi-Fini tradisce, quindi, una visione del diritto che è un obbrobrio dal punto di vista del diritto e della giustizia, ma è anche un obbrobrio dal punto di vista etico e morale. Il punto è esattamente questo e la Corte, con le sue sentenze, lo ha evidenziato.
La legge Bossi-Fini era governata dall'idea che nel tutelare il valore supremo della sicurezza, il valore della comunità (celando dunque l'idea che l'immigrazione fosse semplicemente un problema di ordine pubblico) fosse legittimo rimodulare il sistema delle garanzie e dei diritti, prefigurando una cultura autoritaria discriminatoria, una diseguaglianza alla fonte tra diritti e libertà dei cittadini, delle persone. Questo è l'impianto: un impianto, di fatto, razzista che cozza con i valori costituzionali.
In occasione dell'approvazione delle legge Bossi-Fini avevamo presentato delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e successivamente la Corte ha ripreso, rinforzandoli, i punti che noi avevamo criticato. Ma voi non rispondete alle osservazioni della Corte e vi arrampicate sugli specchi semplicemente perché siete incapaci


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di abbandonare quell'impianto, quella cultura.
È un po' la dottrina - guardate colleghi - che avanza. Il Governo Berlusconi è legittimamente dentro la destra mondiale, dentro l'idea di una democrazia che si esporta con la guerra e con la tortura, di una democrazia soltanto per i cittadini di serie A, contro il resto del mondo, contro il resto della società, contro una parte della società.
Credo - l'hanno detto i colleghi prima di me - che riproporre la figura del giudice di pace per gli immigrati rientri esattamente in questa logica discriminatoria, autoritaria: l'idea che per gli immigrati non debbano valere gli stessi diritti, gli stessi criteri, la stessa concezione del diritto, ma che vi sia un prius ordinatore che vale prima di tutto, al fine di tutelare la sicurezza della comunità. È un passo indietro, non è la risposta che la Corte, invece, vi suggeriva. Come hanno già detto i colleghi, il giudice di pace non può essere invocato per le libertà personali.
Negli articoli successivi addirittura negate diritti riconosciuti ai cittadini italiani. Ad esempio, concedete agli immigrati la possibilità di ricorrere, ma il ricorso non sospende la loro espulsione.
Continua quindi un grumo autoritario, una concezione illiberale: questa è la vostra concezione dell'immigrazione, una concezione per la quale l'immigrato è semplicemente un delinquente, è semplicemente braccia, merce da poter essere utilizzata nel mercato del lavoro. Si tratta di una vostra visione del mondo, della società, delle relazioni per la quale siete incapaci di fornire risposte, rimanendo su una posizione del tutto contraria alla sentenza della Corte costituzionale ed ai valori della nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, poiché non sono intervenuto durante la discussione sulle linee generali, intervengo ora su questo primo emendamento soppressivo, sottoscritto da tutti i gruppi dell'opposizione, anche con considerazioni di più ampia portata.
Il presente provvedimento, come avevamo del resto già motivato nelle due questioni pregiudiziali di costituzionalità da me sottoscritte con i colleghi Violante e Castagnetti, presenta gravi profili lesivi dei diritti inviolabili dell'individuo e, sul piano normativo, inasprisce esclusivamente gli indirizzi repressivi senza altra prospettiva di governo e di disciplina nei confronti dell'immigrazione. Anziché corrispondere ai principi ed agli indirizzi stabiliti dalle sentenze n. 222 e 223 del 2004 con le quali la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 13, comma 5-bis, e dell'articolo 14, comma 5-quinquies, il presente provvedimento pone ulteriori questioni di legittimità costituzionale in ordine agli articoli 10 e 13 della Costituzione e, in merito al fatto che tali disposizioni sono state inserite in un provvedimento d'urgenza, anche in riferimento all'articolo 77. La Corte, con le sentenza che ho sopra ricordato, aveva chiesto norme che garantissero effettivamente la tutela giurisdizionale per lo straniero. Invece, questo provvedimento compie la scelta opposta: prefigura un regime speciale e di minor tutela per gli immigrati extracomunitari in cui non vi è alcuna garanzia della libertà personale, di una effettiva tutela giurisdizionale, del diritto alla difesa e dei principi del giusto processo. Le competenze che il provvedimento in esame attribuisce al giudice di pace - ne ha parlato poco fa in modo esauriente il collega Sinisi - in merito alla libertà personale del cittadino extracomunitario per quel che attiene alla convalida del provvedimento di accompagnamento alla frontiera ed al trattenimento dello straniero nei centri di permanenza temporanea, ledono il principio costituzionale di uguaglianza dinanzi alla legge, determinando una minore tutela giurisdizionale per gli immigrati extracomunitari.
La Corte costituzionale, con la sentenza n. 105 del 2001, ha ribadito che, in materia di libertà personale e tutela giurisdizionale,


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le garanzie costituzionali valgono per tutti i cittadini e gli stranieri, non in quanto partecipi di una determinata comunità politica ma in quanto esseri umani. Le norme proposte rappresentano quindi una grave violazione dell'articolo 24 della Costituzione, il quale sancisce i principi inviolabili del diritto di difesa da parte di tutti gli individui, affermando che tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi e che la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento.
Le disposizioni introdotte con il provvedimento ora al nostro esame, con i compiti attribuiti inoltre ad organi dell'amministrazione dell'interno, violano quanto disposto dall'articolo 110 della Costituzione in ordine alle competenze attribuite al Ministero della giustizia, ferme le competenze del Consiglio superiore della magistratura, in ordine all'organizzazione ed al funzionamento dei servizi relativi alla giustizia. Tali disposizioni incidono pertanto in modo profondo sui principi costituzionali del giusto processo, tra i quali - lo ricordiamo sempre - è essenziale quello di imparzialità nell'esercizio della giurisdizione. Insieme a questi essenziali principi in merito alla libertà personale ed ai diritti fondamentali della persona, ulteriori norme di questo decreto-legge presentano gravi ed immotivati inasprimenti delle pene (per l'illegittima permanenza sul territorio nazionale e l'ingresso illegale nel terreno nazionale) o ulteriori misure repressive. A volte cerco di evitare di utilizzare parole eccessive o di esasperare i toni, ma credo che in questo caso sia fondato affermare che si è di fronte a modalità di giustizia sommaria.
In questo decreto-legge, non vi è - come ho già ricordato - alcuna seria ed efficace misura di governo dell'immigrazione. Se fra i molti profili incostituzionali di tale provvedimento, che, come altri colleghi, anche noi Verdi non intendiamo lasciare sotto silenzio, fosse possibile individuare una misura che qualifichi l'illegittimità degli indirizzi che il Governo e la maggioranza propongono, credo che quest'ultima sia quella più qualificata...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Boato.

