Discussione
e reiezione della mozione n. 280 (testo 2) sui centri temporanei di accoglienza
per immigrati (Procedimento
abbreviato, ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca ora la
discussione della mozione 1-00280 sui centri temporanei di accoglienza
per immigrati, con procedimento abbreviato ai sensi dell'articolo 157, comma 3,
del Regolamento.
Ha
facolt di parlare il senatore Iovene per illustrare tale mozione.
IOVENE (DS-U). Signor Presidente, poche ore fa,
esattamente all'alba, altri 214 immigrati sono sbarcati a Lampedusa, dopo che
alle 3 di questa notte altre 187 persone, a bordo dell'ennesimo barcone, erano
arrivate nella medesima isola.
L'arrivo
e lo sbarco di immigrati in maniera pi o meno eclatante, pi o meno sofferta
(e sempre pi si tratta di casi in cui la sofferenza evidentissima),
cronaca quotidiana. A prescindere da ci che si dice o si pensa dei fenomeni
migratori, per questi immigrati inizier ora un lungo calvario che li porter
ad affrontare il tema oggetto della mozione, presentata da 65 senatori di
diverse forze politiche.
Cosa
ha spinto questi colleghi a presentare una mozione sui centri di permanenza
temporanea e assistenza per immigrati, a cinque anni dalla loro istituzione?
Innanzitutto,
la necessit di avviare una riflessione, anche insieme al Governo, sulla
legittimit dei centri di accoglienza temporanea e sulla loro effettiva
utilit, facendo tale riflessione non in astratto, ma alla luce della concreta
esperienza, di quanto effettivamente accaduto in questi anni e ancora accade
in queste settimane.
La
mozione che stiamo discutendo ha per oggetto listituzione dei centri di
permanenza temporanea e assistenza, avvenuta cinque anni or sono grazie alla
cosiddetta legge Turco-Napolitano; tali centri sono poi stati modificati nel
loro funzionamento dalla cosiddetta legge Bossi-Fini.
Si
tratta al momento, nel nostro Paese, di 12 centri, nei quali vengono di fatto
reclusi i cittadini immigrati quando non possibile eseguire con immediatezza
lespulsione mediante accompagnamento alla frontiera ovvero il respingimento,
perch occorre procedere al soccorso dello straniero, ad accertamenti
supplementari in ordine alla sua identit o nazionalit ovvero allacquisizione
di documenti per il viaggio ovvero per lindisponibilit di vettore o di altro
mezzo di trasporto idoneo e cos via.
Larticolo
21 del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, che disciplina
il funzionamento dei centri di permanenza temporanea e assistenza prevede che
lo straniero trattenuto nel centro con modalit tali da assicurare la
necessaria assistenza e il pieno rispetto della sua dignit. La legge
Bossi-Fini ha allungato a 30 giorni, prorogabili per altri 30 (per complessivi
60 giorni), il periodo di trattenimento.
La
mozione in esame chiede che il Parlamento e il Governo riflettano su questa
realt e invita lEsecutivo a riferire: sulleffettiva situazione esistente
allinterno dei centri di permanenza temporanea e assistenza; sulle modalit
con le quali si sta procedendo allistituzione di centri di identificazione per
richiedenti asilo; a dare disposizioni ai prefetti perch sia assicurata
effettiva trasparenza sul funzionamento e sulla vita dei centri di permanenza
temporanea e assistenza (torner su questo punto, che particolarmente
delicato); a presentare in Parlamento un bilancio economico dei reali costi di
gestione di tutto questo sistema.
Alla
luce di tutto ci la mozione chiede al Governo di attuare una moratoria sulla
realizzazione di nuovi centri di permanenza temporanea e accoglienza, che pure
il Governo ha in programma.
Non
un caso che questi centri rappresentano, da molti punti di vista, una realt
assurda; sono lo specchio di un approccio al fenomeno dellimmigrazione che
tende a ridurlo a questione criminale e di ordine pubblico. Ricordo a questa
Assemblea e al sottosegretario DAl (che rappresenta il Governo, in questo
momento) alcuni dati che mi sembrano evidenti. Alla fine degli anni Ottanta,
quando il fenomeno dellimmigrazione straniera cominciava a farsi strada, era
straniera una su otto delle persone che entravano in carcere.
Nel
1991 la percentuale di stranieri, rispetto ai nuovi ingressi in carcere, era
esattamente del 17,3 per cento; nel giro di cinque anni (mi riferisco, quindi,
al 1996) tale percentuale salita al 28,1 per cento, vale a dire pi di una
persona su quattro; nel 1999 stata poi superata la soglia di una persona su
tre, con una percentuale del 33,4; nel 2000 la quota di stranieri salita
ancora, fino a raggiungere il 36,2 per cento.
Nei
confronti di costoro vengono spesso intrapresi percorsi penali differenziati
rispetto a quelli degli italiani. Si fa ampio ricorso alla custodia cautelare,
e questo fa s che quasi il 60 per cento degli stranieri nelle carceri italiane
siano detenuti in attesa di giudizio, mentre tra gli italiani il dato scende al
di sotto del 40 per cento.
I
detenuti stranieri si concentrano soprattutto negli istituti penitenziari del
Centro-Nord, e tra questi soprattutto nelle carceri delle grandi citt e nelle
grandi aree metropolitane. Gli stranieri, spesso sprovvisti del permesso di
soggiorno, non possono certificare il luogo in cui risiedono, in cui risiede la
loro famiglia, per cui sono i primi ad essere coinvolti in periodici
sfollamenti che interessano molti degli istituti penitenziari italiani.
Se a
questo si aggiunge il fatto che circa il 60 per cento dei cosiddetti ospiti
attualmente trattenuti nei centri di permanenza temporanea e assistenza
costituito da ex detenuti, emerge un quadro che ha dell'assurdo e del
paradossale. Mi chiedo, e chiedo al sottosegretario D'Al: che ragione c',
soprattutto per ex detenuti, che quindi hanno espiato un periodo pi o meno
lungo all'interno di un istituto penitenziario, aggiungere altri 60 giorni di
trattenimento?
Forse
che tutte le procedure relative alla identificazione o alla espulsione non
potevano essere espletate nel periodo di detenzione, nel periodo in cui erano
in carcere? Per quale motivo aggiungere, a differenza di quanto accade per i
cittadini italiani, di fatto 60 giorni in pi di detenzione a quella che hanno
gi scontato?
Dietro
ai numeri che ho citato, ci sono persone, ci sono casi concreti, situazioni
diverse e se per il 60 per cento si tratta, appunto, di ex detenuti, c' un 40
per cento che non lo sono: si tratta di immigrati trovati senza documenti, o
con documenti irregolari, che vengono tra l'altro trattenuti insieme a coloro i
quali hanno commesso dei reati, alimentando un circuito perverso, che spinge
alla clandestinit e all'illegalit, invece di tentare di costruire percorsi
positivi per farli uscire da questa situazione.
Ma
vorrei citare alcuni casi concreti. Signor Sottosegretario, sono stato luned e
marted scorsi nei centri di permanenza temporanea e accoglienza di Isola Capo
Rizzuto e Lamezia Terme. Tra l'altro, il centro di Isola Capo Rizzuto stato
inaugurato a gennaio di quest'anno ed stato presentato dal suo collega
Mantovano come un centro di eccellenza. Ebbene, il 16 di luglio e il 29 di
agosto di quest'anno si sono verificati gravissimi incidenti, con incendio di
parte della struttura, con scontri e lesioni sia tra i trattenuti che tra le
forze dell'ordine, a testimonianza di quale angoscia, di quale situazione di
tensione, di quale difficolt si viva in quei centri.
Ho
incontrato un signore macedone, appunto, che era in visita ad alcuni parenti in
Italia ed in possesso del titolo di viaggio di rientro, che aveva dimenticato,
o meglio, non sapeva di dover timbrare presso la questura il suo visto
turistico dopo il settimo giorno di permanenza sul territorio italiano: stato
fermato ed stato immediatamente tradotto nel centro di permanenza temporaneo
e accoglienza, dove attualmente si trova.
A
Lamezia Terme invece ho trovato un giovane di Mauritius, che lavorava con
regolare permesso di soggiorno a Palermo, il quale stato investito da un
pirata della strada che lo ha anche abbandonato sul posto. stato ricoverato e
durante gli otto mesi di ospedalizzazione per i danni subiti dallincidente gli
scaduto il permesso di soggiorno, sicch, appena uscito dallospedale,
stato fermato e tradotto nel centro di permanenza temporanea di Lamezia Terme,
perch non aveva avuto la possibilit di regolarizzare il suo permesso di
soggiorno.
Sono
solo alcuni dei casi e non si tratta di eccezioni, bens assolutamente della
norma nella quale ci si imbatte visitando questi centri.
Ancora,
Nicole, un albanese di 35 anni, da cinque anni in Italia, rientrato nella
maxisanatoria come dipendente di una societ cooperativa a Bergamo, il quale,
per ottenere il rinnovo del permesso, ha presentato lo stesso, identico
contratto di lavoro con cui ottenne la prima regolarizzazione. Ma la legge
Biagi nel frattempo ha modificato lo statuto del cosiddetto socio-lavoratore;
risultato: Nicole non figura pi come un dipendente, quindi niente rinnovo e
anche per lui stessa sorte.
