TESTI DI SEDUTA

 

INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI

Interpellanza con procedimento abbreviato, ai sensi dell’articolo 156-bis del Regolamento, sui nuovi cantieri navali di Massa Carrara

Interpellanza sul Comune di Agropoli

 

Interpellanza con procedimento abbreviato, ai sensi dell’articolo 156-bis del Regolamento, ed interrogazioni sui recenti sbarchi di clandestini a Lampedusa

 

INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI

Interpellanza con procedimento abbreviato, ai sensi dell’articolo 156-bis del Regolamento, sui nuovi cantieri navali di Massa Carrara

(2-00615 p.a.) (29 settembre 2004)

        BORDON, RIGONI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Premesso che:

            un episodio gravissimo e sconcertante si è verificato in merito alla crisi dei Nuovi cantieri navali di Massa Carrara con le risposte date a due distinte interrogazioni;

            il 27 maggio 2004, rispondendo alla Camera dei deputati all’interpellanza 2-01198, il Sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze Manlio Contento ha dichiarato: "Riguardo ai Cantieri, si premette che è in fase di definizione da parte del nuovo management, designato dall’azionista di Sviluppo Italia, un piano di rilancio che preveda, in maniera organica e coerente, gli obiettivi e gli strumenti necessari per conseguire il risanamento economico di Nuovi Cantieri Apuania. Le lineee guida che orienteranno il piano di rilancio sono le seguenti: ingresso di nuovi soci, quali la Fintecnica Spa e una società finanziaria toscana, nella compagine societaria mediante un aumento di capitale con Sviluppo Italia in posizione di maggioranza; avvio di un’attiva collaborazione operativa e creazione di significative sinergie con la società Fincantieri, della quale Fintecnica è azionista di controllo; posizionamento di mercato del cantiere nei segmenti di costruzione di navi traghetto ro-ro pax, di navi chimichiere a tecnologia medio-alta e di altre tipologie ad elevato valore aggiunto, quali attività per la Marina militare. Il ruolo attivo assunto da Sviluppo Italia, che ha sostenuto finanziariamente il cantiere in questi mesi con otto milioni di euro, ha consentito di completare le costruzioni in corso, assicurando continuità produttiva ai Nuovi Cantieri Apuania e, di conseguenza, attività lavorativa ai dipendenti";

            a sua volta il 16 settembre 2004 il Ministro dell’economia e delle finanze, che ha all’uopo delegato alla firma il sottosegretario di Stato Maria Teresa Giovanna Armosino, rispondendo all’interrogazione 4-05712 (già 3-01208), presentata dal senatore Rigoni, ha affermato: "Per garantire i livelli di occupazione diretta ed indotta (...) Sviluppo Italia sta individuando ipotesi di riconversione produttiva. L’orientamento è quello di proiettare i Cantieri verso settori più interessanti, con il coinvolgimento nell’azionariato della società di operatori internazionali leader, prevedendo per Sviluppo Italia una partecipazione minoritaria nel capitale di Nuovi Cantieri Apuania, in coerenza con la normativa comunitaria. L’obiettivo è quello di realizzare un polo d’eccellenza per la grande cantieristica da diporto che garantisca stabilmente occupazione e produzione, in un quadro di concertazione tra parti sociali ed istituzioni";

            come è evidente, le due risposte sono in flagrante contraddizione tra loro e prefigurano destini alternativi per i cantieri apuani, che ormai da tempo attendono notizie certe dal Governo;

            i vertici aziendali di NCA (Nuovi Cantieri Apuania) hanno presentato un piano industriale che non solo espone NCA ad un’evidente debolezza strutturale rispetto agli andamenti del mercato, ma, fatto ancor più grave, prevede un decremento occupazionale quantificato in oltre 115 unità sulle 274 attualmente in servizio, sconfessando quindi quanto dichiarato dal sottosegretario Contento;

            tale piano non rispecchia in alcun modo la soluzione configurata negli incontri tra le parti svoltisi il 2 febbraio ed il 16 aprile 2004 presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;

