Osservazioni al Documento
programmatico Triennale sullĠImmigrazione del Governo
A cura dellĠARCI
9 novembre 2004
Introduzione
LĠARCI esprime un giudizio fortemente
negativo su questo Documento che anzich affrontare i tanti problemi legati
alla presenza dei migranti in Italia, propone una chiave di lettura assolutamente
sbilanciata sul piano del controllo e della lotta alla immigrazione
clandestina, ribadendo una scelta proibizionista in materia di ingresso e
soggiorno degli stranieri che nei fatti la principale causa della
clandestinit.
Gi dallĠintroduzione, laddove si
ribadisce la scelta del contratto di soggiorno, e di un presunto maggior rigore
nei controlli e nelle espulsioni, evidente la scelta di rappresentare
lĠimmigrazione come un fenomeno da controllare e da utilizzare in funzione
delle necessit del mercato del lavoro. Un discorso apparentemente coerente ma
che implica scelte che vanno nella direzione contraria a quella dichiarata,
come dimostra la regolarizzazione del 2002, la crescente instabilit del
soggiorno degli immigrati e lĠimpossibilit di entrare regolarmente dopo
lĠautunno del 2002.
Questo approccio viene confermato anche
nel discorso sui richiedenti asilo, cui si fa cenno sempre nellĠintroduzione e
su cui torneremo pi avanti, che, anzich basarsi sul dettato costituzionale e
sulla necessit di garantire tutele, protezione e accoglienza, viene introdotto
a partire dalle richieste pretestuose: un modo per negare la rilevanza del
fenomeno e per distogliere lĠattenzione dalle responsabilit di uno stato che
non ha un sistema dĠaccoglienza, ne una legge e dove i numeri ci dicono che
lĠItalia non fa la sua parte in Europa perch i rifugiati, nonostante la
posizione geografica del nostro Paese, vanno altrove nellĠUE.
Le quote privilegiate, richiamate in pi
punti del documento come strumento di governo dei flussi, rappresentano spesso
un sostegno a governi dittatoriali (si pensi al caso della Libia a cui, in nome
dei rimpatri di massa, sono state perdonate cose che fino a poco tempo prima
avrebbero giustificato una guerra) e vengono fatte contro le persone che
vogliono emigrare.
Anche i vari riferimenti alla
cooperazione allo sviluppo si infrange contro una realt segnata da una
scomparsa di questo strumento di intervento a favore dello sviluppo dei Paesi
poveri (nella prossima finanziaria stata ridotto a zero la voce del bilancio
dello Stato relativa proprio alla cooperazione allo sviluppo).
Nel complesso si conferma lĠossessione
securitaia delle politiche del governo in materia di immigrazione e diritto
dĠasilo e lĠidea che anzich programmare interventi volti a favorire lĠingresso
e il soggiorno regolare, tutto viene declinato in termini di controllo e efficacia
delle espulsioni.
Breve analisi degli obiettivi
specifici
Di seguito riportiamo alcune brevi
osservazioni sugli obiettivi dellĠintervento del Governo, come riportati nel
Documento di Programmazione triennale, con lĠintento di indicare alcune linee
generali dĠintervento realistiche a partire dalla realt di cui lĠARCI a
conoscenza attraverso il proprio radicamento territoriale e lĠimpegno di
migliaia di soci, tra i quali molte persone straniere e dei tanti circoli
tematici presenti in tutta Italia.
1. Lavoro e flussi migratori
La programmazione dei flussi una
operazione che si basa sullĠipotesi di chiamare i Òlavoratori che servonoÓ. Il
principio, discutibile, a cui noi opponiamo lĠidea che i lavoratori prima sono
persone e non sono solo braccia, in realt basato su una procedura che non
funziona e prevede lĠingresso clandestino. Infatti quei pochi stranieri che in
questi due anni hanno potuto entrare in Italia regolarmente per lavoro, sono
stati chiamati dai loro datori e questo implica che li conoscessero gi prima e
che quindi fossero entrati o clandestinamente o per altri motivi. Tutti gli
altri, cio quelli non entrati in nessun decreto flussi, sono irregolari e
dovranno aspettare la prossima sanatoria.
Per questo pensiamo che sia pi
ragionevole e corretto non prevedere numeri chiusi e quote, bens meccanismi
realistici di ingresso legale, quale quello per ricerca lavoro..
Nel documento parla di misurare la
capacit di integrazione. Come la si misura? Come si concilia con gli altri
tagli agli enti locali?