Ci
troviamo di fronte ad un paradosso che questo Governo ha determinato, cio
quello di prevedere ed esaltare, con la legge n. 30 del 2003, il massimo della
flessibilit del mercato del lavoro: il lavoro a chiamata, il lavoro ad ore, il
lavoro interinale, tutti i possibili meccanismi di lavoro sono consentiti e
sostenuti, incentivati da questa legge, che presentata quasi come una sorta
di manifesto ideologico dellattuale Governo. Ma questo vale solo per i
cittadini italiani: per i cittadini immigrati, ovviamente, la legge Bossi-Fini
stabilisce che per il permesso di soggiorno necessario che esista un rapporto
di lavoro subordinato, a tempo indeterminato o determinato, di durata non
inferiore ad un anno.
evidente la contraddizione, la palese differenza di trattamento e di approccio:
solo per gli immigrati deve esistere un rapporto di lavoro subordinato di un
certo tipo, mentre si inneggia al lavoro flessibile, configurato in mille modi
differenti.
Vi
poi il caso, sempre nei centri di permanenza temporanea, dei richiedenti asilo.
Gli ultimi dati a nostra disposizione (lei lo sa bene, signor Sottosegretario)
ci dicono che su 13.000 richieste di asilo il nostro Paese ne ha accolte
nellultimo anno solo 550, una percentuale ridicola, irrisoria. E oggi la
commissione sta esaminando le richieste di concessione di asilo politico
relative alle persone che hanno avanzato questa richiesta alla fine del 2002;
siamo quasi alla fine del 2004; molti dei richiedenti asilo sono trattenuti nei
centri di permanenza temporanea.
Questi
sono dati, casi concreti. Alla luce dellesperienza concreta, non in astratto,
effettivamente efficace il sistema che stato istituito?
Tra il
luglio 2002 e il luglio 2003 le persone trattenute allinterno dei centri di
permanenza temporanea sono state 16.924 (13.232 uomini e 3.692 donne); il
numero delle espulsioni ha riguardato poco pi di un terzo, 7.344 persone,
mentre il numero delle persone non riconosciute entro il termine massimo dei 60
giorni stato di 5.149, circa un terzo.
Allo
scadere dei sessanta giorni queste persone vengono rilasciate, ma esistono casi
- e purtroppo non sono isolati - in cui vengono "ripescate" e mandate
nuovamente, per altri sessanta giorni, nei centri di permanenza temporanea, e
ci avviene per due-tre volte. CՏ stato addirittura il caso di una persona che
stata trattenuta per periodi successivi di sessanta giorni per ben sette
volte. un obbrobrio giuridico, un fatto assurdo, incredibile, che non sarebbe
dovuto accadere e invece si verificato.
Questo
Governo, nella legge finanziaria di questanno, ha stanziato 105 milioni di
euro per la gestione dei centri di permanenza temporanea e circa 25 milioni di
euro per la costruzione di nuovi centri, a fronte di meno di 11 milioni di euro
per le azioni positive nei confronti degli immigrati, quali lassistenza agli
stranieri (6 milioni) e il Programma nazionale asilo (5 milioni). Si rende
conto, signor Sottosegretario, della sproporzione, della differenza di
trattamento, della logica perversa che guida tale rapporto in questa
situazione?
Inoltre,
cՏ un problema di trasparenza. Si rende conto, signor Sottosegretario, che i
centri di permanenza temporanea sono meno accessibili e meno trasparenti delle
nostre carceri? Via via le prefetture hanno impedito laccesso ai centri alle
associazioni umanitarie, alle organizzazioni di volontariato, ai consiglieri
regionali.
Oggi i
consiglieri regionali possono accedere per legge agli istituti penitenziari di
loro competenza territoriale, cos come le organizzazioni di volontariato, che
possono controllare e prestare assistenza. Ci non avviene per i centri di
permanenza temporanea, creando in queste realt meccanismi in cui non vi
trasparenza e possibilit di accertamento - se non da parte dei parlamentari -
delle reali condizioni in cui vengono trattenuti gli immigrati.
Guardi,
la sentenza della Corte costituzionale n. 105 del 2001 ha incisivamente
chiarito che non solo il trattenimento, ma anche laccompagnamento coattivo
incidono sulla libert personale e che lo straniero deve godere del medesimo
diritto alla libert personale, in condizioni di uguaglianza con il cittadino
italiano. E larticolo 13 della nostra Costituzione che sancisce: "La
libert personale inviolabile".
A ci
dovremmo pensare discutendo di questa mozione e riflettendo su questa
situazione. lauspicio che faccio per lAssemblea e per il Governo.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
E'
iscritto a parlare il senatore Pagliarulo. Ne ha facolt.
PAGLIARULO (Misto-Com). Signor Presidente, ho
sottoscritto con profonda convinzione la mozione in esame, in quanto mi parso
che affronti in modo documentato e rigoroso una questione grave e
significativa: quella del pericolo di una vera e propria torsione dello Stato
di diritto.
Si sa
(lo ricordava il collega Iovene) che il regolamento di attuazione del Testo
unico prevede lassistenza, il rispetto della dignit degli ospiti dei centri,
la possibilit della comunicazione con lesterno. Si sa pure, ahim, che la
situazione effettiva dei centri fa emergere una realt di segno opposto
rispetto a tali prescrizioni, al punto che non solo essa rappresenta una deroga
alla Carta dei diritti fondamentali dellUnione Europea, ma appare in contrasto
con un complesso di norme costituzionali che sono alla base dello Stato di
diritto. Ecco perch ho parlato di una torsione dello Stato di diritto.
CՏ da
interrogarsi sul senso di questa torsione e su alcune analogie fra tale torsione
e simili situazioni in altri Paesi del Nord del mondo, pur con diversa storia,
cultura e tradizione.
Sono
innumerevoli gli episodi di cronaca relativi ai Centri che testimoniano di una
condizione di reclusione e di costrizione dei diritti. I Centri di permanenza
temporanea rappresentano, mi pare, non solo il fallimento di una politica del
Governo ma anche di una cultura ispirata allinterpretazione dello straniero
come diverso, ad una sindrome della paura e dellassedio. La stessa sindrome, a
ben vedere, che ha portato a formulare la proposta di legge relativa al reato
di clandestinit.
Vede,
signor Presidente, di poco fa la notizia dello sbarco di altri 400 disperati
a Lampedusa ed lennesima conferma di un fallimento annunciato. La legge
sullimmigrazione e la politica dei centri non servono al governo del fenomeno
storico e reversibile degli attuali flussi migratori, anzi, determinano un
aumento del fenomeno della clandestinit, una profonda lacerazione delle nostre
tradizioni giuridiche, un vulnus ai princpi di solidariet che sono alla base delle
culture e delletica del nostro popolo.
Ridurre
la questione dellimmigrazione a questione di ordine pubblico, pure esistente,
un drammatico errore. Il meccanismo di vincolo del permesso di soggiorno in
ragione del preesistente contratto di lavoro, oltre ad essere in palese
contrasto - come veniva sottolineato - con la legge sul mercato del lavoro
approvata proprio da questo Governo, ha reso difficilissima la concessione del
soggiorno, creando cos ulteriore lavoro nero, ulteriori difficolt allo stesso
sviluppo economico del nostro Paese. E questo, a mio avviso, perch la legge
in s che tende a ridurre il fenomeno a questione di ordine pubblico.
Per
questo, la proposta di moratoria sulla realizzazione di nuovi Centri, lavvio
di una profonda riflessione sulla funzione e sullesistenza stessa dei Centri e
la proposta di un attento rendiconto economico dei costi di gestione dei
Centri, cos come viene avanzata nella mozione, mi paiono non solo ragionevoli
ed opportune sul piano dellefficacia di tali istituzioni, ma doverose sia
rispetto al problema generale da esse evocate, sia rispetto alle tante
circostanze specifiche a cui la mozione fa riferimento, come la situazione del
Centro di Bologna.
PRESIDENTE.
iscritto a parlare il senatore Malabarba. Ne ha facolt.
MALABARBA (Misto-RC). Signor Presidente, la
primissima cosa che umilmente ognuno di noi dovrebbe fare di fronte
allargomento Centri di permanenza temporanea e assistenza dovrebbe essere
registrare la situazione reale, senza pregiudizio, basandosi magari su concrete
testimonianze, se non stato possibile verificare - come per alcuni di noi,
non pochi ormai - direttamente sul campo che cosa significhino nei fatti i
CPTA. Ma gi sulla possibilit di verifica diretta da parte delle istituzioni
dobbiamo registrare forme di limitazione inaccettabili allaccesso nei Centri,
che tendono a vanificare a priori la trasparenza democratica, come ha appena ricordato il
senatore Iovene.
Parlo
innanzitutto delle gravissime condizioni di irregolarit che vivono le persone
recluse nei Centri che ovunque, signor Presidente, abbiamo potuto riscontrare:
dalle cattive condizioni igienico-sanitarie generalizzate (documentate anche,
tra laltro, da Medcins sans frontires) al loro essere di fatto sempre pi
strutture assimilabili alle carceri; anzi, direi peggio delle carceri, perch
non ci sono neppure gli elementi di garanzia, seppur minimi, che esistono negli
istituti penitenziari; per non parlare poi delle carenze strutturali in materia
di assistenza legale e pi in generale della discrezionalit - per usare un
eufemismo - con cui spesso i CPTA sono gestiti.