            desta viva preoccupazione agli interpellanti il malessere che serpeggia nella comunità, e ciò in concomitanza con la visita ufficiale del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, prevista per il 7 ottobre,

        si chiede di sapere:

            se e quali iniziative urgenti si intenda porre in essere per garantire una risposta univoca e certa in merito al destino dei Nuovi Cantieri Apuania;

            se non si ritenga necessario ed urgente convocare un nuovo tavolo istituzionale della Provincia di Massa Carrara presso la Presidenza del Consiglio ed alla presenza delle autorità ministeriali e governative chiamate a risolvere il problema dei Nuovi Cantieri Apuania, dal momento che il piano presentato, qualora non fosse modificato, non potrebbe trovare consenso alcuno né da parte dei lavoratori né da parte delle istituzioni territoriali.

Interpellanza sul Comune di Agropoli

(2-00511) (12 febbraio 2004)

BOREA. – Al Ministro dell’interno. – Premesso che:

            il Tribunale di Vallo della Lucania, con sentenza n. 677/02, ha dichiarato la decadenza di Luigino Di Marco dalla carica di Sindaco e di Consigliere comunale del Comune di Agropoli per incompatibilità, decisione provvisoriamente esecutiva ex lege;

            la pronuncia è stata confermata dalla successiva sentenza della Corte di Appello di Salerno n. 260/03;

            anche il ricorso per Cassazione proposto avverso tale ultima sentenza è stato rigettato con la pronuncia n. 11959/03, già acquisita agli atti della Prefettura di Salerno;

            per effetto della decisione della Suprema Corte di Cassazione, la dichiarazione giudiziale di incompatibilità – con conseguente decadenza del rag. Di Marco dalla carica di Sindaco di Acropoli – è passata in cosa giudicata;

            successivamente il Di Marco ha proposto ricorso per revocazione della sentenza della Suprema Corte, ricorso che non svolge alcun effetto sospensivo delle statuizioni disposte nel giudicato, il che appare addirittura inammissibile oltre che palesemente infondato e strumentale;

            ai sensi dell’art. 141 del decreto legislativo 18.8.2000, n. 267, in caso di decadenza del Sindaco i Consigli comunali vengono sciolti con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell’interno, e le relative nuove elezioni per il rinnovo del Consiglio devono coincidere con il primo turno elettorale utile previsto dalla legge;

            l’art. 53 del medesimo decreto legislativo – ribadendo, in caso di decadenza del Sindaco, lo scioglimento del Consiglio – consente – in via eccezionale – che il Consiglio e la Giunta rimangano in carica sino alla elezione del nuovo organo e del nuovo Sindaco, conferendo in via temporanea le relative funzioni al vice Sindaco;

            in presenza di una dichiarazione giudiziale di incompatibilità del Sindaco – e di conseguente decadenza dalla carica – passata in giudicato, non resta alla Pubblica amministrazione alcun margine di discrezionalità nel promuovere e definire il procedimento di scioglimento del Consiglio comunale e di indizione delle nuove elezioni, dovendosi limitare allo stretto indispensabile la sussistenza della situazione di eccezionalità (prorogatio dei poteri del Consiglio e della Giunta e affidamento dei poteri del Sindaco al Vice Sindaco) – che costituisce ovviamente ipotesi straordinaria ed assolutamente circoscritta nel tempo ed ormai risalente nel caso di specie al 2002 – onde ristabilire, attraverso il confronto democratico, la corretta composizione degli organi del Comune;

            per legge (art. 391bis del codice di procedura civile) il proposto ricorso per revocazione del Consiglio comunale e la celebrazione delle nuove elezioni – indispensabili al corretto insediamento degli organi – sarebbero connessi in via esaustiva ai tempi processuali successivi al passaggio in giudicato della sentenza e necessari alla definizione del ricorso per revocazione, che ben potrebbero coprire l’intero arco della consiliatura, cristallizzando così in maniera arbitraria e ingiustificata una situazione di eccezionalità che l’ordinamento vuole assolutamente temporanea, fino al primo turno elettorale utile,

        si chiede di sapere se e quali iniziative si intenda assumere per dare compiuta esecuzione alla sentenza n. 11959/03 della Suprema Corte di Cassazione e – per l’effetto – attivare e concludere il procedimento relativo allo scioglimento del Consiglio comunale di Agropoli entro il 24 febbraio 2004, e comunque nei tempi utili per consentire – come richiesto e voluto dalla legge – la celebrazione delle nuove elezioni nella prossima tornata della primavera del 2004.