MARCO BOATO. Mi fermo qui, signor Presidente, ringraziandola per avermi lasciato forse qualche secondo in più. Credevo però fosse giusto affrontare, da parte di altri colleghi ed anche da parte mia, in sede di dichiarazione di voto sul primo emendamento soppressivo, la complessità delle questioni che abbiamo di fronte, proprio perché sotto questo profilo va valutato nel suo insieme il decreto-legge (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, non entro nel merito delle valutazioni espresse dai colleghi, in ordine alla legittimità della scelta adottata dal Governo e dalla maggioranza. Per quanto riguarda la figura del giudice di pace, ne abbiamo già discusso alcune settimane fa, quando abbiamo effettuato le valutazioni politiche e tecnico-giuridiche sulle eccezioni di incostituzionalità; mi rimetto pertanto a quelle nostre considerazioni.
Per quanto riguarda il merito del provvedimento e le considerazioni di carattere politico da effettuarsi, è però bene chiarirsi. Stiamo parlando di extracomunitari che sono entrati nel territorio italiano in forma clandestina; quindi essi hanno violato, evidentemente, tutte le norme e le regole di carattere amministrativo, che consentono di entrare in forma regolare e legittima sul territorio dello Stato.

MARCO BOATO. Anche tu, se violi la legge, vai sotto processo!

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Allora la domanda che rivolgiamo agli esponenti dell'opposizione è la seguente: come - e se - ritenete possibile, opportuno


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e legittimo, contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, il fenomeno dell'immigrazione degli irregolari? Con i vostri lacci e lacciuoli, con tutte le vostre obiezioni e con tutte le vostre petizioni di principio, non siete riusciti, non riuscite e non riuscirete a risolvere il problema dell'immigrazione clandestina!
Noi abbiamo recepito le valutazioni tecnico-giuridiche della Corte costituzionale, creando un percorso che ci sembra rispettoso dei diritti e dei principi di libertà individuale dell'extracomunitario da espellere in forma amministrativa. Crediamo che tale percorso sia virtuoso. Vi domandiamo pertanto, non in forma polemica ma in forma costruttiva, se volete veramente e seriamente affrontare il nodo delle immigrazioni clandestine, ancorché con provvedimenti in via amministrativa, o se di fatto, come ho sentito da alcuni interventi, anche della collega Mascia - che critica il sistema delle quote (peraltro introdotto dai Governi precedenti), per quanto riguarda il sistema degli ingressi - volete tollerarne la presenza sul territorio italiano (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bellillo 1.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 438
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato
194
Hanno votato
no 244).

Prendo atto che l'onorevole Filippo Maria Drago non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbe voluto esprimere uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sinisi 1.55.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. L'emendamento al nostro esame riguarda la soppressione del primo comma dell'articolo 1 del decreto-legge. È del tutto evidente che siamo di fronte ad un continuum di ragionamento rispetto a quanto detto dai colleghi che sono intervenuti sul precedente emendamento. Nella richiesta di soppressione di tale primo comma dell'articolo 1 si individua il primo degli argomenti forti della nostra contrarietà al fatto che la giurisdizione, sui casi in oggetto, venga attribuita al giudice di pace, anziché al tribunale monocratico.
Prima di entrare, velocemente, nel merito della nostra proposta emendativa, vorrei però dire che l'intervento appena svolto dal collega Landi di Chiavenna ripropone un'argomentazione assai capziosa.
Del resto, lo ha già esplicitato in modo assai netto la sentenza della Corte costituzionale che si è espressa in termini di illegittimità. La medesima, a proposito della convalida del giudice, si è espressa in questi termini: al contempo tale schema e le sottese esigenze di tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico devono essere modulati in conformità ai principi della tutela giurisdizionale, assicurando cioè un controllo effettivo e non meramente cartolare sul provvedimento.
Quindi, non è in discussione, collega Landi di Chiavenna, il problema in merito a chi si vuole dividere sul contrasto dell'immigrazione clandestina. Il contrasto dell'immigrazione clandestina può e deve avvenire all'interno di regole certe che non modificano l'equilibrio dei nostri principi costituzionali. A nostro avviso, con riferimento al trasferimento del termine, quindi della giurisdizione al giudice di pace, è stata fornita una risposta ancora una volta elusiva ad una questione sollevata dalla sentenza della Corte costituzionale.
Il collega Sinisi ricordava nel suo intervento due argomenti che vorrei riprendere, perché sono attinenti al ragionamento complessivo, e che credo possano


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contribuire, nella discussione generale dell'intero provvedimento, a trovare le condizioni di questo giusto equilibrio, senza un'ulteriore stortura nei principi delle disposizioni e dei diritti inviolabili delle persone e della difesa.
Il giudice di pace non viene messo nella condizione - saranno poi gli emendamenti successivi a testimoniarlo - di svolgere la sua funzione, come espressamente previsto nella relazione del Governo e nel testo stesso; si dice, infatti, che le sue sedi saranno individuate nelle questure, ma la scelta compiuta dal Governo è legata al sovraccarico dei tribunali di giustizia. È, comunque, assai singolare che una disposizione di alleggerimento dei tribunali intervenga rispetto ad una figura, con riferimento alla quale, per la sua connotazione e per le materie attribuite dalla stessa legge istitutiva del giudice di pace, si configura, rispetto al tema del contrasto dell'immigrazione clandestina, una sorta di estraneità oggettiva della materia e non tanto per il fatto che il giudice deve convalidare semplicemente un atto amministrativo del questore.
Quel giudice può trovarsi di fronte a situazioni di incompatibilità, di non indipendenza rispetto alle caratteristiche della magistratura; si tratta di principi costituzionali che valgono su tutto il territorio nazionale, per tutti i cittadini e le cittadine di questa Repubblica, per tutti gli esseri umani (al riguardo, disponiamo di una delle Costituzioni più avanzate).
Voi operate l'esatto contrario: al giudice di pace date semplicemente di nuovo una funzione meramente cartolare. Deve semplicemente prendere atto della convalida della disposizione del questore. Come interviene, quando deve accompagnare, in maniera coatta, il soggetto alla frontiera, con riferimento a quel contraddittorio? Nel termine di 48 ore, quasi a testimoniare che il giudice di pace, all'interno di questa discussione, si sostituisce anche nell'azione penale.
Il collega Landi di Chiavenna sa benissimo che è stata ampliata una delle funzioni del giudice di pace, prevedendo una determinata dizione (le parole in giurisprudenza hanno un senso ed un peso e non semplicemente una connotazione interpretativa) con riferimento agli aspetti penali di lieve entità. Siamo di fronte ad un mutamento sostanziale degli aspetti giurisdizionali. È come se voi voleste immettere in questa discussione un elemento della disuguaglianza non fra i diritti inviolabili delle persone, ma con riferimento al diritto di cittadinanza.
Si può avere un giudice diverso se si è italiani o stranieri. Questo è inammissibile, ma, del resto, è la filosofia con cui avete impostato il vostro ragionamento sull'immigrazione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, è mia ambizione cercare su questi temi un certo accordo e farò ogni sforzo in questa direzione, rinunciando anche ad alcuni eccessi che pure mi sarebbero suggeriti dalla natura dei temi trattati.
Tuttavia, siccome voglio e credo sia mio dovere - anche perché riconosco fra voi molti amici - cercare di trovare un terreno di discussione comune, ritengo di dover fare fino in fondo questo sforzo, anche se è chiaro che sul terreno dei principi non ci sono mediazioni possibili. Sul merito, invece, possiamo anche confrontarci e magari arrivare a soluzioni diverse.
In ordine a questo primo comma, di cui si chiede la soppressione, intendo sottolineare solo due questioni, oltre alla questione del giudice di pace di cui ho detto in precedenza.
La prima questione riguarda la possibilità che le questure scelgano il giudice di pace che, spostando il cittadino straniero da un centro di permanenza temporanea all'altro, decideranno della libertà individuale attraverso la scelta del giudice. Si tratta di una violazione netta dell'articolo 25 della Costituzione.