Per
pudore evito di dire in questa sede ci che ho potuto riscontrare al
"Regina Pacis" di Lecce, gestito dal noto don Cesare Lo Deserto,
oggetto di inchieste della magistratura e di numerose interpellanze.
Dobbiamo
poi riscontrare lassenza assoluta di controllo nel territorio di ogni pratica
che ne definisce la quotidianit: dalle modalit con cui si realizzano le
convenzioni di gestione con le singole prefetture, ai costi reali di ogni
singolo impianto alle stesse dinamiche con cui vengono realizzate espulsioni, spesso
collettive, o smistamenti da un Centro ad un altro.
Sono
troppi - noto - i casi di persone prese in una citt nella quale si sono
costruite una propria forma di inserimento legale e trasferite, da un momento
allaltro, in luoghi distanti centinaia di chilometri, in territori totalmente
sconosciuti. Di fatto lautorit prefettizia, su indicazione del Governo,
insieme allente gestore, in condizione di assoluto arbitrio nei confronti
dei reclusi. Il risultato di tutto ci non solo fallimentare sul piano
pratico, come molto palese, ma porta ad una situazione del tutto al di fuori
dello Stato di diritto.
La
mozione al nostro esame non fa altro che suffragare, con testimonianze
concrete, le ipotesi avanzate da molti esponenti politici e da associazioni per
la tutela dei diritti umani, secondo cui il sistema cosiddetto di accoglienza
(peraltro mai sufficientemente praticato) si trasforma ogni giorno sempre pi
in un sistema di controllo, di reclusione, di privazione delle libert
personali, ma, appunto, la mozione gi cita diverse situazioni (riprese
nellintroduzione al nostro dibattito) e su ci non intendo dilungarmi.
Oggi
potremmo aggiungere ulteriori elementi, quelli relativi alla cosiddetta
esternalizzazione dei CPTA verso Paesi terzi, non rientranti nellarea
Schengen, come, ad esempio, la Libia, in cui le garanzie per quanto concerne il
rispetto dei diritti umani sono quanto meno aleatorie (ed anche in questo caso
utilizzo un eufemismo). Trasferendo la detenzione al di l della nostra frontiera,
lasciamo in ogni caso totalmente intatto il problema.
Nel
chiedere la moratoria rispetto alla costruzione di nuovi CPTA, tanto in Italia
quanto in Paesi terzi, Rifondazione Comunista afferma con decisione che questo
solo il primo passo verso lo smantellamento di strutture simili, cos come la
non rimessa in funzione di centri dismessi, come sta avvenendo in queste ore a
Ragusa (e contro cui abbiamo decisamente manifestato e stiamo manifestando).
A
nostro avviso, i centri non possono essere semplicemente resi "pi
umani". Il difetto sta nel manico intanto perch la stessa idea di
"detenzione amministrativa" (ricordo che si privati della libert
personale senza aver commesso reato) incompatibile con i princpi fondanti
del nostro Patto costituzionale. Quindi, bilancio fallimentare e violazione
della Costituzione impongono a tutti un ripensamento profondo rispetto alla
politica non solo degli ultimi mesi, ma degli ultimi anni.
Il
fenomeno dellimmigrazione irregolare pu essere affrontato soltanto con la
consapevolezza della necessit di dover introdurre meccanismi di ingresso
regolare nel nostro Paese.
Lingresso
tramite flussi prestabiliti o ipotetiche previsioni di incontro fra domanda e
offerta del mercato del lavoro si rivelato per lo meno inadatto. Anche in
questo caso uso un eufemismo per bollare la nuova condizione dataci dalla
recente legge Bossi-Fini. Poter accedere alle condizioni di vita del nostro
Paese, reclamare i diritti fondamentali di cittadinanza, inserirsi nel tessuto
sociale e culturale rende i CPTA luoghi di cui non affatto motivata
lesistenza, perch appunto luoghi in cui non vige Stato di diritto.
Noi
sosteniamo la mozione, che, di fatto, impegna anche le forze politiche a
riflettere su scelte operate in passato e mai sufficientemente ridiscusse e ad
operare per rimediare ai danni procurati. Ma, come Rifondazione Comunista,
riteniamo sia necessario - lo ripeto - mettere in moto un meccanismo di
riaffermazione di una politica sullimmigrazione diversa da quella svolta in
passato dai Governi che si sono succeduti.
Dopo
oltre sei anni dallapprovazione del Testo unico necessario superare il falso
binomio insito nel voler coniugare accoglienza e sicurezza, perch
laccoglienza ben altra cosa dai tanti campi presenti in Italia, perch
parlare di sicurezza in questo modo significa riportare tutto ad una questione
di ordine pubblico, di cui i CPTA sono lesempio pi evidente.
Il
segnale lanciato da questa mozione da intendersi in questo senso,
allontanando spettri xenofobi e securitari dal nostro dibattito, riproponendo
invece la volont di costruire una societ plurale, aperta e senza gabbie per
esseri umani.
PRESIDENTE.
iscritto a parlare il senatore Falomi. Ne ha facolt.
FALOMI (Misto). Signor Presidente, vorrei approfittare
delloccasione della discussione di questa mozione e della presenza in Aula del
sottosegretario DAl in rappresentanza del Governo per segnalare la difficile
situazione che si sta creando nel Comune di Ragusa, cui ha accennato pocanzi
il senatore Malabarba.
A
Ragusa in corso una grande mobilitazione popolare che vede impegnati migliaia
di cittadini e tutte le forze sociali della citt, nonch lamministrazione
comunale e lintero Consiglio comunale, senza distinzione di appartenenza
politica, contro la preannunciata riapertura del centro di permanenza
temporaneo di Ragusa.
Questa
struttura era stata chiusa nel 1998, dopo soli otto mesi di apertura, a causa
della inadeguatezza dei locali. Oggi il Governo, attraverso lattivit della
Prefettura, ne sta predisponendo la riapertura, come ha dichiarato il ministro
Giovanardi recentemente alla Camera, rispondendo ad un question time.
La
riapertura prevista per domani e credo che rischi di determinare una
situazione grave in cui il Governo, oltre ad imporre ad un Comune ufficialmente
contrario una scelta cos pesante, si assume la responsabilit di ignorare la
volont di unintera comunit locale che in pi occasioni ha dimostrato
solidariet e rispetto nei confronti dei migranti, offrendo loro ben due centri
per richiedenti asilo gestiti dalla Caritas.
Vorrei
sentire dal sottosegretario DAl, in sede di replica, se il Governo intende
procedere od invece ascoltare quella comunit locale in merito alla riapertura
del centro temporaneo di permanenza.
Siamo
di fronte ad una istituzione - quella dei centri di permanenza temporanea -
nella quale sembra che il diritto, per chi costretto a soggiornarvi, non
valga; una situazione nella quale sembra che le norme della nostra Costituzione
siano ignorate.
Ho
vissuto da vicino, qui a Roma, presso il centro di Ponte Galeria la vicenda dei
14 profughi della Cap Anamur, che si conclusa con un decreto di espulsione ed
il rimpatrio forzato nel Ghana dei rifugiati. Successivamente allespulsione
intervenuta una prima conclusione del ricorso che quei rifugiati avevano
presentato contro il decreto di espulsione, che si tradotta in una sentenza
del tribunale di Roma, il quale ha stabilito che il Governo ha agito
ingiustamente e con troppa fretta, ignorando il diritto a una completa analisi
della richiesta di asilo e a unequa procedura.
Purtroppo,
per, tale sentenza non pu avere corso perch, nel frattempo, il Governo ha
provveduto allespulsione, sulla base di procedure di identificazione che
sarebbe bene cominciare a discutere, che peraltro sono state magnificate (ho
sentito un intervento a proposito della Cap Anamur del ministro Pisanu).
Si
tratta di procedure molto sommarie, svolte senza la presenza di avvocati, da
esponenti di ambasciate o consolati, senza alcuna garanzia di certezza per i
rifugiati di quel processo di identificazione.
La
vicenda specifica della Cap Anamur stata denunciata dallAlto rappresentante
dellONU in Italia per i rifugiati, ma pi in generale stata denunciata la
procedura attraverso la quale si provvede alle analisi e alla valutazione delle
richieste di asilo politico.
C',
quindi, un problema generale attorno a questi centri di permanenza temporanea,
che credo siano il segno della cecit assoluta, della mancanza di lungimiranza
con cui nel mondo occidentale si sta affrontando e si affronta il tema
dell'immigrazione. Infatti, in questo mondo tutto pu circolare liberamente, i
capitali, le merci, ma non le persone.
Al Sud
del mondo, che chiede sviluppo, offriamo politiche che non consentono questo
sviluppo; al Sud del mondo, anzich offrire integrazione nel momento in cui si
riversa nelle nostre citt e nei nostri Paesi, offriamo i centri di detenzione:
non una gran politica.
Problemi
seri emergono anche nella gestione concreta di questi centri di permanenza
temporanea. Nella mozione si solleva, per esempio, il tema degli strumenti di
controllo della loro attivit.
