PER UNÕIMMIGRAZIONE GOVERNATA
I flussi migratori verso lÕItalia non sono un fenomeno
eccezionale, interessano in modo simile ogni Paese sviluppato. I fattori di
spinta che alimentano questi flussi articolati sono molteplici e complessi, in
massima parte riconducibili agli squilibri di ricchezza sempre piÿ acuti tra
nord e sud del mondo, alle guerre, alla ricerca di libertà e diritti, a una
globalizzazione disattenta allÕimpatto devastante prodotto sui Paesi in via di
sviluppo. La scelta migratoria ¶ comunque il frutto della speranza di costruire
una condizione migliore, in un contesto nuovo e difficile.
Al pari di quanto sta accadendo nel resto dÕEuropa, lÕentità del
fenomeno migratorio e le sue caratteristiche definiscono un cambiamento della
nostra società che ha acquistato carattere radicato, strutturale. Sono quasi
tre milioni gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, il 4,8 per cento
della popolazione, dato vicino alla media europea; di loro, circa il 30 per
cento risiede stabilmente sul nostro territorio da oltre cinque anni. A questi
va aggiunta una presenza di irregolari che permane significativa. Ž
unÕimmigrazione articolata per provenienza, distribuita nelle grandi città e
nei piccoli centri, idonea per queste caratteristiche a favorire lÕobiettivo di
interesse comune dellÕadattamento reciproco.
Vogliamo partire da questi tre milioni di stranieri, che
dellÕItalia fanno già parte, che già conosciamo come risorsa preziosa. I dati
parlano di persone pronte ad assecondare le esigenze del mercato del lavoro,
spostandosi sul territorio con frequenza tre volte superiore a quella dei
nostri connazionali; impegnate a svolgere funzioni per le quali gli italiani
non sono piÿ disponibili: nella collaborazione familiare, nei servizi di
pulizia, in agricoltura, nellÕedilizia; vivaci e attive nel lavoro autonomo;
ancora poco presenti in quelle attività qualificate, adeguate al livello di
istruzione di molti, per le quali gli italiani non sono sufficienti. Persone
che crescono, e si formano, nelle scuole italiane: sono 400 mila i minori
iscritti alle scuole dellÕobbligo.
Le politiche messe in atto negli anni recenti hanno negato la
realtà di questo cambiamento. La legge Bossi-Fini, restrittiva e repressiva
oltre ogni necessitÃ, incentrata sulla sprezzante, e miope, equivalenza
immigrato-forza lavoro, si ¶ dimostrata una demagogica prova di forza, iniqua e
inefficace. I flussi dÕingresso non si sono interrotti, gli stranieri sono
stati confinati in una condizione di soggezione e precarietà intollerabile, contraria
al rispetto della dignità e dei diritti della persona, alla nostra stessa idea
di democrazia, oltre che terreno ideale per lÕesplodere di disordini e tensioni
sociali.
Intendiamo ripartire da zero, cancellando le parole dÕordine della
normativa in vigore Ð chiudere, emarginare, criminalizzare Ð per sostituirle
con le nostre: governare, accogliere, costruire convivenza.
Abrogazione della legge Bossi-Fini, politica degli ingressi,
regolamentazione organica del diritto di asilo, diritto di voto alle elezioni
amministrative, modifica delle regole in tema di acquisizione della
cittadinanza, legge a tutela della libertà religiosa e di culto, sono i primi
passi del percorso legislativo, politico e culturale che immaginiamo, e che
rappresenta un ribaltamento di prospettiva rispetto alla situazione attuale.
Tutti i Paesi europei hanno utilizzato per un lungo periodo le
proprie politiche migratorie per mantenere la popolazione straniera residente
in una condizione di ‚inclusione subordinataé, che ha prodotto identità chiuse
e crescenti violenze; ¶ tempo di far prevalere una visione realistica della
condizione migratoria che ci riguarda, e predisporre un percorso di
stabilizzazione e di inclusione giuridica e sociale della popolazione straniera
presente.
Occorre far affermare lÕidea che non esiste una contrapposizione
fra cittadini comunitari, detentori di privilegi, e migranti che contribuiscono
alla messa in discussione di questi, bensã una battaglia politico-culturale
comune per definire e preservare diritti, che per essere tali devono essere di
tutti.