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Ma vi è una seconda questione, contenuta sempre all'interno di questo primo comma, che reputo altrettanto conclamata e che affido alla vostra valutazione. Il comma 5-ter, dell'articolo 13, del decreto legislativo n. 286 del 1998, stabilisce che le questure forniscono al giudice di pace, nei limiti delle risorse disponibili, il supporto occorrente e la disponibilità di un locale idoneo.
Carissimi colleghi, l'articolo 110 della Costituzione recita: «Spettano al ministro della giustizia l'organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia». Non si tratta di una norma di carattere amministrativo, ma di una norma costituzionale; e, quando il Costituente volle affidare al ministro della giustizia la responsabilità dell'organizzazione dei servizi della giustizia, lo fece proprio per affrancare il sistema giudiziario da ogni interferenza, da ogni limitazione che potesse provenire dall'esterno, ivi incluse altre pubbliche amministrazioni.
Voi state mettendo nelle mani dell'Amministrazione dell'interno non soltanto il potere di scelta del giudice, ma anche il potere di condizionarne l'operato attraverso i locali e i supporti che potrebbero essere messi o meno a disposizione a seconda dell'atteggiamento che il giudice di pace potrebbe assumere nella singola circostanza. Cari amici, questa è una grande questione di libertà, questa è una grande questione di democrazia!
Replico all'onorevole Landi di Chiavenna per dirgli che, se c'è una cosa sulla quale profondamente dissento, non è quella di voler combattere l'immigrazione clandestina, però la prego di credere che mai potremmo ritenere che la Costituzione della Repubblica italiana sia un laccio o un lacciuolo. Infatti, se si deroga a questi principi, non sappiamo davvero quali potrebbero essere le conseguenze. Oggi riguardano gli stranieri, domani potrebbero riguardare altri tipi di categorie. Se scendiamo di categoria in categoria, costruiamo un sistema ineguale, nel quale non solo la legge non sarà uguale per tutti, ma rischieremo di costruire un sistema che non avrà più niente a che fare con la democrazia che, insieme, abbiamo difeso per questi cinquant'anni (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, intervengo per confermare all'onorevole Landi di Chiavenna che noi non riconosciamo la categoria dei clandestini, in quanto riteniamo che le regole da applicare siano quelle dell'accoglienza e non quelle del respingimento.
Comunque, anche da un punto di vista di regolamentazione degli ingressi, certamente non si possono condividere le regole stabilite con la legge Bossi-Fini, che prevedono il respingimento e che, quando provvedono a sanatorie, sono motivate esclusivamente da logiche di mercato.
In ogni caso, qualunque sia la filosofia che ispira la regolamentazione del fenomeno immigratorio, ritengo non si possano violare principi fondamentali come quelli relativi alla dignità della persona e alla sua libertà personale. Questa, infatti, è la discriminante di fondo delle democrazie costituzionali.
Con l'impostazione di questo decreto non riuscirete a raggiungere gli obiettivi prefissati dal Governo, perché questo fenomeno è talmente strutturale e inarrestabile che travolgerà qualsiasi barriera da voi predisposta. Al contempo, violate ogni elemento di garanzia riconosciuto dalla nostra Costituzione e dalle norme internazionali, ledendo la sacralità e la dignità delle persone.
Dal punto di vista filosofico, sottolineo la distanza abissale che separa le nostre posizioni e non credo che potrà mai esservi incontro. Tuttavia, contestiamo egualmente la violazione di questi princìpi e diritti fondamentali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.


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MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, anch'io volevo porre una domanda all'onorevole Landi di Chiavenna. Qualche giorno fa ho letto su un giornale che a Verona una donna immigrata è stata arrestata, mentre stava uscendo di casa per fare la spesa e il suo bambino di otto mesi era insieme ad un'amica. In proposito sono intervenuti il vescovo della città e la Caritas. Onorevole Landi di Chiavenna, la donna in questione non era una clandestina, bensì un immigrata irregolare che lavorava in Italia da anni e che, semplicemente, non aveva il regolare permesso di soggiorno.
Voi state partorendo un mostro, con una concezione lontana mille miglia da quella del diritto e dei diritti umani. Non esistono clandestini, esistono gli irregolari. Voi trasformate ogni immigrato irregolare in clandestino e rendete la via della clandestinità come l'unico modo per entrare nel nostro paese. Siete incapaci di affrontare un problema epocale come quello dell'immigrazione e vi ponete di fronte ad esso con la cultura del rifiuto e dell'intolleranza.
Avete una visione del mondo, della società e delle relazioni umane indietro anni luce rispetto alle necessità che, invece, tale modernissima sfida impone. L'immigrazione è inserita all'interno delle terribili diseguaglianze del mondo, dei conflitti tra il nord e il sud del pianeta, delle guerre, della povertà, delle nuove disuguaglianze. Sapete dare soltanto risposte repressive, in nome della sicurezza. Ma non esiste sicurezza nel mondo e i fatti drammatici di tutti questi anni lo stanno dimostrando. Non esiste la sicurezza nel mondo senza giustizia. La vostra incapacità di affrontare la sfida dell'immigrazione vi pone al di fuori di ogni consesso civile e al di fuori di ogni concezione di civiltà.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 1.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 437
Astenuti 2
Maggioranza 219
Hanno votato
191
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che l'onorevole Bolognesi non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.24. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, con l'emendamento in oggetto si chiede semplicemente che l'atto del questore sia scritto e motivato. Forse l'onorevole Landi di Chiavenna può ritenerla una questione di formalità, oppure un laccio o un lacciuolo, ma tutti dovremmo sapere che quando si parla di diritto, in particolare di diritti di libertà, le questioni formali diventano di grande sostanza. Quindi, invitiamo l'intera aula ad esprimere voto favorevole all'emendamento in oggetto.
Non ci troviamo affatto sulla stessa lunghezza d'onda che ha ispirato l'intervento dell'onorevole Landi di Chiavenna, quando ci ha accusato di non voler combattere l'immigrazione clandestina. Intanto, questa domanda va rivolta al Governo. Infatti, dite voi se con questa politica ciecamente repressiva, autoritaria ed illiberale, state effettivamente contrastando il fenomeno. In realtà non lo state facendo.
Anzi, con la legge Bossi-Fini, rendendo più difficile per gli stranieri vivere e lavorare regolarmente nel nostro paese e ricongiungersi regolarmente con le proprie famiglie - la famiglia è un valore solo in alcuni casi ma non in altri - incentivate la clandestinità e agevolate la condizione di illegalità, piuttosto che una condizione di rispetto delle leggi del nostro paese.
La lotta all'immigrazione clandestina significa per voi risolvere un problema