Oggi
assistiamo ad una sorta di rapporto di tipo privato tra prefetture ed enti
gestori che consente un potere di sindacato soltanto alle prefetture, quando
invece, proprio in considerazione delle pi volte denunciate violazioni della
dignit, a cui pure la legge richiama, e della inadeguatezza delle strutture,
sarebbe necessario, in attesa della chiusura di questi centri, la costituzione
di un'autorit di controllo che, a nostro parere, dovrebbe avere il compito di
effettuare un controllo esterno al sistema amministrativo dello Stato su tutti
i CPTA presenti sul territorio.
Tale
organismo dovrebbe possedere gli elementi distintivi e formanti dell'azione
umanitaria, indipendenza, imparzialit e neutralit; dovrebbe avere libero
accesso a tutti i centri, dovrebbe essere autonomamente finanziato e agire
sulla base di precise norme circa il loro operato. Questo sarebbe un modo per
cercare comunque di capire fino in fondo ci che accade.
Allora,
la mozione si segnala soprattutto come volont di aprire una riflessione su una
esperienza, che non nasce con questo Governo ma con quelli precedenti, e che,
alla luce degli episodi gravi che sono accaduti, dei problemi che si sono
aperti, delle pronunce della Corte costituzionale e dei tribunali, dovrebbe
essere ripensata radicalmente.
questo il senso, il significato della mozione: il nostro augurio che da parte
del Senato e del Governo si avvii finalmente il ripensamento radicale di una
esperienza che certamente non ci fa onore. (Applausi dai senatori Malabarba,
Battisti e De Petris).
PRESIDENTE.
iscritta a parlare la senatrice De Petris. Ne ha facolt.
DE PETRIS (Verdi-U). Signor Presidente, quanto test
affermato dal collega Falomi - e gi posto alla nostra riflessione dai senatore
Iovene e Malabarba - ha esattamente colto lo spirito dei presentatori della
mozione.
Il
senso della mozione e in particolare il dispositivo costituiscono il tentativo
di indurre tra i Gruppi parlamentari e soprattutto nel Governo una riflessione
seria sull'esperienza dei CPTA, alla luce ormai di dati abbastanza certi, di
costi nel complesso certi (ma devo dire, per la verit, singolarmente meno
certi), di costi anche con riferimento allo Stato di diritto e quindi al sistema
delle garanzie democratiche.
Vorrei
ricordare, tra l'altro, che i centri di permanenza temporanea e assistenza
nella loro esperienza si sono configurati in modo assolutamente diverso. Sono
addirittura - lo ricordavano prima alcuni colleghi - un luogo assai meno
trasparente e di garanzia rispetto alle stesse carceri.
Basta
pensare che, proprio riguardo la trasparenza e l'accesso, si sono verificati
vari casi in cui stato impedito a consiglieri regionali di accedervi, pur
essendo nel territorio, come nel caso di quello di Ponte Galeria, a Roma.
L'amministrazione comunale non ha la possibilit di esercitare un ruolo di
controllo che invece svolge egregiamente nelle carceri cittadine. Faccio questo
esempio per sottolineare quanto ci sia incredibile.
Molti
Comuni e la stessa Regione Lazio hanno addirittura dato vita - a dimostrazione
del fatto che non un problema che appartiene al centro-destra o al
centro-sinistra - alla figura del garante dei diritti dei detenuti, in modo
anche da comprendere il rapporto tra sistema carcerario e territorio.
Questi
centri sono, invece, luoghi "non-luoghi" di totale opacit. L'opacit
purtroppo riguarda anche costi, signor Sottosegretario. Ogni CPTA
amministrato da un ente gestore sulla base di una convenzione stipulata tra lo
stesso ente gestore e la prefettura territorialmente competente. Sulla base
della suddetta convenzione, centro per centro, con la singola prefettura,
vengono erogati all'ente i fondi necessari alla gestione della struttura.
Quindi,
in realt i singoli CPTA non sono dotati di procedure di valutazione per quanto
concerne il rapporto tra fondi erogati ed effettivi rimpatri. Non mai stata
prodotta una vera e propria valutazione di efficacia del sistema, o almeno noi
non ne siamo a conoscenza.
Vi
poi il problema della pubblicit delle convenzioni stipulate tra prefetture ed
enti gestori. Infatti, esiste un problema di accessibilit ai centri di altri
soggetti, quali operatori delle ONG o delle associazioni umanitarie - quindi
non solo la politica, nella sua funzione di controllo - o anche medici e legali
delle varie organizzazioni che si occupano di immigrazione e di diritto di
asilo.
Inoltre,
mi preme sottolineare che vi sono stati vari pronunciamenti, dalla sentenza n.
105 del 2001 della Corte costituzionale alla recente sentenza della Corte n.
222 del 2004, che con riferimento agli articoli 4, 5 e 13 della Costituzione
mette sotto accusa le modalit di esecuzione della misura dell'espulsione
immediata con accompagnamento.
A
maggior ragione, evidente che quest'incostituzionalit, a nostro avviso, si
rileva ancor di pi con riferimento alla misura del trattenimento. Si tratta,
dunque, di una lesione diretta dell'articolo 13 della Costituzione. Vi sono
ormai sentenze che rientrano in una giurisprudenza consolidata: il
trattenimento e tutte le modalit relative all'espulsione con accompagnamento
sono palesemente incidenti sul diritto alla libert personale, senza che vi sia
una risposta se non attraverso misure amministrative - una sorta di detenzione
amministrativa - e senza che siano in qualche modo rispettate le garanzie che
proprio l'articolo 13 della Costituzione sancisce chiaramente.
La
sentenza della Corte costituzionale n. 222 del 2004 che ho prima citato si
riferisce addirittura alla misura dellaccompagnamento (sulla questione sono
stati presentati ricorsi). evidente a tutti che, a maggior ragione, quanto in
essa previsto va applicato proprio ai centri di permanenza temporanea e
assistenza, dunque con riferimento alle misure di trattenimento.
Inoltre,
si pongono problemi seri (sono stati citati moltissimi casi) circa le
condizioni di vita nei centri stessi. Ognuno di noi ne ha visitati alcuni e
credo si sia fatto unesperienza al riguardo. Nella mozione si cita il recente
rapporto di "Medici senza frontiere" sui centri di permanenza
temporanea e assistenza, che ha evidenziato problemi di assistenza medica e
sanitaria.
Vi
un uso abnorme e massiccio di psicofarmaci in questi centri; tali farmaci
vengono somministrati, peraltro, senza alcuna consultazione con i centri di
salute mentale: stata addirittura aperta uninchiesta in merito da parte
della magistratura bolognese.
Insisto
sui problemi di carattere sanitario piuttosto che su altre situazioni, anche
serie, ampiamente documentate e su cui varie volte (come lei sa, signor
Sottosegretario) i parlamentari sono intervenuti presentando interrogazioni ed
interpellanze, per la verit ricevendo risposte da parte del Governo che
tendono sempre a smentire questa situazione.
Cito
ad esempio lultima, data dal sottosegretario Mantovano, il quale, parlando del
trattamento allinterno dei centri di permanenza temporanea e assistenza
utilizza addirittura lespressione "chiunque pu constatare"; il
"chiunque", per, non si riesce a capire chi sia, considerato che i
centri di permanenza temporanea e assistenza sfuggono alle regole che
consentono laccesso, ma non torno sullargomento.
Oggi
disponiamo di moltissimi elementi per avviare una riflessione. Chiediamo (lo
facciamo esplicitamente nella mozione) una moratoria proprio perch, quando si
avvia una riflessione su unesperienza fatta, necessario, evidentemente,
poterla svolgere in una situazione ferma; la moratoria riguarderebbe la
realizzazione di nuovi centri e ci consentirebbe di discutere con serenit
sullefficacia dei centri stessi e sulla legittimit del trattamento offerto al
loro interno, permettendoci di porre anche una serie di altre questioni, come
ad esempio, quella dei centri di identificazione dei richiedenti asilo. Oggi -
ripeto - siamo in possesso di molti elementi, come pure di vari pronunciamenti
della Corte costituzionale.
Il
bilancio economico delloperazione non certamente positivo. Infatti, se
pensiamo a quanto questi centri effettivamente costano (oltre alle modalit di
gestione, mi riferisco al costo specifico dei centri), ci rendiamo conto che il
rapporto tra costo ed efficacia incredibilmente negativo.
Credo
vi sia bisogno di una pacata riflessione, rendendoci conto di quale assurdit
viviamo: viviamo infatti in un mondo che cerca di erigere muri e barriere
sempre pi alti che ogni giorno qualcuno tenta di superare: gli sbarchi, come
noto, continuano ad esservi.
Abbiamo
discusso proprio ieri dei fondi per gli istituti finanziari internazionali,
come, ad esempio, la Banca mondiale, che induce sempre pi nei Paesi in via di
sviluppo politiche sempre legate solo all'accelerazione delle liberalizzazioni,
all'accelerazione dell'ingresso di imprese private, mentre, per altro verso, ci
rendiamo conto che chi invece non pu girare liberamente, neanche con una serie
di garanzie, sono proprio le persone.
