Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 537 del 2/11/2004
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(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 5369)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Bertolini.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Signor Presidente, vorrei solo sottolineare che la discussione sulle linee generali è certamente servita a ricordare al Parlamento le posizioni contrapposte esistenti.
Ritengo che il decreto-legge in esame rispetti pienamente l'impostazione che sta alla base delle politiche in materia di immigrazione perseguite dalla maggioranza, e che non si discosti dunque dal percorso intrapreso dalla Casa delle libertà fin dall'inizio della legislatura.
Non si comprende quali siano le proposte alternative formulate dall'opposizione. La legge Bossi-Fini, che ha modificato sostanzialmente la legge Turco-Napolitano, è ispirata ad una filosofia molto


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chiara, che il decreto-legge in esame riprende, seppure limitatamente ad alcuni aspetti: da una parte, accoglienza reale nei confronti di chi viene in modo regolare da un paese straniero per lavorare, con l'ampliamento di garanzie e diritti rispetto alla legge Turco-Napolitano, e dunque porte aperte nei confronti di chi viene nel nostro paese nel rispetto di determinate regole; dall'altra, fermezza nei confronti dei clandestini, che devono comunque essere respinti. Da ciò discende una serie di misure volte a rendere efficaci tali politiche, sia di accoglienza sia, nei confronti dei clandestini, di respingimento. Si prevede dunque il contrasto alle frontiere dell'immigrazione clandestina e si tenta di individuare un meccanismo che renda effettive le espulsioni.
Sul cammino della legge Bossi-Fini si è abbattuta la mannaia della Corte costituzionale. Ritengo che con il decreto-legge in esame il Governo e il Parlamento siano intervenuti correttamente per rispondere ai rilievi della Corte. Non è emerso, tuttavia, quale proposta venga al riguardo formulata dall'opposizione. Si tratta di un tema che mi appassiona e sul quale ho lavorato molto, e dunque auspico che questo dibattito possa essere utile a chiarire alcuni aspetti.
Da parte dell'opposizione si parla di regime speciale e di mancato riconoscimento delle garanzie agli immigrati espulsi attraverso il meccanismo della convalida, le cui modalità vengono adeguate alle sollecitazioni della Corte costituzionale, con l'attribuzione della relativa competenza al giudice di pace. Ricordo all'opposizione che i provvedimenti di espulsione vengono emanati dai questori in via amministrativa e non prevedono, di norma, una procedura giurisdizionale, tanto è vero che fino all'entrata in vigore del decreto-legge in esame la competenza era attribuita addirittura al giudice civile, e in particolare al giudice competente in materia di volontaria giurisdizione. In presenza di tale situazione, nessuno ha mai sostenuto che vi fossero diritti conculcati in capo ai cittadini extracomunitari.
Si eccepisce dunque il fatto che non vi siano garanzie, pur avendo costruito un meccanismo, a nostro avviso, assolutamente garantista, sia con il decreto-legge in esame sia, precedentemente, con la legge Bossi-Fini. Non si comprende quale sia la proposta alternativa: ci stiamo arroccando sulla scelta fra il giudice di pace e il tribunale (e in tale ultimo caso, peraltro, fra il tribunale civile e il tribunale penale: probabilmente quest'ultimo, e anche al riguardo riscontro una contraddizione). Tuttavia, alcune forze dell'opposizione non contestano l'attribuzione della competenza sulla convalida dei decreti di espulsione, mentre altre forze dell'opposizione, evidentemente, non vorrebbero che si procedesse all'espulsione. Tale mancanza di chiarezza rende spesso poco efficaci le proposte del centrosinistra.
I temi sollevati sono molti: pur intervenendo il decreto-legge soltanto su alcuni aspetti, il suo esame ha consentito di riaprire il dibattito sulle questioni relative all'immigrazione.
