PER UNA BUONA POLITICA
DELLIMMIGRAZIONE
Le migrazioni internazionali
Le migrazioni internazionali sono un
fenomeno strutturale i cui effetti coinvolgono lintero pianeta e incidono
profondamente sugli assetti sociali, economici e politici degli Stati moderni.
Molti sono i fattori che pesano sulle
dinamiche migratorie: lestensione del modello economico basato sul mercato e
sulla competizione, la concentrazione dei capitali nelle aree pi sviluppate,
il differenziale di reddito tra nazioni e aree geografiche, per citarne solo
alcuni.
Negli ultimi due decenni alcuni fattori
specifici hanno favorito unintensificazione dei processi di mobilit delle
persone. Sono aumentate le differenze di opportunit lavorative e di salario
tra le aree sviluppate e quelle sottosviluppate.
E sorta una nuova questione demografica
che si esplicita in un progressivo calo demografico nei paesi ricchi mentre si
registra un aumento della pressione demografica nelle aree povere.
Il mercato mondiale del lavoro permeato
da un grande paradosso: da una parte si registra nei paesi industrializzati
unimportante domanda di lavoro a fronte di una esiguit dellofferta mentre
nei paesi poveri si registra unesuberanza dellofferta di lavoro a fronte di
una esiguit della domanda di lavoro.
In questo quadro le migrazioni sono
fattore di compensazione dei dislivelli di sviluppo.
Nellera della globalizzazione e la crisi
del modello dello stato nazionale, le migrazioni dalle aree di sottosviluppo
verso le aree industrializzate modificano la fisionomia delle societ moderne.
Di fatto le migrazioni pongono un dilemma
che costituisce la sfida per le classi dirigenti del pianeta: riusciranno
persone portatrici di religioni e culture diverse a convivere nelle stesse aree
geografiche, riusciranno a costituire societ complesse dove il valore e la
pratica del riconoscimento delle differenze si concili con il rispetto di
principi e valori universali?
Limmigrazione in Italia
Nel caso dellItalia limmigrazione
diventata una realt consolidata e la presenza degli immigrati ha raggiunto
2.800.000 ovvero il 5% della popolazione ed una risorsa preziosa per il
sistema paese. Il loro contributo alleconomia di circa il 6,2% del PIL.
Senza gli immigrati settori
dellagricoltura, delledilizia e la chimica entrerebbero in crisi. La loro
funzione nella riproduzione sociale e nel welfare decisiva per garantire i
servizi sociosanitari. Senza il lavoro degli immigrati molte donne italiane non
avrebbero potuto conciliare lavoro e gestione familiare. Senza lingresso di
nuovi immigrati il sistema pensionistico sconter ulteriori problemi di
sostenibilit finanziaria considerando linvecchiamento della popolazione e la
denatalit. Infatti, si va creando in Italia un vuoto demografico nel segmento
della popolazione tra i 20 ed i 40 anni e si prevede una perdita annua di
250.000 unit nei prossimi ventanni. Un vuoto che certamente accresce la
domanda di immigrazione.
Quindi oltre ad essere necessaria,
limmigrazione si rende persino indispensabile per lo sviluppo futuro del
paese. E Ciononostante si stenta ancora ad accettarla e la si guarda con
diffidenza come un fenomeno da cui difendersi invece di governarlo
valorizzandolo.
La sindrome di assedio ha percorso le
scelte politiche dei governi europei negli ultimi anni e i partiti di estrema
destra hanno fatto del discorso xenofobo il perno della loro strategia di
consenso. Ma limmigrazione non fenomeno da cui difendersi; semmai unopportunit
per la crescita e un leva per lo sviluppo. Come afferma Koffi Annan lItalia per garantirsi il
mantenimento del tasso di sviluppo raggiunto ha bisogno di almeno 200.000 nuovi
ingressi di immigrati lanno.
Lo sviluppo futuro dellItalia e la competitivit
della sua economia devono attingere nei giacimenti di risorse nascoste che
sono le donne, i giovani e gli immigrati. Ma per essere colta pienamente come
opportunit necessaria una gestione razionale e non ideologica delle
migrazioni che solo una politica di sinistra pu fare.
Nonostante ci il Governo delle destre ha perseguito una politica
dellimmigrazione pi improntata allideologia che non alla gestione pro-attiva
del fenomeno. Secondo la maggioranza di centrodestra la legge Bossi-Fini
avrebbe risolto il problema dellimmigrazione, soprattutto di quella clandestina.