Gli stranieri non possono piÿ essere considerati alla stregua di
ospiti in prova perenne, sono nuovi cittadini, uomini e donne che abitano gli
stessi nostri luoghi e animano le stesse comunità locali, divisi da noi solo
per la nazionalità dÕorigine. La disponibilità ad accettare lÕidea di
unÕidentità in divenire segnerà la costruzione di una nuova società europea, e
un miglioramento della qualità complessiva della nostra democrazia.
DIRITTO DI ASILO
La Costituzione italiana e gli accordi internazionali, liberamente
sottoscritti dal nostro Paese, garantiscono protezione ai rifugiati e ai
richiedenti asilo; tuttavia, queste norme risultano ancora inapplicate in larga
parte, quando non apertamente violate.
Di fronte a persone in fuga da guerre, pulizie etniche,
persecuzioni per motivi religiosi, politici, di genere o di orientamento
sessuale, lÕaccoglienza ¶ dovere di ogni nazione democratica e civile; in
Italia, lÕassenza di un quadro legislativo adeguato mina profondamente
lÕesercizio effettivo del diritto di asilo, e lascia spazio per il ricorso a
pratiche illegali, come i respingimenti collettivi attuati dal governo della
Casa delle LibertÃ, che hanno attirato su di noi fondate critiche e discredito
da parte dellÕEuropa.
Occorre approvare senza ulteriori ritardi una legge organica di
attuazione dellÕarticolo 10 della Costituzione, nel quadro della normativa
europea, che permetta di dare reale protezione ai rifugiati e di rispettare
interamente i diritti dei richiedenti asilo. Tale legge deve strutturarsi intorno
ad alcuni punti fondamentali:
- vanno introdotti meccanismi che consentano una reale capacità di
identificare il richiedente e di distinguere tra richiedenti asilo e migranti
per motivi economici;
- vanno stabilite norme procedurali rigorose e meccanismi di
controllo che assicurino lÕeffettivo accesso alla procedura dÕasilo,
lÕassistenza necessaria fin dal momento dellÕingresso in Italia e il rispetto
del principio di non respingimento sancito dalle norme di diritto
internazionale;
- va prevista unÕunica ed equa procedura di esame delle domande di
asilo, introducendo criteri certi e approfonditi di valutazione delle domande,
escludendo ogni discrezionalità amministrativa, evitando procedure semplificate
o accelerate prive di adeguate garanzie di esame imparziale, garantendo
lÕindipendenza dallÕesecutivo delle commissioni incaricate di vagliare il
diritto di asilo, velocizzando lÕesame delle domande;
- va garantita lÕeffettività del diritto al ricorso avverso la
decisione amministrativa di rigetto della domanda di asilo, che comporta lÕaccesso
al gratuito patrocinio e il divieto di allontanamento del ricorrente fino ad
esito del giudizio; vanno comunque previste le opportune garanzie per evitare
lÕuso improprio del diritto di asilo;
- va definito, recependo in modo adeguato la normativa comunitaria,
lo status giuridico del titolare di protezione umanitaria, introducendo regole
certe sul rinnovo dei permessi e sulle condizioni e modalità di cessazione
della protezione, prevedendo inoltre esplicitamente la possibilità di
conversione del titolo di soggiorno in lavoro o studio in presenza dei
requisiti di legge;
- vanno previsti programmi adeguati volti allÕaccoglienza e
allÕinserimento sociale degli stranieri ai quali ¶ stato riconosciuto il
diritto allÕasilo, con il coinvolgimento di associazioni e soggetti di
volontariato;
- vanno introdotte forme di rimpatrio assistito praticabili e
rispettose dei diritti umani, in condizioni di dignità e sicurezza, operanti al
momento della cessazione della protezione.
POLITICHE DEL SOGGIORNO E DELLA CITTADINANZA
Favorire lÕinserimento dei cittadini stranieri nella comunitÃ
italiana ¶ interesse di tutti. La coesione sociale, il senso di comune
appartenenza e lealtà alle leggi di tutti i membri della comunitÃ, ¶ valore
essenziale; la sua effettività passa attraverso una forte azione dello Stato e
degli organismi sociali perchÚ sia garantita la parità nellÕaccedere ai diritti
previsti dalla legge, e alle opportunità che il lavoro, le capacitÃ
individuali, la partecipazione alla vita democratica possono consentire di
raggiungere.
