
|

|

|
TEATRO E MUSEO
|
Vite sospese: diritti in scena
Il Teatro di Nascosto-Hidden Theatre mette in scena la realt delle vite
sospese di uniraniana, un afgano e un somalo, della loro fuga dalla guerra
in un percorso ripetitivo ed infinito che si contrappone alle parole
retoriche dei politici.
Modena 18 settembre Festival della filosofia a tema: il Mondo
di
Silvia Bonacini - redazione Pipol
LAccademia
di Teatro-Reportage per Richiedenti Asilo e Rifugiati del Centro
Interculturale di Porto Franco (regione Toscana), per la regia di Annet
Henneman, con Gianni Calastri, Annet Henneman, Fabrizio Martini si ispirano
allattualit dei mass media, al testo delliraniana Baradaran Monireh, alle
testimonianze delle donne afgane e di molti rifugiati politici, finalizzando
il lavoro alla prossima presentazione del libro bianco sui CPTA del Comitato
Diritti umani del Senato.
Scena essenziale, scarna, nera, sinonimo visivo
delle vite rappresentate: interrotta da strutture in legno su cui si danza il
ripetitivo percorso di coloro che restano sospesi sul proprio passato.
Lessenzialit diviene in essa sinonimo di veridicit: veridicit e forza
nelle parole di personaggi reali che reclamano il diritto di raccontare la
propria storia, veridicit contrapposta alla retorica delle parole politiche
scimmiottate dallalto di un podio irto sopra la scena su cui viene
incessantemente mimata la fuga.
Semplicemente si raccontano le atrocit subite con parole
pesanti come il dolore, con parole che riportano i vissuti di coloro che non
potrebbero avere una voce in altro modo. La donna di Tehran che per fuggire
dal campo-carcere di Crotone non ha altro modo che aggrapparsi disperatamente
alla propria immaginazione per evadere da quel campo in cui si sta rinchiusi
nel filo spinato, in roulotte dove ci sono persone, troppe persone in troppo
poco spazio; fino al racconto della prigionia e del viaggio verso laltrove:
le giornate in cui ero rinchiusa nella cassa con solo un buco per la testa e
per i piedi non passavano mai, per tre lunghi mesi.
Immagini in fila di donne afghane accalcate lungo la
frontiera fra Kabul e il Pakisthan: fra loro una giovane che irradiava la
dolcezza e la bellezza della maternit, bloccata dai Taleban e lapidata
perch non aveva marito. La disperazione di Umrosa del Rwanda a cui venne
trucidata la famiglia: quando avevo due anni devessere successo qualcosa di
terribile, chiedevo alla nonna dovera la mia famiglia, ora capisco il suo
silenzio, capisco perch allora mi strinse la testa nel grembo e mi chiuse le
orecchie quando dalla macchina avanti la nostra scesero quegli uomini. Non
sentii le urla, non vidi il dolore n il sangue versato solo perch eravamo
Hutu.
E ancora la testimonianza di Shri, scappata dallIran,
portavoce di tutte le donne del suo paese: denuncia lesclusione dei
progressisti dal voto e limpiccagione di una ragazza di sedici anni accaduta
pochi mesi fa di cui i media non hanno dato notizia, la lapidazione di
centinaia di donne, la reclusione di esse da parte delle leggi di stato. La
sua voce straziata fa appello alla resistenza iraniana, con sentita e vitale
richiesta di sostegno perch avvenga un cambiamento autodeterminato dal
popolo: un cambiamento da dentro, sul modello Algerino.
Su tutte queste voci simpone a forza leco delle
retorica politica, i toni impostati di chi teorizza a proprio fine sul
destino degli altri, di chi non comprende e mai potrebbe comprendere poich
mira al potere e non si pone allascolto reale delle esigenze di coloro che
sono costretti, dalla lenta burocrazia dei governi, a vivere nellillegalit.
Ci si chiede, mentre dal pulpito si snodano teorie
politiche contrapposte, ma infine simili le une alle altre, come si possa
perdere la propria libert per reati amministrativi: come, dopo aver vissuto
e lavorato da cittadino nel paese ospitante, si possa essere rinchiusi in
strutture degne dei peggiori penitenziari facendo dipendere la propria vita
da coloro che le hanno avvallate solo perch la prefettura ha fatto
scadere il tuo permesso di soggiorno.
I cpta: strutture in cui il tempo scandito da regole, da
arrivi e tentativi di evasione, dallautolesionismo e dalla violenza che ti
rimane negli occhi, nella carne, nella testa. E poi..? Poi si esce, si
ritorna allillegalit poich non possibile rimpatriare quando imperversa
la guerra e si venduto tutto per scappare e allora si rientra nel Cpta in
un insensato vortice in cui lo spazio diviene un diritto evanescente. Si
attacca la legge finanziaria che ha destinato 130milioni di euro per
personale interno e nuove strutture contro i soli 11milioni destinati ad
azioni dintervento positivo quali: assistenza e programmazione nazionale
sullAsilo Politico.
O si contesta lesistenza intera dei Cpta o se ne
contesta la gestione! Decidetevi! Sul punto la Turco Napoletano stata solo
parzialmente modificata dalla Bossi Fini e le strutture non sono coercitive
A seguito degli accordi bilaterali con la Libia altre strutture saranno
erette al di fuori del perimetro italiano e 130 agenti verranno inviati entro
fine ottobre per laddestramento assieme alle autorit libiche. Questo urla
il politico con fremente mano alzata in atto di superiorit, mentre sotto di
lui strisciano, in un infinito percorso ad ostacoli, gli attori il cui viso
ricorda quello di tutti i profughi in fuga.
Cosa significa essere rifugiato? chiede lattore
inginocchiato verso il pubblico.
Significa camminare per monti, nascondersi, diventare
irriconoscibile, negare la propria storia, dormire in piedi per mancanza di
spazio, buttarsi dalla nave, imparare una lingua e le sue leggi e avere
pazienza perch devi dipendere da chi ti vuole aiutare, significa vender
tutto per pagare il viaggio, lasciare tutte le persone care e non poter
sapere pi nulla di loro, perdere la nazionalit, sentirsi colpevole daver
lasciato indietro gli altri a lottare, non sentirsi mai in pace perch
inseguito dal passato e dal tuo dolore, significa seguire mal informati
quello che succede nel tuo paese, significa non piangere e aver coraggio,
significa nostalgia e sentirsi sempre di passaggio perch non ci si
stabilisce mai veramente. Essere rifugiato significa doversi adattare a una
nuova cultura, a persone che non capiscono la tua storia, il tuo essere
sospettoso: per gli altri non hai una storia condivisibile e non sei creduto
perch le persone non vogliono essere disturbate nel loro benessere.
Cos si chiude un teatro verit che potrebbe essere
supportato dalle istituzioni in quello che dovrebbe essere il migliore dei
mondi possibili.
L'Accademia di Teatro Reportage del Teatro di Nascosto,
che ha avuto inizio con la fase introduttiva nella primavera del 2002, e' una
situazione didattica artistica dove rifugiati e richiedenti asilodi tutto il
mondo, nell'ultimo anno dall'Afganistan, Congo, Togo, Kurdistan turco e
iracheno, Mauritania, Sudan, Palestina, convivono e studiano giornalmente,
assieme ai collaboratori del Teatro di Nascosto: lingua italiana, lingua
inglese, computer, le diverse culture dei partecipanti, nonche' "teatro
reportage", per imparare a raccontare le loro storie tramite il teatro e
trovare in modo diretto e pratico un integrazione nella vita sociale in
Italia.
L'accademia, un progetto pilota nel mondo, e' in via di
sviluppo e ha ottenuto un riconoscimento a livello nazionale ed europeo che
si e' concretizzata ad esempio con la richiesta di fare parte di un gruppo di
lavoro della Commissione Diritti umani del Senato italiano per la
preparazione di un libro bianco sui CPTA che sara' presentato al Parlamento e
Senato italiano, al quale partecipano senatori e onorevoli della Repubblica
italiana, accanto a Medici Senza Frontiere, I Padri Comboniani, ICS e altri.
Inoltre siamo partner del progetto europeo "Equal/Integ.r.a",
all'interno del quale siamo stati ad incontri europei per l'integrazione dei
richiedenti asilo e rifugiati a Bruxelles e Haarlem (Olanda). Altri partner
di questo progetto sono CENSIS, ANCI Nazionale, ACNUR, ARCI Nazionale, ICS,
Universita' "La Sapienza" di Roma, Centro Italiano Rifugiati.
Per maggiori informazioni si rimanda al sito www.teatrodinascosto.it
|
|