Alla prova dei fatti, il centrodestra si dimostrato incapace di
uscire dallideologismo e ha fatto
scelte sbagliate e dannose non solo per gli immigrati, ma per lintera comunit nazionale. La
Bossi-Fini si rilevata essere
non solo lesiva dei diritti degli
stranieri e di alcuni principi fondamentali della nostra Costituzione, ma anche
una legge fatta male. Il tema della cancellazione della Bossi-Fini e di una svolta in materia di immigrazione
dunque aperto.
Abbiamo bisogno di una politica che rifugga dalle soluzioni
miracolistiche come dalla demagogia e dal populismo. Abbiamo bisogno di una
politica che consideri limmigrazione un fenomeno normale e non una costante emergenza. Abbiamo bisogno di una politica che si
confronti non solo sul tema del controllo delle frontiere e dei flussi di
ingresso, ma soprattutto sul come vivono assieme gli italiani e gli
immigrati.
Si avverte quindi la necessit di nuove leggi, ma soprattutto si avverte la necessit
di una nuova cultura, di un nuovo
modo di guardare al tema dellimmigrazione da parte delle classi dirigenti del
paese.
Valori e riferimenti di una politica dellimmigrazione
Non cՏ tema come quello dellimmigrazione
che chiama in causa la coerenza fra principi, valori e pratiche politiche
dellagire quotidiano. Un tema che evoca la necessit di ricercare un costante
equilibrio, pena la rottura dei legami di convivenza nella nostra societ, tra
etica delluguaglianza e rispetto delle diversit.
Le linee guida di una buona politica
sullimmigrazione sono state ribadite dal Consiglio europeo di Tampere (ottobre
1999), che per la prima volta ha tenuto in considerazione tre questioni
essenziali ed interconnesse:
Il Consiglio a Tampere ha ritenuto altres che la lotta contro
limmigrazione illegale e la tratta di esseri umani non debbano tradursi in
una politica meramente repressiva nei confronti dei migranti irregolari bens
rivolgersi contro i trafficanti e i datori di lavoro che sfruttano tale
situazione.
Quindi combattere la clandestinit e non
solo i clandestini!
Gli stessi valori e principi espressi dal
Centrosinistra sono stati poi confermati dalla Direttiva Europea 43/2000 che attua il concetto di parit di
trattamento fra tutte le persone senza alcuna discriminazione.
La stessa Carta dei Diritti
Fondamentali dellUnione
(2000), le cui disposizioni si applicano a chiunque vive sul territorio
dellUnione Europea senza alcuna distinzione, ribadiscono questi valori che
sono le pari opportunit, il rispetto dei diritti umani, la tutela della
dignit delle persone, il rispetto delle diversit, la lotta contro il razzismo
e le discriminazioni e infine la partecipazione alla vita pubblica.
Il centrosinistra deve quindi portare
avanti il proprio progetto per il governo del fenomeno delle migrazioni
mettendo in evidenza la propria differenza strategica e di visione rispetto al
centrodestra. Un approccio da sinistra che poggia sulla volont di non subire
passivamente o di difendersi dallimmigrazione ma di valorizzarla.
Siamo convinti chՏ attorno alla capacit
di dare risposte e di prospettare soluzioni alla questione dellimmigrazione
che si definisce il profilo ed il carattere della sinistra moderna e
democratica.
Una strategia europea di gestione
Le
migrazioni, si detto, sono una questione di dimensione globale che nessun
paese pu risolvere da solo. Nessun paese da solo pu far fronte alla pressione
migratoria e soprattutto lItalia che, per la sua posizione geografica nel
cuore del Mediterraneo, pi esposta di altri paesi.
Servono
strategie di coordinamento e politiche congiunte di diversi stati. LUE deve giocare un ruolo importante
nella gestione delle migrazioni.
Il trattato
di Amsterdam fiss al
primo maggio 2004 la scadenza del processo di comunitarizzazione delle politiche di immigrazione e di
asilo, ponendo l'Europa come area di immigrazione dopo gli anni di
immigrazione zero e riconoscendo implicitamente l'esigenza di allargare
l'accesso al suolo europeo.