La legge Bossi-Fini ha reso piÿ difficile il processo di
integrazione dei cittadini stranieri, assorbendo la materia dellÕimmigrazione
in quella dellÕordine pubblico; dalla Corte dei Conti apprendiamo che ogni 5
euro dei fondi pubblici destinati agli immigrati, solo 1 viene speso per
lÕintegrazione e 4 vengono destinati al contrasto Ð inefficace - dei flussi
irregolari, mentre inizialmente vi era parità tra le due voci. Una
considerazione realistica della dimensione, delle caratteristiche e del ruolo
dei flussi migratori rendono manifesta la scarsa lungimiranza di questa
impostazione.
Gli immigrati giocano un ruolo attivo e importante nel mercato del
lavoro: nel 2002 le loro retribuzioni hanno raggiunto i 10 miliardi di euro,
con grande beneficio per lÕINPS; hanno investito in immobili 10 miliardi di
euro, hanno contratto mutui per 5 miliardi. Non possiamo chiuderci, dobbiamo al
contrario stabilizzare e includere:
sul lavoro - dando piena attuazione alla Convenzione OIL n.143 del
1975, ratificata nel 1981, che prescrive parità di trattamento e piena paritÃ
di diritti per i lavoratori extracomunitari regolari; introducendo meccanismi
affinchÚ ai cittadini migranti vengano riconosciuti i titoli di studio e le
qualifiche professionali acquisiti nei paesi di provenienza e/o di transito;
prevedendo meccanismi di regolarizzazione per emersione da lavoro nero;
introducendo robuste politiche antidiscriminatorie sul mercato del lavoro;
disciplinando e sostenendo il lavoro autonomo;
nella sfera personale Ð semplificando i ricongiungimenti
familiari, adottando una legge sulla libertà religiosa e di culto, sostenendo
lÕintermediazione culturale, sviluppando iniziative per lÕapprendimento della
lingua e della italiana e dellÕeducazione civica da parte degli adulti,
introducendo forme di assistenza e difesa civica, rafforzando la cooperazione
con le associazioni degli stranieri.
LÕattuale disciplina delle pratiche di soggiorno contribuisce a
perpetuare il senso di precarietÃ: stranieri che risiedono in Italia da decenni
continuano ad essere trattati dallÕamministrazione italiana come persone appena
arrivate. I frequenti rinnovi dei permessi di soggiorno di breve durata
producono conseguenze sulle strategie dÕinserimento degli immigrati, ma anche
sui nostri uffici, paralizzati dalla gran mole di fascicoli e sottratti alle
funzioni investigative e allÕattività di controllo del territorio. A partire
dalla eliminazione del ‚contratto di soggiornoé, occorre semplificare,
introducendo permessi di soggiorno di durata piÿ ragionevole e crescente ad
ogni rinnovo, garantendo tempi certi per le pratiche; trasferendo la competenza
per le pratiche di rinnovo dei permessi agli enti locali; potenziando gli
sportelli di orientamento e consulenza legale già istituiti da numerose
amministrazioni locali; semplificando e velocizzando lÕacquisizione della carta
di soggiorno, rilasciata Ð senza vincoli riferiti a requisiti di reddito e
abitativi Ð dopo un periodo di tempo, inferiore a quello attualmente previsto,
durante il quale la persona immigrata ¶ posta in condizione di accedere
allÕapprendimento della lingua e della cultura italiana, attraverso adeguate
opportunità concesse dalla scuola pubblica.
Occorre riconoscere valore alla risorsa costituita dagli stranieri
e dai loro figli, molti dei quali nati da noi, che considerano lÕItalia la loro
terra; quasi un decimo delle nascite totali in Italia riguarda figli di
immigrati, quasi mezzo milione sono i minori immigrati con i genitori, nelle
scuole gli studenti stranieri costituiscono il 4 per cento della popolazione
studentesca. Dobbiamo investire sullÕintegrazione scolastica dei bambini
stranieri, lavorare per impedire la separazione/segregazione tra comunità e tra
stranieri allÕinterno della scuola, promuovere a livello massiccio il diritto
allo studio a livello universitario per le seconde generazioni.