CĠ la previsione di organizzare corsi di
formazione e orientamento al lavoro nei Paesi dĠorigine. Si tratta di una
previsione che ha costi altissimi e che quindi potr riguardare solo una parte
minima dei lavoratori stranieri che entrano in Italia. La previsione di
ingresso per ricerca di lavoro, che noi sosteniamo, consentirebbe lĠutilizzo
del sistema di formazione e orientamento gi esistente. Ci comporterebbe un
minor dispendio di energie e risorse e un collegamento diretto con il mondo del
lavoro sul territorio e non a distanza, con numerose mediazioni, non tutte nellĠinteresse
dellĠintervento volto a favorire lĠincontro tra domanda e offerta. Inoltre in
questo modo la selezione avverrebbe sulla base di compatibilit e competenze
reali e non presunte, come pu avvenire per la formazione nei paesi dĠorigine,
cio a distanza e peraltro con iniziative controllate dai governi che rischiano
di favorire alcuni e sfavorire altri, usando strumentalmente tali
disponibilit, e di innescare anche meccanismi di ricatto.
In relazione alla gestione degli ingressi
per lavoro dei cittadini dei Paesi di nuova adesione, lĠutilizzo della clausola
che consente di discriminare tra un paese e lĠaltro incoerente con gli stessi
principi dellĠUE e in particolare con la Direttiva antidiscriminatoria che
vieta le discriminazioni sulla base dellĠappartenenza nazionale solo nel caso
di nazioni aderenti allĠUE, come n questo caso.
LĠutilizzo di quote privilegiate in
cambio di collaborazione nei confronti dei Paesi vicini allĠUE disastrosa dal
punto di vista dei diritti umani e politico. Infatti rappresenta un sostegno a
regimi dittatoriali, come gi detto, ed uno strumento di controllo messo a
disposizione degli stessi governi. La circolazione delle persone va regolata
con leggi giuste e gli accordi tra stati sono auspicabili solo se non introducono
elementi di controllo lesivi dei diritti umani e delle libert personali.
Il contrasto allĠimmigrazione clandestina
pu avvenire in un solo modo, ossia consentendo lĠingresso legale e lĠincontro
tra domanda e offerta di lavoro in loco. In realt la scelta qui riportata di
accordi con singoli Paesi per rispondere alle esigenze del mercato si basano
tutte sulla bugia di fondo dellĠincontro tra domanda e offerta di lavoro a
distanza e su scala planetaria e sullĠidea di poter tenere le porte chiuse e aprirle
a proprio piacimento.
Piuttosto che sprecare risorse ingenti
nel campo della repressione dellĠimmigrazione illegale, sarebbe pi efficace
aprire strade nuove per lĠingresso legale e favorire forme di stabilizzazione
della presenza regolare, attraverso il prolungamento della durata dei permessi
e la diminuzione degli ostacoli e della burocrazia per i rinnovi.
Nel documento si parla attivazione delle
nuove forme di coordinamento. Che fine fanno le forme di consultazione previste
dalla Turco Napoletano?
Il tema della determinazione delle quote
di ingresso viene introdotto attraverso argomentazione contraddittorie.
Ad esempio a pag.34 si sostiene che
lĠattivit di vigilanza svolta nel 2002 ha portato allĠidentificazione, nelle
aziende con meno di 15 lavoratori, di un 55% di occupati Òin nero. Secondo il documento
questo tasso di irregolarit non ci dice niente sullĠirregolarit in generale
(e quindi sulla necessit di provvedimenti di Òregolarizzazione!) e sarebbe
dovuto allĠefficacia dellĠazione ispettiva dei funzionari del governo. E ancora
si dice che i dati demografici sono ÒaleatoriÓ e che il calo demografico non va
preso !sic et simpliciterÓ (!) e trasformato in bisogno di manodopera. Anche i
dati di Unioncamere sulla previsione delle assunzioni (pagg.17 e 18) vengono in
qualche modo ÒscreditateÓ laddove si sostiene che ÒTali studi segnalano le
previsioni, non le richieste effettive,ÉÓ. Inoltre il documento tiene a sottolineare il fatto che i
fabbisogni dei datori di lavoro Ònon tengono conto delle capacit di
integrazione territorialiÉÓ. Come al solito si tende a utilizzare
argomentazioni teoricamente a favore dei migranti (del loro benessere) contro
di loro, utilizzandole per abbassare le quote dĠingresso.