Interpellanza con procedimento abbreviato, ai sensi dell’articolo 156-bis del Regolamento, ed interrogazioni sui recenti sbarchi di clandestini a Lampedusa

I. Interpellanza

(2-00621 p.a.) (5 ottobre 2004)

        MALABARBA, SODANO Tommaso. – Al Ministro dell’interno. – Premesso che:

            le associazioni umanitarie Amnesty International, ICS e Medici senza frontiere condannano duramente la procedura adottata dal Governo italiano per gestire l’arrivo di molti migranti a Lampedusa negli ultimi giorni;

            il ponte aereo per riportare immediatamente in Libia un migliaio di stranieri appena arrivati nel nostro Paese rappresenta una gravissima violazione delle norme italiane e delle convenzioni internazionali in materia di diritto d’asilo;

            l’allontanamento di queste persone dall’Italia senza averle adeguatamente informate del diritto di chiedere asilo e senza l’accesso alla procedura per l’eventuale riconoscimento dello status di rifugiato è un comportamento che si colloca al di fuori di ogni contesto normativo nazionale e internazionale. In particolare si tratta di una grave violazione della Convenzione di Ginevra che all’articolo 33 sancisce il principio di non refoulement (principio di non respingimento dei richiedenti asilo anche se entrati illegalmente nel territorio dello Stato);

            come ha dichiarato Stefano Savi, direttore di Medici senza frontiere in Italia, "molti degli uomini e delle donne che raggiungono l’Italia affrontando viaggi pericolosissimi fuggono da guerre e persecuzioni. L’Italia ha il dovere di offrire a queste persone la possibilità di vedersi riconoscere lo status di rifugiato attraverso la procedura stabilita dalle leggi nazionali. Questi trasferimenti forzati e arbitrari rappresentano una violazione gravissima e per alcuni degli stranieri potrebbero tradursi in una seria minaccia per la loro vita";

            come ha dichiarato il 4 ottobre 2004 Francesco Messineo, responsabile del Coordinamento rifugiati e migranti di Amnesty International Italia, "tutti hanno diritto a chiedere asilo e ad essere informati su tale diritto. L’Unione europea e l’Italia devono cessare ogni tentativo di scaricare le proprie responsabilità e i propri obblighi internazionali su Paesi terzi; tutto ciò conduce a risultati inaccettabili e a potenziali violazioni della Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato";

            come ha affermato Gianfranco Schiavone, vicepresidente nazionale dell’ICS (Consorzio Italiano di solidarietà), "particolarmente grave è la scelta di rinviare gli stranieri arrivati in Italia verso Paesi che potrebbero non assicurare il rispetto dei diritti umani e che non hanno firmato le Convenzioni internazionali in materia di diritto d’asilo. L’Italia si rende a tutti gli effetti co-responsabile di tali eventi";

            dal 2001 Amnesty International, Medici senza frontiere e ICS collaborano per garantire il rispetto dei diritti dei rifugiati e per promuovere in Italia – unico Paese dell’Unione europea a esserne privo – l’adozione di una legge organica sul diritto d’asilo;

            l’accordo con la Libia per il rimpatrio degli immigrati approdati clandestinamente in Italia entrerà in vigore solo il prossimo 11 ottobre,

        si chiede di sapere:

            se il Governo non ritenga fondate le critiche assai pesanti avanzate da tali rappresentative associazioni umanitarie;

            se risultino i motivi per i quali si sia proceduto al rimpatrio forzoso ancor prima della stessa entrata in funzione dell’accordo italo-libico;

            se non si ritenga che tali procedure attivate dal Ministro dell’interno configurino una palese violazione delle leggi esistenti, in contrasto con le affermazioni rilasciate nell’immediatezza dei fatti dallo stesso Ministro dell’interno e dal Capo della Polizia, Gianni De Gennaro.