Il vertice
di Laeken (2001) aveva
fotografato la situazione di stallo. Responsabili consapevoli della frenata
sono i governi degli Stati membri che hanno deciso di concentrarsi su alcuni
obiettivi minimi: armonizzazione e rafforzamento dei sistemi comuni di
controllo dei flussi, coordinamento dei sistemi nazionali di asilo, varo di
programmi comuni per la lotta alle discriminazioni e al razzismo.
Finora per, lunico ambito in cui le politiche europee hanno realizzato progressi quello delle politiche di controllo e di contrasto dellimmigrazione clandestina. Listituzione di una Agenzia europea per la gestione delle frontiere rappresenta un passo in avanti in un campo che, fino a pochi anni fa, era monopolio dei singoli Stati.
Comunque, le politiche di contrasto alle
migrazioni clandestine non si esauriscono con la militarizzazione delle
frontiere europee. Lidea di una Europa Fortezza, chiusa in s stessa non solo illusoria ma
anche contraria allinteresse dellUE. Lesperienza ha dimostrato che le
politiche restrittive, anche quando sono imperniate sulle misure pi
draconiane, da sole non bastano a contenere un esodo che scaturisce da
squilibri strutturali, e finiscono semmai per esacerbare il problema.
Quindi non bastano il controllo delle
frontiere e la lotta contro le migrazioni clandestine ed controproducente un
approccio meramente poliziesco che considera le migrazioni come questione di
ordine pubblico. Nessuna agenzia europea da sola pu fermare le migrazioni se
non vengono affrontate le cause che le determinano. Accanto alla regolazione
dei flussi, le politiche debbono incentrarsi sugli immigrati gi presenti e
sulla loro integrazione.
Oggi pi che mai servono politiche atte a
garantire una convivenza civile e pacifica tra immigrati ed indigeni. E vanno
considerate anche le cause che determinano le migrazioni a partire dal
sottosviluppo delle aree di provenienza.
Le conclusioni di Tampere, tuttora valide, rimandavano alla promozione di forme di partenariato con i paesi di origine, alla definizione di un regime europeo comune in materia di asilo, di equo trattamento dei cittadini dei paesi terzi e di gestione dei flussi migratori. Finora quelle conclusioni sono rimaste lettera morta.
Comunque una buona politica di gestione delle dinamiche migratorie deve porsi lobbiettivo di gestire in modo efficiente i flussi, di migliorare le politiche di integrazione, di cercare il dialogo e la cooperazione con i paesi di origine nellambito di un approccio globale.
Gestione efficiente dei flussi
migratori
Lesigenza di lottare contro le migrazioni
clandestine spesso ha fatto smarrire gli effetti benefici che le migrazioni
comportano.
Finora le politiche in materia di
immigrazione sono state centrate su politiche di controllo dei flussi o
chiusura delle frontiere. Sono politiche difensive dettate da ragioni di
gestione del consenso elettorale e non dallesigenza di valorizzare la
migrazione come risorsa decisiva per il futuro.
Va sottolineato che i flussi irregolari
sono andati aumentando a partire dagli anni 70 in seguito al varo di politiche
restrittive da parte di molti paesi, le cui economie peraltro hanno continuato
ad avere bisogno di manodopera generica per i segmenti marginali dei sistemi
produttivi nazionali.
Quindi le migrazioni clandestine sono una conseguenza
delle politiche di chiusura delle frontiere e del varo di leggi volte a
limitare il diritto alla mobilit delle persone.
Limmigrazione una risorsa decisiva per
il futuro dellEuropa. E perci riduttivo guardare alle migrazioni come un
fenomeno negativo, anche quando sono irregolari.
Pertanto si richiede una maggiore
flessibilit nella determinazione dei flussi oltre a interventi di natura
socio-economica da attuare in collegamento con i paesi di origine.
Quindi oltre allesigenza di un
coordinamento delle politiche a livello europeo, servono anche la stipula di
accordi bilaterali in materia di immigrazione.
In Italia, tale discussione si deve incrociare con
il tema della messa a punto di
strumenti che migliorino e razionalizzino i meccanismi per la gestione degli
ingressi e delle modalit di incontro tra domanda e offerta di lavoro superando
il cosiddetto mismatch che
contraddistinto le politiche degli ultimi anni.
In questo quadro si pone quindi il problema del
superamento di alcune rigidit del meccanismo finora sperimentato delle quote e
lindividuazione di misure che facilitano la possibilit di assumere lavoratori
stranieri per imprese e famiglie. Si impone quindi il tema del ripristino dell
listituto dello sponsor e
del visto di ingresso per
ricerca di lavoro .