Questo
dovrebbe farci riflettere tutti, a maggior ragione sulla base dei dati che
abbiamo e dell'esperienza, che riteniamo assolutamente lesiva di un sistema di
garanzie da parte dei CPTA. Consapevoli che forse arrivato il momento di una
riflessione seria, ora abbiamo l'occasione, attraverso una moratoria, per
vedere se si riesce a superare le esperienze di questi centri.
PRESIDENTE.
E' iscritto a parlare il senatore Stiffoni. Ne ha facolt.
STIFFONI (LP). Signor Presidente, colleghi senatori,
credo che prima di ogni riflessione in merito alla mozione del collega Martone
ed altri sui centri di prima accoglienza temporanea e assistenza per gli
immigrati clandestini sia necessario riportarvi queste brevi parole:
""Medici senza frontiere-Missione Italia" ringrazia il
Sottosegretario di Stato all'interno ed i funzionari del Dipartimento delle
libert civili per aver permesso le visite ai Centri e la possibilit di
intervistare i trattenuti".
IOVENE
(DS-U). Dicci
la data, Stiffoni!
STIFFONI
(LP). Queste,
colleghi, non sono parole inventate dal sottoscritto per sostenere le proprie
tesi, ma quanto viene riportato all'interno del rapporto sui CPTA per l'anno
2004 redatto da "Medici senza frontiere".
Leggendo
la mozione del senatore Martone apprendiamo una realt del tutto diversa, e
cio che l'accesso ai Centri stato negato: " agli operatori delle
organizzazioni non governative solidaristiche ed umanitarie impegnate
nell'assistenza agli immigrati", quindi agli stessi "Medici senza
frontiere", nonch ad altri soggetti.
La
mozione, perci, descrive una situazione totalmente diversa dalla realt
descritta nel suddetto rapporto e questa solo la prima delle inesattezze in
essa riportate, che denota un uso del tutto strumentale delle notizie di cui al
rapporto di "Medici senza frontiere".
Nella
mozione si citano dati relativi alle espulsioni parziali e datati: risalgono,
infatti, al periodo 2002-2003, mentre i dati attuali, tratti dal sito del
Ministero dell'interno, evidenziano che dall'inizio dell'anno fino al 15
settembre 2004 l'Italia ha respinto alle frontiere ed espulso, rispettivamente,
22.961 e 19.356 immigrati clandestini, per un totale di 42.317 persone.
Nell'analisi
compiuta nel documento di indirizzo politico in discussione si rileva un
atteggiamento volto a negare l'utilit degli attuali centri nel contrasto
all'immigrazione clandestina e a scongiurare la creazione di nuovi.
A tale
proposito, intendo citare l'intervista all'onorevole Livia Turco, artefice
della legge n. 40 del 1998, gi titolare del Ministero degli affari sociali nei
Governi di centro-sinistra, intervista rilasciata a Medici senza frontiere e
pubblicata nel rapporto 2004.
Alla
domanda da dove nasce l'idea dei CPTA, l'ex Ministro risponde: "Nel 1998
l'Italia e la Finlandia erano gli unici membri UE a non aver introdotto i
centri di permanenza temporanea, la necessit di uniformarsi agli standard europei era dunque evidente.
Persino Rifondazione Comunista, pur avanzando molti dubbi, non ha votato contro
la legge n. 40 del 1998". E alla fine, conclude che "la strada
dell'abolizione dei centri, soprattutto in ragione dell'impostazione della
normativa europea, assolutamente non percorribile".
Riguardo
alla permanenza nei centri anche di richiedenti asilo politico, io stesso devo
rilevare una certa lentezza, spesso stigmatizzata dal mio movimento, la Lega
Nord, nei provvedimenti attuativi della legge Bossi-Fini (legge n. 182 del
2002), che disciplineranno, tra laltro, il diritto d'asilo; speriamo che a
breve queste norme siano emanate dal Ministero.
La
mozione lamenta carenze assolute nell'assistenza ai clandestini, ma,
analizzando la situazione descritta, ad esempio, per il vituperato centro di
Lampedusa, quello che pi ha risentito della massiccia affluenza di
clandestini, si legge che in quel centro c' assistenza medica ventiquattro ore
su ventiquattro; tra le apparecchiature mediche figura anche un defibrillatore;
il centro dispone di due ambulanze; esiste un poliambulatorio che offre servizi
di rianimazione, radiologia, odontoiatria, pediatria e ginecologia. Nel caso in
cui il paziente necessiti di cure che non possono essere praticate all'interno
del centro, viene trasferito con la relativa documentazione medica; per le
urgenze la struttura si serve anche di un elicottero.
Non
per fare affermazioni populiste, ma la situazione descritta sicuramente
migliore della realt in cui versano molte strutture sanitarie del nostro
Paese, strutture al servizio dei cittadini italiani che pagano le tasse e i ticket del Servizio sanitario
nazionale.
Un
altro aspetto sul quale nella mozione si concentrano le critiche attiene alla
presunta assenza di un modello di convenzione con il cosiddetto ente gestore
del centro e la prefettura territorialmente competente.
Continuando
nella lettura del rapporto di Medici senza frontiere, si rileva che esistono
linee guida "approntate dal Dipartimento per le libert civili e
l'immigrazione del Ministero dell'interno" per la gestione dei centri di
permanenza, per eliminare gli sprechi e razionalizzare le spese, individuare
chiaramente i compiti dell'ente gestore, regolamentare ogni aspetto relativo
alla struttura, alla logistica e ai controlli. Si disciplinano i servizi standard di assistenza sanitaria che
devono essere forniti. Inoltre, la convenzione tipo stabilisce che i dati
personali relativi ai soggetti ospitati nei centri devono essere trattati in
modo da assicurare il rispetto della legge sulla privacy.
Per
concludere, lopposizione, con questa mozione intrisa di demagogia e di
falsit, ci fornisce un grande esempio di travisamento di un testo, di un uso
strumentale dei documenti, che non giova alla conoscenza della verit e
all'approfondimento dei problemi in modo corretto, cercando di individuare le
soluzioni pi adeguate.
Per
quanto ho evidenziato, annuncio fin dora, se verr mantenuta questa mozione,
il voto contrario della Lega Padana.
PRESIDENTE.
iscritto a parlare il senatore Battisti. Ne ha facolt.
BATTISTI (Mar-DL-U). Signor Presidente, io credo che
il senso di questa mozione, al di l dei dati e dei riferimenti di fatto, su
cui poi torner, sia proprio quello che gi da altri colleghi stato
evidenziato, e cio capire se si pu procedere ad una riflessione complessiva
del problema dei centri di permanenza temporanea.
Lo dico
perch gi alcune volte, in occasione della discussione della legge Bossi-Fini
ma anche per altre materie, come quella del fermo di chi venga trovato positivo
al test dellalcool
o quella della legge sulla violenza negli stadi, si affrontato il tema della
detenzione.
Se
qualche anno fa in qualsiasi universit italiana uno studente avesse parlato di
"detenzione amministrativa", credo che sarebbe stato bocciato senza
appello, poich sono due termini che non possono coincidere, non possono -
direi - stare insieme.
certo che noi abbiamo un principio di legalit che ci dovrebbe spingere a
capire che nessuno (quindi non si pu dire "i cittadini italiani no e
altri s") pu essere punito se non ha commesso un reato.
certo - stato pi volte ricordato - che esiste larticolo 3 della
Costituzione e che quindi difficilmente potremmo, in base alle diverse
condizioni (in questo caso cittadini italiani e non), fare differenze.
stato poi citato larticolo 13, in cui si sancisce non solo che la libert
personale inviolabile e che non ammessa alcuna forma di detenzione, se non
nei casi previsti dalla legge e per atto motivato dellautorit giudiziaria, ma
anche che punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque
sottoposte a restrizione della libert.
stato, questo, un cammino che in tema di detenzione - quella vera - e di
ordinamento penitenziario ha segnato ventanni di giurisprudenza e di leggi che
hanno tentato di portare il mondo della detenzione ad essere regolato da
criteri di maggiore civilt. Ci avvenuto nel nostro sistema penitenziario
non solo allinterno delle strutture carcerarie, ma anche con riferimento ai
diritti e ai doveri complessivi dei detenuti.
Questo
lo schema di fondo che dovremmo conservare. Invece oggi (mi riferisco sempre
a dati teorici) abbiamo tuttaltra situazione. Da un lato, esiste il carcere,
che un luogo dove a volte accadono fenomeni gravissimi, che per regolato
da una legge in qualche modo condivisibile. I detenuti hanno loro diritti, cՏ
il controllo di una magistratura che sorveglia sul sistema carcerario e cՏ il
controllo esercitato da rappresentanti eletti dal popolo e da organizzazioni
che di questi temi si occupano, che hanno accesso al carcere anche per
verificare la situazione di fatto.
Dallaltro
lato, abbiamo invece un luogo (questi centri di permanenza temporanea), dove
chi detenuto non ha commesso reati, o comunque pu non averli commessi, in
cui non cՏ un controllo esterno.
Nella
mia Regione, il Lazio, ai consiglieri regionali e comunali, al difensore
civico, che di questo si dovrebbe occupare, inibito laccesso anche solo per
il semplice controllo. I dati (quelli contenuti nel rapporto di Medici senza
frontiere) sono allarmanti, e non solo per la loro gravit dal punto di vista umanitario.
Io vorrei sempre tener presenti la nostra Costituzione e il nostro codice.