Non puù essere rimandata lÕattribuzione di nuovi diritti sul piano
della cittadinanza: occorre introdurre il diritto di voto alle elezioni
amministrative dopo un congruo numero di anni di residenza, riformare la legge
sulla cittadinanza, legandola per i nuovi nati allo ‚ius solié, riducendo il
tempo necessario per lÕacquisizione e rendendo espliciti e ben definiti i
requisiti per la naturalizzazione, ponendo fine allÕeccesso di discrezionalitÃ
amministrativa.
Ž essenziale che le politiche per gli immigrati siano rese
coerenti con lÕintero quadro del welfare state, che deve acquisire carattere di
universalitÃ; le politiche abitative e di contrasto al mercato nero degli
affitti, di assistenza socio-sanitaria, di incentivo allÕoccupazione,
previdenziali, non devono discriminare tra diverse ‚categorieé di soggetti
portatori di bisogni, nÚ tanto meno costruire ghetti o costituire sistemi di
servizi separati per italiani e per immigrati.
Il governo di centrodestra ha demolito le basi delle politiche
dÕintegrazione gettate nel 1998; dobbiamo tornare a investire
nellÕintegrazione, ripristinando il Fondo per le politiche migratorie e
rilanciando lÕattività della Commissione per le politiche dÕintegrazione.
POLITICA DEGLI INGRESSI E ALLONTAMENTO DAL TERRITORIO
Quando parliamo di migranti parliamo prima di tutto di persone,
uomini e donne, che cercano di costruire un proprio progetto di vita non
determinato dalla condizione che il caso ha attribuito a ciascuno; le politiche
sullÕimmigrazione dunque non si possono elaborare assumendo come uniche
determinanti gli interessi economici e sociali della realtà di arrivo delle
migrazioni, cancellando soggettività e diritti dei migranti.
La legge Bossi-Fini, costruita sul contratto di soggiorno,
cancella lÕindividualità del migrante; prevede un meccanismo rigido e complesso
di ‚quoteé molto al di sotto dei reali fabbisogni lavorativi e demografici;
punta a mantenere il migrante in una condizione di costante precarietÃ.
LÕattuale governo ha investito massicciamente sul terreno della repressione:
lÕ80% delle risorse ¶ stato destinato ad azioni di contrasto, detenzione,
rimpatrio. Ž noto il bilancio di queste scelte e piÿ in generale delle
politiche di crescente chiusura delle frontiere: in assenza di vie legali, le
spinte migratorie si indirizzano verso vie illegali, si alimentano
clandestinità e crescita di flussi irregolari. Gli Stati perdono in realtà la
capacità di conoscere e controllare gli ingressi e periodicamente si interviene
a valle con provvedimenti di sanatoria. Non ¶ un caso che il 70% degli attuali
immigrati regolari sia passato dalla condizione di clandestinità o irregolaritÃ
e abbia regolarizzato successivamente la propria posizione.
Occorre costruire un nuovo patto tra lo Stato italiano e i
cittadini stranieri: vie legali allÕimmigrazione, attraverso meccanismi che
tengano conto della realtà del fenomeno, creando una convenienza allÕingresso
regolare, eliminando la finzione dellÕincontro a distanza tra domanda e offerta
di lavoro, riconoscendo la soggettività del migrante. LÕobiettivo puù essere
raggiunto attraverso un sistema articolato di diversi strumenti, combinati in
una politica attiva degli ingressi che non puù essere svincolata dal contesto
europeo, e da un ruolo attivo che lÕItalia deve svolgere in Europa.
La programmazione dei flussi dÕingresso per lavoro a vocazione
stabile deve essere flessibile, su base triennale, integrabile annualmente in
seguito a verifica degli andamenti e rapportata alla realtà del fenomeno per
come si ¶ registrato nel tempo. Deve essere basata sul confronto con le parti
sociali e i diversi livelli istituzionali, e accompagnata dalle misure
necessarie per lÕadeguamento dei sistemi di welfare e dei contesti abitativi
locali; deve essere discussa in unÕapposita sessione parlamentare.
Altre previsioni integrano la programmazione per aumentarne la
flessibilitÃ, ad esempio:
- scorporo dalla programmazione triennale di alcune categorie di
lavoratori: collaboratori domestici e di cura, per i quali si puù ipotizzare un
canale continuativo dÕingresso su domanda; lavoratori stagionali, per i quali
puù essere ampliata la possibilità di permessi di soggiorno pluriennali;
- politica attiva di attrazione di studenti immigrati e
professionalità specifiche di alta qualificazione, grazie a pacchetti di
sostegno che non si limitino alla concessione del permesso di soggiorno.