Cooperazione e dialogo con i paesi
terzi
Poich le migrazioni molto spesso non sono
una libera scelta ma scaturiscono dallesigenza dei migranti di sopravvivere e
di migliorare le loro condizioni di vita. E del tutto evidente che quel che
vanno cercando i migranti non si pu trovare nei loro paesi di origine. In tal
senso le migrazioni richiamano le condizioni di sottosviluppo e di povert dei
paesi di emigrazione.
Pertanto ogni politica volta a gestire
seriamente le dinamiche migratorie deve tener conto delle cause intrinseche che
le determinano ovvero il divario dei livelli di sviluppo tra aree di
emigrazione ed aree di immigrazione, questione che, a sua volta, pone il
problema di sviluppare i paesi di origine.
Insomma, ormai evidente a tutti il nesso
tra migrazioni e sviluppo
e quindi vanno individuate nuove strategie di cooperazione con i paesi di
emigrazione cos come vanno valorizzati i migranti come attori di sviluppo.
In tal senso uninnovazione della
cooperazione allo sviluppo deve partire dalla riforma della legislazione di
settore. La legge 49/87 sulla cooperazione ha fatto il suo tempo. Oggi vi lesigenza di
definire un nuovo quadro normativo pi adeguato e funzionale agli obbiettivi di
maggiore giustizia nella re-distribuzione
delle ricchezze e di lotta alla povert nei paesi in ritardo di
sviluppo.
La nuova cooperazione allo sviluppo dovr
cimentarsi in un approccio basato su partenariato e co-sviluppo con i paesi in ritardo di sviluppo cos
come dovr includere i temi della migrazione e degli scambi cultuali. Oggi
limmigrazione una componente importante di una buona politica estera di
pace..
Una cooperazione che apre spazi per una partecipazione
diretta dei migranti ai progetti per lo sviluppo dei paesi di provenienza diventa una leva importante
per colmare le deficienze strutturali.
I migranti sono gli attori parzialmente
protagonisti dei processi di globalizzazione. La loro valorizzazione come attori
di sviluppo e come anelli
di congiunzione tra aree
di provenienza ed aree di residenza per la moltiplicazione degli scambi
economici e commerciali significa sistematizzare il contributo fondamentale che essi gi danno.
Basti pensare alla consistenza dei volumi delle loro rimesse che, comՏ noto,
hanno superato di gran lunga il livello dellAiuto Pubblico allo Sviluppo
oppure il peso che comporta nel riequilibrio della bilancia dei pagamenti dei
paesi di emigrazione.
Serve quindi un approccio generale ed
equilibrato che consenta di affrontare le cause profonde dei movimenti migratori
ma anche di definire forme di partenariato anche in materia di migrazione a cominciare dalla
definizione di interessi comuni con i paesi di emigrazione. In tal senso, vanno
promosse iniziative per aiutare i paesi di origine dei migranti a potenziare le
loro capacit di gestione delle migrazioni.
Lintegrazione non un fatto spontaneo e
se vogliamo promuoverla rendendola efficiente servono delle politiche
specifiche. Lintegrazione sociale non per, soltanto, un pacchetto di
diritti fruibili, esercizio dei doveri e delle responsabilit, ma anche
capacit della democrazia di mantenere fede al suo ideale inclusivo ed alla sua
promessa di uguaglianza. Unintegrazione degli immigrati serve a concretizzare
il potenziale economico degli immigrati stessi, garantisce sicurezza e assicura
la coesione sociale nel rispetto delle diversit. Ci contribuisce alla
realizzazione degli obiettivi stabiliti dal Consiglio europeo di Lisbona di creare uneconomia dinamica e competitiva
in grado di assicurare una crescita sostenuta in un contesto di maggiore
coesione sociale.
Unattenzione particolare va data alle
nuove minoranze costituite dai figli dellimmigrazione che spesso conoscono solo lItalia che
il loro paese. Oggi i figli degli immigrati sono circa 500.000 e si prevede un
raddoppiamento entro 10 anni. Quindi un milione di nuovi italiani portatori
di culture e religioni diverse che dovranno convivere nella societ italiana.