Oggi ho ascoltato il collega Lusetti parlare in quest'aula addirittura di concedere asilo politico a chi lo chieda. Anche noi siamo disponibili a concedere asilo politico a chi lo chieda, ma ciò nulla ha a che vedere con l'immigrazione clandestina. Anzi, colgo l'occasione per augurarmi che la legge sul diritto d'asilo, per la quale molto abbiamo lavorato, giunga al più presto all'esame del Parlamento. Non vorrei che, attraverso battute quasi demagogiche, si intenda volutamente creare una confusione di cui, in realtà, il paese non ha bisogno.
Vorrei ora riferirmi ad un tormentone estivo, considerato che nel mese di agosto ogni giorno sulla stampa abbiamo letto dell'esistenza di un vero problema: le file alle questure e le difficoltà burocratiche per il rinnovo dei permessi di soggiorno. Sembrava tutta colpa esclusivamente della «Bossi-Fini», che aveva dimezzato i tempi per rinnovare i permessi di soggiorno. Purtroppo ancora oggi continuiamo a discuterne in maniera erronea. Alcuni stamani hanno affermato che i


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tempi per il rinnovo dei permessi di soggiorno sono stati dimezzati rispetto a quelli previsti dalla cosiddetta legge Turco-Napolitano. Ciò non è assolutamente vero.
In realtà erano state ipotizzate due opzioni diverse. La legge è molto chiara e prevede per i lavoratori a tempo indeterminato, che abbiano un permesso di soggiorno, che tale permesso venga rinnovato ogni due anni, quindi esattamente come prima. Ogni due, quattro, sei anni si ottiene la carta di soggiorno, che è permanente. Il problema, in parte è stato creato a causa di quei lavoratori regolarizzati grazie alla «Bossi-Fini»; con il provvedimento in esame, però, intendiamo porvi soluzione, peraltro in parte già trovata grazie all'assunzione di 400 operatori interinali che lavorano nelle questure che hanno un maggior aggravio di lavoro. Quindi le file non vi saranno più.
Ebbene, siccome si prefigurava una procedura di regolarizzazione, è stata manifestata la volontà di accertare che quei soggetti, la cui posizione oggi viene non sanata ma regolarizzata, siano veramente titolari di un lavoro e non vittime di truffe, ricatti o furberie. Per costoro, quindi, il rinnovo del permesso di soggiorno è stato stabilito entro un anno anziché due. Pertanto, per questi lavoratori, che purtroppo, o meglio per fortuna, erano 700 mila, quindi tanti, il termine per la verifica del permesso di soggiorno (e l'accertamento che il posto di colf, badanti, lavoratori dipendenti e quant'altro fosse un posto di lavoro serio) è stato stabilito in un anno per evitare confusione. Da qui è nato l'aggravio di lavoro per le questure, poiché le pratiche di questi 700 mila lavoratori, nel giro di soli 365 giorni si sono aggiunte alle altre.
Credo che la scelta del Ministero dell'interno di compiere una verifica reale sia stata giusta. Non siamo a favore delle sanatorie tout court: «tutti dentro». Abbiamo scelto di concedere la regolarizzazione soltanto a chi fosse titolare di un lavoro. È questa la strada che abbiamo voluto seguire ed il problema si sta risolvendo. Con questo decreto parifichiamo le posizioni di questi lavoratori a quelle degli altri lavoratori regolari. Pertanto, i soggetti interessati da questa misura potranno convertire il loro permesso di soggiorno e quindi cambiare lavoro anche dopo un anno e non più dopo due. Credo che queste forme di sciocca demagogia, di qualunquismo a danno dei lavoratori, alla fine non conducano a niente, e soprattutto non risolvano il problema.
