Storie di
chi lagricoltura la fa. Di nascosto.
marzo 2005
31 marzo 2005_ Condizioni di vita inaccettabili per un Paese
civile, mancanza di qualsiasi forma di assistenza o tutela, esposizione a
maltrattamenti e soprusi, condizioni di salute a dir poco precarie.
E questo il quadro
che emerge da un Rapporto redatto dallassociazione umanitaria internazionale
Medici Senza Frontiere (MSF) sui lavoratori stranieri impiegati stagionalmente
nellagricoltura italiana.
Un esercito di
uomini (e in qualche caso anche donne) giovani, scappati da guerre,
persecuzioni e miseria e arrivati in Italia alla ricerca di una vita pi
dignitosa. Questi lavoratori sono sempre pi indispensabili per lagricoltura
italiana, eppure restano invisibili, ignorati e privati dei diritti pi
essenziali, in una sorta di ipocrisia collettiva che coinvolge il Governo, gli
enti locali, le associazioni di produttori, i sindacati, le Asl, gli enti di
tutela fino ad arrivare ai consumatori che acquistano primizie e ortaggi
probabilmente ignari dei gravi soprusi e violazioni
della legge che stanno dietro alla loro raccolta.
La genesi del
progetto
Dal 1999 MSF gestisce progetti di assistenza sanitaria e legale a favore di immigrati e richiedenti asilo in Italia. Nellestate 2003 gli operatori di MSF entrano in contatto con la drammatica realt della provincia di Foggia, dove circa 1.400 richiedenti asilo sono impiegati nella raccolta del pomodoro come lavoratori stagionali. Quando non lavorano nei campi, queste persone vivono in un edificio semi distrutto e fatiscente, privi dei pi elementari servizi (acqua, energia, toilette, etc.) e in condizioni di sovraffollamento. MSF decide di indagare pi a fondo la realt degli stranieri impiegati in agricoltura e di offrire assistenza a tutte le persone che riuscir a raggiungere.
Durante tutta la stagione 2004 (da maggio a dicembre 2004) unՎquipe di MSF - composta da un coordinatore, 2 sanitari, un operatore umanitario, 2 mediatori culturali- si spostata con una clinica mobile attraverso le Regioni del Sud (Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia, Calabria) toccando le localit in cui, di volta in volta in relazione alle colture, si concentrano grandi numeri di stranieri in cerca di lavoro.
E stato cos possibile individuare una sorta di circuito degli stagionali: molti stranieri hanno dichiarato di vivere e lavorare in Campania durante i mesi invernali, quando la coltivazione di prodotti ortofrutticoli prosegue, grazie alla presenza di serre, quasi ininterrottamente. Allinizio dellestate si ha un massiccio spostamento di popolazione verso la provincia di Foggia dove la raccolta del pomodoro richiama ogni anno centinaia, migliaia di lavoratori. Al termine della raccolta molti stranieri si fermano in Puglia per raggiungere un altro importante centro agricolo: Andria e i suoi uliveti. La Sicilia (Alcamo) attira molti stranieri per la vendemmia di settembre. Infine la stagione si chiude nella Piana di Gioia Tauro, in Calabria, dove la raccolta delle arance offre possibilit di lavoro nei mesi che vanno da novembre fino allinizio della primavera (febbraio-marzo).
MSF ha offerto ai lavoratori stranieri assistenza medica e orientamento legale circa i loro diritti. A ogni persona visitata, MSF ha sottoposto un questionario teso a rilevare le condizioni umanitarie e di lavoro.
Principali risultati
Nel corso del progetto MSF ha visitato e intervistato 770 persone (su un totale stimato di 12mila lavoratori stagionali immigrati impiegati in agricoltura nel Sud Italia):
Il
23,4% dei
lavoratori intervistati da MSF sono richiedenti asilo. I richiedenti
asilo, ai sensi della legge italiana hanno un regolare permesso di soggiorno
che non autorizza per allo svolgimento di attivit lavorative. Proprio per la
loro condizione meritevole di particolare tutela, infatti, la legge stabilisce
che i richiedenti asilo ricevano assistenza allinterno delle strutture del
Servizio Centrale per i richiedenti asilo o che ricevano almeno un sussidio
economico. Nella realt, solo il 6-7% dei richiedenti asilo accede a questi
benefici di legge[1]. Il restante
90% deve trovare un modo per sopravvivere e spesso finisce nei circuiti del
lavoro nero;
il
6,3% sono
rifugiati cui stato gi riconosciuto lo status (hanno quindi un regolare
permesso di soggiorno in Italia
che li autorizza a lavorare);
il
18,9%
ha un permesso di soggiorno per motivi diversi dal lavoro stagionale (studio, lavoro di altro genere,
ricongiungimento familiare, etc.);
il
51,4% non
ha alcun permesso di soggiorno valido;
Nessuno
degli stranieri visitati da MSF godeva del contratto di lavoro previsto dalla
legge per gli stagionali impiegati in agricoltura.