E necessario investire su di loro che sono il nostro futuro. In questa ottica
necessario attrezzarsi per trasmettere valori condivisi, tutelare e far
dialogare le diversit.
La scuola una di quelle sedi dove si pu e si deve
lavorare per il raggiungimento di questo traguardo. Una scuola che sappia non
solo trasmettere conoscenza ma anche socializzare valori per i suoi cittadini
decisiva per la coesione. Pertanto, la scuola deve sapersi adattare,
re-inventare se stessa attraverso nuovi approcci didattici, nuovi programmi
scolastici, nuove professionalit del corpo docente sui temi dellintercultura.
Insomma un nuovo sistema scolastico coerente con il nuovo pluralismo culturale.
Inoltre, va data maggiore attenzione alle politiche
di genere in quanto le
donne sono soggetti decisivi per lintegrazione sociale delle famiglie degli
immigrati. Purtroppo limmigrazione al femminile spesso confinata tra le mura
domestiche. Anche nel mercato del lavoro la figura della lavoratrice immigrata
ancora legata al lavoro domestico, alla cura delle persone e allassistenza
alle famiglie. Le donne
e le famiglie
immigrate devono essere sostenute e valorizzate in quanto sono soggetti
strategici per lintegrazione sociale. Occorre agevolare i ricongiungimenti
familiari.
In sostanza una politica attiva dintegrazione dovrebbe comprendere:
Poich gli immigrati non sono solo
braccia allora la loro presenza nella societ richiama il loro rapporto con
lo Stato. La fedelt allo Stato e il rispetto delle sue regole presuppongono un
patto chiaro di diritti e doveri.
Serve un patto tra lo Stato, nelle sue
diverse articolazioni, e i cittadini immigrati: un patto di cittadinanza e
di lealt repubblicana. Quindi
la cittadinanza una
questione che riguarda la sfera dello Stato che se ne deve fare carico. Il
patto di cittadinanza debbono prima di tutto mirare a definire diritti e doveri
dei cittadini a cominciare dalla concessione dei diritti di cittadinanza.
Se gli immigrati lavorano, pagano le tasse
ma non possono partecipare alle decisioni che riguardano il destino collettivo
della comunit allora si pone un problema reale di deficit democratico.
Il riconoscimento del diritto di voto
attivo e passivo alle elezioni amministrative diventa la chiave di volta della cittadinizzazione degli immigrati. La cittadinizzazione degli immigrati il migliore antidoto
contro le fratture sociali e per la coesione sociale.
E necessario altres definire meccanismi
di partecipazione alla vita pubblica e di conseguenza necessario affrontare
la questione della rappresentanza. Va sostenuto lassociazionismo degli
immigrati a partire dalla valorizzazione delle loro iniziative volto al
mantenimento delle loro identit.
Tuttavia anche le forze politiche devono
aprire le loro porte per favorire la partecipazione e la rappresentanza degli
immigrati.
La sfida quella di associare i quadri
immigrati e promuoverli anche come classe dirigente. Costruire una classe
dirigente di origine immigrata decisivo per il dialogo e la convivenza
civile.
La decisione del centrosinistra di far
partecipare gli immigrati alle Primarie stata una scelta politica importante
e va perseguita.
Politiche di coesione sociale
La
globalizzazione comporta processi di mobilit dei capitali ma anche delle
persone. In tal senso, la mobilit delle persone contribuisce allo
scardinamento dello stato-nazione.
La
costruzione di una convivenza civile e democratica tra persone diverse un
traguardo importante per il futuro di una societ pacificata.
Per
raggiungere questo traguardo vanno promosse tutte le misure atte a
concretizzare il valore delluguaglianza e il riconoscimento delle differenze.
In una
democrazia pluralista ed aperta, nella sfera civile che vanno attuati questi
principi allinterno di una nuova concezione della cittadinanza, una
cittadinanza civica come garanzia di una coesione sociale.
Laltra idea guida della convivenza la laicit
dello Stato e delle
istituzioni intesa come spazio pubblico democratico entro cui i cittadini si
scambiano i loro argomenti ed attivano procedure consensuali di decisione.
Una concezione della laicit in cui sono
decisivi il dialogo tra Stato e comunit religiose per garantire il diritto
alla libert di culto e il pluralismo religioso.
Una laicit che, pur garantendo la
neutralit dello Stato, non si tramuti in laicismo, ovvero la negazione delle
libert religiose.