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elettorale, non un problema sociale. L'unica cosa che vi interessa è di poter dare in pasto all'opinione pubblica un numero, quello di coloro che sono stati respinti alla frontiera o riaccompagnati nel loro paese, non considerando che sono esseri umani che per la Costituzione italiana hanno gli stessi diritti e le stesse responsabilità di tutti. Non si può costruire un percorso giurisdizionale separato e diritti che valgono per alcuni e non valgono per altri. Tra poco, anziché i numeri - che sono persone - degli immigrati respinti alla frontiera o riaccompagnati nel proprio paese, fornirete il numero di tonnellate di esseri umani che hanno subito tali provvedimenti!
In tal modo, andate incontro a nuove sconfitte. Questo provvedimento, infatti, che prevede una giustizia per gli italiani e una giustizia per gli stranieri, incontrerà nuovamente la censura della Corte costituzionale. L'articolo 3 della Costituzione è chiarissimo, e la citata sentenza del 2001 afferma esplicitamente che esso vale per i cittadini non in quanto appartenenti a una comunità politica ma in quanto esseri umani. State commettendo lo stesso errore in nome di una scelta cieca, folle e autoritaria. A vostro avviso, per raggranellare qualche voto o per non perdere qualche voto, è necessario mostrare la faccia feroce e compiere scelte autoritarie nei confronti di persone che sono chiamate a subirle in quanto stranieri. Andrete nuovamente incontro a clamorose sconfitte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, è uso che i deputati della maggioranza non prendano la parola in dibattiti quali quello in corso, ma sono stufo di sentirmi insultare e di sentirmi dire che sono fuori dal consorzio civile, che sono cieco, che sono folle e che sono autoritario! Chiedo al collega se sa che 625 mila persone, grazie a questa legge, si sono sistemate e hanno diritti e doveri! Non so il collega, ma ho personalmente assistito alla messa in regola di queste persone nelle prefetture, quando davanti a un tavolo si presentavano insieme con il datore di lavoro, nelle ASL, nei sindacati, nelle questure, negli uffici postali, presso i quali potevano essere presentate le domande. Sono risultati di integrazione, dovuti a questa legge: essa non sarà certamente perfetta, ma fornisce risposte concrete ai problemi. Se continuiamo a «pisciarci» addosso e ad insultarci a vicenda, non risolviamo il problema! Questa legge risolve il problema, e sfido i colleghi dell'opposizione ad andare nei propri collegi elettorali a dire che la Bossi-Fini non funziona: non funziona perché troppe volte è stata boicottata! Si tratta infatti non di persone che consideriamo fuori dalla società, ma di persone che non vogliono mettersi in regola (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana)!
Le persone possono venire nel nostro paese recandosi presso le nostre ambasciate, in virtù di accordi bilaterali che funzionano e che sono in vigore con numerosi paesi, quali ad esempio l'Egitto, lo Sri Lanka, il Marocco e l'Albania. Grazie alla legge Bossi-Fini quest'anno non c'è stato neppure un clandestino che ha attraversato l'Adriatico! Questi sono i risultati, se si fa capire che chi viene in Italia è benvenuto, se viene nel rispetto della legge e non contro la legge (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
Si tratta di un problema europeo e di un'emergenza sociale alla quale in Italia stiamo rispondendo, se non vi è il boicottaggio da parte di certi giudici e di coloro che non intendono rispondere in termini logici. Ciascuno di noi farà il possibile per accogliere queste persone: se vengono nel rispetto delle regole sono benvenute. Altrimenti, potremmo dire che siete complici di coloro che guadagnano e speculano sulle persone che non hanno i mezzi per


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espatriare (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana. Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, l'intervento del collega Zacchera mi impone di fare alcune precisazioni.

FILIPPO ASCIERTO. È una persona seria!

FRANCESCO GIORDANO. Lascia stare, Ascierto, non è mestiere tuo!

GIANNICOLA SINISI. Non arrivano dall'Adriatico, è vero. Tuttavia, qualcuno dimentica che non arrivano dall'Adriatico - erano 45 mila nel 1999, 18 mila nel 2000, 8 mila nel 2001, 3 mila nel 2002 e zero nel 2003 - perché L'Ulivo ha attuato politiche strutturali con l'Albania (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale) ...

ANTONINO LO PRESTI. Avete mangiato a quattro ganasce!

GIANNICOLA SINISI. ... ed ha affrontato, in quel paese, una delle sfide più straordinarie (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...

ANTONINO LO PRESTI. Avete rubato!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, c'è una discussione in corso! Lasciate che l'onorevole Sinisi prosegua il suo intervento!

GIANNICOLA SINISI. Credo che si tratti anche di una discussione utile, signor Presidente.
L'Ulivo non ha realizzato soltanto politiche strutturali, ma anche un'operazione straordinaria che si tende a sottovalutare: quella di aiutare uno Stato vicino a ricostruirsi, democraticamente, senza ricorrere alle armi, senza colonialismi e senza aggressioni (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)! Credo che di tale risultato possano andare orgogliosi il Parlamento della Repubblica italiana ed il Governo italiano, non solo quello dell'Ulivo, ma anche quello in carica (Commenti del deputato Losurdo)!
Nello stesso periodo, cari colleghi, i flussi dal nord Africa, nulli nel 1999, sono diventati 2 mila nel 2001, 8 mila nel 2002, ...

FILIPPO ASCIERTO. Sono amici vostri!

GIANNICOLA SINISI. ... 17 mila nel 2003. Perché? Perché, in questo caso, non sono state fatte politiche analoghe a quelle di cui ho detto in precedenza. In tal modo, il flusso dal nord Africa è aumentato del 350 per cento!
A tale flusso non è stato posto alcun argine se non grazie all'intervento di Romano Prodi in Europa, a seguito del quale è stato possibile risolvere (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...

PIERO RUZZANTE. Ma signor Presidente!

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi! Si può ascoltare l'intervento dell'onorevole Sinisi senza udire questi boati?

ROBERTO ALBONI. Sia super partes, Presidente!

GIANNICOLA SINISI. ... la nota questione dell'embargo.


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Signor Presidente, qui non si tratta di partecipare ad una fiera o di attribuirsi il merito delle azioni positive realizzate, ma di invitare a condividere i principi - a ciò miravo -, pur rimanendo divisi sul merito.
Quando si interviene sulle libertà individuali tutelate dall'articolo 13 della Costituzione (non, dunque, sulla libertà di circolazione tutelata dall'articolo 16) non è possibile prescindere da un atto scritto e motivato: questo propone l'emendamento Bressa 1.24, che è rispettoso della Costituzione.
Noi vogliamo difendere i confini dello Stato, ma vogliamo farlo dimostrando la nostra solidarietà ed il nostro spirito di accoglienza nei confronti delle persone. Questo è il tentativo che cerchiamo di fare nel rispetto della nostra Costituzione. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, sento taluno ascriversi il merito di avere provocato l'espulsione dal nostro paese di tante persone: quasi si gareggia a chi è riuscito ad espellerne di più!
Al di là della ragionevolezza del diritto delle persone a cercare di migliorare la propria vita, chiedo ai colleghi - ma non mi faccio troppe illusioni perché rilevo un vero e proprio accanimento contro gli altri - se siano al corrente del fatto che le nostre imprese, i nostri servizi, la nostra agricoltura, versano in una situazione di sofferenza a causa della carenza di alcune figure professionali e di una manodopera ...

MASSIMO GIUSEPPE FERRO. Debbono essere in regola!

MARILDE PROVERA. ... che con le leggi vigenti non riusciamo a procurarci (Commenti di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
A Torino mancano gli infermieri! Non riusciamo a mettere in regola infermieri che provengono da altre regioni grazie a queste leggi! Abbiamo gli ospedali, abbiamo le cliniche, ma non abbiamo le persone di cui vi sarebbe bisogno per prestare assistenza agli anziani! Manca il personale! Ma lo sapete in che paese vivete o no (Commenti di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)?
Allora, occorre rispondere alle persone che vengono in Italia a cercare una vita migliore, ai cittadini italiani e alle imprese italiane che di quelle persone hanno bisogno! (Commenti del deputato Ascierto) Altro che barriere (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo)!

MARCO BOATO. Presidente, è ora che finiscano di insultare! Il maresciallo Ascierto sta insultando chi parla! Devi smetterla, Ascierto (Commenti)!

PRESIDENTE. Vorrei che si potesse discutere senza grida e senza insulti, se è possibile.

GIACOMO STUCCHI. Boato è il sobillatore!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, l'onorevole Boato è favorito dal cognome, poiché urla più degli altri, quindi lo sentono anche senza microfono. Io, invece, devo ricorrere alla tecnologia. Non sarei voluto intervenire; tuttavia, dopo l'intervento dell'onorevole Sinisi e, ancora di più, dopo quello della collega Provera, che è torinese come me, non posso esimermi dal farlo.
Vengo da una realtà, quella di Torino, che sta ancora soffrendo le conseguenze di una legge sconsiderata e razzista, ossia la legge Turco-Napolitano (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e


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della Lega Nord Federazione Padana) che, dopo molti anni durante i quali si sono verificate le sue nefaste conseguenze, il centrodestra ha cancellato. Torino ancora oggi vive una situazione particolare con enclave di decine di migliaia di persone, dove vivono purtroppo migliaia e migliaia di immigrati clandestini, i nuovi schiavi creati dal centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale) e dall'onorevole Turco che, oggi, forse per decenza, non è presente in quest'aula...

PIERO RUZZANTE. Presidente, basta!

AGOSTINO GHIGLIA. ...perché si vergogna ancora, anche se a Torino ci passa poco!

ROBERTO BARBIERI. Cretino! Idiota!

AGOSTINO GHIGLIA. Allora, non si può fare della demagogia spicciola ed irresponsabile, sostenendo che a Torino mancano badanti, lavoratori nel terziario e nei servizi. Noi non abbiamo bisogno di manovalanza, cara onorevole Provera! Abbiamo bisogno di lavoratori che abbiano la dignità di essere domani anche dei cittadini, non di importare nuovi schiavi, come voi avete fatto per dieci anni (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana)!

TITTI DE SIMONE. Sono cittadini anche loro!

FRANCESCO GIORDANO. Sono più cittadini di te! Se parli tu, sono cittadini loro!

AGOSTINO GHIGLIA. Dovreste vergognarvi (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, in modo molto pacato, vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi che mi hanno preceduto e ricordare che l'istituto del respingimento alla frontiera, l'istituto delle espulsioni in via amministrativa e tutti quei provvedimenti che riteniamo utili per sconfiggere la piaga dell'immigrazione clandestina nascono sotto il regime del Governo di centrosinistra.

MAURA COSSUTTA. Ma quale regime!

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. La verità è che, dal 1998 al 2002, ossia tra l'ultima sanatoria del Governo di centrosinistra e la fine della regolarizzazione avviata attraverso la legge Bossi-Fini...

EMILIO DELBONO. Sanatoria si chiama anche la tua!