Il 91,4% degli stranieri visitati da MSF sono maschi, il 67,1% provengono da Paesi Sub Sahariani. Le donne incontrate da MSF provengono per la gran parte da Paesi dellEst europeo.
La
grande maggioranza dei lavoratori incontrati vive in condizioni igieniche e
alloggiative inaccettabili e non rispondenti agli standard minimi fissati
dallAlto commissariato ONU per i Rifugiati (Unhcr) per lallestimento di campi
profughi in zone di crisi[2]:
il
40%
delle persone visitate da MSF vive in edifici abbandonati;
il
36%
vive in spazi sovraffollati, il 70% deve dividere lo spazio in cui dorme con
altre 4 persone; il 30% deve dividere lo stesso materasso con unaltra persona;
pi
del 50%
non dispone di acqua corrente nel posto in cui vive; il 30% non ha elettricit,
il 43,2%
non dispone di toilette;
la
maggior parte dei lavoratori immigrati riesce a mangiare solo una volta al giorno
(per lo pi la sera), anche nelle giornate in cui lavorano nei campi per
8-10-12 ore. La loro dieta estremamente povera;
secondo
le legge italiana, il datore di lavoro dovrebbe provvedere alla sistemazione
per i lavoratori stagionali immigrati: tra le persone intervistate da MSF solo
il 3,4% godeva di questo beneficio;
il
48%
dei lavoratori intervistati ha dichiarato di percepire 25 euro o meno per giornata di
lavoro (in media la giornata di lavoro dura 8-10 ore); molti riescono a trovare
lavoro solo per 3 giorni a settimana e le loro entrate sono quindi molto
ridotte; il 30% dei lavoratori devono pagare di tasca propria al caporale il
trasporto fino al luogo di lavoro (in media 5 euro al giorno). E dunque
naturale che il 53,7% dichiari di non riuscire a inviare alcuna somma di denaro
nel Paese dorigine;
il
30%
degli intervistati ha dichiarato di aver subito qualche forma di violenza,
abuso, o maltrattamento negli ultimi 6 mesi. Nell82,5% dei casi laggressore
era un italiano.
Queste
condizioni di vita provocano inevitabilmente drammatiche conseguenze per le condizioni
di salute dei lavoratori immigrati. Nonostante si tratti di
una popolazione giovane e forte (30 anni in media), tra le 770 persone visitate
da MSF appena 41 (pari al 5,6%) hanno ricevuto una diagnosi di buone
condizioni di salute. Tutti gli altri presentavano almeno un problema
sanitario, pi o meno grave. Fermo restando che non si pu dedurre che in tutta
la popolazione immigrata le percentuali di malattia siano cos elevate[3],
il dato evidentemente allarmante. Tra la popolazione italiana della stessa
et, la percentuale di persone in buona salute del 70,7 per cento[4].
Tra
tutte le patologie diagnosticate da MSF, il 50,9% sono di origine infettiva[5]:
soprattutto
patologie dermatologiche (23,6%); parassiti intestinali e malattie del cavo
orale (15,5% ciascuna); malattie respiratorie (14,3%, inclusi 12 casi di
tubercolosi);
Le
malattie pi gravi si riscontrano negli stranieri che vivono in Italia da pi
tempo (18-24 mesi)
Il
73,6% dei pazienti visitati da MSF presentavano patologie croniche
Il
cos detto intervallo di benessere (tempo che passa dallarrivo in Italia
allinsorgere della prima malattia) si sta sempre pi accorciando. Il 10% degli
stranieri necessita di assistenza sanitaria dopo un mese dallarrivo in Italia;
il 39,7% manifesta questo bisogno dopo un periodo compreso tra 1 e 6 mesi.
Laccesso
allassistenza sanitaria pubblica sembra per un miraggio per questi
lavoratori. La legge italiana prevede che tutti gli stranieri regolarmente
soggiornanti (compresi richiedenti asilo e rifugiati) beneficino di
uniscrizione al Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) alle stesse condizioni
degli italiani; gli stranieri irregolarmente presenti sul territorio, in caso
di necessit di cure mediche, possono accedere alle strutture pubbliche con la
garanzia dellanonimato (e quindi senza correre il rischio di essere espulsi)
grazie al rilascio di un codice numerico detto STP (straniero temporaneamente
presente).
Questi
diritti restano solo sulla carta per la maggior parte degli stranieri impiegati
in agricoltura: nonostante la legge, il 75% dei rifugiati, l85,3% dei
richiedenti asilo e l88,6% degli stranieri irregolarmente presenti visitati da
MSF non beneficiava di alcun tipo di assistenza sanitaria.
Il Rapporto di Medici Senza Frontiere Missione Italia sui lavoratori stranieri impiegati come stagionali in Italia ha messo in luce una quantit di problemi legati alla presenza di questi immigrati che vanno al di l della sfera sanitaria, ma che riguardano aspetti sociali, lavorativi, giuridici. Questo insieme di fattori, letti nella loro complessit e tenendo conto delle reciproche interazioni, rimandano a un quadro assolutamente drammatico, insostenibile per le coscienze di quanti credono nel diritto al rispetto della dignit di ogni essere umano. Emerge lampante la necessit di un profondo e complessivo ripensamento dellintero sistema dellaccesso al lavoro e ai diritti fondamentali per gli stagionali stranieri in Italia: un compito su cui MSF non pretende di fornire indicazioni alle istituzioni. Quelle che seguono sono conclusioni sul lavoro svolto e considerazioni che MSF ritiene utili per affrontare nellimmediato le emergenze che si porranno con limminente inizio della nuova stagione di raccolta.
In qualche modo
esiste nel sentire comune una tacita accettazione (e forse anche approvazione)
del fatto che le condizioni di vita degli immigrati non abbiano gli stessi
standard di quelle dei cittadini italiani. In molti trovano dunque tollerabile che queste
persone vivano in condizioni modeste e senza potersi permettere beni superflui.
Ma quello che abbiamo potuto vedere in questi mesi di indagine non ha niente a
che vedere con una vita modesta ed quanto di pi vicino al degrado
assoluto.
Gi sarebbe
difficile accettare situazioni abitative e igieniche come quelle previste dagli
standard fissati dallAlto Commissariato Onu per i Rifugiati[6], cio pensate
per i campi profughi e giustificate dalla drammaticit dellemergenza, ma i
dati raccolti dimostrano come si sia arrivati ben al di sotto di quel minimo.
La parola
abitazione non in grado di descrivere la situazione in cui vivono oltre il 70% dei lavoratori
che abbiamo intervistato. Circa il 40% di loro si rifugia in case abbandonate, il 37% costretto a
pagare
un affitto per alloggi di fortuna. In molti casi si tratta di strutture
assolutamente inadeguate ad ospitare persone: box auto, magazzini, addirittura una stanza fatiscente sotto un ponte.
Infine
il 5% non ha nessun
tipo di alloggio.
Il
sovraffollamento un altro problema serio. I pochi spazi di fortuna in cui
riescono a sistemarsi sono condivisi da un numero inverosimile di persone: pi
di dieci per stanza (camere che in condizioni normali sarebbero utilizzate da due, massimo tre
persone); cento persone in una palazzina in cui esistono solo due bagni.
Chi non dorme per
terra divide spesso il letto con qualcun altro, con tutto ci che questo
comporta anche dal punto di vista della salute.
Le condizioni
igieniche sono poi fortemente condizionate dalla possibilit di accesso
allacqua.
Chi pu,
condivide il bagno con i numerosi coinquilini, ma cՏ chi lacqua riesce a
procurarsela solo con grande difficolt. il caso, ad esempio, dei lavoratori
che vivono nelle masserie: lacqua corrente non esiste e per lapprovvigionamento occorre
percorrere alcuni chilometri. Con quellacqua si fa tutto, anche se in
molti casi il dubbio che non sia potabile forte (cisterne
di fortuna aperte ed esposte alla contaminazione, acqua di irrigazione dei
campi usata per bere, etc.). Sono infatti molti i casi
dichiarati di diarrea. Ma, quando il lavoro poco, mancano i soldi anche
per acquistarne
una
bottiglia.
In situazioni del
genere, con poca acqua e ancor meno bagni a disposizione, ligiene personale assolutamente
precaria e crea il presupposto per una serie di patologie altrimenti evitabili.
Un altro fattore
di indigenza che ha serie
ripercussioni sullo stato di salute dei lavoratori stagionali
liponutrizione. Lo scarso apporto calorico diventa ancora pi preoccupante per
chi affronta lavori pesanti per anche dodici ore al giorno. Durante le visite
abbiamo potuto riscontrare diverse patologie chiaramente riconducibili alla
povert dellalimentazione.
Indicazioni di
Loris da aggiungere
Chi sono i
lavoratori stranieri stagionali? Prevalentemente uomini di et compresa tra i
20 e i 45 anni, cio soggetti che in condizioni normali dovrebbero essere
generalmente sani. Invece oltre il 30% di loro si ammala nei primi sei mesi di
permanenza in Italia, dopo 19 mesi di permanenza nel
nostro Paese
la percentuale di chi ha bisogno del medico sale al 93 per cento.
Le patologie pi
diffuse sono di origine infettiva, strettamente collegate con le precarie
condizioni igieniche in cui gli stranieri sono costretti a vivere. Si tratta di
malattie che generalmente si risolvono, per noi cittadini del primo mondo, con una consulenza medica e seguendo, ad
esempio, una terapia di antibiotici.
Per i lavoratori stranieri stagionali non solo
scarsissima la possibilit di prevenzione, ma frequente la cronicizzazione di
tali malattie. Il fatto di aver riscontrato tra gli stranieri visitati
frequenti casi di malattie croniche dovute a infezioni, evidenzia quando grave
sia il problema del mancato accesso alle cure e quello delle diagnosi o
delle terapie scorrette per i lavoratori stranieri.
Le patologie legate strettamente alle condizioni di
povert[7] colpiscono oltre
il 40% degli stagionali visitati in Puglia e Basilicata, affetti da malattie
dermatologiche, respiratorie e gastroenteriche. La mancanza di servizi igienici
e di acqua, la condivisione dei posti letto, la promiscuit, sono fattori che
amplificano seriamente la possibilit di diffusione di questo tipo di malattie.
Altre patologie sono legate allalimentazione
scorretta o inadeguata. La povert, gli stenti e le privazioni si riflettono sul
mancato
rispetto del fabbisogno calorico.
Ma uno dei dati pi preoccupanti il fatto che circa il 40% dei
pazienti indagati dal punto di vista psico-affettivo mostrava chiare
alterazioni.
Non
tutti
ne erano consapevoli,
solo il 15% aveva fatto esplicitamente riferimento a uno stato di disagio
psicologico. La solitudine, la lontananza dagli affetti, dai propri punti di
riferimento, il mancato riconoscimento della condizione di essere umano, con la
negazione dei diritti fondamentali, non possono portare ad altro che a un
profondo malessere interiore, senza prospettive di soluzione a meno che non avvenga un
cambiamento nelle condizioni di vita. Ma molti degli stranieri non hanno una
possibilit seppur minima di cambiare le cose, con un conseguente senso di
frustrazione e impotenza.
A tutti gli
immigrati spetta lassistenza sanitaria pubblica. In particolare la
legge prevede per gli stranieri regolari, quindi anche i
richiedenti asilo, liscrizione al SSN a parit di condizioni con gli
italiani. Per gli irregolari previsto laccesso alle cure attraverso il
rilascio del
codice
STP (Straniero
Temporaneamente Presente) che consente allo straniero di mantenere lanonimato.
Tuttavia anche questo un diritto che troppe volte resta solo sulla carta e
non altro che lennesima amara beffa. Spesso sul territorio preso in esame
non ci sono ambulatori delle ASL dedicati e quindi le visite mediche, quando ci sono, vengono effettuate nei
pronto-soccorso o sbrigativamente dalle guardie mediche.
MSF auspica che
le ASL favoriscano laccesso degli immigrati ottemperando alla legislazione
vigente dando risposte sanitarie adeguate attraverso ambulatori dedicati
e dove possibile - operando in orari compatibili con le esigenze dei
lavoratori.
Contestualmente MSF chiede alle
associazioni che compongono larticolato mondo della societ civile di
preferire agli sporadici interventi caritatevoli, lorientamento razionale allutilizzo
delle
strutture del sistema sanitario nazionale.
Oltre la met
degli intervistati non ha un permesso di soggiorno, il 23,4% in possesso di
un permesso per richiesta dasilo, il 18,9% ha un permesso di soggiorno per
altri motivi (lavoro, studio, famiglia), il 6,3% ha gi ottenuto lo status di
rifugiato o la protezione umanitaria. La concentrazione di irregolari e
richiedenti asilo cambia in maniera significativa nei diversi contesti di
rilevazione, anche se rimane costante la massiccia presenza di lavoratori che,
secondo la normativa, non avrebbero diritto a lavorare[8].
In
Italia i richiedenti asilo devono attendere il colloquio con la Commissione
Centrale al fine di ottenere lo status di rifugiato, la protezione umanitaria o
il diniego, in media 14 mesi con punte di 19 mesi. Nel frattempo per
sopravvivere non possono far altro che vivere di espedienti o accettare
lavori occasionali. Ovviamente senza diritto alcuno.
Il popolo dei
lavoratori stagionali composto in gran parte da persone irregolarmente
presenti e richiedenti asilo, persone di cui in
qualche modo non viene neanche riconosciuta lesistenza. Fino a che punto pu
arrivare il senso di smarrimento per unidentit negata?
Non esistono come
persone, tanto meno come lavoratori. Nessuna tutela sindacale prevista per
questi fantasmi che pure mandano avanti leconomia agricola del Sud Italia.
Questi lavoratori sono assolutamente
fondamentali per tutto un sistema economico. Eppure il 95% degli stranieri
intervistati da MSF privo di un contratto di lavoro. E evidente che il
sistema delle quote gravemente lacunoso se non fallimentare. Il sistema
inapplicabile nelle Regioni meridionali. Daltra parte il meccanismo del sistema dei
flussi ben noto: La distribuzione dei flussi
dei lavoratori stagionali vede la presenza,
numericamente pi significativa, nella Provincia di Trento (5.600), seguita
dall'Emilia Romagna (5.300), dal Veneto (4.500) e dalla provincia di Bolzano,
con 1.600 arrivi previsti. L'assegnazione , infatti, inversamente
proporzionale al tasso di disoccupazione - si legge in un articolo pubblicato su Agrisole Il
Sole 24 Ore del 4 febbraio 2005 . Ma proprio al
Sud che le imprese lamentano la mancanza di manodopera. Le liste di disoccupazione
sono piene di iscritti (). Lalto tasso ufficiale di disoccupazione, ostacola
l'ingresso "legale" degli extracomunitari. Nelle fasi calde della
raccolta al Sud - denunciano gli imprenditori - sempre pi difficile trovare
operai. E allora, tenuto conto dei numeri ridotti per il Sud, non resta che il
"nero".
Limpossibilit di poter far valere qualsiasi tipo
di diritto porta a una situazione generale di pesante sfruttamento. Ai lavoratori
stagionali vengono imposti tempi e condizioni di lavoro disumani. Lavorano
anche per dodici ore al giorno, ore di lavoro pesante, sotto il sole per dei salari
miseri che a stento riescono a coprire le spese per la sopravvivenza. I campi sono spesso
lontani da raggiungere, imponendo al lavoratore un costo sproporzionato
per il trasporto al campo. Ma il lavoro va accettato, a qualunque condizione,
non cՏ scelta.
Infine, da elencare tra i mancati diritti, cՏ
lassenza pressoch totale dei dispositivi di protezione. Le ricadute anche a
livello sanitario sono evidenti. I lavoratori stagionali operano, in
alcuni casi, a
diretto contatto con sostanze altamente tossiche, spesso senza neanche
utilizzare dei semplici guanti di lattice.
Nellarea studiata da MSF di fatto manca
qualsiasi forma di tutela del lavoratore immigrato stagionale. Manca una chiara
volont politica di creare un quadro per la protezione di queste persone. Prova
ne la mancata ratifica da parte dellItalia della Convenzione ONU,
adottata con risoluzione 45/158, sulla Protezione dei diritti di tutti i
lavoratori migranti e dei membri dello loro famiglie. La Convenzione ONU
chiarisce che i lavoratori migranti devono poter godere dei
diritti umani al di l del loro status legale e stabilisce parit di diritti
sindacali, remunerazione e accesso ai servivi sociali, con i lavoratori dello
stato ospitante. Leventuale ratifica della Convenzione vincolerebbe
lItalia a un monitoraggio costante della sua applicazione e quindi alla periodica verifica dello
stato di attuazione dei diritti umani dei lavoratori immigrati.
Spesso gli
stagionali sono oggetto di violenze, essendo pi vulnerabili e facili da
sfruttare.
Specie in
Campania il fenomeno dei maltrattamenti raggiunge percentuali importanti (il
46%) e si tratta, praticamente nella totalit dei casi, di episodi perpetrati
da italiani. Lo stress sociale in cui vivono gli stranieri facilita
poi episodi
di violenza allinterno delle comunit.
Il campionario
vario: per la maggior parte sono percosse e intimidazioni, ma anche tentativi di rapina
con
uso di armi da fuoco. Come potrebbero difendersi i pi emarginati
degli emarginati?
Sono persone sole
che non possono contare sulla tutela da parte delle istituzioni, vivendo nel
terrore dellespulsione. Sono le vittime ideali in un mondo dove il degrado
culturale ha portato la violenza a unica forma di autoaffermazione.
Ancora pi
esposte, perch pi indifese, sono le donne, che hanno dichiarato a MSF
di essere state oggetto anche di violenze carnali che non possono
denunciare per il timore di essere a loro volta denunciate.
