CGIL

CISL

UIL

 

 

 

Presidenza del Consiglio dei Ministri Segretariato Generale

Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo

Via della Vite, 13

Roma

 

Egregio Capo del Dipartimento,

 

Siamo grati dellopportunit data a Cgil,Cisl,Uil di partecipare a questo incontro il cui motivo di convocazione e molto importante, trattandosi della programmazione triennale della politica del Governo in tema di immigrazione negli anni 2004 2006; un tema che riguarda ormai secondo molto autorevoli osservatori oltre tre milioni di cittadini stranieri, tra immigrati regolari e non, cifra inevitabilmente destinata a crescere.

 

Lart. 3, 1^ comma, del decreto legislativo n. 286 del 1998, confermato dalla Legge n. 189/04, prevede da parte dellEsecutivo- la convocazione delle parti sociali, in sede di predisposizione del documento programmatico. La presente convocazione ci sembra non rispondere pienamente alla legge, in quanto un documento definitivo gi stato preparato senza chiedere pareri o contributi di merito ai sindacati, ed ora da parte di chi ci convoca ci si aspetta probabilmente una presa datto formale di quanto gi deciso.

 

Questo modo di fare ha gi prodotto, a nostro avviso, gravi risultati in termini di bassa qualit del documento messo a nostra disposizione. Quanto alla formalit, la nostra presenza in questa sede vuole essere tuttaltro che un obbligo da espletare; per questo motivo abbiamo elaborato una serie di riflessioni sui contenuti del documento programmatico e chiediamo alla Presidenza del Consiglio di prenderne atto in modo formale e sostanziale.

 

    Filosofia generale del documento

 

Al pari della Legge Bossi Fini, questo documento sembra partire da una premessa che considera limmigrazione degli stranieri in Italia come un male forse necessario, ma da cui difendersi; vede la loro presenza come congiunturale, i loro diritti sostanzialmente minori dei cittadini italiani, i diritti umani una questione da interpretarsi a seconda delle occasioni.

 

Al contrario, tutti gli indicatori economici e demografici a livello globale indicano nel prossimo il futuro un panorama secondo il quale senza immigrati lEuropa e destinata ad un inesorabile declino. Secondo lONU il differenziale demografico tra Europa ed Africa e di oltre 5 punti percentuali, un gap storicamente tra i pi alti: questo significa che nei prossimi venti anni sono previste 50 milioni di nascite in meno in Europa (5 milioni in meno in Italia) e 170 milioni di nascite in pi in Africa (50 milioni nel solo Maghreb).

 

Entro il 2010, la cifra di immigrati considerata necessaria in Italia per mantenere costante il numero di abitanti e pari al 10% della popolazione complessiva. I dati del rapporto 2004 Caritas Migrantes sullimmigrazione, indicano ancora che il 90% degli immigrati presenta caratteristiche di stabilit e volont a rimanere nel nostro Paese.

 

Conseguentemente, una politica che li costringe allinstabilit, al doversene andare appena perdono il lavoro, che non tiene conto del numero di anni di residenza nel Paese (almeno fino alla carta di soggiorno) e che usa la burocrazia come strumento deterrente alla presenza degli stranieri, non solo non fa i conti con i processi insiti nella globalizzazione e non guarda al futuro, ma soprattutto impedisce allItalia di dotarsi degli strumenti adatti per affrontare questo fenomeno epocale in maniera adeguata, con politiche vere di accoglimento ed integrazione economica, ma anche sociale, religiosa e culturale.

 

 

    Politiche del lavoro degli stranieri

 

La filosofia della legge che vede lingresso dello straniero legato unicamente al contratto di soggiorno, sulla base di quote prefissate, ha provocato danni gravi che sono sotto gli occhi di tutti: solo nel 2004 secondo Unioncamere il numero di ingressi messo a disposizione dallEsecutivo con le quote ha rappresentato un magro 10% della domanda reale di manodopera da parte delle imprese, con grave pregiudizio per tutti. Gli stessi dati riportati dal documento di programmazione triennale, per gli anni 2002-2004, testimoniano che su 238.500 ingressi previsti dalle quote, ben 178.500 erano di natura stagionale. Questa chiusura di fatto allingresso per lavoro regolare subordinato, apre le porte allimmigrazione clandestina ed al lavoro nero, esattamente lopposto di quanto la legge si propone. Per quanto riguarda la regolarizzazione del 2002, essa certo ha prodotto lemergere di 650 mila persone dalla clandestinit, ma solo temporaneamente in quanto la scarsa durata dei permessi in assenza di un vero decentramento delle funzioni amministrative e lassenza dello sportello unico ha prodotto il caos nelle questure, il dilatarsi dei tempi di rinnovo oltre limiti accettabili e la ricaduta di migliaia di persone nella irregolarit e lavoro nero.

 

Si pu dire che la politica di rifiuto degli stranieri, che sta alla base della legge ed confermata dal presente documento di programmazione triennale, sta di fatto vanificando gli effetti positivi della sanatoria, portando al collasso questure e prefetture incapaci di rispondere ad una pressione crescente di richiesta di rinnovi dei permessi, e vanificando il sistema di incontro tra domanda ed offerta di lavoro reso praticamente impossibile visto il contorto meccanismo burocratico escogitato e la chiusura di fatto al lavoro regolare.