Allora,
cՏ un problema di carattere sanitario, perch credo che non possiamo
continuare a tollerare la situazione sanitaria allinterno di molte di quelle
strutture.
Senatore
Stiffoni, i dati riportati da Medici senza frontiere sono stati elaborati lo
scorso anno sulla base di una osservazione dellanno precedente e, come
confermava un collega che mi ha preceduto, proprio in virt di quel rapporto
stata successivamente inibita la possibilit di ulteriori controlli. certo,
quindi, che alcuni di quei fatti sono datati, ma lo sono necessariamente perch
oggi non possibile controllare.
Inoltre,
si dice - credo sia esperienza di tutti noi che abbiamo visitato i centri - che
cՏ un uso massiccio di psicofarmaci, in particolare benzodiazepine; quegli
psicofarmaci sono somministrati senza il consulto con i centri di salute
mentale delle ASL di riferimento. Sono svariate, in merito, le testimonianze
degli psicologi che assistono.
Sono
state aperte varie inchieste su questi dati. La magistratura bolognese ha
aperto una inchiesta sulla somministrazione di psicofarmaci attraverso cibi e
bevande ad insaputa delle persone che erano nel Centro di permanenza. Questo
aprirebbe anche un altro aspetto di rilievo costituzionale sulla salute.
Sono
intervenute anche altre istituzioni, non solo Medici senza frontiere, perfino
il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio dEuropa, che ha
finito poi per far chiudere il centro di accoglienza di Trapani. CՏ una lunga
casistica di fenomeni di autolesionismo dove in un rapporto si scrive che:
"Gli autolesi sono abbandonati a se stessi e non vengono seguiti in alcun
modo. Le ferite che sono state autoinflitte, sia a Bologna che a Trapani che in
altro luogo, sono state curate, ma non si mai riscontrato n un intervento
dei dipartimenti di salute mentale o, nel caso di tossicodipendenti, del
SERT". Sono dati, questi, abbastanza incontrovertibili che dovrebbero
farci capire che quei diritti che noi pensavamo essere ormai a tutti
riconosciuti in realt non lo sono.
A
questo proposito, gi la senatrice De Petris lo ha ricordato, pi volte la
Corte costituzionale si interessata del problema. giusta, poi, la menzione
dellultima sentenza della Corte, la n. 222 del 2004. La Corte era chiamata a
decidere su altra materia, cio quella dellaccompagnamento, che poi ha
prodotto quel disegno di legge, che di qui a poco discuteremo, di modifica
della Bossi-Fini. Ma di tutta evidenza che, come ha detto la Corte
costituzionale, in questo noi non possiamo separare la permanenza
dallaccompagnamento, poich le due cose stanno insieme e vanno giudicate
insieme perch ambedue sono restrizioni della libert personale.
Dice
la Corte: "Ad avviso del remittente, nonostante che i menzionati commi 4 e
5 dellarticolo 13 non dettino le concrete modalit di attuazione della misura
dellespulsione immediata con accompagnamento a mezzo di forza pubblica, non
potrebbe dubitarsi che si tratta di "una azione diretta ad un
costringimento fisico, di durata indeterminata", destinata a durare, ai
sensi del successivo comma 5-bis, oltre 48 ore, senza previsione di un termine massimo;
dunque, una "misura incidente sulla libert personale, che non pu essere
adottata al di fuori delle garanzie dellarticolo 13 della Costituzione".
Questo
in relazione ad un restringimento della libert personale di durata massima di
48 ore. Stiamo qui parlando di strutture funzionali ad una detenzione della
durata massima di sessanta giorni. Vorrei capire come possiamo dimenticarci
dellarticolo 13 della Costituzione in relazione ai sessanta giorni, nel
momento in cui la Corte costituzionale ci richiama allosservanza di tale norma
con riferimento alle 48 ore. Questi i motivi di carattere generale che ho
inteso sottoporre alla vostra attenzione.
Un
altro aspetto sotto gli occhi di tutti: mentre con le ultime leggi
finanziarie il problema del controllo dei territori ha vissuto alcune
problematiche che ben comprendiamo, come ad esempio la chiusura di molti
commissariati provinciali per mancanza di risorse economiche ( inutile parlare
delle mancate risorse economiche che le nostre forze di polizia registrano),
con la legge finanziaria 2004 sono stanziati circa 105 milioni di euro per la
gestione dei centri di permanenza temporanea, circa 25 milioni di euro per la
costruzione di nuovi e soltanto 11 milioni di euro per azioni positive, cio 6
milioni per lassistenza degli stranieri e 5 milioni per il programma nazionale
dasilo.
Vorrei
capire allora come sono stati spesi circa 130 milioni di euro ed anche se i
territori, sui quali incidono i centri di permanenza temporanea, le comunit
interessate e i sindaci, costretti ad ospitare tali strutture, sono soddisfatti
dei 130 milioni di euro, serviti nella sostanza a detenere qualche migliaio di
cittadini extracomunitari.
Vi
poi il problema della contiguit di questi ultimi con i detenuti: la
percentuale diventa allora del 60 per cento, cio 6 immigrati su 10 arrivano
nei centri in stato di detenzione. Registriamo delle punte massime a Modena
dove la percentuale sale al 95 per cento. Vorrei allora capire perch cittadini
che non hanno commesso reato debbano convivere in strutture di detenzione con
detenuti, ed anche conoscere le condizioni in cui essi vivono allinterno delle
strutture stesse.
Si
evidenziano pertanto due aspetti. Vi lesigenza di capire se e come funziona
questo sistema; quanto costa, quali sono le violazioni commesse, ma anche se vi
un ripensamento teorico sul criterio generale: dobbiamo cio stabilire se in
un Paese, cosiddetto di diritto, in realt possiamo detenere persone che non
hanno commesso reato. Se cos , occorre spiegare anche agli studenti di
giurisprudenza che le cose non funzionano come loro apprendono in teoria per
cui tra i "detenuti" devono essere ricomprese anche persone che non
hanno commesso reato. Dobbiamo dirlo!
D'ALI',
sottosegretario di Stato per l'interno. In Italia, purtroppo, ci sono anche
detenuti che non hanno commesso alcun reato!
BATTISTI
(Mar-DL-U).
No, signor Sottosegretario. La carcerazione preventiva, cui lei vuole
riferirsi, altra cosa. La carcerazione preventiva, eccezione rispetto alla
regola, presuppone lesistenza di una indagine con una imputazione precisa,
nella quale si contesta ad un soggetto di aver commesso un reato. Qualora egli
lo abbia commesso, e solo nella sussistenza di tre circostanze fondamentali
(rischio di inquinamento della prova; pericolo di fuga; esigenze cautelari), si
procede alla carcerazione preventiva, ma sulla base di una contestazione che
ipotizza un reato tipico commesso.
La sua
interruzione, quindi, del tutto fuori luogo, rispetto ai princpi che
regolano il diritto. Nel caso citato, invece, siamo in presenza di persone alle
quali nulla si contesta e riteniamo che ci sia riprovevole per uno Stato di
diritto e civile.
Credo
pertanto che anche su questo punto dovremmo svolgere una seria riflessione. (Applausi
dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U e dei senatori De
Petris e Pagliarulo. Congratulazioni).
PRESIDENTE.
iscritto a parlare il senatore Battaglia Giovanni. Ne ha facolt.
BATTAGLIA Giovanni (DS-U). Signor Presidente, sono tra i
firmatari della mozione in discussione e ovviamente condivido quanto finora
detto dai colleghi senatori che hanno svolto il proprio intervento a sostegno
della mozione stessa.
Voglio
invece dire al senatore Stiffoni, in relazione a quanto da lui riferito a
proposito del rapporto di Medici senza frontiere, che tale rapporto, anche se
recentemente pubblicato, risale a due anni fa e da allora non stato pi
consentito a nessuno di entrare nei CPTA.
Signor
Presidente, vorrei chiedere agli altri firmatari di apportare una modifica al
testo della mozione, nei termini consentiti dal Regolamento; in particolare,
allultimo capoverso, nella parte dispositiva, ove si affronta il tema della
moratoria. Credo infatti che, oltre a proporre la moratoria sulla realizzazione
di nuovi CPTA, bisognerebbe chiedere che non si proceda alla riapertura di CPTA
esistenti in precedenza chiusi.
La
proposta trova la sua motivazione con riferimento a quanto sta avvenendo - come
stato ricordato sia dal senatore Malabarba che dal senatore Falomi - nella
citt di Ragusa, dove proprio domani prevista la riapertura di un CPTA chiuso
sei anni fa dopo gravi incidenti sulla base di un giudizio di assoluta
inadeguatezza.
Contro
la riapertura si sono gi espressi il sindaco e lamministrazione comunale di
Ragusa, numerosi consiglieri comunali, quasi tutte le forze politiche, di
centro-sinistra e centro-destra, le associazioni di volontariato, nonch le
autorit ecclesiastiche e le comunit cattoliche. Oggi, dopo un incontro con il
prefetto della Provincia di Ragusa, prevista una manifestazione ampia e
unitaria per chiedere che il CPTA non venga pi riaperto (tra laltro, non sono
state superate le ragioni che ne determinarono la chiusura sei anni fa).