II. Interrogazioni

(3-01751) (5 ottobre 2004)

        IOVENE. – Al Ministro dell’interno. – Premesso che:

            si apprende da notizie di agenzia di stampa che circa 90 degli oltre 800 immigrati sbarcati a Lampedusa il 30 settembre 2004 sono stati trasferiti in Libia con un volo speciale organizzato dalla prefettura di Agrigento, senza aver prima proceduto a nessuna forma di identificazione o esercizio del diritto di asilo;

            gli extracomunitari sono stati imbarcati su un aeromobile, fornito dall’Alitalia, poi rimasto a lungo fermo sulla pista dell’aeroporto di Lampedusa, in attesa del via libera per il decollo alla volta di Tripoli da parte del Ministero dell’interno,

        si chiede di sapere:

            quali motivi abbiano indotto il Ministero dell’interno ad autorizzare la traduzione in Libia di 90 persone, ancor prima dell’entrata in vigore dell’accordo in materia di immigrazione clandestina tra Italia e Libia prevista per il prossimo 11 ottobre;

            perché non si sia proceduto alle normali attività di identificazione presso i preposti centri italiani e se siano state effettivamente fornite informazioni agli extracomunitari in merito ai loro diritti fondamentali e all’esercizio della richiesta di eventuale asilo, così come previsto dalla Costituzione, dalle leggi italiane in materia e dalle convenzioni internazionali, con particolare riferimento al principio di non refoulement.

(3-01753) (5 ottobre 2004) (Già 4-07381)

        MINARDO. – Al Ministro dell’interno. – Considerato che gli sbarchi clandestini in Sicilia ed in Provincia di Ragusa sono diventati intensi; ultimo in ordine di tempo è quello verificatosi domenica 3 ottobre 2004 nel litorale ibleo, che ha riguardato 173 extracomunitari; il fenomeno ha ormai assunto gravissime proporzioni, tanto che in diversi casi si è registrata la morte di molti disperati;

            considerato, inoltre, che gli sbarchi avvenuti sia a Lampedusa che a Pozzallo, nonché l’ultimo a Punta Secca, hanno confermato la precarietà ed il rischio che corrono i clandestini durante i "viaggi della speranza" in quanto li affrontano a bordo di barconi in pessime condizioni,

        si chiede di sapere:

            se il Governo, alla luce della tragicità dei fatti e della frequenza con la quale si verificano gli sbarchi, intenda intervenire più incisivamente con un piano di controllo intenso lungo le coste per arginare un fenomeno che ha assunto proporzioni incredibilmente drammatiche;

            se intenda prevedere accordi internazionali da stipulare con i Paesi interessati a questo esodo infinito invitando i governanti degli Stati da cui provengono i clandestini ad intervenire per la prevenzione e la sicurezza affinché venga garantito e custodito l’alto valore della vita umana;

            se non intenda procedere a velocizzare l’iter per l’istituzione del Posto di Polizia di frontiera marittima al porto di Pozzallo al fine di garantire maggiore vigilanza e controllo all’intera fascia costiera iblea.

(3-01755) (6 ottobre 2004)

        MARITATI, FALOMI, FASSONE, AYALA, BASSANINI, CHIUSOLI, P.ASQUINI, BATTAFARANO, GASBARRI, PIATTI, FLAMMIA, BRUTTI Paolo, SODANO Tommaso, MALABARBA, LONGHI, CORTIANA, MARTONE, CAVALLARO, DENTAMARO, DI SIENA, PAGANO, MACONI, SALVI, ACCIARINI, BARATELLA, MARINO, IOVENE, BONFIETTI, DE ZULUETA, ROTONDO. – Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell’interno, degli affari esteri e della giustizia. – Premesso che:

            negli ultimi 5 giorni sarebbero sbarcati a Lampedusa oltre 2.600 cittadini extracomunitari;

            a fronte dei continui ed incessanti sbarchi di cittadini extracomunitari a Lampedusa il Governo risponde con una strategia di "rimpatrio" veloce attraverso ponti aerei con la Libia;

            solo ieri, 5 ottobre 2004, sarebbero state trasferite oltre 500 delle 650 persone arrivate sulle nostre coste con gli ultimi sbarchi e che, ad oggi, non si conosce il numero delle persone trasferite in Libia, di quelle inviate verso altri centri di prima accoglienza e di quelle tradotte nei centri di permanenza temporanea italiani;            tutte le operazioni di respingimento stanno avvenendo senza nessuna forma di trasparenza in base all’accordo Italia-Libia, sconosciuto al Parlamento e a quanto risulta non ancora entrato in vigore, nonché in assenza di qualsiasi controllo democratico, al punto che è stato rifiutato l’ingresso al CPA di Lampedusa al delegato dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), con la motivazione di cui alla direttiva ministeriale 30 agosto 2000, al paragrafo "Carta dei diritti e dei doveri"..., comma 2, lettera m), secondo cui "il delegato in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e i suoi rappresentanti autorizzati e muniti di appositi permessi rilasciati dal Ministero dell’interno hanno diritto di accedere al centro in qualsiasi momento, fatte salve le esigenze di sicurezza e di regolare funzionamento della struttura ...";

            le operazioni di riconoscimento, trattenimento e respingimento appaiono per modalità e tempistica superficiali e lesive dei diritti fondamentali dalla persona, così come prevede la Costituzione italiana, con particolare riferimento agli artt. 3 (sulla pari dignità sociale di tutti i cittadini), 10 (sul diritto d’asilo), 13 (sull’inviolabilità della libertà personale), 24 (sulla difesa e tutela dei propri diritti e sul ricorso in giudizio), 29 (sull’integrità dei nuclei familiari) e 32 (sul diritto alla salute), nonché la recente sentenza della Corte Costituzionale, nella quale si stabilisce che ogni tipo di limitazione della libertà anche per stranieri esige un provvedimento del giudice, mentre tutti i "rimpatri" finora compiuti sono avvenuti senza controllo giudiziario;

            inoltre, le espulsioni collettive, ed è innegabile che di questo si tratti, sono espressamente vietate dalla Carta europea di Nizza e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, relativamente agli artt. 18 (diritto d’asilo) e 19 (divieto delle espulsioni collettive e del refoulement verso paesi in cui esista un rischio serio di essere sottoposti alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti), nonché dalla Convenzione di Ginevra;

            la Libia, paese verso cui respingiamo cittadini extracomunitari entrati sul nostro territorio, risulta, peraltro, non aver aderito alla Convenzione di Ginevra,

        si chiede di sapere:

            quali procedure di riconoscimento siano attuate presso il CPA di Lampedusa;

            se sia stata garantita effettiva intermediazione culturale e interpretariato allo scopo di consentire ai cittadini extracomunitari sbarcati in territorio italiano l’effettiva conoscenza dei diritti fondamentali e l’esercizio di richiesta di eventuale asilo, così come assegnano loro la Costituzione, le leggi italiane in materia e le Convenzioni europee e internazionali, con particolare riferimento al principio del non refoulement;

            quali siano i termini specifici degli accordi tra Italia e Libia e quali elementi siano stati eventualmente concordati e acquisiti in tema di rispetto dei diritti umani e circa le condizioni di trattenimento ed eventuale effettivo rimpatrio verso i paesi di provenienza dei cittadini extracomunitari, non essendo la Libia vincolata alla Convenzione di Ginevra né, tanto meno, alle Convenzioni e Carte europee in materia di diritti fondamentali;

            quali siano le "... esigenze di sicurezza e di regolare funzionamento della struttura ..." che il Governo ha assunto a motivazione per impedire l’accesso al CPA di Lampedusa al delegato dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.