 

La proposta di Cgil, Cisl e Uil per uscire da questa situazione nota e semplice: listituzione di un permesso di soggiorno per ricerca di occupazione (ex sponsor legge 286/98). Questo permetterebbe di mettere realmente in contatto domanda ed offerta di manodopera e, allo stesso tempo, minare alla base il traffico di esseri umani, in quanto, se uno potr entrare regolarmente in Italia per cercare lavoro, non avr bisogno di rischiare la propria vita ed i propri miseri averi a favore dei trafficanti internazionali. Assieme a questa proposta aggiungiamo lallungamento ad almeno due anni del permesso di soggiorno per lavoro ed un vero decentramento degli iter burocratici relativi al soggiorno regolare degli stranieri nel nostro Paese, insieme alle risorse necessarie per offrire loro strumenti veri e concreti di integrazione.

 

    Politiche di prevenzione e contrasto allingresso illegale nel nostro Paese

 

Una politica accorta di gestione dei flussi dingresso e certo necessaria, ma essa non deve diventare lalibi per chiudere le porte a prescindere per chi non e italiano. Rendere possibile e funzionale lingresso di stranieri nel nostro Paese , a nostro avviso, la miglior ricetta per minare alla base limmigrazione clandestina. Non servir a nulla chiudere le porte ai flussi migratori, anzi far solo danno alla nostra economia ed alla performance di crescita dellItalia. Lattuale politica fa leva su paure irrazionali che non solo non hanno ragione dessere, ma che potrebbero essere alla base di uno scontro tra culture, abitudini e credenze differenti. Consideriamo la presente legge gravemente lesiva dei diritti della persona, come ha anche sentenziato recentemente la Consulta. Chiediamo dunque il rispetto dei diritti della persona previsto dalle normative internazionali, a cominciare dal superamento dei CPT ed il rispetto delle normative europee.

 

 

 

    Le azioni e gli interventi a livello internazionale

 

Consideriamo riduttiva e sbagliata limpostazione del documento programmatico, volta a considerare solo i problemi relativi alla sicurezza ed al controllo delle frontiere. Non che questo non sia importante ma assieme alla sicurezza, si deve programmare lo sviluppo di politiche ed azioni positive in tema di lavoro, integrazione e rispetto dei diritti, primo tra i quali quello di ricercare migliori condizioni di vita per il migrante e la propria famiglia. In questo senso proponiamo:

 

1.    La promozione da parte del Governo italiano di un decreto di firma e ratifica della Convenzione ONU sui diritti dei migranti e delle loro famiglie;

2.    Linserimento nel Trattato Costituzionale europeo del principio della cittadinanza di residenza;

3.    Una piattaforma organica di alto profilo, di respiro nazionale ed europeo, in grado di interloquire con un arco vasto di forze sociali e politiche.

 

 

    Politiche di integrazione

 

Il panorama presente e futuro dei processi migratori, a livello italiano ed internazionale, mostra chiaramente che il fenomeno e destinato a crescere, che le migrazioni non sono congiunturali, e che la nostra societ destinata ad assumere volente o nolente caratteristiche di multiculturalit. Lo spirito della Legge Bossi Fini e del documento programmatico, poggia le basi al contrario sullillogica premessa che gli stranieri debbano rimanere in Italia il tempo previsto dal contratto di lavoro per andarsene subito se esso non viene rinnovato. Questa impostazione, oltre ad essere oggettivamente crudele verso altri esseri umani, a cui si nega cos il diritto di progettare il proprio futuro e li si condanna ad un perpetuo clima di incertezza, impedisce alla nostra societ di darsi gli strumenti necessari ed adeguati ad affrontare il fenomeno, sia dal punto di vista economico, che da quello sociale e culturale, anche al fine di ridurre i possibili contrasti che possono nascere da culture e credenze diverse.

In questo senso valutiamo molto carente la politica dintegrazione presente nel documento programmatico, che vorrebbe scaricare sui datori di lavoro parte degli oneri connessi al processo migratorio (casa e costi di rimpatrio), riducendo al minimo gli altri (sanit, scuola, diritti sociali in genere).

Noi, al contrario, pensiamo che sia necessario un vero decentramento delle funzioni ma anche delle risorse necessarie a dar vita localmente a strumenti efficaci daccoglienza ed integrazione dei cittadini stranieri, non pretendendo di assimilarli alla nostra cultura, ma aprendoci alla comprensione ed allincontro della ricchezza umana e culturale che ci viene da differenti culture e modi di vita.

 

 

    Richiedenti asilo e rifugiati

 

Come previsto dalle direttive europee, chiediamo il varo rapido di una legge sul diritto dasilo, anche per evitare i palesi aggiramenti dei diritti civili e della persona, che si sono verificati anche di recente nel caso degli sbarchi in Sicilia. E anche necessario dare al richiedente asilo adeguati strumenti di protezione e di sussistenza, permettendo al richiedente di lavorare nella fase dattesa dellaccoglimento o meno della domanda dasilo.

 

 

 

 

Cgil

Cisl

Uil

 

F.Fammoni

O. Ciucci

G. Loy

 

 

 

 

 

 

00198 Roma

Corso dItalia, 25

 

 

 

 

 

 

 

00198 Roma

Via Po, 21

 

 

 

 

 

 

 

00187 Roma

Via Lucullo, 6