Spero
che la mia richiesta venga accolta e, nel ribadire le ragioni a sostegno della
mozione, mi auguro che anche il Governo si pronunzi favorevolmente in tal
senso.
PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni da parte
degli altri presentatori della mozione, questa si intende integrata nel senso
indicato dal senatore Battaglia.
Dichiaro
chiusa la discussione.
Ha
facolt di parlare il rappresentante del Governo.
D'ALI', sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli
colleghi, come ricordato dai presentatori della mozione, i centri di permanenza
temporanea ed assistenza sono stati istituiti e sono disciplinati dalla legge
Turco-Napolitano e dalla relativa normativa di attuazione.
La
successiva legge Bossi-Fini non ha sostanzialmente modificato le disposizioni
che li riguardano, a testimonianza di una precisa scelta di questo Governo, che
ha privilegiato la concretezza e il realismo nellaffrontare la questione
dellimmigrazione, al di l di ogni polemica politica.
A
conferma dellattenzione nei confronti dei predetti centri come strumento
indispensabile per il contrasto dellimmigrazione clandestina, sono state
stanziate risorse adeguate per il loro funzionamento e per la costruzione di
nuove strutture, confrontandosi, anche in maniera decisa, con le
amministrazioni locali, non sempre pienamente collaborative nellaccogliere
tali strutture sul loro territorio, garantendo il rispetto di un elevato
livello di conduzione sia attraverso lemanazione di direttive parametro con le
quali monitorare la loro effettiva gestione (ricordo, a tal proposito la
direttiva dell'8 gennaio 2003 sulla quale torner); sia provvedendo, quasi
quotidianamente, al ripristino di un soddisfacente livello qualitativo,
compensando la reiterata e recidiva opera di danneggiamelo da parte degli
utenti; sia, infine, selezionando, per la gestione di tali centri, associazioni
che garantiscano pienamente il rispetto dei requisiti, morali e materiali,
imposti dalle direttive del Ministro dell'interno.
Ecco
perch, ancor prima di esaminare nel dettaglio le singole richieste formulate
dagli onorevoli senatori proponenti, voglio confermare quanto gi detto pi
volte dal ministro Pisanu, ossia che parlare di questi centri come centri di
detenzione o, peggio, come lager un'assurdit che, prima di tutto, offende la verit e
la democrazia.
Come
noto, sono attualmente in funzione 14 centri. Proprio per le ragioni suesposte
- e conformemente a quanto stabilito nella direttiva del ministro Pisanu per
l'azione generale, per l'attivit amministrativa e per la gestione relativa
all'anno 2004, in adesione anche a quanto dispone il recentissimo decreto-legge
n. 241 del 14 settembre scorso, che ha confermato la centralit di tali
strutture anche nel meccanismo delle espulsioni - si proseguir nelle attivit
per la realizzazione di nuovi centri, nonch per l'ampliamento, laddove
possibile, delle capacit ricettive di quelli esistenti, provvedendo altres ad
effettuare interventi di ammodernamento e di ristrutturazione, al fine di garantirne
la completa funzionalit.
In
particolare, sta per entrare in funzione un nuovo centro in Sicilia, a Ragusa.
Approfitto di questa occasione per confermare che tale centro verr aperto e
che attualmente in corso un incontro presso la prefettura di Ragusa con tutte
le istituzioni rappresentative del territorio, durante il quale verr ancora
una volta chiarito come questo centro, assolutamente rivisto nella sua
funzionalit e dotato di tutte le pi moderne e necessarie strutture relative
alla sicurezza sua e di chi vi opera, con la presenza di altri 30 operatori
della pubblica sicurezza sul territorio, non recher assolutamente alcun
pregiudizio alla tranquillit e alla serenit di quella citt.
Cos
come a Gradisca di Isonzo, in provincia di Gorizia, stata da tempo avviata la
realizzazione di un centro che avr la capienza di 252 posti e sar completato
nel maggio dell'anno prossimo. Anche in questa occasione, il ministro Pisanu -
che ho avuto l'onore di accompagnare - ha personalmente incontrato i
responsabili delle autonomie locali del Friuli-Venezia Giulia, illustrando le
motivazioni e le modalit con cui si avviata la ristrutturazione di una
vecchia caserma in Gradisca di Isonzo per adeguarla a centro di permanenza
temporanea e assistenza.
A
Foggia stato ultimato un nuovo centro - di cui imminente la apertura - con
una ricettivit di 220 posti mentre in fase di ultimazione il centro di Bari,
con una capienza di 200 posti. In avanzato stato di definizione , infine,
l'attivazione di una struttura nel comune di Trapani, per una capienza di 200
posti.
Nel
pieno rispetto delle prerogative dell'autorit locale ed in sinergia con essa -
auspicando che si possa sempre pi spesso anteporre l'interesse generale della
comunit e quello degli extracomunitari stessi ai particolarismi - proseguir
da parte del Governo l'opera di ricerca e localizzazione di nuove aree dove
realizzare le strutture, al fine di ampliarne la capienza ricettiva e garantire
sempre migliori condizioni di vivibilit agli ospiti.
Una
delle linee guida nella scelta delle localizzazioni - cos come ha
personalmente ribadito il ministro Pisanu proprio a Gorizia - quella di
un'equa ridistribuzione degli interventi sul territorio nazionale con riguardo
alle dinamiche dei flussi di immigrazione clandestina.
II
Governo, in ogni caso, compir ogni sforzo non soltanto per completare i centri
in via di costruzione o ammodernamento, ma anche per crearne di nuovi, in modo
che si possa far fronte in maniera del tutto adeguata alle costanti e purtroppo
ordinarie emergenze.
A tal
proposito, giova ricordare la consistenza numerica delle presenze nei centri
degli ultimi due anni: nell'anno 2003 il totale delle presenze stato di
404.181, nei primi sei mesi del 2004 siamo a 197.493 presenze.
Vorrei
aggiungere che la circolare del 27 novembre 2002, avente per tema "Linee e
convenzioni tipo" per la gestione dei centri per immigrati, recepita nella
sostanza dalla direttiva del Ministro dell'interno dell'8 gennaio 2003, prevede
che, considerata l'estrema delicatezza del servizio offerto dagli enti gestori,
si potr procedere alla stipula delle relative convenzioni sulla base della
trattativa privata e di gara ufficiosa cos come gi previsto dalle ordinanze
di protezione civile del 1 ottobre 2002 e 7 novembre 2003, contenenti
disposizioni urgenti per fronteggiare l'emergenza immigrazione.
Un'ultima
notazione concerne l'accenno fatto dai senatori proponenti ad una vicenda
riguardante il centro di permanenza temporanea e assistenza di Bologna in merito
alla somministrazione di psicofarmaci attraverso cibi e bevande. A tal
proposito, come gi detto nelle risposte ad atti di sindacato ispettivo di
contenuto analogo e specifico, posso ribadire che a nessun ospite mai stato
somministrato alcun farmaco contenente la sostanza denominata fenobarbital,
mentre stata somministrata carbamazepina esclusivamente ad una paziente
affetta da cefalee con nevralgia del trigemino, secondo la normale prescrizione
medica per coloro che soffrono di tale patologia.
I pasti
distribuiti agli ospiti della struttura vengono confezionati direttamente dalia
ditta appaltatrice del servizio, con accorgimenti tali da non poter essere
manomessi dal personale operante, al fine di una eventuale e mai verificata
introduzione di qualsiasi sostanza.
Ricordo
che sulla questione sono state svolte accurate indagini dalla questura di
Bologna ed stato aperto un procedimento penale, tuttora pendente presso il
tribunale di Bologna, al termine del quale dovr risultare se le affermazioni
rilasciate dai denuncianti siano state riscontrate in base agli accertamenti
investigativi o se piuttosto, come riteniamo, siano prive di ogni fondatezza.
Veniamo
ora agli specifici punti della mozione, anche se mi riservo successivamente di
dare qualche risposta alle richieste emerse nel corso della discussione.
Riguardo
al primo e al secondo punto, il Governo, e il Ministero dell'interno in
particolare, pienamente disponibile - come lo sempre stato - a riferire in
Parlamento su tutte le problematiche inerenti i centri di permanenza temporanea
e assistenza che nella mia esposizione ho dovuto per forza di cose
sintetizzare; ci o in sede di informativa globale o in occasione di una seduta
dedicata agli atti di sindacato ispettivo nella quale si potrebbero esaminare
le numerose interrogazioni a risposta orale presentate sulla materia.
Naturalmente
devo premettere che non posso condividere la parte preliminare della mozione
con riferimento agli impegni che il Governo dovrebbe assumere. Esprimo dunque
su tale parte un deciso giudizio di non condivisione.
Per
quanto riguarda, in particolare, i rimpatri effettuati nei confronti degli
stranieri trattenuti nei centri di permanenza e assistenza, ricordo che
nell'anno 2002 i rimpatriati sono stati 6.372 su 17.469 trattenuti (pari al
36,48 per cento); nel 2003 i rimpatriati sono stati 7.012 su 13.863 trattenuti
(pari al 50,58 per cento); nei primi otto mesi del 2004 i rimpatriati sono
stati 4.974 su 10.489 trattenuti (pari al 47,42 per cento).