Bisogna assolutamente superare la situazione attuale per cui, per
il soggetto straniero, ¶ facilissimo passare da una posizione regolare a una
irregolare, mentre ¶ praticamente impossibile il percorso inverso; ¶
indispensabile pertanto puntare a una semplificazione dei meccanismi dÕingresso
e stabilizzazione:
introdurre il permesso annuale per ricerca di lavoro, da
rilasciare in seguito a prestazione di precise garanzie economiche;
reintrodurre la figura dello sponsor, privato, imprenditoriale o
istituzionale;
istituire un meccanismo di regolarizzazione permanente ad
personam, per lo straniero che dimostri di essere in possesso di determinati
requisiti;
consentire la conversione di permessi brevi (studio, visite ai
familiari) in permessi di lavoro.
Rendere piÿ flessibile lÕaccesso al territorio italiano non
sottovaluta la questione della sicurezza, anzi, intende affrontarla erodendo lo
spazio di intervento delle organizzazioni criminali, che lucrano sulla
pressante richiesta di aggirare barriere e filtri severi soltanto sulla carta.
Contrastare efficacemente il lavoro nero e lÕeconomia sommersa, inasprire le
pene per i trafficanti e gli sfruttatori dei migranti, introdurre misure
premiali per gli irregolari che collaborino con le autorità per individuare e
sanzionare i trafficanti e gli sfruttatori del loro lavoro, ridurre la
discrezionalità amministrativa e fare chiarezza sulle procedure degli uffici
(inclusi gli uffici visti dei consolati e le rappresentanze diplomatiche) per
contrastare gli abusi, sono alcune azioni positive che contribuiranno a ridurre
il fenomeno dellÕirregolarità a dimensioni fisiologiche, e quindi gestibili.
La legge Bossi-Fini prevede praticamente un solo strumento,
lÕespulsione: costoso, incerto nei risultati, potenziale minaccia a diritti e
garanzie fondamentali che sono propri di tutti gli individui, indipendentemente
dalla nazionalitÃ.
Occorre invece introdurre un complesso di misure insieme giusto ed
efficace:
- graduare le misure di espulsione, modulandole sul grado di integrazione
e situazione personale (anni di residenza, legami familiari in Italia, assenza
di precedenti penali, lavoro stabile come elementi contrari allÕespulsione);
- prevedere sanzioni limitate e un meccanismo premiale, ad esempio
la graduazione della durata del divieto di reingresso, per lÕimmigrato
irregolare che collabora allÕidentificazione e al rimpatrio;
- consentire alle autorità di pubblica sicurezza di utilizzare
misure di sorveglianza di pubblica sicurezza dove il trattenimento non sia
necessario.
LÕattuazione dellÕinsieme di queste misure comporta il superamento
dei Centri di permanenza temporanea; occorrono comunque strumenti efficaci per
assicurare il rimpatrio forzato degli immigrati legittimamente espulsi.
DIMENSIONE EUROPEA E INTERNAZIONALE
LÕesperienza degli ultimi decenni insegna che le migrazioni
internazionali non possono essere governate in maniera efficace da un singolo
Stato di destinazione, ma richiedono efficaci forme di collaborazione tra Paesi
di destinazione e con i Paesi dÕorigine e di transito.
Il governo di centrodestra ha operato in una logica emergenziale e
di breve periodo, attuando politiche velleitarie e contraddittorie. Ha
interrotto positive esperienze di collaborazione bilaterale con alcuni Paesi
dÕorigine e prodotto tensioni tanto superflue quanto deleterie con altri; ha
lanciato iniziative in contrasto con le norme internazionali e in violazione
dei diritti umani dei migranti; ha inasprito le tensioni con i partner europei,
trascurando al tempo stesso di far valere gli interessi del Paese.
In Europa, le politiche dellÕimmigrazione incrociano le tappe del
processo di allargamento dellÕUnione, e si inseriscono nellÕinsieme delle
relazioni esterne europee; sempre meno dunque possono essere trattate in modo
autonomo dagli altri settori di azione politica, sempre piÿ si caratterizzano
quali elementi di ampie strategie regionali di sviluppo e stabilizzazione.