Lesempio di Cassibile
Cassibile un piccolo
borgo situato in provincia di Siracusa. Il paese conta poco pi di 5mila
abitanti: nel corso della stagione della raccolta si riversano nellarea
centinaia di stranieri. Nel luglio 2003 MSF sollecit
la prefettura a trovare una soluzione per i disperati che vivevano accampati.
Pochi giorni dopo, la Protezione Civile mise in piedi una tendopoli. Una
soluzione di emergenza che sembra essere diventata strutturale.
Nel maggio 2004
MSF ha registrato la presenza di tre campi nel piccolo paese del
siracusano. Il primo stato allestito allinterno dello stadio comunale. La
Protezione Civile ha montato 14 tende in grado di ospitare circa 10 persone
luna. Al momento della visita maggio 2004 MSF ha verificato la presenza di
circa 140-150 persone, la maggioranza provenienti da paesi del Maghreb. Lacqua
potabile viene raccolta dagli stranieri presso la fontana del paese. Allingresso
del campo la comunit maghrebina si organizzata con una cucina improvvisata
con un fornello con bombola; a turno alcuni stranieri preparano t, pasta,
riso.
Allinterno
dello stadio sono alloggiati anche un piccolo gruppo di cittadini sub-sahariani
si tratta per lo pi di eritrei, sudanesi, nigeriani e ghanesi.
Le relazioni fra
magrebini e cittadini sub-sahariani sono spesso tese per motivi legati alla
convivenza coatta e alle differenze culturali. Queste difficolt hanno spinto,
nel maggio 2004, le organizzazioni presenti nellarea a spingere per lallestimento
di un secondo campo.
Questo stato
effettivamente montato in una strada laterale situata allingresso del paese.
Nel maggio 2004 sei tende della Protezione Civile ospitavano circa
settanta persone: sono tutti
richiedenti asilo provenienti per lo pi dal Sudan. Le tende tuttavia
costituivano lunico servizio a disposizione: mancavano completamente acqua,
luce elettrica e bagni.
Infine un terzo
campo
nato spontaneamente in unaltra area periferica del paese. In aperta campagna
diversi cittadini sub-sahariani hanno improvvisato tende di fortuna costruite
per lo pi con sacchetti e teloni di plastica. La situazione umanitaria per
queste persone drammatica: manca qualsiasi tipo di servizio, gli stranieri
dormono a terra, cucinano con legna e fuoco, non hanno acqua, servizi igienici
n un sistema di smaltimento dei rifiuti. Sono tutti richiedenti asilo.
Lallestimento
di campi di questo genere con il beneplacito delle istituzioni mette in luce
lipocrisia di un sistema in cui fino a quando possibile si finge di ignorare
la presenza dei lavoratori stranieri; in casi estremi o quando lopinione
pubblica si mobilita si tentano soluzioni emergenziali che appaiono per del
tutto inadeguate a garantire gli standard umanitari minimi e dare una risposta
a un fenomeno strutturale.
Il caso di Stornara
(FG)
Nella periferia di Stornara, in provincia
di Foggia, MSF ha lavorato in una palazzina semi-costruita. La struttura, lo
scheletro di un edificio a quattro piani, da diversi anni veniva puntualmente
occupata da decine di lavoratori stagionali che in estate si recano nellarea
per la raccolta del pomodoro. Qui i lavoratori vivevano in condizioni di
estrema precariet: senza acqua corrente, bagni, luce elettrica e gas. Tra le
persone visitate nella palazzina il 60% erano richiedenti asilo o rifugiati.
Dopo le ripetute segnalazioni di MSF circa linsostenibilit di quella
situazione, la palazzina stata sgomberata, nellagosto 2004, quando cio
la stagione della raccolta del pomodoro era ormai finita e quelle persone non
servivano pi. Uno
sgombero con la stessa sorprendente tempistica avvenuto a Metaponto (MT).
Nel garage dove viviamo il telefonino non riceve quindi sono uscito per telefonare quando due ragazzi in motorino si sono avvicinati,
quello dietro ha estratto la pistola e ha esploso tre colpi contro di me. I
proiettili mi hanno perforato una mano e lesionato seriamente lavambraccio
sinistro. Non ho potuto vedere il volto dei miei aggressori in quanto portavano
il casco. Credo che abbiano sparato per uccidermi altrimenti avrebbero mirato
alle gambe o al muro, mi sento molto fortunato ad essere sopravvissuto.
Campania - G.B. 25 anni, richiedente asilo
liberiano, colpito da spari
Mi chiedi cosa mangio di
solito? Purtroppo non ho abbastanza soldi per acquistare il cibo, per cui
mangio saltuariamente, per lo pi
quando i miei connazionali avanzano qualcosa.