Oggi abbiamo ascoltato anche chi, in maniera velata, ha criticato la decisione del Governo di ricorrere agli uffici postali per le operazioni di regolarizzazione. A mio avviso si tratta di una scelta felicissima. Quando abbiamo adottato le misure per la regolarizzazione abbiamo ipotizzato il ricorso a migliaia di uffici postali che, nel nostro territorio sono localizzati anche nei comuni più piccoli, non solo nei grandi. Tali uffici sono in grado di svolgere un lavoro rapidissimo e velocissimo. La regolarizzazione realizzata con la «Bossi-Fini» è stata la più veloce che il nostro paese abbia mai conosciuto; ed è quella che ha portato ai risultati più rapidi in pochissimo tempo.
Credo che quella di avvalersi di organismi con capillarità territoriale, siano essi le poste, le banche o quant'altro, sia stata una scelta assolutamente felice per consentire alla burocrazia di facilitare il lavoro, invece che intralciarlo.
Tutto questo non per appesantire il dibattito, mi perdoni, Presidente: lo ritengo un tema su cui vi sarebbe molto da discutere; credo quindi che, con questo decreto-legge, il Governo abbia voluto proseguire la linea già iniziata e impostata; ciò si vede dai risultati ottenuti in questi anni in cui ci siamo occupati del problema dell'immigrazione.
Credo siano molte le questioni aperte sul tema dell'immigrazione, che non possono certo essere ridotte alla discussione di un decreto-legge di pochissimi articoli, e che non faccia bene alla questione dell'immigrazione, agli immigrati e nemmeno al paese, ma forse neanche alle forze politiche, discutere in maniera così contrapposta solo per non volere riconoscere


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una situazione di fatto migliorata, su cui pure c'è ancora moltissimo da fare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ANTONIO D'ALÌ, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, intervengo per rifarmi brevemente alle considerazioni svolte dalla relatrice, che ha puntualmente individuato come la linea del Governo sia quella di mantenere la direttrice intrapresa sin dal suo insediamento, cioè quella di privilegiare la regolarità dell'immigrazione rispetto al fenomeno della clandestinità, in ciò confortato oggi dai risultati, che sono, al di là di quanto possano dire alcuni colleghi, assolutamente positivi in termini di diminuzione degli sbarchi, aumento delle espulsioni e, quindi, di maggiore controllo dell'immigrazione clandestina.
Peraltro, il Ministero dell'interno ha avuto occasione di illustrare tali dati più di una volta in Parlamento, e in particolare in questo ramo, e quindi mi sembra assolutamente ingenerosa la notazione fatta da qualcuno che il Ministero dell'interno intenda stabilire un «embargo» dei dati. Il Ministero dell'interno ha tutto l'interesse ad illustrare dati che - ripeto - sono assolutamente confortanti circa la validità della politica intrapresa in questi ultimi anni.
In particolare, vorrei dire che la politica dei centri di permanenza sta dando risultati positivi e per questo vorrei rassicurare l'onorevole Landi di Chiavenna sulla assoluta determinazione del Governo a proseguire in quella direzione; infatti, il ministro dell'interno si è personalmente recato più volte sul territorio per illustrare la politica che il Governo intende seguire; quindi, la implementazione della presenza dei centri di permanenza è negli auspici, nelle politiche e nelle intenzioni del Governo.
Credo sia sufficiente, dal punto di vista parlamentare, che la maggioranza dia un segnale di approvazione di questa politica attraverso la presentazione di un suo ordine del giorno, che sarebbe sicuramente accolto dal Governo.
Per quanto riguarda poi le condizioni di permanenza all'interno dei centri, credo che esse siano assolutamente in linea con le tradizioni di civiltà della nazione italiana ed è assolutamente consentito, a chiunque ne abbia titolo, di poterle verificare, così come non entro nel merito della questione riguardante l'asilo politico, di cui già ha parlato la relatrice.
Il Governo italiano continua a mantenere al riguardo una posizione assolutamente allineata alle disposizioni dei trattati internazionali e a garantire a tutti coloro che richiedono l'asilo tutte le procedure idonee a motivare la fondatezza della richiesta. Certamente, uno degli obiettivi che la normativa sull'asilo, in atto e soprattutto quella in fase di emanazione, si pone è quello di evitare che le richieste di asilo si possano trasformare in strumentalizzazioni finalizzate all'ingresso clandestino nel nostro paese.
Credo sia utile ribadire come l'apertura del nostro paese all'immigrazione regolare debba essere direttamente proporzionale ad una politica di rigore nei confronti della immigrazione clandestina.
Mi sembrerebbe assai contraddittorio promuovere una politica di apertura agli ingressi regolari, unitamente ad una politica di lassismo negli ingressi e nei controlli all'immigrazione clandestina: le due cose non possono certamente convivere e d'altronde questo è ulteriormente ribadito dalla regolarizzazione fatta nel 2002.
Dopo alcuni anni di politica assolutamente lassista nei confronti dell'immigrazione clandestina, si è avuta, come tutti sappiamo, un'emersione di oltre 800 mila posizioni che sono state gestite da questo Governo in maniera estremamente puntuale e straordinariamente efficace.
Per quanto riguarda la possibilità, per il Ministero dell'interno, di stipulare convenzioni con i concessionari di pubblici servizi, è intendimento del ministero utilizzarla, anche se non sono ancora stati individuati gli organismi ai quali verrà chiesto di fornire il previsto supporto. A tale proposito, mi corre l'obbligo di precisare


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che la norma in questione sarà utilizzata unicamente per alleviare il lavoro burocratico, che non verrà assolutamente meno il dovere del ministero di esercitare tutti i controlli di polizia necessari a verificare i dati raccolti e, soprattutto, che il titolare del potere di rilascio del permesso di soggiorno è e rimane il questore.
Quindi, non confondiamo tematiche che vanno tenute distinte: si tratta di fornire soltanto un supporto operativo e burocratico al Governo nelle operazioni di acquisizione dei dati, rimanendo esclusa ogni possibilità di delega al rilascio dei permessi di soggiorno.
D'altronde, il ministro dell'interno, il quale ha più volte esposto al Parlamento le sue idee al riguardo, si riserva di prospettare una nuova regolarizzazione a regime con riferimento alla tematica del rilascio del permesso di soggiorno, che è - ripeto - cosa assai diversa da quella che l'articolo 1-quinquies del decreto-legge in esame oggi autorizza.
Desidero tranquillizzare l'onorevole Landi di Chiavenna anche su un altro aspetto: è possibile attivare immediatamente i meccanismi di convalida mediante il giudice di pace. La relatrice, onorevole Bertolini, ha dimostrato con molta chiarezza l'infondatezza delle obiezioni di costituzionalità sollevate al riguardo (già respinte, peraltro, da questo ramo del Parlamento). In particolare, è assolutamente incongruo ritenere che la Corte costituzionale abbia inteso trasferire dal campo amministrativo a quello penale la procedura amministrativa preordinata ad un controllo di legittimità degli atti dell'autorità di pubblica sicurezza. Per l'ansia di contrastare il provvedimento del Governo, le opposizioni hanno riproposto l'obiezione, ma è chiaro che essa è priva di ogni fondamento.
Credo che il decreto-legge in esame, adottato dal Governo ed opportunamente rielaborato dal Senato e dalle forze di maggioranza in sede di discussione parlamentare, sia assolutamente idoneo non solo a risolvere i problemi di costituzionalità rilevati dalla Corte costituzionale, ma anche ad agevolare il Governo sul versante della politica dell'immigrazione, che, come sappiamo tutti, è complessa ed in continua evoluzione e, di conseguenza, necessita di continui aggiustamenti. È importante non perdere di vista che l'obiettivo è quello di rendere più agevole l'immigrazione regolare e molto meno agevole quella clandestina.
Pertanto, raccomando anche a questo ramo del Parlamento una rapida conversione in legge del decreto-legge 14 settembre 2004, n. 241.

PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario D'Alì.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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