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. ...sono state regolarizzate più di un milione e mezzo di persone. Allora, l'aspetto drammatico su cui vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi, per indurli a riflettere e, laddove è possibile, a fornire risposte equilibrate, pacate (sempre che ciò sia possibile e non ci si faccia prendere dal pregiudizio ideologico) è relativo alle modalità attraverso le quali sconfiggere il fenomeno dell'immigrazione clandestina. Purtroppo, l'esperienza dei Governi di centrosinistra ha dimostrato che, al di là delle politiche delle quote - peraltro, criticate dai vostri colleghi del gruppo di Rifondazione comunista -, in Italia, con i Governi di centrosinistra, sono entrati mediamente 200 mila clandestini all'anno. Non è possibile tollerare questo, ove si consideri la capacità di assorbimento sul territorio, la necessità di tutelare anche gli interessi degli extracomunitari che entrano in Italia in modo regolare e la salvaguardia degli interessi degli italiani (se ce lo consentite)


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che intendono convivere con un'immigrazione regolare, ma che giustamente chiedono al Governo e a questa maggioranza di respingere fermamente ogni politica che tenda a tollerare la presenza dell'immigrazione clandestina.
In questa linea si sta muovendo il Governo di centrodestra e noi crediamo di avere ragione e di poter ottenere il consenso - che ne dicano altri colleghi - della stragrande maggioranza degli italiani. Quello che voi non siete riusciti a fare (e ce ne dispiace da un certo punto di vista) lo stiamo realizzando noi: valorizzare l'immigrazione regolare, ma contrastare fermamente ogni forma di immigrazione irregolare e clandestina. Ripeto e ribadisco: dovete dirci - non a noi, ma agli italiani - se siete pronti a combattere e a contrastare l'immigrazione clandestina, perché mi sembra di comprendere invece dai vostri interventi che non abbiate alcun intendimento e che vogliate ancora continuare nelle politiche del lassismo e del buonismo, che hanno creato i problemi che altri colleghi hanno giustamente sottolineato (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nigra, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ALBERTO NIGRA. Signor Presidente, voglio rispondere all'onorevole Zacchera. Io sono eletto in un collegio dove vivono 15 mila extracomunitari e lo posso dire con forza: la legge Bossi-Fini non funziona!

MARIO LANDOLFI. Ma cosa stai dicendo?

ALESSIO BUTTI. È vergognoso!

ALBERTO NIGRA. Lo vengano a raccontare alle centinaia di spacciatori che in quel collegio, ad esempio, ancora oggi girano indisturbati, dopo che è stata introdotta questa legge (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). Magari la legge Bossi-Fini funzionasse!

STEFANO LOSURDO. E smettila!

ALBERTO NIGRA. La legge Bossi-Fini non funziona, perché è una legge, fatta sulla base di pura propaganda, che non è riuscita a risolvere l'equilibrio tra immigrazione regolare e immigrazione irregolare, che ha soltanto incrementato di qualche decina di migliaia di unità le espulsioni, ma non ha risolto il problema delle entrate irregolari nel nostro paese, salvo quando si è fatto ricorso a provvedimenti a cui ricorreva già il Governo di centrosinistra, cioè gli accordi tra i paesi dai quali proviene l'immigrazione nel nostro paese.

STEFANO LOSURDO. Aria fritta!

ALBERTO NIGRA. Allora, non raccontiamoci fandonie! Quando vogliamo fare una legge seria sull'immigrazione, facciamola! Ma non è questa una legge seria sull'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, faccio una considerazione politica e poi una tecnica nel tempo che ho a disposizione. La considerazione politica riguarda il fatto che poco fa è intervenuto il collega Landi di Chiavenna, dicendo anche cose molto polemiche, ed è stato ascoltato da tutti i colleghi dell'opposizione senza interruzioni, senza insulti, senza aggressioni. Nel corso del suo intervento, il collega Sinisi, che non mi pare sia un uomo rozzo e privo di qualità politiche, umane e giuridiche, che aveva persino disperatamente tentato un dialogo (ha detto che su queste questioni dovremmo cercare un dialogo fra destra e sinistra), è stato ricoperto di insulti e di aggressioni, non da


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tutti (perché io so distinguere), ma da una quindicina di deputati di Alleanza Nazionale, che si sono comportati in modo fascista (Proteste dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

GUGLIELMO ROSITANI. Comunista!

MARCO BOATO. Io dico ai colleghi e amici di Forza Italia, dell'UDC, ma anche a molti colleghi di Alleanza Nazionale, che conosco e stimo: ma voi pensate di andare con questi metodi ad assumere la responsabilità del Ministero degli esteri con il vostro leader Fini (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)?

GENNARO CORONELLA. Ma stai zitto!

SAVERIO LA GRUA. Ma che intervento è, Presidente?

GUGLIELMO ROSITANI. Sei un provocatore!

MARCO BOATO. Ma voi pensate che questa sia la vostra carta di presentazione in Europa? Voi pensate che gli insulti, le aggressioni, l'impedimento a parlare al collega Sinisi prima e alla collega Provera poi legittimino il vostro leader a diventare ministro degli esteri, a rappresentare tutta l'Italia in Europa e nel mondo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)? Ma non vi rendere conto di che cosa state facendo?

GUGLIELMO ROSITANI. Basta con queste sciocchezze!

STEFANO LOSURDO. Viscido demagogo!

MARCO BOATO. Il collega Sinisi vi stava chiedendo di dialogare. Do atto a Landi di Chiavenna di aver polemicamente dialogato; egli ha cercato di rispondere, e nessuno lo ha interrotto, nessuno lo ha insultato, nessuno lo ha aggredito; lo abbiamo ascoltato.
(Una voce dai banchi di Alleanza Nazionale: Terrorista!).

MARCO BOATO. Ma voi - non tutti, ma molti o alcuni colleghi di Alleanza Nazionale (compreso quello che grida contro di me) - avete riempito Sinisi di insulti, avete riempito di insulti la collega Provera, che può piacervi o meno (forse era la prima volta che parlava in quest'aula, perché vi è entrata da un mese circa), ma stava parlando di infermieri, di sanità, di problemi che potete anche non condividere.

GUGLIELMO ROSITANI. Sei un comunista provocatore!

MARCO BOATO. Ma perché la dovete aggredire ed insultare in quel modo?

STEFANO LOSURDO. Sembri un parroco!

MARCO BOATO. Lo ribadisco: in queste ore, candidate il vostro leader a fare il ministro degli esteri mentre taluni di voi stanno esprimendo il peggio di una cultura intollerante e faziosa (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
Questa è la considerazione politica che sottopongo alla vostra attenzione, e a quella dei colleghi di Forza Italia, dell'UDC e, anche, della Lega che, devo riconoscere, sono stati rispettosi in questa vicenda, e so che sono in totale disaccordo con noi: lo so, ma sono stati rispettosi. Vi chiedo se pensiate che questo sia il percorso che vi porterà a fare del vostro leader il ministro degli esteri (Dai banchi del gruppo di Alleanza Nazionale si grida: Vergogna!).

STEFANO LOSURDO. Vergognati degli argomenti che usi!

PRESIDENTE. Onorevole Boato...