Calabria - Richiedente asilo ugandese, 33 anni, in Italia dal 2003
Hanno dato fuoco al mio
villaggio. Hanno sgozzato gli animali, violentato le nostre donne e giustiziato
gli uomini. Mio padre morto davanti ai miei occhi. Io sono scappato, ho
attraversato il deserto e raggiunto lItalia. La mia famiglia si trova in un
campo profughi del Ciad ma non riesco a mettermi in contatto con loro, non so
se siano vivi o morti.
Richiedente asilo
del Darfur, 30 anni, in una fabbrica abbandonata a Metaponto (MT)
Una paziente bulgara di
27 anni, visitata da MSF in Calabria, ha subito una violenza carnale da parte
di un italiano, nel corso dellintervista la donna ha raccontato alle
operatrici MSF di non aver avuto il coraggio di denunciare la violenza per
timore di essere espulsa (la giovane donna non era in possesso di permesso di
soggiorno). La donna in seguito allo stupro aveva contratto una Malattia
Sessualmente Trasmissibile, motivo per cui si era rivolta al medico MSF.
Storia di A.
Molti dei lavoratori
stagionali sono richiedenti asilo, persone che fuggono da Paesi in guerra, da
situazioni di pericolo diffuso. Purtroppo nel nostro Paese non riescono ad
avere accesso a un sistema di accoglienza e si trovano inseriti nel circuito
stagionali.
A. ha 33 anni ed fuggito
dalla Sierra Leone. Medici Senza Frontiere lo ha incontrato nel luglio 2004 in
Campania. Vive in una palazzina affittata in mezzo alla campagna in provincia
di Napoli insieme ad altri 102 africani. Per lo pi vengono dal Ghana e dalla
Liberia, lui il solo cittadino della Sierra Leone. Questa la sua storia.
Ho lasciato la Sierra Leone il 7 marzo 2002. Lho
abbandonata a causa dellinstabilit del mio Paese quando tanti uomini, donne e
bambini fuggivano per aver salva la vita.
Purtroppo la Sierra
Leone non un Paese stabile e democratico come lItalia, la guerra civile lo
ha devastato per anni.
Nel marzo 2002 ho
lasciato la mia casa e ho visto per lultima volta la mia famiglia. Ho iniziato
un lungo viaggio per raggiungere
il Nord Africa e da l imbarcarmi verso lEuropa. Lungo il cammino ho incontrato
decine di persone in fuga dalla guerra e dalla fame come me. E iniziata per me
unodissea simile a unallucinazione in cui mi ricordo solo la sete, la fame e
il caldo insopportabile.
Una volta trovato un
passaggio in barca, abbiamo navigato per ben sei giorni, la traversata non
stata facile abbiamo perso la rotta e lacqua e il cibo non sono pi bastati
per tutti. Alla fine siamo arrivati in Italia. Non ho idea di dove fossimo so
soltanto che dopo 48 ore in un centro di primissime cure siamo stati tutti
trasferiti nel centro di accoglienza di Crotone. Sono rimasto l per diverse
settimane. Quando mi hanno fatto uscire ho preso un treno e sono arrivato qui
dove ho trovato un posto per dormire insieme ad altri africani.
Questa casa non molto
grande e noi siamo in 102 a
dormirci dentro. Vengono tutti dal Ghana,
io sono lunico cittadino della Sierra Leone e molto spesso mi sento
solo.
Qui la vita dura: ogni
mattina mi alzo alle 4 e vado allincrocio aspettando che qualcuno mi offra un
lavoro per la giornata. Purtroppo la mia situazione al momento precaria tanto
quanto lo era in Africa. Lambiente che ci circonda mi sembra molto povero e
disagiato, il Governo non fa nulla per aiutarci. Io ho presentato la mia
domanda dasilo al Governo italiano, ho un permesso di soggiorno ma non posso
lavorare secondo la legge nonostante attenda da oltre un anno che la mia
domanda venga esaminata.
In Africa la gente
convinta che in Europa tutto sia semplice. Purtroppo qui in Italia non ho trovato la protezione
che speravo di avere in quanto profugo. Lunica cosa che posso fare per
sopravvivere lavorare come
raccoglitore di frutta a giornata nei campi qui intorno. E un lavoro duro,
pagato poco ma soprattutto precario: oggi lavori e domani non sai. Inoltre devo
vivere qui in questa casa con altre cento persone e pagare anche laffitto.