Sempre su questo argomento va
sottolineato come il documento trascuri completamente lĠimpatto della legge 30
e delle modifiche strutturali nel mondo del lavoro avvenute negli ultimi anni
sullĠinserimento lavorativo dei migranti: da un lato si sostiene la necessit
di lavoratori flessibili, dallĠaltro agli stranieri si chiede di avere il
Òposto sicuroÓ, come si diceva una volta.
2.
Il contrasto dellĠimmigrazione
illegale.
Gli strumenti di contrasto
allĠimmigrazione clandestina a cui si riferisce il documento, vengono proposti
e adottati senza minimamente porsi il problema degli esseri umani che saranno
oggetto di queste azioni. Non viene in alcun modo presa in considerazione la
via, a cui abbiamo gi fatto cenno, dellĠintroduzione di permessi per ricerca
di lavoro, fino ad oggi inesistenti. Ci sono una serie di previsioni di
introduzione o rafforzamento di misure repressive (ad esempio lĠaumento dei
CPT) che comporteranno un aggravio non indifferente del bilancio, senza
ottenere, come dimostrano questi 3 anni appena trascorsi, alcun risultato.
3. Il livello internazionale
LĠazione internazionale, come gi detto,
sbilanciata tutta sui controlli e il contrasto dellĠimmigrazione clandestina.
Mentre su queste due voci ci prendono impegni precisi e si fa riferimento a
strutture esistenti o avviate, per ci che riguarda gli ingressi legali e il
diritto dĠasilo non cĠ alcun riferimento concreto ma solo affermazioni di
principio, che, come dimostrano i fatti di questi anni, rischiano di rimanere
lettera morta, se non sostenuti da strumenti e risorse adeguate.
Si parla di ingressi regolari previsti
dalla nostra normativa. Quali sono? Noi pensiamo che non esistano nel concreto
e che al momento, come pi volte ribadito, lĠunica via dĠingresso possibile sia
quella illegale.
La previsione dellĠutilizzo dei corsi, come
gi detto, irrisoria e costosissima, e confrontata con la realt, spiega bene
lĠintenzione di non permettere ingressi legali.
Sulle sedi consolari e diplomatiche
bisognerebbe avviare una riforma strutturale per evitare lĠabuso che in tanti
uffici viene fatto oggi della discrezionalit della concessione dei visti.
Discrezionalit che spesso nasconde corruzione e traffici illeciti.
4. Politiche dĠintegrazione
Sulle politiche di integrazione cĠ una
tendenza positiva a riconoscere il lavoro e le esperienze del territorio.
Bisognerebbe sottolineare la necessit di
un ruolo maggiore di Regioni ed EE.LL. nelle politiche di gestione del fenomeno
e degli interventi necessari.
Tutto questo per non lo si pu fare
senza risorse e strumenti adeguati.
LĠuguaglianza possibile se si mettono
in atto strumenti positivi per superare le disuguaglianze concrete ad esempio
nellĠaccesso al diritto alla casa, come in quello al mondo del lavoro, compresi
i concorsi pubblici.
Tutto questo ambito, richiamato come
politiche di integrazione, deve essere messo in relazione con la precariet
della condizione giuridica delle persone straniere, conseguente alla
diminuzione del periodo di durata del permesso di soggiorno, alle aumentate
difficolt per i rinnovi, alla parallela precariet crescente nei rapporti di
lavoro. La legislazione in materia di rinnovi e ricongiungimenti ha trasformato
quelli che noi conosciamo come garanzie e diritti, in doveri per gli stranieri.
é il caso delle condizioni per lĠalloggio e il reddito che sono diventate un
ostacolo di fatto alla stabilit della presenza. Trasformare i diritti (il
diritto ad un alloggio dignitoso e a d un salario sufficiente) in doveri, crea
un corto circuito nel patto democratico alla base di uno Stato: non si pu
affidare alla responsabilit dei singoli quello che la Costituzione attribuisce
allo Stato e alla Pubblica Amministrazione.
SullĠIstituzione dellĠUfficio contro le
discriminazioni, come previsto dalla legge che recepisce la Direttiva europea,
importante sottolineare che deve essere indipendente e che quindi lĠattuale
collocazione e gestione, come al momento risulta dagli atti del Governo, non
risponde a questa esigenza prioritaria. LĠUfficio va costituito come una
autorit indipendente che possa mettere in atto azioni di contrasto alle
discriminazioni senza alcun ostacolo, come gi succede in altri ambiti per
analoghi istituti di garanzia.
5. Politiche sullĠasilo
Gli obiettivi del documento in materia di
diritto dĠasilo appaiono generici e andrebbero argomentati anche sulla base
dellĠattuale condizione di disastro del diritto dĠasilo in Italia. Riassumiamo di seguito e per punti
alcune problematiche
a)
Forte concentrazione di richiedenti nelle grandi citt
b)
Sottodimensionamento del Sistema di Protezione (ex PNA):
a fronte di 15 mila domande in media allĠanno, sono disponibili circa il 15%
dei posti. Il Sistema di Protezione ha dimostrato di essere un sistema efficace
ed efficiente, che attraverso il coinvolgimento dei comuni e la diffusione
territoriale comporta un impatto sociale e dei costi infinitamente pi bassi
del sistema di detenzione nei Centri di Identificazione.
c)
CĠ poca chiarezza sulla procedura vigente in attesa
dellĠentrata in vigore del regolamento dĠattuazione. Il ricorso ai Centri di
Identificazione senza alcuna garanzia di accesso agli enti di tutela, come
dimostra il caso Cap Anamur, implica violazioni del diritto e del principio di
Ònon refoulementÓ.
d)
Rischi di negazione del diritto dĠasilo con lĠentrata in
vigore del regolamento per lĠintenzione, pi volte dichiarata dal governo
(anche in questo documento) di far coincidere la procedura semplificata (e
quindi la detenzione nei centri di identificazione) con la totalit delle
persone richiedenti. Si tratterebbe di una scelta non giustificata e contraria
anche alla Direttiva UE sulle garanzie minime procedurali, sulla quale, come
noto cĠ gi lĠaccordo tra gli Stati Membri. Essa non prevede in alcun modo che
forme accelerate (e meno garantite) di esame delle domande possano dipendere
dal come un richiedente entrato nel territorio nazionale, ma devono
essere eventualmente utilizzate a partire dal merito, ovvero dalla fondatezza
delle domande.
e)
Insufficienza delle risorse e squilibrio tra quelle
destinate ai costituendi Centri di Identificazione e il sistema dellĠaccoglienza
(oggi oltre il 70% dei RA si trovano in condizioni di abbandono sul territorio
nazionale)
f)
Assenza di dati certi sulle domande presentate
g)
Dispersione territoriale e problemi di individuazione
delle persone per i colloqui con la Commissione, legati soprattutto ai ritardi
h)
Necessit di intervenire sui meccanismi di attribuzione
del contributo una tantum, che spesso costringe i richiedenti a tornare nelle
citt del sud (in particolare in Sicilia) dove hanno fatto domanda, con
problemi di accoglienza e oneri aggiuntivi
Lotta alle discriminazioni
Seguendo le indicazioni della Direttiva
43 del 2000, stato istituito lĠUfficio per la promozione della parit di
trattamento e la rimozione delle discriminazioni. Tale ufficio al momento non
sembra rispondere alle condizioni di autonomia e indipendenza previste, soprattutto
perch gestito direttamente dal Governo.
Riflessioni finali
Il Documento programmatico triennale
sullĠimmigrazione un atto di indirizzo molto importante ed gi un passo
avanti il fatto che il Governo abbia deciso di emanarlo. Averlo sottoposto alle
associazioni ci ha consentito di esprimere la nostra opinione, molto critica,
che speriamo sia utile a migliorare le azioni dello Stato in questo ambito.
Restiamo convinti che ci sia bisogno di
una politica diversa per governare un fenomeno cos complesso come
lĠimmigrazione e, approfittando di questa occasione, ribadiamo quali sono per
noi alcuni punti irrinunciabili:
1.
Libera circolazione (nessuna quota dĠingresso) e permesso
di soggiorno per ricerca di lavoro
2.
chiusura dei centri di permanenza temporanea
3.
uguaglianza sostanziale delle persone straniere, in
particolare: a)nellĠaccesso ai servizi pubblici, b)al sistema di garanzie
sociali, c)allĠedilizia residenziale pubblica, d)al sistema sanitario, e)al
sistema scolastico e formativo, f)al mondo del lavoro e della formazione, g)ai
concorsi pubblici, h) al sistema giudiziario, i) ai diritti civili, a partire
dal diritto di voto.
4.
trasferimento di competenze per il rilascio e rinnovo dei
permessi di soggiorno dalle Questure/Prefetture (Sportelli polifunzionali) agli
enti locali.