Le
persone dimesse dai centri perch non identificate allo scadere dei termini
sono state 5.927 nel 2002, 3.668 nel 2003 e 2.606 nei primi otto mesi del
corrente anno; quelle allontanatesi arbitrariamente sono state,
rispettivamente, 167 nel 2002, 225 nel 2003 e 220 nei primi otto mesi di
quest'anno. Come si nota i dati sono assolutamente confortanti.
Quanto
alla realizzazione dei centri di identificazione, tali strutture verranno
realizzate (oggetto del secondo impegno proposto al Governo dalla mozione) non
appena sar emanato il regolamento, in base allarticolo 32 della legge n. 189
del 2002, che stabilir anche le caratteristiche dei vari centri. Questo
regolamento gi stato approvato dal Consiglio dei ministri, gi stato
firmato dal Presidente della Repubblica ed gi stato inviato agli organi
competenti per la registrazione.
Il
terzo punto degli impegni richiesti al Governo dalla mozione non pu essere
condiviso, in quanto trova gi risposta in precise disposizioni di legge. A
tale proposito, ricordo che il decreto del Presidente della Repubblica 31
agosto 1999, n. 394 (il regolamento di attuazione del Testo unico
sull'immigrazione n. 186 del 1998) stabilisce chi pu accedere ai centri di
permanenza temporanea e assistenza, ossia gli appartenenti alla forza pubblica,
i giudici competenti, l'autorit di pubblica sicurezza, i familiari conviventi,
i difensori delle persone trattenute od ospitate, i ministri di culto, il
personale delle rappresentanze diplomatiche e consolari, il personale delle
associazioni di volontariato, di cooperazione e di solidariet sociale ammesso
a svolgervi assistenza in riferimento all'articolo 22 del citato decreto del
Presidente della Repubblica o sulla base delle apposite convenzioni stipulate
con le prefetture, nonch gli atri soggetti che hanno concordato progetti di
assistenza. Possono inoltre accedervi tutti i parlamentari della Repubblica per
verificare le condizioni di trattenimento.
La
direttiva ministeriale 30 agosto 2000 (la cosiddetta direttiva Bianco) consente
inoltre l'accesso ai centri di permanenza temporanea e assistenza, in qualsiasi
momento, previa autorizzazione del Dicastero dell'interno, al delegato in
Italia dell'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati (ACNUR) ed ai suoi
rappresentanti, fatte salve eccezionali esigenze di sicurezza.
In
ogni caso, all'interno dei centri non possono essere consentite riprese
fotografiche e video per il rispetto degli ospiti e, soprattutto, al fine di
evitare eventuali pericoli per gli stranieri che dovessero presentare richieste
di asilo e/o per i loro familiari a causa di conseguenti possibili ritorsioni.
Pertanto
- lo ribadisco - non mi pare che possa accogliersi il terzo punto del
dispositivo proposto nella mozione, poich impegnerebbe il Governo a
disattendere precise disposizioni di legge.
Per
quel che riguarda il quarto punto, nella doverosa premessa che i fondi
impiegati fanno parte del bilancio del Ministro dell'interno che, al pari delle
dotazioni di tutte le altre Amministrazioni dello Stato, oggetto di un
attento e scrupoloso esame preventivo e successivo principalmente da parte del
Parlamento, faccio presente che la spesa impegnata per la gestione del fenomeno
dell'immigrazione clandestina e regolare sostenuta complessivamente
dall'Amministrazione dell'interno stata, nell'anno 2003, di 159.897.690 euro;
mentre per i centri di permanenza temporanea attualmente operativi, escluse le
spese di manutenzione straordinaria, la spesa impegnata stata pari a
29.772.775 euro.
Vorrei
sottolineare che la relazione tecnica allegata al decreto-legge 14 settembre
2004, n. 241 (provvedimento quindi recentissimo ed ancora in discussione presso
il Senato), recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione, indica
peraltro come grazie allattenta opera di sana amministrazione effettuata dal
Ministero e dalle prefetture in ordine alla gestione ordinaria dei centri, il
costo giornaliero, pro capite, per lospitalit sia diminuito da 66,11 euro della previsione
2002 a 50,91 euro della previsione 2004. Dunque, ripeto, su questo quarto punto
esprimo contrariet da parte del Governo, avendo fornito gi risposta in
merito.
Quanto
all'ultimo punto, credo che ci che ho riferito nelle premesse possa essere la
pi chiara risposta - in senso negativo - a quanto richiesto dagli onorevoli
senatori proponenti. Il Governo proseguir nell'ampliamento dell'offerta di
ospitalit da parte dei centri, anche in considerazione che tanto la sentenze
della Corte costituzionale n. 222 del luglio 2004, quanto, di conseguenza, il
gi citato decreto-legge 14 settembre 2003, n. 241, hanno confermato la
centralit del ruolo dei centri di permanenza temporanea e assistenza nel
complessivo impianto della normativa sull'immigrazione.
A tal
proposito, vorrei brevemente affermare che intanto, per quanto riguarda la
destinazione di somme relative agli interventi sociali e di integrazione, mi
riservo di fornire le cifre esatte, che sono per di gran lunga superiori agli
11 milioni di euro citati nel dibattito. In ogni caso osservo che tali
interventi sono riservati, per la stragrande maggioranza, agli enti locali e
alle Regioni, peraltro sostanzialmente finanziati anche dal Ministero
dellinterno, per questa loro attivit.
Vorrei
ribadire, senza nessuna vena polemica, che tutti noi siamo assolutamente
convinti che il mondo debba andare verso una sempre maggiore libert: libert
di flussi, libert di movimenti, di merci, di capitali e di persone. Ma oggi
come oggi voler sopprimere le norme sull'immigrazione clandestina (mi dispiace
dovere fare questo paragone, ma gi stato fatto da chi intervenuto) sarebbe
un po come voler eliminare la libera circolazione dei capitali e la normativa
antiriciclaggio. Questo palese ed sotto gli occhi di tutti.
Cos
come insistere in maniera pressante e strumentale sul fatto che si tratti di
una carcerazione fuori dalle norme della Costituzione non rende assolutamente
giustizia alla politica di equilibrio e di gestione di un fenomeno estremamente
delicato che non solo questo Governo, ma anche quelli precedenti hanno tenuto,
con grande senso della concretezza.
Mi
permetto di dire, perch queste sono le rilevazioni che tutti facciamo anche
nel dibattito politico, che voler insistere su questi argomenti non
assolutamente nel solco del rispetto della Costituzione, che prevede non solo
la carcerazione per chi ha commesso il reato, ma che i trattenimenti e la
carcerazione siano stabiliti con leggi dello Stato.
Quindi,
si rimane assolutamente nel solco della costituzionalit. Voler insistere in
maniera esagerata e strumentale su queste argomentazioni non potr che portare
il Parlamento a valutare la possibilit di introdurre il reato di immigrazione
clandestina, cosa che fino ad ora questo Governo ha cercato di evitare,
immaginando una gestione assolutamente prudente, concreta e rispettosa di ogni
libert individuale e collettiva nel fenomeno delicatissimo dell'immigrazione
clandestina.
Pertanto,
signor Presidente, ribadisco per esigenza di chiarezza il parere contrario del
Governo su tutta la premessa della mozione; la disponibilit del Governo ad
accogliere il primo punto degli impegni indicati, anche sostituendo la parola
"urgentemente" con la parola "periodicamente", avendo -
credo - per alcuni motivi di urgenza gi risposto in questa sede.
Per
quanto riguarda il secondo punto, non avremmo difficolt a riferire sulle
modalit con cui si sta procedendo alla realizzazione dei centri purch,
naturalmente, dal secondo periodo del dispositivo vengano espunte le parti
polemiche, cio le parole "da tempo e senza che sia stato emanato alcun
regolamento attuativo in merito" - come ho avuto modo di confutare nel
corso del mio intervento - e le parole "poich risulterebbero queste
cambiare da centro a centro".
Parere
contrario esprimo sugli altri tre punti, in particolare sul terzo e sul quinto,
mentre sul quarto ritengo di avere dato risposte, e quindi lo ritengo
superfluo.
PRESIDENTE. Senatore Iovene, il Governo ha
appena dichiarato di accogliere il primo ed il secondo punto del dispositivo e
non la restante parte. Le chiedo come a questo punto intendano regolarsi i
presentatori della mozione.
IOVENE (DS-U). Signor Presidente, ritengo che
l'argomento talmente delicato e importante che non sia opportuno procedere
alla votazione in questa seduta, ma sia opportuno rinviarla ad un momento in
cui l'Aula veda un maggior numero di presenze, trattandosi di un tema che credo
meriti una maggiore attenzione.
PRESIDENTE. Domando se vi sono obiezioni a
questa proposta di rinvio della fase delle dichiarazioni di voto e del voto.
BOBBIO Luigi (AN). Domando di parlare.
PRESIDENTE.
Ne ha facolt.
BOBBIO
Luigi (AN).
Signor Presidente, io credo invece che si sia svolto un dibattito assolutamente
ampio, che le risposte del Governo siano assolutamente condivisibili e
illuminanti e che quindi la materia sia matura per la deliberazione.
Chiedo
pertanto, anche a nome dei colleghi della maggioranza, che si proceda alla
votazione.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione.
Metto
ai voti la mozione n. 280 (testo 2), presentata dal senatore Martone e da altri
senatori.
Non
approvata.