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MARCO BOATO. No, signor Presidente, risponda prima agli insulti che sto ricevendo, anche in questo momento...
Mi consenta, Presidente, ancora 30 secondi, per entrare finalmente nel merito.
Il collega Sinisi, se l'onorevole Stucchi me lo permette, aveva semplicemente ricordato - e così faccio anch'io e concludo - che l'emendamento in discussione propone, al capoverso 5-bis del comma 1 dell'articolo 1, di inserire, con riferimento al provvedimento del questore per l'accompagnamento alla frontiera, la previsione secondo la quale detto provvedimento debba essere assunto «con atto scritto e motivato». Questo è quanto noi proponiamo di approvare, nonostante la gazzarra inscenata poc'anzi.

GUGLIELMO ROSITANI. Sei un provocatore!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosso. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROSSO. Ho ascoltato con calma e con attenzione gli interventi dei colleghi dell'opposizione e mi sembra si ravvisino contraddizioni evidenti. Lo dico rivolto ad una collega che stimo, Marilde Provera, con me anche nel Consiglio comunale di Torino.
Lei, onorevole, ha accennato, riprendendo anche alcuni temi trattati da altri colleghi dell'opposizione, al fatto che vi siano oggettive esigenze in Italia; riconosciamo noi per primi le esigenze di persone che possono fare le badanti, le colf, le infermiere; il che non significa, però, costruire le condizioni per importare nel nostro paese degli sbandati o, come li ha definiti dianzi l'onorevole Ghiglia, degli schiavi.
Ritengo non sia interesse di nessuno, né del centrodestra né del centrosinistra, costruire le condizioni per cui persone, che non hanno professionalità e, quindi, occasione per trovare un lavoro regolare, entrino in Italia e non ne possano più essere espulse. Quanto utilmente ha fatto questo Governo con la cosiddetta legge Bossi-Fini è consistito nel cercare di perfezionare un meccanismo che, con la cosiddetta legge Turco-Napolitano, semplicemente non aveva funzionato. Abbiamo cercato, quindi - e ritengo sia un merito che debba esserci riconosciuto -, di regolarizzare quanti, in questo paese, una casa ed un lavoro li avevano trovati. Sicché, per la prima volta, sono emerse - voi la chiamate sanatoria, noi regolarizzazione - oltre un milione di persone che lavorano oggi regolarmente nel paese e che non appartenevano al nostro popolo fino a pochi mesi fa mentre, oggi, fanno parte di una residenza allargata di cui noi ci vantiamo. Ci vantiamo, infatti, di avere contribuito a toglierle dall'illegalità e a portarle in direzione di una legalizzazione.
Un'ultima considerazione. Quanto non funziona oggi, fors'anche nella cosiddetta legge Bossi-Fini, è proprio non consentire di importare nel nostro paese, così come fanno regolarmente l'Inghilterra o lo Stato di Israele, persone per il lavoro che viene a mancare. Lo dichiaro perché ancora recentemente ho letto di alcune polemiche, da parte di taluni imprenditori e da parte di ambiti confindustriali, che non mi sono piaciute e che l'onorevole Provera, dai banchi di Rifondazione comunista, ha enfatizzato. Si tratta del fatto che mancherebbero occupati sul mercato del lavoro. No, vi sono anche nuclei di disoccupati italiani in questo paese; vi è stata, proprio a Torino, una meritoria iniziativa della Lega che, a fronte di quanti sostenevano non esserci lavoratori potenziali per i cantieri delle olimpiadi di Torino 2006, hanno dimostrato che migliaia di ragazzi di Torino e del Piemonte chiedevano di poter lavorare in quei cantieri.
Certamente, è più facile sfruttare il lavoro nero di tanti poveri disgraziati che, venuti in Italia, non trovano un lavoro regolare, una casa, una condizione normale. Questa lotta tra poveri, francamente, non credo giovi, né a voi né a noi.
La legge Bossi-Fini ha regolarizzato un milione di persone ed ha dato loro onore rispetto al lavoro che svolgevano in questo paese; essa, tuttavia, ha altresì consentito a tanti, che in questo paese non avevano


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trovato un lavoro, una casa ed una soluzione, di ritornare utilmente a casa propria, per svolgere quell'occupazione che, a casa nostra, non crediamo sia utile possano svolgere (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dario Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Signor Presidente, come il collega Boato ha rilevato, la Lega Nord ha mantenuto un atteggiamento di estremo riguardo nei confronti di tutti coloro che sono intervenuti, poiché la questione dell'immigrazione è un problema troppo importante per essere discussa con slogan o con atteggiamenti esclusivamente ideologici.
Diciamo pure che oggi siamo qui per compiere una scelta sostanzialmente inutile, perché la cosiddetta legge Bossi-Fini, nella sua definizione, era già più che completa, e riteniamo alquanto ingiusto quanto sottolineato dagli enti preposti, che hanno stabilito l'obbligo di modificare parzialmente la legge per offrire ulteriori garanzie a chi, venendo nel nostro paese, ha commesso per primo un reato; comunque, siamo qui per mettere a posto anche tale problema.
Se entriamo nel merito della questione, invece, c'è poco da aggiungere a quanto già precedentemente affermato dai miei colleghi; tuttavia, vorrei sottolineare il fatto che la legge Bossi-Fini ha affrontato, per la prima volta, il problema dell'immigrazione clandestina nell'unico modo in cui doveva essere fatto. L'immigrazione in un paese come il nostro, infatti, può essere accettata solo a condizioni particolari, vale a dire se la persona che viene ha voglia di lavorare, se è disponibile il posto di lavoro e se tale persona ha la possibilità di avere un alloggio e di viverci, con la sua famiglia, in maniera decorosa, in un paese civile quale dovrebbe essere il nostro. La cosiddetta legge Bossi-Fini stabilisce esattamente questo, essendo semplicemente basata sulla disponibilità di lavoro, nonché sulla voglia di lavorare e di integrarsi delle persone che, dall'estero, vengono nel nostro paese.
Cosa ben diversa era la precedente legge in materia, vale a dire la cosiddetta Turco-Napolitano, la quale ha semplicemente aperto le nostre frontiere ed ha fatto entrare tutti. Vorrei ricordare che sono di qualche settimana fa le affermazioni, sui giornali più importanti del nostro paese, rilasciate dall'onorevole Turco, la quale ha affermato che, se la prossima volta vinceranno le elezioni, faranno entrare tutti e regolarizzeranno tutti i clandestini; dunque, perlomeno lo ha affermato con grande onestà e grande chiarezza! Si tratta di una scelta compiuta nei cinque anni di Governo del centrosinistra, grazie alla quale sono entrati 3 milioni di persone irregolari senza nessuna minima regolamentazione e senza alcun riferimento sia alle necessità del nostro paese, sia alla possibilità di effettiva accoglienza da parte delle nostre strutture!
Tanto per rispondere a chi è intervenuto in ordine alle esigenze delle nostre aziende, inviterei a tirare fuori i numeri, poiché parlare per slogan è troppo facile. Vorrei rilevare, al riguardo, che, prima dell'approvazione della cosiddetta legge Bossi-Fini, in Italia vi erano 3 milioni di extracomunitari, in gran parte clandestini. Su 3 milioni, solo 400 mila erano iscritti all'INPS (circa il 12 per cento); tuttavia, coloro che versavano i contributi previdenziali erano poco più di 200 mila, vale a dire l'8 per cento di 3 milioni di persone! Ciò significa che abbiamo portato in casa nostra persone che avrebbero dovuto lavorare, ma quelli che lavoravano erano una quota sei volte inferiore al tasso di occupazione italiano, il quale, come tutti sapete, è il più basso sia in Europa, sia nel mondo occidentale!
Pertanto, per avere 200 mila persone che pagavano i contributi, ne avevamo altre 2 milioni e 800 mila come minimo a carico della collettività per quanto concerne gli interventi sanitari, le politiche abitative, l'asilo e la scuola per i bambini (come è giusto che sia), più una quantità di persone che lavoravano in nero ed una