Qui si pone anche la questione cruciale
dello status delle altre confessioni religiose a cominciare dallIslam. Tema cruciale che deve essere
consapevolmente assunto dalle istituzioni, in quel quadro di diritti e doveri e
di rispetto delle regole.
A tal proposito pu essere utile la definizione di un quadro
istituzionale che definisca strategie e meccanismi di adattamento dellIslam
nel contesto italiano.
E necessario predisporre le condizioni
per il varo di una Intesa tra Stato e comunit islamiche in Italia.
La creazione di una Consulta Islamica
presso la presidenza del Consiglio pu essere propedeutico al raggiungimento di
una intesa.
Politiche di prossimit e governo
locale
E a livello locale che si esplicitano e prendono forma i modelli di
convivenza tra italiani e immigrati. Scuola, sanit, casa, presenza degli
alunni stranieri necessitano politiche di prossimit e quindi devono vedere
protagonisti i livelli locali.
Servono politiche in grado di garantire che i modelli di insediamento
non creino ghetti. Le politiche abitative diventano fondamentali nel garantire
la coesione sociale.
Siamo convinti che le politiche di coesione
sociale siano politiche di buon governo. Infatti, nel promuovere inclusione
sociale si aiutano le citt, le nostre citt, a diventare pi belle e pi
ricche. Non solo perch non si pagano i costi della devianza in termini di
sicurezza e di interventi disperati e velleitari di recupero, ma perch le
relazioni sociali promuovono ricchezza e sviluppo di una comunit.
Il senso di comunit cresce se forte il senso
della legalit e della coesione fra gli individui che vi abitano, italiani o
stranieri che siano.
Ecco allora il significato di un patto territoriale di convivenza per risolvere i tanti
problemi che ancora vivono gli immigrati nelle citt. Il patto si articola sui
seguenti punti:
riforma
degli statuti comunali per riconoscere il diritto alla partecipazione politica
degli immigrati regolarmente residenti sul territorio;
valorizzare
le professionalit degli immigrati anche con incarichi di governo delle
funzioni urbane;
promuovere partnership con soggetti pubblici e privati affinch
a tutti i residenti sul territorio sia data lopportunit di apprendere o di
migliorare la conoscenza della lingua italiana e dei principi fondamentali
della organizzazione politica e sociale dello Stato italiano e della comunit
locale;
promuovere
in ogni citt la lotta leconomia del sommerso ed il lavoro nero: ogni
amministrazione comunale promuove progetti per lemersione del lavoro nero, per
il contrasto dellabusivismo, per garantire spazi per lesercizio del lavoro
ambulante e autonomo degli immigrati;
superare le
discriminazioni nellaccesso alla casa: affitti esosi per abitazioni
fatiscenti, resistenze di molti proprietari ad affittare la casa a stranieri. I
comuni si impegnano anche tramite listituzione di agenzie a partecipazione
pubblica e privata a favorire, a parit di condizioni con gli italiani,
laccesso alla casa;
partecipare
al Programma nazionale per laccoglienza dei richiedenti asilo e dei
rifugiati promosso dallANCI, OIM
e Ministero dellInterno;
garantire
assistenza ai minori stranieri non accompagnati;
garantire
lesercizio della libert religiosa anche dando spazi per luoghi di culto;
individuare
appositi spazi per le comunit e lassociazionismo degli immigrati.
Ristrutturare
il quadro giuridico-normativo
Una buona politica in materia di immigrazione
ha bisogno di un quadro normativo coerente.
E necessaria una vera e propria
ristrutturazione della legislazione italiana soprattutto dopo che la destra con
la Bossi-Fini abbia destrutturato il quadro normativo rendendo precaria ed
incerta la condizione giuridica degli immigrati e compromettendo seriamente
ogni possibilit di unintegrazione completa.
Serve un quadro normativo coerente che dia
certezza di diritti e doveri. Gli interventi normativi propedeutici ad una
politica organica e coerente riguardano:
Nuova legge
che cancelli la Bossi-fini e innovi la Turco-Napolitano;
Varo di una
legge sul diritto di voto;
Riforma
della legge sulla cittadinanza;
Promozione
di una legge ad hoc in
materia di asilo politico;
Promozione
di una legge sulle libert religiose;
Riforma
della legge sulla cooperazione integrando il binomio migrazione e sviluppo per
uno nuovo co-sviluppo;