ASGI (Associazione studi giuridici sullimmigrazione)

SEMIRA-ICS ( Consorzio italiano di solidariet)

 

 

Migranti e citt di frontiera

A sei anni dal rogo del Vulpitta, in memoria di Dino Frisullo

 

Ho incontrato molti Ahmet nella mia vita.

Spero un giorno di poterne guardare uno

negli occhi senza vergognarmi di me e di noi

come oggi mi vergogno

( Dino Frisullo Il giuramento)

 

 

TRAPANI 17 - 18 DICEMBRE 2005

 

17 Dicembre ore 11

Visita al centro di permanenza temporanea Serraino Vulpitta di Trapani.

Sen. Tana De Zulueta

Valeria Bertolino ( Associazione SEMIRA ICS)

Fulvio Vassallo Paleologo ( ASGI Associazione studi giuridici sullimmigrazione)

dopo la visita, alle ore 12 circa, si terr una conferenza stampa

 

18 Dicembre ore 16

Hotel Baia dei Mulini- Lungomare Dante Alighieri- Trapani

Dibattito pubblico

Intervengono:

Valeria Bertolino - Giovanna Bursier -Carmen Cordaro -Giovanni De Santis- Baldassare Meli- Pietro Milazzo- Leoluca Orlando -Giovanni Russo Spena - Fulvio Vassallo Paleologo

Modera i lavori : Stefano Galieni

Il dibattito si propone di verificare come sia possibile e concretamente praticabile una riforma del Testo Unico sullimmigrazione, con la abrogazione delle norme introdotte dalla legge Bossi-Fini, con la chiusura dei centri di detenzione amministrativa, con la riapertura di canali di ingresso legale, commisurati alleffettiva richiesta del mercato del lavoro ed alla domanda di lavoro che proviene dai paesi del sud del mondo, con nuove politiche di integrazione e di cittadinanza, con la tutela effettiva del diritto di asilo, riconosciuto dalla Costituzione italiana. In questo ambito dovr individuarsi una disciplina regionale capace di promuovere trasparenza, accoglienza ed integrazione, piuttosto che rimpinguare le casse di associazioni che esistono solo sulla carta o che limitano la loro attivit alla gestione privatistica della detenzione amministrativa e delle operazioni di rimpatrio.

 

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Nella Dichiarazione di Barcelona del 1995 i paesi firmatari riconoscevano il ruolo delle migrazioni nellambito delle relazioni euromeditarrenee e si impegnavano ad accrescere le politiche di cooperazione al fine di ridurre la pressione migratoria dai paesi pi poveri verso quelli pi ricchi.

I processi di cooperazione si sono tuttavia arrestati di fronte alla costruzione della cd. Fortezza Europa, nella quale i principali paesi europei avvertivano esclusivamente lesigenza di bloccare i movimenti migratori. La tragedia del Vulpitta del 1999, a causa della quale persero la vita sei immigrati rinchiusi nel CPT, simboleggia i muri che la fortezza Europa ha costruito al suo interno. Altre tragedie dellimmigrazione hanno riempito di morti le acque del Mediterraneo. Ed ancora morti sono il triste bilancio dello sfruttamento del lavoro nero e degli abusi su donne immigrate.

Le politiche di liberalizzazione degli scambi commerciali e dei movimenti finanziari si sono sviluppate senza tenere conto delle esigenze migratorie delle popolazioni dei paesi mediterranei pi poveri. Le risorse destinate a questi paesi si sono rivolti pi alla realizzazione di sistemi di difesa delle frontiere ed al sovvenzionamento delle operazioni di rimpatrio coatto, piuttosto che a progetti di sviluppo economico. Gli accordi di associazione sono stati soggetti al principio della cd. condizionalit migratoria e hanno privilegiato quei paesi che ( almeno sulla carta) si impegnavano ad arginare i flussi migratori.

Il contrasto allimmigrazione clandestina, grazie agli accordi di riammissione stipulati dai principali paesi europei, si tradotto in una drastica limitazione della immigrazione per lavoro e nella negazione sostanziale del diritto di asilo e di protezione umanitaria

In molti casi, gli accordi di riammissione hanno consentito la esecuzione di vere e proprie espulsioni collettive, vietate dalle convenzioni internazionali, in quanto le forme di riconoscimento da parte dellautorit diplomatica del paese ricevente sono state tanto sommarie da non consentire neppure una attribuzione certa della nazionalit. La detenzione amministrativa praticata nei cd. centri di permanenza temporanea risulta mirata allesecuzione di procedure sommarie di espulsione e di respingimento, senza garantire il riconoscimento effettivo delle singole persone ed il rispetto dei diritti fondamentali. Da ultimo, mentre a Ceuta e a Melilla si aperto il fuoco sui migranti, si registra il tentativo di delocalizzare i campi di trattenimento degli immigrati irregolari, finanziando la costruzione di centri di permanenza temporanea nei paesi di transito, come la Libia.

Queste scelte governative e le prassi amministrative che ne derivano, alimentano la clandestinit e linsicurezza e incrementano non solo il business del racket dei clandestini, ma anche i finanziamenti delle organizzazioni che lucrano sulla pelle degli immigrati in via di espulsione. Queste politiche creano condizioni di instabilit e di frustrazione, se non di vera e propria umiliazione, che sanciscono lesclusione dei migranti ed intaccano i diritti di cittadinanza e le libert fondamentali di tutti. Anche i cittadini che offrono la loro solidariet ai migranti rischiano le stesse pratiche discriminatorie e la negazione dei principi basilari dello stato di diritto che si sperimentano sugli espellendi, restando esposti ad un crescente autoritarismo ed a una sostanziale restrizione degli spazi di dissenso democratico.

 

Le modifiche introdotte con la legge ex Cirielli, che inaspriscono le pene per i recidivi e le ventilate proposte legislative in materia di droghe avranno un effetto devastante sul sistema carcerario, sui CPT e sulla vita di soggetti pi svantaggiati, come gli immigrati, che saranno sottoposti ad un regime penale speciale.

Occorre battere i tentativi di gestione del disagio sociale e dellimmigrazione attraverso misure di carattere penale e repressivo. Va tracciata una nuova politica inclusiva, rispettosa dei bisogni dei ceti pi deboli e delle garanzie costituzionali, una politica che sia autenticamente capace di promuovere la pace e il benessere economico delle popolazioni che si affacciano nel Mediterraneo, a partire da una effettiva possibilit di movimenti migratori in condizioni di legalit, e da una cooperazione orientata allo sviluppo e non soltanto alle esigenze di sicurezza e controllo delle frontiere.