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quantità enorme di persone che delinquono e che delinquevano: questa era la situazione precedente!
La legge Bossi-Fini ha obbligato, invece, ad avere la presenza collegata al posto di lavoro. Inoltre, i 700 mila immigrati regolarizzati non lo sono stati come il milione e mezzo precedente, quando bastava presentare un biglietto del tram di quattro anni prima, anche se lavoravano sotto il ponte della Bovisa dalle 9 alle 2 di notte! Infatti, sono stati regolarizzati solo gli immigrati che avevano un lavoro e pagavano sia l'IRPEF, sia i contributi all'INPS: ebbene, da quel momento abbiamo 700 mila persone in più che stanno nel nostro paese, come prima, ma che pagano sia le tasse, sia i contributi previdenziali!
Mi pare che la differenza sostanziale, da un punto di vista ideologico - ed anche pratico - sia enorme. Non parliamo, poi, di aziende, industrie, eccetera. Le aziende italiane non hanno bisogno di lavoratori senza alcuna professionalità, che arrivano, in gran quantità, nel nostro paese, portandosi a carico mogli, figli e quant'altro, e facendo lavori da mille euro al mese! Avremmo bisogno di altre soluzioni, che la legge Bossi-Fini prevede. Si può andare nelle ambasciate e chiedere il tipo di professionalità di cui si ha bisogno e tale professionalità la si porta in casa. Le imprese che avevano bisogno di tali lavoratori dove sono ora: a Timisoara, in Romania? Dove sono le imprese che due anni fa avevano bisogno di 50 mila extracomunitari l'anno, ed ora lasciano a casa anche i lavoratori veneti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)? Questo è il modo, a vostro avviso, di affrontare il problema dell'immigrazione?
Diciamo le cose come sono: tutte le questioni pratiche, logiche ed importanti sono inesistenti. Il vostro disegno era un altro: affossare il sistema occidentale italiano, con l'immigrazione clandestina, ciò che, per cinquant'anni, con l'ideologia comunista, non siete riusciti a fare (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)! Non ci siete riusciti nel passato, non ci riuscite oggi, non ci riuscirete neanche domani (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti - Una voce dai banchi del gruppo di Rifondazione comunista: Teutonici!).

MASSIMO POLLEDRI. Comunisti!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Volevo far presente al collega Boato e ad altri colleghi, che hanno accusato la maggioranza di cultura intollerante, che tale abito non appartiene a questa maggioranza. È capitato ben altre volte che persone appartenenti a singoli gruppi lo siano state, a partire da coloro che si sbellicano dalle risate appena il Presidente del Consiglio, in quest'aula, parla di comunicazioni del Governo, offendendolo in qualsiasi modo, pur di far apparire le sue dichiarazioni interrotte, o - addirittura - apparire sui quotidiani. Ben altri insulti abbiamo sentito in quest'aula! Qualsiasi insulto, comunque, venuto da quella parte, in moltissime occasioni, o da qualche banco da questa parte, è deprecabile.
Detto questo, generalizzare, onorevole Boato, con un suo accalorato intervento, in un'ora particolarmente faticosa della giornata, ed accusare di cultura intollerante o, come ha fatto qualche collega prima di lei, questa maggioranza di...

MARCO BOATO. No, non la maggioranza. Ho parlato di 15 persone, non della maggioranza!

LUCA VOLONTÈ. Onorevole Boato, chi è intervenuto prima di lei ha accusato questa maggioranza di non voler difendere i diritti individuali. Ciò mi sembra, francamente, paradossale, quando alcuni appartenenti alla sua stessa opposizione, in sede di Unione europea, hanno offeso il candidato italiano, proprio perché egli voleva difendere i diritti individuali (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici


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cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

MARCO BOATO. Ti devi rilegittimare, Luca!

LUCA VOLONTÈ. Mi permetta un'ultima osservazione, onorevole Boato: quando lei dice che qualche deputato, che ha offeso ed è intollerante, non consente a questa maggioranza di esprimere il nuovo ministro degli esteri, la conseguenza logica del suo ragionamento sarebbe che, siccome da quei banchi si offende continuamente il Presidente del Consiglio, anche quando non è presente in aula, mi sembra veramente insopportabile che voi possiate pensare di tornare al governo di questo paese (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Landolfi. Ne ha facoltà.

MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, vorrei ricordare all'onorevole Boato che la storia parlamentare è ricca di interruzioni e che questa Camera ha vissuto momenti ben più drammatici. Classificare pertanto come un'«aggressione» la normale passione politica mi sembra veramente esagerato, a meno che non si voglia strumentalizzare per altri fini tutto ciò che normalmente accade in quest'aula. Vede, onorevole Boato, la destra italiana ha vissuto il suo percorso politico pubblicamente e democraticamente, secondo le modalità della vita di partito: attraverso congressi, che sono stati anche dolorosi per la nostra parte politica.
Mi consenta un'ultima riflessione, onorevole Boato: non è dal pulpito di chi ha militato in Lotta Continua che possono venire prediche di tolleranza, di civiltà e di democrazia! Lo ricordi (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia - Commenti - Applausi polemici del deputato Boato)!

ANDREA LULLI. Ce l'hai nella maggioranza gli ex di Lotta Continua!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Bressa, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 398
Votanti 397
Astenuti 1
Maggioranza 199
Hanno votato
163
Hanno votato
no 234).

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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