In questo quadro, la forma della cooperazione tra Stati non ¶ piÿ
sufficiente. LÕEuropa ha affermato nel Consiglio europeo di Tampere
dellÕottobre 1999 la necessità e la volontà di adottare una vera e propria
politica comune dellÕimmigrazione e dellÕasilo, separata dalle questioni di
sicurezza e giustizia penale, che restano essenzialmente delegate alla
cooperazione intergovernativa. Le quattro priorità di intervento individuate
dal Consiglio Ð partenariato con i Paesi dÕorigine, regime europeo comune in
materia di asilo, equo trattamento dei cittadini dei Paesi terzi, gestione dei
flussi Ð puntano alla costruzione di uno spazio di libertÃ, sicurezza e
giustizia fondato ‚su principi che siano chiari per i nostri cittadini e offrano
allo stesso tempo garanzie per coloro che cercano protezione o accesso
nellÕUnione europeaé.
Le intenzioni di Tampere restano ad oggi, in gran parte, ancora
inattuate; sicchÚ ¶ necessario che lÕItalia si attivi per rilanciare
lÕelaborazione di politiche comuni in attuazione di quegli obiettivi, che
bilancino la componente di controllo con forti azioni a sostegno
dellÕintegrazione e delle pari opportunitÃ, a partire dal ribaltamento della
logica discriminatoria ad oggi prevalente; si impegni per dare sostanza a una
strategia europea forte e integrata che metta in relazione le politiche
migratorie con le politiche comunitarie di cooperazione allo sviluppo; sostenga
la creazione di importanti fondi europei per le politiche dellÕimmigrazione;
curi in modo particolare i rapporti con i Paesi dellÕEuropa meridionale, che
conoscono problemi simili ai nostri nella gestione dei fenomeni migratori, allo
scopo di elaborare posizioni comuni; appoggi lÕintroduzione nella Carta
costituzionale europea del principio di ‚cittadinanza europea di residenzaé,
svincolato dalla nazionalitÃ, che potrebbe consentire ai cittadini di Paesi
extracomunitari che risiedono legalmente nella Ue di godere di diritti e doveri
economici, sociali e politici; si impegni a ratificare e promuovere la ratifica
della Convenzione Onu sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro
famiglie.
A livello internazionale, ¶ necessario che lÕItalia punti su
azioni di gestione e governo dellÕimmigrazione che si caratterizzino quali
parte integrante di una politica estera di pace e cooperazione. Occorre che:
- riformi e rafforzi la cooperazione allo sviluppo in tutte le sue
componenti, assumendo la valorizzazione dei migranti e della mobilitÃ
internazionale ai fini dello sviluppo come una delle priorità centrali,
recuperando attraverso la cooperazione il ruolo del ministero degli Esteri in
tema di immigrazione;
- rilanci il dialogo e la cooperazione bilaterale con i principali
Paesi di origine e di transito sui temi dello sviluppo economico e sociale di
questi stessi Paesi e sulla riqualificazione delle politiche sui controlli
migratori, per migliorarne lÕefficacia, in forme tali da tutelare la dignità e
i diritti fondamentali dei migranti e delle altre categorie di persone
meritevoli di protezione;
- rafforzi i rapporti di collaborazione con le organizzazioni
internazionali e le agenzie delle Nazioni Unite attive sui temi delle
migrazioni internazionali e del contrasto al traffico di persone e alla
violazione dei diritti dei migranti prodotte dal crimine organizzato
internazionale;
- sviluppi le buone pratiche a sostegno del rientro dei migranti;
- riconosca pienamente i diritti pensionistici dei migranti,
garantendo lÕeffettiva erogazione agli immigrati e ai familiari superstiti
della pensione, se maturata, o in caso contrario la totalizzazione dei
contributi o il rimborso di quanto versato;
- sottoponga a ratifica del Parlamento tutti gli accordi
bilaterali, compresi quelli esistenti, previa eventuale rinegoziazione,
nellÕambito di unÕazione diplomatica generalizzata volta ad assicurare il pieno
rispetto dei diritti dei migranti, in base alla Convenzione di Ginevra del 1951
e alla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo.