Roma, 8 novembre 2004

 

 

Cari amici del Comitato,

 

 

come ricorderete, sono trascorsi circa quattro anni da quando, grazie anche al decisivo interessamento della Fondazione Internazionale Lelio Basso, abbiamo preso a riunirci con lobiettivo di dare vita ad un Comitato Promotore per lattuazione in Italia della risoluzione dellAssemblea Generale delle Nazioni Unite n. 48/134 : una istituzione che permetta, tra laltro, sia di meglio diffondere la conoscenza delle violazioni dei diritti umani, che di accrescere la capacit di incidenza in proposito da parte della societ civile, a livello sia di politica interna che di politica estera.

Il nostro Comitato oggi esiste e funziona, sia pure a scartamento ridotto, mentre tutto intorno il panorama italiano si andato facendo sempre pi fosco per quanto riguarda i diritti umani. E in questo contesto che nasce la mia decisione di presentare le dimissioni dallincarico di Portavoce. Una decisione irrevocabile e rispondente in parte a motivazioni personali, in parte a considerazioni politiche. Ritengo mio dovere tentare di ragguagliarvi sulle seconde.

 

So bene che da quanto detto sopra discende che il Comitato non si propone di affrontare direttamente il moltiplicarsi di violazioni di diritti umani, che quotidianamente si susseguono intorno a noi: per non citarne che alcune, la nostra realt carceraria, laffollarsi di desaparecidos sulle nostre coste, le vittime provocate dalla nostra partecipazione allillegittima occupazione dellIrak. Resta che a me sembrato terribile, in tale situazione, sentirmi chiamato a svolgere ruoli protocollari, a fare da altoparlante allaltrui pensiero, con cui non posso dire di essermi sempre identificato, in contesti surreali e per finalit evanescenti. Mi sembrato terribile il silenzio di un Comitato che ai diritti umani si richiama fin dal nome stesso. Anche se tale silenzio trova le sue radici in quanto previsto dallatto costitutivo e dalle direttive assembleari .

N posso dire di aver dato in questi quattro anni un contributo avente una qualche utilit sia pure indiretta, dato che in fin dei conti la bozza di disegno di legge da noi presentata alla Commissione Straordinaria per i Diritti Umani del Senato stata utilizzata per un progetto di legge che, se approvato, darebbe vita ad una istituzione quale quella da noi auspicata, s, ma sprovvista delle caratteristiche fondanti di indipendenza ed efficacia. Un carrozzone, insomma.

Non vorrei con questo dare limpressione di ritenere che sia stato inutile quanto fatto fino adesso dal Coordinamento del cui operare sono daltronde responsabile anchio - per la presentazione in Parlamento del nostro disegno di legge. E anzi mia convinzione che tale linea di condotta vada proseguita con puntiglio, fino alla presentazione in Parlamento di un progetto di legge che rifletta in maniera sostanziale le nostre idee.

Quello che mi preme di evidenziare che, lasciato a se stesso, il Coordinamento non poteva fare di pi. Mentre quando esso si trovato a ricevere un input diretto dallassociazionismo, i risultati sono stati ben diversi. E quanto successo sia a proposito della nostra partecipazione alla campagna per ladesione da parte italiana al Protocollo Opzionale al Patto internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, sia da ultimo, in occasione dellelaborazione del primo Rapporto supplementare delle ONG italiane al Rapporto del nostro Governo in attuazione del sopra citato Patto internazionale sui Diritti Economici Sociali e Culturali.

 

Vorrei a questo punto allargare il discorso alla vicina Spagna, in cui - mentre lItalia sempre pi si impantanava nelle sabbie mobili della guerra - un ammirevole scatto di coerenza democratica mandava a casa il governo che in quella stessa guerra aveva trascinato il Paese, malgrado la compatta opposizione espressa a pi riprese dallopinione pubblica, analogamente a quanto accaduto in Italia. E in cui, nel giro di pochi mesi, si arrivava al ritiro delle truppe dallIrak, alla ripresa della cooperazione europea, alleclatante decisione di fare della Spagna zapatera il primo Paese al mondo a riconoscere la piena parit di diritti civili alle persone omosessuali, in fatto sia di matrimonio che di adozione.

           Ebbene, se evidente il peso che ha avuto, nel tracollo elettorale della destra al governo, la pessima ( e menzognera ) gestione del dopo attentato dell11 marzo da parte del governativa, tale tracollo difficilmente avrebbe potuto avere luogo se, nella fase di elaborazione del programma elettorale, la galassia dellassociazionismo sia pacifista che impegnato in temi di diritti umani in generale non avesse saputo creare convergenze ed elaborare una piattaforma che gli hanno permesso di presentarsi allallora opposizione come interlocutore da prendere in considerazione con la massima attenzione.

Certo, in Spagna tutto reso pi semplice dalla presenza di un partito che raccoglie i voti del 95% dellelettorato di sinistra, per cui la societ civile si trovata in pratica a disporre di un interlocutore unico. Ma limportanza del movimento pacifista e no global in genere in Italia analoga a quella avuta in Spagna. Esso ha quindi la possibilit di cercare punti di incontro programmatici con lunica formazione che pu dimostrarsi sensibile alle nostre tematiche (pu: ricordiamo che non lo ha fatto con particolare convinzione quando stata al governo) , vale a dire il centrosinistra.

 

E a mio avviso in tale direzione che deve oggi muoversi con decisione anche il nostro Comitato, lasciando stare una trasversalit bipartisan resa impossibile, nella materia che ci interessa, dal comportamento pervicacemente dimostrato dallattuale maggioranza.

Occorre, piuttosto, ampliare sostanzialmente loperativit del Comitato, a livello culturale e politico. Rompere lisolamento in cui esso sembrerebbe al momento incertamente navigare e trovare la forza per farlo confluire con la propria elaborazione nellampio schieramento di sindacati, movimenti e associazioni, che vedono nella prossima scadenza elettorale la possibilit di un sostanziale rinnovamento della vita democratica, sociale e culturale, nonch del rispetto dei diritti umani in Italia e da parte italiana allestero.

 

Tornando ai motivi delle mie dimissioni che, lo ripeto, sono in ogni caso irrevocabili, ritengo sia per me arrivato il momento di tirarmi indietro, ben sapendo che il Comitato oggi una struttura esistente, anche se perfettibile, e a disposizione delle realt associative che in questi quattro anni sono entrate a farne parte. Ritengo, anche, che spetti ormai a queste ultime appropriarsene direttamente e non pi per delega a terzi, riversandovi passione e intelligenza, contenuti anche innovativi e insomma vitalit, se veramente considerano che essa offra potenzialit su cui valga la pena investire.

 

 

                                                          

Enrico Calamai