Nella mia stanza siamo in dieci: dividiamo un materasso in tre e gli ultimi arrivati dormono a terra. Cosa
mi aspetto dal futuro? Al momento tutto dipende dalla mia condizione di
richiedente asilo, ma vorrei poter andare a scuola per imparare litaliano,
magari trovare un lavoro, cambiare casa, farmi degli amici. Vorrei solo un po di normalit.
GRAFICI
Status giuridico dellintervistato
Dove vive
lintervistato durante il periodo di lavoro stagionale (n.b. per spazio
affittato si intendono tutte le sistemazioni per le quali gli stranieri devono
pagare una somma, incluse molto spesso case fatiscenti e sovraffollate,
baracche, in alcuni casi spazi allaperto)
Sovraffollamento
abitativo nellarea in cui vive lintervistato
Presenza di acqua,
luce e bagni nellalloggio dellintervistato
Dopo una media riferita di 19 mesi di permanenza in Italia, MSF ha riscontrato che solo il 2% delle persone si mantenuto sano dal momento dellarrivo in Italia. Un altro 3% ha avuto problemi di salute dallarrivo in Italia, ma era sano al momento della visita di MSF.
[1] Questa rimane una drammatica realt nonostante in Italia secondo dati Unhcr -il numero di domande d'asilo inoltrate nel 2004 risulta tra i pi bassi dell'Unione Europea, con 0,12 domande ogni 1.000 abitanti rispetto alla media UE di 0,6. Tra i paesi dell'Unione Europea - dopo Cipro, Lussemburgo e Malta, che comunque hanno ricevuto un numero limitato di domande - si sono registrate punte di 3 domande ogni 1.000 abitanti in Austria e 2,6 in Svezia.
LItalia nel complesso nel 2004 ha ricevuto appena 7.408 richieste dasilo, contro le 61.600 della Francia, le 40.200 della Gran Bretagna o le 35.600 della Germania. (cfr. www.unhcr.it)
[2] Per lallestimento di campi profughi in zone di crisi lUnhcr impone tra laltro: la disponibilit di 30mq calpestabili per persona, la disponibilit di 3,5mq per persona nei moduli abitativi, la presenza di una latrina ogni 20 persone, la presenza di punti per lapprovvigionamento di acqua potabile a non pi di 150 metri dallalloggio. (cfr. Refugee health. An approach to emergency situation by Medecins Sans Frontieres MacMillan Education, 1997). Il paragone con gli standard Unhcr non vuole naturalmente indicare la richiesta da parte di MSF di allestire campi profughi in Italia a favore di richiedenti asilo o irregolari, ma solo fornire un parametro di riferimento sugli standard minimi di accoglienza che vanno assicurati a ogni essere umano.
[3] Evidentemente per la natura stessa dellintervento di MSF, lassociazione entrata in contatto principalmente con stranieri che avvertivano un disagio fisico o psichico. Da notare lelevata appropriatezza della richiesta di assistenza sanitaria da parte degli stranieri, visto che ben pochi hanno chiesto una visita senza che poi venisse riscontrato un reale stato di malattia.
[4] Secondo i dati dellIstat del 2000, il tasso di persone in buona salute di et compresa fra i 14- 64 anni era in Italia del 70,7% e nel Sud Italia, del 72,4 %. Nonostante gli stranieri visitati da MSF fossero tutti giovani adulti con unet media di 30 anni, tra di loro soltanto il 5,6% risultato sano, cio con diagnosi di buon stato di salute.
[5] La massiccia presenza di malattie infettive un chiaro indicatore delle condizioni di vita degli immigrati visto che allorigine di queste malattie ci sono agenti (virus, parassiti) che si potrebbero controllare in presenza di migliori condizioni igieniche. Il diffondersi di queste patologie tra gli stranieri conseguenza non solo di mancanza di strategie di prevenzione e della promiscuit a cui sono costretti, ma anche della mancanza di accesso a cure (come gli antibiotici) che potrebbero arginare queste malattie.
[6] Il paragone con gli standard Unhcr non vuole naturalmente indicare la richiesta da parte di MSF di allestire campi profughi in Italia a favore di richiedenti asilo o irregolari, ma solo fornire un parametro di riferimento sugli standard minimi di accoglienza che vanno assicurati a ogni essere umano.
[7] Le patologie legate alla povert sono patologie immediatamente riconducibili alle condizioni igieniche, alla potabilizzazione dellacqua e alle condizioni abitative. Queste patologie sono prevalentemente di tipo dermatologico, respiratorio, gastroenterico.
[8] Ricordiamo che ai sensi della legge italiana non permesso lavorare
non solo agli stranieri privi di permesso di soggiorno, ma anche alle persone
che hanno un regolare permesso per richiesta dasilo.